sabato 21 ottobre 2023

Francesca Campana Comparini in Carrai, il Libro dei Ceffi e l'imam di Firenze

 

Francesca Campana Comparini è un nome noto nella Firenze dei ben vestiti dal ristorante facile, ed è normale che non dica assolutamente niente a chi lavora tutto il giorno, gira in feldgrau e non è abituato a separarsi da grosse cifre (magari messe in nota spese) per roba che di lì a qualche ora prende la via delle fognature.
Di Francesca Campana Comparini ci siamo occupati tempo fa indicando le caratteristiche salienti del suo curriculum, che in caso di sponsali appena appena meno doviziosi (qui su Archive) le avrebbe al massimo assicurato un posto da insegnante precaria facendola contribuire come decine di migliaia di altre ben sposate a professionisti e funzionari alla situazione che manda in bestia Gianmarco Perboni (qui su Archive):

Il motivo principale della bassa retribuzione degli insegnanti deriva proprio dal fatto che, storicamente, si tratta di una professione femminile. Anche in tempi più recenti, quando ormai bene o male le donne avevano conquistato la parità retributiva, la condizione dell'insegnante (donna) era sempre vista come non propriamente lavorativa, perché la figura tipica era la moglie del professionista, che insegnava per avere un'occupazione, tanto a casa c'era la donna di servizio a sbrigare le faccende, figuriamoci se le importava dello stipendio. Nominarle poi la parola sindacato la faceva inorridire.
Risultato: leggo le statistiche comparative, vedo quanto guadagna un insegnante di Cipro (cinque volte più di me) e mi metto a piangere.
Il matrimonio con un console onorario[*] dello stato sionista invece sembra che permetta di volare assai più alto, e di dedicare buona parte della propria visibilità a un Festival delle Religioni biennale destinato senza dubbio a ospitare musulmani buonissimi.
I musulmani cattivi sono quelli dell'imam di Firenze Izzedine Elzir, che la Campana Comparini in Carrai richiama rudemente all'ordine dal Libro dei Ceffi:
Caro Izzedin,
Rimango basita di queste parole che ho letto stamani su La Repubblica di Firenze: "io non ho alcun dovere di render conto di nulla a nessuno (…) C'è il diritto di chiedere? Bene c’è anche il diritto di non rispondere". A causa dei terroristi di Hamas, il cui nome tu non hai il coraggio di pronunciare e condannare, mio marito e la mia famiglia vivono con la polizia alla porta per le continue minacce che ci arrivano.
Eccome se tu devi render conto come capo di quella comunità religiosa. È questione di rispetto della nostra amicizia. Rispetto verso chi ha fatto carte false per trovare alla tua comunità, per la quale nutriamo profondo affetto, un luogo dignitoso dove pregare. Rispetto verso la verità dei fatti ovvero che Hamas è un’organizzazione terroristica riconosciuta tale da quasi tutto il mondo.
Rispetto verso chi ingiustamente vive sotto protezione a causa di quel fanatismo che tu timidamente condanni e non condanni, sotto il paracadute della “situazione terribile e complessa”. Non mi risulta che tu sia sotto scorta perché il mondo israeliano ti minaccia. Ma di quale pace parli?
Francesca Campana Comparini, ideatrice e organizzatrice del Festival delle Religioni, all’Imam di Firenze, Izzedin Elzir.

 La produzione è quella della propaganda "occidentalista" che in questa sede deridiamo e additiamo al disprezzo delle persone serie da circa quindici anni: "o dici quello che io voglio che tu dica, e guai a te se ricorri a congiunzioni ipotetiche o avversative, o ti trovi arruolato per coscrizione nelle file di [formazione combattente qualsiasi, purché invisa ai ben vestiti], SS-Oberschütze su un'altana di Buna-Monowitz, o entrambe le cose insieme".
Elzir deve sopportare roba del genere da più di vent'anni e c'è se mai da meravigliarsi che mantenga la calma.

Con la gendarmeria alla porta, in casa Carrai Campana Comparini si deve avere una certa quale familiarità: i gendarmi, ad esempio, una volta hanno portato delle cose da firmare dove un signore si diceva interessato a sapere qualcosa di più dettagliato su una certa amica africana arrivata con una grossa somma di denaro in contanti (qui su Archive). Sulle continue minacce invece nulla è dato sapere: persino il Libro dei Ceffi, che è la via ordinaria con cui buoni a nulla e sfaccendati di vario genere procedono in proposito, non mostra nulla di inquietante né sulla autoschedatura di Marco Carrai né su quella del Festival delle Religioni. Più facile che la gendarmeria si ripresenti alla porta di casa Carrai Campana Comparini per sapere qualcosa di più preciso su quelle carte false che aggiungono un tocco di eloquente simpatia in più alle righe di Francesca, che ha col destinatario il tipo di atteggiamento che i ricchi ben vestiti tengono nei confronti di chiunque sia meno ricco, meno ben vestito e ipso facto tenuto a mostrare deferenza.
Adesso veniamo al sodo. I ricchi ben vestiti, secondo la felice definizione di Erri de Luca cui ci rifacciamo abitualmente in questa sede, chiamano terrorismo qualsiasi cosa non gli procuri un reddito. Al netto di questa premessa i combattenti di Hamas al momento in cui scriviamo non sono apprezzati nello stato sionista, negli USA, nel Regno Unito, nell'Unione Europea, in Giappone, Paraguay, Canada e Australia (qui su Archive). Un "quasi tutto il mondo" che noi persone serie chiameremmo invece "paesi occidentali, e nemmeno tutti". Col resto del pianeta che li ammira e li tollera sempre meno e ci sarebbe da stupirsi del contrario.
Lo stato sionista, come sa chiunque ne conosca sul serio la storia sia pure per sommi capi, ha fatto delle eliminazioni selettive una delle molte prassi legate alla propria dottrina militare. Se il signor Elzir avesse rappresentato una seria minaccia per il quieto vivere di Ari, Bibi, Mitzi, Yaeli, Uri, Tzipi eccetera sarebbe stato da tempo oggetto di provvedimenti adeguati.
Va ricordato anche che esiste una nutrita aneddotica sulla prassi diffusa presso i cittadini dello stato sionista di considerare i palestinesi come se non esistessero neppure: gente cui tagliare gli ulivi e cementare i pozzi da un anno all'altro, nei cui confronti le punizioni collettive sono prassi abituale e diventano letteralmente un'occasione di svago (qui su Archive).
Ora, l'"occidentalista" da gazzetta, specie se ben vestito, non è allergico solo alle congiunzioni ipotetiche e avversative. È allergico anche a chi non dicotomizza il mondo nello stile di quelle bestie del pallone che sono il miglior fenomeno di piena interiorizzazione dei "valori occidentali": come si permette dunque il signor Elzir di accennare alla terribile complessità di una situazione che i sionisti di complemento gli hanno già usato la cortesia di semplificare.
La pace degli "occidentalisti" contempla solo la cancellazione dal mondo -possibilmente in senso fisico- di chiunque abbia il torto di non piacergli. Che le persone serie non abbiano alcun motivo per rapportarsi con loro è il minimo che possa verificarsi.
Lo stato sionista è nato da una impresa coloniale, esiste e si comporta da stato di apartheid. Normalissimo che abbia i problemi delle imprese coloniali e degli stati di apartheid, compresa la resistenza alla cancellazione da parte dei colonizzati.



[*] Neanche console: console onorario.
"...Neanche cuoco... sottocuoco...!" (cit).

venerdì 13 ottobre 2023

Firenze. Marco Carrai: ben vestito, ricco, e sionista di complemento

 


Firenze, ottobre 2023.
Marco Carrai è un ben vestito che riveste varie cariche ben remunerate. Tra queste, quella di console onorario dello stato sionista.
Lo stato sionista non ospita solo haredim. Ospita anche un bel numero di fabbriche di armi e di apparati di sorveglianza, la cui esportazione rappresenta un cespite importante.
Ora, immaginiamo cosa può succedere a questo cespite se la customer satisfaction dell'endorser falls to its lowest point[*]. Vale a dire se le forze armate e di sicurezza dello stato sionista pur armate e rifornite di tutto punto si fanno sorprendere da un aggregato di straccioni. O meglio, da quello che viene postulato un aggregato di straccioni, che il 7 ottobre 2023 irrompe fuori dal ghetto di Gaza e imperversa per giorni nello stato sionista compiendo centinaia di omicidi efferati.
Tocca correre ai ripari, e alla svelta.
A Tel Aviv devono aver richiamato i rappresentanti dalle ferie e diramato direttive perentorie.
Di qui i toni del signor Carrai, che in un articoletto sul Corriere della Sera dell'11 ottobre annuncia una manifestazione di piazza a sostegno dello stato sionista e riesce senza alcuno sforzo a superare in intransigenza il segretario della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink. Il titolo dell'articolo deplora il ricorso alle congiunzioni ipotetiche ed avversative, secondo una delle molte prassi del gazzettificio "occidentale" che le persone serie trovano giusto e piacevole deridere.
Enrico deve tenere insieme una comunità ferita ma che deve andare avanti, nel silenzio, nella solidità e solidarietà. Altra cosa è un'azione politica, perché non è possibile che all'ONU ci siano più condanne nei confronti dello stato sionista che di Hamas.
Le persone serie possono leggere tra le righe senza alcuna difficoltà, e riformulare in questo modo:
 Enrico sa benissimo che essere ebrei è una cosa, essere sionisti un'altra, e che la litigiosità delle comunità ebraiche ha aspetti prodigiosi per cui è bene non insistere con certi argomenti, tanto più che il sionismo a Firenze non è mai stato molto popolare nemmeno in via Farini. Io invece faccio il console per lo stato sionista, cioè per il pied-à-terre mediorientale dei "valori occidentali". Che non ammettono l'esistenza di alternative o di contraddittori nemmeno davanti all'evidenza, per cui faccio finta di non capacitarmi che la stessa impopolarità di cui il sionismo soffre a Firenze si ripresenti allo stesso modo, anzi, molto molto peggio, anche all'Organizzazione delle Nazioni Unite.

Poi Marco Carrai si indigna per una questione serissima:

Sarebbe possibile un rave party a Gaza? O una sfilata del Gay Pride?

C'è da dubitare che il ben vestito Carrai abbia mai partecipato a iniziative del genere; quando si è chiamati ad alti destini l'odore di popolo che promana dalle turbe in estasi rimane ostico anche a vent'anni. L'affermazione è comunque interessante perché ascrive la superiorità etica dello stato sionista e del suo sistema sociale e giuridico a iniziative che nei paesi "occidentali" vengono avallate solo se vengono giudicate sufficientemente remunerative. Nello stato che occupa la penisola italiana si è insediato un esecutivo che del contrasto ai rave party in particolare ha fatto un punto d'impegno, varando immediati provvedimenti restrittivi. Hamas ha impartito in questo settore un'autentica lezione di giridivite e tolleranzazzèro, strano che da Roma nessuno abbia espresso approvazione.
Qualche giorno fa Carrai si è fatto largo nell'ufficio del borgomastro e ha ottenuto che la bandiera dello stato sionista venisse appesa a un balcone di Palazzo Vecchio. I risultati non sono stati troppo incoraggianti.
Sono stato assaltato da migliaia di commenti, il migliore dei quali era l'augurio che ci penzolassi io a testa in giù da quel balcone.
Dal che si può concludere -nell'incredibile caso non lo si fosse già fatto- che le istanze "occidentaliste" hanno molto spazio sulle gazzette e negli ambienti dei ben vestiti che frequentano ristoranti a nota spese, ma molto meno tra le persone serie e nella società in generale, specialmente a Firenze.
Le bandiere della pace sono da oltre vent'anni quasi una costante delle amministrazioni toscane, ma il signor console onorario storce il naso:
Non è più il tempo dell'equidistanza, la terzietà non sta bene con la verità.
Persino Carrai è capace di esprimere concetti condivisibili: su questa affermazione è impossibile avere qualcosa da eccepire.
I cittadini toscani 
dovrebbero capire che la bandiera arcobaleno che espongono dalle finestre simboleggia l'alleanza tra Dio e gli uomini che è il concestto alla base dell'esistenza del popolo di Israele. 
Ovvero degli ebrei, meno della metà dei quali vive nello stato sionista. Dove molto meno della metà della popolazione ha votato per l'esecutivo più intransigente che lo stato sionista abbia mai avuto in oltre settant'anni. 
Lo stato sionista è nato come una impresa coloniale e si comporta come uno stato di apartheid. Che incontri gli stessi problemi e le stesse resistenze è motivo di sorpresa solo per i ben vestiti e per le gazzette su cui hanno visibilità. Gli stessi ben vestiti e le stesse gazzette che sprecano tempo -e ne fanno sprecare a chi le legge- ostentando indignazione per ogni episodio che attesta la distanza che esiste fra il mondo come è e il mondo come essi vorrebbero che fosse. 
Carrai statuisce la non ammissibilità della equidistanza, e anche in questo caso riteniamo che abbia ragione da vendere. Non proprio nel senso in cui confida, ma a questo mondo non si può avere sempre tutto.
Un evento di gravità e bestialità senza precedenti con vittime civili, giovani, anziani, bambini, ragazzi che festeggiavano la propria libertà a un concerto, massacrati, trucidati e presi in ostaggio da bande che ricordano le squadre della morte iraniane. Sono eventi che non possono più prevedere la divisione tra favorevoli e contrari, richiedono un'unanime condanna. Non possono più esistere i 'se' e i 'ma', ci sono valori che devono unire tutti. A iniziare dalla consapevolezza che in questo conflitto da una parte c'è la democrazia e dall'altra l'odio.
La gravità e la bestialità di quanto accaduto hanno tutti i precedenti che si vogliono. L'unico elemento relativamente inedito sta nel fatto che una formazione armata ha compiuto atti di guerra esponendosi di persona invece che inviando missili o droni comandati da qualche ufficio con l'aria condizionata o addirittura dal salotto di casa grazie alle tecnologie in cui lo stato sionista è (stato?) all'avanguardia. 
La Repubblica Islamica dell'Iran ovviamente non schiera "squadre della morte", ma l'occasione per inveire contro il nemico storico del committente non poteva certo andare sprecata. Gli "squadroni della morte" erano e per certi versi sono ancora oggi una presenza costante, invece, nei paesi dell'America del Sud con i cui governi gli USA e lo stato sionista hanno fatto ottimi e non sempre limpidissimi affari.
Le congiunzioni ipotetiche e avversative esistono, continueranno a esistere, e le persone serie continueranno a ricorrervi; sarà il caso che Marco Carrai interiorizzi questo elemento del reale: la forza del suo argomentare ne trarrà senza dubbio molti vantaggi. E nel conflitto in essere l'odio è generato dall'esistenza di una compagine statale fondata sulla segregazione, che ha come già detto una storia da impresa coloniale, e che è logico che dei paesi segregazionisti e delle imprese coloniali abbia anche i problemi incluso quello della resistenza armata. Nel solo 2023 le forze armate e di "sicurezza" dello stato sionista hanno provocato una quarantina di vittime più o meno collaterali fra i palestinesi minorenni senza che nessuno infarcisse le gazzette con le proprie reazioni scomposte.
È chiaro che è ancora forte il pregiudizio storico che non nasce oggi ma da migliaia di anni, contro il popolo ebraico, fatto di film, vignette, luoghi comuni che da sempre descrivono gli ebrei come usurai, affamatori dei popoli, potenti che governano il mondo in modo prevaricatorio, ed è su questi pregiudizi che si sono formate le persecuzioni nel corso dei secoli. Pregiudizi che nell'era dei social, dove diventa vero ciò che è virale, vengono ancor più alimentati. 
I cosiddetti "social" altro non sono che demenziali autoschedature di massa. Inoltre sono occhiutamente sorvegliate anche e soprattutto grazie agli strumenti informatici di cui lo stato sionista è da decenni ottimo esportatore. La vulgata antisemita vi ha poco o punto spazio. Chi non ha alcuna stima per lo stato sionista non ha né il bisogno né la voglia di ricorrere a roba del genere per sostenere le proprie opinioni.
Marco Carrai chiede ai fiorentini e ai toscani 
di studiare la storia e di dimostrare solidarietà allo stato sionista a tutti i livelli, cercando di capire perché un popolo che ha alla sua base l'alleanza tra Dio e gli uomini riceva tanto odio. Parliamo di valori che in nessun modo possono comprendere la brutalità degli assassini di Hamas.
Carrai ricorre all'equivalenza tra ebrei e stato sionista, che proprio chi ha studiato un po' di storia non trova nemmeno degna di confutazione. Anche perché lo studio della storia rivelerebbe dettagli non proprio edificanti sull'operato del sionismo in Palestina, che ha contemplato attacchi a sedi delle amministrazioni civili come il King David Hotel, stragi di civili come a Deir Yassin e l'assassinio di mediatori dell'ONU come Folke Bernadotte
Chi difende lo stato sionista non può ascrivergli alcuna superiorità etica. 
E il testo biblico che racconta dell'alleanza fra Dio e gli uomini gronda pagine (ad esempio Deuteronomio 20, 10-15) in cui si prescrive spietatezza nei confronti del nemico.




[*]Non ci sarebbe nessun bisogno di ricorrere all'inglese, che viene qui usato con tono derisorio.




mercoledì 11 ottobre 2023

Ilan Pappé - Ai miei amici nello stato sionista: ecco perché stiamo con i palestinesi

 Il 7 ottobre 2023 le formazioni combattenti di Gaza hanno sorpreso i servizi di intelligence dello stato sionista, il suo governo e le sue forze armate e hanno sferrato una serie di attacchi estremamente sanguinosi.
La propaganda ha intensificato i toni, che sono gli stessi da decenni. Li abbiamo irrisi in molte occasioni e ne abbiamo scherniti gli alfieri, non è roba su cui valga la pena insistere.
Ilan Pappé è uno storico nato a Haifa nel 1954, ha fatto per decenni politica di estrema sinistra prima di abbandonare lo stato sionista e di trasferirsi nel Regno Unito.
Questa scritto è comparso il 10 ottobre su The Palestine Chronicle.

Non è sempre facile seguire la propria bussola morale. Se il suo nord è tuttavia rappresentato dalla decolonizzazione e dalla liberazione, essa vi farà probabilmente da guida per attraversare le nebbie dei veleni della propaganda.

È difficile tenere dietro alla propria bussola morale quando la società cui si appartiene -i suoi leader e i suoi media allo stesso modo- si arrocca moralmente e pretende che si condivida la stessa giustificata furia con cui ha reagito agli eventi dello scorso sabato 7 ottobre. 
Una sola cosa permette di resistere alla tentazione di unirsi ad essa: l'aver compreso prima o poi nella vita -sia pure come cittadini ebrei dello stato sionista- quale sia la natura colonialista del sionismo, ed essere rimasti inorriditi dalle sue politiche contro gli abitanti originari della Palestina.
Se avete acquisito questa consapevolezza non avrete dubbi, nemmeno davanti ad asserzioni velenose che ritraggono i palestinesi come animali o come "animali umani" [riferimento alla definizione loro riservata dal ministro della difesa dello stato sionista Yoav Gallant, n.d.t.]. Sono le stesse persone che insistono nel descrivere ciò che è avvenuto sabato scorso come uno "Olocausto" e abusano così della memoria di una tragedia immensa. Giorno e notte i media e i politici dello stato sionista veicolano istanze del genere.
È questa bussola morale che ha portato me e altri membri della nella nostra società a stare al fianco del popolo palestinese in ogni modo possibile: essa ci permette al tempo stesso di provare ammirazione per il coraggio dei combattenti palestinesi, che hanno conquistato una decina di postazioni militari surclassando l'esercito più forte del Medio Oriente.
Inoltre, persone come me non possono fare a meno di interrogarsi sul valore morale o strategico di alcune delle azioni che hanno accompagnato questa operazione.
Poiché siamo sempre stati sostenitori della decolonizzazione della Palestina, sapevamo che quanto più a lungo fosse continuata l'oppressione sionista tanto meno la lotta di liberazione sarebbe stata esente da critiche sul piano morale, come è successo per ogni giusta lotta di liberazione del passato in ogni parte del mondo.
Questo non significa che si debba perdere di vista il quadro generale, nemmeno per un minuto. Il quadro generale è quello di un popolo colonizzato che lotta per la sopravvivenza, in un momento in cui i suoi oppressori hanno eletto un governo deciso ad accelerare la distruzione -di fatto la cancellazione- del popolo palestinese, o addirittura della sua stessa pretesa di costituire un popolo.
Hamas doveva agire, e in fretta.
È difficile dare voce a queste controargomentazioni perché i media e i politici occidentali hanno assecondato la versione e la narrativa dello stato sionista, per quanto zoppicanti fossero. 
Mi chiedo quanti di coloro che hanno deciso di rivestire il Palazzo del Parlamento di Londra e la Torre Eiffel di Parigi con i colori della bandiera dello stato sionista capiscano veramente come questo gesto apparentemente simbolico venga accolto nello stato sionista.
Persino i liberali hanno dimostrato un minimo di decenza e hanno interpretato questo gesto come una completa assoluzione da tutti i crimini che i sionisti hanno commesso contro il popolo palestinese a partire dal 1948, e quindi come un concedere carta bianca perché vada avanti il genocidio che lo stato sionista sta oggi perpetrando contro la popolazione di Gaza.
Fortunatamente agli eventi che si sono svolti negli ultimi giorni ci sono state anche reazioni differenti.
Come in passato, ampi settori della società civile occidentale non si lasciano facilmente ingannare da questa ipocrisia che ha già fatto bella mostra di sé nel caso dell'Ucraina.
Molti sanno che a partire dal giugno 1967 un milione di palestinesi è finito in carcere almeno una volta nella vita. E con il carcere arrivano anche gli abusi, le torture e la detenzione a tempo indeterminato senza processo.
Sono le stesse persone che conoscono anche l'orribile realtà che lo stato sionista ha creato nella Striscia di Gaza quando ha sigillato la zona tenendola ermeticamente sotto assedio a partire dal 2007, un assedio cui si accompagna lo stillicidio di uccisioni di bambini nella Cisgiordania occupata. Questa violenza non è un fenomeno nuovo: è l'inalterato volto del sionismo sin dalla fondazione dello stato sionista nel 1948.
Proprio grazie a questa società civile, cari amici dello stato sionista, il vostro governo e i vostri media saranno alla fine smentiti: non potranno rivendicare il ruolo di vittime, ricevere sostegno incondizionato e farla franca per i propri crimini.
Alla fine sarà questo quadro generale ad emergere, nonostante i media occidentali siano di parte per loro stessa natura.
La grande domanda, tuttavia, è questa: sarete in grado di vederlo anche voi, amici nello stato sionista? Sarete in grado di afferrare il quadro d'insieme nonostante anni di indottrinamento e di ingegneria sociale?
E, cosa non meno importante, sarete in grado di interiorizzare l'altra importante lezione che si può trarre dagli eventi recenti, ovvero che la forza pura e semplice non può trovare l'equilibrio tra un assetto giusto da una parte e un progetto politico immorale dall'altra?
In effetti un'altra possibilità esiste: è sempre esistita.
È la possibilità di una Palestina senza sionismo, libera e democratica dal fiume al mare. Una Palestina che riaccolga i rifugiati e costruisca una società che non discrimini sulla base della cultura, della religione o dell'etnia.
Questo nuovo Stato si impegnerebbe a correggere per quanto possibile, i mali del passato in termini di disuguaglianza economica, espropriazioni e diritti negati. Una cosa che potrebbe annunciare una nuova alba per tutto il Medio Oriente.
Non è sempre facile seguire la propria bussola morale. Se il suo nord è tuttavia rappresentato dalla decolonizzazione e dalla liberazione, essa vi farà probabilmente da guida per attraversare le nebbie dei veleni della propaganda, delle politiche ipocrite e della disumanità che viene spesso perpetrata in nome dei "nostri comuni valori occidentali".

sabato 7 ottobre 2023

"Respiro" di Barbara Balzerani. Al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, a Gabriele Toccafondi, a Federico Bussolin

 

Il nome di Barbara Balzerani è molto indigesto ai ben vestiti del democratismo rappresentativo e della "libera informazione", motivo che abbiamo sempre considerato sufficiente a consigliare a tutti una meditata lettura dei suoi lavori, come abbiamo fatto e come continueremo briosamente a fare in casi analoghi.
Nel 2018 Gabriele Toccafondi -uno dei ben vestiti di cui sopra- ha dedicato speciali e tutt'altro che richieste attenzioni a una presentazione libraria tenutasi al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud. In quelle circostanze ci ripromettemmo proprio di recensire tutti i libri della Balzerani, per quanto relativamente lontani dai temi ricorrenti in questa sede, e pur con la lentezza di chi lavora tutto il giorno invece di andare in giro con la cravatta siamo stati di parola.
Respiro è stato pubblicato a settembre 2023 e al di là del suo contenuto quasi da instant book è senz'altro meritevole di interesse per il senso di alterità e di inconciliabilità che l'autrice esprime rispetto al mondo contemporaneo e allo stato di cose presente. Al momento in cui scriviamo non ha ancora attirato l'attenzione di nessun ben vestito ma abbiamo considerato l'occuparcene un piacevole dovere.
La recensione è dedicata a Gabriele Toccafondi e a Federico Bussolin, che della distruzione del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud che chi scrive è onorato di frequentare da quasi trent'anni ha fatto il cardine della propria visibilità politica.
Una condotta produttiva: al Comune di Firenze il gruppo consiliare della Lega che Bussolin si vanta di presiedere si è insediato dopo le amministrative del 2019 e all'ottobre 2023 aveva perso quattro consiglieri su sei, cacciati alla prima rimostranza o al primo sbadiglio, quando non trattati in una maniera tale da farli passare direttamente al Nemico...

Respiro (2023)
Lettera a mio padre (2020)
L'ho sempre saputo (2018)
Lascia che il mare entri (2014)
Cronaca di un'attesa (2011)
Perché io, perché non tu (2009)
La sirena delle cinque (2003)
Compagna luna (1998)



lunedì 2 ottobre 2023

Firenze è preda del degrado e dell'insicurezza

 


Chi vive a Firenze sa benissimo che quando ci si avvicina a una consultazione elettorale la "libera informazione" riporta ogni giorno attestazioni e testimonianze sull'irriferibile degrado e l'inaffrontabile insicurezza in cui si trova la città per colpa dell'amministrazione uscente.
E inventaria interviste a ricchi molto in là con gli anni che ricordano con estrema e sentita nostalgia una Firenze olezzante di verbena, dove anche una lite condominiale sarebbe parsa inconcepibile.
Certo, le interviste con i vecchi ricchi non bastano. Anche se corrispondono in buona misura all'elettorato attivo perché l'agenda politica è modulata sulle loro esclusive esigenze, occorre tenere conto anche del ricambio generazionale.
Si concede quindi visibilità anche alle assai meno finanziariamente fornite nuove generazioni. Le periferie sono piene di indigenti pronte a sostenere argomenti simili per poi tornare a vedersela con le bollette da pagare.
Ora, esistono gli archivi on line ed esistono le emeroteche. Consultando gli uni o le altre non dovrebbe essere difficile trovare riscontri all'esistenza di questa età dell'oro, una primavera fiorentina interrottasi da tanti anni con l'ascesa della dittatura bolscevica.
"L'Unità" era il quotidiano del Partito Comunista e a Firenze aveva un pubblico tanto vasto da meritare una redazione apposita.
La pagina 10/Firenze del numero del 15 novembre 1978 è riprodotta nella foto in alto; l'intero numero è qui in link [*].
Veniamo a sapere che nella sola giornata del 14 novembre dello stesso anno, e nella sola città di Firenze, sono detonati sei ordigni.
Almeno due -uno alla allora tesoreria provinciale di via Masaccio, uno vicino a una sede della gendarmeria- tutt'altro che dimostrativi
A Prato invece era stata presa di mira l'abitazione di un dirigente comunista.
Per ragioni di spazio in redazione avevano dovuto scegliere, dando particolari solo su questi tre episodi.
In ventiquattro ore nove ordigni in totale tra Firenze, Prato e Pisa.
In effetti è comprensibile che qualcuno provi una viva nostalgia di quei tempi, sia pure per motivi non proprio corrispondenti alle esigenze elettorali della "libera informazione".
La stessa pagina indica anche che l'atteggiamento del Partito Comunista nei confronti delle formazioni combattenti irregolari era tutt'altro che condiscendente; una annotazione che è bene rendere esplicita perché le gazzette e l'immondezzaio anche morale delle "reti sociali" inventariano centinaia di individui che giurano il contrario ogni giorno.



[*] Vi figura anche un lungo articolo sulle agitazioni operaie alla raffineria di Abadan, represse dai militari dello Shah a colpi di mitragliatrice. Ce n'è di che accontentare anche i laudatores temporis acti di Tehran... specie se laudant tenendosi a prudente distanza dai confini della Repubblica Islamica.