sabato 31 dicembre 2011

Michael Scheuer, Washington ed il nemico inesistente


Traduzione da Rt.com (9 novembre 2011)

Gli americani sono nel mirino dei terroristi in tutto il mondo esclusivamente a causa della politica adottata da Washington nei confronti del mondo musulmano, non perché ci sia un nemico islamico il cui unico scopo è quello di uccidere gli americani a causa delle libertà e dello stile di vita di cui godono, afferma un ex ufficiale della CIA.
Lo storico Michael Scheuer, autore di Through our eniemies' eyes, che ha lavorato per la CIA per più di venti anni fino al 2004 e che è stato a suo tempo il capo della sua "Bin Laden Unit" pensa che il più grande nemico degli Stati Uniti -l'Islam radicale- non sia mai esistito: né quando Bin Laden era in vita, né adesso.


La lobby sionista che trascina in guerra l'AmeriKKKa

In realtà, "alla base di questa guerra [contro l'Islam] c'è la relazione dell'AmeriKKKa con lo stato sionista"; fino a quando gli americani accetteranno questo stato di cose "si tratterà di un nemico che non sconfiggeremo mai", scrive Scheuer.
Michael Scheuer crede che sia la lobby sionista in AmeriKKKa a portare in guerra gli Stati Uniti.
"Il problema non è lo stato sionista di per sé. Il vero problema sono i leader della comunità ebraica americana negli Stati Uniti, che influenzano e corrompono il Congresso affinché continui a sostenere lo stato sionista mentre non abbiamo alcun interesse da difendervi", afferma.
"L'establishment politico americano è preda di due fenomeni. I suoi appartenenti sono estremamente filosionisti e sono animati da una convinzione quasi marxista nel credere che la diffusione della democrazia sia un fenomeno inevitabile in tutti i luoghi, per tutti i popoli ed in ogni epoca", pensa l'ex ufficiale della CIA, aggiungendo che preda com'è del proprio desiderio di proteggere lo stato sionista, la classe politica statunitense non possa riconoscere davvero le cose come sono in realtà.


I vantaggi per l'Islam radicale

Michael Scheuer prevede che nei paesi coinvolti dalla "primavera araba" come la Tunisia, la Libia e l'Egitto "non si instaurerà una democrazia che ricordi in qualche misura la democrazia occidentale".
Allo stesso tempo, lo stato di anarchia venutosi a creare nel mondo musulmano farà degli islamisti radicali gli unici beneficiari del caos che sta inghiottendo i paesi arabi.
Secondo Michael Scheuer un'ulteriore radicalizzazione dei gruppi islamici, in particolare in Africa, è inevitabile, grazie alla sempre maggiore disponibilità di armi.
Il flusso infinito di innumerevoli armi da fuoco e l'apertura dei cancelli delle carceri nei paesi su ricordati ha rinforzato i gruppi islamici in tutto il mondo, pensa Scheuer.
"Il perseguire in modo forsennato la ricerca della democrazia laica [messo in atto dai politici statunitensi] finisce in buona sostanza per mettere in pericolo la stabilità della regione, e forse del mondo intero", afferma.


Se la Siria capitola davanti ai gruppi islamici, lo stato sionista cadrà

Per quanto riguarda la situazione in Siria, le interferenze degli Stati Uniti sono state qualcosa di vergognoso.
"Fino a quando [i siriani] non si sono decisi a ritirargli le credenziali, l'ambasciatore statunitense è andato in giro per tutto il paese cercando di incoraggiare certi gruppi a rovesciare il governo siriano. Non spetta a un diplomatico comportarsi in questo modo, statunitense, russo, cinese o inglese che sia" sottolinea l'autore, affermando che "i siriani sono stati cinicamente spinti nelle piazze" senza che fosse loro fatto presente che la possibilità di essere colpiti a morte dalle forze governative era concreta. L'autore ricorda che la Siria, che sostiene da sempre Hezbollah, è naturalmente una zona di interesse per lo stato sionista, non per gli Stati Uniti.
"La Siria è un paese senza interesse per gli Stati Uniti. Da quando ero un ragazzino, abbiamo sempre guardato ai siriani con timore", scrive l'autore irridendo al fatto che "eppure se si guarda la cartina è difficile immaginare che quel trabiccolo di paese chiamato Siria potrebbe rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti".
Per mettere le cose in chiaro su quello che un possibile successo delle mene americane in Siria potrebbe rappresentare, Scheuer scrive che "questo è un altro buon esempio della dicotomia che esiste nel modo di pensare dei politici americani. Noi invochiamo la democrazia in Siria, ma se Assad cade, sarà la sicurezza dello stato sionista a risentirne più di ogni altra cosa".


Lo stato sionista guida i piani statunitensi sull'Iran

Michael Scheuer è convinto che i "piani sull'Iran" degli Stati Uniti dipendano da quelli dello stato sionista.
"Sia i Repubblicani che i Democratici sono spaventati a morte dalla prospettiva che lo stato sionista attacchi l'Iran di propria iniziativa. Se lo stato sionista attacca l'Iran gli americani saranno accusati di aver avallato la cosa, che lo abbiano davvero fatto oppure no".
"Quello cui stiamo assistendo è un procedere lento, che aumenta di velocità in modo impercettibile, verso un qualche genere di scontro armato con Tehran."
Scheuer definisce il presunto complotto ordito per uccidere un ambasciatore saudita negli Stati Uniti con l'aiuto di un cartello della droga messicano come "un complotto da operetta", dicendo che è difficile credere che l'Iran rischierebbe una guerra con gli Stati Uniti, lo stato sionista e gran parte della NATO solo per uccidere qualcuno che non è nemmeno un membro della famiglia regnante dell'Arabia Saudita.
"Ora sono tutti lì a dirsi convinti che la democrazia sia la miglior cosa per tutti. Ma la verità è che gli interessi della politica estera statunitense ed occidentale in Medio Oriente sono dipesi per cinquant'anni dal mantenimento delle tirannie che ci hanno concesso di accedere al petrolio, tirannie che proteggevano lo stato sionista e si accanivano contro gli islamici per proteggere noialtri. Ecco: è questo stato di cose che oggi come oggi sta perdendo di importanza", riconosce l'autore chiamando in causa i sionisti, che sono stati i primi a capire che il diffondersi della democrazia potrebbe non costituire affatto una garanzia per la loro sicurezza.


La Libia sarà antiamericana

Rispondendo ad una domanda sulla Libia in preda alla guerra, l'autore ha sottolineato che questo paese è noto per essere la patria di origine di combattenti islamici che hanno lottato contro i sovietici in Afghanistan, e che gli stessi uomini si sono scontrati con gli statuitensi in Iraq e anche in Afghanistan. Michael Scheuer non sa dire con certezza se la Libia diventerà una fucina di terroristi, ma pensa che essa "sarà decisamente antiamericana ed avversaria della NATO".


"Stiamo combattendo una guerra di religione"

Pur essendo in gran parte dotati di un'istruzione superiore e pur essendo tecnologicamente avanzati, "Gli americani non hanno senso comune", sostiene l'ex ufficiale della CIA, asserendo che negli ultimi venti anni gli Stati Uniti sono stati molto efficienti nel creare i propri stessi nemici e nel mettere in pericolo la loro stessa sicurezza. Gli ultimi quattro presidenti americani hanno detto alla popolazione che le guerre che gli Stati Uniti finanziano in tutto il mondo sono guerre dirette contro un pugno di fanatici e che non sono in alcun modo delle guerre religiose.
"Invece stiamo combattendo una guerra di religione. E fino a quando ci renderemo conto di questo fatto non saremo mai in grado di sconfiggere il nostro nemico", conclude Scheuer.
"Lasciamo che siano i cinesi ad avere a che fare con questi popoli [islamici] per i prossimi cinquant'anni; noi ne abbiamo avuto abbastanza... il problema è che gli americani non riescono neppure ad uscire, da questa situazione".

giovedì 29 dicembre 2011

Del vestirsi bene, di Boutique Pound e di un suo testimonial pistoiese


"Turbodinamismo è esaltare il gesto gratuito, violento e sconsiderato, con deferenza e riguardo al vestirsi bene".

Dal Manifesto del Turbodinamismo, campagna pubblicitaria autunno-inverno 2009-2010 di Boutique Pound.
Il 13 dicembre 2011 Gianluca Casseri, che al viral marketing di Boutique Pound partecipava con molto impegno, si è esibito a Firenze in una intera serie di gesti gratuiti, violenti e sconsiderati.
A seguito di questa intera serie di gesti gratuiti, violenti e sconsiderati non è seguita alcuna esaltazione turbodinamista.
Anzi: lo stesso funerale di Casseri è avvenuto alla presenza del celebrante, dei familiari più stretti e di un discreto numero di gendarmi. Più fonti hanno avanzato l'ipotesi che la clientela di Boutique Pound Pistoia, per non parlare dei franchisers, si sia fatta rappresentare proprio dalla gendarmeria, con la quale sembra abbia rapporti di una certa consistenza.
Non sappiamo se Gianluca Casseri fosse un amante del ben vestire: le fotografie che lo ritraggono sembrerebbero testimoniare il contrario.
Il target di Boutique Pound è costituito essenzialmente da mediocri maneschi e buoni a nulla che non rifuggono da nessuno dei comportamenti tipici dell'"occidentalista" contemporaneo, con deferenza e riguardo alla prevaricazione, alla cattiveria stupida ed abituale, alla prepotenza ed alla furbizia spicciola da gabolista di vicolo, quella che serve a vivere sopra il rigo con piccoli imbrogli ed espedienti miserabili.
Il resto lo hanno fatto la condiscendenza mediatica ed l'aria che si respira oggi nella penisola italiana, in cui non esiste comportamento scimmiesco e demenziale che non trovi stuoli di scribacchini pronti al sostegno ed alla giustificazione, purché si tratti, beninteso, di comportamenti di consumo. Tutti gli altri i gazzettieri li intitolano degradensihurézza.
In considerazione di "valori" di questo genere, Boutique Pound smercia prodotti utili a rafforzare la traballante identità di gente che va distolta dalla prospettiva di un'esistenza da falliti: è probabile che le magliette insignificanti e i pantaloni di vellutino a coste che Casseri sfoggia nelle immagini che lo ritraggono abbiano fatto di lui un cattivo testimonial, inducendo Boutique Pound a disconoscerlo e a scaricarlo secondo la stessa prassi che porta a disconoscere e a scaricare una modella sedicenne colpevole di essere ingrassata mezzo chilo.
In questa sede si perseguono interessi e si coltivano valori diametralmente opposti a quelli di questa marmaglia; non si tratta peraltro di un'impresa meritoria, dal momento che non richiede alcun impegno ed alcuna fatica. Per questo non si ha alcuna deferenza ed alcun riguardo per chi veste bene, adottando in molti casi atteggiamenti di tipo perfettamente opposto e plaudendo scopertamente a chi si produce in cose come questa.
Credo sia stato uno dei migliori exploit della mia vita, questo. Accadde molti anni fa con un ragazzetto che affermava di "giudicare le persone dalle scarpe che portano" (citazione letterale) e che, ovviamente, indossava solo roba firmata. Un pomeriggio, mentre faceva una delle solite tiritere, e aveva addosso una bella camicina, un destino crudele (per lui) mi aveva messo in mano un bel pennarellone Carioca nero con il quale stavo scrivendo un tabellone. Il gesto mi venne spontaneo: gli feci una bella firma con tanto di paraffo sulla camicia. Dicendogli: "O, hai visto che camicia firmata tu ci hai, ora?..."

Riccardo Venturi, febbraio 2007.

lunedì 26 dicembre 2011

Milano: le belle foto patinate dei sionisti e un pennarello costruttivo


Metropolitana di Milano, stazione De Angeli della Linea 1, dicembre 2011.
Boicotta Israele. Un paese, un altro mondo. Di apartheid.
Nella Milano che non conta -e che alle gazzette non interessa- i muri dicono anche cose come questa.

domenica 25 dicembre 2011

Natale Guarino e la Lega Nord Toscana: difensori dei valori "occidentali" nel munito borgo di Càsole d'Elsa



Dicembre 2011. Il borgo collinare di Càsole d'Elsa non è molto lontano da Siena o da Firenze. Il vecchio centro ha un assetto viario e molte costruzioni che rimandano ad un passato remoto e mitizzabile, e costituisce una scena adatta per ambientare tenzoni e cimenti tipici delle tradizioni inventate. Difatti non mancano né un palio né un'amministrazione "occidentalista" in grado di utilizzare ambiente ed urbanistica per la legittimazione "identitaria" delle sue componenti più involute.
Poi però ci si avventura per le strade del borgo, e si scopre che come sempre la realtà fa per lo meno a pugni con le intenzioni dichiarate.
La foto in alto rappresenta nientemeno che la sede del "partito" Lega Nord di Càsole d'Elsa.
La sede del "partito" che ha asserito per anni essere il suo scopo la distruzione della "unità nazionale" della penisola italiana, che ha raccolto i voti di milioni di sudditi dalla consapevolezza e dalle competenze più scimmiesche, che ha contribuito fattivamente a legittimare l'espressione ed il conseguimento degli arbitrii più disumani e vergognosi, nonché schierato nell'elettorato passivo un'impressionante congerie di casi umani che è perfetta rappresentanza dell'epoca contemporanea, è una stanzetta chiusa.
Dal pennone pende una bandiera stracciata ed annerita.
La scena non è delle più invitanti, e può dare l'idea di qualsiasi cosa meno che di un luogo dove fervano le attività.
A completamento appropriato, parcheggiata davanti una delle autovetture più scialbe ed anonime che siano mai comparse sul mercato. In questa sede non si è affatto soliti commentare, specialmente in modo sfavorevole, i beni di consumo in generale; in questo facciamo un'eccezione perché ci sarebbe da ridire persino sul colore.
Tutto contribuisce a dare un senso di spossatezza e di sconfitta.
Detto in termini ancora più chiari, il contesto, la situazione, il setting, l'impressione complessiva fanno letteralmente pena.
Lega Nord, la potentissima.
Si impone dunque un'occhiata da vicino alla bacheca della sede, che appare appannata e polverosa.


C'è un foglio malamente scritto a mano con un vecchio pennarello blu.
12 - 11 -2011
Ottavo anniversario della strage di Nassiria.
Ricordiamo i nostri ragazzi morti nella strage.
Onore ai caduti.
Il Segretario Natale Guarino.
Come al solito quando si intraprende il dileggio di una iniziativa "occidentalista", non si sa neppure da che parte comiciare. I ragazzi morti nella strage partecipavano all'occupazione dell'Iraq inquadrati nell'esercito dello stato che occupa la penisola italiana: quello stesso stato che la Lega Nord dice di voler disgregare ed al cui esercito dovrebbe, sempre in teoria, augurare ogni sciagura.
E tanto basterebbe.
La portata della sovversione "occidentalista" è arrivata al punto che lo stato che occupa la penisola italiana ha avuto un esponente di questo "partito" come ministro degli affari interni, senza che nessuno trovasse in questo alcunché di strano, con l'eccezione di un signore di Alessandria: tanto, a finire sotto i manganelli o nelle celle sarebbero stati sempre e comunque i mustad'afin sorpresi a dormire sotto qualche ponte e privi di qualunque potere economico o mediatico. Proprio sulla loro pelle, d'altronde, gli "occidentalisti" hanno costruito la loro fortuna politica, nell'aperta approvazione della compagine di scimmie che costituisce il loro elettorato attivo.
Poi si scopre che qualcosa non torna: il 13 dicembre 2011 un "occidentalista" pistoiese di nome Gianluca Casseri ha dato il proprio contributo alla lotta conto i'ddegrado e contro l'insihurézza colpendo a morte dei cittadini della Repubblica del Senegal. Il 17 dicembre una grande manifestazione cittadina si è chiusa in una piazza attorno ad un palco dal quale hanno preso la parola, parlando presumibilmente a braccio, altri cittadini della Repubblica del Senegal. La cosa che non torna sta nel fatto che gli oratori hanno dato dimostrazione di saper padroneggiare una lingua che con ogni probabilità non è la loro lingua madre con molta maggior competenza di quella di cui dànno quotidiana prova gli appartenenti al bacino elettorale dei partiti "occidentalisti".
Il che fa di loro qualcosa di molto diverso dall'immagine che la Lega Nord ne veicola istancabilmente da anni, e che parrebbe al contrario ritrarre in modo assai più realistico l'elettorato attivo e passivo di quel "partito".
Anche in questa occasione la devastante estensione dell'opera sovvertitrice dell'"occidentalismo" è apprezzabile da almeno due diverse angolazioni.
L'"occidentalismo" è riuscito in primo luogo a trasformare l'incompetenza e l'ignoranza, cose che in contesti normali sono motivo di vergogna, in giustificativi abituali quando non in cose di cui è lodevole vantarsi.
In secondo luogo, ha adottato come prassi abituale quella di proiettare sugli individui e sui gruppi che intende presentare come avversari caratteristiche e tendenze che invece gli appartengono integralmente.
Sul Libro dei Ceffi esiste una schedatura a nome di Natale Guarino. Al momento in cui scriviamo vi compare la foto qui allegata.


La schedatura indica film d'avventura tra i libri preferiti (sì, tra i libri), e wester tra i film preferiti.
Da essa veniamo anche a sapere anche dell'esistenza di una cosa che si chiama Lega nord Arcipelago Toscano.
Quanto a documenti e comunicati stampa, stando ai motori di ricerca Natale Guarino sembra tacere da almeno un anno: e questo in un ambiente in cui da molti anni la visibilità politica consiste pressoché esclusivamente nell'allagare ogni giorno di comunicati tutti i mass media raggiungibili.
Tutto contribuisce a creare l'impressione che dieci parole scritte a mano con un vecchio pennarello rappresentino un anno di impegno di Natale Guarino come segretario di "partito".
Con tutto ciò non si intende affatto caricare questo signore di colpe che anche nel peggiore dei casi non condividerebbe che in minima parte: al contrario, si ha motivo di considerare lui e quelli come lui dei rappresentanti più che fedeli dei sudditi che bivaccano nella penisola italiana, e di deplorare vivamente la fine dell'esecutivo che la Lega Nord sosteneva attivamente.
Perché in tanti anni le aspirazioni, le competenze e gli interessi di tanta parte dei sudditi non avevano trovato rappresentanti ed incarnazioni più appropriate di queste.

sabato 24 dicembre 2011

La Bestia di Kandahar, un ristorante cinese ed una tv accesa


Foto da SepahNews.com che mostra il drone statunitense catturato dal Sepah-e Pasdaran-e Enqelab-e Eslami mentre sorvolava il territorio della Repubblica Islamica dell'Iran.

Si riceve e si pubblica.

Sabato 17 dicembre 2011, in un ristorante cinese. Più o meno le 21.00, la tv accesa sull'emittente cinese cctv. Telegiornale. Servizi vari, poi esteri. Anche la TV, qualche volta, è una gran cosa. Ovviamente non capivo un'acca, ma le immagini erano oltremodo eloquenti, avessimo solo la
radio tutto sarebbe passato. Giorni prima, sul sito Come Don Chisciotte, avevo letto un servizio sulla fantomatica sparizione del super drone americano. Il giornalista lanciava delle ipotesi in merito al significato del comunicato iraniano che diceva "tirato giù" e non "abbattuto". Beh il servizio del TG mostrava il drone intatto dentro uno hangar.
Particolare della piccola ammaccatura, ma niente più.
Attorno qualche militare.
Dietro il drone, la bandiera iraniana.


Così il Christian Science Monitor:

Il drone statunitense catturato: ecco come l'Iran ha preso in trappola la bestia.
Pare che l'Iran sia riuscito a catturare un drone spia RQ-170 Sentinel in larga parte intatto e che sarebbe stato adibito a compiti di sorveglianza sul programma nucleare iraniano. Per gli Stati uniti si tratta di una perdita significativa.
Scott Peterson, 9 dicembre 2011

Questa foto, diffusa dai Guardiani della Rivoluzione l'8 dicembre 2011, mostrerebbe il capo della divisione aerospaziale dei Guardiani, il generale Amir Ali Hajizadeh (a sinistra) mentre ascolta un colonnello di ignote generalità che parla del drone statunitense RQ-170 Sentinel.

Istanbul, Turchia.

L'Iran sta dando voce alla propaganda dopo aver mostrato di esser riuscito a catturare un drone stealth statunitense che era in missione di spionaggio centoquaranta miglia all'interno dei confini iraniani.
Alcune ore dopo che la televisione di stato aveva mostrato il drone americano RQ-170 Sentinel, un tuttala di color crema il cui carrello era stato nascosto da drappi raffiguranti bandiere americane in cui le stelle erano state sostituite da teschi e su cui campeggiavano slogan contro gli Stati Uniti, i militari iraniani hanno affermato che l'operazione di spionaggio costituiva una prova della perdurante ostilità statunitense nei confronti dell'Iran.
"L'Iran considererà dei bersagli le basi militari americane in tutto il mondo" in caso di ulteriori violazioni, ha avvertito oggi il deputato conservatore Mohammad Kossari. E la risposta iraniana sarebbe in questo caso "terribile".
Fonti militari statunitensi hanno confermato che è "molto probabile" che il drone mostrato dall'Iran sia quello di cui le forze statunitensi in Afghanistan hanno dichiarato la perdita la setimana scorsa. Era in missione di intelligence, alla ricerca di prove sull'operato iraniano in materia di armamenti nucleari.
Nonostante questi ed altri sforzi per raccogliere informazioni riservate, che pare comprendano anche l'installazione clandestina di rilevatori di radiazioni in siti sospetti dalle parti di Tehran, i voli eseguiti con i droni non anno secondo ogni evidenza portato alcuna prova contraria a quanto già noto agli Stati Uniti ed alle Nazioni Unite, ovvero che l'Iran ha cessato qualunque sforzo sistematico per sviluppare armamenti nucleari nel 2003.
La perdita del drone stealth è "molto significativa", afferma Robert Densmore, un giornalista specializzato in temi inerenti la difesa ed ex specialista in contromisure elettroniche per la marina statunitense, da noi contattato a Londra.
"Quella di questi Sentinel è una tecnologia ancora rara; averne uno in condizioni tanto buone e soprattutto il fatto che sia finito in mano ad un potenziale avversario come questo è qualcosa di significativo, soprattutto perché l'Iran mantiene apertamente legami con la Russia, e anche la Cina lo contempla fra i propri interessi", afferme Densmore.


Una perdita per gli Stati Uniti

"Dal punto di vista strategico gli Stati Uniti avranno da soffrire da questa perdita perché quel drone... ha un radar, una fusoliera ed un rivestimento che gli conferiscono una bassa visibilità, e le elettroniche che contiene sono anch'esse materiale di alta tecnologia", riferisce Densmore. "Dal punto di vista della diplomazia l'Iran sta cercando la maniera di salvare la faccia almeno un minimo", dopo l'espulsione dei diplomatici iraniani da Londra e dopo il crescente questionare sul suo programma nucleare, sottolinea Densmore. "Stanno davvero cercando qualcosa da raccontare all'opinione pubblica mondiale, per dire qualcosa come 'Guardate, che qui le vere vittime siamo noi'. L'Iran si è lamentato a livello ufficiale presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la "scoperta e provocatoria" violazione del suo spazio aereo, ed ha chiesto "la condanna di questi atti aggressivi".
La televisione di stato Press TV ha riferito che secondo le leggi internazionali i voli clandestini statunitensi nei cieli iraniani costituirebbero "un atto di guerra".
I Guardiani della Rivoluzione hanno riportato di aver ricostruito la rotta del drone e di averlo fatto atterrare. Dopo esser entrato in Iran, "Questo aereo è caduto nella trappola tesagli dalle nostre forze armate ed è stato fatto atterrare", ha detto il comandante in capo dell'aeronautica dei Guardiani, il generale Amir Ali Hajizadeh: "Gli esperti dell'esercito sono ben consapevoli di quanto siano preziose le informazioni che potremo ricavare dalla tecnologia di questo drone".
Secondo i mass media iraniani, militari russi e cinesi -i cui paesi hanno stretti legami con l'Iran e si oppongono agli sforzi occidentali tesi ad esercitare maggiori pressioni- "hanno chiesto il permesso di esaminare il drone spia statunitense".


In che modo l'Iran si è impossessato della Bestia.

Soprannominato la Bestia di Kandahar dopo esser stato avvistato per la prima volta nel 2009 su una pista d'atterraggio a Kandahar in Afghanistan, questo drone è stato usato per controllare, non rilevato, il rifugio di Osama bin Laden in Pakistan prima del raid compiuto per uccidere il capo di AlQaeda.
Il video diffuso dall'Iran mostra Hajizadeh ed un altro ufficiale dei Guardiani che esaminano l'aereo, che con le sue curve a bassa rilevabilità e con la forma tuttala, ricorda il più grande bombardiere invisbile B2. Il drone era stato sistemato su una piattaforma e degli striscioni ne nascondevano la parte inferiore ed il carrello di atterraggio. Gli striscioni, fissati alle ali con del nastro adesivo trasparente, dicevano "Gli Stati Uniti non possono permettersi di ingannarci" e "Noi calpesteremo l'America".
Non è chiaro come abbiano fatto gli iraniani ad impossessarsi di un drone intatto. Alcuni esperti statunitensi escludono che siano riusciti a dirottarlo e a prenderne il controllo, come sostengono gli iraniani. Eppure, operazioni del genere si sono rivelate possibili in altri teatri operativi, soprattutto in quello che ha coinvolto la milizia Hezbollah sostenuta dagli iraniani in Libano e i droni che provenivano dallo stato sionista.
"Confondere i segnali è tecnicamente possibile, e molti sistemi per riuscirci non sono neanche tanto recenti quanto si potrebbe pensare", dice Densmore parlando da ex specialista in guerra elettronica della marina statunitense.
"Basta che qualcosa abbia un sensore destinato alle comunicazioni -l'RQ-170 ne ha due, uno per il controllo via satellite e l'altro per il controllo da terra per il volo a vista- ed è già possibile disturbarla", afferma Densmore.
L'RQ-170, che di solito vola a cinquantamila piedi d'altezza, potrebbe anche aver dovuto fare un atterraggio di fortuna, si dice. Ma il video iraniano mostra che l'aereo ha subìto pochi danni: si vede soltanto che un'ala è stata riattaccata, e che c'è una piccola intaccatura sul bordo d'attacco dell'ala sinistra.
Fox News ha riassunto qualche giorno fa il pensiero di Un ufficiale superiore statunitense "che possiede un'ottima conoscenza del drone Sentinel" e secondo il quale il mezzo perduto "va ritenuto intatto, perché è programmato per volare a quote stabili e per trovare un posto adatto all'atterraggio, più che per schiantarsi".
Alla stessa Fox, l'ufficiale superiore ha riferito che "Si tratta di un prezzo pesante, quanto a tecnologia".


Un drone da sei milioni di dollari

Il drone stealth senza pilota da sei milioni di dollari è prodotto dal settore programmi di sviluppo avanzato della Lockheed Martin. Si tratta della terza volta che tecnologie stealth vengono perse in modo rilevante: la prima volta avvenne quando un caccia F117 venne abbattuto durante la guerra in Kosovo nel 1999; la sedconda quando un elicottero stealth è rimasto danneggiato e in gran parte distrutto sul posto durante il raid contro Bin Laden in Pakistan.
Tuttavia, il drone non rappresenta il più sofisticato esempio di tecnologia stealth a disposizione dell'arsenale statunitense, almeno secondo il sito aviationintel.com.
L'RQ-170 è stato "molto probabilmente realizzato pensando anche ai costi", e dunque adotta "caratteristiche stealth di livello più basso"; questo significa che "i più sensibili segreti delle tecnologie stealth statunitensi" non sarebbero stati compromessi da quanto successo, scrive il sito.
Aviationintel spiega anche che di recente l'Iran ha ricevuto dalla Russia un sistema mobile per il disturbo e lo spionaggio elettronico chiamato Avtobaza, che potrebbe aver intercettato il drone e forse averne disturbato le comunicazioni.
"Non c'è ragione di non credere che questo sistema possa davvero aver identificato la rotta elettronica del Sentinel e averla poi disturbata, oltre ad aver messo in allerta i caccia e le installazioni missilistiche ad esso vicini; inoltre, è possibile ipotizzare che questi sistemi vengano usati in diretta congiunzione con i siti destinati allo sviluppo di tecnologia nucleare".
Il drone avrebbe anche potuto operare in condizioni di connettività elettronica limitate, rendendosi meno visibile, ma secondo Aviationintel "lo scenario più probabile" è uno in cui il drone stava "trasmettendo attivamente video in presa diretta, mappe radar dettagliate, o informazioni relative allo spionaggio elettronico, il tutto in tempo reale", facendo sì che per il sistema russo diventasse più facile identificarlo.
Secondo i militari iraniani, non è la prima volta che un drone viene abbattuto nella zona. Lo scorso gennaio, ha riferito ad una rivista dei Guardiani della Rivoluzione che l'Iran aveva "abbattuto molti di questi aerei spia a tecnologia avanzata", che erano stati abbattuti fuori dallo spazio aereo iraniano e che "esperti russi erano stati invitati" dall'Iran ad esaminarne due, "che più tardi erano stati riprodotti tramite tecniche di reverse engineering". Questo secondo Fars News Agency, l'agenzia di stampa che ha legami con i Guardiani della Rivoluzione.


La tecnologia iraniana

Non è dato sapere a quale livello arrivino le competenze tecniche iraniane. Il paese ha raggiunto livelli eccellenti in campi come le nanotecnologie o la ricerca sulle cellule staminali, ed ha messo in piedi un programma nucleare sofisticato che schiera ottomila centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, sanzioni nonostante. Ma ha anche i suoi limiti, che sono emersi con il lancio del primo satellite Omid (Speranza) nel 2009. L'evento avrà anche collocato l'Iran in una élite scientifica che conta non più di nove paesi, ma l'interno del satellite è sembrato rudimentale.
La tv statale ha mostrato immagini del montaggio del satellite, in una scatola argentata a forma di cubo in cui si vedevano delle componenti che ricordavano quelle di una radio a transistor degli anni '50, con delle batterie mezzatorcia e dei cavetti tenuti a posto con nastro isolante nero. Con una certa frequenza, l'Iran si è prodotto in affermazioni su certi sistemi d'arma avanzati che si sono poi rivelate delle esagerazioni.
I sorvoli nello spazio aereo iraniano non sono una novità, almeno secondo quanto riportato dallo Washington Post nel 2005 in un articolo ripreso dal sito web EAWorldview. Secondo il Post, militari statunitensi avevano asserito che già allora i droni degli Stati Uniti "penetravano nello spazio aereo iraniano" dalle basi in Iraq, e che usavano "radar, video, foto ed anche filtri dell'aria messi a punto per rivelare tracce di attività collegate al nucleare".
"Ce ne siamo sempre fidati [dei droni, n.da.], li abbiamo sempre considerati un asso nella manica, una tecnologia un passo avanti agli altri della quale potevamo disporre, ma abbiamo anche sempre saputo che non avremmo goduto in eterno di questo vantaggio", spiega Densmore. Gli avversari "si aspettano che noi facciamo uso di strumenti simili e li cercano attivamente, così molti dei vantaggi che essi presentavano all'inizio adesso non esistono più".

venerdì 23 dicembre 2011

Roberto Cenni: il più alto e degno difensore delle radici cristiane della città di Prato



Non si ferma il profondo e miracoloso processo di cristianizzazione della città di Prato che ha avuto inizio nel 2009, con la provvida vittoria elettorale di una compagine "occidentalista" guidata da un individuo di specchiata, intemerata e riconosciuta levatura morale.
La vita cittadina è rifiorita sotto il segno delle virtù teologali della Fede, della Speranza e della Carità, sotto quelle cardinali della Fortezza, della Giustizia, della Prudenza e soprattutto della Temperanza.
Le opere di misericordia corporale e spirituale trovano ogni giorno che passa sempre più convinti praticanti in un borgo letteralmente risorto dalle proprie ceneri, che ha avuto anche l'altissimo onore di vedere riconosciuti i propri progressi da ricorrenti ed assidue visite di Magdi Cristiano Allam in persona.
Le più alte sfere della Chiesa cattolica non tarderanno a prendere atto del clima di entusiasmante risveglio spirituale che si respira in città; chissà che non si imponga un aggiornamento del magistero pontificio affinché anche l'imputazione per bancarotta fraudolenta o quella per aggressione a sfondo razziale vengano riconosciute come frutti dell'esercizio eroico delle virtù cristiane.

sabato 17 dicembre 2011

Ha ragione Francesco Torselli: "Casaggì non è un centro di formazione di violenza".


Il 13 dicembre 2011 a Firenze un certo Gianluca Casseri ha ucciso due cittadini della Repubblica del Senegal e ne ha feriti altri due prima di uccidersi a sua volta. Questo secondo le prime versioni dei fatti diffuse dalle gazzette.
Nelle ore successive Casseri è stato ricordato come assiduo frequentatore di organizzazioni ed iniziative estremiste; negli ambienti attorno ai quali gravitava gli sono stati così grati e così riconoscenti che in capo ad un giorno, e secondo una prassi consolidata, i suoi scritti ed il suo nome sono stati rimossi da tutte le pagine web da cui era possibile rimuoverli.
Il microscopico mondo dell'"occidentalismo" fiorentino, improvvisamente nell'occhio di un ciclone di aperta impopolarità cui contribuisce anche un clima mediatico cui interessa un po' meno picchiare su tasti come quello delle zingare rapitrici, si è anch'esso esibito in una nutrita serie di prese di distanza e di excusationes non petitae.
In particolare, il micropolitico "occidentalista" Francesco Torselli non ha affatto gradito le considerazioni radiofoniche di un certo Marmugi:
“Il Presidente Marmugi in una radio cittadina ha definito Casaggì un ‘centro di formazione di violenza’, espressione che non solo ci offende ed offende le centinaia di ragazzi che frequentano ogni giorno il centro, e che semmai, negli ultimi anni, la violenza l’hanno subita, reagendo sempre con responsabilità ed intelligenza, ma getta benzina sul fuoco in un momento in cui servirebbero interventi per stemperare gli animi e non certo per accalorarli”.
“La frase di Marmugi è vergognosa e indecente. I ‘centri di formazione di violenza’ non appartengono alla nostra cultura politica, che è quella della destra istituzionale ed identitaria italiana. Se nel corso della sua storia politica il presidente Marmugi ha conosciuto dei ‘centri di formazione di violenza’, non li ha certo conosciuti a destra, ed in ogni caso lo inviterei, se in possesso di informazioni a riguardo, a rivolgersi alla magistratura”.
E' utile ricordare ai lettori non fiorentini che questa Casaggì rappresenta l'unico radicamento sul territorio del maggior partito "occidentalista" della penisola italiana, con il quale non sono neppure mancati gli attriti, culminati mesi fa in un'aperta presa di distanza che ha messo i giovani "occidentalisti" in condizioni di dover togliere i simboli del partito da molta della loro propaganda. Con la fine di un patrocinio tanto palese sono finiti anche gli imbrattamenti murali a base di colla e manifesti, modus operandi in cui i giovani "occidentalisti" fiorentini avevano maturato un'autentica specializzazione.
La propaganda "occidentalista" non si è mai trovata a proprio agio con i nuovi media e si è per solito limitata ad allagare internet con i propri contenuti. La stessa Casaggì e lo stesso Francesco Torselli hanno prodotto e diffuso negli anni moltissimo materiale che non avvalora affatto la loro condivisione di una weltanschauung irenistica, tollerante e portata alla condivisione, ignorando o facendo finta di ignorare le implicazioni che nei nuovi media rivestono l'interattività e soprattutto l'eccellente memoria del web.
In casi come quello di cui stiamo trattando, le due cose si rivelano molto controproducenti, come andremo adesso a dimostrare limitando al minimo gli esempi per non infliggere a chi legge un elenco puntiglioso e sostanzialmente poco utile.
Cominciamo da qualche vicenda recentissima.
Si ricorderà come nel 2010 il maggior partito "occidentalista" della penisola italiana abbia dovuto affrontare una scissione che a livello propagandistico è stata tamponata linciandone a mezzo stampa il principale responsabile. La cosa è stata utilissima all'esecutivo anche e soprattutto per distogliere l'attenzione dei sudditi dalle reali condizioni del "paese" ed è stata resa molto facile dall'ormai realizzata coincidenza di contenuti che esiste tra i mass media del mainstream ed il catalogo patinato di un qualsiasi postribolo di media levatura.
Della cosa deve aver risentito anche il bicchiere d'acqua dell'"occidentalismo" fiorentino perché nel bel mezzo dell'abbaiare della feccia gazzettiera Casaggì pubblicava un brano degli ZetaZeroAlfa, un gruppo di grattacorde organico a Boutique Pound:
La nostra dedica quotidiana agli infami, ai viscidi, ai pavidi, ai protetti, ai bugiardi, ai pochi e tristi servi delle proprie squallide opportunità, traditori di Comunità e di sogni. Ci vedremo nella mischia, bastardi. Non finirà mai: ci sarà sempre un pò di odio per voi.
Su chi fossero i potenziali destinatari di un simile trattamento si possono fare soltanto delle supposizioni; le nostre sono frutto di una contestualizzazione dei materiali presentati.


Nello stesso periodo "infami e delatori" rei di chissà quale nequizia dovevano affrontare addirittura la prospettiva di una refertazione medica precisa: sette giorni.


Alcuni mesi dopo attivisti di Casaggì sono incappati in una piccola disavventura legata proprio ad un utilizzo troppo disinvolto dei referti medici; la cosa deve aver suggerito loro qualche cautela in più.
E' stimolante far notare che i mangiatori di maccheroni soliti ritrovarsi nel fondo di via Frusa ("Zona pallonaio", altra precisazione degnissima di nota) condividono la prassi "occidentalista" che impone la sostituzione delle argomentazioni con il ricorso sistematico ai tribunali.
Coerenza non conforme.

Archive.org è un'organizzazione meritevole, che consente di salvare il passato di internet dai rimaneggiamenti e dalle cancellazioni cui certe fonti possono andare incontro. Da archive.org la ricerca dei contenuti pubblicati nel corso degli anni su www.agfirenze.it restituisce risultati come questo.
Anno 2005. Tra l'iconografia della costituenda Casaggì troviamo quel Corneliu Zelea Codreanu che a Casaggì viene considerato un "referente comunitario" (si veda il documentato saggio di Zeev Barbu) il pallone travestito (una tradizione inventata fiorentina, caratterizzata dalla propensione dei suoi praticanti alla violenza più inutile ed abietta), riferimenti a Boutique Pound e, in abituale dissonanza, quei piagnistei contriddegràdo e pellasihurézza che additiamo ogni giorno allo scherno dei nostri lettori.
Anno 2006. Casaggì invita ad un presidio contro le "case agli zingari", aiuta le gazzette a linciare gli avversari politici, presenta una propria Sala Romualdi dedicata alla formazione culturale e politica dei frequentatori e fornita di opere di Corneliu Zelea Codreanu e di Julius Evola, elenca un pot pourri di maestri di vita in cui figurano non poche tra le letture coltivate da quel signor Gianluca Casseri dal quale è oggi così opportuno rimarcare la distanza, e che potrebbero in svariati casi essere definiti piuttosto maestri di morte.
Casseri, d'altronde, avrebbe forse condiviso anche l'intitolazione della sala.
Anno 2007. Grazie ad un certo Matteo Conti, Casaggì Firenze comunica ai sudditi che lo stato che occupa la penisola italiana è governato dalle Brigate Rosse...
Anno 2008. Intanto che onora i combattenti irregolari di mezzo mondo, Casaggì si ricorda di Firenze, dove gazzettieri e politicame hanno da tempo statuito che si definisce terrorismo qualunque comportamento che non trasferisca denaro dalle tasche di chi ne ha poco a quelle di chi ne ha molto. Dunque pubblicizza Azione Sicurezza "per mantenere la legalità a Firenze" e si accalora per il valore che più conta per la gioventù "occidentalista": il pallonaio, la palloneria, i pallonieri. Gente strapagata verso cui gli "occidentalisti" sono indulgenti anche quando aggredisce chi lavora sul serio.

Il quadro culturale cui Casaggì non fa mistero di riferirsi, assieme alla pratica politica intrisa di profonda competenza di cui ha dato nel corso degli anni, fanno dunque pensare più che altro al concetto di comunità escludente e consentono senza troppi dubbi di considerarla un corresponsabile, sia pure di quarta fila e con una portata ed una capacità di azione assolutamente trascurabili, del clima sociale che i nostri lettori ben conoscono.
In questo è doveroso riconoscere le ragioni di Francesco Torselli: Casaggì non è un centro di formazione di violenza. E' qualcosa di molto meno se non qualcosa di molto peggio.



Il clima organizzativo in cui è immerso il maggior partito "occidentalista" della penisola italiana, al quale per quanto è dato sapere Casaggì è stata organica èd è a tutt'oggi contigua, è fatto di cose come questa.
Diffuse, promosse, avallate, sostenute in ogni sede mediatica e con frequenza quotidiana.
Gheri Guido è un oziatore radiofonico di Scandicci molto presente alle iniziative elettorali e propagandistiche legate all'"occidentalismo". Anche un altro "occidentalista" relativamente noto come Achille Totaro è di Scandicci; Gheri Guido però si riconosce perché non è grasso.
Uno dei commentatori esprime sul suo conto delle valutazioni molto generose:
"mi sembra che un tipo così (sembra un ubriaco raccattato in un bar) non sia nemmeno da offendere."
Un commento che va nella direzione giusta: forse non è troppo tardi per iniziare a restituire questi materiali ed i loro autori al regno del disprezzo, dello scherno, del dileggio e della stigmatizzazione pubblica dal quale sono stati esclusi troppo a lungo.

giovedì 15 dicembre 2011

Come si diventa un Gianluca Casseri. Per una interpretazione del massacro di Firenze.


Involontariamente notevole il titolo dell'articolo di Donzelli: "Far West in Piazza Dalmazia".
Far West si traduce profondo Occidente.

Miguel Martinez

Non tutti gli stati sovrani sono come quello che occupa la penisola italiana; ve ne sono anche svariati altri il cui nome può essere pronunciato senza che le reazioni dei presenti vadano dall'indifferenza venata di repulsione alla risatina di scherno.
Uno di questi è la Repubblica Francese, alla cui realtà fanno riferimento le righe che seguono. Si tratta di una realtà che ha molti tratti in comune con quella dello "stato" che occupa la penisola italiana, a cominciare dalle aperte assurdità perpetrate ogni giorno dall'apparato repressivo.
Il testo è tratto Da L'Insurrezione che viene, curato da un Comitato Invisibile francese e reperibile in rete da qualche anno. Costituisce una descrizione sufficientemente precisa delle condizioni in cui vivono gli "occidentali" contemporanei e definisce responsabilità parimenti precise.
Le righe in corsivo contengono la chiave di una possibile interpretazione del massacro di Firenze.

Un governo che dichiara lo stato d'emergenza contro ragazzini di quindici anni. Un paese che si rimette per la sua salute ai piedi di una squadra di calcio. Uno sbirro in un letto d'ospedale che si lamenta di essere stato vittima di 'violenza'. Un prefetto che emana un decreto contro chi si costruisce delle capanne sugli alberi. A Chelles, due ragazzini di dieci anni accusati di aver dato fuoco a una ludoteca. Quest'epoca eccelle per i toni ridicoli in tutte quelle situazioni che sembrano sfuggirle di mano. E c'è anche da sottolineare che i media non risparmiano gli sforzi per soffocare nei registri del pianto e dell'indignazione lo scoppio di risate che dovrebbe accogliere simili notizie.
Un'esplosione di risate: è la risposta che viene data a tutte le gravi 'questioni' che l'attualità trova piacevole sollevare. Prendiamo la più dibattuta: 'l'immigrazione non è un problema'. Chi cresce ancora là dove è nato? Chi abita lì dove è cresciuto? Chi lavora là dove abita? Chi vive lì dove hanno vissuto i suoi vecchi? E di chi sono figli i giovani di quest'epoca, della tivù o dei loro genitori? La verità è che (cittadini e non-cittadini) siamo stati strappati di peso dalle nostre radici, che non siamo più di nessun luogo, e che da ciò ne consegue, insieme a una incredibile inclinazione ai viaggi turistici, un'innegabile sofferenza. La nostra storia è fatta di sradicamento, colonialismo, migrazioni, guerre, esili. È questa storia che ha fatto di noi degli stranieri in questo mondo, degli ospiti nella nostra famiglia. Ci hanno espropriato della nostra lingua con l'insegnamento della lingua nazionale, delle nostre canzoni con il varietà, dei nostri affetti con la pornografia di massa, delle nostre città con la polizia, dei nostri amici con le condizioni di lavoro. Si aggiunga a questo elenco l'impegno deciso e continuo d'identificazione da parte dello Stato che classifica, compara, disciplina e separa chi è ancora giovane, che cancella di colpo la solidarietà che gli sfugge di mano, sicché alla fine non resta che una cittadinanza come pura appartenenza, astratta e ideale, allo Stato.
Il francese è un espropriato, un miserabile. Il suo odio nei confronti degli stranieri si confonde con l'odio che prova nel sentirsi come uno straniero. La sua gelosia e il suo terrore per i cités descrivono la rabbia che sente per tutto ciò che ha perso. Non può astenersi dall'invidiare quei quartieri detti di 'confine' dove ancora resistono un'ipotesi di vita in comune, qualche legame fra le persone, una solidarietà non di stato, un'economia informale, una gestione del luogo che non è ancora distaccata da chi ci vive.
Siamo giunti a un punto di espropriazione in cui il solo modo di sentirsi francesi consiste nell'inveire contro gli immigrati, contro chi è manifestamente straniero come me. Gli immigrati detengono questa curiosa posizione di superiorità: se non ci fossero più, non esisterebbero più i francesi.

mercoledì 14 dicembre 2011

Gianluca Casseri e l'abituale disumanità di Giovanni Donzelli


Firenze, 13 dicembre 2011. Un certo Gianluca Casseri ha ucciso a freddo due persone provenienti dalla Repubblica del Senegal e ne ha ferite altre due.
Questo prima di uccidersi a sua volta, almeno secondo le prime dichiarazioni date in pasto alle gazzette.
Un giro sui motori di ricerca ha permesso ai gazzettieri di fornire ai sudditi un ritratto relativamente dettagliato di Casseri, che una mattina di dicembre ha così preziosamente contribuito alla lotta contriddegràdo e pellasihurézza. E' probabile che in questo dicembre organizzazioni come Boutique Pound avranno per qualche giorno questioni più importanti di cui occuparsi che non di vendere magliette, cappellini e musichette mediocri al loro pubblico di buoni a nulla.
Giovanni Donzelli invece è un diplomato ben vestito di cui ci siamo già occupati più volte, politico "occidentalista" della più autentica e fedele specie.
L'"occidentalismo" è una pratica politica che ha i propri fondamenti nell'ingiustizia, nella prevaricazione e nella menzogna, messe a servizio di una visione del mondo che si basa sull'arbitrio e sulla prepotenza. Fedele ai principi che gli hanno permesso fino ad oggi di evitare qualsivoglia attività lavorativa, immediatamente dopo le prime notizie su quanto stava accadendo in città Giovanni Donzelli ha rilasciato un comunicato stampa che gli è immediatamente valso qualche risposta un po' risentita, molto distante da quel disprezzo pronto alle vie di fatto che in contesti meno involuti di quello peninsulare rappresenterebbe l'unica risposta possibile all'operato di simili frequentatori di ristoranti.
Vista la mala parata, il comunicato è stato fatto sparire da diverse delle gazzettine on line più condiscendenti verso la spazzatura "occidentalista", ma su questo ritorneremo tra poco.

Vale la pena ricordare che da molti anni gazzette dalla pretesa serietà, dalla postulata "libertà" e dalla ancor più pretesa autorevolezza trovano normalissimo riportare ogni giorno dichiarazioni, intenti e considerazioni come i propositi incendiari e dinamitardi di Oriana Fallaci, cui gli "occidentalisti" fiorentini vorrebbero con indubbia coerenza che fosse dedicata una strada.
La tendenza è comune all'intero panorama gazzettistico; nel caso dei fogli "occidentalisti" il fornire sostegno propagandistico ai committenti politici supera qualunque altro obiettivo, perfino quelli legati alla sopravvivenza economica delle testate. In questo le gazzette hanno fatta propria e veicolato all'intero pubblico la weltanschauung scimmiesca che fino all'inizio del millennio trovava diffusione soltanto in piccoli e relativamente innocui nuclei di omùncoli con alle spalle un curriculum da falliti bulli di quartiere. Una weltanschauung che è stata sistematicamente e consapevolmente presentata come l'unica condivisibile, essendo concetti come la competenza, l'umanità, la riflessione e l'equanimità -per tacere della giustizia sociale in primo luogo- roba che almeno dagli anni Ottanta del passato secolo è stata in blocco consegnata al disprezzo ed all'oblio che toccano agli sconfitti della storia.
Suscita una certa irritazione venata di scostanza, all'indomani di episodi come questo, scorrere editoriali piagnucolosi come quello di Paolo Ermini, capogazzettiere dell'edizione fiorentina della gazzetta "occidentalista" chiamata Corriere della Sera, cui spetta in questi casi il compito di presentare l'operato suo e del foglietto per cui "lavora" come se fossero parte delle soluzioni anziché parte dei problemi.
Il comportamento dei mass media e la linea politica seguita dalla loro committenza hanno prodotto nella penisola italiana il clima sociale di cattiveria spicciola, pubblica abiezione e meschinità abituale che i nostri lettori conoscono bene e per il quale non esiste disprezzo sufficiente.
Detto altrimenti, è sorprendente che dopo un simile, pluriennale e costante avallo dei comportamenti più disumani e ributtanti da parte di fonti presentate come autorevoli e non confutabili -pena l'accusa di terrorismo e il bando mediatico nel migliore dei casi- il numero di episodi imputabili ai Gianluca Casseri non abbia assunto portata ben più ampia.

Torniamo adesso a Giovanni Donzelli, il diplomato benvestito.
Nelle prime ore del 14 dicembre 2011 il comunicato stampa citato risultava ancora visibile nel sito di cui si riporta la screenshot. Di séguito, a beneficio dei motori di ricerca e dei nostri lettori, ne riportiamo anche il testo.
Si tratta di materiali pressoché incommentabili. In contesti normali sarebbe chiaro che l'unico motivo per cui è plausibile la diffusione di un simile collodio sta nella ricerca di visibilità mediatica ad ogni costo.
Facciamo dunque finta per un momento che la penisola italiana costituisca un contesto normale ed aiutiamo Giovanni Donzelli a restare mediaticamente visibile, che è quello che più desidera.
La possibilità che a séguito di questo ci sia qualcuno che si pone qualche domanda è remota, ma non va certo scartata a priori.

Far West in piazza Dalmazia, Donzelli (Pdl): «Firenze crocevia della criminalità. Falliti i tentativi di integrazione»

Dichiarazione del Consigliere regionale del Pdl Giovanni Donzelli
«Regolamenti di conti, sparatorie, infiltrazioni camorristiche e criminalità internazionale: Firenze è ormai e crocevia del malaffare. Forse sarebbe opportuno che il sindaco Matteo Renzi tra una kermesse e l’altra, si interessasse anche del precipitare dei livelli di sicurezza in città. E’ evidente che sono miseramente falliti tutti i tentativi di integrazione portati avanti dalla politica delle ‘porte aperte a tutti’ praticata dalla sinistra negli ultimi decenni a Firenze e in Toscana». «Così, mentre alle spalle della Leopolda, tanto cara a Renzi, centinaia di irregolari vivono in condizioni di illegalità e malessere, la stessa piazza Dalmazia, teatro del regolamento di conti di oggi con tanto di sparatoria, la notte si trasforma in un giaciglio di disperati. Intanto, a poche centinaia di metri, continua l’occupazione abusiva di Poggio Secco con decine e decine di irregolari che non vengono né censiti né controllati, ma che in alcuni casi ottengono la residenza negli stabili occupati illegalmente». «In questo scenario, le forze dell’ordine operano tra le mille difficoltà dovute non solo alla tolleranza di fenomeni di abusivismo da parte dell’amministrazione comunale, ma anche alla scelta folle di non dotare la nostra regione di un centro di identificazione per extracomunitari. In un simile clima da far west internazionale si insediano facilmente la criminalità organizzata e le mafie di tutto il mondo». (mo.no)

lunedì 12 dicembre 2011

Tommaso Villa: i piccoli incidenti di percorso di un islamofobo da taschino


Tommaso Villa.
Uno dei moltissimi potenziali acquirenti del Colosseo
che l'"occidentalismo" fiorentino non cessa di produrre.


Abbiamo sempre sostenuto, e ne abbiamo spesso portato documentato esempio, che le armi della politica "occidentalista" in tutti i casi in cui non sia direttamente possibile l'utilizzo dell'aggressione militare e della forza pura e semplice sono rappresentate dalla propaganda, dalla delazione e dalla menzogna.
Questo vale, con le debite proporzioni, per ogni livello dell'azione "occidentalista", da quello della geopolitica a quello della rivendita di alcolici dove si parla di dare fuoco agli zingari con lo stesso piglio abituale con cui qualunque suddito della penisola italiana parla dei maccheroni che mangia due volte al giorno. A questo proposito avvenimenti torinesi del dicembre 2011 hanno restituito una certa attualità ad un nostro scritto del maggio di tre anni prima, dimostrando agli "occidentalisti" che la loro propaganda riesce, sia pure in pochi casi, a trovare terreni fertilissimi.
Non sempre le cose vanno in questo modo; l'islamofobia d'accatto sparsa per dieci anni sulla città di Firenze ha prodotto frutti tanto stentati che un processo partecipativo sull'edificazione di una moschea voluto dalla comunità islamica ha destato l'interesse di poche centinaia di persone, venendo per questo immediatamente attaccato dagli "occidentalisti" della politica fiorentina e derubricato a "spreco di denaro pubblico".
Gli unici utilizzi del denaro pubblico esenti da critiche, per gli "occidentalisti", riguardano l'apparato militare e quello repressivo. Anche in questo non c'è nulla di nuovo.
Ora, se l'"occidentalismo" fiorentino, con particolare riferimento al PDL ed alla Lega Nord, non avesse per dieci anni consecutivi costruito la propria credibilità politica ripetendo ecoicamente ogni frenastenia islamofoba che i gazzettieri a libro paga fossero in condizioni di mestruare, la spesa necessaria ad un "percorso partecipativo" non avrebbe avuto alcuna ragione di essere.
Tra gli "occidentalisti" che giorno dopo giorno hanno cercato visibilità mediatica insistendo su questo argomento, figura il Tommaso Villa della eloquente foto in alto, che abbiamo già avuto modo di additare allo scherno di chi legge anche per i criteri tutti particolari che segue di solito per distinguere chi è competente in materia di islamistica da chi non lo è.
Il 12 dicembre 2011 si viene dunque a sapere proprio da una gazzettina "occidentalista" che Tommaso Villa, militante giovanile di una formazione politica che già si distingueva per l'utilizzo abituale della delazione ed accolto in più di un caso in maniera assai colorita dai suoi avversari politici nel corso di qualcuna di quelle operazioni di denigrazione mediatica che costituiscono lo zoccolo duro dell'insegnamento impartito alle scuolette di partito, è riuscito a raccattare un'accusa di falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico.
Insieme a lui Tiberio Corsinovi, Marco Pesciullesi e Giovandomenico Guadagno, che erano delegati del gruppo “Studenti per le libertà-Il popolo del centrodestra” e Marco Conti, Giovanni Gandolfo, Francesco Cioffi e Daniele Grazi che due anni fa erano delegati di Azione Universitaria per la libertà – Centrodestra per l’università.
Firme false, in buona sostanza.
Per elezioni universitarie che finirono così.
Nulla di troppo serio o di troppo impegnativo: la mediocrità degli "occidentalisti" pervade ogni campo dell'essere, e non ha problemi ad intridere di sé anche i capi d'accusa che riescono a collezionare.

sabato 10 dicembre 2011

Dicembre 2011: Prato continua la riscoperta delle sue radici cristiane


Lettura spesso curiosa ed interessante, le statistiche di un sito o di un blog.
Ad esempio, nelle prime ore del 10 dicembre 2011 qualcuno è arrivato a questo cercando "calendario commesse di Prato".
La nostra lunga e documentata esperienza in merito al recentissimo ritorno della città di Prato alle sue radici cristiane ci dà motivo di pensare che le affinità tra una cosa del genere ed un calendario liturgico o un martirologio siano molto ridotte.
Qualcun altro invece, forse dopo aver letto nel pensiero del primo cercatore, vi è arrivato cercando "Sniper kill".
Due concetti che a loro modo stanno benissimo accostati l'uno all'altro.

venerdì 9 dicembre 2011

Le falsità e le mistificazioni sul "terrorismo islamico": Enrico Galoppini intervista Carlo Corbucci


Nel corso degli ultimi dieci anni grandi settori di una classe politica oltremodo degna dei sudditi che è chiamata a rappresentare hanno legittimato la propria azione di "governo", ed assai più spesso nascosto il proprio sporco anche morale e la propria rovinosa ed assoluta incompetenza immergendo la penisola italiana in una cappa perenne di sospetto e di odio.
Il controllo assoluto dei mass media tradizionali, l'adozione del vocabolario mediatico yankee, la demonizzazione di ogni potenziale critico (per tacere di qualunque cosa venisse anche minimamente percepita come avversario potenziale) e la pratica abituale del linciaggio mediatico unita ad un'adesione agli interessi ed all'ideologia amriki caratterizzata da un servilismo a tutta prova hanno permesso all'occidentalame della politica istituzionale di imperversare impunito in ogni campo; in questo, l'islamofobia ha avuto ed ha a tutt'oggi un ruolo di particolare importanza.
Carlo Corbucci è autore di un poderoso testo intitolato Il terrorismo islamico: falsità e mistificazione all'esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geopolitiche, storiche e sociologiche.
Il volume si presenta come il libro-documento dell'avvocato che ha patrocinato nei pool difensivi dell'80% dei processi di "terrorismo islamico" nello stato che occupa la penisola italiana. Dal blog Legittima Difesa si riprende la presentazione del libro, da un'intervista all'autore.
Il vocabolo che indica correntemente lo stato che occupa la penisola italiana ricorre nel testo originale; ce ne scusiamo come sempre con i lettori.


European Phoenix incontra l’avv. Carlo Corbucci, legale di molti musulmani accusati, in vario modo, di favorire e progettare “attività terroristiche” sul territorio italiano. È importante sottolineare la parola “musulmani”, perché l’accusa, passata dal linguaggio mediatico a quello della gente comune, è quella di “terrorismo islamico”. Questa definizione, come l’intervistatore stesso ha spiegato nel suo “Islamofobia. Attori, tattiche, finalità” (Parma 2008) ed in altri interventi pubblicati su questo sito, serve essenzialmente alla creazione del “pericolo islamico”; il quale, da un lato, è uno strumento propagandistico per favorire la strategia espansionistica occidentale-sionista nel mondo arabo-musulmano, creando il necessario consenso interno; dall’altro, l’islamofobia viene instillata per non far intravedere assolutamente a persone, gli “occidentali”, alla ricerca di punti di riferimento esistenziali in mezzo al nichilismo della “modernità”, che esiste una ‘via d’uscita’ islamica, la quale ovviamente nulla ha a che vedere con tutto quel che mediaticamente ed accademicamente (i media banalizzano concetti forgiati nell’accademia) viene indicato come “islamico”.

Ma prima di entrare nel vivo dell’argomento, ovvero una disamina del significato di questo clima volto a creare il “nemico islamico”, vorrei che l’avv. Corbucci ci illustrasse alcuni “casi di studio”, ovvero ci raccontasse in sintesi come nasce, si sviluppa e... decade (!), concretamente, l’accusa di “terrorismo islamico”. Lei ha usato il termine “frode”, ed in effetti non può sfuggire il fatto che tutti questi processi si concludono con un’assoluzione piena per quanto riguarda il principale capo d’imputazione...

Una risposta non può essere data in breve se pensa che ha occupato ben 1741 pagine dello studio pubblicato da poco. Parlando infatti di “frode” bisogna differenziare caso per caso.
Ci sono casi in cui il termine si applica in senso proprio e letterale, e questo riguarda quelle operazioni ad incastro nelle quali c’è un’alterazione vera e propria delle prove, dello stato dei luoghi; una costruzione, una falsificazione; insomma montature vere e proprie contro innocenti o gente il cui torto è qualcos’altro che non ha a che vedere con ciò di cui sono accusati, cioè, presunti progetti di compiere stragi ed attentati.
Ci sono poi casi in cui la frode è indiretta e riguarda l’esagerazione, la gonfiatura degli elementi di colpevolezza ed un’attenuazione di quelli a favore degli accusati.
C’è poi quella che può essere definita la “frode dialettica” e l’inganno delle parole dove si sfruttano mediaticamente accuse e condanne inflitte sulla base dell’art. 270 bis c.p. sottacendo (o dicendolo come presupposto “dottrinale” soltanto per evitare la censura della sentenza) la natura “aleatoria” dello stesso e lasciando credere, o fomentandone la convinzione, che con la condanna inflitta è stata raggiunta la prova della colpevolezza degli imputati di turno, e cioè, che sono terroristi che erano in atto di predisporre o di compiere attentati e/o stragi in Italia o in altri paesi europei.
C’è poi l’inganno delle parole, anch’esso una forma mascherata di “frode” che precede gli stessi processi costituendone quasi il presupposto: sulla base di queste parole si fa passare per “fatti notori” aventi valore giuridico quelle che sono in realtà notizie di propaganda politica e militare; o come quando si fa uso di formule e di equazioni puramente verbali quali: “attività mirata a recarsi nei territori in cui è in corso una resistenza = prova che si è terroristi e che si stavano progettando atti di terrorismo e stragi”, per cui basta qualche intercettazione nella quale due o tre persone manifestano il progetto, o anche soltanto l’intenzione, o addirittura esprimono il desiderio ed il sentimento di volersi recare a “fare il jihad” – inteso come andare a sostenere la resistenza locale contro gli eserciti di occupazione (o di “liberazione” di paesi come l’Afghanistan ed Iraq) -, perché si affermi la responsabilità degli imputati e si dia per provato che sono terroristi che erano in atto di compiere stragi. Il tutto con comprensibile buon profitto della propaganda di guerra, con micidiale (ed utile) alimento del “mercato della paura” e con l’istillazione di crescente odio verso i “pazzi” e fanatici islamici.
Dall’esame dei vari processi si potrà capire quale genere di “frode” o di suggestione ha agito nell’uno o nell’altro caso e fino a che punto; sempre tutto a profitto delle campagne di odio e di guerra oltre che delle varie operazioni di “antiterrorismo” nonché delle restrizioni e degli irrigidimenti legislativi, dell’aumento dei controlli in ogni campo ecc. ecc.
Ma si potrà anche intuire quale genere di mostri siano quelli che non solo hanno molto più probabilmente voluto, diretto ed attuato episodi di “grande terrorismo stragista” come New York, Londra e Madrid, ma che hanno poi saputo stornare da loro l’attenzione facendo ricadere l’accusa su gonzi e zimbelli di turno che servivano, ove fossero stati effettivamente presenti (del che vi sono in molti casi forti dubbi), da coperture e capri espiatori della natura più... “bovina”.. o meglio... “caprina”, in vista di un progetto globalista predisposto da lungo tempo da precise forze costituenti quello che può essere definito il “potere reale” che non coincide con quello degli “amministratori di condominio” rappresentati dai vari governi nazionali e locali soggetti al gradimento o alla censura dei veri padroni della realtà moderna.
Una natura, la loro, sì da autentici mostri, per quella veramente diabolica astuzia di essere riusciti a far credere (ma forse solo a chi vuole crederlo...) che le stragi nelle moschee e nei mercati dei Paesi occupati (o “liberati”) sono compiute non già dagli occupanti...che non avrebbero interesse a ciò e che anzi amerebbero le popolazioni locali... ma dai figli di quegli stessi Paesi che agirebbero contro le loro stesse famiglie, le loro madri e figlie mentre vanno nei mercati a fare spesa o nelle moschee a pregare. Ed in questo agisce l’altra subdola operazione di divisione tra Paesi islamici, tra “Sunniti” e “Sciiti”, alimentata con ogni mezzo, nella speranza che siano le stesse lotte e divisioni interne ad esaurire la naturale resistenza delle popolazioni locali.
In fondo chi è capace di compiere certe cose è un pazzo ed un criminale, ma chi è capace di farle compiere riuscendo addirittura a trarne l’utile di far accusare altri sui quali dovranno ricadere premeditate e progettate conseguenze da tempo agognate in un’ottica di dominio globale, merita veramente di essere considerato a pieno titolo, ed a pieno diritto nell’assoluta coerenza di linguaggio, più che un uomo, un demone incarnato quale è più probabile e logico che sia, chi è capace di tanto.

Per conoscere dettagliatamente tutti i differenti livelli di una “frode” passata sotto la definizione di “terrorismo islamico” (definizione accreditata dai media, dalla politica e ovviamente anche dall’accademia, che istituisce appositi “master” e “seminari”), si rimanda ovviamente alla lettura del Suo libro. Il lettore potrà infatti rendersi conto delle incredibili (ma non troppo, se ha capito che a comandare non sono questo o quel ‘governo’...) macchinazioni messe in opera per incastrare il “mostro” di turno. Piuttosto, poiché ci rivolgiamo a persone immerse in un ambiente – quello “occidentale” – che disabitua a ragionare in termini che non siano quelli di un supposto “materialismo” (il “materialismo” infatti non esiste), vorrei che approfondisse il legame tra il “progetto mondialista” o “globalista” e la “guerra al terrorismo” (islamico!). Inoltre, quali colpe a Suo avviso portano i rappresentanti (intendo quelli visibili) dell’Islam stesso nell’avallare questo clima di demonizzazione della loro tradizione? Non potrebbero appianare le divisioni alle quali faceva riferimento in nome di un pericolo ben maggiore? Oppure, ribaltando la prospettiva, potremmo dire che la mancanza di unità dei musulmani è dovuta proprio alla messa al bando delle voci più autorevoli e qualificate che avrebbero il diritto di esprimersi per guidare la “umma”?

La ragione dell’attacco all’Islam è esattamente questa: la “civiltà moderna”, se civiltà si può definire un vivere caotico e senza principi superiori (non solo morali... dunque), deve, per sua natura e “missione”, diventare globale e lo deve anche per la sua stessa sopravvivenza in forza delle sue scelte esistenziali. Bene, questo processo di “globalizzazione” implica un parallelo processo di “omologazione” al minimo comun denominatore delle facoltà umane, vale a dire, quello dei più bruti bisogni organici (o appena psicologici). Una qualunque autentica tradizione, essendo fondata su conoscenze, principi e valori anche spirituali oltre che umani e contingenti, e possedendo una sua identità che pur se fondata su principi universali e comuni ad altre forme è propria e strutturata per un dato “tipo umano” secondo le sue possibilità, fa da ostacolo a questo.
Se le forme-tradizioni hanno ancora una vitalità e sono vissute, costituiscono un freno, un ostacolo al processo di globalizzazione, il quale non si esaurisce poi soltanto in un ideale materialistico, consumistico ed edonistico fine a se stesso, ma ha anche una sua “filosofia”, una sua “pseudo-religiosità”, una sua “missione” da compiere, rovesciata rispetto alla Spiritualità e al destino trascendente dell’uomo. Ma questo ci condurrebbe lontano, per cui noi qui ci fermiamo soltanto alla fase intermedia di questo processo e di questa finalità: alla “missione” politica ed economica di questa globalizzazione.
Se l’Islam è sotto attacco più di ogni altra forma tradizionale che sopravvive del passato, è soltanto perché è attualmente la più vitale; quella più vissuta a livello intellettuale e popolare ad un tempo. Dunque è un maggior ostacolo per le forze della “contro-tradizione”, delle quali il potere economico e finanziario, le oligarchie e quello che siamo soliti definire il “potere reale”, sono soltanto il penultimo anello della piramide; non sono il vertice, che è rappresentato da pochissimi individui dei quali qui non è nostra intenzione parlare anche perché ci condurrebbe lontano dal tema e dai limiti che ci siamo imposti con lo studio che abbiamo fatto sul “terrorismo islamico” e sui processi giudiziari, politici e militari in atto. Ma anche perché in fondo, a noi personalmente, interessa molto poco di quelle forze di vertice quanto ancor meno ci interessa di quelle intermedie, non essendo in competizione con loro per il possesso del mondo e delle banalità nelle quali, quelle forze, al pari della stragrande maggioranza degli uomini, esercitano e rafforzano le loro brame, le loro debolezze, i loro limiti ed i loro attaccamenti.
Quelle forze coscienti e consapevoli della loro missione “malefica”, per usare un termine che noi non limitiamo al suo significato puramente morale, hanno poi saputo esercitare sulla maggioranza degli uomini, un’influenza ottenebrante che ha chiuso certe facoltà superiori ed ha potenziato certe tendenze dissolutive dell’essere, dell’equilibrio e della forma umana tanto da crearsi un esercito sterminato di “servi” ai più diversificati livelli, ma che sono tuttavia opportunamente tenuti in condizioni di conflittualità reale tra di loro e per differenze che in realtà essenzialmente non esistono, come nel caso delle illusorie alternative ideologiche e di potere apparente, di modo che non si esca mai dalla trappola e dalla stessa influenza suggestiva.
Le colpa dei rappresentanti dell’Islam? L’ignoranza.... Ignoranza innanzi tutto della loro stessa Tradizione: non intendendo soltanto le regolette e le nozioni quantitative ma della sua essenza; ignoranza su cos’è la Spiritualità innanzi tutto; poi: brama del mondo alla stregua della stragrande maggioranza degli uomini, tanto da metterli in competizione di potere con quelli che per disposizione naturale ed ideologica vi sono già portati; infine, in non pochi: ipocrisia e malafede unite alla sete del potere, del successo e alla conquista dei... ‘paradisi di questo mondo’.
Ho semplificato, ma il problema è molto più vasto e non può essere afferrato completamente da formule sintetiche, a meno che non si possieda una qualificazione intellettuale innata capace di ridestare certe facoltà e possibilità al solo tintinnio di certe... campane o alla voce di un certo... adhân.

Lei ha accennato alla forza ottenebrante esercitata sulla maggioranza degli uomini da questa “civiltà moderna” affinché siano indotti a reagire automaticamente in maniera ostile nei confronti dell’Islam e dei musulmani. Nell’esperienza pluriennale che ha maturato nel corso di questi processi, ha avuto modo di constatare quanto questa specie di sortilegio operi anche negli “addetti ai lavori”, ovvero in coloro che nelle forze di polizia e della magistratura ritengono in buona fede di svolgere una battaglia contro un concreto “pericolo”, forse l’unico grande “pericolo” che ci minaccia tutti? Oppure crede che a certi livelli in fondo tutti abbiano capito che si tratta di una messinscena, ma per quieto vivere, o per altri inconfessabili motivi, alimentano con le loro azioni questa storia del “terrorismo islamico”? E come viene considerato il suo lavoro nei suddetti ambienti che stanno, per così dire, “dall’altra parte della barricata”: con rispetto e stima, soprattutto alla luce degli esiti processuali, oppure come quello di un “rompiscatole” che col suo meticoloso lavoro mette il proverbiale ‘bastone tra le ruote’?

Sì, questo “sortilegio” come Lei lo definisce agisce anche negli addetti ai lavori che il più delle volte sono in buona fede e ritengono veramente di fare il bene ed il meglio. E questo vale per le Forze dell’ordine, per i P.M. e per la maggioranza dei giudici.
Questo non esclude che possa darsi il caso di chi, capendo il momento, si affidi all’onda degli eventi e sappia trarre un vantaggio in termini di encomi, di carriera, di prestigio e di successi personali, ma non è sempre così e non è per tutti così. Poi c’è anche il caso, comunque non comune, di chi, soprattutto a livelli più elevati, abbia capito che sì qualcosa non va o addirittura percepisca il reale senso delle cose e, secondo i casi, assecondi “per quieto vivere”, come dice Lei, o magari per paura. Rarissimo, ma non escluso, anche il caso di una condivisione sottile o addirittura consapevole di quello che si comprende essere un attacco interessato e motivato da altre ragioni che non quelle ufficiali, a quella diversa cultura ed identità islamica che viene avvertita come fastidioso e pericoloso ostacolo alla realizzazione della promessa di un mondo dove la felicità ed il “paradiso” sono già, o saranno comunque realizzati, sulla terra. Una promessa che, ovviamente per chi la fa, è solo strumentale al mantenimento del proprio potere, e, per chi ci crede, una speranza alla quale restare aggrappati disperatamente.
Quanto all’altra domanda devo rispondere che pochissimi mi hanno fatto sentire come un “rompiscatole” anche quando sono stato duro nell’esercizio del mio mandato difensivo e niente affatto conformista e convenzionale con l’interpretazione e l’origine dei fatti di terrorismo; forse perché non sono mai stato un attaccabrighe, ma ho sempre agito con razionalità e convinzione sincera senza provocazioni o senso di sfida. Ho ricevuto (e ho sempre dato) rispetto e stima nelle Corti, e se debbo proprio cercare un’eccezione che possa farmi sospettare che chi era chiamato ad emettere la sentenza sapeva già fin dall’inizio che cosa voleva e che cosa avrebbe fatto, credo che questo non sia accaduto più di due volte. Una sensazione che non saprei dire se, qualora ci fossimo guardati negli occhi, sarebbe sconfinata in una risata visto che due satiri non possono guardarsi in faccia senza ridere oppure se avesse prevalso nell’altro il sarcasmo di chi non sopporta che la verità possa essere conosciuta ed in cuor suo avrebbe magari pensato: “Parla, parla pure... tanto infine tu sai quanto me che non cambierà nulla e a nulla ti servirà aver capito troppo...”. Ripeto che, se questo è avvenuto, non è stato più di due volte; ma si tratta di una sensazione soggettiva che potrebbe non corrispondere a verità e non è peraltro lecito dire in quale occasione.

L’ultima cosa che vorrei chiederle è una previsione: crede che assisteremo ancora ad altri eclatanti casi di “terrorismo islamico” mediatico-giudiziario? Glielo chiedo perché da una parte, la cosiddetta “al-Qa‘ida” pare essere oramai diventata sempre meno spendibile come spauracchio, specialmente dopo l’altrettanto cosiddetta “morte di Bin Laden” (di cui non hanno mai mostrato il cadavere!); ma dall’altra, vi è tutto il settore mediterraneo e vicino-orientale in corso di sconvolgimento, con la progressiva eliminazione di governi di cui tutto si può dire ma non che fossero a favore dell’“integralismo islamico”... Gli ultimi casi che hanno visto alla sbarra degli arabi, in Italia, non a caso riguardano degli studenti libici in Italia fedeli al loro governo rovesciato con la forza... insomma, non i soliti “integralisti islamici” utili alle cronache...

Personalmente ho motivo di credere che in tutte le cosiddette “primavere arabe” non ci sia nulla di spontaneo; è semplicemente cambiata la tattica di ingerenza: ai “falchi” dell’impero che volevano una politica militare, di intervento e di occupazione con i mezzi blindati (e le bombe al fosforo e...) sono subentrate le “colombe” che hanno capito che si può ottenere la stessa cosa, anzi di più, rovesciando i governi dittatoriali, servi collocati in quei paesi per tenere a freno le spinte identitarie ma ormai non più utili perché hanno finito col provocare negli anni, da un lato, esasperate reazioni interne e dall’altro lato, forme di “infedeltà” verso l’”impero” mosse da una crescita non più tollerabile dall’”imperatore”, di ambizioni individualiste. Così si è preferito affidarsi all’irrazionalità popolare (osservata e controllata comunque dall’esterno...) nella certezza che, al momento opportuno, per la sua caoticità e disorganizzazione, sarà facile afferrarla e poi rimetterla all’obbedienza con un po’ di minigonne e... di pane.
Per ora a questi “guardiani” basta rimanere ad osservare che in quei paesi le varie forze contrastanti si dissanguino da sole per intervenire alla fine a raccogliere facilmente i frutti di ciò che resta in modo da poter finalmente realizzare la “promessa” del Nuovo Ordine Mondiale, del “Paradiso in terra” e del “migliore dei mondi possibile”, secondo le espressioni del “neo messianismo” (o meglio pseudo-messianismo) delle varie correnti pseudo-religiose e... paradossalmente, dello stesso materialismo anche più spinto. Con la differenza però che, nell’uno e nell’altro caso, i dirigenti di questa suggestione sanno bene che questa “promessa” ha una sua valenza “pseudo-esoterica” che, al suo grado più basso e popolare è un inganno irrealizzabile, mentre al suo piano verticistico essi la concepiscono come il compimento di una “missione” che ha la sua origine nell’inquietante e tenebroso presupposto che l’esistenza e la natura attenderebbero di essere “perfezionate” e “completate” dall’intervento di “uomini eletti”. Uomini nel senso più terreno e naturalistico del termine che dovrebbero sanare l’impronta di imperfezione – a loro modo di pensare – lasciata da un relativo “principio creatore” ma che tuttavia non ha nulla a che vedere con il Principio Supremo, intendendolo essi come il polo complementare di una dualità irriducibile sulla quale ritengono di poter intervenire e persino sovrastare. Si tratta di quelle che sono definibili “forze della contro-tradizione”, della “contro-spiritualità” o della “contro-iniziazione”, coscienti e consapevoli (individui concreti e ben reali e non nebulose ed astratte entità), distinte da quelle forze ed individui semplicemente inconsapevoli e definibili della “pseudo-tradizione”. Le prime, nel mentre ingannano la stragrande maggioranza degli uomini, per questa loro invincibile ignoranza e squalificazione intellettuale a poter cogliere la benché minima nozione reale ed esperienza della realtà metafisica e dell’autentica Spiritualità in genere, sono rappresentate dagli esseri più perdutamente auto-ingannati.
Qui siamo ad un livello ben diverso, vale a dire veramente “verticistico” rispetto a tutte le altre sfere del “potere”; da quella più vicina a questo vertice del “potere reale”, quali le “oligarchie finanziarie ed economiche”, a quello più “apparente” quali i “governi” di turno, semplici “amministratori di condominio” di questi veri “condòmini” del pianeta ma che pur svolgono anch’essi la loro funzione dissolvente ai loro rispettivi livelli.
Beninteso: che in questi eventi, e nella realtà umana in genere, resti comunque e nonostante tutto, un’area di imponderabilità, e che questa non sia tuttavia affidata né al popolo né a qualcuno dei vari movimenti islamici e/o jihadisti, né tanto meno a questo o quel partito moderato gradito alle Banche, all’Occidente o ad Israele, sono due verità sicure; ma quest’ultimo è un argomento che a malapena sono in grado di capire quelli che si ritengono ancora “religiosi”, per cui può ben immaginarsi quanto possano prevederlo e capirlo soggetti intimamente “profani” ed assolutamente squalificati, intellettualmente, per poter comprendere la benché minima nozione che, anche di poco, sfugga alla grossolana esperienza della realtà.
Quanto al fatto se i casi sorti da operazioni di presunto “terrorismo islamico” continueranno, credo di poter rispondere che aumenteranno inglobando nella fattispecie di reato anche forme di “critica”, di “divergenza” dalle versioni ufficiali e convenzionali dei “fatti” attinenti alle notizie riguardanti il “terrorismo islamico” e che verranno considerate forme di “apologia”, di “istigazione”, di “copertura” e di “supporto logistico intellettuale” portato al presunto terrorismo operativo, ma potranno estendersi anche ad altre operazioni mirate non più soltanto contro l’Islam... ma contro tutto ciò che rimane di un pensiero, quando è troppo serio, non omologato. Nel mio ultimo libro “Il terrorismo islamico falsità e mistificazione – all’esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geo-politiche e sociologiche” (Editrice Agorà, Roma 2011) parlo, fra altro, proprio di questo. E potrebbe essere una delle ultime testimonianze di un pensiero libero sui fatti e sulla comprensione delle vicende del mondo.