martedì 28 febbraio 2012

Il "Dossier Foibe" di Giacomo Scotti, Achille Totaro e la propaganda "occidentalista"


Il 4 febbraio 2012 si è tenuta a Firenze una "manifestazione nazionale" in ricordo dei mariti delle foibe cui ha partecipato un centinaio di mangiatori di maccheroni. Tutti iscritti al PDL o appartenenti al suo elettorato passivo, più un po' di quegli aspiranti scaldapoltrone costretti a far presenza per tentare di farsi notare, come quando al pallonaio dei bambini arriva un "talent scout" di una ditta di palloni di quelle con i soldi.
Tra i ben nutriti e ben vestiti giunti a passare in rassegna la servitù spiccava Achille Totaro, che come tutti sanno è grasso.
E di Scandicci.
Abbiamo sostenuto a suo tempo che il fatto di essere grassi ed il fatto di essere di Scandicci non rappresentano condizioni necessarie, né tantomeno condizioni sufficienti, ad attestare competenze storiografiche di alcun genere. In compenso -i nostri lettori avranno chiaro anche questo e non certo da oggi- non sono neppure d'ostacolo alla partecipazione ad operazioni di propaganda.
Nel frattempo ci siamo procurati una copia del Dossier Foibe di Giacomo Scotti e ne presentiamo qui la recensione. Si ricorderà che "Il Giornale della Toscana" aveva dedicato la prima pagina nell'issue del 9 febbraio 2012 alla denuncia del "negazionismo" propalato dal libro di Scotti, con Achille Totaro che a nome del suo "partito" ciarlava di "mistificazione della storia" e tirava in mezzo un certo Renzo Berti, politico pistoiese nominato a tambur battente negazionista per contaminazione.
Scorrendo l'articolo si trovava anche la citazione che serviva da pretesto per montare il caso.
Questa citazione non proviene da scritti dello Scotti, ma dalla prefazione al libro che è come d'uso curata da un altro autore. Questa citazione è costituita sostanzialmente dal primo paragafo della suddetta prefazione, che si trova a pagina sette dell'edizione in nostro possesso.
Il dubbio, per non dire la certezza, è che la lettura del libro di Scotti il fior fiore dell'occidentalame politico fiorentino l'abbia limitata al primo paragrafo della prefazione.
Non esiste scolaresca di dodicenni dalla quale non si pretenda maggiore serietà: tuttavia i politici "occidentalisti" sono chiamati a rappresentare con fedeltà puntuale il proprio elettorato di riferimento, e sono proprio i casi come questo ad attestare il fatto che questo compito viene da essi svolto senza alcun dubbio con assoluta fedeltà e perfetta cognizione di causa.


Giacomo Scotti - Dossier Foibe

Il Dossier Foibe di Giacomo Scotti si concentra sugli avvenimenti verificatisi nelle regioni di confine dello stato che occupa la penisola italiana tra il settembre e l'ottobre del 1943. Le due parti in cui il volume è ripartito sono precedute da una prefazione di Enzo Collotti e sono dedicate rispettivamente ad un inquadramento storico della vicenda, cui fa séguito una esposizione evenemenziale, e ad un esame critico delle fonti più citate sul tema.
La politica dello stato che occupa la penisola italiana perseguita dal 1920 al 1943 nei confronti delle popolazioni croate del confine orientale è argomento essenziale del primo capitolo del volume: snazionalizzazione forzata, alienazione culturale, cancellazione delle testimonianze storiche, cambiamento di toponimi e cognomi, deferimenti in abbondanza al "tribunale speciale" e, con l'aggressione alla Yugoslavia del 1941, fondazione di campi di concentramento e scorrerie della milizia politica con la connivenza, se non con l'aperto sostegno, delle forze armate. La testimonianza di Raffaello Camerini riportata dall'A. attesterebbe il fatto che l'utilizzo delle profonde cavità carsiche come destinazione per i corpi di persone sottoposte a fucilazione previo (nel migliore dei casi) un processo sommario sarebbe stato intrapreso fra il 1940 ed il 1941 dalla milizia politicizzata e che successivamente gli insorti del settembre 1943 non abbiano fatto che riprenderne l'esempio.
Il secondo capitolo espone le vicende successive al 25 luglio e all'8 settembre 1943: l'insurrezione popolare toglie le armi ai reparti in colliquazione e pone spicciativamente le basi per le epurazioni prima di venire a sua volta repressa dal massiccio intervento tedesco e collaborazionista nella zona, reso ancora più determinato dalla costituzione della regione in "Litorale Adriatico" direttamente annesso al Reich. Alle poche centinaia di epurati, in grandissima misura compromessi con il potere o comunque con lo stato che occupa la penisola italiana, la repressione nazionalsocialista rispose con migliaia di uccisi ed altrettanti deportati, dissanguando letteralmente il territorio. Il ritiro tedesco lasciò a presidiare la zona elementi rabbiosamente politicizzati, che dall'ottobre del 1943 intrapresero con abbondanza di saccheggi la caccia agli slavocomunisti.
Il terzo capitolo intitolato "La parola ad un informatore ustascia" riprende un resoconto destinato ai vertici dello stato collaborazionista di Croazia e redatto da Nikola Zic, pubblicista e professore croato collaboratore dei servizi d'informazione croati. La trattazione definisce più in dettaglio i rapporti esistenti tra le varie nazionalità, e soprattutto l'orientamento politico ed il relativo peso delle formazioni armate. Particolare attenzione viene messa da Scotti nel sottolineare le potenzialità della decisione presa a Pazin nel settembre del 1943 e più volte ribadita da parte del Movimento Partigiano di Liberazione di considerare come un dato di fatto il passaggio di tutta la regione sotto la sovranità jugoslava, così come la scarsa preparazione organizzativa e politica dimostrata dagli insorti. Il rapporto di Zic elenca anche una serie di massacri indiscriminati attribuiti a collaborazionisti russi, cechi e polacchi inquadrati nella 162ma Turkmenishe infanteriedivision; secondo Scotti, il fatto che i tedeschi avessero proceduto a fucilazioni di "ribelli" nelle stesse cave di bauxite usate dagli insorti per eliminare i prigionieri sarebbe stato provvidenziale per la successiva "storiografia" propagandista, che ha avuto buon gioco in più di un caso nell'attribuire ai partigiani anche parte delle vittime della repressione tedesca. In chiusura vengono riportati scritti dal diario di un certo Giorgio Privileggio in cui l'autore non fa cenno alcuno alle divisioni pur presenti nel movimento partigiano ed in cui si nota, cosa evidente anche negli annunci mortuari pubblicati nell'ottobre 1943 dai quotidiani di Pula e Trst, che la grande maggioranza delle vittime dell'insurrezione era rappresentata da "squadristi", "legionari fiumani" ed altri esponenti del potere politico. Nulla di pianificato risulterebbe nei massacri né sarebbe evidente una loro matrice meramente nazionalistica; le testimonianze che li attribuiscono ad una "reazione scomposta di elementi locali" decisi a vendicarsi di vent'anni di torti continui sono secondo Scotti numerose e concordi.
La prima parte del volume si chiude con un capitolo dedicato all'analisi approfondita di un volume di memorialistica pubblicato nel 1986 da Dusan Diminic, che Scotti indica come "il diario di un comunista croato". Testimone dello sbandamento dell'8 settembre 1943, Diminic percorse le strade comprese tra Rijeka e Pazin e nel suo memoriale non nasconde affatto i disaccordi che esistevano all'interno del movimento di liberazione: un tema che ricorre in tutto il libro; ad esempio, l'A. considerava praticamente un problema il comitato di liberazione di Rovinj, che almeno all'inizio non comprendeva croati. Non si fa mistero alcuno neppure della scoperta intenzione croata di considerare un fatto appurato l'annessione dell'Istra. Uno degli "elementi locali" propensi alla vendetta è identificato con precisione da Diminic in Matteo Stemberga, definito da Scotti "contrabbandiere" ed "autoproclamato capo della polizia", responsabile di decine di fucilazioni arbitrarie nella zona di Labin prima di essere a sua volta ucciso. Dominic rileva il comportamento poco lineare delle improvvisate "commissioni di inchiesta" e la fine affatto chiara cui andarono incontro alcuni esponenti comunisti non croati come Lelio Zustovich.
Secondo Scotti esiste una buona concordanza tra le fonti nell'indicare in circa quattrocentocinquanta le vittime degli improvvisati tribunali organizzati nei giorni dell'insurrezione, la cui attività fu particolarmente intensa a Pazin. La stampa collaborazionista di Pula e di Trst avrebbe dato il massimo risalto alle esecuzioni sommarie, iniziando immediatamente ad accusare gli slavocomunisti di aver agito per ripulire etnicamente l'Istra "salvo poi tirarsi la zappa sui piedi quando, pubblicando un elenco di quattrocentodiciannove vittime vere o presunte", i giornali della Repubblica Sociale e quelli a servizio dei tedeschi in Istra e a Trst le qualificarono nella maggior parte con gli appellativi di "squadrista", "fascista", "commissario" e "agente di P.S." riconoscendo esplicitamente la "precisa matrice di regime" dei cosiddetti "infoibati".
Agli "infoibati" è dedicata per intero la seconda parte del volume, occupata pressochè per intero da una rassegna della letteratura più diffusa sull'argomento. Scotti sostiene che a fronte di una storiografia degna di questo nome, concorde nell'indicare in poche centinaia il numero di questo genere di vittime, fin dal 1944 andò diffondendosi una massiccia opera di propaganda collaborazionista dai toni granguignoleschi, che arrivò presto a quantificare trentamila vittime. In questo senso Scotti indica come importante il "lavoro" di Luigi Papo, che ascrive con disinvoltura al numero degli "infoibati" tutti i morti ammazzati in Istra, qualunque ne fosse il motivo, dal 1941 al 1945, e che redasse puntigliosi elenchi nei quali non mancano né i nomi ripetuti, né i nomi di vittime tanto in salute da poter rilasciare a guerra finita dichiarazioni sul trattamento ricevuto nei campi di prigionia degli "slavocomunisti"... La storiografia meno ansiosa di prestarsi alle istanze della propaganda riconobbe le mistificazioni come tali fin dal loro primo abbozzo e sottolineò sempre l'oggettiva mancanza di qualunque tentativo di porre in atto un'operazione di pulizia etnica su vasta scala. Tra le varie liste di vittime redatte nel corso degli ultimi decenni, Scotti considera con particolare attenzione quella di duecentotrentasette nominativi pubblicata dal croato Antun Giron, rilevando come molti cognomi, palesemente e malamente tradotti, risentissero della alienazione culturale imposta dallo stato che occupa la penisola italiana al tempo della sua dominazione in Istra, e come molte delle località di provenienza delle vittime fossero anche negli anni oggetto della trattazione popolati da maggioranze croate. Un modo per dire che la divisione in termini etnici tra vittime e carnefici che è alla base della propaganda non trova neppure conferme all'atto pratico.
Secondo le conclusioni di Scotti (1) la maggioranza delle vittime dei processi sommari era costituita da appartenenti all'apparato politico-statale, collaborazionisti e spie, (2) che la maggior parte degli episodi efferati avvenne senza e spesso contro le direttive dei massimi organismi del movimento partigiano, (3) che una discriminazione tra vittime e carnefici su un piano esclusivamente etnico non trova conferma nei dati disponibili e (4) che i materiali pubblicati sono spesso pesantemente distorti da intenti propagandistici molto chiari.

lunedì 27 febbraio 2012

Primavera 2012, (araba o meno): fuori moda l'inchiostro sulle dita delle donne al voto


L'agenda setting è soggetto alle mode come e più di molti altri contesti. L'immagine qui sopra ritrae una donna irachena all'uscita di un seggio elettorale, risale probabilmente al 2005 ed è da tempo fuori moda. Dunque irrilevante se non inesistente, secondo il pensiero e le convenienze "occidentaliste".
Chiuso da tempo il periodo in cui alle consultazioni elettorali irachene venivano attribuite caratteristiche pressoché taumaturgiche, le gazzette non hanno ritenuto necessario dare troppa visibilità ad una consultazione elettorale tenutasi nella Repubblica Araba di Siria, secondo la prassi che impone di far scivolare in secondo piano qualunque evidenza che contraddica la visione del mondo che il gazzettaio è tenuto a veicolare.
La "libera informazione" ha come prassi consolidata quella di delegittimare, o nel migliore dei casi di far passare sotto silenzio, tutti i risultati elettorali non in linea con i pronostici "filooccidentali" più smaccati. Secondo fonti governative siriane oltre il 57% dell'elettorato siriano ha votato, con buona pace delle gazzettine che auspicavano con sicumera una "scarsa affluenza"; a favore della nuova costituzione -che tra le altre cose elimina il ruolo di preminenza del partito governativo- si è espresso oltre l'89% dei votanti. Non si tratta di percentuali inverosimili ed è difficile attribuirle a meri intenti propagandistici; si tratta di dati in sostanziale accordo con le affermazioni di chi considerava circa il 55% del corpo elettorale favorevole al governo di Assad all'inizio dei combattimenti, il che fa pensare che lo scoperto intento della "comunità internazionale" di distruggere Assad ed il suo governo abbia fino a questo momento spostato gli equilibri di poche o punte posizioni.
La propaganda "occidentale" sugli avvenimenti in corso ha saturato il mainstream fin dai primi scontri di piazza, con l'ovvio risultato che a distribuire patenti di democrazia, e a negarle d'ufficio al governo siriano, c'è una compagine di politici "occidentali" che è sostanzialmente complice e connivente con le monarchie del Golfo che hanno scatenato la guerra in Siria allo scopo di spezzare il fronte della resistenza antisionista.

lunedì 20 febbraio 2012

“Grazie al PdL colmata finalmente una grave lacuna: Oriana Fallaci avrà una via di Firenze”


Sic ferunt. Non resta che prenderne atto, e prefigurare quello che dovrebbe essere l'aspetto più acconcio e coerente della dedicanda via.

domenica 19 febbraio 2012

Lo Stato del Qatar: un "garante della democrazia" in terra di Siria.


Lo Stato del Qatar è una penisola sabbiosa di undicimila chilometri quadrati popolata da meno di due milioni di persone. Risorsa economica principale, gli idrocarburi. Negli ultimi anni la diversificazione industriale ne ha fatto letteralmente esplodere il PIL ed ha attirato in Qatar tutte le più globalizzate iniziative economiche "occidentali", compreso il campionato mondiale di pallone. Tutto questo ha reso il monarca assoluto Hamad bin Khalifa Al Thani ospite assiduo e gradito delle cancellerie "occidentali"; negli ultimi mesi le gazzettine stanno partecipando al pubblico anche i tentativi, che si vorrebbe fossero persino presi sul serio, di Al Thani di presentarsi come "garante della democrazia" nella Repubblica Araba di Siria.
Lo Stato del Qatar destina alle spese militari un quarto del bilancio statale ed ha partecipato in prima fila all'aggressione contro la Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista. La televisione qatariana Al Jazeera fa quotidianamente da sponda alle evanescenti "organizzazioni" dell'"opposizione" siriana cianciando di "democrazia" e di "diritti umani": i tempi in cui l'ubriacone Bush voleva farla bombardare per il sostegno che essa forniva alla resistenza sunnita in Iraq sono finiti, adesso che il Qatar si è schierato apertamente con l'Arabia Saudita, con le monarchie del Golfo e con gli "occidentali" nella politica di aggressione indiscriminata al fronte della resistenza che si estende dal Libano meridionale alla frontiera con il Pakistan. Questo significa che i "disertori" e i "combattenti per la libertà" che da un anno stanno mettendo a ferro e fuoco la Repubblica Araba di Siria hanno sponsor autorevoli ed ascoltati. E la fondatezza di quello che Al Jazeera riferisce ricorda da vicino quella dei comunicati di una certa lesbica di Damasco.
La foto in alto ritrae l'ambasciata dello Stato del Qatar nella Repubblica Francese: un intero isolato di assoluto pregio, nella Place Charles de Gaulle, con vista sull'Arc de Triomphe. La benevolenza con cui l'"occidente" tratta chiunque si presti a far correre il denaro nella giusta direzione arriva anche sulle riviste delle compagnie aeree, che per certe questioni a volte sono una via di mezzo tra la sentinella avanzata e la cartina di tornasole; quella dell'Air France spiega nel febbraio 2012 che lo Stato del Qatar è
Piccolo ma potente. Il Qatar ospiterà la Coppa del Mondo di Calcio del 2022, nonostante la sua estensione di centocinquanta chilometri per settantacinque e la sua popolazione di due milioni di abitanti. Il motivo principale per cui esso è di interesse mondiale è rappresentato dal campo della finanza. Attraverso l'Authority per gli investimenti del Qatar, creata nel 2005, il paese ha oggi un ruolo da protagonista negli investimenti in progetti di primaria importanza in Grecia, in Indonesia, in Germania e nel Regno Unito, e la holding Prospect Qatar detiene il 17% della Volkswagen, il 10% della Porche ed importanti quote di miniere d'oro in Grecia. Nel Regno Unito l'emirato ha investito 23 miliardi in due anni, acquisendo gli edifici di Londra in cui hanno sede i grandi magazzini Harrod's e l'ambasciata degli Stati Uniti; ha investito anche in tecnologie per l'estrazione del gas naturale, in formazione, in servizi finanziari e nel campo delle energie alternative. Questa strategia, lanciata nel 1995, ha conseguito successi enormi: il PIL del Qatar è passato dai 17,5 miliardi di dollari del 1995 ai 150 miliardi del 2010.
I garanti della democrazia.

venerdì 10 febbraio 2012

Achille Totaro: uno storiografo capzioso contro Renzo Berti e il "Dossier foibe" di Giacomo Scotti


Al centro nella foto, uno grasso di Scandicci e un altro di Scandicci che però non è grasso.
Si apprezzino l'austerità ed il sobrio rigore, l'ambientazione claustrale,
il piglio dimesso e modesto di questi autentici difensori delle "radici cristiane" dell'"Occidente".


Achille Totaro è di Scandicci ed è grasso.
In alternativa si può dire che è grasso e di Scandicci.
Fine delle caratteristiche peculiari.
La politica "occidentalista" costituisce un contesto talmente sui generis che in essa il fatto di essere grassi e di Scandicci pare costituire titolo sufficiente non soltanto per accedere alla "camera alta" prevista dall'ordinamento in vigore nello stato che occupa la penisola italiana, ma anche per esprimersi con documentata competenza riguardo alle questioni più varie e complesse, non ultime quelle che riguardano le vicende meno indagate della storia contemporanea.
Al momento in cui scriviamo, internet permette di incrociare una serie interessante di informazioni.
La prima è che presso l'Università di Firenze esiste un corso di laurea in scienze storiche; il sito dell'Università dettaglia tutti gli insegnamenti previsti.
La seconda è che il curriculum di Achille Totaro, che costituisce a suo modo una piccola garanzia di stabilità visto che per quanto ne sappiamo non viene aggiornato da anni, si preoccupa di scagliarsi "contro i nomadi che non rispettano le leggi" (come se i "sedentari" ne costituissero l'ideale opposto) ma non certo di informare il potenziale elettorato attivo delle competenze accademiche detenute da questo ben nutrito scandiccese in alcun campo dello scibile, meno che mai in quello della storia contemporanea.
Altrettanto vivacemente latitano, nella stessa sede, le informazioni sull'attività lavorativa svolta da questo signore.
La terza è il ciarliero Libro dei Ceffi, un'invenzione meravigliosa che ha aiutato e continua ad aiutare tanta gente a dare pubblico spettacolo del proprio squallore conformista ed ebefrenico, e a cadere ora nel ridicolo ora nel tragico; il tutto -si noti- senza che sia necessario essere grassi.
E neppure di Scandicci.
Proprio dal Libro dei Ceffi proviene la foto in alto: dovrebbe essere stata scattata in un luogo dove si vendono alcolici e vi si riconosce al centro un individuo molto somigliante al non laureato in storia Achille Totaro. L'altro soggetto maschile ritratto dovrebbe anch'esso essere di Scandicci e non ci sorprenderemmo a scoprirlo dotato di competenze paragonabili, con l'importante differenza che però non è grasso.
Detto brevemente, nonostante il gazzettaio e le televisioncine "occidentaliste" si diano un gran da fare per testimoniarlo, essere grassi e di Scandicci non conferisce di per sé alcuno skill mediaticamente sfruttabile in materia di storia contemporanea: si tratta di due caratteristiche che non possono in alcun modo sostituire il rigore documentale, né essere utilizzate come testimonianza o come propensione ad esso.
Achille Totaro invece parrebbe convintissimo del contrario, nonostante abbia tra le altre cose pubblicamente ammesso di ignorare sia la lingua latina -di importanza irrinunciabile per chiunque si interessi di certi argomenti- sia il rito cattolico secondo il vetus ordo missae:
A metà della messa, nel silenzio della strada, passa una macchina, l' autoradio a volume alto: è Achille Totaro, consigliere regionale di Alleanza nazionale: «Io sono col Papa, però la messa in latino mi piace, non ci capisco niente, ma mi fa sentire di appartenere a una tradizione millenaria». (La Repubblica, 2 settembre 2001).
Proprio perché convintissimo del contrario, l'abbondante Achille Totaro fa nel 2012 quello che l'altrettanto competente Francesco Torselli aveva fatto nel 2010: aiuta i gazzettieri de "Il Giornale della Toscana" a far giornata con una delle loro campagne propagandistiche.


Il pretesto resta sempre uguale, come uguali restano gli argomenti di una compagine come quella "occidentalista" per i cui rappresentanti è difficile uscire dagli ambienti disposti a tollerarli senza rischiare contestazioni perentorie e non sempre improntate a civiltà e compostezza: si cerca qualcuno che sghignazzi davanti alla vulgata "occidentalista" e lo si addita ai linciatori da gazzettina perché se lo lavorino per una settimana o due.
La vulgata "occidentalista" in materia di storia contemporanea la esponemmo e confutammo brevemente qualche anno fa. Gli "occidentalisti" considerano i mariti delle foibe come una sorta di masso erratico della storia europea
da trattare sempre secondo la stessa prassi: si estrae un episodio storico dal suo contesto, gli si attribuiscono cause metafisicamente malvagie e si ascrivono al Male assoluto anche i responsabili, che si avrà cura di identificare perentoriamente nelle schiere "nemiche" secondo una visione dualistica utilissima per la palloneria ma deleteria in tutti gli altri campi dello scibile. In assenza di un contraddittorio l'operazione porta frutti elettorali di tutto rispetto, e se proprio i contraddittori arrivano si può sempre delegittimarli dando loro dei "terroristi", vocabolo che negli ultimi dieci anni ha identificato, nella comunicazione politica istituzionale, chiunque non si adeguasse in modo supino ed immediato alla weltanschauung di chi comanda. Con "giustificazionismo", in Alleanza Nazionale [e nel PDL di oggi, N.d.A.], si indica quello che in ambienti meno ingozzati di spaghetti prende il nome di "obiettività", se non di "competenza".
Questo lodevole modo di intendere l'indagine storiografica è nel caso specifico rivolto contro un certo Renzo Berti, un amministratore locale di una città come Pistoia in cui la politica "occidentalista" ha visto all'opera negli ultimi anni un gruppetto di molesti perdigiorno ed un assassino seriale troppo malvestito per poter trovare giustificazione; la propositività "occidentalista" al suo vertice.
Questo Renzo Berti avrebbe distribuito in giro qualche copia di un libretto intitolato Dossier foibe, pubblicato nel 2005 da Manni Editori e scritto da un certo Giacomo Scotti. La pagina omonima su Wikipedia accredita tra l'altro a Giacomo Scotti una serie di oltre venti pubblicazioni, la conoscenza della lingua croata ed una frequentazione pluridecennale delle regioni geografiche interessate all'argomento.
Particolare non secondario, le foto pubblicate su internet mostrano anche che non è grasso.
E' quasi certo che il libro contenga considerazioni che vanno in senso opposto alla propaganda "occidentalista" e che tanto sia bastato per attirare sul suo autore l'ira -più ridicola che funesta- di questo ben nutrito frequentatore di ristoranti. Controbattere alle pubblicazioni di uno studioso tutt'altro che giovanissimo partendo dalla propria ignoranza del latino, dalla propria predilezione per le foto in compagnia di donne sulle quali si possono tirare conclusioni molto sbrigative e dal fatto che si è grassi e di Scandicci è tuttavia parsa un'impresa disperata anche ad Achille Totaro, che ha preferito annunciare qualcosa che si chiama "interrogazione parlamentare". Il che significa che la "camera alta" in cui Achille Totaro occupa uno scranno per le competenze e per i meriti che abbiamo anche qui riassunto, dovrà prima far finta di ascoltare, e poi protocollare e spedire in archivio l'ennesima invettiva contro chi tratta la propaganda "occidentalista" con un millesimo del disprezzo che essa merita.
Dal momento che Dossier foibe ha tanto infastidito l'"occidentalame" di Firenze e dintorni (e per giunta a sette anni dalla sua pubblicazione), ne abbiamo immediatamente ordinata una copia presso http://www.mannieditori.it e provvederemo quanto prima a fornirne ai nostri lettori, che invitiamo peraltro a procedere allo stesso acquisto, un'esauriente recensione.

martedì 7 febbraio 2012

Siria: dietro i disordini ci sono l'Arabia Saudita, il Qatar e la Francia


Pepe Escobar, Asia Times Online del 3 febbraio 2012.
Articolo originale Exposed: The Arab agenda in Syria (traduzione di Supervice per Comedonchisciotte.org).

Ecco un corso intensivo sulle "democratiche" macchinazioni della Lega Araba - o piuttosto della Lega del CCG, perché il potere reale in questa organizzazione pan-araba viene esercitato da due delle sei monarchie del Golfo Persico che compongono il Consiglio di Cooperazione del Golfo, noto anche come Circolo della Controrivoluzione del Golfo: il Qatar e la Casa dei Saud.
In pratica, il CCG ha creato un gruppo nella Lega Araba per monitorare quello che sta succedendo in Siria. Il Consiglio Nazionale Siriano - che ha la sua sede in due paesi membri della North Atlantic Treaty Organization (NATO), Turchia e Francia – lo sostiene in modo entusiasta. È evidente che il vicino della Siria, il Libano, non fa è dello stesso avviso.
Quando i 160 osservatori, dopo un mese di indagini, hanno pubblicato la loro relazione… sorpresa! Il resoconto non si adattava alla linea ufficiale del CCG - secondo cui il "perfido" governo di Bashar al-Assad sta indiscriminatamente, e unilateralmente, uccidendo il suo popolo, ed è pertanto necessario cambiare il regime.
La Commissione Ministeriale della Lega Araba aveva approvato la relazione, con quattro voti a favore (Algeria, Egitto, Sudan e il membro del CCG Oman) e solo uno contro; indovinate... del Qatar, che sta ora presiedendo la Lega Araba perché l'emirato comprò ha comprato il suo turno (a rotazione) dall’Autorità Palestinese.
Pertanto, la relazione è stata ignorata (dai media occidentali corporativi) o distrutta senza pietà dai media arabi, praticamente tutti finanziati sia dalla Casa di Saud che dal Qatar. Non è stata neanche presa in discussione, perché il CCG ha impedito che venisse tradotta dall'arabo in inglese e pubblicata nel sito web della Lega Araba.
Fino a che è filtrata. Eccola, al completo.
La relazione è adamantina. Non c’è stata una repressione letale e organizzata da parte del governo siriano contro i manifestanti pacifici. Al contrario, il resoconto considera alcune bande sospette le responsabili della morte di centinaia di civili siriani, e di più di un migliaio di vittime nell’esercito siriano, mediante l'utilizzo di tattiche letali come la collocazione di bombe negli autobus di linea, nei treni che trasportano diesel, nei mezzi della polizia, sui ponti e nelle condutture.
Ancora una volta, la versione ufficiale della NATO/CCG sulla Siria è quella di un sollevamento popolare soppresso dalle pallottole e dai carri armati. Intanto, i membri dei BRICS Russia e Cina, ed ampie frange del mondo in via di sviluppo, sono dell’idea che il governo siriano stia combattendo contro mercenari stranieri pesantemente armati. La relazione conferma in larga misura questi sospetti.
Il Consiglio Nazionale Siriano è essenzialmente un'organizzazione dei Fratelli Musulmani affiliata sia alla Casa di Saud che al Qatar, con un ansioso Israele che lo sostiene in secondo piano. La legittimità non è proprio in cima ai suoi pensieri. In quanto all'Esercito della Siria Libera, ha nelle proprie fila disertori e oppositori al regime di Assad che hanno le migliori intenzioni, ma per la maggior parte è infettato da mercenari stranieri armati dal CCG, soprattutto da bande di salafiti.
Ma niente scoraggerà la NATO/CCG, che non potrà applicare il modello uniforme per promuovere la "democrazia" con il bombardamento di un paese al fine di liberarsi del proverbiale dittatore malefico. I dirigenti del CCG, la Casa di Saud e il Qatar, hanno respinto subito la relazione e sono arrivati direttamente al dunque: imporre un cambiamento di regime da parte della NATO/CCG tramite il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Pertanto, l'attuale "deriva diretta dagli arabi per garantire una fine pacifica alla repressione che dura da dieci mesi” in Siria non altro che un grossolano tentativo di cambio di regime. I soliti sospetti, Washington, Londra e Parigi, si sono visti obbligati a togliersi di mezzo per assicurare all'autentica comunità internazionale che non si tratta di un altro mandato per il bombardamento, alla libica, per la NATO. La Segretaria di Stato Hillary Clinton lo ha descritto come "un percorso per una transizione politica che preservi l'unità e le istituzioni siriane."
Ma i membri dei BRICS Russia e Cina non si sono fatti abbindolare. Un altro membro dei BRICS, l'India, il Pakistan e il Sudafrica hanno manifestato forti obiezioni per la brutta copia della risoluzione delle Nazioni Unite abbozzata dalla NATO/CCG.
Non ci sarà un’altra “zona di divieto di sorvolo” sullo stile della Libia; dopo tutto, il regime di Assad non sta proprio puntando i Mig contro i civili. Russia e Cina bloccherebbero - di nuovo - una risoluzione dell'ONU destinata al cambio di regime. Perfino nella NATO/CCG c’è una certa confusione, perché tutti gli attori - Washington, Ankara ed il duo della Casa di Saud e Doha – hanno un programma geopolitico distinto per il lungo termine. Per non menzionare l’Iraq, un vicino determinante oltre che socio commerciale della Siria; Baghdad ha reso noto pubblicamente di essere contro qualsiasi schema diretto a un cambio di regime.
Pertanto, ecco un suggerimento per la Casa di Saud e il Qatar: visto che siete così sedotti dalla prospettiva di una "democrazia" in Siria, perché non utilizzate tutto l'armamento statunitense e la invadete nel cuore della notte - come avete fatto in Bahrein - ed imponete voi stessi il cambio di regime?

domenica 5 febbraio 2012

Firenze: il 4 febbraio di Casaggì e dei suoi cento mangiaspaghetti



Dal sito Visit Slovenia veniamo a sapere che "nella regione del Carso il clima, semicontinentale, è caratterizzato da estati piuttosto calde e inverni freddi".
A Firenze il 4 febbraio 2012 ha fatto registrare temperature da inverno carsico facendo sì che la passeggiata di autocelebrazione indetta dagli "occidentalisti" locali potesse svolgersi in condizioni di ottimo realismo. Sarebbe stato logico che i simpatizzanti di organizzazioni che tengono molto a coltivare con imparzialità e dedizione gli avvenimenti della storia contemporanea e a presentare le proprie conclusioni in merito con un rigore filologico ed una fedeltà alle fonti ai limiti del re-enactment, si presentassero vieppiù numerosi al punto di concentramento e al successivo corteo.
Non è stato così: perfino l'ininfluente ex ministro che doveva fare da "ospite d'onore" ha prudentemente evitato lanci del cuore oltre l'ultimo ostacolo ed ha preferito rimanere nella "capitale" dello stato che occupa la penisola italiana a causa delle avversità climatiche. Nessuno si è curato di farle constatare il fatto che la città in cui ha sede una manifestazione "nazionale" cui si è invitati da mesi e mesi -e che dista poche decine di chilometri- può essere raggiunta anche con il necessario anticipo di dodici o ventiquattro ore, specie se le incombenze del dicastero hanno da molto tempo cessato di assillare con la loro impellenza.
Il risultato è che qualche decina di minghiaweisch, per lo più appartenenti all'elettorato passivo effettivo e potenziale del più rappresentativo partito "occidentalista" della penisola italiana, contornati da una claque di pochissime persone -per lo più presenze femminili decorative ed accessorie- ha costretto un'altra volta la gendarmeria ad isolare per un pomeriggio un intero quartiere di Firenze. Perfino una delle più involute e mandolinesche gazzettine della città, di solito assai prodiga di lodi incondizionate verso chiunque si dimostri un consumatore acritico e propenso a indebitarsi, ha sicuramente senza volerlo attestato la débacle "occidentalista" con una serie di servizi fotografici che bastano da soli a testimoniare di una disparità di forze talmente umiliante e prevedibile da permetterci di consigliare agli organizzatori di pensare seriamente ad allestire le proprie convention presso qualche spaghetteria a prezzo fisso, anziché scomodare le piazze.

La maggior parte delle immagini che fanno riferimento alla manifestazione "occidentalista" non attestano soltanto una disparità numerica che non ha bisogno di molti commenti, ma ritraggono appunto alcune giovani donne ben vestite.
E su quale sia il ruolo che più si addice alle giovani donne, tutte le formazioni politiche "occidentaliste" hanno da tempo raggiunto un solido accordo, documentato in molte sedi ed in moltissimi casi da materiali che non abbiamo alcuna intenzione di citare o riportare qui.

venerdì 3 febbraio 2012

Firenze: il PDL, Boutique Pound e le menzogne di Gabriele Toccafondi


"Il PDL non ha nulla a che fare" con Boutique Pound. Risate in sottofondo.

Si ricorderà come il "Manifesto del Turbodinamismo" usato alcuni anni fa da Boutique Pound -uno dei molti franchising di vestitini e musichette per minus habentes- affermasse al suo primo punto che "Turbodinamismo è esaltare il gesto gratuito, violento e sconsiderato, con deferenza e riguardo al vestirsi bene".
Si ricorderà anche come il 13 dicembre 2011 un individuo molto presente alle scampagnate di Boutique Pound, tale Gianluca Casseri, abbia trascorso una mezza giornata a Firenze dedicandosi a gesti gratuiti, violenti e sconsiderati, venendo ahilui disconosciuto all'istante da Boutique Pound: vestito troppo poco bene per essere un testimonial accettabile.
Ci sono cose che scottano e che mettono le ali ai piedi all'ipocrisia più abituale: dal 13 dicembre 2011 il PDL, nella zona della penisola italiana compresa tra Firenze e Pistoia, fa ufficialmente finta di non conoscere Boutique Pound; certe presenze sono poco gradite persino alla marcetta di febbraio, che è una specie di conta della servitù per organizzare la quale occorre mettere i bastoni tra le ruote a mezza città e dove tutto va disperatamente bene pur di fare numero.
Si arriva così al giorno prima della passeggiatina, con gli organizzatori che ne pregustano già la conclusione davanti ad un bel piatto di maccheroni con mandolini in sottofondo, quando arriva una noterella stampa di Boutique Pound, molesta ed esiziale come un mandolino scordato o un piatto di maccheroni scotti: Boutique Pound vuole partecipare alla passeggiata.
All'"occidentalista" Gabriele Toccafondi, un altro ben vestito che invece di lavorare fa il "coordinatore fiorentino del PDL" tocca un articolo di fondo sulla solita gazzettina amica: "Il partito non ha niente a che fare, e non l'avrà mia [sic]" con Boutique Pound.
Le cose stanno, ovviamente, in maniera del tutto opposta: altrimenti non ci troveremmo in un contesto "occidentalista".
Alle prese negli scorsi anni con una tale mole di consensi da non sapere letteralmente come fare a gestirli, il PDL ha inserito nelle proprie liste elettorali una casistica sulla quale non è necessario soffermarsi nelle linee generali: chi ancora avesse bisogno di documentarsi si procuri un rotocalco o una rivista pornografica qualsiasi. Un caso particolare è dato invece dai palesi tentativi di "entrismo" che Boutique Pound ha operato, presentando passim propri iscritti o simpatizzanti nelle liste del PDL. Il caso che abbiamo documentato con cura è quello del micropolitico pratese Renato Montagnolo, che il PDL ha fatto finta di non conoscere solo dopo che dalla sua autoschedatura sul Libro dei Ceffi è emersa la sua simpatia per un mediocre acquerellista della Oberösterreich morto suicida da quasi settant'anni, ma è ipotizzabile che vicende simili abbiano costituito per mesi o per anni ordinaria amministrazione.
I casi sono quindi due, come d'abitudine in questi casi: o l'incompetenza di Gabriele Toccafondi arriva al punto da non permettergli neppure di conoscere la storia dei suoi compagni di strada -cosa che non ci sentiamo davvero di escludere- oppure Gabriele Toccafondi mente sapendo di mentire.

mercoledì 1 febbraio 2012

Mariti delle foibe: "Il Giornale della Toscana" dà lezione di pluralismo, Casaggì ripassa l'aritmetica


Firenze. Come ogni anno, anche nel 2012 il primo fine settimana di febbraio dovrebbe veder sfilare per qualche strada la passeggiatina di partito organizzata ogni anno dagli "occidentalisti" cittadini.
Sull'autoreferenzialità dell'iniziativa e sulla splendida pochezza delle nullità gabellate per "ospiti d'eccezione" tenute a prendervi parte non c'è alcunché d'altro da aggiungere a quanto i nostri lettori non sappiano già molto bene.
Va invece sottolineato che stavolta la passeggiatina è diventata occasione per un interessante ripasso in due discipline fondamentali: il pluralismo e l'aritmetica.
Maestri e discenti, "Il Giornale della Toscana" e la sedicente "gioventù" di Cassaggì Firenze.


La "storia da non negare" dovrebbe essere quella dei 30000 (trentamila) mariti delle foibe.
Un dato che trova "conferma" solo nella propaganda "occidentalista"
e che suscita reazioni piuttosto divertite
in chiunque sia mosso da qualcosa di diverso dalla malafede.

Alla fine del gennaio 2012 l'exitus de "Il Giornale della Toscana" si sta facendo colpevolmente attendere ormai da mesi. La totale scomparsa delle sue locandine dal già ridotto giro delle edicole di smercio è senza dubbio un segnale confortante, ma resta il fatto che ogni giorno almeno una delle otto paginette dell'issue dedica molto spazio alla difesa d'ufficio della passeggiatina suddetta. E' dunque il caso di mettere in evidenza a quali autorevoli, imparziali e specchiate voci l'"occidentalismo" gazzettistico tenda ad affidare le proprie istanze.
A sperticarsi sul pluralismo, in via Cittadella hanno messo Renato Farina. Una scelta a suo modo lodevole ed appropriata: i meriti dell'Agente Betulla, compartecipe della Fabbrica di Mastro Geppetto, sono "occidentalisticamente" ineccepibili e consistono nell'avere in piena consapevolezza agito affinché la "libera informazione" del mainstream peninsulare consistesse nella diffusione di propaganda "occidentalista" (quella delle guerre d'aggressione) e nella distruzione mediatica -in previsione di un auspicabile passaggio alla distruzione fisica- di ogni individuo e di ogni organizzazione avessero il torto di poter costituire dei potenziali contraddittori.
Il tutto, sarà bene rammentarlo, partendo da una visione del mondo sostanziata da una umoristica mediocrità fatta di canottiere e di maccheroni di cui la venalità rappresenta un costitutivo fondamentale, e per concretizzare una visione del mondo sostanziata da una umoristica mediocrità fatta di canottiere e di maccheroni di cui la venalità rappresenta un costitutivo fondamentale, in una congiunzione tra cialtroneria, truffa e potere che qualcuno trova persino affascinante.
Non certo per chissà quale principio suprematista.
E' ad individui come questi che devono andare la gratitudine ed il pensiero di quanti lottano ogni giorno contro le condizioni di sporco anche morale che caratterizzamo ogni livello della vita sociale ed istituzionale nello stato che occupa la penisola italiana.

Intanto che quelli de "Il Giornale della Toscana" davano lezione di pluralismo, i giovani di Casaggì si occupavano di ripassare l'aritmetica, con un piccolo corollario in materia di tattica.
Nei giorni scorsi qualcuno ha utilizzato le mura del Liceo Carcere Michelangelo nello stesso modo in cui sono state usate per almeno quarant'anni, ovvero per tracciarvi una scritta a contenuto politico. Qualcosa che sta ad anni luce di distanza, per significato e per implicazioni, rispetto alle afasiche e demenziali tags vergate su ogni superficie verticale da qualche miserabile epigono dell'AmeriKKKa che fu.
La cosa non è piaciuta ad un tale che si vanta di aver speso trecentocinquantamila euro per far dare di bianco alle pareti, e che ha pestato i piedi a beneficio delle gazzette.
Non è piaciuta neppure ai giovani "occidentalisti", alle prese con una reazione eguale e contraria a quella del loro operato propagandistico basato su uno spargimento indiscriminato di colla da parati.
E neppure è piaciuta, da un punto di vista strettamente professionale, alla gendarmeria.
Firenze viene ritratta come una città in preda alla criminalità più incallita ed abituale dalla propaganda "occidentalista", specie nell'imminenza di qualche consultazione elettorale. La realtà dei fatti è ovviamente opposta. Tanto opposta che la gendarmeria può permettersi il lusso di far impazzire di noia qualcuno dei suoi arruolati, probabilmente scegliendolo tra quelli che hanno perso qualche scommessa, mandandolo a sorvegliare le pareti di una scuola secondaria in una notte di gennaio.
E' andata a finire, racconta una gazzetta "occidentalista", che in piena notte nove giovani "occidentalisti" che probabilmente costituiscono i sei quinti della task force di lordatori di pareti che è il principale -se non unico- vanto di Casaggì hanno visto premiato il loro impegno con l'ennesima sanzione amministrativa.
Trecento euro a persona, per un qualcosa che si chiama "imbrattamento di edifici storici".
Mediocri anche nel delinquere, ma non è neppure una novità. Nemmeno questo.

-...Allora... trecento per nove uguale... Novepezzerozzero... Novepezzerozzero... novepettrevventuno.... Signora maestra, fa duemilacento euro...!
- E bravissimo Scatarzi[*]! Dieci e lode!


[*] Σκατά. Se ne controlli il significato su un vocabolario greco.