mercoledì 20 novembre 2024

Alastair Crooke - Non esistono più le guerre facili, ma questo non significa che ne sia scomparso il desiderio


Traduzione da Strategic Culture, 15 novembre 2024.

Gli ambienti governativi dello stato sionista si mostrano serenamente sicuri, entro certi limiti, di poter imbrigliare Trump. Magari non per la completa annessione dei Territori occupati -Trump nel suo primo mandato non ha sostenuto iniziative del genere- ma piuttosto per intrappolarlo in una guerra contro l'Iran. Nello stato sionista sono in molti (per non dire la maggioranza) a non vedere l'ora di fare la guerra all'Iran e di ampliare il proprio territorio (senza arabi). E credono alle chiacchiere secondo cui l'Iran sarebbe supino e incredibilmente vulnerabile davanti a un attacco militare statunitense e sionista.
Le nomine per l'amministrazione Trump, finora, rivelano una squadra di politica estera fatta di feroci sostenitori dello stato sionista, dalla appassionata ostilità nei confronti dell'Iran. I media dello stato sionista la definiscono una "squadra da sogno" per Netanyahu. Sembra proprio così.
La lobby dello stato sionista non avrebbe potuto chiedere di meglio. Hanno avuto quello che volevano. E con il nuovo capo della CIA si ritrovano di giunta anche un noto falco anticinese.
Solo che sul piano interno i toni sono esattamente opposti. Il nome fondamentale tra quanti spetta fare pulizia è quello di Matt Gaetz, nominato procuratore generale; un bombarolo fatto e finito. E per dare una sistemata ai servizi è stata nominata direttore dell'intelligence nazionale Tulsi Gabbard. Tutte le agenzie faranno capo a lei, che sarà anche responsabile del briefing quotidiano con il Presidente. Le valutazioni dell'intelligence potrebbero così iniziare a riflettere qualcosa di più vicino alla realtà.
La interconnessa e profonda realtà delle agenzie governative ha motivo di essere sinceramente intimorita; è nel panico, soprattutto a causa di Gaetz.
Elon Musk e Vivek Ramaswamy hanno il compito quasi impossibile di tagliare la spesa federale fuori controllo e di mettere un freno alla stampa di valuta. Il sistema è profondamente dipendente da una spesa pubblica gonfiata a dismisura per mantenere in funzione gli ingranaggi e le leve del mastodontico apparato di "sicurezza", e non si arrenderà senza prima avere duramente combattuto.
Se da un lato una Lobby ottiene una squadra da sogno (per lo stato sionista), dall'altro -sul piano interno- si ritrova con una squadra di rinnegati.
La cosa deve essere stata intenzionale. Trump sa che l'eredità dell'operato di Biden, che ha gonfiato il PIL con posti di lavoro statali e una spesa pubblica eccessiva, è la vera bomba a orologeria che lo attende. Anche in questo caso i sintomi di astinenza, quando la droga del denaro facile viene meno, potrebbero rivelarsi incendiari. Il passaggio a un sistema basato su tariffe e tasse basse sarà dirompente.
Che ne avesse avuta l'intenzione o meno, Trump sta giocando a carte coperte. Abbiamo solo delle anticipazioni suli suoi intendimenti, e i pezzi grossi delle agenzie governative sono al lavoro per confondere le acque. Ad esempio, il Pentagono ha autorizzato le compagnie private ad operare in Ucraina in accordo con le "parti interessate nelle agenzie governative".
Trump è di nuovo alle prese con la vecchia nemesi che ha paralizzato il suo primo mandato. Durante il processo di impeachment per l'Ucraina un testimone (Vindman) quando gli è stato chiesto perché non si sarebbe attenuto alle istruzioni esplicitamente impartitegli dal Presidente ha risposto che, sebbene Trump avesse un proprio punto di vista sulla questione dell'Ucraina, tale posizione non corrispondeva a quella concordata tra agenzie governative. In parole povere, Vindman ha negato che un presidente degli Stati Uniti abbia un qualche potere nella formulazione della politica estera.
Insomma, le agenzie governative stavano facendo capire a Trump che il sostegno militare all'Ucraina doveva continuare.
Quando lo Washington Post ha pubblicato la storia dettagliata di una telefonata Trump-Putin -che il Cremlino afferma recisamente non essere mai avvenuta- erano le strutture politiche del deep state che stavano mandando a dire a Trump che sarebbero state loro a determinare la forma della "soluzione" statunitense per l'Ucraina.
Allo stesso modo, quando Netanyahu si è vantato di aver parlato con Trump e del fatto che Trump "condivideva" le sue idee sull'Iran, Trump ha ricevuto indirettamente istruzioni su quale debba essere la sua politica nei confronti dell'Iran. Anche tutte le (false) voci sulle nomine nella sua squadra non erano altro che voci messe in giro dalle agenzie governative per indicare quali fossero le loro scelte per i posti chiave. Non c'è da stupirsi che la confusione regni.
Quindi, cosa si può dedurre in questa fase iniziale? Il filo conduttore è stato il costante ritornello che Trump è contro la guerra. E che dai suoi esige lealtà personale e nessun vincolo con le lobby o con il deep state.
Il fatto che la sua amministrazione sia piena di sostenitori dello stato sionista è un'indicazione del fatto che Trump si sta orientando verso un "patto faustiano del realismo" per distruggere l'Iran al fine di paralizzare la fonte di approvvigionamento energetico della Cina (che proviene per il novanta per cento dall'Iran), e quindi indebolire la Cina stessa? - Due piccioni con una fava, per così dire?
Il crollo dell'Iran indebolirebbe anche la Russia e ostacolerebbe i progetti per le vie di comunicazione dei BRICS. L'Asia centrale ha bisogno sia dell'energia iraniana sia delle indispensabili vie che collegano Cina, Iran e Russia come snodi primari del commercio eurasiatico.
Quando la RAND, il think tank del Pentagono, ha recentemente pubblicato una notevole valutazione della Strategia di Difesa Nazionale (NDS) per il 2022, le sue conclusioni sono state crude: un'analisi inesorabilmente cupa della macchina bellica statunitense, in ogni suo aspetto. Insomma, la valutazione sosteneva che gli Stati Uniti "non sono preparati" sotto nessun aspetto significativo ad una seria "competizione" con i loro principali avversari. E sono vulnerabili o addirittura nettamente inferiori in ogni ambito bellico.
Gli Stati Uniti, prosegue la valutazione della RAND, potrebbero venir trascinati in breve tempo in una guerra in più teatri contro avversari di pari livello e di quasi pari livello, e potrebbero perderla. Il rapporto avverte che l'opinione pubblica statunitense non ha interiorizzato i costi che comporterebbe la perdita della posizione di superpotenza mondiale. Gli Stati Uniti devono quindi impegnarsi a livello globale con la presenza militare, diplomatica ed economica per preservare la loro influenza nel mondo.
In effetti, come ha osservato un autorevole commentatore, il "culto dell'Impero a tutti i costi" -cioè lo spirito che anima l'organizzazione RAND- è ora "più che mai alla ricerca disperata di una guerra da combattere per ripristinare la propria fortuna e il proprio prestigio".
Rifarsela con la Cina con uno di quei gesti distruttivamente dimostrativi con cui si intenderebbe "preservare l'influenza degli Stati Uniti nel mondo" porterebbe ad esiti del tutto inediti, perché gli Stati Uniti "non sono preparati" a un conflitto serio con avversari di pari livello come la Russia o la Cina, sostiene la RAND.
La situazione di stallo in cui versano gli Stati Uniti dopo decenni di eccessi fiscali e di delocalizzazioni -fenomeni su cui si è sviluppato l'indebolimento della loro base industriale militare oggi tanto rilevante- rende ora la guerra cinetica con la Cina, con la Russia o "in più teatri" una prospettiva da evitare.
Il punto che il commentatore su citato sottolinea è che non esistono più "guerre facili" da combattere. E che la realtà -ritratta a toni crudi dalla RAND- è che gli Stati Uniti possono scegliere di combattere una ed una sola guerra. Trump potrebbe non volerne alcuna, ma i grossi calibri della Lobby -tutti sostenitori dello stato sionista, quando sono sionisti militanti fautori della cacciata dei palestinesi - vogliono la guerra. E credono di poterci arrivare. Insomma: Trump ci ha pensato bene? Gli altri membri della squadra di governo gli hanno ricordato che nel mondo di oggi, e con la forza militare degli Stati Uniti che sta venendo meno, non ci sono più "guerre facili" da combattere, anche se i sionisti credono che eliminando d'un sol colpo la leadership religiosa dell'Iran e del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (sulla falsariga degli attacchi con cui lo stato sionista ha eliminato i leader di Hezbollah a Beirut), il popolo iraniano si solleverebbe contro i suoi leader e si schiererebbe con lo stato sionista per un "Nuovo Medio Oriente".
Netanyahu ha appena rivolto un secondo discorso televisivo al popolo iraniano promettendogli che la liberazione è vicina. Lui e il suo governo non stanno aspettando Trump per chiedegli l'assenso all'annessione di tutti i territori palestinesi occupati. Quel progetto è in fase di attuazione sul campo ed è in corso in questo momento. Netanyahu e il suo gabinetto hanno la pulizia etnica all'ordine del giorno; Trump sarà in grado di farla scomparire? E in che modo? O forse lascerà fare e diventerà il padrino di un genocidio?
Questa ipotetica "guerra contro l'Iran" segue lo stesso ciclo narrativo della guerra contro la Russia: "la Russia è debole; le sue forze armate sono poco addestrate; il suo equipaggiamento è per lo più riciclato dall'era sovietica; ha pochi missili e poca artiglieria". Zbig Brzezinski aveva già portato questa logica alla sua conclusione in La Grande Scacchiera (1997): La Russia non avrebbe avuto altra scelta che sottomettersi all'espansione della NATO e ai dettami geopolitici degli Stati Uniti. Questa era la situazione "ai tempi", ovvero poco più di un anno fa. La Russia ha accettato la sfida occidentale e oggi sta vincendo in Ucraina, mentre l'Occidente assiste impotente.
Il mese scorso è stato il generale statunitense in pensione Jack Keane, analista strategico di Fox News, a sostenere che l'attacco aereo dello stato sionista contro l'Iran ha lasciato il paese "sostanzialmente indifeso", con la maggior parte delle difese aeree "stroncate" e le fabbriche di missili distrutte dagli attacchi del 26 ottobre. La vulnerabilità dell'Iran, ha detto Keane, è "semplicemente sconcertante".
Keane ha ripreso il primo Brzezinski e il suo messaggio è chiaro: l'Iran sarà una preda facile. Questa previsione tuttavia si rivelerà probabilmente sbagliata. E se ascoltata porterà a un completo disastro militare ed economico per lo stato sionista. Ma non è da escludere che Netanyahu -assediato su tutti i fronti, sull'orlo di una crisi interna e persino a rischio di finire in carcere- sia abbastanza disperato da darle ascolto. Dopo tutto il suo è un imperativo biblico, che egli persegue per Israele...!
L'Iran probabilmente compirà una ritorsione dolorosa contro lo stato sionista prima dell'insediamento presidenziale del 20 gennaio. E questa ritorsione dimostrerà le inaspettate e impreviste innovazioni militari iraniane. La reazione degli Stati Uniti e dello stato sionista potrebbe dare il via a una guerra regionale più ampia. In tutta la regione gli animi fremono per il massacro nei Territori occupati e in Libano. Trump potrebbe non rendersi conto di quanto gli Stati Uniti e lo stato sionista siano isolati, rispetto ai vicini arabi e sunniti dello stato sionista. Gli Stati Uniti sono talmente indeboliti e le loro forze nella regione sono talmente vulnerabili all'ostilità fomentata dai massacri quotidiani che una guerra regionale potrebbe essere sufficiente a far crollare l'intero castello di carte. La crisi getterebbe Trump in una crisi finanziaria che potrebbe minare anche le sue aspirazioni economiche interne.

martedì 19 novembre 2024

Firenze. Quelli del Collettivo di Fabbrica dei lavoratori GKN sono quattro avventurieri politici pieni di progetti vuoti



Il 17 novembre 2024 il Collettivo di Fabbrica dei lavoratori GKN Firenze ha organizzato una giornata di iniziative per la reindustrializzazione, cui abbiamo partecipato come nostra abitudine da quel nove luglio 2021 in cui un plesso produttivo con oltre quattrocento lavoratori e i conti in perfetto ordine venne chiuso senza preavviso per motivi che non è neanche più il caso di indagare.
Due giorni dopo sulle gazzette di Firenze sono stati pubblicati articoli dal registro e dal contenuto che meglio di ogni altro si confanno alle gazzette occidentali e alla "libera informazione" in generale; a loro modo sono utilissimi perché a fronte di materiali del genere le persone serie non devono fare altro che assumere l'atteggiamento o l'opinione esattamente contrari a quelli auspicati dagli scriventi.
Appena terminata la lettura di un paio di questi scritti abbiamo quindi provveduto a versare un'ulteriore piccola somma sul conto IT75E0501802800000017261280 intestato alla APS SOMS Insorgiamo. A mezzo bonifico istantaneo, e con la serena briosità che rende piacevole l'adempimento di un dovere.

venerdì 15 novembre 2024

Matteo Salvini contro i centri sociali. Federico Bussolin, Gugliemo Mossuto e Barbara Nannucci contro il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud



 Alla Lega i centri sociali non piacciono e nei giorni scorsi i toni già stizzosi con cui il segretario di quella formazione politica inveisce contro una cosa che non gli piace hanno travalicato di molto il livello dell'offesa pura e semplice.
Fin qui nulla di nuovo. Da quei frequentatori di apericena sarebbe se mai grave ricevere qualche attestazione di stima.
Il segretario della Lega Matteo Salvini non è solo un sovrappeso divorziato, come verrebbe da pensare a un primo esame. È anche uno che non è stato capace di prendere un accidenti di laurea nemmeno in quindici anni, e uno cui solo le continue rielezioni hanno impedito di conoscere le piacevolezze dei "le faremo sapere" e del giro mattutino delle interinali.
Un simile curriculum -che potremmo definire quadrifallimentare- lo rende non solo una voce autorevolissima e senz'altro molto fedelmente rappresentativa del suo elettorato, ma anche un modello che i giovani "occidentalisti" fiorentini hanno cercato di copiare persino nell'abbigliamento e nell'acconciatura. Per non dire dei risultati accademici e dei traguardi lavorativi.
Figuriamoci quindi se non ne adottano a scatola chiusa l'agenda politica.
Di qui le invettive a mezzo gazzetta che Federico Bussolin, l'esclamativo Guglielmo Mossuto e una certa Barbara Nannucci hanno profferito contro il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud che chi scrive frequenta da trent'anni.
E che da ancora più tempo viene costantemente preso di mira, a volte in modo quasi monografico, da formazioni politiche che a Firenze finiscono col perdere sistematicamente le elezioni.
Bussolin, Mossuto e Nannucci meritano comunque un sincero ringraziamento.
Alla nostra attenzione era sfuggita la presentazione del volume "Figli delle catastrofi - Ribelli e rivoluzionari" di Giorgio Panizzari e Tino Stefanini, che sarebbe avvenuta nel 2020 e che secondo loro andrebbe a ulteriore detrimento dell'operoso sodalizio di via Villamagna.
Si è dunque immediatamente provveduto a ordinare il libro, di cui si darà conto su iononstoconoriana.com come da anni è nostro uso.
Con l'occasione ricordiamo a chi fosse interessato che nella stessa prospettiva ci siamo occupati di tutte le opere di Barbara Balzerani e di altri autori suscettibili di infastidire molti autonominati custodi della agibilità democratista.

giovedì 14 novembre 2024

La Lega in Toscana lancia con Susanna Ceccardi una raccolta di firme contro il velo nelle scuole



2018. La Lega in Toscana dice di non amare le violenze sulle donne e distribuisce di propria iniziativa molti spruzzini piccanti in una serie di iniziative piuttosto capillari, per la soddisfazione di Susanna Ceccardi.
Gli spruzzini piccanti non si sa quante violenze sulle donne abbiano evitato. Di sicuro hanno contribuito fin da subito a fare vari morti e sono diventati parte -altrettanto rapidamente- dell'equipaggiamento minimo del malintenzionato.
2024. La Lega in Toscana dice di non amare lo hijab e indice di propria iniziativa una raccolta firme per proibirlo nelle scuole, per la soddisfazione di Susanna Ceccardi.

Un inciso. Susanna Ceccardi si è autonominata custode dei "valori occidentali" e della tradizione cattolica.
Fortunatamente il curriculum richiesto per autonominarsi custodi dei "valori occidentali" non prevede una laurea, perché Susanna Ceccardi non è stata in grado di conseguirne una neppure in quindici anni. Il che la ascrive anche ai ranghi dei meritocrati per i meriti degli altri cui chi scrive non ha mai lesinato disistima.
Fortuatamente il curriculum richiesto per autonominarsi custodi della tradizione cattolica non prevede il rispetto del sesto comandamento perché Susanna Ceccardi ha avuto una figlia fuori dal matrimonio. Il che la ascrive anche ai ranghi dei cattolici dalla vita in su cui chi scrive non ha mai lesinato disistima.
Chiuso l'inciso.

Le persone serie hanno tutti i motivi di augurarsi che l'iniziativa contro lo hijab nelle scuole abbia un successo travolgente.
La distribuzione degli spruzzini piccanti lo ha avuto, e i risultati sono stati quelli su accennati. Se il divieto dello hijab dovesse portare a Susanna Ceccardi altrettanta soddisfazione è verosimile -per non dire sicuro, visto che l'eventualità che le iniziative della Lega portino a risultati opposti a quelli auspicati conta su una solida casistica- che in capo a un mese le scuole toscane cambieranno costruttivamente volto.

martedì 12 novembre 2024

Alastair Crooke - La crescente marea delle contraddizioni fondamentali dell'Occidente




Traduzione da Strategic Culture, 11 novembre 2024.

Le elezioni ci sono state. Trump entrerà in carica a gennaio. Molti degli attuali membri della nomenklatura di partito saranno sostituiti. E sarà annunciata una linea politica diversa. Prendere effettivamente il potere sarà più difficile che non insediarsi alla Casa Bianca: gli Stati Uniti si sono trasformati in una quantità di disparati feudi -quasi dei principati- dalla CIA al Dipartimento di Giustizia. E le "agenzie" di regolamentazione sono state create per preservare il controllo della nomenklatura sulla linfa vitale del sistema.
Non sarà propriamente facile convincere questi avversari ideologici ad adottare una nuova mentalità.
Tuttavia, le elezioni statunitensi sono state anche un referendum sul mainstream intellettuale che prevale in Occidente. E questo avrà probabilmente ripercussioni più determinanti di quante ne avrà sul piano interno il voto degli Stati Uniti, per quanto importante. Gli Stati Uniti si sono allontanati strategicamente dalla tecno-oligarchia manageriale che ha preso piede negli anni Settanta; un cambiamento che si riscontra in tutti gli Stati Uniti.
Nel 1970, Zbig Brzezinski (che sarebbe diventato consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter) scrisse un libro che prevedeva la nuova era. Quella che allora chiamò l'era tecnologica "comportava la graduale comparsa di una società sottoposta a un maggiore controllo. Una tale società... dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali... [e che praticava] una sorveglianza continua su ogni cittadino... [insieme alla] manipolazione del comportamento e del funzionamento intellettuale di tutte le persone... [sarebbe diventata la nuova norma]".
In un altro scritto Brzezinski sosteneva che "lo Stato nazionale... ha cessato di essere la principale forza creativa: Le banche internazionali e le multinazionali agiscono e pianificano in termini molto più avanzati di quanto faccia il piano politico dello Stato nazionale".
Brzezinski si sbagliava di grosso sui vantaggi di una governance tecnologica cosmopolita. E si sbagliava decisamente, e in modo disastroso, nelle indicazioni politiche che traeva dall'implosione dell'Unione Sovietica nel 1991 per cui nessun Paese o gruppo di Paesi avrebbe mai osato opporsi al potere degli Stati Uniti. In La grande scacchiera Brzezinski sosteneva che la Russia non avrebbe avuto altra scelta che cedere all'espansione della NATO e ai dettami geopolitici degli Stati Uniti.
Invece la Russia non ha ceduto. E l'euforia da "fine della storia" delle élite del 1991 ha portato l'Occidente a scatenare la guerra in Ucraina per dimostrare che nessun singolo Paese poteva sperare di opporsi al peso combinato di tutta la NATO. Lo dicevano perché ne erano convinti. Credevano nel Destino Manifesto dell'Occidente. Non hanno capito che la Russia aveva altre carte da giocare.
Oggi, la guerra in Ucraina è persa. Centinaia di migliaia di persone sono morte inutilmente per colpa di una condotta presuntuosa. E l'"altra guerra" in Medio Oriente non è diversa. La guerra dello stato sionista e degli USA contro l'Iran finirà con una sconfitta e decine di migliaia di palestinesi e libanesi saranno morti inutilmente.
Anche le "guerre per sempre" previste dal Comandante Supremo della NATO all'indomani dell'11 settembre per abbattere una serie di Stati sovrani -prima l'Iraq, poi la Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e l'Iran- non solo non hanno portato al consolidamento dell'egemonia statunitense, ma hanno invece portato a Kazan e ai BRICS, con la loro lunga lista di aspiranti membri pronti ad opporsi al colonialismo straniero.
Il vertice di Kazan si è svolto all'insegna della cautela e non ha prospettato soluzioni a pioggia. Alcuni Paesi hanno esitato; la settimana successiva si sarebbero tenute le elezioni presidenziali statunitensi. I commenti di Putin nei loro confronti sono stati attentamente ponderati: guardate cosa possono fare a voi gli Stati Uniti se doveste cadere in fallo, in qualsiasi momento. Pensate a proteggetevi.
Tutto ciò che il Presidente dei BRICS (Putin) ha potuto dire, in questo frangente, è stato: Ecco i problemi che [dobbiamo risolvere]. È prematuro in questo momento creare una struttura alternativa a Bretton Woods. Ma possiamo creare i fondamenti di un'alternativa prudente per lavorare nell'ambito del dollaro: il sistema di regolamento e compensazione BRICS Clear; un'unità di conto di riferimento; una struttura di riassicurazione e la BRICS Card, un sistema di carte di pagamento al dettaglio simile ad AliPay.
Forse una valuta di riserva e proprio tutto quanto l'armamentario di Bretton Woods non saranno necessari. La tecnologia finanziaria si sta evolvendo rapidamente e, a condizione che il sistema di compensazione dei BRICS funzioni davvero, alla fine potrebbe nascere una moltitudine di canali commerciali distinti per una finanza legata all'evoluzione tecnologica.
Solo che "una settimana in politica è un periodo lungo". E di lì a una settimana il paradigma intellettuale occidentale è stato sconvolto. I fischi per fiaschi degli ultimi cinquant'anni sono stati rifiutati in modo trasversale dagli elettori statunitensi. L'ideologia del rinnegamento del passato culturale, l'accantonamento delle lezioni della storia (per prospettive, si sostiene, "sbagliate") e il rifiuto dei sistemi etici riflessi nei miti e nelle storie di una comunità sono stati rifiutati a loro volta.
L'idea di essere un paese civile tra i tanti è tornata praticabile. Il dubbio radicale e il cinismo della sfera anglosassone si riducono a una prospettiva tra le tante. E non possono più essere la narrazione universale. Ebbene, dopo le elezioni statunitensi la consapevolezza dei BRICS deve aver messo il turbo. Idee che una settimana prima sarebbero state praticamente inconcepibili sono diventate possibili e praticabili. Quando guarderanno a questo periodo gli storici potranno anche osservare che la futura architettura della moderna finanza globale e della moderna economia globale possono aver attraversato a Kazan un parto laborioso, ma sono comunque un neonato sano.
Tutto questo avverrà senza intoppi? Ovviamente no. Le differenze tra gli Stati membri e "partner" dei BRICS rimarranno, ma questa settimana si è aperta una finestra, è entrata aria fresca e molti respireranno più facilmente. Se c'è una cosa che dovrebbe essere chiara è che è improbabile che una seconda amministrazione Trump sentirà il bisogno di lanciare una "guerra al mondo" per mantenere la propria egemonia globale, come la Strategia per la Difesa Nazionale del 2022 affermava con insistenza.
Gli Stati Uniti infatti si trovano oggi a dover affrontare le proprie contraddizioni strutturali interne, alle quali Trump ha fatto regolarmente allusione ogni volta che ha parlato dell'evaporazione dell'economia reale statunitense a causa della delocalizzazione della base manifatturiera. Un recente rapporto della RAND Organization afferma chiaramente che la base industriale della difesa statunitense non è in grado di soddisfare le esigenze di equipaggiamento, tecnologia e munizioni degli Stati Uniti, dei loro alleati e dei loro partner. Un conflitto prolungato, specialmente in più teatri contemporaneamente, richiederebbe una capacità molto maggiore [e un bilancio della difesa sostanziosamente più ricco].
Il piano di rilancio industriale di Trump tuttavia prevede tariffe dolorosamente elevate per le industrie manifatturiere statunitensi; la fine del lassismo a livello federale e l'abbassamento delle tasse suggeriscono tuttavia un'inversione di rotta verso il rigore fiscale dopo decenni di indulgenza e di prestiti incontrollati, non grandi spese militari. La spesa per la difesa, tra l'altro, durante la Guerra Fredda si basava su aliquote marginali massime d'imposta sul reddito superiori al 70% e su aliquote d'imposta sulle società in media del 50%, il che non sembra corrispondere a quello che Trump ha in mente.
In una recente intervista il professor Richard Wolff ha affermato che l'Occidente nel suo complesso si trova in gravi difficoltà finanziarie, proprio a causa delle scriteriate spese degli esecutivi:
Per la prima volta, un paio di anni fa, gli obbligazionisti non sono stati disposti a continuare a finanziare il deficit della Gran Bretagna, e [il governo britannico è stato cacciato]. Il signor Macron sta andando incontro allo stesso destino. Gli obbligazionisti hanno detto ai francesi che non hanno intenzione di continuare a finanziare il loro debito nazionale. Ecco come funziona. Gli obbligazionisti dicono ai francesi "Dovete ridurre le spese"... Gli obbligazionisti dicono "Dovete smettere di fare deficit". Come ogni laureato sa, un modo per ridurre il deficit potrebbe essere quello di tagliare le spese. Esiste anche un'alternativa: si chiama tassare. E si chiama tassare le società e i ricchi, perché gli altri non hanno più nulla da farsi spremere; avete fatto tutto quello che potevate [fare, con le tasse che potevate imporre ai cittadini francesi comuni]. Tassare le società e i ricchi... in un certo senso non solo non è una cosa praticabile, ma non è nemmeno in discussione. Non può essere nemmeno presa in considerazione: nulla. Oppure, qualcosa di talmente inconsistente che non riuscirà mai a risolvere il problema del deficit. Adesso abbiamo troppo debito. E si scopre che il governo, come quello statunitense, nei prossimi anni dovrà spendere per ripianare il debito tanto quanto per la difesa. E questo non lascia molto agli altri capitoli di spesa. E ecco che tutti gli altri dicono no, no, no, no, no, no, no. E adesso coloro che hanno sottoscritto obbligazioni statali si preoccupano, perché un modo per risolvere la questione sarebbe smettere di pagare gli obbligazionisti e questo, ovviamente, non deve mai accadere. Quindi ci sono due assurdità. Non si può smettere di pagare gli obbligazionisti -o meglio, ovviamente si può, ma con conseguenze disastrose- e non si possono tassare le società e i ricchi. Anche se ovviamente si può. Penso che stiamo raggiungendo un punto in cui queste contraddizioni sono arrivate a fare massa critica. Non è necessario essere uno hegeliano o un marxista per capire che queste contraddizioni che si accumulano sono molto profonde, molto gravi e di fondamentale importanza.
Ci dicono che da un lato il mondo non accetta che la visione occidentale possa essere applicata a livello universale, e che dall'altro l'Occidente non ha oggi le risorse finanziarie per perseguire il primato globale, se mai le ha avute: Zugzwang.

martedì 5 novembre 2024

Alastair Crooke - La strategia di Netanyahu e la narrativa di guerra immaginaria: "Se funziona, bene; se non funziona, niente di grave. Proveremo qualcos'altro"


Traduzione da Strategic Culture, 4 novembre 2024.

Sabato 26 ottobre 2024 circa cento aerei dello stato sionista hanno attaccato l'Iran a distanza, mantenendosi sull'Iraq a circa settanta chilometri dal confine iraniano.
Un autore del Wall Street Journal, Walter Russell Meade, Distinguished Fellow dello Hudson Institute, ha scritto: "Gli aerei da guerra dello stato sionista non si sono limitati a paralizzare i sistemi di difesa aerea dell'Iran e a infliggere colpi dolorosi ai suoi impianti di produzione di missili. Hanno anche inviato un messaggio: lo stato sionista sa dove sono i punti deboli strategici di Tehran e può colpirli quando vuole".
Russell Mead trae da questa lettura questo dato sostanziale: "Le forze militari che hanno accesso alla tecnologia militare e alle capacità di raccolta dati statunitensi possono spazzare via le forze armate che si affidano a Mosca... La tecnologia statunitense è il non plus ultra nel mondo della difesa; a maggior ragione per un Paese come lo stato sionista, che ha notevoli capacità tecnologiche e di intelligence".
La guerra occidentale, dalle realtà immaginate e create, si estende quindi oltre l'Ucraina per arrivare fino in Iran.
La narrativa -con la postulata invincibilità della tecnologia e dei servizi statunitensi- deve rimanere in piedi. Al diavolo i fatti. La posta in gioco è troppo alta per pensare a passi indietro a favore della veridicità. Un osservatore più sobrio ed esperto nota tuttavia, dopo aver riflettuto per quattro giorni, che
gli attacchi dell'aeronautica militare dello stato sionista sembrano aver prodotto risultati minimi; sembra tuttavia che agenti infiltrati in Iran siano riusciti a mandare a segno diversi droni [con danni insignificanti]. Gli aerei dello stato sionista hanno lanciato molti missili [circa 56], tutti dalla massima distanza possibile. L'Iran ha messo in campo MOLTI missili di difesa aerea. Non ci sono notizie certe, né prove video (finora) di attacchi di vaste proporzioni a mezzo missili balistici su obiettivi iraniani significativi. Gli iraniani dicono di aver intercettato la maggior parte dei missili attaccanti, ma ammettono che alcuni sono riusciti a passare.
Come al solito, la narrazione bellica immaginaria che viene trasmessa è completamente distaccata da ciò che può essere osservato dalle immagini a terra. Russell Meade stava a tutti gli effetti avanzando la pretesa che non ci accorgessimo che l'attacco dello stato sionista è fallito, che non ha paralizzato le difese aeree e che non ha devastato alcun obiettivo significativo.
Eppure, come scrive il professor Brian Klaas, "il mondo non funziona come noi facciamo finta [o immaginiamo] che funzioni. Troppo spesso siamo portati a credere che sia un sistema strutturato e ordinato, definito da regole e schemi chiari. Questo è il meme alla base della narrazione che intende le leggi come prescrittive. L'economia, a quanto pare, si basa quindi su curve di domanda e offerta. La politica è una scienza. Persino le convinzioni umane possono essere tracciate, definite e rappresentate con un grafico; utilizzando la giusta regressione e un numero sufficiente di dati, è possibile comprendere anche gli elementi più sconcertanti della condizione umana". Si tratta di una versione riduttiva della realtà, una versione da libro di favole.
Sebbene nel XIX secolo alcuni studiosi credessero nell'esistenza di leggi che regolavano il comportamento umano, la scienza sociale è stata rapidamente costretta ad abbandonare l'idea che delle leggi fisiche ferree fossero direttamente alla base di una "fisica" sociale.
L'approccio più comune oggi, che riflette un ritorno alla modellazione guidata dai dati nella "scienza" politica in ambito occidentale, è quello di utilizzare i dati empirici del passato per individuare modelli ordinati che indichino relazioni stabili tra cause ed effetti.
In genere, la filosofia del materialismo dialettico è vista in alcune capitali come l'apice di un approccio scientifico oggettivo alla politica e alla sociologia umana e i suoi adepti riscuotono stima in quanto "scienziati". Appianando la complessità quasi infinita, le sintesi lineari fanno apparire il nostro mondo non lineare come se il suo andamento seguisse la confortante progressione di un'unica linea ordinata. È un gioco di prestigio. E per portarlo a termine con successo, gli "scienziati" devono eliminare tutto ciò che vi appare come inaspettato o come inspiegabile.
La pretesa oggettività di questa metodologia, tuttavia, risiede essenzialmente in un attributo culturale derivato dalla comprensione lineare e teleologica presente nelle tradizioni giudaico-cristiane.
È questa convinzione di una comprensione "scientifica" e lineare della storia ciclica che conferisce un forte senso finalistico all'analisi politica. Il professor Dingxin Zhao osserva come, a differenza di altre strutture metafisiche, essa consenta ai credenti di creare uno Zeitgeist più impegnato, costringendo gli individui all'interno della comunità ad agire in linea con l'esito teleologico previsto.
Non è difficile vedere in questa premessa teleologica il fondamento dell'ossessione odierna per la creazione di immaginarie narrazioni vittoriose. Il professor Dingxin Zhao avverte che coloro che fanno previsioni lineari sull'andamento degli eventi umani secondo la "scienza" materiale meccanicistica, possono facilmente convincersi di essere gli unici a possedere le convinzioni corrette e ad essere allineati con il giusto percorso di analisi. E che gli altri si trovino semplicemente dalla parte del torto, proprio come gli Stati che sono arrivati a fare "erroneamente" affidamento sulla tecnologia militare russa piuttosto che sul non plus ultra statunitense.
In una scienza sociale che segue un paradigma dominante e arrogante, il nostro mondo viene trattato come un qualcosa che può essere compreso, controllato e piegato ai nostri capricci. Le cose non stanno così.
Nel suo bestseller Chaos: Making a New Science (1987), James Gleick "osserva che la scienza del XX secolo sarà ricordata per tre cose: la relatività, la meccanica quantistica (MQ) e il caos. Queste teorie si distinguono perché spostano la nostra comprensione della fisica classica verso un mondo più complesso, misterioso e imprevedibile", scrive Erik van Aken.
La teoria del caos è emersa negli anni '60 e nei decenni successivi i fisici matematici ne hanno riconosciute le intuizioni per la comprensione dei sistemi dinamici del mondo reale.
Questi cambiamenti fondamentali però hanno avuto scarso impatto sul paradigma del pensiero occidentale, che è ancora visto dalla maggior parte degli occidentali come una macchina in cui ogni azione, come la caduta di una tessera del domino, innesca inevitabilmente un effetto prevedibile.
"Anche se ci troviamo in un mondo imprevedibile in cui quasi tutto influenza tutto il resto, la parola "causa" inizia a perdere di significato. Per quanto certi eventi sembrino non correlati o remoti, tutti hanno qualche convergenza e contribuiscono a una complessa rete o matrice di causalità".
Bertrand Russell, nel suo On the Notion of Cause (1912-13), arrivò a due conclusioni significative. In primo luogo, che la corrente nozione convenzionale di causalità non è fondata sulla fisica. In secondo luogo, se nozioni come "causa" devono essere riducibili alla fisica, dovremmo eliminare del tutto l'uso semplicistico del vocabolo causa.
Come possiamo quindi dare un senso ai cambiamenti sociali quando i cambiamenti conseguenti spesso nascono dal caos? Intanto che cerchiamo ordine e modelli, forse passiamo meno tempo a concentrarci su una verità ovvia ma consequenziale: gli eventi inaspettati e inspiegabili sono importanti. In altre parole, hanno una qualità e un significato.
Uno di questi eventi si è apparentemente verificato sabato 26 ottobre, quando sembra che l'attacco dello stato sionista contro l'Iran si sia imbattuto in un inatteso e considerevole ostacolo nelle prime fasi dell'operazione contro le difese aeree nemiche che puntava a sopprimere e distruggere le difese aeree dell'Iran. A quanto pare, la prima ondata di attacchi era intesa come un primo passo diretto a rendere praticabile lo spazio aereo iraniano, per spianare la strada ai successivi attacchi condotti da F-35 armati di bombe convenzionali.
L'evento inatteso? "I media dello stato sionista hanno riferito che un sistema di difesa aerea sconosciuto è stato utilizzato per abbattere obiettivi sopra la provincia di Tehran". Secondo quanto riferito, l'operazione dello stato sionista sarebbe stata cancellata subito dopo, mentre ai quattro venti à stata proclamata la narrativa vittoriosa poi ripresa tra i molti altri anche dal WSJ.
La narrativa vittoriosa era troppo preziosa perché si potesse rinunciarvi, ovviamente. Solo che gli eventi inspiegabili hanno la loro importanza.
Se gli aerei dello stato sionista (o quelli statunitensi) non riescono a penetrare lo spazio aereo iraniano protetto, in tutto o in parte -e il 26 ottobre nessun aereo dello stato sionista è entrato nello spazio aereo iraniano- l'intero paradigma per un attacco militare statunitense o dello stato sionista viene meno perché l'Iran dispone di un arsenale missilistico convenzionale di portata schiacciante e custodito molto in profondità con cui reagire.
Allo stesso modo crolla anche il paradigma della "Grande Vittoria" di Netanyahu, come scrive Ronen Bergman, autorevole commentatore dell'intelligence sionista:
Un alto funzionario della sicurezza dello stato sionista l'ha definita così: "Successo attraverso il fallimento". Lo stato sionista è entrato in guerra a Gaza per raggiungere due obiettivi, il rilascio degli ostaggi e lo smantellamento delle capacità militari di Hamas. Per non parlare della sua distruzione in una vittoria assoluta con il crisma del divino. Dopo aver fallito nel raggiungere anche soltanto uno di questi obiettivi, ne è stato aggiunto un altro sul fronte settentrionale: riportare i residenti in sicurezza nelle loro case. E anche a questo non è chiaro come ci arriveremo. Alcuni credono che il fronte meridionale possa essere chiuso con una vittoria sul fronte settentrionale. Adesso poi siamo sicuri che se solo assestiamo un colpo vittorioso all'Iran, ne sarà conseguenza la chiusura del fronte settentrionale; questo chiuderà anche il fronte meridionale.
L'Iran dice che intende infliggere allo stato sionista un colpo doloroso per l'attacco del 26 ottobre. E lo stato sionista dice che proverà di nuovo a colpire l'Iran.
Come fa lo stato sionista ad andare avanti così? Beh, nota l'alto funzionario della sicurezza: "forse la risposta è 'perché tutto è diventato normale'. Ciò che ci sembra impossibile -una cosa che non c'è modo che accada- improvvisamente accade... E tutti si abituano a questo, [e si abituano] alla mancanza di strategia. La mancanza di strategia, da accidentale che è, diventa una caratteristica stabile... Quindi nulla di grave, proveremo qualcos'altro".