martedì 24 novembre 2020

Donald Trump e la signora Smith

 

A meicàrla grittaghèna non ci sono riusciti gran che. 

 
Le elezioni presidenziali statunitensi di solito lordano le gazzette pubblicate nella penisola italiana per mesi e mesi. A seconda di chi comanda o si avvia a comandare la "Libera informazione" impone la corretta pronuncia della parola Arkansas, si impunta sulle iniziali dei secondi nomi e si addentra in puntigliose precisazioni sui pretzel. La propaganda dei contendenti negli USA influenza pesantemente quella delle forze politiche della penisola, talmente libere e talmente indipendenti da riprenderne persino la grafica.
Nel 2020 lo stravolgimento di molta parte della vita associata imposto dall'epidemia ha rubato la scena al postulato scontro di titani. Dopo quattro anni trascorsi a farsi togliere dalle manine le iniziative più incendiarie da un deep state consapevole di avere a che fare con un inesperto capacissimo di tutto, il ricco Trump è stato sconfitto da un certo Biden -un po' meno ricco- e nel momento in cui scriviamo sta ricevendo serque di rifiuti e di confutazioni (alcune anche piuttosto seccate e derisorie) da parte di quanti ha interpellato affinché statuiscano con lui che i dati elettorali sono stati manipolati. 
Dieci anni fa l’ameriKKKano medio (che fosse bianco, cinese, messicano o afroamericano) se ne fregava assolutamente dei problemi ambientali del pianeta, della sofferenza inaudita degli animali nei loro allevamenti intensivi, delle carestie in Africa o dei conflitti in Medio Oriente; gli interessava solo di potersi ingozzare di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati. 
Oggi, l'ameriKKKano medio (che sia bianco, cinese, messicano o afroamericano) se ne frega assolutamente dei problemi ambientali del pianeta, della sofferenza inaudita degli animali nei loro allevamenti intensivi, delle carestie in Africa o dei conflitti in Medio Oriente, si interessa solo che possa ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati. 
Solo, con molto minore potere d'acquisto. 
Sul piano interno l'amministrazione Trump è riuscita soltanto a garantire a varie decine di milioni di cialtroni il diritto -sempre più risicato- di condurre ancora per qualche anno una vita del genere, ramazzando sotto il tappeto il principio di realtà.

The Burning Platform è un sitarello tenuto su da qualche mangiatore di hamburger arrabbiato con tutti; al momento in cui lo abbiamo consultato vi si trovava in vendita "il miglior dannato sciroppo d'acero del mondo", fra la pubblicità di un sito di proiettili (qundici dollari sul primo ordine, se se ne spendono almeno duecento) e articoli su Steve Bannon -un maitre à penser di una tale levatura che dopo essere stato congedato dal suo pigmalione ha finito per essere arrestato come un biscazziere qualsiasi, e per motivi da biscazziere qualsiasi. Il testo che segue, pubblicato il 7 novembre 2020, è indicativo della mentalità maggioritaria nell'elettorato statunitense. Venti righe di piagnistei, imprecisioni, malafede pura e semplice lardellata di quella incompetenza arrogante che la "libera informazione" occidentale da almeno trent'anni avalla in ogni sede e in ogni circostanza come unico atteggiamento ammissibile.
Una qualsiasi signora Smith del Made AmeriKKKa Great Again, che in quattro anni non ha migliorato di un'inezia le proprie condizioni di vita, ma in compenso non ha perso un grammo del proprio veleno ciarliero. Sono degne di attenzione le molte attribuzioni causali contenute nel testo: un individuo nato e cresciuto nel sedicente "paese delle occasioni", che da decenni veicola nel mondo una weltanschauung ferreamente individualista, riesce in poche righe a elencarne moltissime.
Tutte eteroriferite. 
La signora Smith, sempre imbrogliata, sempre circuita, sempre derubata, non ha mai sbagliato niente in vita sua. 
E il riferimento al film Idiocracy, nelle intenzioni tutt'altro che ironico, vale da solo l'intera lettura.

Sono nata tra la fine della Generazione X e l'inizio di quella dei Millennial e sono cresciuta in una cittadina borghese. Si viveva bene. Avevamo un'abitazione senza pretese, ma per i compleanni e per Natale non si lesinava; andavamo in vacanza tutti gli anni, avevamo due auto e c'erano abbastanza soldi perché potessi frequentare lezioni di danza e di educazione artistica, e per fare la girl scout.
Mio padre è nato negli anni Quaranta; mi ha tirato su patriottica e orgogliosa, mi ha appassionato gli aerei da caccia dei suoi tempi quanto ne è appassionato lui, mi ha insegnato a rispettare la nostra bandiera e il nostro paese come si rispettano le cose sacre. Sono cresciuta nella convinzione che essere ameriKKKano fosse il più grande privilegio che si potesse avere. Sono cresciuta pensando che il nostro paese fosse forte, onesto e sincerto come mio padre. Sono cresciuta convinta di essere libera.
Da adulta, ho visto il mondo in cui sono cresciuta cadersene in rovina. Sono stata a guardare mentre la nostra moneta e la nostra economia venivano spudoratamente mandate a ramengo in modo irrimediabile. Da quando mi sono sposata, i magri investimenti che avevamo fatto io e mio marito per due volte sono stati stritolati da quel mercato in cui ci avevano detto di investire adesso che non esistono più le pensioni e a noi lavoratori tocca arrangiarci. Ci toccherà lavorare fino alla morte, perché la Sicurezza Sociale cui ci hanno costretti a versare denaro ci è stata anch'essa tolta da sotto i piedi.
Sono stata a guardare i personaggi da noi eletti che arrivavano al Congresso da persone normali, e lo lasciavano da multimilionari. Sono stata a guardare mentre mio marito operaio si svegliava ogni giorno a ore antelucane e tornava a casa con la schiena dolorante; speriamo tutti e due che riesca a reggere abbastanza da arrivare alla vecchiaia tutto intero. A parte le scarpe, i calzini e la biancheria, quasai tutto quello che la mia famiglia indossa è stato comprato usato. Siamo andati in vacanza una volta in dodici anni.
Non abbiamo cellulari, tv via cavo o servizi di streaming di un qualche genere. Solo internet con la linea fissa. Difficilmente andiamo a mangiare fuori. Abbiamo una casa di centotrenta metri quadri senza condizionatori. Io cucino, faccio conserve, faccio l'orto, ho i polli per le uova e per la carne, vendo qualche cosa su Etsy. E con tutto, riesco a malapena a pagare spese che rincarano ogni anno, mentre la qualità dei servizi e la durata delle cose peggiorano. La vita che ho descritto è quella che si può fare con sessantamila euro all'anno, senza indebitarsi.
In ultima analisi se contiamo tutte le tasse federali, statali e locali, il censimento, le tariffe, le tasse per Medicare e per la sicurezza sociale, quasi un terzo delle entrate della mia famiglia ogni anno se le frega il governo. E con quello che resta non si va lontano, basta per coprire le spese essenziali e per risparmiare qualcosa per i periodi neri.
Sono stata a guardare intanto che l'assicurazione sanitaria della mia famiglia veniva svuotata e distrutta. L'assicurazione privata che abbiamo dovuto sottoscrivere perché il datore di lavoro di mio marito è una realtà troppo piccola per aderire a un piano per le imprese, è stata messa fuori legge. Ci hanno lasciati a decidere se sottoscrivere un piano sanitario della Obamacare con franchigie insostenibili e massimali follemente ridicoli, o se pagare allo stesso governo che ha distrutto la nostra protezione sanitaria una multa per non aver sottoscritto un piano obbligatorio che non potevamo permetterci. Adesso abbiamo un'assicurazione a breve termine che di fatto non assicura un bel niente, e vivo nella paura che uno di noi si ferisca o si ammali di qualcosa che non posso rimediare con l'armadietto delle medicine.
Sono stata a guardare mentre la scuola, che già aveva i suoi difetti quand'ero ragazzina, diventava una ridicolaggine bella e buona di matematica non matematica, di stelle d'oro per tutti [un'attestazione di eccellenza per gli istituti scolastici, n.d.t.], di un antiameriKKKanismo fatto di vergogna per se stessi. La mia famiglia ha subito una batosta finanziaria fenomenale perché sono rimasta a casa io, a fare scuola a casa a nostra figlia. Così almeno la matematica all'antica la capirà abbastanza bene da capire quanto la stanno fregando. Prima o poi la finirà, mi dico.
Sono stata calma e con la lingua a posto quando mi chiamavano detestabile e retrograda e mi sono detta che io non c'entravo. Mi sono sentita dare di razzista, di xenofoba, di idiota, mi sono sentita dire che ero brutta gente. Mi hanno detto che sono una privilegiata, che ragiono in modo non obiettivo per via del colore della mia pelle, che il mio amato marito e il mio amato padre sono fra i costituenti di un orrendo patriarcato. Non un accidente di vero, in tutto questo; ma se mi azzardo a dirlo mi ritrovo usata come prova del mio razzismo e della mia fragilità da bianchi.
Sono venuta su repubblicana; mi sono turata il naso e ho votato per Bush, quel sangue blu del Connecticut con l'accento texano che ci ha imbrogliato cacciandoci in due guerre e cui dobbiamo l'antipatriottico Patriot Act. Ho votato per McCain, quel canarino neoconservatore sociopatico, l'"eroe" che ha silurato il tentativo di far fuori quell'Obamacare che finanziariamente parlando sta facendo fuori noialtri. Ho stretto i denti un'altra volta e ho votato per Romney, quel mascalzone di un capitalista dal cuore di pietra che si traveste da repubblicano e poi sta coi democratici tutte le volte che quelli tollerano la sua untuosa e ripugnante presenza.
E poi ho votato per Trump, che se non altro ha fatto una bella linguaccia a quelle vacche ipocrite della capitale, che se la meritavano alla grande. Grazie signor Presidente, grazie a nome di tutti noi signori nessuno. Dio ti benedica per questo.
E anche adesso rimango a guardare, mentre gente che odia me e i miei e che invoca a gran voce la nostra distruzione, che ha rubato platealmente le elezioni e poi ci ha detto che eravamo matti e che tutto si era svolto correttamente e secondo le regole. E il Partito Repubblicano non fa nulla, e io guardo. Probabilmente hanno tirato un sospiro di sollievo perché quell'ultimo arrivato di Trump è un uomo finito, e loro possono tornare ai loro veri lavori, riempirsi le tasche e mettersi nel mezzo in nome dei padroni delle loro società. Rimango a guardare mentre i media, in una maniera che farebbe impallidire Stalin, mettono zitto chiunque osi mettere in questione la legittimità di questa farsa che chiamano democrazia. Lo so, siamo in una repubblica, ma sono così stanca di spiegarlo alla gente che potrei anche lasciar perdere e fare l'ignorante come loro.
A votare non ci tornerò più. Me lo hanno spiegato più che bene che la mia voce non gli importa. Mi sorbirò qualsiasi cosa lo stato-balia pensa sia meglio, di qualunque follia irrazionale e suicida si tratti. Quello che ha deciso che mi serve sono un pedofilo da geriatria che non dovrebbe decidere su nessuna questione più importante che fra tapioca o crema di riso all'ospizio dei vecchi, e una zoccola da divano che fa i cortei contro il razzismo ma viene da una famiglia di possessori di schiavi. 
Sono libera di smembrare un bambino nel mio utero e di ucciderlo perché "il corpo è mio e decido io", ma guai a me se non mi metto sul viso l'equivalente di una coperta di Linus inzeppata di germi, o se non gli permetto di iniettare nella mia bambina qualche roba chimica che causa alterazioni genetiche. Mi possono trattare da donnaccia, licenziare, evitare e distruggere perché mi azzardo a dire che secondo ogni evidenza data dal DNA esistono solo due generi, ma una malattia con un tasso di sopravvivenza del 99% per la maggior parte degli esseri umani diventa una pandemia mortale capace di uccidere l'economia. Perché la scienza dice questo. Idiocracy è una cosa che esiste davvero, e ci stiamo vivendo dentro. Il dottor Lexus [personaggio di Idiocracy, n.d.t.] sarebbe già meglio rispetto a Fauci.
Non ce la faccio più. Non mi si chieda di rendere omaggio alla bandiera, di salutare le truppe o di fare i fuochi d'artificio per il quattro luglio. La repubblica che un tempo era la nostra è un cadavere gonfio e irriconoscibile; una malata, contorta, straziante burla.
E non sono sola. Non so come faranno le cose ad andare avanti quando milioni di cittadini non sentiranno più alcuna forma di lealtà verso la società in cui viviamo, né se ne aspetteranno da essa. Mi hanno cresciuta come una signora e le signore non imprecano, ma vadano a farsi fottere questi figli di puttana per quello che hanno fatto a me, ai miei e al mio paese. Tutti noi signori Smith non volevamo che un pezzo di terra per mettere su famiglia, un lavoro per pagare le bollette, e almeno una parvenza di libertà. Persino questo era troppo per questi parassiti umani. Vogliono tutto: mente, corpo e anima. Maledetti. Maledetti tutti quanti.



mercoledì 11 novembre 2020

Arrestato il Presidente dell'Orchestra da Camera fiorentina

Salvatore Leggiero con quello che sembra proprio un lingotto d'oro.
L'esperienza insegna che è molto più probabile che si tratti di cioccolata, e neanche delle migliori.

Con un po' di ritardo si prende atto dell'arresto di Salvatore Leggiero, un elegante signore del quale abbiamo avuto modo di parlare nel 2013 e nel 2016, non proprio per dirne bene.
Nomi, cognomi e contesto presentati negli scritti in link aiuteranno i lettori, specialmente se non fiorentini, a inquadrare meglio eventi e personaggi.
Gli hanno concesso, come si usa fra gentiluomini, gli arresti domiciliari.
Speriamo che le finiture di casa sua siano un po' meglio di quelle del fiorentino Palazzo Santarelli; in caso contrario persino la sobria sistemazione assicurata dall'Amministrazione Penitenziaria potrebbe avere qualche attrattiva.

Dal blog Kelebekler:
Mi arriva la notizia dell’arresto di Salvatore Leggiero, quello che trasforma le zucche in palazzi, e i palazzi in zucche.


Salvatore Leggiero
è l’imprenditore immobiliare, cresciuto con Marcello Dell’Utri, che nel 2012 tolse ai bambini di San Frediano quella che era stata la loro ludoteca e asilo da oltre novant’anni, in palazzo Santarelli in Via della Chiesa 44, 46, 48 e 50.
A quanto riesco a capire, il condirettore generale della Banca Popolare di Bari, Gianluca Jacobini, era solito concedere prestiti rischiosi, che hanno condotto al commissariamento della banca. E successivamente all’arresto, appunto di Jacobini, di suo padre e di Salvatore Leggiero.
Diversi mesi fa, Letizia Giorgianni scriveva:

“Chissà se tra le pieghe di quei bilanci già critici della Banca Popolare di Bari non abbia inciso anche quel prestito milionario concesso alla Leggiero Real Estate, la società immobiliare fondata dall’imprenditore Salvatore Leggiero?

Spulciando in rete infatti, da un articolo pubblicato da Milano Finanza scopro che, nell’aprile del 2018, Leggiero Re si compra per 50 milioni di euro l’ex sede AgCom davanti alla fontana di Trevi, con un’operazione supportata da Banca Popolare di Bari, grazie a un mutuo con un rapporto loan-to-value del 75%.”

Una curiosità. Fino al 2018, il prefetto di Firenze era un certo Alessio Giuffrida, adesso andato in pensione, ma tuttora Presidente Onorario dell’Orchestra da Camera Fiorentina.
E Salvatore Leggiero ne è il Presidente.
Come si vede anche sul sito dell’Orchestra da Camera Fiorentina:


Ma immagino che oggi si possano presiedere anche le orchestre in remoto.
Smart Presidenting dagli arresti domiciliari.

L'altra possibilità è che, sempre secondo l'uso dei gentiluomini, ai presidenti di orchestre da camera che incappino in certi inconvenienti sia data la possibilità di presiedere... orchestre da cella.