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20 agosto 2025

Solidarietà a Leonardo Pistoia di Viareggio

Le gazzette amano presentarsi come espressioni di "libera informazione" e puntello della democrazia. Questo, a sentire chi ci scrive. In concreto, e da anni, sono invece alle prese con tirature da ridimensionare, vendite a rotta di collo, bilanci tenuti in piedi dal Dipartimento dell'Editoria (sempre che basti), e linee editoriali surreali dove la gara a chi ospita le opinioni e gli intenti più sporchi anche dal punto di vista morale pare non avere seri limiti.
A tutto questo nel mese di agosto si aggiunge anche una costante scarsità di argomenti.
Nel 2025 i foglietti della costa toscana hanno chiuso i numeri dedicando spazio a Leonardo Pistoia. Che sarebbe un ventunenne di Viareggio cui piace quella politica che si regge su ideali e principi anche se molto rara. O almeno così garantisce la sua autoschedatura sul Libro dei Ceffi (qui su Archive).
Gli ideali e i principi che apprezza gli hanno fatto guadagnare qualche ora di relativa notorietà come organizzatore di passeggiate serali antidegrado, come fanno da svariati anni i minicandidati "occidentalisti" a qualche consultazione elettorale.

🚶Non mi fermo. Dopo Ferragosto torneremo in strada per la Camminata per la Sicurezza.
📍Viareggio – Torre del Lago
La data precisa verrà comunicata a breve, ma una cosa è certa: questa volta dobbiamo essere ancora di più.
La sicurezza non è un privilegio, è un diritto. E per difenderlo dobbiamo esserci tutti, uniti, determinati e visibili.
Porta amici, familiari, colleghi: ogni persona conta, ogni passo è importante.
💪Insieme possiamo fare la differenza.
#CamminataPerLaSicurezza #Viareggio #TorreDelLago #UnitiperlaSicurezza #NonMiFermo

 Da questo punto di vista Viareggio è un po' vivace: si vede che vi esistono ambienti sociali favorevoli ai guitti dell'"occidentalismo" più abietto. A testimonianza della serietà dell'intento anche l'esistenza di una pagina personale su Wikipedia, presente in Google ma precipitosamente cancellata da qualcuno, probabilmente convinto che il giovane Pistoia per adesso non abbia fatto nulla che gli valga l'inclusione tra le grandi figure di interesse enciclopedico come Albert Einstein o Alvaro Vitali.
L'impegno gli sarebbe costato anche un'aggressione, denunciata con toni da sceneggiatura.



📣 DENUNCIA PRESENTATA 📣
A chi ancora parla, insinua o mette in dubbio: ecco la risposta.
Ho sporto denuncia ufficiale per lesioni personali aggravate e all’interno c’è riportato nero su bianco anche l’avvertimento che mi è stato dato da chi mi ha aggredito.
Non mi farò intimidire, non mi fermerò e non mi piegherò davanti a chi vuole screditarmi o fermare questa battaglia.
La verità è scritta negli atti ufficiali, e chi continua a diffamare dovrà assumersene la responsabilità.
Questa non è solo una mia lotta: è la lotta di tutti noi per una città sicura, libera dalla paura e dal controllo dei criminali.
Io non mollo. Anzi, vado avanti con ancora più forza.💪🔥
#Verità #Giustizia #IoNonMollo #TorreDelLago #Sicurezza
Una cosa che avrebbe rafforzato la sua determinazione e che gli ha attirato qualche attestazione di solidarietà (qui su Archive).
Invece dopo Ferragosto Leonardo Pistoia -che secondo le gazzette non svolgerebbe alcuna attività lavorativa- è stato arrestato come un indesiderabile qualsiasi, e non certo per aver organizzato un colpo di Stato.
Sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali. Il gazzettaio riferisce anche delle dichiarazioni della sua vittima, sottoposta da mesi a continue violenze psicologiche, minacce, danneggiamenti, percosse e a un'aggressione fisica sotto la minaccia di un coltello e di un manganello effettivamente reperiti dalla gendarmeria.
Al momento in cui scriviamo è verosimile che ad attendere Leonardo Pistoia sia un futuro piuttosto difficile, e non è nel nostro stile spingerci oltre con l'infierire sui motivi che lo hanno fatto associare alla casa circondariale di competenza. Motivi che probabilmente non sono nemmeno estranei alla sua familiarità con l'ambiente di Torre del Lago, una località che ha il pregio di attirare frequentatori le cui propensioni hanno senz'altro il merito del non prestarsi a equivoci.
Tanto basti per adoperarsi nei modestissimi limiti del possibile a far sì che Leonardo Pistoia abbia qualche difficoltà ad avvalersi del diritto all'oblio per i prossimi cinque, dieci, venti o trent'anni. Internet ha una memoria più che discreta, cosa che chi apprezza la politica che si regge su ideali e principi anche se molto rara tiene senz'altro in buona considerazione. 


Oltre che su Blogspot, questo scritto viene pubblicato anche su Poliverso/Friendica e su iononstoconoriana.com



05 agosto 2025

Di Gazzette e di ristoranti. O di ristoranti e di gazzette

Per i gazzettieri agosto è un mese molto parco di argomenti. O meglio, di argomenti ce ne sarebbero quanti se ne vogliono, ma per chi fa giornata riempiendo gli spazi tra una pubblicità e l'altra e sperando che il Dipartimento per l'Editoria non perda in generosità è meglio annàcce cor bemollo, come avrebbe scritto il Belli, e non pestare troppi calli.
La divorante e deliberata deindustrializzazione della penisola italiana ha avuto d'altronde diverse conseguenze. Soprattutto al di fuori del palinsesto dei mass media e dell'agenda delle gazzette, che con la realtà hanno un rapporto che si potrebbe definire piuttosto libero. Ha finalmente tappato la bocca ai sindacati -che hanno roinàho l'ihàglia, lo sanno tutti- e messo a disposizione dei padroni una quantità impressionante di mano d'opera a costi ridicoli; di contro ha contribuito a instradare molte persone verso una piccola imprenditoria di esercizi commerciali che durano lo spazio di un mattino, di startup -che è il nome socialmente decoroso di quanti fanno il giro delle banche col cappello in mano- di "servizi" opinabili se non peggio, e soprattutto di posti dove si cuoce roba, o per lo meno la si taglia in piccole parti prima di metterla nei piatti. Si cuoce roba, o per lo meno la si taglia in piccole parti prima di metterla nei piatti, e si cerca di venderla a un prezzo che va dalle sette alle venti volte quello che vale. Un'esperienza che dipende da location, premium, valore aggiunto e altre cose irritanti che contribuiscono in ogni caso a concretizzare tentativi -per lo più ridicoli- di drenare ulteriore denaro. Una cosa che infastidisce ancora di più quando si rifà al ricordo di antiche spartanità elegiache e vite avventurose mai viste nemmeno in foto: osterie domenicane, locande del viandante, covi di bucanieri e via cianciando.
 Di quello che sono stati capaci di fare (e magari di pretendere) col succo di frutta fermentato abbiamo già scritto.
Ad accomunare tutto l'aggregato, la convinzione maturata chissà dove, chissà come e chissà perché che il bacino di potenziali clienti disposti a spendere centinaia di euro per qualcosa che in capo a qualche ora finisce nella fossa biologica sia inesauribile.
Sul piano gazzettiero la cosa è stata ben accolta, con interi numeri dedicati al lifestyle e al gusto. Solo che le vendite delle gazzette vanno a rotta di collo, cartaceo o digitale che sia, e sarebbe interessante valutare quanta influenza vi abbia la decisione di trattare temi del genere con una cadenza che rasenta la monografia; chissà perché qualcuno dovrebbe separarsi da del denaro per leggere di qualche milanese che vorrebbe imporre con autorevolezza il valore aggiunto della location premium con cui è decisissimo a vendere pasta scondita a trenta euro la porzione. E a separarsi da altro denaro dopo qualche tempo, per compartecipare allo scoramento dello stesso milanese che frigna perché non ci è riuscito. L'insofferenza velenosa che tanti ben vestiti nutrono nei confronti di chiunque non si affretti a corrispondergli cifre ragguardevoli per succo di frutta fermentato e roba cotta fa capire che si tratta di esborsi dovuti, di patenti per l'accesso alla società civile ancora prive di imposizione formale e delle relative sanzioni solo per un malaugurato accidente burocratico.
Insomma, bene che vada il rischio d'impresa è tutta colpa tua.
Ah, e dei sindacati.
E dei giovani che non vogliono lavorare (e ci sarebbe da stupirsi del contrario).
E dei comunisti.
Ovviamente per documentarsi sulla pratica che c'è dietro a tante teorie -pardon, theorie- non occorre essere esperti di marketing. Non occorre nemmeno comprare le gazzette.
Chi scrive ha un aneddoto da aggiungere in proprio, che a differenza della roba delle gazzette il rapporto con la realtà lo ha piuttosto stretto e che rappresenta solo uno dei motivi per cui ritiene i ristoranti dei luoghi da frequentare il meno possibile.
Anni fa ci recammo a cena in un locale sulle colline del Chianti fiorentino.
Un tale che diceva di essere un amico -e finché lo dice soltanto va anche bene- aveva rilevato da tempo una bottega di alimentari e ne aveva fatto un ristorante piuttosto rinomato; turisti nordeuropei molto presenti nella clientela, ottime recensioni, locale curato eccetera.
A notte, al momento del conto, gli dicemmo che ci aspettavamo di fare una buona dormita; avremmo avuto, l'indomani, una giornata piuttosto impegnativa.
Ne avemmo in cambio un'occhiata di sufficienza e l'asserzione che non si capiva da cosa ci si dovesse riposare, visto che non facevamo una sega tutto il giorno.
Parole testuali.
Gli mettemmo in mano il centinaio e più euro che gli stakhanov della cucina si erano duramente sudati maneggiando un'affettatrice e un coltello da formaggi (lui stava in sala, in cucina neanche ci aveva messo piede e la cena era stata per lo più a base di assaggi di salumi e pecorini), salutammo e ce ne andammo.
Poi vennero il 2020 e la pandemia, che costrinse la vita sociale a limiti molto rigidi.
Gli si saranno seccati i cespiti?
L'impresa avrà barcollato?
Moglie, figli ("Sta' diritto", "A me mi non si dice" e "Questa casa non è un albergo". Pare quasi di sentirlo, povero brambilla) e tutto il resto si saranno rivelate declinazioni di un unico concetto, quello di soldi in uscita?
Non riusciamo davvero a impietosirci.

19 giugno 2025

Tel Aviv. Anzi no, Haifa. Un eroe normale, una gatta felice e una torta

 


Questa presa in giro del sionismo da gazzetta e dei temi ricorrrenti nelle produzioni degli hasbaristi mantenuti dal Dipartimento per l'Editoria è stata scritta nel 2010 da Miguel Guillermo Martinez Ball. Quindici anni dopo lo stato sionista ha aggredito la Repubblica Islamica dell'Iran. Che non è rimasta compostamente a prenderle e ha reagito lanciando missili a centinaia e bucando più volte le difese antiaeree. Con danni considerevoli, pare, e non solo sugli asili nido e sui rifugi per micetti abbandonati.
Ora, va detto che chi capitasse su iononstoconoriana.com per la prima volta potrebbe pensare che gli scritti qui pubblicati siano lievemente favorevoli alla Repubblica Islamica dell'Iran. Il che non è vero per niente, perché iononstoconoriana.com è schierato con la Repubblica Islamica dell'Iran nel modo più deciso e inequivocabile.
Chi scrive spera vivamente che la Repubblica Islamica dell'Iran sia un boccone troppo grosso per Bibi, e che Bibi ne finisca strozzato.
E pazienza per Fiamma Nait e Deborah Firenstein.

Il Giornale del Berlusconi Minore, martedì 1 giugno, 2010, sezione Esteri

Mitzi oggi è una gatta felice. Fa le fusa, inarca la schiena e si lascia accarezzare da Ari, che si riposa stanco, nella sua casa di Tel Aviv.
Dalla finestra, nella calda aria della tarda primavera, Ari guarda le scintillanti file di grattacieli che i suoi nonni hanno eretto nel deserto, in una terra senza popolo che sembrava quasi invocare un popolo senza terra. Oggi, Ari non vuole guardare verso il mare. E nemmeno verso le splendide spiagge. I bagnanti, le giovani coppie che si baciano, i bambini spensierati che giocano con le figurine del Milan (anche a Tel Aviv, c'è chi tifa per il Milan e ancora di più per il suo Presidente), non sanno che se possono continuare a godersi la vita in un mondo che li odia, è grazie ad Ari.
Perché Ari custodisce un segreto, che condivide solo con Mitzi e con noi due, e che noi confidiamo a voi.
Ieri mattina lui era in mezzo a quel mare. Non sulle calde spiagge, ma tra le onde alte. Di vedetta, Ari, Shlomo e Gilad. Tre ragazzi normali, tre eroi che si conoscono da sempre.
Non è ancora l'alba, quando vedono comparire una nave immensa, che inalbera la bandiera della Mezzaluna dell'Odio. Una sagoma paurosa come un iceberg, che vorrebbe affondare il piccolo, fragile vascello di Ari, Shlomo e Gilad.
Carica di cemento, dicono che sia la nave, e la parola suona terribile per orecchie come quelle di Ari, giovani ma che non dimenticano come Auschwitz e le Piramidi fossero state costruite proprio con il cemento. Carica di sedie a rotelle, dicono.
Ma Ari sa bene a cosa servono: quei vigliacchi di Chamas prendono i loro stessi figli affetti dalla sindrome di Down (tra gli arabi tale sindrome è diffusa, a causa della loro sporcizia e delle loro ripugnanti abitudini), promettono loro un paradiso pieno di caramelle, se si fanno saltare per aria.
Ari è un ragazzo sensibile, che non farebbe male a una mosca. Ma ricorda bene quello che gli ha insegnato il suo istruttore: ogni volta che spari a un bambino in carrozzella, pensa a quanti bambini continueranno a camminare normalmente grazie al tuo gesto. Per fare del bene a quegli altri bambini, devi a volte avere il coraggio di fare male a te stesso imponendoti di uccidere. E' il sacrificio più grande, che tanti israeliani fanno umilmente. Un sacrificio d'amore.
Dalla sua piccola imbarcazione, guardando attraverso il binocolo a raggi infrarossi, Ari vede i visi di decine, centinaia, migliaia di persone, che si affacciano e scrutano le acque oscure.
Hanno i nasi che fremono eccitati: anche al buio, sentono odore di ebreo. Di un piccolo ebreo, disperso e quasi solo, in mezzo alle onde. Come la terra fragile che Ari improvvisamente si trova a dover difendere, un paese che vorrebbe disperatamente vivere in pace, ma deve sempre difendersi.
Anche contro il cemento e le sedie a rotelle, anche in mezzo al mare, pieno di acqua, di squali e di antisemiti.
Ari, Shlomo e Gilad. Tre ragazzi normali. In quel momento, Ari pensa a Leah. Lei è bella, lui è timido; ma Leah non sa che Ari è anche un eroe.
Ari conosce il proprio dovere. Anche se la nave è carica di terroristi e assassini, deve dare loro una possibilità.
E' quel senso innato di altruismo che hanno tutti gli israeliani, che lo porta a dare il preavviso, anziché affondare l'imbarcazione con un semplice colpo di siluro, come avrebbe fatto chiunque altro alla vista di una nave civile in acque internazionali.
Con voce forte e chiara, grida alla nave: "You dirty son of bitch terroristim, I Israeli man I take you prison every you you tink you do Hitler in my sea I do more bad in your ship!"
Ari sa di aver fatto tutto il possibile per salvare le persone a bordo. Anche se lo odiano, lui comunque pensa prima a loro: gli israeliani sono fatti così. Anche quando sanno che gli altri ne approfitteranno.
Lanciano la fune e si issano a bordo: Ari, Shlomo e Gilad.
Hanno il fiato corto per lo sforzo.
Vedono attorno a loro una selva di visi indemoniati. Dicono di essere pacifisti, ma i ragazzi sanno cosa sono in realtà: schiere di SS e sanguinari macellai muslumaniaci.
Lo sguardo di Ari si fissa per un momento su uno di loro.
E' un ragazzo vestito, anzi mascherato, da cuoco. E' della stessa età di Ari, ma quanto è diverso! Lo sguardo strabico, il labbro contorto da anni di antisemitismo, e tra le mani regge, no, ostenta una torta. Una torta.
Ari riconosce quella torta. Morbida e cremosa. E sa cosa vuol dire.
Capisce il messaggio di odio che quel ragazzo gli sta lanciando.
Ari non dimenticherà mai la scena nel film. Il tavolo con la torta. L'ufficiale nazista, le dita ancora ricoperte di crema, che con i suoi stivali immacolati prendeva a calci una ragazza ebrea. Una ragazza che aveva le stesse lentiggini di Leah.
Fu solo allora, vedendo la torta, che Ari iniziò a sparare.

05 giugno 2025

Casaggì Firenze. Non per scelta ma per destino



Terra e Appartenenza, Discendenza e Popolo.
Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori, dicono.

Alfonsos, babis, badini, badolla, blatte, breshkagji, broccoli, broscari, cabibi, carcamanos, cifarielli, dagos, digici, digók, espaguetis, garlics, ginos, greaseballs, guidos, guineas, itaka, italiaantje, italianots, italiohn, italiot, katzener, katzelmacher, lianta de gnole, macaroni, maiaramina, makaronarji, makaroniarz, mão de vaca, marinielli, minghiaweisch, mozzarellaniggers, paštari, pepinos, pigne, pizzagang, pizzaman, pizzavreter, pepperoni, polpettos, ritals, scafuri, schinkebròtli, sentas, shitalians, spaghettivreter, spaghettis, spaghettifresser, tanos, tschinggali, tulios, vallish, verräter, wops, zabari.


10 maggio 2025

Firenze. Il Comitato cittadini attivi San Jacopino difende orgoglioso i bottegoni Esselunga



Il Comitato cittadini attivi San Jacopino è una roba da Libro dei Ceffi che si premura di specificare di essere apolitico, il che significa che politico lo è eccome, almeno dai tempi dell'islamofoba da taschino Francesca Lorenzi.
Nel maggio 2025 sul Libro dei Ceffi è comparsa questa convocazione.
Sit-in
Giovedi 15 maggio 2025
ore 18:15
Insieme per la sicurezza
per chiedere al governo fiorentino e forze
dell'ordine più sicurezza e presidi
Basta spaccio, basta degrado
basta furti e sciacalli nei
supermercati Esselunga
Più telecamere di sicurezza
Presidio delle forze dell'ordine interforze
Basta scippi, aggressioni, spaccate .

Ritrovo davanti Esselunga via Galliano
Giardino Galliano Palazzo INPS Via Toselli
Siete tutti invitati comitati, associazioni gruppi FB A
Partecipare per la nostra sicurezza portate striscioni

Comitato cittadini attivi
San Jacopino
Dal che veniamo a sapere che non solo esiste un governo fiorentino, ma che se uno ha bisogno di sostanze contenenti i principi attivi della cannabis sativa, del papaver somniferum, dello erythroxylum coca o altre ancora può rivolgersi ai bottegoni Esselunga, pur presidiati da ladri e canes aurei che magari richiedono qualche precauzione.
A proposito di precauzioni, chi ha redatto il volantino deve conoscere molto bene i suoi polli e in un "paese" dove basta usare decentemente il congiuntivo per rischiare di essere aggrediti fisicamente da qualche ciabattona diplomata alla scuola della vita ha pensato bene di non correre rischi inutili. Ha ridotto all'osso i segni di interpunzione e nell'originale ha evitato anche quella noiosa e incomprensibile alternanza tra maiuscole e minuscole con cui scrivono i tuttologi tridosati con il siero. Tra i risultati più simpatici uno ibis redibis non morieris in bello in cui pare di capire che portando striscioni si contribuisca alla sicurezza
Una iniziativa importante e costruttiva, dalle consegne chiare. Perché mai non plaudire a un contributo così rilevante per la vita politica e sociale di Firenze.
Abbiamo più volte ricordato come a Firenze ci sia un bottegone ogni cinquecento metri, come il signor Caprotti e i suoi eredi siano stati protagonisti in negativo di alcuni pessimi episodi della vita economica locale, e di come il fatto che adesso anche l'unico ruolo accordato ai sudditi con una qualche buona grazia, che è quello di consumatori, sia messo in discussione non solo e non tanto dagli individui problematici attirati da quella che si è voluta ad ogni costo ergere a rilevantissima agenzia socializzatrice non istituzionale, ma anche e soprattutto dalla devastazione dei redditi in corso da oltre trent'anni, che nulla e nessuno intende -e neppure può- fermare. Il democratismo rappresentativo può trovare qualche legittimazione solo ripetendo l'unico copione che conosce, che è quell'accanimento contro le figure marginali in cui sono specializzate moltissime gazzette e cui oggi danno volenterosa mano anche figure di un livello chissà perché ritenuto superiore. C'è anche l'intelligenza artificiale, con cui trattare foto di tagliagole più o meno melaninodotati -a metà strada tra la realtà e l'allucinazione a contenuto persecutorio- a beneficio dell'idiozia naturale dell'elettorato di riferimento.
Il bottegone nella sua vera essenza fa ottima figura in un film del 1978 che lo ritrae come ambiente ideale per dei morti viventi.
In un film del 1978, è bene ripetere.
In altre parole, il bottegone costituisce una realtà tale, e si pone in un contesto tale, che le persone serie possono al massimo meravigliarsi del fatto che chi vi entra brandendo una scure rappresenti l'eccezione.
Che la vita "occidentale" sia sovvertita al punto che qualcuno si senta in dovere di manifestare per difendere un posto del genere, meraviglia ancora meno.

24 aprile 2025

Firenze. Sulla prospettata chiusura del consolato statunitense di Lungarno Vespucci



 A Firenze un personaggio è un individuo dalle caratteristiche comportamentali che gli consentono di attirare sulle prime un'attenzione incuriosita e non malevola, ma destinato a rivelarsi dopo non molto tempo una compagnia tra l'imbarazzante e l'ingestibile a causa di opinioni, decisioni, azioni e comportamenti avventati, scriteriati, velleitari, incompetenti o semplicemente idioti ma comunque in grado di riguardare molti terzi con le loro conseguenze. Conseguenze sempre negative, ma di difficile attribuzione causale per chi non abbia assistito da vicino ai comportamenti che ne sono stati la causa.
La tendenza dell'amministrazione statunitense a cooptare personaggi in grado di far sparire il Presidente Dwayne Camacho, Frito Pendejo e gli altri protagonisti di Idiocracy, già ben affermata da decenni, pare aver accelerato dopo l'insediamento di Donald Trump per il suo secondo mandato.
Uno di questi è lo straricco e viziato Elon Musk, cui Trump ha affidato addirittura un ministero per l'efficienza governativa nel cui stemma figura molto appropriatamente e molto giustamente un cane.


Prima di stancarsene presto, come tutti i ricchi viziati, questo Musk avrebbe tagliato spese e personale con quegli you are fired che da quelle parti ti mettono immediatamente ad arrangiarti da solo perché amici e conoscenti spariscono come per incanto. Nulla di particolarmente rivoluzionario o innovativo, visto che sono almeno quarant'anni che dicono di non aver fatto altro. Sempre che non si tratti di armi, o di agevolazioni fiscali per i ricchi. Negli ultimi tempi la weltanschauung "occidentalista" ha finalmente perso le ultime remore e può dispiegarsi senza neppure doversi preoccupare di mettere in conto opposizioni concrete neppure minime.
Insieme a un commensale che si chiama Marco Rubio, questo Musk avrebbe messo in piedi anche una "radicale riorganizzazione del Dipartimento di Stato" chiudendo sedi e licenziando gente. La sede consolare fiorentina di lungarno Vespucci sarebbe tra quelle da chiudere.
Finalmente si tolgono dai piedi, la reazione immediata di molte persone serie.
Solo che le cose non stanno propriamente in questo modo. La presenza statunitense potrebbe diventare anzi ancor più fastidiosa.
Il Corriere Fiorentino così riporta il 23 aprile 2025 considerazioni attribuite a Marco Rubio:
Così com'è, il dipartimento è ipertrofico, burocratico e incapace di svolgere la sua essenziale missione diplomatica in questa nuova era di grande competizione tra potenze. Negli ultimi quindici anni il dipartimento ha registrato una crescita senza precedenti e i costi sono aumentati vertiginosamente ma, lungi dal vedere un ritorno dell'investimento, i contribuenti hanno assistito a una diplomazia meno efficace ed efficiente.
Un ortolano che constati le cattive condizioni di una partita di banane appena consegnatagli non si esprimerebbe in termini diversi. Dietro le righe si vedono gli ultimi sviluppi tendenziali -per non dire l'ultima moda- della politica "occidentalista": dal disprezzare la diplomazia nei confronti di paesi in cui esportare la democrazia a mezzo missile da crociera è passata a disprezzare la diplomazia in quanto tale. Un disprezzo che passa dal definanziamento e anche dal rifiuto del soft power. Questo abdicare a una costellazione di pratiche che comprende anche l'influenza culturale potrebbe sembrare scriteriato, ma un certo immaginario fatto di strade della California, generali Lee, rambi allo stato brado, fonzarelli a pollici alzati e con il "Reader's Digest" per attirare gli spiriti meno ardenti non ha alcun legame con la realtà da decenni, sempre che ne abbia mai avuto uno. E forse lo spettacolo dell'idiocrazia vigente e delle sue conseguenze sulla vita quotidiana, che di legami con la realtà statunitense ne ha fin troppi, è bene tenerlo quanto possibile in secondo piano.
I due micropolitici fiorentini Francesco Casini e Francesco Grazzini invece hanno reagito come se qualcuno gli avesse spento la luce per dispetto mentre facevano i compiti con "I Quindici" sulla scrivania, rifacendosela con l'esecutivo di Roma e con la madre non sposata che vi ricopre il ruolo di Primo Ministro. Probabile che la rilevanza letteralmente garzonale della loro opinione abbia loro risparmiato conseguenze più consistenti di qualche risatina di scherno.
Il modo per ottenere un ritorno dell'investimento esiste ed è dei più ovvi, tanto più che lo stabile è di proprietà governativa statunitense dal 1949.
Per prima cosa il consolato chiude.
Fine.
Le diciannovenni che vanno a Firenze in cerca di grane e poi si presentano a chiedere aiuto in lungarno Vespucci appena qualcuno gliene procura si rivolgeranno a Roma o a Milano; non rappresentano certo una fonte di entrate.
I quattro gatti che ci lavorano si arrangino, vadano a piangere dai sindacati. Ecco come finisce chi si fida degli ameriKKKani, si potrebbe infierire; nella penisola italiana la politica liberista -di cui il "sovranismo" altro non è che uno sviluppo ulteriormente incarognito- ha sempre contato su una base elettorale sicura che per lei una ciotola di maccaruna c'a' pummarola 'n coppa ci sarebbe sempre e comunque stata e che se perdi il lavoro è colpa tua. In quelle file il principio di realtà avanza da decenni a colpi di falce fienaia, ma evidentemente ancora non basta.
Palazzo Calcagnini o Canevaro di Zoagli ha di per sé tutto quello che serve per diventare uno charming resort: stucchi dorati, scalone monumentale, archi, colonne e un intero piano nobile. L'organizzando fine dining restaurant potrebbe essere chiamato "The bicorn in Florence" a ricordo dei vecchi tempi, così come locali dalle stesse pretese hanno spesso nomi che rimandano a realtà precedenti dove si lavorava sul serio. Con i suoi trenta euro per un goccio di liquore -pardon, per il settore mixology- e duecentosettanta per un menu scoperta garantirebbe spazi, frequentazioni e atmosfere dei più adatti alle trattative d'affari attirando una clientela di livello e consentendo di arrivare al punto senza perdite di tempo e di denaro. Ripensandoci anche il personale consolare in esubero potrebbe trarre vantaggi: perché non riassumerlo per posizioni come quella di sguattero o di cameriera ai piani, con una retribuzione pari a un terzo di quella precedente?
La diplomazia non è mai rifuggita da mezzi di questo genere, anzi. Solo che con alcune notevoli eccezioni -la prima che viene in mente è Joachim von Ribbentrop- a frequentare certi ambienti e a disporre di certi mezzi sono di solito individui e compagini che della diplomazia sono per lo meno disposti ad ammettere la liceità e l'utilità.

16 aprile 2025

Firenze: chi ha messo coperte termiche sulle porte della chiesa della Santissima Annunziata e della scuola Giovanni Villani ha fatto bene



Il 25 marzo 2025 l'arcivescovo di Firenze ha espresso apprezzamento per l'installazione artistica di Giovanni de Gara, che ha chiuso le porte della chiesa fiorentina della Santissima Annunziata usando alcune coperte termiche del tipo usato nei casi di emergenza. E tra i casi di emergenza rientrano anche quei salvataggi in mare su cui gli "occidentalisti" dei partiti che governano a Roma hanno capitalizzato voti per decenni. Ai loro esponenti fiorentini il gesto non è piaciuto; hanno il senso estetico squisito e oltremodo sensibile di chi vagheggia i tempi in cui Firenze era un verziere olezzante di lavanda, e una sensibilità ancora più squisita per qualsiasi cosa accenni al tema, per loro inconcepibile, della giustizia sociale. Il micropolitico "occidentalista" Alessandro Draghi e il ben vestito Giovanni Gandolfo si sono recati con premura all'ufficio stampa del Comune deplorando la deriva immigrazionista della sinistra fiorentina -coincidente quindi con la locale gerarchia ecclesiastica, pare di capire- e auspicando una installazione artistica fatta di fogli di via.
E lontana dal centro, ci mancherebbe.
Contestare perentoriamente il cattolicesimo fiorentino, che in materia di giustizia sociale ha -diciamo- una certa consuetudine, non deve essere agevole. Difficile rimetterlo al suo posto statuendo che i preti dovrebbero fare i preti, secondo il costume dei liberisti da gazzetta e del sovranismo con l'aperitivo. Quella è roba che va bene per edificare i buoni a nulla delle reti sociali, che con la realtà e con la competenza hanno un rapporto per lo meno discutibile sempre che ce l'abbiano; a Firenze c'è il serio rischio che a denigrare roba del genere l'unico risultato sia quello di additarla a un certo numero di volenterosi imitatori, dando il via alla sua propagazione.
E difatti pochi giorni dopo qualcosa di simile arriva sulle porte di una scuola elementare nel quartiere di Gavinana. Stavolta l'arcivescovo non c'entra, per cui Draghi e Gandolfo devono ricorrere all'altro caposaldo della roba che passano al gazzettificio, che è la deplorazione della propaganda ideologica. Laddove con ideologico, sempre nel linguaggio "occidentalista", si intende qualsiasi cosa non corrisponda alla linea che si intenderebbe imporre. Tant'è che una installazione artistica fatta di fogli di via anziché di coperte termiche avrebbe riscosso l'approvazione preventiva di questi adusi al ristorante.
Tutta la questione non avrebbe molta rilevanza in sé. Le gazzette grondano roba del genere. Il fatto che qualche metallina -il nome corrente tra i professionisti del soccorso e tra le persone che fanno volontariato sul serio, altro che le risentite esortazioni dei gandolfo- sia stata sufficiente a infastidire una volta di più gente che merita di essere per lo meno infastidita (e derisa) ci ha però convinto a dare un po' di visibilità all'iniziativa, per quanto ci è possibile con un blog e con un sito.




13 aprile 2025

Firenze: chi manifesta contro i'ddegràdo ai bottegoni Esselunga merita di essere deriso


Firenze, aprile 2025. La propaganda del governo di Roma circa quarant'anni fa magnificava risultati economici da quinta potenza economica mondiale. Oggi magnifica la costruzione di campi di concentramento. Nonostante l'impegno la situazione deve essere davvero invivibile se un gruppo di ultracinquantenni si schioda dalla televisione per invocare ancora più repressione.

Nella penisola italiana sono almeno trent'anni che in agenda politica trovano posto solo degrado e insicurezza.
Sempre da trent'anni, le persone serie e la politica di base sfuggita all'annientamento fanno presente ogni giorno con tranquillità e costanza che l'unico ruolo accordato dal potere ai sudditi sarebbe stato quello di consumatori. E nemmeno sempre.
Il centro commerciale si è evoluto splendidamente; nato come bottegone, è diventato agorà, cattedrale, tempio. Per gli stessi trent'anni è stato visto di buon occhio dal democratismo rappresentativo perché secondo l'opinione prevalente -cioè l'unica, essendo qualsiasi dubbio pubblicamente derubricato a nostalgia del gulag- avrebbe potuto e dovuto sostituire ogni altra sede fisica di socializzazione togliendo motivo di esistere a un sacco di posti che si avrebbe avuto l'agio di definanziare, denigrare, trascurare e infine chiudere con la prima scusa buona. Per poi metterne a reddito gli spazi.
Anzi, per "restituirli alla città", come dicono loro.
A Firenze una delle più recenti e riuscite restituzioni è consistita nel trasformare una scuola privata in un posto dove per dormire si possono spendere diecimila euro a notte, ma dove per mangiare possono bastarne un centinaio. Quelli che fanno cuocere roba e vorrebbero venderla a quel prezzo hanno chiamato la rivendita "La gamella"; il giro dovrebbe essere quello delle osterie da cinquanta euro a bicchiere e degli empori da trecento euro a calzino. Persino sulla gazzetta che pubblicava la roba di Oriana Fallaci hanno fatto del sarcasmo.
Comunque: per queste restituzioni si procede innanzitutto mondando edifici e dintorni di quella insicurezza e di quel degrado che si combattono facilmente e semplicemente colpendo le condotte e le persone che non piacciono -a prescindere dal loro spessore criminale- perché percepite come d'intralcio per la messa a reddito su accennata.
Il problema è che ancora mancano, malauguratamente, vere politiche di deportazione e di sterminio sistematico. Per cui si ostinano a rimanere in vita persone e gruppi che intralciano la messa a reddito. E che non vivono al di sopra della legge, come affermano i soliti ben vestiti col ristorante in nota spese e la faccia da vicepreside che ti ha beccato a fumare in bagno.
Vivono al di sotto.
Nel senso che hanno una quotidianità talmente infima -redditi ridicoli, solvibilità sotto i piedi, domicilio precario sempre che ce ne sia uno e così via- che le sanzioni li lasciano spesso indifferenti. Anche le più ingegnose, pare. E di questa quotidianità i bottegoni promossi ad agorà e cattedrali sono una delle scene più importanti, visto che ad agorà e a cattedrali si sono voluti promuovere e che sarebbe poco realistico pretendere che qualcuno non li tratti come piazze. A dire il vero anche questa realtà comincia a perdere seriamente attrattiva, sotto i colpi del commercio per via telematica e della generale e inarrestabile contrazione dei redditi.
Insomma, pare che attorno a certi bottegoni graviti una piccola ma consistente umanità che sfida la fantasia sanzionatoria del legislatore e che fornisce un mucchio di materiale a quella "libera informazione" che ogni giorno presenta qualche bagatellfall come se fosse il sacco di Alarico. Le vendite delle gazzette vanno a rotta di collo comunque, chissà che non ci sia un motivo.
I bottegoni non sono luoghi pubblici. Sono luoghi privati, tanto per fare un esempio, dove qualche padrone cui non piace avere in giro troppi ragazzini dal ridotto potere d'acquisto avrebbe anche fatto installare luci che mettono in evidenza acne e altri problemi della pelle in modo da metterli in imbarazzo; si cerchino un altro agorà, un'altra cattedrale. Quale, non è affar suo.
Accedere ai bottegoni significa tollerare di essere videoripresi in ogni movimento, scansionati, parametrati, censiti, valutati, osservati, campionati e sottoposti a una specie di forca caudina se appena si osa uscirne senza aver acquistato niente. Occorrerebbe dimostrare di essersi separati da del denaro anche per andare in bagno[*]. Sullo shelf marketing e sulle molte pratiche che servono a drenare fondi dalla clientela per riversarli nelle tasche del padrone vengono scritti ogni anno scaffali di volumi, per cui è inutile indugiarvi qui.
Il padrone dei bottegoni Esselunga non si peritava certo di presentare la propria libertà di intraprendere e di guadagnare come se fosse la libertà di tutti. Il padrone dei bottegoni Esselunga faceva un grosso vanto del proprio rigore antisindacale; negli anni successivi al "trentennio glorioso" la cosa gli è riuscita bene, i sudditi che stavano cedendo armi politiche e sindacali pagate col sangue in cambio di qualche fettina di salmone potevano anche essere indotti a credere che per loro una ciotola di maccheroni ci sarebbe sempre e comunque stata. Più recentemente i bottegoni Esselunga a Firenze sono incappati in qualche incidente non proprio di percorso. Nel clima sociale inscalfibile in cui esercitare una coscienza politica da scarafaggi è da tanti anni persino motivo di vanto, non stupisce che siano comunque riusciti ad attirare qualche manifestazioncina contro i'ddegràdo e l'insihurézza. La miserabile difesa dei bottegoni come massima espressione dell'impegno civile merita senz'altro di essere accolta con una risata di scherno.



[*] Al bottegone fiorentino di via del Gignoro sono state automatizzate le porte dei bagni, adesso obbedienti solo a un lecito scontrino. Il fantasma del signor Caprotti, che molti ricordano (e deridono) come protagonista di una ridicola battaglia a colpi di gazzetta in cui accusava la concorrenza di filocomunismo, non si scomoda certo per apparire ai dannati della poliuria per dirgli che il bottegone è suo e che quindi fa come gli pare; c'è invece un cartellino con le istruzioni, che accampa scuse su decoro e sicurezza.

10 aprile 2025

Le buone pratiche nella vita quotidiana sono il fondamento della convivenza civile

 


Firenze, una metà pomeriggio di primavera in un discount fra i più piccoli.
Ci sono diverse casse, ma ne funziona sempre una soltanto e il più delle volte a intermittenza; l'impressione è che il personale sia decisamente sotto organico e che inoltre tra cassieri, magazzinieri e addetti al rifornimento degli scaffali non ci sia troppa distinzione di mansioni. In sostanza la ragazza di turno deve lasciare sguarnita la postazione per aiutare gli altri e fare in pratica il lavoro di due addetti. Questo può causare la formazione di una piccola coda anche nelle ore di minore affluenza.
La clientela è austera e composta ma dato il target dell'attività è difficile confonderla con quella di Hermes. Da qualche tempo a ravvivare un ambiente altrimenti plumbeo provvede di quando in quando un individuo piuttosto disturbato che irrompe ecolalico dalle porte automatiche, ecolalico percorre i corridoi, ecolalico se ne esce così come è entrato per sparire nel nulla fino alla volta successiva.
In questa metà pomeriggio spicca tra i clienti anche una di quelle donne di mezza età che grondano disprezzo e denaro non proprio.
Il non aver trovato pronta accoglienza alla cassa la contraria all'istante.
La cassiera, pur intenta a someggiare un ingombrante carico di scatolame, si affretta in postazione.
Con l'unico risultato di dare la stura al livore della cliente che pareva non aspettasse altro.
La minutissima ragazza viene sommersa da un lago di considerazioni sprezzanti, tipiche delle licenze che certi individui ad alto reddito amano prendersi nei confronti di chi considerano inferiore.
La cassiera incassa. Probabile non sia nemmeno la prima volta.
La clientela -cinque o sei persone- si divide: chi fa finta di non aver sentito, chi fa qualche sorrisetto conciliante o di circostanza.
Ritirato lo scontrino con degnazione dopo aver impartito una lezione di comportamento di classe a edificazione della servitù, la donna esce.
Chi scrive lascia da parte il carrello e la segue nel parcheggio.
Parandosi davanti al portellone del SUV -presumibilmente non intestato a lei- cui la fallaciana cliente si stava avvicinando.
"Allora. Tu davanti a me non tratti così nessuno. Se tu ti prendi la licenza di trattare in questo modo una che lavora, io mi prendo la licenza di ricordarti che nelle foibe c'è ancora tanto posto. Bene così?"
Un ingranaggio che funziona male. Deve essere un'eventualità rara, perché la cliente resta imbarazzata e inebetita.
Davanti a uno che oltre ad avere una decina buona di anni in meno pare anche essere una ventina di chili più pesante forse è bene non ostentare troppa indignazione.
"Siamo d'accordo, allora? Bene. E attenta a come mi guardi".
Ritornati sui propri passi con la tranquilla maestà di chi è nel giusto, si racconta quanto successo alla cassiera. I sorrisi di gratitudine fanno sempre piacere.

02 aprile 2025

Giovanni Donzelli, Giacomo Salvini e i fratelli di chat


Giovanni Donzelli è un diplomato fiorentino di cui ci siamo occupati molte volte fin dal 2008 e non proprio per farne dei panegirici.
Un presenzialismo mediatico alacre e non esente da piccole disavventure, i meccanismi del promoveatur ut amoveatur e qualche tocco di quella diligente disumanità che è un prerequisito importante per ogni politico "occidentalista" gli hanno consentito una buona carriera in vari e sempre più importanti organi elettivi. Va briosamente sottolineato che le sue iniziative non hanno lasciato tracce rilevanti in nessuno di essi, facendo del suo curriculum l'esatto opposto di quello cui dovrebbe ispirarsi chiunque abbia minime pretese di serietà.
A fine marzo 2025 il (quasi sempre) ben vestito Giovanni Donzelli ha fatto l'ennesimo giro di gazzette per aver accolto con un po' di insofferenza un certo Stefano Salvini. Stefano Salvini avrebbe scritto un libro sul partito in cui Donzelli ricopre ruoli dirigenziali e parlamentari, il che potrebbe anche giustificare certe reazioni poco diplomatiche. Solo che in tutte le sue trecentotrentasei pagine non si trova nulla che consenta di aggiungere qualcosa a ritratti personali e organizzativi già più che eloquenti; diciamo pure che si tratta di una lettura che non aggiunge niente e che quindi niente dovrebbe dare da temere. Occorre comunque specificare che il non indispensabile Fratelli di chat ha contribuito in modo evidente -e per il solo fatto di esistere- a irritare individui e ambienti che meritano di essere irritati, il che è un motivo sufficiente perché le persone serie che ne hanno la possibilità pensino di dedicare qualche ora alla sua lettura.

24 marzo 2025

Breve considerazione sul succo di frutta fermentato

Succo di frutta fermentato.
Ci si mettono mucchi e mucchi di tannini, affinamenti, decanter, barbatelle, strutture, buchette, vitigni, barrique, terroir, bacche, sentori, note, persistenze, legni.
Lo si lardella di crinali, manieri, poderi, palagi, barbacani, castelli, tenute, conventi, torri, rocche, cantine e ripostigli vari.
Si rifinisce con lauree, diplomi, attestati, associazioni.
Si completa di cappe, gualdrappe, cravatte, agenzie, iniziative, consorzi.
Così un po' di succo di frutta fermentato costa una cifra che per moltissime persone equivale ad almeno due giorni di lavoro.
Quello ammantato di una coltre di sciocchezze particolarmente fitta -che ci giurano ottenuto e conservato in condizioni che parecchi esseri umani invidierebbero- costa l'equivalente di anni, di lavoro.
Poi qualcuno schiocca le dita ai funzionari di dogana.
E tutto il baraccone trema.

19 febbraio 2025

Ilaria Salis e la capra ferrata



C'era una vedova, che aveva un figlio. Un giorno, ha detto a questo figlio: «Stai 'n casa. Voglio andare a i' viajo a lavare i' bucato. Bada, non mi lasciare l'uscio aperto, perché ti potrebbe entrare la capra ferrata in casa, con la bocca di ferro e la lingua di spada.» Questo poero bambino volse andare a trovà' sua madre e lasciò l'uscio aperto. Quando fu a mezza strada, si rammentò, che non aveva chiuso l'uscio; tornò indietro. Va per entrare in casa, c'era la capra ferrata: «Chi va là?» «Son io. Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, ti affetto come una rapa.» Questo poero bambino si messe sulla porta a piangere. Passò una vecchina: «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» «Cos'ho? I' ho lasciato la porta di casa aperta, per andare a trovare mia madre. Mi ci è entrato la capra ferrata. Non so come fare a mandarla via.» «Quanto tu mi dai, te la mando via io?» «Da mia madre vi faccio dare quel, che volete, basta che me la mandate via.» «Mi devi dare tre staja di grano; io te la mando via.» Va a picchiare all'uscio di casa: «Chi è?» «Son io.» «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, ti affetto come una rapa.» Quella donna disse a quel bambino lì: «Senti, bambino mio; non m'importa di quelle tre staja di grano; ma io non te la mando via davvero.» Questo poero bambino non faceva altro che piangere. Passò un vecchio: «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» «Poerino! sono disgraziato. Ho lasciato l'uscio di casa aperto. Mi c'è entrato la capra ferrata. Non so come fare per mandarla via.» «Se te mi dai quattro forme di formaggio, te la mando via io.» «Se me la mandate via, quando torna mia madre, io ve le faccio dare.» Va a picchiare alla porta e domanda: «Chi va là?» «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, t'affetto come una rapa.» E questo poero vecchio va da i' bambino: «Senti, bambino mio, poi fare quel che voi, ma io non te la mando via davvero.» Questo poero bambino non faceva che piangere e passò un uccellino: «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» «Poerino, che non ho io? M'è entrata la capra ferrata in casa e non mi riesce di mandarla via. Se torna la mia madre, non pole entrare in casa.» «Quanto tu mi dai, te la mando via io?» «Cosa ti devo da', che non ho nulla? Se me la mandi via, ti farò pagare a mia madre.» «Mi devi dare tre staja di panico e io te la mando via.» Dice: «Sì. Io te lo do.» L'uccellino va: «Chi va là?» «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, t'affetto come una rapa.» «E io, cor i' mio becchino, ti beccherò i' cervellino.» E la capra ferrata s'è impaurita e è sortita di casa. E i' bambino ha dovuto pagare tre staja di panico all'uccellino.

Stretta la foglia e largo il bocciolo,
Della pelle di mi' nonno io ne farò un lenzuolo!

La Novellaja Fiorentina di Vittorio Imbriani riportava nel 1871 questa versione de la capra ferrata, una favola di ampia diffusione e dalle molte varianti.
Quando parla di stabili occupati e di movimenti di lotta per la casa, la "libera informazione" ritrae il fenomeno negli stessi termini: la capra ferrata inganna un debole -in questa versione un bambino, in altre una vecchietta- e lo caccia da casa sua con le minacce e con la prepotenza per sistemarcisi lei. Pare che esista addirittura una trasmissione televisiva praticamente monografica, che si avvarrebbe di delatori in servizio permanente verosimilmente sguinzagliati in quel milieu di disperazione e di marginalità che fa la fortuna di molti Michael Lupino.
Nel 2024, la capra ferrata ha preso viso e aspetto umani e definiti; l'incarnazione maligna è diventata l'insegnante precaria e attivista politica Ilaria Salis. In occasione della sua lunga e probabilmente indebita detenzione in Ungheria, terminata solo grazie alla sua elezione al parlamento europeo, una tra le gazzette "occidentaliste" più purulente se ne è occupata con assiduità addossandole una nutrita serie di nequizie. Già questo sarebbe stato sufficiente per interessarsi con intenti costruttivi alla sua vicenda; quando alla fine di gennaio del 2025 gli stessi settori del gazzettificio hanno iniziato ad inveire contro un libro autobiografico curato dalla stessa Salis, abbiamo proceduto immediatamente ad occuparcene in modo esauriente, come nostra abitudine da molti anni in una quantità di casi dello stesso genere.

15 febbraio 2025

Il tramonto dell'Occidente

 

Un sabato mattina di febbraio, il funerale di una donna molto benvoluta la cui famiglia ha affrontato cinque lutti dei più gravi in meno di due anni.
Alla funzione hanno presenziato alcune centinaia di persone. Gli organizzatori, previdenti, la avevano allestita in una sala cinema di un circolo cattolico.
Prima dell'Agnus Dei erano già squillati, insistenti e a lungo, almeno cinque cellulari.
Al raccoglimento della mesta assemblea contribuivano anche alcune fedeli manifestamente insofferenti per la durata dell'omelia, circa sette minuti.
Dopo l'eucaristia i quattro celebranti hanno lasciato il microfono ad alcuni amici e parenti perché aggiungessero qualche ricordo.
"Ci hai dato un tutorial per affrontare la vita. Noi saremo i tuoi follower e aspetteremo i tuoi like".
Si attende la formula di congedo conservando a fatica la necessaria compostezza.
Spengler, non sei nessuno.

08 febbraio 2025

Firenze. Il Giorno del Piagnisteo dei consiglieri comunali Gandolfo, Sirello, Draghi e Chelli



"Al CPA Firenze Sud va in scena il solito triste teatrino negazionista", comunicatostampano dal consiglio comunale di Firenze Giovanni Gandolfo, Angela Sirello, Alessandro Draghi e Matteo Chelli.
Che non amano le bandiere a bande orizzontali blu, bianca e rossa di uguali dimensioni con al centro una stella rossa bordata d'oro.
In allegato al comunicato stampa hanno messo una foto scattata a distanza di sicurezza; qui ce n'è una appena un po' meglio.
Dal momento che il triste teatrino negazionista (come lo chiamano loro) è sempre il solito, può essere la solita anche la considerazione di chi scrive.
Che condivide, partecipa e contribuisce in modo fattivo all'esposizione di quella bandiera, in questo 2025 preparata anche con lodevole anticipo.
Esporre la bandiera della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia in occasione del Giorno del Piagnisteo ha almeno quattro significati, ordinati dal più contingente al più generale.
1. Evidenziare la propria contrarietà alla propaganda governativa e all'agenda mediatica conseguente.
2. Sottolineare un completo disaccordo con la politica dell'esecutivo in carica, a prescindere dal suo orientamento, mettendone apertamente in discussione la legittimità.
3. Deridere i sostenitori dello stesso esecutivo, con particolare riferimento a chi occupa posizioni in organi elettivi di qualsiasi livello.
4. Riaffermare una sostanziale estraneità verso lo stato che occupa la penisola italiana e verso i suoi simboli.
Ne zaboravimo dragu Jugoslaviju, ni zalaganje za mir maršala Tita!

30 gennaio 2025

Firenze. Guglielmo Mossuto della Lega difende a spada tratta il patrimonio arboricolo cittadino


Firenze. Animo squisito, Guglielmo Mossuto della Lega si dispera se si abbattono gli alberi.


Dal 2019 al 2024 la Lega a Firenze ha avuto in agenda solo la distruzione dei centri sociali cittadini e la diffusione di propaganda.
Dal 2019 al 2024 la Lega a Firenze è passata da 25.923 a 8.695 voti e da sei consiglieri a uno.
L'impegno premia sempre.
Dal giugno 2024 il consigliere eletto per la Lega è Guglielmo Mossuto, in questa sede già deriso più volte per il suo abbondante ricorrere al punto esclamativo nelle comunicazioni affidate all'ufficio stampa del Comune.
Nel gennaio 2025 sono iniziati i lavori per la realizzazione di una terza linea della tramvia fiorentina. Un sistema di trasporto pubblico cui gli "occidentalisti" fiorentini riservano invettive costanti anche quando il principio di realtà consiglierebbe altrimenti. Guglielmo Mossuto si è espresso quindi con veemenza a tutela del patrimonio arboricolo cittadino, pretendendo anche di dettare l'agenda agli avversari politici, secondo un vezzo ricorrente tra gli "occidentalisti" di varia appartenenza, calibro, peso e sovrappeso.
Il suo "partito", come tutti sanno, ha inveito per decenni contro lo stato che occupa la penisola italiana e per altrettanto tempo ha detto di volerlo smembrare. Poi si è limitato a occuparvi ogni carica possibile purché ben retribuita. Nel corso degli anni si è espresso senza riserve a favore di opere pubbliche di alto impatto ambientale e a volte anche di dubbia utilità, dall'ampliamento dell'aeroporto di Peretola alla linea ad alta velocità tra Torino e Lione fino al doppione autostradale Brescia-Bergamo-Milano che per quanto è dato di sapere pare il paradigma degli affari privati fatti con i soldi pubblici. Affari riusciti neanche tanto bene a quanto sembra. Il risultato a bilancio di quella A35, che in quanto impresa privata (per modo di dire) avrebbe dovuto essere per postulato un paradigma di razionalità e di efficienza, era nel 2018 di € -37.183.065, nel 2019 di € -49.133.190, nel 2020 di € -95.758.771, nel 2021 di € -66.078.240 e nel 2022 di € -40.013.526. Nel 2025 la Lega sta impiegando grossa parte della sua forza propagandistica per imporre a Roma l'approvazione di severissime misure contro le manifestazioni di piazza e l'attivismo politico, segnatamente contro ogni iniziativa che contesti l'assennatezza di certe condotte. Difficile pensare che sia un caso.
E se c'è da saturare i media, vanno benissimo anche gli esclamativi di Guglielmo Mossuto.

27 gennaio 2025

Su una autobiografia di Ali Khamenei, Guida Suprema della Repubblica Islamica dell'Iran


Alla fine del 2024 un piccolo editore lucchese ha pubblicato la traduzione di una autobiografia di Ali Khamenei, dal 1989 guida Suprema della Repubblica Islamica dell'Iran.
In condizioni normali un libro del genere non avrebbe attirato l'attenzione di nessuno al di fuori di qualche centinaio di appassionati, e si tratta di una stima molto generosa. La "libera informazione" ha invece statuito che l'iniziativa travalicava i limiti della liceità democratica e l'ha stigmatizzata nella sua interezza con particolare riferimento una presentazione del libro tenuta da una minuscola associazione romana, contro la quale sarebbero stati annunciati anche picchettaggi e manifestazioni.
Il fatto che a levare i più alti lai fosse un foglietto infarcito di sionisti di complemento, di yankee di rincalzo e di "occidentalisti" di vario sovrappeso che dal 1997 fa letteralmente il liberista con i soldi pubblici ci è sembrato sufficiente ad occuparci del libro il più approfonditamente possibile come abbiamo fatto e come continueremo a fare in altri casi analoghi. Se certi signori denigrano qualcosa, la persona seria può adottare l'atteggiamento esattamente opposto fidando di avere buone probabilità di trovarsi nel giusto.
Abbiamo dunque ordinato l'autobiografia ricevendola con diversi giorni di ritardo sul preventivato; chissà che la richiesta non sia stata superiore alle attese, grazie a una pubblicità pur non desiderata.
Il libro non contiene rivelazioni sconvolgenti o dettagli inediti. A contrariare i ben vestiti del sionismo gazzettiero -ammesso e non concesso che il libro si siano degnati di leggerlo- possono essere stati la pessima considerazione che Ruhullah Musavi Khomeini aveva dello stato sionista e quella -venata tuttavia della pietà sarcastica che si riserva ai servi mediocri- che Khamenei aveva della polizia politica dello Shah, che lo stesso stato sionista supervisionava e addestrava. Comprensibilmente, chi si occupa (per lo più non gratis) dell'autonominata "unica democrazia del Medio Oriente" e dell'ancor più autonominato "esercito più etico del mondo" non apprezza troppo.
Vale la pena ricordare che l'Autore fa più volte riferimento ai Mujaheddin e-Khalq, i Mujaheddin del Popolo, ricordando l'ondata di attentati con cui nel 1981 essi avrebbero letteralmente decapitato i vertici della Repubblica Islamica già molto duramente impegnata nella Guerra Imposta dall'Iraq. Lo stesso Khamenei ne rimase vittima, uscendone gravemente invalido. A non apprezzare troppo in questo caso potrebbero essere i cantori di una "dissidenza" che si vorrebbe compendiata di giovani donne tartassate e incarcerate.
Giovani donne che persino gli agenti della repressione avrebbero ogni cura di scegliere con criteri rispettosissimi dell'appetibilità mediatica.
Simili incisi sono piuttosto utili quando si ha a che fare con le gazzette "occidentaliste" perché il loro registro linguistico utilizza in modo estremamente generoso il vocabolo terrorista, finendo normalmente con includere nel suo significato chiunque non procuri un reddito a loro o ai loro padroni. In questa sede invece non si accorda all'Occidente, e men che meno ai suoi apologeti col ristorante in nota spese, alcuna superiorità etica. E si considera un piacevole dovere schernire una "libera informazione" per cui gli scontri di piazza e peggio vanno benissimo quando sono a Tehran, e al tempo stesso plaude alla tecnologia che nelle strade di Firenze consente di sanzionare il minimo segno di dissenso senza che la gendarmeria debba neppure scomodarsi di persona.

31 dicembre 2024

Firenze. Guglielmo Mossuto, Federico Bussolin e Barbara Nannucci della Lega, il Centro Popolare Autogestito Firenze sud e i figli delle catastrofi

Nel novembre 2024 il segretario della Lega Matteo Salvini continuava a essere un sovrappeso divorziato che non è stato capace di laurearsi nemmeno in quindici anni; un curriculum che nelle società normali non apre nemmeno la strada a un posto di lavascale a chiamata, ma che negli ambienti governativi dello stato che occupa la penisola italiana vale invece -per non dire ovviamente- l'affidamento di responsabilità vitali.
Di come abbia inveito contro i centri sociali ricorrendo a un registro linguistico meno tollerabile del solito abbiamo già detto.
Abbiamo anche già rilevato di come la comunicazione politica della Lega a Firenze abbia avuto il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud come argomento a tratti monografico, e di come questa linea abbia probabilmente contribuito a portare il partito di questo milanese a un eloquente ridimensionamento in termini di suffragi e di rappresentanti eletti.
C'era solo da mantenere la parola riguardo a un certo libro, di ci eravamo ripromessi di occuparci e che abbiamo recensito come facciamo in simili casi ogni volta che ci è possibile. La presentazione di Figli delle catastrofi presso il CPAFiSud aveva contrariato più di altre iniziative il forense Guglielmo Mossuto e i ben vestiti Barbara Nannucci e Federico Bussolin, il che ha reso l'occuparsene nel dettaglio un piacevole dovere di quelli da assolvere con lieta coscienza e brio primaverile.
Al di là di questo, il libro merita un approfondimento perché presenta un contenuto specifico di quelli che più contrariano i fautori della repressione e gli esponenti di un democratismo rappresentativo ridotto a non sapere letteralmente più che cosa sanzionare.
Negli anni Ottanta -con la Lega abbarbata alle valli della bergamasca- la propaganda politica dello stato che occupa la penisola italiana magnificava uno stato di cose che consentiva di fregiarsi dell'alloro di sesta, quinta o addirittura quarta potenza economica mondiale. Meno di quarant'anni dopo, con la Lega da decenni protagonista della vita politica, la stessa propaganda è ridotta a magnificare come tutto risultato la costruzione di qualche campo di concentramento.
In questa ristrettezza di orizzonti e con traguardi tanto miserabili, è comprensibile che la propaganda governativa non ami certe disconferme.
In Figli delle catastrofi Giorgio Panizzari descrive con buona ricchezza di particolari una realtà che i frequentatori di ristoranti degli ambienti governativi non avrebbero avuto problemi a presentare con orgoglio nella propria agenda, quella dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa.
Già detenuto ad Alghero, Panizzari sarebbe finito allo OPG di Aversa in seguito a un trasferimento meramente punitivo. Qui si sarebbe immediatamente reso conto del fatto che
l'istituzione non sentiva nemmeno più il bisogno di darsi una veste di "medicalizzazione"; la repressione presentava sfacciatamente il suo volto più autentico e brutale.
Deciso a denunciare quanto succedeva, Panizzari sarebbe riuscito a procurarsi un piccolo registratore e una macchina fotografica Polaroid e a raccogliere numerose prove e testimonianze dai prigionieri. Nonostante un'evasione fallita e il fermo intento dell'allora direttore Domenico Ragozzino di evitare che arrivassero al pubblico -la cui coscienza politica non era neppure paragonabile a quella di oggi- informazioni per lo meno problematiche, il dossier di Panizzari avrebbe trovato una certa eco nei mass media dell'epoca e sarebbe poi servito come prova a carico, in un processo celebrato nel 1978.
Insieme a Domenico Ragozzino, prestigiosa figura nel panorama psichiatrico di questo paese ed ex sindaco democristiano di Melito (NA), ricordo il comandante degli Agenti di Custodia maresciallo Focone. L'inchiesta che li riguardò condusse alla riesumazione di decine di cadaveri di persone la cui causa di morte era stranamente, per tutti, attribuita a un "collasso cardiocircolatorio". L'autopsia rivelò invece che avevano chi il cranio sfondato, chi varie ossa rotte nel costato, chi ancora organi interni spappolati, vertebre frantumate, ecc. Una condanna era d'obbligo... ma fu assai mite!
In Sbatti il matto in prima pagina (Roma, 2016) un saggio dedicato alla presentazione mediatica della questione psichiatrica negli anni Settanta, Pier Maria Furlan riferisce che alla gestione di Domenico Ragozzino -descritta nei suoi particolari più abietti- sarebbero state attribuite una quarantina di morti sospette fra i prigionieri. Domenico Ragozzino avrebbe comunque fregato il giudice, impiccandosi nel proprio alloggio all'interno del'OPG.
Difficile pensare che Mossuto, Nannucci e Bussolin abbiano letto il libro.
Ancora più difficile pensare che il contenuto gli sarebbe piaciuto.


21 dicembre 2024

GKN Driveline a Campi Bisenzio. Situazione a dicembre 2024 con un sincero ringraziamento a Elena Meini, consigliere della Lega

Un presidio d'urgenza convocato dagli attivisti vicini al Consiglio di Fabbrica della GKN ha avvertito dell'utilità di presenziare sotto la sede del Consiglio della Toscana, una sera di dicembre che era una sera di dicembre, di quelle che il cambiamento climatico non sarebbe dispiaciuto si fosse fatto sentire con un pizzico di decisione in più.
A che punto fossero la sostituzione etnica, le scie chimiche, i vaccini col grafene (o era la grafite?) e il resto della rumenta del noncelodicono non si sa.
Il Consiglio aveva in programma la discussione di una legge sui consorzi industriali alla cui proposta aveva partecipato proprio il Consiglio di Fabbrica e la cui approvazione era indispensabile perché la reindustrializzazione potesse prendere concretamente il via.
A tardissima notte la legge è stata approvata nonostante le centinaia di emendamenti presentati dalla Lega.
Il 20 dicembre è stata una giornata non da poco, per quel "partito".
A Palermo è arrivato a sentenza un processo in cui il segretario "nazionale" Matteo Salvini era accusato di sequestro di persona.
Matteo Salvini è sovrappeso, divorziato, pubblico peccatore e non è stato buono di prendere uno straccio di triennale. Ma almeno non è un sequestratore, stando al potere giudiziario dello stato che occupa la penisola italiana.
A Firenze invece la Lega era chiamata a salvaguardare posti di lavoro e tessuto produttivo. Roba, forse, minimamente un po' più seria.
E lo ha fatto mettendo i bastoni tra le ruote con impegno perfettamente degno della causa a gente che chiede sostanzialmente di tornare a lavorare.
La nottata all'addiaccio -con eventuali infreddature vin rosso nonostante- pare si debba per intero o quasi alla signora o signorina Elena Meini, in quota Lega nell'organo governativo di cui sopra.
Le conclusioni sul conto di chicchessia cui si può arrivare avendo a disposizione Google, un computer da due spiccioli e un po' di dente avvelenato sono spesso piuttosto stimolanti.
Nel caso di Elena Meini, che non è propriamente una ragazzina, abbiamo un curriculum che ne attesta il vivere di democratismo rappresentativo dal 2016 e un "laurea non conseguita" che ha senz'altro il pregio della sincerità. Il pezzo migliore è comunque elenameini.it, in cui non si è degnata nemmeno di togliere i testi campione presenti sul template di WordPress.
L'interessata non si scomponga troppo per rimediare: archive.org difficilmente perdona.
Una personalità titanica, anche questa.