Nel 2021 l'amministrazione comunale ha considerato una priorità irrinunciabile inibire l'accesso al sagrato di Santo Spirito, in una piazza che per qualche insondabile motivo conserva il carattere popolare che ha sempre avuto.
La preparazione gazzettiera è andata avanti per mesi. La pianificazione anche, con divieti e ordinanze fatti rispettare con tutti i ritrovati tecnologici a disposizione della gendarmeria.
Tutto -a sentir loro- in nome della vivibilità e dell'interesse generale. Che si tratti di un'iniziativa utile solo a ribadire la ferma volontà di gentrificare quanto si ostina a sfuggire alla Disneyland del Rinascimento lo sanno tutti benissimo, ma di solito omettono di rivendicarlo.
Nel 1977 -racconta Filippo Scòzzari- il borgomastro bolognese Zangheri e la questura
Fatto sta che per ribadire l'autorità e la fondatezza della decisione e in previsione di ulteriori inasprimenti, il 17 giugno l'amministrazione ha fatto intronare attorno al sagrato un coso di gòmena e fittoni.
Il giorno successivo moltissime persone serie hanno tolto di mezzo tutto quanto e hanno rimesso le cose a posto facendo a pezzi la gòmena e usandola per il salto della corda, rovesciando i fittoni e coprendoli di scritte a dileggio dell'amministrazione.
Il primato della realtà sul mondo descritto dalle gazzettine è stato ristabilito.
La gendarmeria difficilmente rimarrà inattiva perché su cose come questa i borgomastri tendono a una certa permalosità, per cui chi scrive si rende fin da ora disponibile a contibuire ad eventuali sottoscrizioni.
Inutile rendicontare l'infastidita indignazione gazzettiera: sappiamo tutti molto bene che la "libera informazione" è capacissima di ammettere e di lodare in modo sperticato certe iniziative, ma esse devono svolgersi a Minsk o a Tehran.
Sta di fatto che, come nel caso della Bologna del 1977, anche nella Firenze del 2021 qualche fiorentino non incazzato, non precario, non studente, non autonomo, non giovane ha cominciato ad avere la conferma -più che il sospetto- che ci sia un limite anche a certe alzate d'ingegno. Il signor Vanni Santoni ha riassunto questo sentire sul Cinguettatore.
La preparazione gazzettiera è andata avanti per mesi. La pianificazione anche, con divieti e ordinanze fatti rispettare con tutti i ritrovati tecnologici a disposizione della gendarmeria.
Tutto -a sentir loro- in nome della vivibilità e dell'interesse generale. Che si tratti di un'iniziativa utile solo a ribadire la ferma volontà di gentrificare quanto si ostina a sfuggire alla Disneyland del Rinascimento lo sanno tutti benissimo, ma di solito omettono di rivendicarlo.
Nel 1977 -racconta Filippo Scòzzari- il borgomastro bolognese Zangheri e la questura
avevano proibito di sedersi sui gradini di San Petronio, per motivi d’ordine pubblico. Era così, in quegli anni. A qualcuno della nomenklatura veniva in mente una stronzata da due lire, e subito le veniva conferita l’aureola di Editto Per Il Buongoverno. Non che abbiano smesso. Nell’occasione però, qualche bolognese non incazzato, non precario, non studente, non autonomo, non giovane cominciò a sospettare che forse Zangheri cominciava ad entrare nel buio di una astiosa senilità kremlinica, ed il divieto anti studente di mostrare in piazza i maròni pelosi durò l’espás dun matén. Era divertente. Se da compagno voglioso di partecipare indirizzavi all’Unità le tue rimostranze di cittadino perplesso non succedeva un bel nulla. Se come maresciallo in pensione le esternavi al Resto del Carlino apriti cielo, e la noxia veniva rimossa in tre secondi. L’ansioso PCI. Non è stata sofferta la strada per arrivare a Prodi. Solo lunga.La differenza è che nel 1977 un bagatellfall era un bagatellfall; adesso, l'agenda politica delle amministrazioni locali si compendia di robetta come questa. Sono letteralmente ridotti a non sapere più cosa proibire e sanzionare.
Fatto sta che per ribadire l'autorità e la fondatezza della decisione e in previsione di ulteriori inasprimenti, il 17 giugno l'amministrazione ha fatto intronare attorno al sagrato un coso di gòmena e fittoni.
Il giorno successivo moltissime persone serie hanno tolto di mezzo tutto quanto e hanno rimesso le cose a posto facendo a pezzi la gòmena e usandola per il salto della corda, rovesciando i fittoni e coprendoli di scritte a dileggio dell'amministrazione.
Il primato della realtà sul mondo descritto dalle gazzettine è stato ristabilito.
La gendarmeria difficilmente rimarrà inattiva perché su cose come questa i borgomastri tendono a una certa permalosità, per cui chi scrive si rende fin da ora disponibile a contibuire ad eventuali sottoscrizioni.
Inutile rendicontare l'infastidita indignazione gazzettiera: sappiamo tutti molto bene che la "libera informazione" è capacissima di ammettere e di lodare in modo sperticato certe iniziative, ma esse devono svolgersi a Minsk o a Tehran.
Sta di fatto che, come nel caso della Bologna del 1977, anche nella Firenze del 2021 qualche fiorentino non incazzato, non precario, non studente, non autonomo, non giovane ha cominciato ad avere la conferma -più che il sospetto- che ci sia un limite anche a certe alzate d'ingegno. Il signor Vanni Santoni ha riassunto questo sentire sul Cinguettatore.
È stato corroborante, e anche un po’ rassicurante, vedere che ieri sera un bel gruppone di allegri ragazzini si è messo, tra musica e balli, a giocare al salto della corda con le gomene che erano state posizionate, assieme ai loro orribili supporti di cemento, a deturpare la basilica di Santo Spirito.
Ci sarà di certo chi dirà che anche la più legittima delle proteste, quella contro uno scempio doppio –capolavoro architettonico deturpato, più lo spazio pubblico tolto ai cittadini– fosse essa stessa "degrado". È allora importante affermare subito che non è così. E non solo perché protestare è legittimo (e in questo caso doveroso). Non è così, perché il degrado non sono le piazze vive e vissute dai cittadini, ma architetture ostili che imbruttiscono lo spazio di tutti e limitano l'accesso alla città. Ed è importante anche ricordare, specie a chi questa città la amministra, che i cittadini, i fiorentini, i loro cittadini, sono quelli che rifiutano in massa queste brutture: sono proprio quei ragazzini che saltavano ridendo su quelle corde, e non i turisti di giornata o le società con sede all'estero e cento appartamenti su AirBnb.
Ci sarà anche chi dirà che "allora i cordoni non bastano", e invocherà cancellate o muri di plexiglas o filo spinato pur di impedire che la gente faccia ciò che ha sempre fatto da 500 anni: stare sul sagrato di Santo Spirito, un luogo peraltro specificamente progettato per dialogare con la piazza. A quelli si ricorderà che se il problema sono coloro che pisciano in giro alla notte, vanno installati del bagni pubblici, di cui la città è drammaticamente carente e che se il problema sono quelli (invero rarissimi) che hanno comportamenti effettivamente molesti, la città deve intervenire per evitare quei singoli comportamenti, e non usarli come pretesto per danneggiare tutta la cittadinanza, togliendole uno degli ultimi spazi vivi e vitali di un centro già prostrato da anni di politiche atte a favorirne lo svuotamento e la conseguente turistificazione.