domenica 13 novembre 2022

GKN Driveline a Campi Bisenzio. Contribuire alla cassa di mutuo soccorso


Il Collettivo di Fabbrica dei Lavoratori GKN Firenze ha pubblicato questo appello sul Libro dei Ceffi.
Invece di fornire ulteriore denaro a osti e acquacedratai, le persone serie contribuiscono alle buone cause.
Niente ONLUS, niente "enti", niente ragazze con pochi vestiti addosso a fare da "madrine".
Il popolo per il popolo, subito, senza e se del caso contro la carta da bollo e la "legalità".


Rompere l'assedio, continuare a insorgere
Se dovessimo dirla alla Barbero, la scorsa settimana è iniziato l'assedio di Gkn.
E quando c'è un assedio, dalla notte dei tempi, le tecniche sono quelle:
- fare terra bruciata attorno agli assediati; calunniando la mobilitazione sociale dei lavoratori Gkn, presentando lo stabilimento come "inagibile", si tenta di tagliare i ponti tra Gkn e qualsiasi forma di ritorno al lavoro
- tentare periodicamente lo "sfondamento", trovando ogni volta una scusa e una modalità diversa per iniziare lo smantellamento dello stabilimento
- prendere per fame gli assediati. Il non pagamento degli stipendi, il ritiro unilaterale dell'anticipo di una cassa integrazione nemmeno ancora autorizzata, sono un modo per farti "lasciare la posizione". Presi dalla fame, gli assediati cederanno.
- gettare il veleno dentro l'assedio, far calare il morale dicendo che gli assediati sono divisi al loro interno e sono pochi.
E da sempre, l'assedio si rompe così:
- contro la terra bruciata, ricostruendo e costruendo ponti. Per questo è nata la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo, per questo si stringe ancora più forte la solidarietà e la convergenza. Il nostro team tecnico e scientifico è al lavoro per tutte le soluzioni industriali alternative. Il territorio deve sentirsi insultato e violato perché si sta calunniando una intera lotta di popolo.
- organizzando sortite. Saremo sul territorio, di botto e senza preavviso ma anche in forma pubblica e organizzata, attraverso assemblee, attività, raccolte di firme e, perchè no, altri cortei di massa
- facendo arrivare risorse agli assediati, aumentando i legami mutualistici e solidali tra gli assediati. Per questo stiamo accelerando la cassa mutualistica e facciamo appello a fare donazioni alla cassa di resistenza con la causale specifica "mutuo soccorso" e a tutta la finanza mutualistica a creare un sistema di prestiti che anticipi gli stipendi in attesa del loro ritorno "Cassa di mutuo soccorso" (Iban IT 24 C 05018 02800 000017089491 Causale: mutuo soccorso)
Arriveranno notizie di altre giornate campali in fabbrica, di altri cortei e iniziative. Torneremo a sorridere insieme. Ora però dobbiamo rompere l'assedio.



martedì 8 novembre 2022

GKN Driveline a Campi Bisenzio. La situazione a novembre 2022


Il 4 novembre 2022 la nuova proprietà dello stabilimento GKN di Campi Bisenzio ha informato le maestranze che il lunedì successivo sarebbe iniziato lo sgombero dei materiali.
Il nuovo "governo" dello stato che occupa la penisola italiana è insediato; la "libera informazione" contribuisce al mantenimento di un clima mediatico consono.
La comunicazione aziendale del nuovo padrone si è allineata senza infingimenti, alimentando anche nelle persone più condiscendenti l'idea che scopo ultimo del temporeggiare altro non fosse che affidare la grana alla gendarmeria.
Lunedi 7 novembre centinaia di persone che del governo di Roma non hanno alcuna stima si sono radunate per impedire lo sgombero dei materiali, e il padrone ha dovuto rinunciare al suo intento.
In quelle circostanze il delegato sindacale Dario Salvetti ha messo a parte gli intervenuti delle considerazioni che seguono. Il testo è stato trascritto e diffuso da uno dei presenti.

Il nome dello stato che occupa la penisola italiana ricorre nell'originale; come nostro uso ce ne scusiamo con i lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.


...Quando dicono che devono passare a prender dei rifiuti lo fanno per confondere le acque, poiché chiunque legga anche solo distrattamente il giornale, pensa che qua ci sono dei folli che non permettono ad un povero imprenditore di portare via i rifiuti, come quando la domenica c'è l'umido, quindi per portare fuori il sacchetto. 
Quello che chiamano rifiuti e questa roba qua, è l'intero parco magazzino GKN: semiassi Ferrari, Maserati, Ducati, venduti a peso di rottame, questo è il made in Italy e questo che vedete, oltre a chiarire definitivamente di cosa parlano quando parlano di rifiuti, se volete è la mostra permanente del made in Italy, visto che oggi il ministero dello sviluppo economico, quello immobile da tempo sulla nostra vicenda, si chiama anche del made in Italy e se vogliamo mettere le cose a terra e nella concretezza della realtà, e non nelle parole di questo o quel comunicato di una azienda. 
Tra l'altro, una azienda che non fa nulla per ripartire e che contemporaneamente brucia liquidità, è una azienda che evidentemente va verso il fallimento e noi lo diciamo qua, se si sta preparando il fallimento della GKN, usando come scusa la mobilitazione, si sappia che chi deve risponder delle proprie condotte non chiare non saremo noi; e chi fa le domande siamo noi.
Perché il privato 10 mesi fa si accolla 300 e passa contratti a tempo indeterminato senza avere capacità industriali metalmeccaniche? 
Perché dopo tre mesi doveva portare le manifestazioni di interesse e non le ha mai portate? 
Perché a luglio ha spacciato su tutti i giornali un consorzio di ricerca che non poteva essere in alcun modo uno strumento della reindustrializzazione? 
E perché oggi esce da quel consorzio? 
Perché a settembre vi e ci ha ipnotizzato tutti parlando di accordo di sviluppo e non ha mai presentato le carte per accedere a quell'accordo di sviluppo? 
Perché da agosto ad oggi si è permesso di battibeccare col Ministero e non di stare con noi, pancia a terra per ragionare di come poteva ripartire lo stabilimento? 
Che qua manchi un piano industriale, che qua non ci sia una minima garanzia non lo diciamo noi. Che poi lui provi a prendersela con noi, a trascinarci dentro a questa discussione, è soltanto una forma di viltà; perché oggi, a quanto ne sappiamo noi, non esiste una sola istituzione, non esiste una sola organizzazione sindacale che dia credito alla operazione che è stata messa in campo, tant'è che la cassa integrazione non l'abbiamo autorizzata noi, non l'ha autorizzata l'INPS, perché, unico caso in Italia, non sanno nemmeno che causale metterci, sulla cassa integrazione. 
Ed è per questo che arriva quel comunicato sabato, con quella veemenza, con quella serie di calunnie e di bugie. E noi facciamo anche un appello alle colleghe e colleghi giornalisti, so che questo dipende più dalle redazioni e di capi redazione che dal singolo giornalista: non vi prestate al giornalismo di battibecco, indagate le chiusure, prendete la documentazione scritta; fare giornalismo non vuol dire solo riportare l'ultima cosa detta da me o da chiunque altro, ma verificarla. Noi siamo in grado di smontare dieci mesi parola per parola di quello che è stato detto, e anche prima. Il problema è che non abbiamo più tempo per farlo, non abbiamo né tempo né voglia, non è questa la nostra funzione, stanno provando in tutti i modi di ridurci a cronachetta, lui ha detto, lui ha fatto, noi non siamo cronachetta, noi siamo un pezzo di storia, questo noi siamo, e se parliamo di storia, quella lettera riecheggiava un po' i toni da FIAT anni ‘80, i poveri lavoratori che vorrebbero rientrare, l'illegalità diffusa, ci sono alcune differenze però, non solo che la FIAT degli anni ‘80 l'abbiamo vissuta indirettamente, ce l'hanno raccontata indirettamente quelli che l'hanno vissuta, qua dentro -non proprio qua fisicamente, ma con la FIAT prima- e che hanno lottato contro quella operazione. Ma il risultato della FIAT degli anni ‘80 noi lo vediamo oggi in termini di perdita di diritti, di contratti, di precariato di 6 milioni di poveri assoluti, perché andiamo verso 6 milioni di poveri assoluti, il risultato della FIAT degli anni 80 lo vediamo dal punto di vista produttivo, lo dovete vedere che vi ha portato la FIAT degli anni ‘80, perché la FIAT degli anni ‘80, ci veniva incontro, ci asfaltava, forte della sua arroganza, ma anche del fatto che era un grande colosso industriale. Ora il grande colosso industriale è qua, sotto di me, gentrificato[?]. Semiassi della 500X se non mi sbaglio, Panda, non so se da qualche parte ci sono Ferrari e Maserati, questo è, questo è lo stato del paese, hanno distrutto i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori per asfaltare il paese, perché quando i lavoratori avanzano tiene la comunità e tiene il paese: quella lettera è fuori tempo massimo, perché oggi non ci crede più nessuno a quella operazione della FIAT anni ‘80. 
Non permettiamo di utilizzare parole offensive verso un presidio che in questi 16 mesi -perché il 9 novembre saranno 16 mesi e li faremo in una assemblea a Campi Bisenzio che speriamo partecipata- che venga ridotto a termini come illegalità, abusivismo, allacci: questo è stato non soltanto il punto di raccolta di una comunità, qui si è fatta cultura, si è fatto teatro, si è fatto cinema, si è ragionato di piani industriali, di idrogeno, di transizione energetica, di crisi climatica, qua c'è stata una classe dirigente che ha costruito e ce li siamo anche gestiti, costruite le cose con le nostre mani, come ultimo baluardo perché questi stanno provando ad insinuarci la depressione contando sulla reazione scomposta, sul logoramento e anche questa mattina hanno puntato sul logoramento, noi lo sapevamo che con tutta probabilità non ci avrebbero fatto il favore di venire -la celere che avanza e noi che resistiamo, no?- ma una cosa molto più sottile, un al lupo al lupo che poi non sbocca in nulla. È una partita a scacchi per il nostro logoramento psicologico che devono raggiungere; logorare psicologicamente 300 lavoratori che resistono, un po' per dignità, un po' perché non hanno alternative, un po' per orgoglio, un po' per caparbietà. 
Voi siete qua per empatia umana, per solidarietà, perché sapete che un domani potreste essere voi nella stessa posizione o già siete nella stessa posizione, perché la fabbrica vi sta chiudendo, perché avete un contratto precario, perché non avete altre possibilità lavorative, ma perché qua si gioca una partita più generale, non perché lo diciamo noi, ma perché così è. Così è, per due motivi almeno, uno perché quello che stanno provando ora è un dar seguito a come le multinazionali chiudono, perché hanno visto che con la chiusura frontale, coi licenziamenti in tronco, generano troppo rumore, e allora prendiamoli per logoramento, ritiriamo i licenziamenti, ma lo facciamo in maniera tale che piano piano se ne vanno via loro, lasciamo tutto fermo e scarichiamo gli stipendi di queste persone sui contributi pubblici e sull'INPS, così noi dobbiamo solo aspettare quando questo stabilimento sarà vuoto: va sconfitta questa operazione, non solo per il bene nostro, ma perché evidentemente è una operazione che è stata studiata e pianificata ad arte per noi e per tutte le altre aziende. 
Poi diciamoci la verità, la lettera che ci hanno mandato è una lettera in salsa molto meloniana[*]. Noi non siamo fans dei precedenti governi, noi governi amici non ne abbiamo e il meno peggio prepara il peggio, che prepara il peggio del peggio e giù sempre peggio che prepara il pessimo; per cui non è che siamo qui a dire che c'è la svolta autoritaria in questo paese, no, non c'è; ma quella è una lettera molto meloniana. Il governo del made in Italy che ci dice governo sovrano -termine molto usato per la sovranità in termini economici- dice di prendere in mano uno stabilimento e di rimetterlo in moto in modo da rimetterlo in circolo con tutta la ricerca pubblica che c'è sul polo pubblico della mobilità sostenibile. Qua gli unici che hanno fatto una proposta autonoma e sovrana, che deriva dalla nostra autonomia di classe, siamo noi. Gli altri il termine sovrano non dovrebbero nemmeno nominarlo, sono servi di servi, di servi di servi di servi di servi….fino a scavare. 
Però questa è una lettera che richiama il tema del rave, della illegalità come se padri e madri di famiglia si divertano a fare tutto questo. Non avevamo altro da fare, noi il lunedì. Quel lunedì 12 luglio dovevamo rientrare a fare i pezzi. E poi si apre una partita politica perché se noi andiamo ad un tavolo e cosa ci dicono? Non ci dicono avete torto, che sarebbe già una partenza di una discussione, ma ci dicono "avete ragione MA… noi non abbiamo gli strumenti, noi istituzione non abbiamo gli strumenti"
Ogni volta ci dicono il problema è più generale: ce lo dicono loro. 
È per questo che noi diciamo "Insorgiamo". 
Siamo stati responsabili, se il problema è generale e non è la singola fabbrica che lo può risolvere, non c'è che da insorgere. Non c'è un complotto dietro questo temine, c'è un inseme di persone che si risvegliano e che dicono "c'è un problema generale rispetto alla politica industriale di questo paese" ed eccoci qua, insorgiamo! 
Per il bene di tutti e di tutte e allora noi tra le altre cose stiamo provando -viste queste buffonate delle lettere, dei tavoli convocati da un giorno all'altro- stiamo provando a chiedere la disposizione dello stabilimento per la società operaia di mutuo soccorso “Insorgiamo”; una APS il cui statuto vorremmo depositare, in collaborazione con tante reti, l'ARCI, Fuori mercato, anche per regolarizzare la posizione di quello che stiamo facendo da mesi: il bar, la mensa, e per iniziare delle forme di autoproduzione ed auto recupero, perché noi abbiamo fame di tornare al lavoro, non di cassa integrazione
Tra l'altro quando sei disoccupato ti fanno storie per il reddito di cittadinanza, quando hai una fabbrica a disposizione per lavorare ti tengono 16 mesi in cassa integrazione a parlare di cassa integrazione, perché questo è quello che è avvenuto. Allora, grazie di essere qua e ora vediamo cosa si deve fare, sappiamo che tante e tanti verranno ancora, vedremo se fare rotonda/rotonda, se mangiare insieme, il microfono è aperto, vedremo come continuarla questa giornata, però una cosa ve la vogliamo dire, questi tornano, non tornano oggi non vengono, ma provano a tornare domani, poi dopodomani, poi ancora e se qualcuno è venuto qua sulla fascinazione dello spirito Fontani[?] 
...Io sono molto sereno su questo, fino a che l'assemblea approva che andiamo avanti, noi andiamo avanti, non c'è nessun problema. Se ci sarà da subire denunce, noi siamo qua con nome cognome numero di codice fiscale, tutto alla luce del giorno, senza nessun tipo di problema, almeno parlo per l'RSU e le organizzazioni sindacali.
Però quello di cui abbiamo bisogno ora è uno sforzo ancora maggiore, è di non solo resistere, ma progettare, quindi facciamo un appello per dare forza alla fabbrica pubblica e socialmente integrata, il territorio lo dobbiamo tenere legato a noi non soltanto attraverso la protesta, ma attraverso il mutualismo, attraverso i progetti che vogliamo mettere in piedi, attraverso l'autoproduzione dal basso, attraverso lo studio delle reti ambientali delle reti ingegneristiche solidali, le reti di ricerca, perché qua se non riusciamo noi a riportare il lavoro attraverso questa via non ci sarà mai nemmeno l' intervento pubblico, non ci sarà, non ce li mettono i capitali. E se non ci sono i capitali pubblici questa ditta è già fallita.
Purtroppo il nemico non è solo fisico, non è solo la Celere che se ne sta -mi dicono- adesso a Sesto Fiorentino, il nemico è molto più sottile, è in parte dentro di noi, nelle nostre abitudini, nella nostra passività, nella nostra polemica sterile, nella nostra incapacità di essere comunità, ed è tutto l'intorno, sono i milioni di flussi di merci che ci opprimono ogni giorno e l'incapacità di pensare che come sempre noi pensiamo di essere sudditi perché c'è un re, come abbiamo scritto. Non sappiamo che invece un re c'è perché noi pensiamo di essere sudditi. È lì il meccanismo che noi dobbiamo provare insieme a scardinare. Altrimenti la lotta è persa -e come sempre lo dobbiamo dire con franchezza- se non riusciamo a fare questo. 
Per cui grazie della presenza, ma continuiamo a stare appiccicati, date forza alla fabbrica pubblica e socialmente integrata. 
Grazie.
Insorgiamo.

 

[*] Il riferimento è a una certa Giorgia Meloni, al momento degli eventi Primo Ministro nello stato che occupa la penisola italiana.