tag:blogger.com,1999:blog-80946852731936569772024-03-18T11:38:28.142+01:00Io non sto con OrianaIo sto con la ragione <i>sul serio</i>.<br>
Questo blog è apertamente schierato con la Repubblica Islamica dell'Iran.Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.comBlogger1438125tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-40505323051569308042024-03-13T11:56:00.007+01:002024-03-13T12:27:31.421+01:00Alastair Crooke - Quando si è fuori dalla realtà. La Casa Bianca davanti al mutato atteggiamento dello stato sionista<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUCRkvXPci2hJYSIBrleDwQdGxm-raffvHX1EYrfMMUW86OvHzgp-sZTHI8LKhfkyRINvnvigMIzk4-fS3FUkUdDdOeZfWQgtb6vO7f9no-tZ68l8sZIar7irA5kcB81tODz2rsZzjjCTxJkzML9-MPAXwJAzaXJC5ELxDiyk6E6QjeVlnwlRrXvTUP5Q/s930/crooke_20241203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUCRkvXPci2hJYSIBrleDwQdGxm-raffvHX1EYrfMMUW86OvHzgp-sZTHI8LKhfkyRINvnvigMIzk4-fS3FUkUdDdOeZfWQgtb6vO7f9no-tZ68l8sZIar7irA5kcB81tODz2rsZzjjCTxJkzML9-MPAXwJAzaXJC5ELxDiyk6E6QjeVlnwlRrXvTUP5Q/w640-h358/crooke_20241203.jpg" width="640" /></a></div><br /><br /><div style="text-align: justify;"><i>Traduzione da</i> <a href="https://www.strategic-culture.su" target="_blank">Strategic Culture</a>, <i>11 marzo 2024.</i></div><p></p><div style="text-align: justify;">Alon Pinkas, un ex diplomatico sionista di alto livello e con saldi collegamenti a Washington, ci dice che una Casa Bianca esasperata ha finalmente detto di "averne abbastanza". La <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2024-03-05/ty-article/.premium/the-u-s-finally-realized-netanyahu-broke-an-unbreakable-alliance/0000018e-0df1-dc37-a9ae-dffba1cf0000">rottura</a> con Netanyahu è completa: quel Primo Ministro non si comporta come dovrebbe fare "un alleato degli Stati Uniti"; critica aspramente le politiche di Biden per il Medio Oriente e gli Stati Uniti hanno finalmente interiorizzato questo dato di fatto.</div><div style="text-align: justify;">Biden non può permettersi che le vicende dello stato sionista compromettano ancora di più la sua campagna elettorale e quindi -come ha chiarito il suo Discorso sullo Stato dell'Unione- raddoppierà la posta sulle sue mal congegnate linee politiche, sia per lo stato sionista che per l'Ucraina.</div><div style="text-align: justify;">Cosa intende fare Biden in merito al gesto di sfida con cui Netanyahu ha risposto alle raccomandazioni politiche statunitensi, intoccabili come le cose sacre? Ha invitato a Washington Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra sionista, e lo ha impacchettato in un'agenda "riservata a un primo ministro, o a qualcuno che si ritiene possa o debba diventare premier". A quanto pare i funzionari hanno pensato che organizzando un colloquio al di fuori dei consueti protocolli diplomatici si sarebbe potuto "dare il via a una serie di avvenimenti che avrebbe potuto portare a nuove elezioni nello stato sionista", osserva Pinkas, dalle quali sarebbe potuta emergere una leadership più favorevole alle idee statunitensi.</div><div style="text-align: justify;">Chiaramente, l'idea era quella di un primo passo verso un cambio di governo realizzato tramite l'esercizio del cosiddetto <i>soft power</i>.</div><div style="text-align: justify;">Il motivo principale della dichiarazione di guerra a Netanyahu? Gaza. A quanto pare Biden non ha apprezzato l'affronto ricevuto durante le primarie del Michigan, in cui il voto di protesta per Gaza ha superato i centomila voti del tipo a favore del partito, ma senza una indicazione di candidato. I sondaggi -soprattutto tra i giovani- lanciano l'allarme per novembre, per lo più proprio a causa di Gaza. I leader democratici iniziano a preoccuparsi.</div><div style="text-align: justify;">L'importante commentatore sionista Nahum Barnea scrive che lo stato sionista sta "perdendo l'AmeriKKKa":</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Siamo abituati a pensare agli Stati Uniti come a qualcosa di familiare... Riceviamo armi e sostegno internazionale, e gli ebrei danno il loro voto negli Stati chiave e forniscono denaro per le campagne elettorali. Solo che stavolta la situazione è diversa... Dal momento che i voti alle elezioni [presidenziali] vengono conteggiati a livello regionale, solo alcuni Stati... sono davvero decisivi. Come in Florida, [uno] Stato chiave, i voti degli ebrei possono decidere chi andrà alla Casa Bianca, anche i voti dei musulmani in Michigan possono essere decisivi... [Gli attivisti] hanno chiesto agli elettori delle primarie di votare senza indicare un candidato, per protestare contro il sostegno di Biden allo stato sionista... La loro campagna ha avuto un successo superiore alle aspettative: centotrentamila elettori democratici hanno risposto all'appello. Lo schiaffo dato a Biden è riecheggiato in lungo e in largo negli ambienti della politica istituzionale. Non solo ha attestato l'ascesa di una nuova, efficiente e tossica lobby politica, [ma] anche il senso di repulsione che molti statunitensi provano quando vedono le immagini che arrivano da Gaza.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">"Biden ama lo stato sionista e teme veramente per la sua sorte", conclude Barnea, "ma non ha intenzione di perdere le elezioni per questo motivo. Questa è una minaccia esistenziale".</div><div style="text-align: justify;"><b>Il problema, tuttavia, è il contrario.</b> È la politica degli Stati Uniti ad essere profondamente sbagliata e completamente incongruente con il <a href="https://www.middleeastmonitor.com/20240131-72-of-israelis-say-aid-deliveries-to-gaza-must-be-stopped-survey-finds/">sentimento della maggioranza</a> dell'opinione pubblica dello stato sionista. <b>Molti cittadini dello stato sionista sono convinti di stare combattendo una lotta per la sopravvivenza e non vogliono devono diventare "carne da macello" (per come la vedono loro) per le strategie elettorali dei democratici statunitensi.</b></div><div style="text-align: justify;">La verità è che <b>è lo stato sionista ad aver rotto con l'amministrazione Biden, non il contrario.</b></div><div style="text-align: justify;">Il piano fondamentale di Biden, che si basa sulla rivitalizzazione dell'apparato di sicurezza palestinese, viene descritto come implausibile persino dallo <a href="https://www.washingtonpost.com/world/2024/03/05/palestinian-authority-security-forces-gaza/?<br>utm_medium=email&utm_source=newsletter&wpisrc=nl_todayworld&utm_campaign=wp_todays_worldview&carta-url=https%3A%2F%2Fs2.washingtonpost.com%2Fcar-ln-tr%2F3cf9688%2F65e7f9a01c99264ac92d08c8%2F596a495a9bbc0f0e09e976aa%2F42%2F60%2F65e7f9a01c99264ac92d08c8">Washington Post</a>. Gli Stati Uniti hanno <a href="https://ecf.org.il/issues/issue/169">tentato</a> di ripristinare il sistema di sicurezza dell'Autorità Nazionale Palestinese con il generale Zinni nel 2002 e poi con Dayton <a href="https://sgp.fas.org/crs/mideast/R40664.pdf">nel 2010</a>. Le iniziative non hanno avuto successo, e per un buon motivo: <b>le forze di sicurezza dell'Autorità Palestinese sono viste dalla maggior parte dei palestinesi come nient'altro che degli odiati tirapiedi che fanno rispettare l'occupazione sionista.</b> Esse lavorano per l'interesse della sicurezza sionista, non di quella palestinese.</div><div style="text-align: justify;">L'altro pilastro della politica statunitense è un ancor più improbabile, de-radicalizzata e anemica "soluzione dei due Stati", affogata dentro una sinfonia regionale di stati arabi di orientamento conservatore chiamata ad agire come supervisore della sicurezza. Questo approccio politico è un riflesso del fatto che la Casa Bianca non è in sintonia con la visione escatologica che ha oggi lo stato sionista. La Casa Bianca non riesce a superare una prospettiva politica che è retaggio di decenni ormai passati e che si era rivelata fallimentare già all'epoca.
La Casa Bianca ha fatto quindi ricorso a un vecchio trucco: quello di proiettare tutti i propri fallimenti politici su un leader straniero colpevole di non aver fatto funzionare qualche cosa che funzionare non poteva, e cercare di sostituire quel leader con qualcuno più accondiscendente. Scrive Pinkas:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Una volta che gli Stati Uniti hanno appurato che Netanyahu non sarebbe stato collaborativo e non si sarebbe comportato da alleato sollecito ma anzi si sarebbe mostrato grossolanamente ingrato... e concentrato solo sulla sua sopravvivenza politica dopo la débacle del 7 ottobre, i tempi sono diventati maturi per tentare un nuovo corso politico.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Solo che la politica di Netanyahu -nel bene e nel male- è il riflesso di quello che pensa la maggioranza dei cittadini dello stato sionista. Netanyahu ha i suoi ben noti difetti di personalità ed è molto impopolare nello stato sionista, tuttavia questo non significa che un gran numero di persone non sia d'accordo con il suo programma e con quello del suo governo.</div><div style="text-align: justify;">Insomma, ecco che arriva Gantz, sguinzagliato dall'amministrazione Biden come potenziale premier in pectore negli ambienti diplomatici di Washington e Londra.</div><div style="text-align: justify;">Solo che la manovra non ha funzionato come previsto. Come scrive Ariel Kahana (in ebraico, su <i>Israel Hayom</i> del 6 marzo):</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">Gantz ha incontrato tutti i più alti funzionari governativi ad eccezione del presidente Biden, e ha presentato posizioni identiche a quelle che Netanyahu ha presentato durante i colloqui che ha avuto con le stesse personalità nel corso delle ultime settimane".</div><div style="text-align: justify;">"Non distruggere Hamas a Rafah significa inviare un camion dei pompieri per spegnere l'80% dell'incendio", ha detto Gantz a Sullivan. Harris e altri funzionari hanno fatto notare che sarebbe impossibile evacuare un milione e duecentomila abitanti di Gaza dall'area di Rafah, un'evacuazione che essi considerano una precondizione essenziale per qualsiasi operazione militare nella zona meridionale della Striscia di Gaza. "Gantz non si è mostrato affatto d'accordo".</div><div style="text-align: justify;">Discutendo la questione degli aiuti umanitari sono emerse divergenze anche più gravi. Mentre molti cittadini dello stato sionista hanno accolto furibondi la decisione di permettere la consegna di rifornimenti al nemico perché [lo considerano] un gesto che ha aiutato Hamas, ha prolungato la guerra e ha ritardato il raggiungimento di un accordo sugli ostaggi, gli statunitensi ritengono che lo stato sionista non stia facendo abbastanza. Gli assistenti di Biden hanno persino accusato i funzionari sionisti di mentire sulla quantità di aiuti consegnati e sulla cadenza delle consegne.</div><div style="text-align: justify;">Ovviamente la questione degli aiuti è diventata (come è giusto) il tema fondamentale per le prospettive elettorali del Partito Democratico, ma Gantz non intende prenderne atto. Come nota Kahana: "Purtroppo, i più alti funzionari dell'amministrazione statunitense sono fuori dalla realtà anche quando si tratta di altri aspetti della guerra. Credono ancora che l'Autorità Palestinese palestinese debba governare a Gaza, che la pace possa essere raggiunta in futuro attraverso la 'soluzione dei due Stati' e che un accordo per normalizzare i rapporti con l'Arabia Saudita sia a portata di mano. Gantz è stato costretto a smentire questa lettura errata della situazione".</div></blockquote><div style="text-align: justify;">I funzionari dell'amministrazione statunitense hanno quindi ascoltato dalle labbra di Gantz la stessa agenda politica che gli aveva ripetuto Netanyahu negli ultimi mesi. Gantz ha anche avvertito che cercare di metterlo contro Netanyahu era inutile: potrebbe anche avere voglia di sostituire Netanyahu come primo ministro, ma le sue politiche non sarebbero sostanzialmente diverse da quelle dell'attuale governo, ha spiegato.</div><div style="text-align: justify;">Ora che i colloqui sono finiti e che Gantz ha detto ciò che ha detto,<b> la Casa Bianca sta facendo i conti con una nuova esperienza: quella dei limiti al potere degli Stati Uniti e all'automatico adeguarsi alla volontà statunitense da parte di altri paesi, fossero pure gli alleati più stretti.</b></div><div style="text-align: justify;">Gli Stati Uniti non possono imporre la loro volontà allo stato sionista, né costringere un "Gruppo di contatto arabo" a formarsi, né obbligare questo presunto gruppo di contatto a sostenere e finanziare le "soluzioni" per lo meno <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2024-02-15/ty-article/.premium/why-biden-is-unveiling-his-vision-for-israel-and-the-palestinians-now/0000018d-ad33-da6e-af9f-ad3b2d840000">fantasiose</a> che Biden ha per Gaza. È un momento rivelatore per il potere degli Stati Uniti.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu è una vecchia volpe, per certe cose a Washington. Si vanta della sua capacità di interpretare bene la politica statunitense. Senza dubbio ha messo in conto il fatto che Biden può anche alzare di un tono o due il registro della retorica, ma si trova comunque legato mani e piedi perché è lui che può determinare la distanza che separa Biden dai generosi finanziatori ebrei in un anno di elezioni.</div><div style="text-align: justify;">Lo stesso Netanyahu d'altra parte sembra aver concluso che può tranquillamente ignorare Washington, almeno per i prossimi dieci mesi.</div><div style="text-align: justify;">Biden sta cercando disperatamente di arrivare a un cessate il fuoco; ma anche in questo caso -per lo schieramento politico statunitense gli ostaggi sono un tema su cui la va o la spacca- gli Stati Uniti non sono in grado di fare nulla. Si chiede all'ultimo minuto a Hamas di dire quanti ostaggi sono ancora vivi.</div><div style="text-align: justify;">Una richiesta del genere può anche sembrare ragionevole a chi non è addentro alla questione, ma gli Stati Uniti sono tenuti a sapere che né Hezbollah né Hamas forniscono senza contropartite la prova che ci sono ostaggi ancora vivi: esiste un prezzo da pagare, in termini di rapporto di scambio tra cadaveri e ostaggi vivi. Esiste una lunga casistica in cui i sionisti hanno chiesto prove analoghe, con richieste finite nel nulla.</div><div style="text-align: justify;">Secondo <a href="https://thecradle.co/articles/cairo-talks-collapse-as-israel-rejects-main-hamas-demands">i notiziari</a> lo stato sionista si rifiuta di concordare il ritiro da Gaza; si rifiuta di consentire ai palestinesi del nord di Gaza di tornare alle loro case e si rifiuta di accordarsi per un cessate il fuoco totale.</div><div style="text-align: justify;">Sono tutte richieste che vengono direttamente da Hamas, non sono certo una novità. Perché Biden dovrebbe mostrarsi sorpreso o offeso perché vengono ripetute ancora una volta: Sinwar non sta certo giocando al rialzo, come invece sostengono i media occidentali e quelli sionisti. Sorpresa e irritazione nascono piuttosto dal fatto che Washington ha fatto propria una strategia negoziale non realistica.</div><div style="text-align: justify;">Secondo il quotidiano <i>Al-Quds</i>, Hamas ha presentato al Cairo "un documento finale non negoziabile". Questo include, tra l'altro, la richiesta di fermare i combattimenti a Gaza per un'intera settimana prima di procedere a un accordo per la liberazione degli ostaggi, e quella di un esplicito impegno da parte dello stato sionista a un ritiro completo dalla Striscia, con tanto di garanzie internazionali.</div><div style="text-align: justify;">Hamas chiede inoltre che tutti gli abitanti di Gaza abbiano il diritto incondizionato di tornare alle loro case, nonché l'ingresso dei rifornimenti in tutta la Striscia di Gaza senza alcuna ripartizione di sicurezza fin dal primo giorno di entrata in vigore dell'accordo. Secondo il documento di Hamas, il rilascio degli ostaggi inizierebbe una settimana dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco. Hamas respinge la richiesta dello stato sionista di esiliare e mandare all'estero un qualsiasi suo appartenente o un qualsiasi suo capo. Qualcosa di simile si verificò in occasione del rilascio degli ostaggi dell'assedio alla Chiesa della Natività, dove un certo numero di palestinesi è stato esiliato in paesi dell'Unione Europea; un atto che all'epoca fu molto criticato.</div><div style="text-align: justify;">In una clausola separata, Hamas ha dichiarato che né da parte sua né da quella di altre organizzazioni palestinesi saranno forniti elenchi di ostaggi fino a quarantotto ore prima dell'entrata in vigore dell'accordo. L'elenco dei prigionieri di cui Hamas reclama la liberazione è lungo, e comprende i nomi di cinquantastte persone che erano state rilasciate nell'ambito dell'accordo su Gilad Shalit del 2011 e che successivamente erano state arrestate nuovamente. Comprende poi tutti i detenuti in regime di sicurezza[*] di sesso femminile e minori; tutti i detenuti in regime di sicurezza malati e tutti i detenuti ultrasessantenni.</div><div style="text-align: justify;">Secondo l'articolo solo dopo il completamento della prima fase inizieranno i negoziati per la fase successiva dell'accordo.</div><div style="text-align: justify;">Queste richieste non dovrebbero sorprendere nessuno. Una convinzione fin troppo diffusa tra persone poco esperte vuole che quando ci sono di mezzo degli ostaggi si possa arrivare ad un accordo in modo relativamente facile e veloce con i toni retorici, i mass media e le pressioni diplomatiche. La realtà è diversa.<b> In media occorre più di un anno di tempo per concordare la liberazione di ostaggi.</b></div><div style="text-align: justify;">L'esecutivo di Biden deve cambiare urgentemente il proprio approggio alla questione, e interiorizzare innanzitutto il fatto che <i>è lo stato sionista</i> che si sta staccando dalla stantìa e mal fondata condiscendenza degli Stati Uniti. La maggior parte dei cittadini dello stato sionista è d'accordo con Netanyahu, che il 9 marzo ha ribadito che "questa è una guerra in cui è in gioco l'esistenza, e dobbiamo vincerla".</div><div style="text-align: justify;">Come mai lo stato sionista può pensare di fare a meno degli Stati Uniti? Forse perché Netanyahu sa che la conformazione del potere che negli USA (come in Europa) controlla gran parte, se non la maggior parte, del denaro che plasma la politica statunitense e che in particolare contribuisce all'orientamento del Congresso, dipende fortemente dall'esistenza di una causa sionista e dal fatto che essa continui a esistere. Non è quindi lo stato sionista a dipendere in tutto e per tutto dalla conformazione del potere degli Stati Uniti e dalla loro "buona volontà" come Biden presuppone.</div><div style="text-align: justify;">La "causa dello stato sionista" conferisce alle strutture della politica interna statunitensi la loro significatività politico, il loro programma e la loro legittimità. Un "no allo stato sionista" toglierebbe loro la terra da sotto i piedi e lascerebbe gli ebrei statunitensi a vivere nell'insicurezza. Netanyahu lo sa, e sa anche che l'esistenza di lo stato sionista, di per sé, consente a Tel Aviv di influire in una certa misura sulla politica statunitense.</div><div style="text-align: justify;"><b>A giudicare dal <i>discorso sullo Stato dell'Unione</i> del 9 marzo, l'amministrazione statunitense non è in grado di barcamenarsi nell'attuale impasse con lo stato sionista, e si sta invece incaponendo sui propri logori e banali punti fermi.</b> Servirsi del discorso sullo stato dell'Unione come di un pulpito per imporre il vecchio modo di pensare non rappresenta una strategia. Anche l'idea di costruire un molo a Gaza è una storia vecchia. <a href="https://www.adalah.org/uploads/oldfiles/Public/files/English/Publications/Review/5/Adalahs-Review-5-65-Baker-Definition-Security-Prisoners.pdf">Non risolve nulla</a> e serve solo a consolidare ulteriormente il controllo sionista sui confini di Gaza e su ogni possibile prospettiva per il dopo occupazione. Cipro prenderà il posto di Rafah, per i controlli di sicurezza dello stato sionista. Un tempo a Gaza c'erano sia un porto che un aeroporto internazionale; ovviamente sono stati entrambi ridotti in macerie da tempo dai bombardamenti sionisti.</div><div style="text-align: justify;"><b>La poca o nulla attenzione per il principio di realtà non può essere considerata come un fastidioso accidente cui porre rimedio imponendo a chi si occupa della campagna elettorale di gestire meglio le pubbliche relazioni.</b> I funzionari sionisti e statunitensi vanno dicendo da tempo che la tensione potrebbe salire all'improvviso in concomitanza con l'inizio del Ramadan il 10 marzo. La rete <i>Channel 12 </i>dello stato sionista (in ebraico) riferisce che il capo del servizio di informazioni militare Aman ha avvertito il governo sionista, con un documento riservato, che esiste la possibilità che durante il mese di Ramadan scoppi una guerra a carattere religioso con una prima escalation nei territori palestinesi e poi l'estensione a fronti differenti fino alla sua trasformazione in una guerra regionale.</div><div style="text-align: justify;">Questo avvertimento -sostiene Channel 12- è stato il motivo principale alla base della decisione di Netanyahu di non imporre Netanyahu di non imporre restrizioni più dure del solito ai palestinesi che entrano ad Al-Aqsa per le preghiere del Ramadan.</div><div style="text-align: justify;">Sì, le cose potrebbero andare peggio, molto peggio, per lo stato sionista.</div><div style="text-align: justify;"><br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">[*] Secondo <a href="https://www.adalah.org/uploads/oldfiles/Public/files/English/Publications/Review/5/Adalahs-Review-5-65-Baker-Definition-Security-Prisoners.pdf">Adalah</a> un <i>security prisoner</i> è qualcuno che viene "incarcerato e condannato per aver commesso o perché sospettato di un reato che per la sua natura o per le circostanze in cui è avvenuto viene considerato contrario alla sicurezza, o per motivazioni nazionaliste". In pratica sono classificati in questo modo tutti i prigionieri accusati di atti ostili contro l'occupazione sionista (N.d.T.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-15078474795957956282024-03-06T15:36:00.004+01:002024-03-06T15:42:00.216+01:00Alastair Crooke - Posizioni insostenibili: aumentano i segnali di allarme per la politica statunitense<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBbEh_s4rTGR9JvhLaNpM3Jop3HVK8dH49HHRPzja1ih8LG4IWhPOCwjOvndP-ByY-Lyz8LeiBMz5ID_ZOXf36R9XMuuzqgWbhc3hBQ9bfuygWfMmodGmcT8QPm1XGbu89Fc2GkX-Wv91HTACpEC5yizrtcjMh7bw7vzxwytMBu_l5_gY9Z4frLppeoqY/s930/crooke_04_03_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBbEh_s4rTGR9JvhLaNpM3Jop3HVK8dH49HHRPzja1ih8LG4IWhPOCwjOvndP-ByY-Lyz8LeiBMz5ID_ZOXf36R9XMuuzqgWbhc3hBQ9bfuygWfMmodGmcT8QPm1XGbu89Fc2GkX-Wv91HTACpEC5yizrtcjMh7bw7vzxwytMBu_l5_gY9Z4frLppeoqY/w640-h358/crooke_04_03_2024.jpg" width="640" /></a></p><br /><div style="text-align: justify;"> <i>Traduzione da</i> <a href="https://www.strategic-culture.su">Strategic Culture</a>,<i> 4 marzo 2024.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Le elezioni locali di martedì 27 febbraio sono state un segnale di allarme per lo stato sionista. I partiti ultraortodossi, i gruppi sionisti religiosi e i partiti di estrema destra e razzisti, presenti in forma organizzata in poche collettività, hanno ottenuto incrementi di suffragi sproporzionati rispetto alle reali dimensioni dei gruppi che rappresentano. Al contrario il campo democratico [in gran parte laico, liberale e ashkenazita], che per quasi un anno ha partecipato settimanalmente a gigantesche manifestazioni in Kaplan Street a Tel Aviv e in decine di località in tutto il paese, nella maggior parte dei casi non è riuscito a tradurre la rabbia in un incremento di consenso elettorale a livello di amministrazioni locali".</div><div style="text-align: justify;">"Un'altra conclusione da trarre dalle elezioni", continua <a href="https://www.haaretz.com/opinion/editorial/2024-02-29/ty-article-opinion/local-election-results-are-a-flashing-red-light-for-israels-democratic-camp/0000018d-f180-d401-a3dd-f99a35b20000">l'editoriale di Haaretz</a>, "è la crescente somiglianza tra il partito di governo Likud e [il partito di Ben Gvir] l'estrema destra Otzma Yehudit, <i>Supremazia ebraica</i>. A Tel Aviv, i due partiti si sono presentati insieme; una scelta inimmaginabile nel Likud di prima che arrivasse Benjamin Netanyahu... Possiamo dedurre da questo che il Likud sta cambiando: Meir Kahane [fondatore della destra radicale ebraica e del partito Kach] ha sconfitto Ze'ev Jabotinsky; <b>la supremazia ebraica e il trasferimento forzato della popolazione hanno sostituito la libertà</b>".</div><div style="text-align: justify;">In parole povere, <b>lo stato sionista si sta spostando sempre più a destra</b>.</div><div style="text-align: justify;">Un altro segnale di allarme: nelle primarie democratiche (virtualmente) senza vero scontro, negli Stati Uniti,</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>una coalizione di gruppi pro-palestinesi aveva fissato un modesto obiettivo di diecimila voti generici -ovvero senza espressione di appoggio per un candidato specifico- pari al margine di vittoria di Trump in Michigan nel 2016 per cercare di far capire che la frustrazione degli elettori per l'appoggio di Biden alla campagna militare di lo stato sionista poteva costargli le elezioni di novembre... Questi voti generici però hanno superato l'obiettivo dei diecimila e sono arrivati a quasi centoquattromila voti, circa il 13% del totale. Biden ha ottenuto più dell'80% dei voti, ma il numero di voti non impegnati è stato <a href="https://www.wsj.com/politics/elections/michigan-primary-results-trump-biden-outlook-255d5013?mod=hp_lead_pos1">sufficiente</a> per inviare due delegati "non impegnati" alla convention nazionale del Partito Democratico ad agosto.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">"Il pericolo maggiore per il Presidente non è che troppe persone abbiano espresso un voto generico", ha dichiarato l'ex rappresentante Andy Levin (democratico per il Michigan) che ha appoggiato l'iniziativa. "Il pericolo maggiore è che non recepisca il messaggio".</div><div style="text-align: justify;">Un terzo <a href="https://clydeprestowitz.substack.com/p/netanyahu-wants-trump?utm_source=post-email-title&publication_id=999769&post_id=141841032&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=1eogb&open=false&utm_medium=email">segnale</a> d'allarme: con il piano che prevede per Gaza una volta cessate le operazioni militari, Netanyahu ha virtualmente dichiarato guerra a Biden e alla sua campagna per la rielezione:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Lungi dal muoversi verso [la] soluzione a due Stati promossa da Biden, Netanyahu intende procedere a un'occupazione ancora più vasta e illimitata nel tempo non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania e in tutte le altre aree che altrimenti potrebbero costituire uno Stato palestinese indipendente. In effetti, Netanyahu chiede la conquista totale da parte dello stato sionista di quanto rimane della Palestina; l'esatto contrario di ciò che vorrebbero Biden e il resto del mondo.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">In parole povere: Netanyahu sta mettendo Biden tra l'incudine e il martello, e il diavolo sa che per una potenziale rielezione Biden dipende moltissimo non solo dal voto ebraico, ma soprattutto dal denaro ebraico. Netanyahu pare convinto di avere un margine di manovra sufficiente per ignorare Biden e, per i prossimi otto mesi circa, perseguire senza ostacoli la sua ambizione: prendere il controllo della "Grande Israele" fino al fiume Litani nel Libano meridionale, e consolidare l'ebraicizzazione di Gerusalemme.</div><div style="text-align: justify;">Persino Tom Friedman del New York Times comincia a mostrare qualche <a href="https://www.nytimes.com/2024/02/27/opinion/israel-gaza-peace-thomas-friedman.html">segno di panico</a>:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Mi era sembrato, almeno all'inizio, che il mondo fosse pronto ad accettare che ci sarebbero state significative vittime civili se lo stato sionista avesse voluto sradicare Hamas e salvare gli ostaggi... Ma adesso ci ritroviamo in una situazione irriferibile, con migliaia di vittime civili e un piano di pace da parte di Netanyahu che prefigura solo un'occupazione senza fine... Quindi ci sono sempre più persone cui l'intera operazione dello stato sionista a Gaza comincia a sembrare un macello il cui unico obiettivo è quello di ridurre la popolazione in modo che lo stato sionista possa controllarla più facilmente... E questo, ripeto, metterà l'amministrazione Biden in una posizione sempre più insostenibile.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Il panico sta montando anche per quanto riguarda l'Ucraina: i leader europei sono stati convocati con un preavviso di ventiquattro ore all'Eliseo perché andassero a sentire il Presidente Macron <a href="https://www.politico.eu/newsletter/brussels-playbook/macron-floats-sending-troops-to-ukraine-vows-to-do-whatever-it-takes/">asserire</a> che la situazione sul terreno in Ucraina era così critica e la posta in gioco per l'Europa così alta che "ci troviamo a un punto critico del conflitto, in cui dobbiamo prendere l'iniziativa: siamo determinati a fare tutto il necessario per tutto il tempo necessario".</div><div style="text-align: justify;">Macron ha sottolineato i crescenti dubbi sulla disponibilità degli USA a continuare con il sostegno a Kiev e ha messo in guardia verso una potenziale nuova offensiva russa, paventando attacchi brutali pianificati per "scioccare" gli ucraini e i loro alleati. "Siamo convinti che la sconfitta della Russia sia essenziale per la sicurezza e la stabilità dell'Europa"... "L'Europa è in gioco".</div><div style="text-align: justify;">Macron ha portato esplicitamente avanti un'operazione di facciata per strappare la leadership della difesa e della sicurezza in Europa alla Germania, che sta costruendo un asse militare legato agli Stati Uniti in alleanza con la Polonia, i Paesi baltici e la presidente della Commissione europea, l'ex ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, e per avocarla nuovamente alla Francia.</div><div style="text-align: justify;">In ogni caso,<b> l'uscita di Macron è finita in un fiasco completo</b>. La sua richiesta è stata immediatamente sconfessata sia in Francia che da altri leader europei. Nessuno dei convocati da Macron si è trovato d'accordo con lui, tranne forse gli olandesi. Dietro la precipitosa messa in scena dell'Eliseo, tuttavia, si nasconde un obiettivo più serio: quello di centralizzare ulteriormente il controllo dell'UE attraverso la costruzione di una difesa comune.</div><div style="text-align: justify;">Per finanziare questa difesa unificata europea la Commissione sta cercando di dare il via all'emissione di obbligazioni unitarie dell'UE e a un meccanismo di tassazione centralizzato, entrambi vietati dai Trattati dell'Unione Europea. Dietro la narrazione allarmistica sull'intenzione russa di invadere l'Europa si celano intenti come questi.</div><div style="text-align: justify;">A parte questo, <b>in Europa la disperazione e la colpevolizzazione per la débacle ucraina stanno prendendo piede sul serio</b>: il Cancelliere Scholtz, nel difendere la decisione di Berlino di non fornire missili Taurus a lungo raggio a Kiev, si è tolto d'impaccio mettendo in grave imbarazzo Francia e Regno Unito.</div><div style="text-align: justify;">Scholtz ha affermato che fornire missili Taurus avrebbe richiesto l'assistenza di truppe tedesche sul terreno "come fanno i britannici e i francesi, in termini di controllo dei bersagli [missilistici] e di assistenza alla loro acquisizione. I soldati tedeschi non possono in nessun momento e in nessun luogo essere collegati agli obiettivi che questo sistema [a lungo raggio] raggiunge", ha <a href="https://www.dw.com/en/scholz-defends-refusal-to-send-taurus-missiles-to-ukraine/a-68380516">insistito</a> Scholz.</div><div style="text-align: justify;">Inutile dire che la sua esplicita ammissione del fatto che<b> in Ucraina si trovano truppe europee già presenti sul terreno</b> ha scatenato un putiferio, in Europa.</div><div style="text-align: justify;">Il fatto, a lungo sospettato, ha adesso una conferma ufficiale.</div><div style="text-align: justify;">Ma cos'è che ha provocato un'ondata di isteria ancora più forte in Europa, al di là dei teatrini di Macron?</div><div style="text-align: justify;">Molto probabilmente due cose. In primo luogo<b> l'abbandono di Avdiivka da parte delle forze ucraine, cui è seguito l'improvviso shock di rendersi conto che non ci sono vere linee difensive ucraine dietro Avdiivka, ma solo alcune frazioni e poi campi aperti</b>.</div><div style="text-align: justify;">In secondo luogo, l'epico reportage del New York Times intitolato <a href="https://www.nytimes.com/2024/02/25/world/europe/cia-ukraine-intelligence-russia-war.html#:~:text=For%20more%20than%20a%20decade,both%20countries%20in%20countering%20Russia.&text=Adam%20Entous%20and%20Michael%20Schwirtz%20conducted%20more%20than%20200%20interviews,States%20to%20report%20this%20story.">The Spy War: how the CIA secretly helps Ukraine fight Putin</a> ("La guerra delle spie: come la CIA aiuta segretamente l'Ucraina a combattere Putin") di Adam Entous e Mitchell Schwirtz, che descrive un decennio di cooperazione tra CIA e Ucraina e ricorda a tutti che gli Stati Uniti potrebbero tagliare i ponti con Kiev molto presto... a meno che non venga approvata la legge sugli stanziamenti.</div><div style="text-align: justify;">Adam Entous è stato anche coautore di un articolo del 2017 dello <i>Washington Post</i> intitolato <a href="https://www.washingtonpost.com/graphics/2017/world/national-security/obama-putin-election-hacking/?utm_source=substack&utm_medium=email">Obama's secret struggle to punish Russia or Putin's elections assault</a> ("La segreta contesa di Obama per punire la Russia per le interferenze elettorali di Putin") che, come <a href="https://www.racket.news/p/cia-ukraine-exchange-pre-divorce?utm_source=post-email-title&publication_id=1042&post_id=142098661&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=false&r=8qe6&triedRedirect=true&utm_medium=email">nota</a> Matt Taibbi, raccontava la storia da film di come John Brennan [allora capo della CIA] avesse consegnato a Barack Obama l'equivalente spionistico di una bomba, proveniente da una fonte preziosa "nel profondo del governo russo".</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>L'avvincente racconto rivelava come la CIA non solo fosse venuta a conoscenza del coinvolgimento diretto di Vladimir Putin in una campagna per "danneggiare" Hillary Clinton e "favorire l'elezione del suo avversario Donald Trump", ma avesse riferito in anteprima al Presidente questa notizia segreta... prima di raccontarla al mondo intero, ovviamente).</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Si trattava, ovviamente, di un'assurdità: era la narrazione di base per quello che sarebbe diventato il Russiagate.</div><div style="text-align: justify;">Il reportage del <i>New York Times</i> su ricordato mostra una narrativa revisionista sull'Ucraina piena di affermazioni discutibili, che si ripercuotono sulla CIA e in particolare sul ruolo di John Brennan; il testo probabilmente è stato interpretato dai servizi segreti occidentali come una lettera di addio nell'imminenza di un divorzio. <b>La CIA si sta preparando a lasciare l'Ucraina.</b></div><div style="text-align: justify;">Come ci si può aspettare in qualsiasi lettera del genere, vi si indora la pillola in modo da scagionare l'autore da ogni colpa e responsabilità legale (per omicidio ed assassinio):<b> "Un sottile leitmotiv permea di sé tutto il testo: la civile AmeriKKKa non fa che implorare gli ucraini di smetterla di commettere atrocità".</b></div><div style="text-align: justify;">Con l'intensificarsi della collaborazione "dopo il 2016", riporta il <i>Times</i>, gli ucraini "hanno iniziato a praticare omicidi e altre operazioni letali, violando termini che la Casa Bianca pensava fossero stati accettati". Gli statunitensi erano "infuriati" e "hanno minacciato di togliere il loro sostegno", ma non lo hanno mai fatto, <a href="https://www.racket.news/p/cia-ukraine-exchange-pre-divorce?utm_source=post-email-title&publication_id=1042&post_id=142098661&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=false&r=8qe6&triedRedirect=true&utm_medium=email">nota</a> Taibbi.</div><div style="text-align: justify;">Non si sa se il Presidente della Camera Johnson continuerà su questa linea rifiutandosi di portare in aula la legge sugli aiuti per l'estero che prevede sessanta miliardi di dollari per Kiev, o se invece non sarà in grado di perseverare.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, la questione è ormai all'ordine del giorno, come ha osservato il leader della minoranza al Senato McConnell, annunciando il suo prossimo ritiro da capogruppo: "La politica è cambiata, me ne rendo conto", ha detto.</div><div style="text-align: justify;"><b>La base del Partito Repubblicano non è favorevole alla concessione di ulteriori fondi all'Ucraina: le prospettive che il provvedimento passi sono scarse o nulle.</b></div><div style="text-align: justify;">Il punto che chiaramente spaventa i servizi di intelligence europei è che gran parte dei successi ottenuti dall'Ucraina deriva da un fattore chiave: la supremazia occidentale nei campi dell'intelligence, della sorveglianza e della ricognizione. <b>Gli armamenti della NATO hanno deluso, la dottrina militare della NATO è stata criticata dalle forze ucraine, ma intelligence sorveglianza e ricognizione sono state fondamentali.</b></div><div style="text-align: justify;">Il reportage del New York Times è chiaro: "...un passaggio discreto scende in un bunker sotterraneo dove squadre di soldati ucraini tracciano i satelliti spia russi e origliano le conversazioni tra comandanti russi...". <b>Si tratta di <i>soldati ucraini</i> o di tecnici della NATO?</b></div><div style="text-align: justify;">Quando la CIA se ne andrà a causa dei tagli ai fondi, non sarà solo il suo personale ad andarsene. La CIA non lascerà dietro di sé attrezzature sensibili e apparecchiature di intercettazione destinate a cadere nelle mani dei russi per essere sottoposte ad autopsie forensi. Qualcosa di simile è già successo? Quei bunker segreti si trovavano forse ad Avdiika? Stanno per trapelare dettagli delicati?</div><div style="text-align: justify;">In ogni caso, l'"assistenza" dell'intelligence europea all'Ucraina sarà depauperata al massimo dal ritiro di personale e attrezzature da parte della CIA. In tal caso, cosa potranno fare gli europei? Possono effettuare ricognizioni aeree; possono utilizzare i satelliti della NATO, ma non in modo capillare.</div><div style="text-align: justify;">E poi gli ucraini, inferociti e abbandonati, non potrebbero inventarsi una narrazione tutta loro? <b>Il capo dei servizi segreti ucraini Kirill Budanov ha appena</b> <a href="https://twitter.com/MyLordBebo/status/1761755612952530983">sabotato</a><b> la narrazione occidentale per cui è stato Putin a uccidere Navalny</b>: interrogato su questa morte, Budanov ha detto: "Forse vi deluderò, ma sappiamo che è morto per un coagulo di sangue. È più o meno confermato. Non è una notizia presa da Internet".</div><div style="text-align: justify;">Budanov ha smentito anche altre versioni statunitensi: la settimana scorsa la Reuters ha citato <a href="https://www.reuters.com/world/iran-sends-russia-hundreds-ballistic-missiles-sources-say-2024-02-21/?utm_source=substack&utm_medium=email">sei fonti</a> sicure che "l'Iran ha fornito alla Russia un gran numero di potenti missili balistici di superficie". Budanov ha risposto dicendo che di missili iraniani "qui non ce ne sono" e che tali informazioni "non corrispondono alla realtà". Ha anche smentito le dichiarazioni sui missili nordocoreani che la Russia avrebbe schierato, secondo un'altra storia statunitense degli ultimi tempi: "Sono stati utilizzati alcuni missili nordcoreani", <a href="https://consent.yahoo.com/v2/collectConsent?sessionId=3_cc-session_6eb9b32e-61be-47cd-86eb-dc7cdef99cae">ha detto</a>, "ma le affermazioni circa un loro utilizzo massiccio non corrispondono al vero".</div><div style="text-align: justify;">Qui sta l'elemento essenziale del pezzo del New York Times: il timore di ricadute da parte di funzionari ucraini delusi. "Soprattutto in un anno di elezioni, qualsiasi guerra di parole tra ex alleati potrebbe diventare spiacevole in un batter d'occhio".</div><div style="text-align: justify;">E con questo, Biden è avvisato. Forse già troppo tardi?</div><br />
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-18240610798964324962024-02-28T10:49:00.000+01:002024-02-28T10:49:17.612+01:00Alastair Crooke - Gli Stati Uniti cercano di limitare la violenza in Medio Oriente: in questo l'Iran è quasi un alleato<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6GW38QY-CIlen3h-Zh1fyR4sf5qIyc5a7bFtsjKJGUqf0o4qbRLDT_-gYqcVa6QwWkYk8HX7Nf6S503kMlZNE0yVPOZJe_aLTLHWHAU5bEpWzjNvw-21cRS69HAnI23zBSRGhL2skGlb_sqy4HagXnU5rmE9hIWix_JpvObUMwSBqezeMJLMssBbDpaY/s930/iran_march_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6GW38QY-CIlen3h-Zh1fyR4sf5qIyc5a7bFtsjKJGUqf0o4qbRLDT_-gYqcVa6QwWkYk8HX7Nf6S503kMlZNE0yVPOZJe_aLTLHWHAU5bEpWzjNvw-21cRS69HAnI23zBSRGhL2skGlb_sqy4HagXnU5rmE9hIWix_JpvObUMwSBqezeMJLMssBbDpaY/w640-h358/iran_march_2024.jpg" width="640" /></a></p><br /><i> Traduzione da</i> <a href="https://www.strategic-culture.su">Strategic Culture</a>, <i>26 febbraio 2024.</i><br /><br /><div style="text-align: justify;"><b>La duplice strategia dello stato sionista in Libano</b> consiste nel fare pressione attraverso incursioni dirette per incutere timore nella popolazione generale, e nel dispiegare al contempo pressioni diplomatiche per<b> allontanare Hezbollah non solo dal confine, ma anche dalle regioni oltre il fiume Litani </b>(circa 23 km a nord).</div><div style="text-align: justify;"><b>Solo che Hezbollah non si muove.</b></div><div style="text-align: justify;">Resiste a piè fermo: non intende allontanarsi dalle regioni del sud che sono la sua culla storica e si rifiuta di discutere la questione.</div><div style="text-align: justify;">"Se questa minaccia non sarà eliminata per via diplomatica non esiteremo a intraprendere un'azione militare", insistono ripetutamente i ministri dello stato sionista. Un sondaggio del quotidiano dello stato sionista <i>Ma'ariv</i> ha mostrato che il 71% dei cittadini ritiene che lo stato sionista dovrebbe lanciare un'operazione militare su larga scala contro il Libano per tenere Hezbollah lontano dal confine. Ancora una volta, gli Stati Uniti accettano l'idea che lo stato sionista debba organizzare un'operazione militare in Libano.</div><div style="text-align: justify;">Il coordinatore speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein, pur sottolineando l'assoluta necessità che i residenti facciano ritorno alle loro case nel nord dello stato sionista, afferma che gli Stati Uniti stanno comunque cercando di mantenere le ostilità in Libano al livello <a href="https://thecradle.co/articles/as-ramadan-approaches-israel-threatens-war-on-lebanon">più basso possibile</a>. Ha sottolineato che</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Quello che stiamo cercando di fare è di assicurarci di mantenere gli scontri al livello più basso possibile e di lavorare su soluzioni durature che possano portare alla cessazione delle ostilità. Ci sarà molto da fare, sia per costruire le forze armate libanesi che per rimettere in sesto l'economia del Libano meridionale. Questo richiederà il sostegno di una coalizione internazionale, non solo degli Stati Uniti.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">In parole povere: <b>Hezbollah ha creato una zona esposta al fuoco che è una zona cuscinetto all'interno dello stato sionista</b> e che si estende per oltre cento chilometri, penetrando in profondità per cinque - dieci chilometri. Lo stato sionista vuole tornare a controllare questa zona cuscinetto e ora insiste per averne invece una propria, fino al cuore del Libano, per "rassicurare" i suoi abitanti di confine che stanno tornando alle loro case: saranno al sicuro.</div><div style="text-align: justify;">Hezbollah si rifiuta di cedere un centimetro mentre la guerra a Gaza continua, e le due questioni finiscono per diventare una sola.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu ha detto tuttavia chiaramente che la guerra a Gaza deve continuare -e sarà lunga- finché tutti gli obiettivi dello stato sionista (probabilmente irrealizzabili) non saranno raggiunti. Solo che la questione dei cittadini sionisti sfollati <a href="https://www.nakedcapitalism.com/2024/02/israel-4q-gdp-fell-at-20-rate-downward-trajectory-set-to-continue-as-war-drags-on.html">sta diventando</a> importante nell'immediato. La tensione in tutta la regione è alta e sta crescendo, mentre si avvicina il Ramadan e si profila un'incursione dello stato sionista a Rafah.</div><div style="text-align: justify;">I media sionisti <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2024-02-20/ty-article/.premium/u-s-officials-worry-ramadan-may-hold-perfect-storm-leading-to-regional-blow-up/0000018d-c364-db4d-a5fd-df6e8a630000">riferiscono</a> che</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">I funzionari statunitensi temono che il Ramadan possa diventare una "tempesta perfetta", portando al deflagrare di un conflitto regionale.</div><div style="text-align: justify;">La totale condiscendenza di Netanyahu nei confronti dei suoi partner di coalizione di estrema destra riguardo all'accesso degli arabi cittadini dello stato sionista al Monte del Tempio, ovvero al complesso di Al Aqsa, durante il Ramadan ha allarmato i funzionari statunitensi, anche se questo è solo uno dei tanti fattori che alimentano il timore che una serie di tendenze preoccupanti possa concretizzarsi e causare tensioni in Medio Oriente nelle prossime due settimane.</div></blockquote><div style="text-align: justify;">In questo momento è in corso un breve momento di calma, con i negoziatori per gli ostaggi che si riuniscono al Cairo e gli Stati Uniti che fanno tutto il possibile perché si arrivi a un sostanziale cessate il fuoco.</div><div style="text-align: justify;">Solo che prima o poi lo stato sionista inizierà un'operazione militare in Libano, operazione che in un certo senso è già in corso. Il governo sionista si sente obbligato a cercare il modo di ripristinare la deterrenza. Il ministro Smotrich ha detto che questo obiettivo, in ultima analisi, <a href="https://www.timesofisrael.com/smotrich-says-bringing-hostages-home-not-the-most-important-thing-sparking-outcry/">è più importante</a> anche della liberazione degli ostaggi.</div><div style="text-align: justify;">La Resistenza potrebbe riconfigurarsi in vari modi, oltre che seguendo quello di Hezbollah, nel momento in cui lo stato sionista prenderà l'iniziativa in Libano; gli alleati della Resistenza in Iraq potrebbero riprendere a colpire le basi statunitensi, la Siria potrebbe assumere un ruolo più importante e le forze Houthi potrebbero alzare il livello degli attacchi alle navi dello stato sionista, statunitensi e britanniche.</div><div style="text-align: justify;"><b>Ed ecco il paradosso: la "soluzione" su cui gli Stati Uniti fanno affidamento per arginare la violenza, e che è rappresentata dalla deterrenza statunitense, un deterrente non lo è più</b>. L'atteggiamento nei confronti della "deterrenza" statunitense tra le forze della Resistenza ha subito uno stravolgimento totale; c'è stato un cambiamento nelle tattiche cui la coscienza occidentale non ha prestato attenzione sufficiente, sempre che si sia degnata di farlo.</div><div style="text-align: justify;">Sergei Witte, storico militare, ha <a href="https://bigserge.substack.com/p/the-age-of-zugzwang">descritto</a> in poche parole la questione:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Per cominciare, bisogna capire la logica dei dispiegamenti strategici statunitensi. Gli USA (e la NATO) hanno fatto un uso generoso di uno "strumento" di deterrenza noto colloquialmente come Tripwire Force. Si tratta di una forza sottodimensionata e dispiegata in zone di potenziale conflitto, con l'obiettivo di dissuadere dalla guerra indicando che gli USA sono intenzionati a rispondere.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Un <i>tripwire</i>, un <i>filo di innesco</i>, può presentare degli inconvenienti. Sebbene l'idea sia quella delle deterrenza, nelle mani dei falchi sionisti e statunitensi contro l'Iran queste basi sottodimensionate e vulnerabili si trasformano da deterrente a esche, piazzate apposta perché qualche grosso pesce più o meno iraniano vi abbocchi; ed ecco servita ai falchi la tanto desiderata guerra con l'Iran. Ecco perché le forze statunitensi rimangono in Siria e in Iraq. Quello della "lotta all'ISIS" è sostanzialmente un pretesto.</div><div style="text-align: justify;">Il problema, e in effetti anche il limite di questi schieramenti avanzati ridotti all'osso, è che sono troppo piccoli per scoraggiare in modo credibile un attacco, ma abbastanza grandi da invitare qualcuno ad attaccare, magari le irate forze della milizia irachena infuriate per i massacri di Gaza.</div><div style="text-align: justify;">Hochstein ci dice che il piano degli Stati Uniti è quello di "gestire" i conflitti (Gaza, Cisgiordania e Libano) mantenendo lo scontro al livello più basso possibile. Eppure a ben vedere gli attacchi di rappresaglia contro le milizie -la risposta standard, nella cassetta degli attrezzi statunitense- sono relativamente inutili per contenere la violenza; la provocano, piuttosto che scoraggiarla. Come conclude Witte:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Vediamo queste dinamiche in atto in un Medio Oriente in cui la perdita di efficacia del potere deterrente degli USA potrebbe presto costringerli a iniziative di maggiore aggressività". Ecco perché le voci che invocano la guerra con l'Iran, per quanto folli e pericolose possano essere, hanno in realtà colto un aspetto cruciale del calcolo strategico statunitense. Le misure limitate non bastano più per intimidire, e questo può togliere dalle alternative qualsiasi scelta diversa da un coinvolgimento a tutti gli effetti.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">È a questo punto che l'Iran e la Resistenza giocano il loro ruolo paradossale. Gli Stati Uniti (nonostante i fanatici neocon) non vogliono una guerra di vasta portata, e <a href="https://thecradle.co/articles/red-lines-will-iran-enter-the-regional-war">nemmeno l'Iran</a>. Quest'ultimo, tuttavia, sembra capire che gli attacchi delle milizie irachene alle basi statunitensi avranno anche l'intenzione di mettere sotto pressione gli Stati Uniti affinché si ritirino dall'Iraq, ma finiscono al contrario per fornire ai neoconservatori il pretesto -l'Iran come "testa del serpente"- per spingere a ostilità a tutto campo contro la Repubblica Islamica.</div><div style="text-align: justify;">L'interesse dell'Iran e dell'Asse è duplice: primo, mantenere il potere di calibrare con finezza l'intensità del conflitto; secondo, mantenere l'iniziativa nell'escalation. Come nota <a href="https://al-akhbar.com/Politics/376702">Al-Akhbar</a>:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>La Resistenza, con tutte le sue ramificazioni, non ha intenzione di cedere a condizioni dettate dallo stato sionista suscettibili di aprire la strada a un cambiamento importante nell'equazione che protegge il Libano. Qualsiasi accordo successivo dipenderà dal posizionamento che la Resistenza sceglierà per preservare le sue capacità di deterrenza e di difesa.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Quindi, in Iraq, il capo della Forza al Quds all'interno dell'IRGC ha consigliato alle milizie irachene di cessare il fuoco, per il momento. Questa iniziativa è comunque nell'interesse del governo iracheno, che vuole che tutte le forze statunitensi lascino il paese.</div><div style="text-align: justify;">L'armamentario del tripwire schierato dall'Occidente è un classico esempio di paradosso strategico. Un vantaggio di deterrenza che svapora rischia di costringere gli Stati Uniti a un massiccio ed eccessivo dispiegamento militare (anche quando non ne avrebbero l'intenzione). Ed è così che gli USA si trovano sotto scacco matto. Il loro pezzo, bloccato su una casella, è il "Re" sionista; solo che ogni potenziale mossa successiva promette solo di peggiorare la situazione di partenza.</div><div style="text-align: justify;">Inoltre, gli Stati Uniti sono messi in scacco matto dal blocco cognitivo che li porta a non interiorizzare del tutto i concetti con cui il generale <b>Qassem Suleimani</b> ha operato mutamenti nella deterrenza già sperimentati nel 2006 durante la guerra dello stato sionista contro Hezbollah.</div><div style="text-align: justify;"><b>Lo stato sionista, come gli Stati Uniti, gode da tempo della superiorità aerea. Come si è comportata la Resistenza per far fronte a questa situazione?</b> Una delle inziative è stata quella di trincerare forze, missili e tutti i mezzi strategici a una profondità che nemmeno le bombe per distruggere i bunker riescono a raggiungere. I lanciamissili possono emergere dal suolo, sparare e tornare a esservi riparati. Tutto in novanta secondi.</div><div style="text-align: justify;">Altra iniziativa, l'approntamento di una costellazione di combattenti inquadrati in unità autonome addestrate per combattere ininterrottamente secondo un piano prestabilito per un anno o anche due, anche se tutte le comunicazioni con il quartier generale dovessero interrompersi del tutto.</div><div style="text-align: justify;">Nel 2006 Hezbollah capì che la capacità della popolazione civile dello stato sionista di tollerare quotidiani e intensi bombardamenti missilistici era molto limitata, e che lo stato sionista non aveva munizioni sufficienti a una campagna di bombardamenti aerei di lunga durata. In quella guerra, <b>Hezbollah continuò a lanciare razzi e missili continuamente, per trentatré giorni</b>. Fu sufficiente; lo stato sionista cercò di porre fine alla guerra.
La lezione è che <b>le guerre di oggi sono guerre di logoramento, come nel caso dell'Ucraina, più che campagne di breve durata.</b></div><div style="text-align: justify;">Così, la Resistenza cerca di mantenere il controllo sull'intensità dello scontro al fine di distruggere lo stato sionista, mentre l'esecutivo sionista vuole passare direttamente alla sua versione del Giorno del Giudizio.
L'incapacità di interiorizzare le implicazioni di questa nuova guerra asimmetrica ideata dal generale Suleimani -l'arroganza gioca un ruolo importante, in questo- spiega come mai gli Stati Uniti possano essere così ottimisti nei confronti dei rischi che corrono, sia essi stessi che lo stato sionista. Sono rischi che ad altri sembrano ovvi. Gli ufficiali addestrati dalla NATO semplicemente <b>non riescono a concepire come una potenza militare come quella sionista non riesca a prevalere su formazioni di milizia </b>come Hezbollah e gli Houthi. Né riescono a capire come delle <b>tribù di straccioni</b> possano prevalere in un grande <a href="https://thecradle.co/articles/us-navys-battle-against-yemen-largest-since-wwii">scontro bellico navale</a>.</div><div style="text-align: justify;">Ma basta ricordare tutti gli "esperti" che avevano previsto che Hamas sarebbe stato schiacciato nel giro di pochi giorni dalla macchina militare dello stato sionista, infinitamente più pesante...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-29761433354930758282024-02-21T12:02:00.003+01:002024-02-21T12:02:31.652+01:00Alastair Crooke - Stato sionista: l'Asse della Resistenza ha un piano. Con i fantasiosi stratagemmi statunitensi sono assicurati fallimenti a ripetizione<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOueRkrONShd3k0HlrXCX4V24svfrFiHbHfDmgcuq_VIlaxN0MEzUZxTIxuEOgNReRzM_bAEypkGwjwbvjmAs2WaQWdRB8Av9RJgoGnxJIcD8izd-VEtZ1wWff4i5u4EPXaFNY3lc_6tr-YoYfxzZA9EshtZ83FaYOkiwNEZfIgfrznE4KQp9LZqXoEZs/s930/crooke1902-930x520.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOueRkrONShd3k0HlrXCX4V24svfrFiHbHfDmgcuq_VIlaxN0MEzUZxTIxuEOgNReRzM_bAEypkGwjwbvjmAs2WaQWdRB8Av9RJgoGnxJIcD8izd-VEtZ1wWff4i5u4EPXaFNY3lc_6tr-YoYfxzZA9EshtZ83FaYOkiwNEZfIgfrznE4KQp9LZqXoEZs/w640-h358/crooke1902-930x520.jpg" width="640" /></a></p><div style="text-align: justify;"><br /><i>Traduzione da </i><a href="https://www.strategic-culture.su" target="_blank">Strategic Culture</a><i>, 19 febbraio 2024.</i><br /><br /> In un discorso tenuto il 13 febbraio 2024 il leader di Hezbollah Seyed Nasrallah ha dichiarato che il partito continuerà l'offensiva sul confine almeno fino a quando non cesserà il massacro a Gaza. La guerra a Gaza tuttavia è tutt'altro che finita. E Nasrallah ha avvertito che anche se si dovesse raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, "se il nemico dovesse prendere una qualsiasi iniziativa, torneremo a operare secondo la prassi e le regole cui ci eravamo in precedenza attenuti. Scopo della resistenza è quello di imporre una deterrenza al nemico, e noi reagiremo di conseguenza".<br />
Il Ministro della Difesa dello stato sionista Gallant ha sottolineato che, contrariamente alle aspettative della comunità internazionale, si aspetta che la guerra in Libano continui. Gallant <a href="https://www.timesofisrael.com/livevlog-february-15-2024/">ha dichiarato</a> che l'esercito ha intensificato gli attacchi contro Hezbollah di un livello, su una scala da uno a dieci:<br /><blockquote>
"Gli aerei dell'aeronautica militare che volano attualmente nei cieli del Libano hanno bombe più pesanti per obiettivi più lontani. Hezbollah è salito di mezzo gradino, noi di uno intero... Possiamo attaccare non solo fino a venti chilometri [dal confine], ma anche fino a cinquanta chilometri, a Beirut e in qualsiasi altro luogo".</blockquote>
Non è chiaro quale sia la "linea rossa" che Hezbollah dovrebbe oltrepassare perché lo stato sionista risponda in modo significativamente più intenso, fino a livelli molto più alti; i leader sionisti hanno suggerito che un attacco a un sito strategico, un attacco che porti a gravi perdite fra i civili o un sostanziale sbarramento su Haifa potrebbero costituire il punto di rottura.<br />
Nel nord dello stato sionista sono ora schierate tre divisioni, non una come di consueto; l'esercito sionista ha più forze pronte ad agire sul confine settentrionale che a prepararsi per un'incursione a Rafah, a questo punto. <b>È chiaro, come ha specificato il Capo di Stato Maggiore Halevy, che lo stato sionista si sta preparando alla guerra contro Hezbollah, più che per un'operazione a Rafah.</b><br />
La minaccia su Rafah è un bluff per fare pressione su Hamas affinché ceda sull'accordo e sugli ostaggi?<br />
In un modo o nell'altro, i capi politici e militari dello stato sionista sono irremovibili: le forze armate sioniste entreranno a Rafah, "prima o poi".<br />
L'<a href="https://thecradle.co/articles/hezbollah-launches-unprecedented-attack-on-northern-israel">attacco</a> sferrato da Hezbollah a Safed contro il quartier generale del comando regionale settentrionale dello stato sionista il 14 febbraio è stato di un tipo diverso dal consueto e ha provocato due morti e altre sette vittime; nello stato sionista viene considerato l'attacco <a href="https://www.ynetnews.com/article/r13ptaiop">più grave</a> dall'inizio della guerra e Ben Gvir lo definisce una "dichiarazione di guerra". I successivi attacchi sionisti hanno ucciso undici persone, tra cui sei bambini, in una serie di colpi contro villaggi nel sud del Libano, come rappresaglia per il blitz di Safed; il feroce scambio di bordate continua tuttora.<br /><b>
L'attacco contro Safed è andato a colpire in profondità in Galilea</b>; molto probabilmente il suo scopo era quello di segnalare che Hezbollah non ha intenzione di obbedire alle richieste occidentali di accordare allo stato sionista un cessate il fuoco che consenta ai cittadini dello stato sionista evacuati dal nord di fare ritorno alle loro case. Come ha confermato Nasrallah in un duro attacco a quei mediatori esterni (occidentali) che fanno solo i difensori dello stato sionista e non si occupano mai dei massacri a Gaza: "È più facile spostare il fiume Litani in avanti verso i confini, che respingere i combattenti di Hezbollah dai confini fin dietro il fiume Litani... <b>Vogliono che paghiamo un prezzo senza che lo stato sionista si impegni in nulla</b>".<br />
Dato lo stato di cose, i residenti del nord dello stato sionista non torneranno alle loro case, ha fatto capire Naasrallah. E ha lasciato anche intendere che un numero ancora più grande di cittadini dello stato sionista rischia di dover sfollare: "Lo stato sionista deve preparare rifugi, scantinati, alberghi e scuole per ospitare due milioni di coloni che saranno evacuati dal nord della Palestina [se lo stato sionista dovesse espandere la zona di guerra]".<br />
Nasrallah ha così indicato quello che è chiaramente il piano strategico generale dell'Asse della Resistenza. Nell'ultima settimana c'è stata una serie di incontri tra gli alti dirigenti dell'Asse in tutta la regione e Nasrallah sta parlando per conto loro: "<b>Continueremo a combattere lo stato sionista fino a quando non scomparirà dalla carta geografic</b>a. Uno stato sionista forte è pericoloso per il Libano; uno stato sionista demoralizzato, sconfitto ed esaurito è meno pericoloso per il Libano".<br />
"<b>L'interesse nazionale del Libano, dei palestinesi e del mondo arabo è che lo stato sionista esca sconfitto da questa battaglia: pertanto, noi ci stiamo impegnando a sconfiggere lo stato sionista</b>".<br /><b>
Detto altrimenti, l'Asse della Resistenza una propria visione sull'esito del conflitto ce l'ha. Ed è quella di uno stato sionista "demoralizzato, sconfitto ed esaurito"</b>. Quindi, di uno stato sionista che rinuncia al progetto sionista e che si è riconciliato con<b> l'idea che gli ebrei possano vivere come ebrei tra il fiume e il mare, senza per questo godere di diritti diversi da quelli degli altri che ci vivono</b>. Che sono i palestinesi.
Sull'altro fronte esiste un piano strategico occidentale, come <a href="https://www.washingtonpost.com/world/2024/02/14/gaza-peace-israel-palestinian-state/">riporta</a> lo <i>Washington Post</i>, che gli Stati Uniti e diversi paesi arabi contano di presentare entro poche settimane; è un piano a lungo termine per arrivare a una pace tra stato sionista e palestinesi, che prevede un "calendario" per la creazione di uno "stato" palestinese inizialmente demilitarizzato: "Per forza di cose <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2024-02-15/ty-article/.premium/why-biden-is-unveiling-his-vision-for-israel-and-the-palestinians-now/0000018d-ad33-da6e-af9f-ad3b2d840000">prevede</a> innanzitutto un accordo sugli ostaggi, accompagnato da un cessate il fuoco di sei settimane tra stato sionista e Hamas. Sebbene possa essere definito "cessazione delle ostilità" o "pausa umanitaria prolungata", tale cessate il fuoco segnerà la fine de facto della guerra secondo le linee e la portata con cui è stata combattuta a partire dal 7 ottobre".<br />
Il piano affronta il tema della Gaza postbellica in termini già noti. Come <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2024-02-15/ty-article/.premium/why-biden-is-unveiling-his-vision-for-israel-and-the-palestinians-now/0000018d-ad33-da6e-af9f-ad3b2d840000">afferma</a> l'autorevole commentatore sionista Alon Pinkas: "Parallelamente all'annuncio Stati Uniti, Gran Bretagna e forse altri paesi prenderanno in considerazione -e in ultimo pubblicheranno- una dichiarazione d'intenti congiunta in cui riconoscono uno Stato palestinese provvisorio, smilitarizzato e futuro, senza delinearne o specificarne i confini". <br />
"Tale riconoscimento non è necessariamente in contraddizione con la legittima e ragionevole richiesta dello stato sionista di sovrintendere alla sicurezza sull'area a ovest del fiume Giordano nel prossimo futuro... [costituisce] un percorso pratico, con una data tempistica e non reversibile per uno stato palestinese che viva fianco a fianco in pace con lo stato sionista... il cui riconoscimento potrebbe anche essere sottoposto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come risoluzione vincolante. Una volta che i paesi arabi avranno approvato un tale inquadramento, gli Stati Uniti ritengono che né la Russia né la Cina porranno il veto...
"Nel contesto della fase di "regionalizzazione", tuttavia, gli statunitensi creeranno un meccanismo di cooperazione per la sicurezza regionale. Alcuni a Washington immaginano una regione riconfigurata, con una nuova "architettura di sicurezza", come antesignana di una versione mediorientale dell'Unione Europea da sviluppare per gradi ai fini di una maggiore integrazione economica e infrastrutturale".<br /><b>
Insomma, eccoci un'altra volta con il</b> <a href="https://www.ft.com/content/8b219148-2009-11db-9913-0000779e2340">Nuovo Medio Oriente</a>!<br />
Persino Alon Pinkas, con la sua lunga esperienza di ex diplomatico per lo stato sionista, ammette: <b>"Vi sembra un piano troppo fantasioso? Non siete gli unici...".</b><br />
Alla base dell'iniziativa esistono elementi implausibili che si è semplicemente deciso di ignorare. In primo luogo, il ministro delle Finanze dello stato sionista Smotrich ha reagito al piano arabo-statunitense qui accennato affermando che "è in atto un tentativo statunitense, britannico e arabo per fondare uno stato terrorista" a ridosso dello stato sionista. In secondo luogo, (come nota ancora Smotrich): "Vedono i sondaggi. Vedono come la maggioranza assoluta dei cittadini dello stato sionista si opponga a questa idea [di uno stato palestinese]"; in terzo luogo, circa settecentomila coloni sono stati fatti stabilire in Cisgiordania al preciso scopo di impedire la nascita di un qualsiasi stato palestinese.<br /><b>
Gli Stati Uniti hanno davvero intenzione di imporre tutto questo a uno stato sionista ostile? E in che modo?</b><br />
Inoltre, dal punto di vista della Resistenza uno "stato" palestinese provvisorio, smilitarizzato e futuro, senza confini delineati o specificati, non è uno stato. È un bantustan puro e semplice.<br />
La realtà è che <b>quando uno stato palestinese poteva costituire una prospettiva concreta, almeno vent'anni or sono, la comunità internazionale ha chiuso volentieri un occhio -e lo ha fatto per decenni - sul totale e riuscito sabotaggio del progetto da parte dello stato sionista.</b> Oggi le circostanze sono molto cambiate: lo stato sionista si è spostato molto a destra ed è in preda a una passione escatologica per espandere il territorio che controlla sull'intera "Terra di Israele".<br />
Gli Stati Uniti e l'Europa devono incolpare solo se stessi per il vicolo cieco in cui si sono cacciati. E una posizione politica come quella delineata da Biden sta chiaramente causando danni strategici incalcolabili agli Stati Uniti e ai loro compiacenti alleati europei.<br />
Anche per quanto riguarda il Libano è bene essere chiari: lo stato sionista pretende dal Libano ben più che un cessate il fuoco reciproco. Non c'è alcuna garanzia, anche se si dovesse raggiungere un cessate il fuoco a Gaza come parte di un accordo globale per la fine della guerra, che Nasrallah accetti di ritirare tutte le sue forze dal confine con lo stato sionista o, viceversa, che lo stato sionista onori gli impegni.<br />
E con gli Stati Uniti che per "soluzione" al problema palestinese intendono una improbabile entità palestinese provvisoria, disarmata e del tutto impotente incastonata all'interno di uno stato sionista dotato di ogni forza armata e che esercita "il pieno dominio della sicurezza dal fiume al mare", non sarebbe sorprendente se Hezbollah scegliesse piuttosto di perseguire il piano dell'Asse che punta a un post-sionismo sconfitto ed esausto.
Il commentatore sionista Zvi Bar'el <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2024-02-14/ty-article/.premium/a-hezbollah-deterrence-formula-will-be-decided-by-an-israel-hamas-deal-in-cairo/0000018d-a740-dd3b-a5df-bfcbeee80000">scrive</a>:<br /><blockquote>
"Anche se le ipotesi statunitensi dovessero diventare un piano operativo, non è ancora chiaro quale politica adotterà lo stato sionista per il Libano. Anche allontanando Hezbollah in modo che le cittadine dello stato sionista non siano più nel raggio d'azione dei suoi missili anticarro, non si elimina la minaccia di decine di migliaia di missili a medio e lungo raggio. L'equazione di deterrenza tra stato sionista e Hezbollah continuerà a determinare la realtà lungo il confine".<br />
[L'attuale ipotesi operativa degli Stati Uniti, presentata dall'inviato speciale dell'Amministrazione Amos Hochstein nelle sue precedenti visite in Libano, "è che un accordo sulla definizione dei confini tra stato sionista e Libano porterà al riconoscimento definitivo e completo del confine internazionale, togliendo così a Hezbollah la base formale per giustificare la sua continua lotta contro lo stato sionista per liberare i territori libanesi occupati. Allo stesso tempo, consente al governo libanese di ordinare al proprio esercito di prendere posizione lungo il confine per affermare la propria sovranità sull'intero territorio ed esigere che le forze di Hezbollah si ritirino dalle zone di confine".</blockquote>Si tratta soltanto di un altro proposito velleitario e fantasioso. E contiene un vizio di fondo: il piano operativo di Hochstein non include un accordo sulle fattorie di Sheba'a, ma solo sulla <i>Linea Blu,</i> il confine concordato nel 2000, ma che non è riconosciuto dal Libano come confine internazionale. Se la questione delle fattorie di Sheba'a non viene risolta, Hezbollah non andrà a vincolarsi a un accordo di demarcazione limitato e che ometta quella zona.<br />
Dopo l'attacco di Hamas allo stato sionista del 7 ottobre ogni stratagemma, ogni protocollo tirato fuori da qualche armadio ammuffito dell'Ala Ovest e a cui gli Stati Uniti si sono aggrappati è fallito. Quella che doveva essere un'operazione militare limitata e compartimentata a Gaza da parte delle forze armate sioniste si è trasformata in una tempesta di fuoco regionale. Le portaerei inviate per dissuadere altri attori dal farsi coinvolgere hanno fallito per quanto riguarda gli Houthi; le basi statunitensi in Iraq e Siria sono diventate bersagli, e gli attacchi alle basi statunitensi si susseguono nonostante i tentativi degli Stati Uniti di sferrare "colpi" di deterrenza.<br />
È chiaro che Netanyahu sta ignorando Biden e "sfidando il mondo", come testimoniano i titoli dei giornali di questa settimana: <br /><i>
"Sfidando Biden, Netanyahu raddoppia la posta nei piani per combattere a Rafah"</i> (<a href="https://www.wsj.com/world/middle-east/defying-biden-israels-netanyahu-doubles-down-on-plans-to-fight-in-rafah-7b66d1dd">Wall Street Journal</a>) <br /><i>
"Lo stato sionista mette alle strette Rafah, Netanyahu sfida il mondo"</i> (<a href="https://www.wsj.com/world/middle-east/defying-biden-israels-netanyahu-doubles-down-on-plans-to-fight-in-rafah-7b66d1dd">Washington Post</a>)<br /><i>
"Gli Stati Uniti non sanzioneranno lo stato sionista per l'operazione a Rafah che non rispetta i civili" </i>(<a href="https://www.politico.com/newsletters/national-security-daily/2024/02/13/us-wont-punish-israel-for-rafah-op-that-doesnt-protect-civilians-00141013#:~:text=The%20Biden%20administration%20is%20not,Rafah%20without%20ensuring%20civilian%20safety.">Politico</a>) <br /><i>
"L'Egitto costruisce una cinta muraria al confine mentre incombe l'offensiva sionista; le autorità stanno facendo delimitare un'area nel deserto con muri di cemento come soluzione di emergenza per un possibile afflusso di rifugiati palestinesi"</i> (<a href="https://www.wsj.com/world/middle-east/egypt-builds-walled-enclosure-on-border-as-israeli-offensive-looms-e5c12043">Wall Street Journal</a>)<br />
Netanyahu ha promesso di andare avanti e il 14 febbraio ha detto che lo stato sionista avrebbe organizzato una "massiccia" <a href="https://www.wsj.com/world/middle-east/defying-biden-israels-netanyahu-doubles-down-on-plans-to-fight-in-rafah-7b66d1dd">operazione</a> contro la città di Rafah, una volta che i residenti fossero stati "evacuati". I sionisti dicono esplicitamente che la Casa Bianca non si oppone al blitz di Rafah, a condizione che ai palestinesi sia data l'opportunità di "evacuare". Verso dove non si sa; intanto l'Egitto sta costruendo un campo profughi dal proprio lato del confine, con muri di cemento tutt'attorno...<br />
A questo punto, tutti i vari problemi degli Stati Uniti -la polarizzazione politica, l'allargamento della guerra, i finanziamenti per le operazioni militari, l'alienazione tra gli elettori arabi degli <i>swing-state</i> e l'affossamento della credibilità percepita di Biden- cominciano ad alimentarsi e a rafforzarsi a vicenda. Quella che era nata come una questione di politica estera -la sconfitta di Hamas da parte dello stato sionista- è diventata una grave crisi interna.<br />
La disapprovazione diffusa negli Stati Uniti verso la condotta bellica dello stato sionista sta alimentando la crescita di importanti movimenti di protesta. Chi può davvero credere che l'ennesimo viaggio di Blinken nella regione a questo punto potrà risolvere qualcosa, <a href="https://www.compactmag.com/article/the-failure-cascade-of-us-foreign-policy/">si chiede</a> Malcom Kyeyune?<br />
È difficile dire quale sarà la situazione nella regione tra un paio di mesi. Siamo entrati in un periodo di violenti rivolgimenti e le forze che stanno distruggendo il vecchio status quo si rafforzano a cascata reciprocamente.<br />
</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-950849407059078622024-02-20T10:48:00.004+01:002024-02-20T18:58:20.517+01:00Firenze, cantiere Esselunga in via Mariti<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnTJ3UNIW-XlKviP4N0NPT7gC40uT3OGsYl5b6rpea-pTL6BdhxKrUm74IQJ98jh4xEV-LzvEUnHrppvkOCh2AyBbqC8Byrm03Y2kjFCI_sCIFXVEVSBQhCM7YcqJnjFtazym6AaauSSOvL3X_HSS5-6H8UDfd6iReAxK1H0Dsi1f098s4-iKFG2o8QXk/s990/luciano_bianciardi_esselunga.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="819" data-original-width="990" height="530" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnTJ3UNIW-XlKviP4N0NPT7gC40uT3OGsYl5b6rpea-pTL6BdhxKrUm74IQJ98jh4xEV-LzvEUnHrppvkOCh2AyBbqC8Byrm03Y2kjFCI_sCIFXVEVSBQhCM7YcqJnjFtazym6AaauSSOvL3X_HSS5-6H8UDfd6iReAxK1H0Dsi1f098s4-iKFG2o8QXk/w640-h530/luciano_bianciardi_esselunga.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p></p><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">Il doppio passaggio zebrato - viale e controviale - è pericoloso anche per via delle macchine che vengono da lontano a fare la spesa nel bottegone nuovo, che occupa quasi tutto il pianterreno di casa mia. Le macchine arrivano di continuo, arronzano il marciapiede, si bloccano con stridore di freni, proprio dinanzi allo stretto varco fra la fossa dei picconatori e il passaggio zebrato, ne scendono<b> uomini e donne con gli occhi arsi dalla <i>febris emitoria</i>, che non vedono nulla, ti urtano coi gomiti, ti travolgono insieme a loro verso il bottegone.</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Il bottegone è una stanza enorme senza finestre</b>, con le luci giallastre sempre accese a illuminare le cataste di scatole colorate. Dal soffitto cola una musica calcolata per l'effetto ipnotico, appesi al muro ci sono specchi tondi ad angolazione variabile e uno specialista, chiuso chissà dove, controlla che la gente si muova, compri e non rubi.</div><div style="text-align: justify;">Entrando, ti danno un carrettino di fil di ferro, che devi riempire di merce, di prodotti. Vendono e comprano ogni cosa; i frequentatori hanno la pupilla dilatata, per via dei colori, della luce, della musica calcolata, non battono più le palpebre, non ti vedono, a tratti ti sbattono il carrettino sui lombi, e con gesti da macumbati raccattano scatole dalle cataste e le lasciano cadere nell'apposito scomparto. Nessuno dice una parola, tanto il discorso sarebbe coperto dalla musica e dal continuo scaracchiare delle calcolatrici.</div><div style="text-align: justify;">Il bancone giù in fondo è quello delle carni. Dietro c'è una squadra di macellai e macellaie che spartono terga di bove, le affettano, le piazzano sul vassoino di cartone, le involgono nel cellofan e poi richiudono con un saldatore elettrico. Davanti al bancone sostano le donnette, ognuna ha in mano un vassoino di carne e lo guarda senza vederlo, lo tasta, lo rimette al suo posto, ne piglia un altro. La donnetta accanto a lei prende a sua volta il vassoino scartato, lo guarda, lo tasta, lo rimette al posto suo, e avanti. Nelle ore di punta il vassoino non fa nemmeno in tempo a ritornare sul bancone: appena visto e tastato, passa in mano a un'altra donna, percorre tutta la fila delle donnette chine come tanti polli a beccare in un pollaio modello. Poi ritorna indietro.</div><div style="text-align: justify;">Sarebbe una grossa perdita di tempo, e di guadagno, ma ci sono degli specialisti in borghese che, alle spalle delle donnette ipnotizzate, provvedono di soppiatto a colmare fino al dovuto il carretto in attesa, oppure a spostarlo, in modo che i più solerti, sbagliandosi, stivino di merce anche il veicolo dei più tardivi, e tutti, alla fine, abbiano comprato pressappoco la stessa roba, e nella stessa quantità.</div><div style="text-align: justify;">Continua la musica ipnotica e quando la gente è arrivata alla cassa, ormai paga automaticamente tutto quel che si ritrova a trascinare nel carretto. Gli emitori con automobile spesso prendono due carretti a testa e non se ne vanno finchè non li abbiano visti ben pieni.</div><div style="text-align: justify;"><b>La fila delle cassiere</b> è sempre attiva ai calcolatori, e le dita saltabeccano di continuo sui tasti, <b>come cavallette impazzite</b>. In testa hanno un berrettino azzurro col nome del bottegone, non battono palpebra, fissano i numerini con le pupille dilatate, e <b>ogni giorno hanno il visino più smunto, le occhiaie più bluastre, il colorito più terreo, il collo più vizzo</b>, come tante tartarughette.</div><div style="text-align: justify;">Ci sono anche giovinastri neri e meridionali, con scatole e appositi portacarichi, i quali trascinano fino alle auto<b> la caterva degli acquisti, dodici bottiglie di acqua gazzosa, dieci pacchetti di gallettine, olive verdi col nocciolo e senza, gli assorbenti igienici per la signora, perché tanto anche 'sto mese ci sono stati attenti, un osso di plastica per il barboncino venti barattoli di pomodori (anzi di pomidoro dicono), un pelapatate americano brevettato, che si adopera anche con la sinistra, i grissini, e gli sfilatini, i salatini, gli stecchini, i moscardini e i tovagliolini di carta con le figure a fantasia, tanto spiritosi, tanto divertenti.</b></div><div style="text-align: justify;">lo lo dico sempre, metteteci una catasta di libri, e accecati come sono comprerebbero anche quelli. Ho letto su un giornale specializzato che questo e l'agorà, il forum, la piazza dei nostri tempi, e forse è vero. Però non mi scordo che alla Svolta del Francese c'era già tutto questo, e anche di più.</div><div style="text-align: justify;">Mi ricordo che il vecchio Lenzerini, al suo bottegone di Scarlino Scalo, teneva tutta questa roba e altra ancora, anche i cappelli teneva, i vasi da notte, il baccalà a mollo e i lumi a carburo. Ti preparava anche un cantuccio di pane col salame, il Lenzerini. Bastava chiederglielo, e intanto ti raccontava di quando suo nonno accompagnò Garibaldi a casa Guelfi, e lo vide riposarsi sotto il quercione, in vista di Cala Martina. Era con lui un bel giovane, che si faceva chiamare <i>il capitano Leggèro</i>, ma di certo doveva essere un nome finto.</div><div style="text-align: justify;">"Professore, lasci stare, pagherà quest'altr'anno." Davanti al bottegone c'è uno spiazzo dove razzolavano le galline, e niente passaggio zebrato. <b>Qui invece è doppio e pericoloso</b>, viale e controviale dal cancello di casa mia all'edicola dei giornali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><p style="text-align: justify;">Luciano Bianciardi, <i>La vita agra</i>. Milano, 1962.</p></blockquote><p><br /></p><div style="text-align: justify;">La descrizione di Luciano Bianciardi riguarda uno dei primi bottegoni Esselunga a Milano.</div><div style="text-align: justify;">Sessantadue anni dopo a Firenze nella zona di via Mariti la situazione dei bottegoni, di questo o di quell'altro padrone, <a href="https://kelebeklerblog.com/2024/02/19/uitdaagrecht-anche-a-firenze/">è questa</a>:
<br />1. La Conad di via Mariti a 100 metri.</div><div style="text-align: justify;">2. La Coop di Novoli a 400 metri.</div><div style="text-align: justify;">3. la Conad via Circondaria a 200 metri.</div><div style="text-align: justify;">4. L'Esselunga di via Galliano a 550 metri.</div><div style="text-align: justify;">5. L'Esselunga di via Milanesi a 750 metri.</div><div style="text-align: justify;">6. La Coop di piazza Leopoldo a 650 metri.</div><div style="text-align: justify;">7. La Coop di via Carlo del Prete a 600 metri.</div><div style="text-align: justify;">8. La Lidl di via Benedetto Dei.</div><div style="text-align: justify;">L'articolo in link da Kelebeklerblog riporta interessanti informazioni anche su come si sia arrivati a permettere la costruzione di un bottegone Esselunga in via Mariti, dove <b>il 16 febbraio 2024 il cedimento di una trave ha provocato la morte di cinque operai e il ferimento di altri tre</b><i>.</i></div><div style="text-align: justify;">Diversamente, Esselunga avrebbe subito perdite inammissibili nello <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1745-giuseppe-caprotti-le-ossa-dei-caprotti-una-storia-italiana.html">scontro di civiltà</a> contro i rossi senza dio delle Coop.</div><br /><p></p>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-1157701660133574022024-02-17T13:18:00.000+01:002024-02-17T13:18:01.327+01:00Firenze, propaganda elettorale a febbraio 2024<p style="text-align: center;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Rgye2LHboKOYNzgrjra4uyM5cdXJNhUzPerKArBNkkPrERSLxumihajlCKQdVcjXegM9AKCNz6A51OTIOci5BLW1cBAF-i3DgY9MWVapohp3cZPDzGgwGuVqHv_folsMevgjFQ-PinvYqhZ_0YuOfH3JdN5TRxnS_tpvhbxQVuVfN24QpClfkTyKsH4/s3117/silvio_berlusconi_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2432" data-original-width="3117" height="500" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-Rgye2LHboKOYNzgrjra4uyM5cdXJNhUzPerKArBNkkPrERSLxumihajlCKQdVcjXegM9AKCNz6A51OTIOci5BLW1cBAF-i3DgY9MWVapohp3cZPDzGgwGuVqHv_folsMevgjFQ-PinvYqhZ_0YuOfH3JdN5TRxnS_tpvhbxQVuVfN24QpClfkTyKsH4/w640-h500/silvio_berlusconi_2024.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;"></p>
Diversi anni fa scrivemmo <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/402-pier-gianni-prosperini-leggi-valori-e-patria.html">qualche considerazione</a> sulle disavventure di un "occidentalista" ben vestito e nutrito ancor meglio. <br />Tra le altre cose, consideravamo che lo stato che occupa la penisola italiana era molto avanti nella costruzione di un clima mediatico e politico che lo rendeva identico<blockquote>
ad una volgare spaghetteria di provincia infarcita di cameriere in topless, in cui il "servizio d'ordine" si impossessa di quando in quando di un commensale scelto a caso e gli spara allegramente in testa dopo averlo spinto in un angolo appartato.</blockquote>
Uno dei principali e consapevolissimi responsabili di questa situazione si chiama <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/239-la-scuola-delle-tre-qiq-arrivano-i-primi-risultati.html">Silvio Berlusconi</a>. <br />
Nel febbraio 2024 a Firenze sono comparse affissioni come quella nella foto. <br />
Silvio Berlusconi è il tale a sinistra. Silvio Berlusconi presiede un partito.<br />
Ah, Silvio Berlusconi <b>è morto</b>.<br />
Da più di sei mesi.<br /><br />
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-72969064419978612812024-02-13T15:43:00.003+01:002024-02-13T15:43:31.414+01:00Alastair Crooke - Il mondo sta girando<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP7u6MPJO0OPbSuvLAjY61mbL5OWQN46gsR8_8a9lc1qRw5aVdd8J9Zu0oBDhbbRiUlZzBPdUfWBfN8hyphenhyphenvJHIrmczFh72NGGb3C1Z2aTvCutZuuSmz6RJ6u5LBdhrHI3i9P4NKTAwqBpPB-3bt-wA8s-d1lLmzv9zELE0kllxbBT-z0Lz-xC4xUZ7ZpD0/s930/iraqi_proxies_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP7u6MPJO0OPbSuvLAjY61mbL5OWQN46gsR8_8a9lc1qRw5aVdd8J9Zu0oBDhbbRiUlZzBPdUfWBfN8hyphenhyphenvJHIrmczFh72NGGb3C1Z2aTvCutZuuSmz6RJ6u5LBdhrHI3i9P4NKTAwqBpPB-3bt-wA8s-d1lLmzv9zELE0kllxbBT-z0Lz-xC4xUZ7ZpD0/w640-h358/iraqi_proxies_2024.jpg" width="640" /></a></p><div style="text-align: justify;"><br /><i>Traduzione da </i><a href="https://www.strategic-culture.su" target="_blank">Strategic Culture</a>, <i>12 febbraio 2024.</i><br /><br />Gli Stati Uniti sono vicini alla guerra contro le Forze di Mobilitazione Popolare irachene, un organismo di sicurezza statale composto da gruppi armati alcuni dei quali sono vicini all'Iran, ma che per lo più sono nazionalisti iracheni. Gli Stati Uniti hanno effettuato un attacco con un drone a Baghdad mercoledì 7 febbraio; nell'attacco sono rimasti uccisi tre membri delle forze Kataeb Hezbollah, tra cui un ufficiale superiore. Uno degli uccisi, al-Saadi, è l'effettivo di più alto grado morto in Iraq dopo l'attacco con i droni del 2020 ch uccise il comandante iracheno al-Muhandis e Qassem Soleimani.</div><div style="text-align: justify;">L'obiettivo lascia sconcertati, perché Kataeb Hezbollah ha sospeso più di una settimana fa le sue operazioni militari contro gli Stati Uniti, su richiesta del governo iracheno. Un provvedimento che era stato ampiamente reso pubblico. Allora perché è stata uccisa questa figura di alto rilievo?</div><div style="text-align: justify;">Gli sconvolgimenti tettonici spesso sono innescate da un unico evento eclatante, come l'ultimo granello di sabbia che sommato agli altri innesca lo scivolamento dando il via a una frana.<b> Gli iracheni sono inferociti.</b> Sono convinti che gli Stati Uniti violino in modo sconsiderato la loro sovranità, mostrando sdegnato disprezzo verso un Iraq che un tempo era una civiltà grandiosa e che è stato ridotto in rovina dalle guerre ameriKKKane. Sono state promesse ritorsioni rapide e massicce.</div><div style="text-align: justify;"><b>Basta una piccolezza perché succeda qualcosa di grave. Il governo iracheno potrebbe non essere in grado di tenere a bada le sue forze armate.</b></div><div style="text-align: justify;">Gli Stati Uniti cercano di separare e compartimentare le questioni: Il blocco del Mar Rosso da parte di AnsarAllah è una cosa; gli attacchi alle basi statunitensi in Iraq e in Siria sono un'altra, che non ha nulla a che fare con la prima. Ma tutti sanno che questi distinguo sono artificiosi: il filo rosso che tiene insieme tutto quanto è Gaza. La Casa Bianca e lo stato sionista invece insistono nell'indicare questo filo nell'Iran.
La Casa Bianca ha riflettuto bene, o l'ultimo omicidio vi è stato considerato come un "sacrificio" celebrato per placare gli "dei della guerra" nella Beltway, che chiedono a gran voce di bombardare l'Iran?
Qualunque sia il motivo, il mondo gira. Si sono rimesse in movimento altre dinamiche, che saranno alimentate dall'attacco.</div><div style="text-align: justify;">The Cradle <a href="https://thecradle.co/articles/yemenis-ditch-uae-saudi-coalition-for-gaza">evidenzia</a> un cambiamento significativo:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">"Ostacolando con successo l'attraversamento dello stretto di Bab al-Mandab da parte delle navi sioniste, il governo di Sanaa guidato da Ansarallah è emerso come una potente incarnazione della Resistenza in difesa del popolo palestinese; una causa profondamente popolare tra i vari gruppi della popolazione yemenita. La posizione di Sanaa è in netto contrasto con quella del governo filosaudita ed emiratino di Aden che, con orrore degli yemeniti, ha ben accolto gli attacchi delle forze statunitensi e britanniche il 12 gennaio".</div><div style="text-align: justify;">"Gli attacchi aerei statunitensi e britannici hanno provocato alcune defezioni interne di peso... Alcune milizie yemenite precedentemente allineate con gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita sono passate ad Ansarallah... La disillusione nei confronti della coalizione avrà profonde implicazioni politiche e militari per lo Yemen, ridefinendo il quadro delle alleanze e facendo degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita due avversari nazionali". La Palestina continua a essere come una cartina di tornasole per tutta l'Asia occidentale e adesso anche per lo Yemen, smascherando coloro che rivendicano solo a parole il manto della giustizia e la solidarietà araba".</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">Defezioni tra i gruppi armati nello Yemen. Quale importanza hanno?</div><div style="text-align: justify;"><b>Gli Houthi e AnsarAllah sono diventati degli eroi in tutto il mondo islamico</b>, basta guardare i media sociali. <b>Gli Houthi sono diventati un mito: difendono i palestinesi mentre gli altri non lo fanno</b>. Si stanno formando un loro seguito. La posizione "eroica" di AnsarAllah potrebbe portare all'estromissione dei combattenti per procura schierati dall'Occidente e quindi consentirgli di dominare le regioni dello Yemen in questo momento fuori dal suo controllo. Inoltre AnsarAllah si sta impadronendo dell'immaginario del mondo islamico, e questo fa preoccupare lo establishment arabo.</div><div style="text-align: justify;">All'indomani dell'assassinio di al-Saadi, gli iracheni sono scesi in piazza a Baghdad scandendo lo slogan "<b>Dio è grande, l'AmeriKKKa è il Grande Satana</b>".</div><div style="text-align: justify;">Non si creda che questa svolta sia sfuggita ad altri - allo Hashd al-Sha'abi iracheno, per esempio, ai palestinesi della Giordania, ai soldati che costituiscono il grosso dell'esercito egiziano o alle popolazioni <a href="https://thecradle.co/articles/is-the-axis-of-resistance-gaining-support-in-the-gcc">del Golfo</a>. Al giorno d'oggi ci sono in giro cinque miliardi di smartphone. La classe dirigente guarda i canali arabi e consulta (nervosamente) i media sociali. Essa teme che la rabbia contro la violazione del diritto internazionale da parte dell'Occidente possa esplodere senza che ci sia modo di contenerla: <b>quanto varrà mai l'"ordine basato sulle regole", adesso che la Corte Internazionale di Giustizia ha messo in discussione la preminenza morale della cultura occidentale?</b></div><div style="text-align: justify;">Lascia sorpresi l'inappropriatezza della politica statunitense che ha anche l'ardire di rivendicare il principio centrale della "strategia Biden" per risolvere la crisi a Gaza. La normalizzazione dei rapporti fra Arabia Saudita e stato sionista è stata vista in Occidente come il principio fondante in nome del quale Netanyahu sarebbe stato costretto a rinunciare al suo mantra massimalista sul controllo della sicurezza dal fiume al mare, a pena di vedersi mettere da parte da qualche rivale politico per il quale l'"esca della normalizzazione" aveva il fascino di una probabile vittoria alle prossime elezioni.</div><div style="text-align: justify;">Il portavoce di Biden <a href="https://www.whitehouse.gov/briefing-room/press-briefings/2024/02/06/on-the-record-press-gaggle-by-nsc-coordinator-for-strategic-communications-john-kirby-4/">è stato chiaro</a> a questo proposito:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"[Noi] ... stiamo discutendo con lo stato sionista e l'Arabia Saudita... per cercare di andare avanti con un accordo di normalizzazione dei rapporti diplomatici tra stato sionista e Arabia Saudita. Insomma, stiamo discutendo di questo. Da ambo le parti, che sono disponibili a continuare con il dialogo, abbiamo avuto delle reazioni senz'altro positive".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Il <b>governo saudita</b> -forse irritato perché gli Stati Uniti sono ricorsi a un linguaggio così ingannevole- ha debitamente disconfermato gli assunti di Biden rilasciando una <a href="https://twitter.com/TheCradleMedia/status/1755029438687821953">dichiarazione</a> scritta in cui conferma senza mezzi termini che<b> "non ci saranno relazioni diplomatiche con lo stato sionista a meno che non venga riconosciuto uno Stato palestinese indipendente sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, e che l'aggressione sionista nella Striscia di Gaza cessi con il ritiro di tutte le forze di occupazione sioniste"</b>. In altre parole, il Regno è un sostenitore dell'iniziativa di pace dei paesi arabi del 2002.</div><div style="text-align: justify;">Naturalmente, nessuno nello stato sionista potrebbe fare campagna elettorale partendo da una piattaforma del genere!</div><div style="text-align: justify;">Ricordiamo come Tom Friedman <a href="https://www.nytimes.com/2024/01/31/opinion/biden-iran-israel.html?action=click&module=RelatedLinks&pgtype=Article">ha illustrato</a> il modo in cui la "Dottrina Biden" avrebbe dovuto essere integrata in un insieme coerente; in primo luogo, assumendo una "posizione forte e risoluta nei confronti dell'Iran", gli Stati Uniti avrebbero segnalato ai "nostri alleati arabi e musulmani che devono affrontare l'Iran in modo più aggressivo... che non possiamo più permettere all'Iran di cercare di cacciarci dalla regione, di portare all'estinzione lo stato sionista e di intimidire i nostri alleati arabi agendo attraverso i suoi combattenti per procura come Hamas, Hezbollah, gli Houthi e le milizie sciite in Iraq intanto che Tehran se ne sta tranquillamente a guardare e non paga alcuno scotto".</div><div style="text-align: justify;">Il secondo filone era quello degli intrallazzi sauditi, che avrebbero inevitabilmente spianato la strada al terzo elemento rappresentato dalla "costituzione di una Autorità palestinese legittima e credibile come... buon vicino dello stato sionista...". Questo "coraggioso impegno degli Stati Uniti per uno Stato palestinese conferirebbe [a noi esecutivo Biden] la legittimità per agire contro l'Iran", prevedeva Friedman.</div><div style="text-align: justify;"><b>Siamo chiari: queste tre politiche non si sono fuse in un'unica dottrina: si sono messe a cadere come tessere di un domino</b>. E questa caduta ha un motivo solo: la fondamentale decisione di appoggiare il ricorso a una violenza schiacciante contro società civile di Gaza da parte dello stato sionista, a prima vista allo scopo di sconfiggere Hamas. È stato questo a mettere la regione e gran parte del mondo contro gli Stati Uniti e l'Europa.
Perché è successo? Perché<b> nelle politiche statunitensi non è cambiato nulla. Anche stavolta la stessa prassi occidentale vecchia di decenni: minacce finanziarie, bombardamenti e violenza. E l'insistenza sull'unica e obbligatoria narrazione dello "stare dalla parte dello stato sionista", senza neanche discutere.</b></div><div style="text-align: justify;">Il resto del mondo si è stancato di questa situazione; si è stancato persino persino di sfidarla.</div><div style="text-align: justify;">Quindi, per dirla senza mezzi termini, lo stato sionista si è trovato davanti <a href="https://www.foreignaffairs.com/israel/israels-netanyahu-self-destruction?utm_medium=PANTHEON_STRIPPED&utm_source=PANTHEON_STRIPPED&utm_campaign=PANTHEON_STRIPPED&utm_content=PANTHEON_STRIPPED&utm_term=PANTHEON_STRIPPED">all'autodistruttiva incoerenza</a> del sionismo: come fare per mantenere diritti speciali a favore degli ebrei in un territorio in cui esiste un numero approssimativamente uguale di non ebrei? Le vecchie soluzioni non funzionano più.</div><div style="text-align: justify;"><b>La destra, nello stato sionista, sostiene che si deve andare fino in fondo: o la va o la spacca</b>. I sionisti dovrebbero correre il rischio di una guerra di più ampia portata, da cui potrebbero uscire vincitore o no, e a quel punto dire agli arabi di trasferirsi altrove, oppure abbandonare il sionismo ed essere loro a trasferirsi.</div><div style="text-align: justify;">L'amministrazione Biden invece di aiutare lo stato sionista a prendere atto della verità ha eluso il dovere di costringerlo ad affrontare le contraddizioni del sionismo e ha preferito il ripristino dello status quo ante. Circa settantacinque anni dopo la fondazione dello stato sionista, come ha notato l'ex negoziatore sionista Daniel Levy,</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Siamo tornati alla solite chiacchiere tra Stati Uniti e stato sionista su "se non sia il caso di <a href="https://twitter.com/mehdirhasan/status/1752833162877505947">cambiare confezione</a> al <b>bantustan</b> e gabellarlo come 'stato'".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Poteva andare altrimenti? Probabilmente no. Questa reazione viene dal Biden più profondo.</div><div style="text-align: justify;">La triplice risposta degli Stati Uniti, fallimentare, ha paradossalmente facilitato lo scivolamento dello stato sionista verso destra (come dimostrano tutti i sondaggi recenti). In assenza di un accordo sugli ostaggi, mancando un qualche intrallazzo credibile ad opera dei sauditi e senza un qualsiasi verosimile percorso verso uno Stato palestinese, essa ha proprio aperto la strada perché il governo Netanyahu esca dal collasso della deterrenza ricorrendo a una condotta intransigente che gli assicuri una netta vittoria sulla resistenza palestinese, su Hezbollah e persino -spera- sull'Iran.</div><div style="text-align: justify;">Nessuno di questi obiettivi può essere raggiunto senza l'aiuto degli Stati Uniti. Ma Biden dove ha fissato il limite, al sostegno allo stato sionista in una guerra contro Hezbollah? E se il conflitto dovesse ampliarsi, sosterrebbe lo stato sionista anche in una guerra contro l'Iran? Dov'è questo limite?</div><div style="text-align: justify;">L'incongruenza, che arriva in un momento in cui i piani occidentali in Ucraina stanno crollando, suggerisce che Biden potrebbe pensare di aver bisogno di una "grande vittoria", proprio come Netanyahu.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-1618487792311933572024-02-10T10:09:00.001+01:002024-02-10T11:13:20.866+01:00La bandiera della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia a Firenze, ogni 10 febbraio<p style="text-align: center;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2UYbQrzvT1xfKIGwFljpHngd0CzWFSvX2D5Vi5TgO4v4CI9IQhpyNNpcH3DpHkVcwzBQ2kwRUwPT_ZN_k19bEVwA_RCEUDzaVC33FTw13WH5wNNv4i8LPORXjhMMp_UpG0be6snr3SF12TB08HdesvviQ8kfBZczRFk-NZCSF2b9QgoywV4oPApsEKqg/s4000/jugoslavia_2024.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="4000" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2UYbQrzvT1xfKIGwFljpHngd0CzWFSvX2D5Vi5TgO4v4CI9IQhpyNNpcH3DpHkVcwzBQ2kwRUwPT_ZN_k19bEVwA_RCEUDzaVC33FTw13WH5wNNv4i8LPORXjhMMp_UpG0be6snr3SF12TB08HdesvviQ8kfBZczRFk-NZCSF2b9QgoywV4oPApsEKqg/w640-h480/jugoslavia_2024.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">Firenze, 10 febbraio 2024.<br />Esporre <b>la bandiera della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia</b> in occasione del <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/1680-10-febbraio-giorno-del-piagnisteo.html" target="_blank">Giorno del Piagnisteo</a> ha almeno quattro significati, ordinati dal più contingente al più generale.<br />1. Evidenziare la propria contrarietà alla propaganda governativa e all'agenda mediatica conseguente.<br />2. Sottolineare un completo disaccordo con la politica dell'esecutivo in carica, a prescindere dal suo orientamento, mettendone apertamente in discussione la legittimità.<br />3. Deridere i sostenitori dello stesso esecutivo, con particolare riferimento a chi occupa posizioni in organi elettivi di qualsiasi livello.<br />4. Riaffermare una sostanziale estraneità verso lo stato che occupa la penisola italiana e verso i suoi simboli.<br /><br /><br /><br /></p>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-6861486890163299982024-02-06T12:21:00.002+01:002024-02-06T12:21:31.773+01:00Alastair Crooke - I tre aspetti dello swarming contro Biden<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif9H2Na7Z-fDEhyphenhyphenSYfE5GFIpt7y7u6nrX4rvBtPORgpshtpd0X_LYaH7f3Ha9CNT91lInord9zNGHmwibfr2gLNvdZUuZetoxvDZZYZUwZd2zKEICy0G-MS2SFB-6klYt1mQdLtdbMWYmB1rMcjtIBM75gr_Wz6xWm7_4SJvbGsVs8YSzoOPZMjg7s-pw/s930/biden_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif9H2Na7Z-fDEhyphenhyphenSYfE5GFIpt7y7u6nrX4rvBtPORgpshtpd0X_LYaH7f3Ha9CNT91lInord9zNGHmwibfr2gLNvdZUuZetoxvDZZYZUwZd2zKEICy0G-MS2SFB-6klYt1mQdLtdbMWYmB1rMcjtIBM75gr_Wz6xWm7_4SJvbGsVs8YSzoOPZMjg7s-pw/w640-h358/biden_2024.jpg" width="640" /></a></div><br /><i>Traduzione da</i> <a href="https://strategic-culture.su">Strategic Culture</a>, <i>5 febbraio 2024.</i><br /><br /><p></p><div style="text-align: justify;">"Gli iraniani hanno una strategia e noi no", ha dichiarato ad <a href="https://www.al-monitor.com/originals/2024/01/after-jordan-drone-attack-us-has-few-options-de-escalate-iran">Al-Monitor</a> un ex alto funzionario del Dipartimento della Difesa statunitense: "Ci stiamo impantanando in questioni tattiche -su chi colpire e come- e nessuno pensa in modo strategico".</div><div style="text-align: justify;">L'ex diplomatico indiano MK Bhadrakumar ha coniato il termine <i>swarming</i> per descrivere <a href="https://www.al-monitor.com/originals/2024/01/after-jordan-drone-attack-us-has-few-options-de-escalate-iran">questo processo</a> in cui sono attori non statali a spingere gli Stati Uniti in un logorante pantano tattico, in un'area che va dal Levante al Golfo Persico.</div><div style="text-align: justify;">Lo swarming è stato associato più di recente a un'evoluzione radicale della guerra moderna -più evidente in Ucraina- in cui con il ricorso a droni autonomi che comunicano continuamente tra loro tramite l'intelligenza artificiale si seleziona e si dirige un attacco verso obiettivi identificati dallo sciame.</div><div style="text-align: justify;">In Ucraina la Russia ha perseguito un paziente e calibrato logoramento per cacciare gli ultranazionalisti della destra intransigente dal campo di battaglia nell'Ucraina centrale e orientale, insieme ai loro facilitatori occidentali della NATO.
I tentativi di deterrenza della NATO nei confronti della Russia, che di recente sono sfociati in attacchi "terroristici" all'interno del paese -ad esempio a Belgorod- non hanno prodotto risultati. Piuttosto, l'aver strettamente abbracciato la causa di Kiev ha lasciato Biden esposto politicamente, mentre l'entusiasmo verso di essa sta raffreddandosi sia negli USA che in Europa. <b>La guerra ha impantanato gli Stati Uniti e non esiste una via d'uscita accettabile dal punto di vista elettorale: tutti se ne rendono conto</b>. Mosca ha coinvolto Biden in una complessa e logorante rete. Biden dovrebbe liberarsene in fretta, ma è la campagna elettorale del 2024 a vincolarlo.</div><div style="text-align: justify;">L'Iran ha quindi messo in atto una strategia molto simile in tutto il Golfo, forse prendendo spunto dal conflitto in Ucraina.</div><div style="text-align: justify;">A meno di un giorno dall'attacco alla <i>Tower 22</i>, la base militare <a href="https://sonar21.com/the-attack-was-in-jordan-but-jordan-plays-dumb/">ambiguamente</a> arroccata nella sottile stricia di territorio tra la Giordania e la base illegale statunitense di al-Tanf in Siria, Biden ha promesso che gli Stati Uniti daranno una risposta rapida e determinata agli attacchi contro di loro in Iraq e in Siria da parte di quelle che definisce "milizie legate all'Iran".</div><div style="text-align: justify;">Contemporaneamente, però, il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale John Kirby ha dichiarato che gli Stati Uniti non vogliono ampliare la portata delle operazioni militari contro l'Iran. Proprio come in Ucraina, dove la Casa Bianca è stata restia a provocare Mosca in una guerra totale contro la NATO, anche nella regione Biden è (giustamente) diffidente a intraprendere una guerra vera e propria con l'Iran.</div><div style="text-align: justify;">La precedenza, in questo anno di elezioni, la avranno le considerazioni politiche di Biden E queste, almeno in parte, dipenderanno dalla fine calibrazione del Pentagono sulla esposizione delle forze statunitensi in Iraq e in Siria agli attacchi missilistici e ai droni.</div><div style="text-align: justify;">Le basi in quella regione sono bersagli facili; ammettere un simile dato di fatto sarebbe imbarazzante. Ma un'evacuazione frettolosa -tipo gli ultimi voli da Kabul- sarebbe peggiore; sul piano elettorale potrebbe rappresentare un disastro.
Gli Stati Uniti sembrano essere alla ricerca di un modo per danneggiare le forze iraniane e della Resistenza quel tanto che basta per far vedere che Biden è "molto arrabbiato", ma forse senza causare veri danni; si tratterebbe di una forma di "psicoterapia militarizzata", piuttosto che di mettere in atto una politica dura.</div><div style="text-align: justify;"><b>I rischi rimangono: se si bombarda troppo la guerra regionale si inasprirà ancora di più. Se si bombarda troppo poco, lo sciame continuerà a guadagnare posizioni e a punzecchiare gli Stati Uniti su più fronti, fino a quando essi non cederanno e usciranno definitivamente dal Levante.</b></div><div style="text-align: justify;">Biden si ritrova insomma in una estenuante e perdurante guerricciola contro gruppi armati e milizie piuttosto che contro stati (che l'Asse della Resistenza cerca di proteggere). Nonostante sia combattuta da milizie, tuttavia, la guerra sta causando gravi danni all'economia degli stati della regione. Essi hanno capito che la deterrenza statunitense non ha prodotto risultati (ad esempio, con Ansarallah nel Mar Rosso).</div><div style="text-align: justify;">Alcuni di questi paesi -tra cui l'Egitto, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti- hanno <a href="https://www.haaretz.com/middle-east-news/2024-01-30/ty-article/.premium/iran-is-setting-the-strategy-in-the-persian-gulf-and-the-u-s-doesnt-have-a-response/0000018d-5a8f-d6b0-adcd-7ebf5b120000">avviato</a> iniziative in proprio, non coordinate con gli Stati Uniti. Non dialogano solo con milizie e movimenti, ma anche direttamente con l'Iran.</div><div style="text-align: justify;">La strategia di praticare contro gli Stati Uniti uno swarming su più fronti è stata citata esplicitamente al recente incontro ad Astana tra Russia, Iran e Turchia tenutosi il 24 e il 25 gennaio. Questo triumvirato è impegnato a preparare la chiusura dei giochi in Siria e, in ultima analisi, nell'intera regione.</div><div style="text-align: justify;">La <a href="https://en.irna.ir/news/85365523/Russia-Iran-Turkey-issue-joint-statement-calling-for-immediate">dichiarazione congiunta</a> rilasciata dopo il vertice ad Astana in Kazakistan, <a href="https://thecradle.co/articles/swarming-the-us-in-west-asia-until-it-folds">ha osservato</a> MK Bhadrakumar,</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>è un documento notevole, quasi interamente centrato sulla fine dell'occupazione statunitense della Siria. Il documento esorta indirettamente Washington a rinunciare al sostegno dei gruppi terroristici e dei loro affiliati "che operano sotto diversi nomi in varie parti della Siria" tentando di creare nuove realtà sul terreno, comprese iniziative illegittime di autogoverno con il pretesto di "combattere il terrorismo". Chiede la fine del sequestro e del trasferimento illegale da parte degli Stati Uniti di risorse petrolifere "che dovrebbero appartenere alla Siria".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">La dichiarazione definisce quindi nettamente alcuni obiettivi. In sintesi, gli Stati Uniti hanno armato i curdi e hanno tentato di rianimare l'ISIS per mettere fine ai piani dei tre paesi perché si arrivi a un accordo sulla Siria; su tutto questo la pazienza è finita. I tre voglioni che gli Stati Uniti se ne vadano.</div><div style="text-align: justify;">È con questi obiettivi -insistere perché Washington rinunci a sostenere i gruppi terroristici e i loro affiliati nell'ambito dei tentativi di creare nuove realtà sul terreno -comprese iniziative di autogoverno illegittime con il pretesto di "combattere il terrorismo"- che la strategia russa e iraniana sulla Siria esposta ad Astana trova un terreno comune con quella della Resistenza.</div><div style="text-align: justify;">Quest'ultima nel suo complesso può anche essere il riflesso della strategia iraniana, ma la dichiarazione di Astana mostra che la Russia ne condivide i principi di fondo.</div><div style="text-align: justify;">Nella sua prima vera dichiarazione successiva al 7 ottobre, Seyyed Nasrallah (che parla a nome dell'Asse della Resistenza) ha indicato un punto fermo nella strategia della Resistenza: mentre il conflitto innescato dagli eventi di Gaza riguardava principalmente lo stato sionista, egli ha sottolineato anche che la furibonda reazione dello stato sionista si svolgeva sullo sfondo delle guerre senza fine e del divide et impera che gli USA praticano in suo sostegno.</div><div style="text-align: justify;">In breve, ha indicato la causa ultima delle numerose guerre regionali condotte dagli USA nell'interesse dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Arriviamo così al terzo filone dello swarming contro Biden.</div><div style="text-align: justify;">Solo che non sono gli attori regionali a cercare di impantanare Biden, bensì il suo stesso protetto: il Primo Ministro Netanyahu.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu e lo stato sionista sono l'obiettivo principale dello swarming regionale nella sua interezza, ma Biden si è lasciato coinvolgere. Sembra che non riesca a dire no. Così Biden si ritrova impantanato dalla Russia in Ucraina, impantanato in Siria e in Iraq, impantanato da Netanyahu e impantanato da uno stato sionista che teme la fine proprio del progetto sionista.</div><div style="text-align: justify;">È probabile che Biden dal punto di vista elettorale non riesca a trovare un punto di equilibrio tra un pieno coinvolgimento statunitense in una guerra totale in Medio Oriente, impopolare ed elettoralmente disastrosa, e il "dare il via libera" allo stato sionista nella sua enorme scommessa su una guerra vittoriosa contro Hezbollah.</div><div style="text-align: justify;">Questo assommarsi della fallimentare manovra in Ucraina per indebolire la Russia e gli arrischiati maneggi su una guerra dello stato sionista contro Hezbollah non sfuggirà agli elettori.
Anche Netanyahu <a href="https://www.jpost.com/israel-hamas-war/article-784451">si trova</a> tra l'incudine e il martello. Sa che una "vittoria" che si riduca al mero rilascio degli ostaggi e a misure di fiducia per la creazione di uno Stato palestinese non ripristinerebbe la deterrenza sionista, né all'interno né all'esterno dello stato. Al contrario, la indebolirebbe. Sarebbe una sconfitta. E senza una chiara vittoria nel sud, ovvero su Hamas, una vittoria a nord sarebbe la pretesa di molti cittadini dello stato sionista, compresi i membri chiave del suo stesso governo.</div><div style="text-align: justify;">Ricordiamo l'aria che tira sul fronte interno, nello stato sionista: L'ultimo sondaggio di <a href="https://en-social-sciences.tau.ac.il/peaceindex">Peace Index</a> mostra che il 94% degli ebrei dello stato sionista rientra fra quanti pensano che a Gaza sia stata usata la giusta potenza di fuoco, oppure una potenza non bastante (43%). E tre quarti dei cittadini dello stato sionista pensano che il numero di palestinesi feriti da ottobre sia giustificato.
Se Netanyahu è costretto a fare i conti con la situazione, lo è anche Biden.</div><div style="text-align: justify;">Martedì 30 gennaio Netanyahu ha dichiarato:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Non metteremo fine a questa guerra con niente di meno che il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi... Non ritireremo l'IDF dalla Striscia di Gaza e non rilasceremo migliaia di terroristi. Non succederà nulla di tutto questo. Quale sarà l'esito? Sarà quello di una vittoria totale".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">"Netanyahu è in grado di virare fortemente a sinistra... di entrare in un processo storico che porrà fine alla guerra a Gaza e porterà a uno Stato palestinese, insieme a uno storico accordo di pace con l'Arabia Saudita? Probabilmente no. Netanyahu ha rovesciato a calci molti altri secchi come questi prima che venissero riempiti", ha commentato l'esperto osservatore Ben Caspit sulla edizione ebraica del <i>Ma'ariv</i>.
Biden sta facendo una scommessa impegnativa. Meglio aspettare le risposte di Hamas e della Resistenza di Gaza alla proposta sugli ostaggi. I presagi, tuttavia, non sembrano favorevoli a Biden.
Alti funzionari di Hamas e della Jihad islamica hanno risposto ieri all'ultima proposta:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">"La proposta di Parigi non è diversa dalle precedenti proposte presentate dall'Egitto... [La proposta] non porta a un cessate il fuoco. Vogliamo garanzie per porre fine alla guerra genocida contro il nostro popolo. La resistenza non è debole. Non le verrà imposta alcuna condizione" (<i>Ali Abu Shahin, membro dell'ufficio politico del Jihad islamico</i>).</div><div style="text-align: justify;">"La nostra posizione è per un cessate il fuoco, l'apertura del valico di Rafah, garanzie internazionali e arabe per il ripristino della Striscia di Gaza, il ritiro delle forze di occupazione da Gaza, la ricerca di una soluzione abitativa per gli sfollati e il rilascio dei prigionieri secondo il principio del tutti per tutti... Sono fiducioso che ci stiamo dirigendo verso la vittoria. La pazienza dell'amministrazione statunitense è agli sgoccioli perché Netanyahu non sta conseguendo risultati" (<i>Alli Baraka, alto funzionario di Hamas</i>).</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><br />
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-27879922665242190132024-01-31T14:42:00.001+01:002024-01-31T14:42:12.714+01:00Alastair Crooke - La tragica autodistruzione di uno stato sionista sconvolto dalla rabbia<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaRYgx4rdcpjmrm0Ll5dFesflMaw_RsDoSqFxpnwzbCOd5iNRRBGtTI6jK3NlPIfz0F2YwH-YqQv9LtHAH2vxBuYtaGAMu7Gcdq2M8X_lf2oe_x-bYsv5pRRnZU1qJ1b6hkFYelCMKHqDvisFCn6mFG_ILThKZBMSqPla_MDRIbj8aJnPpqBg2R19xFnA/s930/crooke29-930x520.jpg" style="display: block; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaRYgx4rdcpjmrm0Ll5dFesflMaw_RsDoSqFxpnwzbCOd5iNRRBGtTI6jK3NlPIfz0F2YwH-YqQv9LtHAH2vxBuYtaGAMu7Gcdq2M8X_lf2oe_x-bYsv5pRRnZU1qJ1b6hkFYelCMKHqDvisFCn6mFG_ILThKZBMSqPla_MDRIbj8aJnPpqBg2R19xFnA/s600/crooke29-930x520.jpg" width="600" /></a></div><div style="text-align: justify;">Lo stato sionista è in un vicolo cieco e la cosa sta diventando molto chiara a molti suoi cittadini. Un corrispondente sionista (ex segretario governativo) <a href="https://www.israelhayom.com/2024/01/23/winning-is-incomplete-without-deterrence/">descrive</a> la situazione:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;"><b>Il significato della défaillance del 7 ottobre non sta solo nella perdita di vite umane... ma soprattutto nel fatto che potrebbe cambiare la percezione dello stato sionista... e gli attori mediorientali potrebbero smettere di considerarlo come una realtà temibile.</b></div><div style="text-align: justify;">La leadership dello stato sionista deve comprendere che non possiamo più accontentarci di un qualche "senso di vittoria" diffuso tra l'opinione pubblica... È dubbio che la vittoria a Gaza sia sufficiente a riportare il timore verso lo stato sionista ai livelli di cui godevamo presso i nostri nemici. Una vittoria che si riduca alla mera liberazione dei prigionieri e a iniziative di fiducia per la creazione di uno Stato palestinese non sarebbe sufficiente a rafforzare l'immagine dello stato sionista in questo senso.</div><div style="text-align: justify;">Se il pantano di Gaza... porta la leadership [dello stato sionista] a rendersi conto che non è in grado di riportare su questo fronte una vittoria netta, del tipo in grado ci portare a un cambiamento strategico nella regione, essa deve prendere in considerazione la possibilità di cambiare fronte e riaffermare la deterrenza dello stato sionista tramite la cancellazione della minaccia strategica in Libano ... la vittoria contro una delle organizzazioni terroristiche più ricche e potenti del mondo -Hezbollah- può ripristinare la situazione della deterrenza nella regione in generale... Lo stato sionista deve cancellare la minaccia dal nord e smantellare la struttura di potere che Hezbollah ha costruito in Libano, indipendentemente dalla situazione al sud.</div><div style="text-align: justify;">Ma senza una vittoria a sud, un risultato significativo a nord diventa molto più importante.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">La citazione di cui sopra va direttamente al cuore della questione. Ovvero: "Come si può salvare il sionismo?". Tutte le altre chiacchiere dei leader mondiali sono in gran parte fumo. Non solo Gaza NON sta rassicurando i sionisti del fattoche stanno vincendo ma anzi, tra loro sta ampiamente proliferando una rabbia violenta per una inattesa e vergognosa sconfitta.</div><div style="text-align: justify;">Alcuni membri del governo di guerra (ad esempio Eisenkot) <a href="https://www.haaretz.com/opinion/editorial/2024-01-23/ty-article-opinion/israel-must-pay-the-price-for-the-hostages-release/0000018d-37f3-d35c-a39f-bffbcbda0000">pensano</a> che lo stato sionista dovrebbe guardare in faccia la realtà: dovrebbe capitolare a Hamas, dare una possibilità a un cessate il fuoco, rilasciare i palestinesi incarcerati e salvare gli ostaggi detenuti a Gaza:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Penso che sia necessario essere coraggiosi, e dire che è impossibile riportare indietro vivi gli ostaggi in un prossimo futuro senza un accordo [per il cessate il fuoco]; chiunque stia mentendo al pubblico sta mentendo, e basta.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Ma questo non è il sentimento predominante tra i cittadini dello stato sionista. L'ultimo <a href="https://en-social-sciences.tau.ac.il/peaceindex">sondaggio</a> di Peace Index riflette la cupezza dilagante: il 94% degli ebrei pensa che o stato sionista abbia usato la giusta quantità di potenza di fuoco a Gaza (o "non abbastanza", per il 43%). Tre quarti di tutti i cittadini dello stato sionista pensano che il numero di palestinesi feriti da ottobre in poi sia giustificato rispetto al raggiungimento degli obiettivi; ben due terzi degli intervistati ebrei affermano che il numero di vittime è decisamente giustificato; solo il 21% lo considera "un po'" giustificato.</div><div style="text-align: justify;">Il vero prezzo che lo stato sionista pagherà, tuttavia, non è semplicemente il rilascio dei prigionieri palestinesi (anche se già questo di per sé creerebbe sommosse fra la popolazione); piuttosto, esso consiste nel timore che <b>l'acquiescenza verso le richieste di Hamas segnerebbe la fine del paradigma securitario dello stato sionista</b>. Questo paradigma prevede una sorta di "contratto" di spirito quasi religioso per cui gli ebrei godranno di totale sicurezza in ogni punto della terra d'Israele. I termini del contratto contemplano la piena sovranità e protezione a tutela degli ebrei, contro l'imposizione ai non ebrei -ovvero ai palestinesi- di una elaborata matrice di radicale insicurezza dello spazio e dei diritti. Ecco in cosa consisteva il paradigma universale alla base della sicurezza degli ebrei.</div><div style="text-align: justify;">Fino al 7 ottobre.</div><div style="text-align: justify;">Gli eventi di quel giorno hanno dimostrato che gli ebrei dello stato sionista non sono più sicuri all'interno del territorio dello stato e che il <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-29/ty-article-magazine/.highlight/the-hamas-pogrom-demonstrates-that-zionism-has-failed-says-historian-moshe-zimmermann/0000018c-b225-d45c-a98e-bb6d24480000">modo sionista</a> di intendere la questione della sicurezza, deve essere ripensato o abbandonato per forza di cose. Questa consapevolezza ha portato alla nascita, sul piano psicologico, a una massiccio e diffuso senso di insicurezza. Come <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-29/ty-article-magazine/.highlight/the-hamas-pogrom-demonstrates-that-zionism-has-failed-says-historian-moshe-zimmermann/0000018c-b225-d45c-a98e-bb6d24480000">nota</a> Moshe Zimmermann, professore emerito di storia all'Università Ebraica:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>La soluzione sionista non è una soluzione. Stiamo arrivando a una situazione tale che il popolo ebraico che vive in Sion vive in condizioni di totale insicurezza... dobbiamo renderci conto del fatto che sul piano della sicurezza lo stato sionista sta peggiorando la situazione degli ebrei della diaspora, piuttosto che il contrario. La soluzione sionista presenta gravi difetti, e dobbiamo pensare a cosa l'abbia resa tanto difettosa.</blockquote></div><div style="text-align: justify;"><b>Il dibattito minoritario di oggi sul concetto dei due Stati non può rappresentare "una soluzione" alle attuali tensioni, ed è fallace. </b>Questo, scrive l'eminente opinionista Alon Pinkas, la Casa Bianca e Netanyahu <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2024-01-22/ty-article/.premium/israel-and-the-u-s-are-engaging-in-a-bogus-debate-over-the-two-state-solution/0000018d-3176-d81e-abdf-397e98c40000">lo sanno</a>. È fallace perché lo <i>zeitgeist</i> nello stato sionista, la paura a livello di psicosi e la voglia di vendetta la rendono irrealiszzabile, perché i coloni zeloti non se ne andrebbero senza versare fiumi di sangue, e perché l'esistenza di due Stati per la maggior parte dei cittadini sionisti minaccerebbe la fine del sionismo, poiché il gruppo dei non ebrei insisterebbe sulla parità dei diritti, ovvero sulla fine delle prerogative di riguardo, nella popolazione, per un gruppo (gli ebrei) a scapito di un altro (i non ebrei - cioè i palestinesi).</div><div style="text-align: justify;"><b>Anche l'idea di un accordo di normalizzazione tramite l'Arabia Saudita è priva di fondamento.</b> L'Arabia Saudita è vincolata dall'Iniziativa di pace araba del 2002 da essa stessa condotta, e che prevede uno Stato palestinese come pre-condizione per la normalizzazione. Inoltre, non è certo facile procedere a una ricostituzione dell'Autorità Palestinese intesa come una Vichy dello stato sionista addetta alla vessazione degli stessi palestinesi.
Allora, come mai tanti discorsi sulle "soluzioni", scollegati dalla realtà politica?</div><div style="text-align: justify;">Il fatto è che questo dibattito fa comodo sia a Biden che a Netanyahu. L'amministrazione Biden sta cercando di limitare i danni. La Casa Bianca spera, con questo atteggiamento, di fermare il deflagrare bellicista sollevato dall'assalto a Gaza e di far scivolare impercettibilmente la situazione verso quella "tranquillità" a livello regionale che essa ritiene "appropriata" per un anno in cui ci sono le elezioni.</div><div style="text-align: justify;">A tal fine, i discorsi sulla normalizzazione tramite l'Arabia Saudita e sui due Stati sono "pacificatori" (anche se infondati) e possono dare l'idea che Biden stia in qualch emodo controllando il conflitto per evitare che si allarghi. Da parte sua, Netanyahu può sfoggiare quale forte e coraggioso guerriero egli sia opponendosi agli Stati Uniti e dicendo di no a un qualsiasi Stato palestinese.</div><div style="text-align: justify;">Ma la realtà è che lo stato sionista si trova in un vicolo cieco che per giunta si fa sempre più stretto. La situazione prende sempre di più i tratti della tragedia, e di una tragedia non certo nata per caso. Tutto questo accade perché doveva accadere, per la natura dei partecipanti, perché gli attori coinvolti lo fanno accadere. E non hanno altra scelta che farlo accadere perché, beh... perché questa è la loro natura.</div><div style="text-align: justify;">La situazione è quella descritta da Ted Hughes, il poeta laureato britannico, che scrisse del violento conflitto religioso nell'Inghilterra elisabettiana causato dalla soppressione calvinista e puritana del vecchio cattolicesimo. In Hughes la "Dea delle precedenti credenze pagane" -ancora animata da naturali energie umane ancora intatte- alla fine irrompe feroce e distrugge l'eroe puritano.</div><div style="text-align: justify;">Si sostituisca la soppressione puritana con un infuriato Geova che aborre l'antico immaginario e l'antica civiltà islamica (per il suo presunto tradimento e odio letale verso Israele) per adeguare al contesto la "verità" di Shakespeare.</div><div style="text-align: justify;">Il leitmotiv di Ted Hughes è quello della storia dell'Inghilterra come fardello della colpa protestante.</div><div style="text-align: justify;">Shakespeare, scrive, era perseguitato dalla sensazione che non molto tempo prima l'Inghilterra fosse un Paese cattolico che "si era indurito nel protestantesimo". Nel poema <i>Il ratto di Lucrezia</i> l'anima del re romano che ha perpetrato lo stupro di Lucrezia si trova <i>deturpata</i>, e in ultimo il re perde tutto e viene bandito, a causa delle sue stesse azioni. La pura Lucrezia finisce per suicidarsi.</div><div style="text-align: justify;">Ecco il punto: Ted Hughes ha scritto che tra i miti in competizione all'epoca di Shakespeare Tarquinio (il re romano) rappresenta "il puritano adoratore di Geova"; il suo mito della creazione gli dice che è il Dio trascendente e onnipotente a sussistere, non l'<i>altra</i> divinità. Il re romano si propone zelante di distruggerla dato che essa rappresent l'<i>altro</i>. Solo che queste mutevoli e proteiformi forze puritane si rivelano alla fine autodistruttive.</div><div style="text-align: justify;">Biden ha abbracciato (per così dire) l'impulso ebraico diretto ad annientare la violenta "alterità" che erompe da Gaza, ma è presumibile che si renda conto di come in questo modo si sia trovato a superare un invisibile limite morale. È complice dei crimini che hanno colpito Gaza. Deve assumersi una parte di colpa. Eppure deve continuare su questa strada. Non ha scelta. Deve lasciare che Gaza (e probabilmente anche in Libano) tutto si compia. Perché questa è la natura di Biden.</div><div style="text-align: justify;">E Hamas e Hezbullah non possono ritirarsi, perché sono state scatenate energie collettive a lungo represse. È troppo tardi per fermare l'impulso rivoluzionario. Un impulso che si sta allargando alla Cisgiordania, allo Yemen, all'Iraq e anche oltre. I porti dello stato sionista adesso sono circondati e sotto assedio missilistico.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu al contrario, temendo la crescente prospettiva di una disfatta a Gaza, si è spinto fino ad adottare la modalità dell'eroe classico. Da un lato, può essere definito in senso stretto come quel genere di mito che celebra l'ascesa di un eroe maschio che parte per una missione, affronta per via ostacoli terrificanti, e che dimostra il suo coraggio in combattimento tornando infine a casa accolto da ovazioni.
Dall'altra parte, però, nella narrazione di Omero gli eroi con lo status più elevato sono anche quelli più vulnerabili alla vergogna. Qualsiasi affronto, qualsiasi rovescio può minacciare l'intera identità di un leader e anche la sua posizione agli occhi dei suoi pari. Coloro che godono dello status più elevato possono essere quelli che più subiscono danni in caso di sconfitta. Ettore resiste agli appelli degli amici e della famiglia a non andare in guerra, e va incontro alla morte. La sua solitudine e la lontananza dai suoi cari aggiungono pathos agli strazianti momenti che precedono la sua morte, quelli in cui si rende improvvisamente conto che gli dei lo hanno ingannato e condotto al suo destino.</div><div style="text-align: justify;"><b>È questo il destino di Netanyahu? Gli <i>dei</i> lo stanno portando alla tragedia? Di certo lo hanno messo in un vicolo cieco. Una sconfitta a Gaza significherebbe la sua rovina, e lo stato sionista non sta riportando a Gaza una vittoria netta al punto da portare a un cambiamento strategico nella regione.</b> Netanyahu è sotto pressione affinché consideri la possibilità di cambiare fronte per riaffermare la deterrenza dello stato sionista tramite l'eliminazione della minaccia strategica in Libano. In questa situazione lo stato sionista non può accontentarsi di niente di meno che di una vittoria, <a href="https://www.israelhayom.com/2024/01/23/winning-is-incomplete-without-deterrence/">si fa presente</a> a Netanyahu.</div><div style="text-align: justify;">Nir Barkat, ex sindaco di Gerusalemme e favorito per la successione a Netanyahu come leader del Likud, <a href0="" https:="" iran-legitimate-target-israel-missile-strikes-minister-says="" world-news="" www.telegraph.co.uk="">ha affermato</a> che lo stato sionista può permettersi di continuare a combattere e di aprire un nuovo fronte con il Libano, nonostante il conflitto costi ogni giorno miliardi di shekel (duecento milioni di sterline).</div><div style="text-align: justify;">Barakat ha detto che la crisi, per quanto grave,</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">è anche una grande opportunità: L'Iran è un obiettivo legittimo per lo stato sionista. Non la faranno franca. La testa del serpente è Tehran... Lo stato sionista si sta avvicinando a una guerra totale con Hezbollah nel sud del Libano, dopo aver evacuato il nord del paese.</div><div style="text-align: justify;">Qualunque ne sia il costo... questa è una guerra di religione.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">Quindi si sta concludendo la seconda fase della guerra, e si sta aprendo la terza. L'intensità del conflitto allargato probabilmente impennerà, innescata da un cambiamento di status nel ruolo di Hezbullah: sarà un intervento dello stato sionista a dare il via, o sarà Hezbollah a fare la prima mossa? Biden autorizzerà il coinvolgimento degli Stati Uniti nel sostegno allo stato sionsita? Probabilmente sì, perché è nella sua natura sostenere lo stato sionista. Ma fino a che punto si spingerà?</div><div style="text-align: justify;">I palliativi politici -le "soluzioni" politiche che si prospettano- lasceranno il posto a un dibattito dai toni più duri su come fare per far rispettare il cessate il fuoco. Questa incombenza probabilmente passerà da un'ONU ingesssata alle strutture più informali dei BRICS, con Russia e Cina che svolgeranno un ruolo preponderante e diretto. L'Europa sarà afflitta dalle spaccature, e anche gli Stati Uniti, sia pure in minore misura.
Questa fase successiva probabilmente si protrarrà senza costrutto durante il processo in cui tutte le parti metteranno alla prova le rispettive forze contro l'altra. Questo sarà il momento in cui <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2024-01-20/ty-article-opinion/.highlight/israel-is-facing-existential-threats-from-inside-and-out-theres-one-solution/0000018d-243a-db77-ad9f-ff3af1d20000">la coesione sociale</a> dello stato sionista sarà messa a dura prova. Riusciranno a farla reggere? Le fondamenta del sionismo saranno riconfigurate? Il sionismo sarà costretto ad abbandonare le radici che ha in Jabotinsky?</div><div style="text-align: justify;">Sarà anche il momento in cui la supervisione ebraica sulla matrice politica occidentale degli Stati Uniti e dell'Europa dovrà lottare per comporre la tenzone fra due miti i cui poli energetici in conflitto finiranno per distruggere l'ordine sociale mentre l'uno o l'altro dei principali attori del conflitto fa le spese di una tragedia inevitabile.</div><div style="text-align: justify;">La rivoluzione e le guerre culturali non sono eventi limitati nel tempo; essi riguardano tanto il <i>prima</i> dell'evento (cioè il conflitto incombente), quanto il <i>dopo</i>.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia se l'idea di Ted Hughes secondo cui l'equazione tragica di Shakespeare è quella in cui narrazioni archetipiche in competizione -con le loro energie che si scatenano in modo esplosivo- finiscono per sfociare in una tragedia violenta è corretta, allora dovremmo aspettarci che la rappresentazione attualmente in atto del mito-creazione ebraico contro l'intero panorama culturale della civiltà islamica abbia un impatto epocale sia negli USA che in Europa, ben oltre i dettagli del conflitto in corso in Medio Oriente.</div><div style="text-align: justify;">Diventerà il perno della nuova era.</div><div style="text-align: justify;">Infatti, i miti fondanti associati alla puritana repressione di Geova da un lato, e al rilascio delle energie della resistenza dall'altro, attraversano l'esistenza umana come una doppia elica. Essi stanno già traboccando nelle attutite ma ancora esistenti sensibilità religiose occidentali. Esse attraverseranno gli analoghi della "rivoluzione" e della "guerra civile" in atto in Occidente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-8231992257575624192024-01-30T10:07:00.004+01:002024-01-31T09:39:32.766+01:00Firenze: "Palestina libera da Israel nazisionista"<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgANduwEhilUIijQCWCbhwlnx0aKZ4t569lrPvdsmSDI831kYnGNlLrQby01rD6tGdtd2NGge93nlu0FLAdwO39SlWdLNO_hwVY7NLEN8ZD0CGHgBTViUsmgThNE9uGndnHlemN1XYXX09FDqxUehD0wA9l3WiF-_tVYNvmqrPujEiWxLzk4LPDX2Dzzz0/s2857/palestina_libera_da_israel_nazisionista_firenze_gennaio_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1485" data-original-width="2857" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgANduwEhilUIijQCWCbhwlnx0aKZ4t569lrPvdsmSDI831kYnGNlLrQby01rD6tGdtd2NGge93nlu0FLAdwO39SlWdLNO_hwVY7NLEN8ZD0CGHgBTViUsmgThNE9uGndnHlemN1XYXX09FDqxUehD0wA9l3WiF-_tVYNvmqrPujEiWxLzk4LPDX2Dzzz0/w640-h332/palestina_libera_da_israel_nazisionista_firenze_gennaio_2024.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p></p><div style="text-align: justify;">Scritta a vernice bianca e pennello, notata il 29 gennaio 2024 a Firenze su un muraglione della A1 in località Ponte a Ema; è visibile andando verso il Chianti per la strada 222 Chiantigiana.</div><div style="text-align: justify;">I muri servono a tanti scopi. Servono a chi diffonde la degenerazione delle tags, della trap e del suo infero mondo di sciroppini per la tosse e di comportamenti abietti, e servono alle persone serie che Firenze non cessa di produrre.</div><div style="text-align: justify;">"Palestina libera da Hamas", sentenziano dal 7 ottobre 2023 i ben vestiti della "libera informazione". Nella realtà fiorentina sono numerose le persone serie su accennate, che in quanto tali con la "libera informazione" non hanno nulla da spartire. E che considerano lo stato sionista un problema, non una soluzione.</div><div style="text-align: justify;">Al momento in cui scriviamo -30 gennaio- la scritta viene valutata da personale in tuta da lavoro, presumibilmente per la cancellazione. </div><div style="text-align: justify;">Se la scritta fosse stata qualcosa come "SgUErTz50012" nessuno si sarebbe neanche sognato di intervenire con tanta rapidità.<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjevj3o49wNDCF9y8dWSKHZaTeu0gsS8k7QqE-eSChLAH9BOqB8p__4oNZvUrvSsRnaHmp598TNHzQ_mBJ7s2Yb9mB69bOOU08U0ZemGhzLsNR13H0msuzokllXqJrJHNUckLc8Wr62pM2zSKQyZ94Z7CzFzgkWi3wlpwly69-zpUCF_qJswI2TXyUfA00/s2686/palestina_libera_da_israel_nazisionista_31_gennaio_2024.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1617" data-original-width="2686" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjevj3o49wNDCF9y8dWSKHZaTeu0gsS8k7QqE-eSChLAH9BOqB8p__4oNZvUrvSsRnaHmp598TNHzQ_mBJ7s2Yb9mB69bOOU08U0ZemGhzLsNR13H0msuzokllXqJrJHNUckLc8Wr62pM2zSKQyZ94Z7CzFzgkWi3wlpwly69-zpUCF_qJswI2TXyUfA00/w640-h386/palestina_libera_da_israel_nazisionista_31_gennaio_2024.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>Post scriptum</i>. Come previsto, il 31 gennaio la scritta risultava essere stata cancellata con molta cura. Tutto il tratto interessato è stato coperto con uno strato grigio uniforme; una superficie ideale per chi avesse voglia di riprovarci.</div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div></div><p></p>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-89874707324554377412024-01-23T14:14:00.004+01:002024-01-23T17:57:04.626+01:00Alastair Crooke - Netanyahu chiude i conti. Non con uno stratagemma, ma con una sperimentata strategia sionista<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHd2lJ1Jev2eYsglr2OEETxM9p3OJvvXs6kW-lkO8xjvhVWBAMD3GQ4d2c-sZK-MvZzdUSNLdPbix7kUq9A0Ls2FR8wZ_0sDWPYL8uxX6pQWeL7CQlvZFnnqowWKN3NSOT1sU1Tqd9ANXtNY1Ru5bdOt1IVYqHHG1hyphenhyphen5Xq6vvgDOG7LRInXemWjvm4WAM/s930/crooke_22012024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHd2lJ1Jev2eYsglr2OEETxM9p3OJvvXs6kW-lkO8xjvhVWBAMD3GQ4d2c-sZK-MvZzdUSNLdPbix7kUq9A0Ls2FR8wZ_0sDWPYL8uxX6pQWeL7CQlvZFnnqowWKN3NSOT1sU1Tqd9ANXtNY1Ru5bdOt1IVYqHHG1hyphenhyphen5Xq6vvgDOG7LRInXemWjvm4WAM/w640-h358/crooke_22012024.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><i><div style="text-align: justify;"><i>Traduzione da</i> <a href="https://strategic-culture.su/news/2024/01/22/netanyahu-shape-shifting-endgame-ino-ploy-but-reversion-earlier-zionist-strategy/">Strategic Culture</a>, <i>22 gennaio 2024.</i></div></i><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> Il defunto Ariel Sharon, leader militare e politico sionista di lungo corso, una volta confidò al suo caro amico Uri Dan che "gli arabi non avevano mai accettato veramente la presenza dello stato sionista... e che quindi una soluzione basata su due Stati non era possibile e nemmeno auspicabile".</div><div style="text-align: justify;">I due, al pari della maggior parte dei cittadini dello stato sionista di oggi, avevano ben presente il nodo gordiano che si trova al centro del sionismo: come mantenere diritti differenziati su un terreno fisico che comprende una popolazione palestinese numerosa.</div><div style="text-align: justify;">I leader dello stato sionista ritenevano che con l'approccio non convenzionale di Sharon, basato sulla "ambiguità spaziale", lo stato sionista fosse vicino a trovare una soluzione alla questione della gestione dei diritti differenziati all'interno di uno Stato a maggioranza sionista ma comprendente minoranze consistenti. <b>Molti cittadini dello stato sionista erano convinti, fino a poco tempo fa, che i palestinesi fossero stati confinati con successo in uno spazio politico e fisico delimitato e che fossero addirittura "scomparsi" come entità significativa; solo che Hamas, il 7 ottobre, ha fatto saltare tutto questo elaborato paradigma.</b></div><div style="text-align: justify;">Questo evento ha innescato un serpeggiante timore esistenziale: che il progetto sionista possa implodere, se l'eccezionalismo sionista su cui si basa dovesse essere rifiutato da un ampio fronte di resistenza pronto a portare la questione sul piano della guerra.</div><div style="text-align: justify;">Il recente articolo del giornalista statunitense Steve Inskeep <i>Israel's Lack of Strategy is the Strategy</i> [La strategia dello stato sionista consiste nel non avere una strategia, n.d.t.] mette a fuoco un apparente paradosso: mentre Netanyahu è molto chiaro su ciò che non vuole, allo stesso tempo rimane ostinatamente sibillino sul futuro che vuole per i palestinesi che vivono su un territorio condiviso. Per coloro che pensano che la pace in Medio Oriente possa (o debba) essere l'obiettivo di Netanyahu, questa opacità appare come un fallo grave per la risoluzione della crisi di Gaza. Tuttavia, se Netanyahu (sostenuto dal suo esecutivo e dalla maggioranza dei cittadini) non espone alcuna strategia per la pace con i palestinesi, allora forse la sua omissione non è propriamente un difetto, ma una caratteristica.</div><div style="text-align: justify;">Per comprendere l'ossimoro di fondo, bisogna capire perché Ariel Sharon e Uri Dan "hanno detto quello che hanno detto", e comprendere come l'esperienza militare di Sharon risalente alla guerra del 1973 abbia effettivamente plasmato l'intero paradigma palestinese. Nel 2011 ho scritto un articolo su <a href="https://foreignpolicy.com/2011/04/28/the-flawed-premises-two-decades-of-failed-state-making/">Foreign Policy</a> in cui sostenevo che mantenere i palestinesi in una condizione di perenne incertezza, come aveva fatto Sharon, era -ed è rimasta- la principale risposta dei sionisti su come aggirare il paradosso insito nel sionismo. Trent'anni dopo, tale concetto rimane sottinteso in tutte le recenti dichiarazioni di Netanyahu e dei leader sionisti di tutto lo spettro politico.</div><div style="text-align: justify;">Anche nel 2008 il ministro degli Esteri (e avvocato) Tzipi Livni <a href="https://www.lrb.co.uk/the-paper/v33/n05/alastair-crooke/permanent-temporariness">spiegava</a> perché "l'unica risposta dello stato (al problema di come conservare il proprio fondamento sionista) è stata quella di mantenere indefiniti i propri confini -controllando le scarse risorse idriche e le terre fertili- lasciando i palestinesi in uno stato di incertezza permanente, dipendente dalla buona volontà dello stato sionista".</div><div style="text-align: justify;">Io <a href="https://www.lrb.co.uk/the-paper/v33/n05/alastair-crooke/permanent-temporariness">notai</a> in un inciso che</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Livni stava dicendo che voleva che lo Stato fosse uno Stato sionista, basato sulla Legge del Ritorno e aperto a qualsiasi ebreo. Tuttavia, garantire una forma stato di questo tipo in un Paese con un territorio molto limitato significa che la terra e l'acqua devono essere mantenute sotto controllo ebraico, con diritti differenziati per ebrei e non ebrei; diritti che riguardano tutto, dalla casa all'accesso alla terra, ai posti di lavoro, ai sussidi, ai matrimoni e all'emigrazione.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Una soluzione basata su due Stati quindi non risolveva il problema di come mantenere il fondamento sionista; anzi, lo aggravava. L'inevitabile richiesta di pieni diritti per i palestinesi porterebbe alla fine dei "diritti speciali" degli ebrei e del sionismo stesso, ha sostenuto Livni; che questo rappresenti una minaccia è opinione condivisa dalla maggior parte dei sionisti.</div><div style="text-align: justify;">La risposta di Sharon a questo paradosso finale, tuttavia, era diversa.</div><div style="text-align: justify;">Sharon aveva un piano alternativo per gestire un grande gruppo non ebraico, fisicamente presente all'interno di uno Stato sionista in cui vigono diritti differenziati. <b>L'alternativa di Sharon consisteva nel rendere impossibile arrivare all'istituzione di due Stati compresi entro confini definiti.</b></div><div style="text-align: justify;">Questo fa pensare a intenzioni molto diverse e in contrasto con quello che è stato a lungo ipotizzato dal consenso internazionale: che una soluzione a due Stati si sarebbe comunque affermata -comunque andasse- perché che questo accadesse era dal punto di vista della demografia nell'interesse dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Le radici dell'"alternativa" di Sharon risalgono al suo pensiero militare radicalmente eterodosso su come difendere il Sinai (allora sotto occupazione sionista) dall'esercito egiziano durante la guerra con l'Egitto del 1973.</div><div style="text-align: justify;">L'esito della guerra del Kippur del 1973 confermò pienamente la dottrina di Sharon per una difesa a rete, basata su una matrice di alte piazzeforti distribuite in tutta la profondità del Sinai; una struttura che agiva come una trappola spaziale estesa e che forniva agli israeliani un alto livello di mobilità, paralizzando al contempo il nemico catturato all'interno della sua matrice di piazzeforti interconnesse.</div><div style="text-align: justify;">Il lettore avrà notato che i punti di insediamento sionisti costituiscono capisaldi interconnessi oggi in tutta la Cisgiordania proprio secondo un analogo criterio; non si tratta di una coincidenza.</div><div style="text-align: justify;">Sharon <a href="https://foreignpolicy.com/2011/04/28/the-flawed-premises-two-decades-of-failed-state-making/">aveva considerato</a> la Cisgiordania nella sua interezza come una "frontiera" estesa, permeabile e temporanea. Un approccio che poteva quindi prescindere da qualsiasi sottile linea a matita venisse tracciata per indicare un confine politico. Questo quadro era destinato a lasciare i palestinesi in uno stato di incertezza permanente, intrappolati in una matrice di insediamenti interconnessi e soggetti ad intervento militare a totale discrezione dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Nel 1982 Sharon elaborò il suo <a href="http://www.opendemocracy.net/article/ariel_sharon_and_the_geometry_of_occupation_part_3">piano "H"</a>, una matrice di insediamenti in Cisgiordania a immagine e somiglianza della strategia nel Sinai. Questa strategia difensiva, tuttavia, ebbe anche l'effetto di conferire al "sionismo dei coloni" nuovi scopi e nuova legittimità.</div><div style="text-align: justify;">Il successo di questa strategia ha vista quindi trasformarsi una struttura difensiva nata a scopi essenzialmente militari (paralizzare i palestinesi all'interno di una matrice di piazzaforti dell'esercito sionista) a base per un controllo di più ampia portata. Nel corso degli anni è diventata sempre più repressiva, iniqua e vessatoria. E alla fine ha dato vita alla soluzione dei due stati dell'apartheid.</div><div style="text-align: justify;">Quando Ariel Sharon ha <i>preso</i> la linea di confine dello stato sionista e l'ha <i>calata</i> su entrambi i lati della Cisgiordania, di fatto stava dicendo che sono i coloni in Cisgiordania a costituire una linea di confine del territorio pre-1967 estesa nello spazio, così come la frontiera dello stato sionista si era estesa attraverso le matrici delle piazzaforti nel Sinai.</div><div style="text-align: justify;">Era proprio questo il senso della sua visione: <b>Non importa se lo stato sionista è costituito dal territorio pre-1967 o da quello post-1967; secondo lui tutti i confini erano fluidi e mutevoli.</b> La "frontiera" di Sharon, estesa, elastica, permeabile e dotata di trappole a matrice, ha così dato il via a un processo -nella sfera militare- di offuscamento della distinzione tra un piano politico interno e piano politico esterno. Questo, insieme all'idea di Sharon sul non rispetto dello spazio, è diventato nello stato sionista la dottrina militare consolidata.</div><div style="text-align: justify;">"<b>Vogliamo opporre al concetto di spazio striato della antiquata pratica militare tradizionale una fluidità che ci consenta il movimento attraverso lo spazio, e che attraversi qualsiasi confine e barriera senza impedimenti. Piuttosto che mantenere e organizzare le nostre forze secondo i confini esistenti, vogliamo muoverci attraverso di essi</b>", ha <a href="http://books.google.com/books?id=k9h6QgAACAAJ&dq=Hollow+Land:+Israel%27s&hl=en&ei=20G4TZW0OMTg0QH7g4SrDw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDAQ6AEwAA">osservato</a> nel 2006 un alto ufficiale sionista.</div><div style="text-align: justify;">È fondamentale il fatto che l'indefinitezza che ha preso il posto dello spazio fissato e delimitato è gradualmente passata dalle forze armate alla sfera politica dello stato sionista. Inoltre, il principio per cui non esistono confini tra ciò che è dentro e ciò che è fuori è stato esteso allo spazio politico e legale dei Territori palestinesi occupati. Ha permesso la creazione di uno spazio a due livelli, sottoponendo gli ebrei dello stato sionista e gli arabi palestinesi a matrici di mobilità e di trattamento amministrativo differenti.</div><div style="text-align: justify;">Lo spazio giuridico e amministrativo differenziato ha così tradotto in pratica il principio sionista dei diritti politici differenziati. Questo sistema a due livelli prevede l'esclusione dei palestinesi dalla vita politica, ma cura il persistere del loro stato di dipendenza e la loro sottomissione legale all'apparato di controllo sionista. Si tratta essenzialmente di un sistema basato su uno stato di eccezione, di cui si sono occupati filosofi come Carl Schmitt e <a href="http://www.amazon.com/Homo-Sacer-Sovereign-Meridian-Aesthetics/dp/0804732183">Giorgio Agamben</a>.</div><div style="text-align: justify;">Arriviamo a oggi: Una volta esplicitato che l'obiettivo principale è il mantenimento del sionismo, tutto ciò che Netanyahu sta facendo acquista un senso. Il nocciolo del problema è immutato: la intrinseca contraddizione di uno Stato sionista eccezionalista che incorpora un gruppo esterno non ebraico rilevante e privo di diritti -sia esso detenuto nel ghetto recintato di Gaza o in una "matrice" formata dalle roccheforti dei coloni in Cisgiordania- è diventata insostenibile.</div><div style="text-align: justify;">Una volta che il "doppio sistema" di Ariel Sharon si rompe, come è successo il 7 ottobre, nozioni come le proposte di Blinken sul "giorno dopo" per Gaza sono sufficienti a mettere in dubbio la fattibilità del progetto sionista in sé. In parole povere, il sionismo dovrà essere <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-29/ty-article-magazine/.highlight/the-hamas-pogrom-demonstrates-that-zionism-has-failed-says-historian-moshe-zimmermann/0000018c-b225-d45c-a98e-bb6d24480000">ripensato</a> - o abbandonato.</div><div style="text-align: justify;">Anche le risposte politiche dell'Occidente dovranno essere riviste. I luoghi comuni pieni di buone intenzioni sulla "soluzione" dei due Stati sono arrivati con anni di ritardo. Troppa acqua è passata sotto i ponti. Piuttosto, l'Occidente potrebbe iniziare a considerare le implicazioni della sconfitta per coloro che si sono schierati da una certa parte in questo conflitto. Non è solo lo stato sionista a Gaza a essere sul banco degli imputati all'Aia, ma anche molto altro, dal punto di vista del Sud del mondo.</div><div style="text-align: justify;">Potrebbe davvero persistere questa "inclusione escludente" tipica dello stato sionista? <b>Il sistema politico tecno-spaziale ispirato da Sharon, nonostante la sua pretesa di legittimità filosofica, in fondo non è altro che un'evoluzione del paradigma associato a un importante stratega sionista come Vladimir Jabotinsky, ovvero nient'altro che un modo diverso per far "sparire" i palestinesi.</b></div><div style="text-align: justify;">E se l'escludendo gruppo palestinese non può essere fatto "sparire" per mezzo di costrutti tecno-spaziali, non sarebbe sorprendente se la logica della situazione portasse Netanyahu e il suo governo a tornare alla strategia originale di Sharon, centrata su una radicale mancanza di rispetto per lo spazio militare e i confini politici al fine di prendere di sorpresa i palestinesi creando una trappola che si estende nello spazio, proprio come Sharon fece con l'esercito egiziano.</div><div style="text-align: justify;">"Lo stato sionista è lo Stato <i>del popolo ebraico</i>", ha sottolineato la Livni nel 2008 mettendo enfasi sul sionismo come orientamento fondante- "E vorrei sottolineare che con l'espressione "il suo popolo" si intende il popolo ebraico, con Gerusalemme capitale unita e indivisa di Israele e del popolo ebraico da 3007 anni".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-50925489759607241822024-01-17T13:46:00.004+01:002024-01-17T13:46:48.223+01:00Alastair Crooke - Le reazioni viscerali fanno commettere errori di strategia. Gli USA nella palude della guerra a Gaza, nello Yemen e anche in Iraq<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkcCYK4b5TAhr7JIzQCc-HLPhkIeNBzmNYbLx6tVEBmYsllO2-F6Js2bBDoXoLqFHC039e7TGJ2ehhAMYpUlECfn5nei7M7aey_aS8CxrMPQ9OVZfMSHVrLaq9bVDIrdsF0P7gxDH8kka-GC7Jp2Zoj2laGG3WyLRMpohrkPu1xl9fhtOxZmDEaLUlQCo/s800/GC_bozEXcAEq8IR-800x800.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkcCYK4b5TAhr7JIzQCc-HLPhkIeNBzmNYbLx6tVEBmYsllO2-F6Js2bBDoXoLqFHC039e7TGJ2ehhAMYpUlECfn5nei7M7aey_aS8CxrMPQ9OVZfMSHVrLaq9bVDIrdsF0P7gxDH8kka-GC7Jp2Zoj2laGG3WyLRMpohrkPu1xl9fhtOxZmDEaLUlQCo/s320/GC_bozEXcAEq8IR-800x800.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><br /><div style="text-align: justify;"><i>Traduzione da </i><a href="https://strategic-culture.su/">Strategic Culture</a><span>, 15 gennaio 2024.</span></div></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Cina e la Russia hanno conservato una notevole calma mentre osservavano con attenzione lo spostamento delle placche tettoniche globali in risposta alle "due guerre", quella in Ucraina e quella su più fronti dello stato sionista. In realtà non c'è da sorprendersi: entrambi i paesi possono starsene a guardare Biden e i suoi che continuano a fare errori strategici, in Ucraina e nelle guerre dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">L'intreccio delle due guerre, ovviamente, darà forma alla nuova era. Esistono dei rischi concreti, ma per il momento Russia e Cina possono osservare da lontano questo svilupparsi di una congiuntura climatica nella politica mondiale, e possono aumentare gradualmente l'intensità del logoramento fino a rendere incandescente la situazione.</div><div style="text-align: justify;">Il punto è che <b>Biden, che è al centro della tempesta, non è un Sun-Tzu dalla mente distaccata.</b> La sua politica è personalista e altamente viscerale: come ha <a href="https://www.motherjones.com/politics/2023/12/how-joe-biden-became-americas-top-israel-hawk/">scritto</a> Noah Lanard nella sua analisi forense su <i>Come Joe Biden è diventato il falco più falco d'AmeriKKKa</i>, la sua stessa squadra lo dice chiaramente: La politica di Biden viene dalle sue <i>kishkes</i>, le sue viscere [in yiddish, n.d.t.].</div><div style="text-align: justify;">Lo si può vedere nei tratti sdegnosi e scenografici con cui Biden sbeffeggia il Presidente Putin definendolo un "autocrate", e nel come parla delle vittime dell'attacco di Hamas, che sono state massacrate, violentate e prese in ostaggio, mentre "le sofferenze dei palestinesi sono lasciate nel vago - sempre che vengano menzionate". "Credo che i palestinesi non li consideri neppure", afferma Rashid Khalidi, professore di studi arabi moderni alla Columbia University.</div><div style="text-align: justify;">Esiste una lunga e attendibile storia sui leader che traggono sul momento la decisione giusta dal loro inconscio, senza ponderati calcoli razionali. Nel mondo antico questa era una qualità molto apprezzata. Odisseo la possedeva; era chiamata la μῆτις. Ma questa capacità dipendeva da un temperamento spassionato e dalla capacità di vedere le cose in tutti i loro aspetti, di cogliere le due facce di una medaglia, diremmo oggi.</div><div style="text-align: justify;">Ma cosa succede se, come suggerisce il professor Khalidi, le <i>kishkes</i> sono piene di rabbia, di livore e di istintivo parteggiare per lo stato sionista, alimentati da una visione obsoleta del clima interno dello stesso stato? "Sembra che non ammetta l'umanità degli [altri]", come ha detto un ex membro dell'esecutivo di Biden a Lanard.</div><div style="text-align: justify;">Ebbene, gli errori - errori strategici - diventano inevitabili. E questi errori stanno impelagando sempre di più gli Stati Uniti, proprio come previsto dalla Resistenza. Michael Knights, studioso del think tank neo-con <i>Washington Institute</i>, ha <a href="https://www.washingtonpost.com/national-security/2024/01/11/us-strike-yemen-houthis-red-sea/">osservato che</a></div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Gli Houthi sono forti dei loro successi e non saranno facili da scoraggiare. Si stanno proprio godendo il loro momento, a tenenere testa a una superpotenza che probabilmente non è in grado di dissuaderli.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Tutto ciò avviene mentre la guerra in Ucraina si sta dirigendo verso la propria scontata conclusione, sempre che non ci sia già arrivata.</div><div style="text-align: justify;"><b>Sia negli Stati Uniti che tra i loro alleati in Europa si riconosce che la Russia ha prevalso in modo schiacciante, e in tutti i campi del conflitto.</b> Non c'è quasi nessuna possibilità di mettere rimedio a questa situazione, a prescindere dal denaro o dal rinnovato "sostegno" occidentale.</div><div style="text-align: justify;"><b>Ai militari ucraini toccano tutti i giorni gli amari frutti di questo dato di fatto. Sono arrivati a capirlo anche molti membri della classe dirigente di Kiev, ma hanno paura di parlare.</b> Il gruppo di integralisti dietro Zelensky, tuttavia, insiste a voler portare avanti le proprie illusioni sull'organizzazione di una nuova offensiva.</div><div style="text-align: justify;">Se l'Occidente si fermasse, compirebbe un atto caritatevole nei confronti dei morituri di un'altra vacua mobilitazione. L'esito, ineludibile, è quello di un accordo per porre fine al conflitto. Alle condizioni della Russia. Ma non dimentichiamo le <i>kishkes</i> di Biden:<b> un simile risultato significherebbe che Putin ha vinto, e che gli allori cui Biden aspirava sono finiti in cenere</b>. La guerra deve continuare anche se il suo unico esito fosse quello di lanciare missili a lungo raggio direttamente sulle città russe, cioè un crimine di guerra.</div><div style="text-align: justify;">È ovvio dove si andrà a parare. Biden si trova in una buca che non può che diventare più profonda ancora. Non può smettere di scavare?</div><div style="text-align: justify;">Alcuni negli Stati Uniti potrebbero desiderare che lo faccia, dato che le prospettive elettorali dei Democratici stanno peggiorando. Ma sembra probabile che non possa farlo, perché in quel caso a vincere sarebbe quel Putin che rappresenta la sua nemesi.</div><div style="text-align: justify;">E quella nemesi ha già vinto, ovviamente.</div><div style="text-align: justify;">A proposito dello stato sionista, Lanard <a href="https://www.motherjones.com/politics/2023/12/how-joe-biden-became-americas-top-israel-hawk/">prosegue</a>:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">... Biden ha spesso fatto risalire il suo inflessibile sostegno allo stato sionista... a "una lunga, lunga discussione" con Henry "Scoop" Jackson - un senatore notoriamente falco (una volta descritto come "più sionista dei sionisti").</div><div style="text-align: justify;">Dopo essere diventato vicepresidente, Biden è rimasto fedele alla sua convinzione che fosse necessario avere "piena luce": "la pace verrà solo se ci sarà <i>piena luce</i> tra stato sionista e Stati Uniti". In un libro di memorie pubblicato l'anno scorso, Netanyahu ha scritto che Biden ha chiarito fin da subito la sua disponibilità a essergli di aiuto: "Non hai molti amici qui, carissimo", <a href="https://www.google.com/books/edition/Bibi/VxVqEAAAQBAJ?hl=en&gbpv=1&dq=bibi+memoir&printsec=frontcover">avrebbe detto</a> Biden. "Io sono l'unico amico che hai. Quindi rivolgiti a me in caso di bisogno".</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">Nel 2010, quando Netanyahu fece infuriare Obama intraprendendo una corposa espansione degli insediamenti proprio mentre Biden era nello stato sionista, Peter Beinart <a href="https://jewishcurrents.org/joe-bidens-alarming-record-on-israel">riferì</a> che mentre Biden e i suoi volevano gestire la controversia in privato, Obama e il suo entourage presero una strada completamente diversa: Il Segretario Clinton diede a Netanyahu 24 ore per rispondere, <a href="https://www.google.com/books/edition/The_Netanyahu_Years/q2glDwAAQBAJ?hl=en&gbpv=1&dq=the+netanyahu+years&printsec=frontcover">avvertendolo</a> che "Se non vi adeguerete, la questione potrebbe avere conseguenze senza precedenti sulle relazioni bilaterali; qualcosa di mai visto prima".
"Biden si mise subito in contatto con l'esterrefatto Netanayhu... Biden sconfessò del tutto il Segretario di Stato [Clinton] e diede a [Netanyahu] un segnale forte sul fatto che qualsiasi cosa si stesse progettando a Washington si trattava di un gesto avventato e [che] avrebbe potuto renderlo inoffensivo al suo ritorno".</div><div style="text-align: justify;">Quando la Clinton vide la trascrizione, "capì di essere stata gettata sotto l'autobus" da Biden, disse un funzionario. Beinart ha concluso che</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>durante un periodo critico all'inizio dell'amministrazione Obama, quando la Casa Bianca pensava di esercitare concrete pressioni su Netanyahu per mantenere in vita la prospettiva di uno Stato palestinese, Biden ha fatto più di ogni altro funzionario di gabinetto per proteggere Netanyahu.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">È chiaro che tali resoconti permettono di collocare Biden visceralmente al fianco di alcuni membri del gabinetto di guerra di Netanyahu: "Non faremo un bel niente se non proteggere lo stato sionista", <a href="https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2023/12/12/remarks-by-president-biden-at-a-campaign-reception-5/">ha detto</a> Biden a dicembre durante una raccolta fondi; "niente di niente".</div><div style="text-align: justify;">Un sostegno tanto inscalfibile rappresenta un sicuro contesto per i prossimi errori strategici degli Stati Uniti, come Mosca, Teheran e Pechino avranno capito.</div><div style="text-align: justify;">L'ex diplomatico dello stato sionista e attuale insider di Washington Alon Pinkas ritiene che, nonostante una guerra tra stato sionista e Hezbollah sarebbe devastante per entrambe le parti, "essa sembra tuttavia inevitabile. Come mai?".</div><div style="text-align: justify;">"Mentre Washington non crede possibile un simile sviluppo... lo stato sionista sembra rassegnato all'idea. Tanto che <a href="https://www.washingtonpost.com/national-security/2024/01/07/israel-hezbollah-lebanon-blinken/">un articolo</a> dello <i>Washington Post</i> cita funzionari statunitensi che "si dicono allarmati", convinti che [Netanyahu] incoraggi l'escalation come chiave per la propria sopravvivenza politica".</div><div style="text-align: justify;">Ma cosa dicono a Biden le sue <i>kishkes</i>? Se Pinkas ritiene inevitabile un'operazione militare da parte dello stato sionista per "spostare" Hezbollah a nord del Litani, e se lo stato sionista è "rassegnato a intraprenderla", non sarebbe anche probabile -dato l'incrollabile sostegno di Biden allo staot sionista- che anche Biden sia in qualche modo rassegnato a una guerra?</div><div style="text-align: justify;">Che dire della notizia riportata domenica 7 gennaio dallo <i>Washington Post</i>, secondo cui Biden avrebbe incaricato il suo staff di <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2024-01-07/ty-article/.premium/u-s-secretary-of-state-blinken-arriving-in-israel-as-regional-conflict-looms/0000018c-e4d7-d249-a1ce-efd78a0c0000">impedire una guerra totale</a> tra stato sionista e Hezbollah?
Quel resoconto -chiaramente fatto trapelare di proposito- era probabilmente inteso a chiamare in correità gli Stati Uniti, nel caso in cui fosse scoppiata una guerra nel nord del paese.
Il senatore Lindsay Graham ha recapitato un messaggio ben diverso a Netanyahu durante il loro incontro di giovedì scorso, e poi anche a Mohamed Bin Salman ncontrato più tardi nella sua tenda nel deserto; proprio come nel 2010, Biden ha detto a mezza voce a Netanyahu di ignorare il messaggio di Obama sulla ineludibile necessità di uno Stato palestinese? Gli alti esponenti statunitensi non sono soliti incontrare sia il premier sionista che, successivamente, il principe ereditario, senza aver contattato il comando della Casa Bianca.</div><div style="text-align: justify;">La chiave per comprendere i complessi problemi che un'azione militare in Libano comporta risiede nella necessità di vederla da una prospettiva più ampia: dal punto di vista dei neoconservatori, il confronto con Hezbollah richiama i pro e i contro di una più ampia "guerra" degli Stati Uniti contro l'Iran. Tale conflitto comporterebbe aspetti geopolitici e strategici diversi e più esplosivi, dal momento che sia la Cina che la Russia hanno stretto con l'Iran una partnership strategica.</div><div style="text-align: justify;">L'inviato statunitense Hochstein si trova a Beirut questa settimana e, secondo quanto riferito, è stato incaricato di richiamare la parte libanese e quella sionista al rispetto di quanto disposto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2006, che non è mai stata attuata.</div><div style="text-align: justify;">Il governo libanese ha proposto alle Nazioni Unite una road map per l'attuazione della risoluzione 1701. Il percorso prevede di chiudere un accordo su tutti i tredici punti di confine contestati, e propone di delimitare di conseguenza i confini tra Libano e stato sionista. Solo che, come sottolinea Pinkas, un tale modo di presentare la questione è del tutto fuorviante, perché la Risoluzione 1701 non riguarda una mera disputa territoriale irrisolta con il Libano. L'obiettivo principale della Risoluzione 1701 era ed è il disarmo e la smobilitazione di Hezbollah, ma nel piano del governo libanese Hezbollah non viene nemmeno menzionato. Il che pone chiari interrogativi sul suo realismo e sulle sue intenzioni.</div><div style="text-align: justify;">Perché Hezbollah dovrebbe convincersi a disarmare quando Netanyahu, insieme al Ministro della Difesa Gallant, ha annunciato in una dichiarazione congiunta nel fine settimana del 7 gennaio che "la guerra non è vicina alla fine, né a Gaza né ai confini settentrionali" con il Libano?</div><div style="text-align: justify;">Gallant nelle stesse circostanze ha detto a chiare lettere che lo stato sionista non tollererà che ai circa centomila suoi cittadini sfollati dalle loro case nel nord sia impossibile rientrare a causa delle minacce di Hezbollah. Se non dovesse affermarsi la soluzione diplomatica di Hochstein, che prevede che Hezbollah disarmi e si allontani dal sud del Libano, secondo quanto promesso da Gallant lo stato sionista interverrà militarmente. "La clessidra si capovolgerà presto", ha avvertito.</div><div style="text-align: justify;">Forse l'aspetto più scoraggiante e minaccioso di un confronto militare tra stato sionista e Hezbollah sta nel fatto che a quanto pare è una cosa inevitabile, conclude Pinkas:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>La sensazione è che si tratti di una conclusione scontata. In assenza di un accordo politico reciprocamente concordato e duraturo, e data la ragion d'essere di Hezbollah e le ambizioni regionali dell'Iran, lo scoppio di una guerra del genere potrebbe essere solo una questione di tempo.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Così non c'è da sorprendersi se al suo arrivo nello stato sionista Blinken si è imbattuto in un profondo scetticismo sulla possibilità di raggiungere un accordo con il Libano per il ritiro di Hezbollah al di là del fiume Litani, come <a href="https://www.al-monitor.com/originals/2024/01/can-blinken-restrain-israel-war-hezbollah-lebanon-front-escalates">riferisce</a> il commentatore dello stato sionista Ben Caspit. Certo, di sollevare l'argomento con Hezbollah non se ne è parlato neppure...!</div><div style="text-align: justify;"><b>Se lo stato sionista dovesse invadere il Libano per tentare di allontanare Hezbollah dal confine, ovviamente invaderebbe uno stato sovrano membro delle Nazioni Unite. </b>A prescindere dalle circostanze, questo gesto verrebbe immediatamente denunciato a livello internazionale come aggressione illegale.</div><div style="text-align: justify;">Lo scopo di questi negoziati è allora quello di cercare di far accettare allo stato libanese un accordo svuotato, che ignori la situazione delle fattorie di Sheba pur accettando la risoluzione 1701 in linea di principio, in modo che lo stato sionista non possa essere accusato di aver invaso uno stato sovrano?</div><div style="text-align: justify;">Anche in questo caso non potrebbe trattarsi di una tattica, adottata col benestare di Hezbollah, per evitare di incolpare i circoli libanesi di aver scatenato una guerra che danneggerebbe lo stato, addossando allo stato sionista la responsabilità di aver lanciato un attacco al Libano? L'iniziativa sulla risoluzione 1701 non potrebbe essere altro che una farsa, con lo sguardo rivolto alle possibili conseguenze legali? Se così fosse, in che modo potrebbe influire il messaggio che Biden potrebbe inviare per vie traverse allo stato sionista? Sappiamo che uno dei messaggi inviati dagli Stati Uniti all'Iran dice che <b>gli Stati Uniti non vogliono una guerra con l'Iran</b>. Tutto questo sta preparando la scena affinché Biden affermi di nuovo che il suo incrollabile sostegno per lo stato sionista è ancora intatto? Quasi certamente.</div><div style="text-align: justify;">La Russia, l'Iran, la Cina e gran parte del mondo stanno osservando come gli Stati Uniti si stiano lasciando trascinare in una serie di errori strategici che si susseguono uno via l'altro, e che senza dubbio rimodelleranno l'ordine globale a loro vantaggio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-64111565265427628012024-01-04T08:14:00.004+01:002024-01-04T08:14:49.291+01:00La Repubblica Islamica dell'Iran contro Emanuele Pozzolo<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIj_W-Mg8zWJDxsShL0456adqW1N5tcW8OsxPNdtYBLMkpZhNOzn75RH-NozPS65jWNAai4ws9PYf72ZxsKQHeRXltKqHPdBxg6TFukDaseBDlvD6fR213ZplI3H-MhMtJwMYvb1YbX76PZ2uiDQ1HcC4eOkDwzughA211drJSf2awR93BYhWgPsIi5Uk/s1217/emanuele_pozzolo_2024.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="694" data-original-width="1217" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIj_W-Mg8zWJDxsShL0456adqW1N5tcW8OsxPNdtYBLMkpZhNOzn75RH-NozPS65jWNAai4ws9PYf72ZxsKQHeRXltKqHPdBxg6TFukDaseBDlvD6fR213ZplI3H-MhMtJwMYvb1YbX76PZ2uiDQ1HcC4eOkDwzughA211drJSf2awR93BYhWgPsIi5Uk/w640-h364/emanuele_pozzolo_2024.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Fino all'inizio di gennaio 2024 <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Pozzolo">Emanuele Pozzolo</a> altro non era che uno dei molti ben vestiti di nessuna rilevanza che ricoprono incarichi pubblici molto ben retribuiti nelle formazioni politiche "occidentaliste".</div><div style="text-align: justify;">Secondo le gazzette, la notte di Capodanno avrebbe sparato un colpo di pistola con un'arma da borsetta durante una festicciola tra amici in una romitissima località piemontese, ferendo a una gamba un altro ospite.
<br />Sicché Emanuele Pozzolo è tornato famoso per quattordici minuti. <br />Gli era già riuscito due o tre volte, non propriamente per il contributo fornito al bene comune.</div><div style="text-align: justify;">Nei giorni successivi, sempre secondo le gazzette, l'elegante Pozzolo avrebbe detto di avere richiesto da qualche mese <a href="https://web.archive.org/web/20240104070336/https://www.politicanews.it/politica-italiana/corriere-della-sera-pozzolo-e-il-porto-d-armi-il-deputato-aveva-ricevuto-minacce-dall-iran-124098">un porto d'armi</a> perché minacciato su internet da "esponenti vicini al governo iraniano".</div><div style="text-align: justify;">Non resta che arrendersi all'evidenza.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi ha smesso di occuparsi delle mene dei sionisti, dei narcotrafficanti e dell'opposizione armata per concentrarsi sul pericolosissimo esponente politico vercellese.</b></div><div style="text-align: justify;">Quasi certamente sono riprese le esercitazioni a Bandar-e-Anzali, nel caso si renda necessaria una caccia all'uomo fra le risaie di Ronsecco, Crova e Livorno Ferraris.<br /><br /></div><div style="text-align: justify;">In altre parole, abbiamo <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/1370-parlano-i-vertici-di-hezbollah-appena-sistemati-questi-piccoli-fastidi-in-siria-torneremo-ad-occuparci-di-nello-rega.html">il nuovo Nello Rega</a>.</div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-48542039741102952062023-12-26T16:01:00.002+01:002023-12-26T16:01:38.206+01:00Alastair Crooke - Netanyahu superato dal furbo Biden? No, è Biden quello che viene preso in giro<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLvUYS5aDEGvQd45cy7CQ2OshmjRCZlgLvWAW4p9HYfnakKx2GBS4wrH9AtEdQGT6lGKpMr3Xy5cOgb4BrUKDNV2c1le91rzIUgPfel2-Y7jbLvADCPxRLxnJR4-kbQLMvKqvJXaSyid3N1YJ-ayIelGl1aiCIgrpTVsWZRisJMQTUqVQ4V0vT09liio0/s930/biden_netanyahu_2023.jpg" style="display: block; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLvUYS5aDEGvQd45cy7CQ2OshmjRCZlgLvWAW4p9HYfnakKx2GBS4wrH9AtEdQGT6lGKpMr3Xy5cOgb4BrUKDNV2c1le91rzIUgPfel2-Y7jbLvADCPxRLxnJR4-kbQLMvKqvJXaSyid3N1YJ-ayIelGl1aiCIgrpTVsWZRisJMQTUqVQ4V0vT09liio0/s600/biden_netanyahu_2023.jpg" width="600" /></a></div>
<i>Traduzione da </i><a href="https://strategic-culture.su/news/2023/12/25/netanyahu-outsmarted-by-wily-biden-no-biden-one-being-played/">Strategic Culture</a>,<i>25 dicembre 2023</i>.<br /><br /><div style="text-align: justify;">Quando <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-19/ty-article/.premium/biden-knows-that-netanyahu-is-not-a-partner-at-all-for-postwar-gaza/0000018c-81e8-d301-a3ac-87e9da380000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=daily-brief&utm_content=cf92cd82d2">un ospite gli ha detto</a> che Netanyahu sta trascinando gli Stati Uniti in una guerra di civiltà e che Netanyahu dà la colpa a lui lamentandosi che la Casa Bianca vuole impedire allo stato sionista di affrontare il problema alla radice con tutti quei discorsi su Gaza e sul "giorno dopo", Biden ha sorriso e ha risposto "Lo so".</div><div style="text-align: justify;">In pratica, Netanyahu sta semplicemente mettendo in atto una classica manovra di aggiramento, cercando di eludere Biden con la scusa del conflitto più grave che in atto con l'Iran: "Perché mi tormenti con Gaza quando c'è una guerra grossissima in corso", suggerisce un Bibi esasperato?</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Questa non è solo la 'nostra guerra', ma per molti versi anche la vostra... È una battaglia contro l'asse iraniano... che ora minaccia di chiudere lo stretto marittimo di Bab Al-Mandeb... È l'interesse... dell'intero mondo civile", ha detto Netanyahu senza tanti giri di parole.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">La reazione di Biden è un sorriso compiaciuto che lascia intendere che egli pensa di poter superare Netanyahu ("la volpe"). Questo è l'approccio di Biden: mira a disinnescare le accuse di Netanyahu -per cui gli USA gli starebbero facendo ostruzionismo- per mezzo di una serie di incontri ad alto livello che ribadiscono il suo incondizionato sostegno allo stato sionista, e ad anticipare Bibi insistendo sul fatto che lui (Biden) si occuperà delle questioni non legate a Gaza (Hezbollah, Yemen...).</div><div style="text-align: justify;">Insomma, gli Stati Uniti stanno mettendo insieme una forza navale per affrontare AnsarUllah nello Yemen; l'amministrazione Biden agirà per sanzionare i coloni violenti in Cisgiordania, sta ammonendo Baghdad di tenere a freno lo Hashad al Sha'abi, e i suoi inviati a Beirut stanno cercando di negoziare un "accordo diplomatico" che includa il ritiro delle Forze Radwan di Hezbollah dall'altro lato del fiume Litani nel sud del Libano, e che affronti anche le dispute di confine irrisolte tra stato sionista e Libano.</div><div style="text-align: justify;">Biden si vanta di essere un attore di politica estera di grande esperienza e si ritiene troppo astuto per i trucchi di Bibi. Ma forse Netanyahu, pur con tutti i suoi difetti, capisce meglio la regione.</div><div style="text-align: justify;">È chiaro che Biden viene davvero preso in giro. Anche se non lo riconosce.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu sa che Hezbollah non disarmerà mai ritirandosi a nord del Litani. Lo sa e quindi può aspettare il fallimento diplomatico di Biden, prima di dire che i circa settantamila cittadini dello stato sionista sfollati dalle città del nord dopo il 7 ottobre devono "tornare a casa" e che se gli Stati Uniti non possono allontanare Hezbollah dal confine, allora lo farà lo stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu sta usando l'iniziativa diplomatica libanese di Biden per costruire una giustificazione ad uso degli europei per un'operazione sionista in programma da qui a poche settimane per allontanare Hezbollah dal confine. Un'operazione dello stato sionista contro Hezbollah è in programma fin dall'inizio della guerra a Gaza.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu sa anche che il controllo sulle violenze dei coloni in Cisgiordania non spetta a lui e che è nelle mani dei suoi colleghi, i ministri Ben Gvir e Smotrich. Né lui né Biden possono imporre loro nulla: da mesi stanno aumentando silenziosamente la stretta sui palestinesi della Cisgiordania.
Infine, Netanyahu conosce gli Houthi: non si lasceranno scoraggiare dalla flottiglia di Biden. Anzi, si divertiranno ad attirare l'Occidente in un pantano nel Mar Rosso.</div><div style="text-align: justify;">Che piaccia o no, la tattica di Biden di contenere e prevenire l'escalation regionale imponendo il ruolo da protagonista degli Stati Uniti al posto dello stato sionista sta chiaramente trascinando gli USA in un conflitto ancora più profondo. Biden crede forse che gli Houthi si ritireranno tranquillamente perché la Gerald Ford è ancorata al largo di Bab Al-Mandeb, o che Hezbollah accetterà le istruzioni di Amos Hochstein?</div><div style="text-align: justify;">Il secondo aspetto per cui Biden si trova surclassato è il fatto che egli considera il problema dello stato sionista come impersonato dal solo Bibi, che starebbe indulgendo in una politica personalistica. Certo, è vero che il premier dello stato sionista sta plasmando la politica del paese in base alle proprie esigenze di sopravvivenza; tuttavia ci si trattenga un attimo a considerare ciò che il presidente Herzog ha detto martedì durante una <a href="https://s2.washingtonpost.com/3c2932e/6582784c5f58251d29722894/596a495a9bbc0f0e09e976aa/11/60/">intervista</a> richiesta dallo <i>Atlantic Council</i>, uno importante think tank con sede a Washington.</div><div style="text-align: justify;">Prima della guerra, Herzog è stato a lungo considerato dallo establishment della politica estera di Washington come una colomba, e senz'altro di sinistra rispetto a Netanyahu.</div><div style="text-align: justify;">Nella suddetta intervista Herzog ha affermato che <b>"Intendiamo conquistare l'intera Striscia di Gaza e cambiare il corso della storia"</b>. Ha affermato che l'attuale conflitto è uno scontro tra "civiltà differenti" e ha definito Hamas (in termini puramente manichei) una "forza del male", aggiungendo che lo stato sionista non avrebbe più tollerato che Gaza fosse una "base per un Iran che sta spingendo tutti nell'abisso delle stragi e della guerra".</div><div style="text-align: justify;">Non c'è molta differenza tra lui e il Primo Ministro, quindi.</div><div style="text-align: justify;"><b>La convergenza tra Herzog e Bibi riflette forse un cambiamento più sostanziale</b> in atto nello stato sionista, un cambiamento strategico che va ben oltre l'ossessione personale di Biden per Bibi: il <a href="https://www.nytimes.com/2023/12/19/world/middleeast/israel-oct-7-left-wing-peace.html">New York Times</a> e lo <a href="https://www.jpost.com/arab-israeli-conflict/gaza-news/article-774822">Jerusalem Post</a> riferiscono che<b> dopo il 7 ottobre il 36% dei cittadini dello stato sionista si è spostato decisamente a destra su una serie di questioni politiche, tra cui il sostegno ai coloni in Cisgiordania, l'appoggio a politici di estrema destra e persino gli insediamenti nella Striscia di Gaza.</b> Sebbene l'opinione pubblica nei confronti dello stesso Netanyahu stia mostrandosi <a href="https://www.nytimes.com/2023/12/02/world/middleeast/israel-netanyahu-hamas-war.html">dubbiosa</a>, non si prevede che il suo governo cada.
E anche se dovesse succedere, è essenziale capire che l'appoggio per le politiche sostenute dal governo di destra radicale di Netanyahu sta crescendo, e sta crescendo rapidamente.</div><div style="text-align: justify;">La destra dello stato sionista <a href="https://www.jpost.com/arab-israeli-conflict/gaza-news/article-774822">predica</a> in genere il controllo della Cisgiordania e di Gaza, e in molti a destra si oppongono al principio che prevede l'esistenza di uno stato palestinese accanto a uno stato sionista. Lo si capisce da molte delle politiche dell'attuale governo, che ha lavorato <b>per espandere gli insediamenti in Cisgiordania e per rendere Gaza invivibile per i palestinesi.</b></div><div style="text-align: justify;">Al lato opposto dello spettro si trova la sinistra dello stato sionista. Lo Jerusalem Post osserva che la sinistra è ampiamente convinta del fatto che lo stato sionista stia "occupando" la Cisgiordania e che si possa giungere alla fine del conflitto solo mettendo termine all'occupazione e consentendo una soluzione basata su due stati. Ma nessuno è esplicito su dove dovrebbe situarsi questo secondo stato, uno stato palestinese. Dal punto di vista legale si tratterebbe di Gaza, Cisgiordania e parte di Gerusalemme. Ma chi potrebbe imporre queste condizioni? Chi espellerebbe i coloni dalla Cisgiordania?</div><div style="text-align: justify;">Per molti nello stato sionista la situazione degli ultimi trent'anni, con uno stato di occupazione e una segregazione in stile apartheid rapppresentava il tipo praticabile di una soluzione basata su due stati: solo che i suoi pilastri -la separazione strutturale, l'imposizione con la forza militare e la deterrenza- che per molti nello stato sionista sembravano promettere la "tranquillità" in cui molti confidavano sono andati in pezzi il 7 ottobre.</div><div style="text-align: justify;">"Il trauma seguito al 7 ottobre ha mutato aspetto alla società dello stato sionista; l'ha costretta a mettere in discussione principi fondamentali come l'essere o meno al sicuro a casa propria", ha <a href="https://www.nytimes.com/2023/12/19/world/middleeast/israel-oct-7-left-wing-peace.html#:~:text=%E2%80%9CThe%20trauma%20of%20what%20happened,more%20hard%2Dline%20policies.%E2%80%9D">detto</a> l'editorialista Tal Schneider:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Ora chiedono di più: più militari, più protezione, più politica intransigente".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">"Molte persone di destra", <a href="https://www.jpost.com/arab-israeli-conflict/gaza-news/article-774822">scrive</a> Ariella Marsden sullo <i>Jerusalem Post</i>, "e una minoranza di persone di sinistra, hanno visto il 7 ottobre come la riprova del fatto che la pace con i palestinesi è impossibile". Non sorprende che si stia pensando a cacciare la popolazione; un proposito che si intona con l'idea della "nuova guerra d'indipendenza" cara a Netanyahu.</div><div style="text-align: justify;">In breve, Biden può anche credere che la sua <i>lunga esperienza</i> gli permetta di mettersi dalla "parte giusta" nel giudicare gli eventi. La sua esperienza, tuttavia, appartiene a un'altra epoca. <b>La politica dello stato sionista che gli era familiare non esiste più: il vecchio paradigma del suo modus vivendi con i palestinesi non ha più agibilità.</b> La demografia non spinge più verso il concedere uno stato ai palestinesi, ma piuttosto verso il <b>ripulire il paese da tutte le "popolazioni ostili".</b></div><div style="text-align: justify;">Nello stato sionista, adesso, ci si sta adoperando per arrivare a questa nuova soluzione.</div><div style="text-align: justify;">E proprio come la resistenza di Hamas ha indicato nuovi modi di fare la guerra, così la "lunga esperienza" di Biden, esemplificata dall'invio di portaerei e navi risalenti agli anni Sessanta a incrociare al largo in un'epoca di droni agili e intelligenti spesso non tracciabili e di missili guidati, sta a testimoniare qualcosa di altrettanto superato.</div><div style="text-align: justify;">Gli Stati Uniti sono oggi direttamente impegnati nello Yemen, in Libano, in Cisgiordania, in Iraq e in Siria. E man mano che il conflitto si espande gli Stati Uniti ne saranno ritenuti almeno in parte responsabili: <b>avete deliberatamente lasciato che a Gaza si arrivasse alla rottura? Adesso i cocci sono vostri. E saranno vostri anche i cocci di tutto quant'altro dovesse andare in pezzi.</b></div><div style="text-align: justify;">Due milioni di abitanti di Gaza diventeranno tutti profughi e saranno privi di un governo in grado di esercitare funzioni minime e di fornire servizi di base. Netanyahu lo capisce? Certamente. Alla stragrande maggioranza dei cittadini dello stato sionista la cosa interessa? No. Ma al resto del mondo sì. E il resto del mondo vede una macchia scura che si sta espandendo sulla mappa, e che si riversa sull'Occidente.</div><div style="text-align: justify;">E la flottiglia statunitense nel Mar Rosso, l'impegno della diplomazia in Libano, le telefonate frenetiche perché la Cina aiuti a tenere a freno l'Iran e gli sforzi con Baghdad, basteranno a porre fine al piano dell'Asse?</div><div style="text-align: justify;">No. La Resistenza pretende di vedere annaspare gli USA, e di vedere lo stato sionista soffocato dalla rabbia che la invita a salire altri gradini nella escalation di un conflitto sempre più ampio e diffuso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-42732141872847199432023-12-22T10:30:00.001+01:002023-12-22T10:30:12.392+01:00Firenze. Il ricco Marco Carrai e il sionismo di complemento nel dicembre 2023<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAKufChfjUT1z8zAZUjEK_ZeY-MLDfDmBMgZDyLQqQWKxnle6YOBfzvaVExNS1GfEmHjpN-8xt8qwWqvxhmeo1dVA4Zq1v2ete9ylOKm9OFo9_re7qw0ZnRxKn6MeMi1injnqO8cSNykiIDOCKCpW1zSw-q2OksoVBNYAayPhp2H92nBZ-lJHZ0WQbCXk/s545/palestinian_child_2023.jpg" style="display: block; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="343" data-original-width="545" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAKufChfjUT1z8zAZUjEK_ZeY-MLDfDmBMgZDyLQqQWKxnle6YOBfzvaVExNS1GfEmHjpN-8xt8qwWqvxhmeo1dVA4Zq1v2ete9ylOKm9OFo9_re7qw0ZnRxKn6MeMi1injnqO8cSNykiIDOCKCpW1zSw-q2OksoVBNYAayPhp2H92nBZ-lJHZ0WQbCXk/s16000/palestinian_child_2023.jpg" /></a><div style="text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAKufChfjUT1z8zAZUjEK_ZeY-MLDfDmBMgZDyLQqQWKxnle6YOBfzvaVExNS1GfEmHjpN-8xt8qwWqvxhmeo1dVA4Zq1v2ete9ylOKm9OFo9_re7qw0ZnRxKn6MeMi1injnqO8cSNykiIDOCKCpW1zSw-q2OksoVBNYAayPhp2H92nBZ-lJHZ0WQbCXk/s545/palestinian_child_2023.jpg"></a><br /><b>Marco Carrai</b> è ricco, si mostra solitamente ben vestito e ricopre una serie di cariche discretamente retribuite.</div></div><div style="text-align: justify;">Esiste un <a href="https://web.archive.org/web/20231222081058/https://www.toscana-aeroporti.com/images/files/investor-relations/corporate-governance/consiglio-di-amministrazione/20180530_-_cv/CV_Carrai.pdf">curriculum</a> pessimamente redatto (tra ricchi possono anche permetterselo) che elenca molte di queste cariche e nessun titolo accademico. Tace a riguardo anche il <a href="https://sol.unifi.it/tesi/consultazione">sito</a> dell'Università di Firenze.</div><div style="text-align: justify;">Il signor Carrai avrebbe avuto tutte le carte in regola per conoscere da vicino gli agi che il liberismo e la meritocrazia riservano anche a chi ha curato la propria formazione molto più di lui. Per cui è lecito ipotizzare che ricchezza, abbigliamento raffinato e accesso a consessi dal nome altisonante non li debba per intero a una giovinezza passata chino sui libri o facendo esercizio di pazienza sui treni del pendolarismo.</div><div style="text-align: justify;">Fra le cariche che ricopre c'è anche quella di console onorario[*] dello stato sionista. Quello del sionismo di complemento è peraltro un campo in cui si fa notare <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/283-marco-carrai-e-la-solidarieta-per-coscrizione.html">da almeno quindici anni</a>.</div><div style="text-align: justify;">Nel dicembre 2023 lo stato sionista è impegnato da un paio di mesi in una rappresaglia che sta comportando la sostanziale distruzione del territorio di Gaza; Marco Carrai è impegnato da altrettanto tempo nel fare largo a gomitate alle istanze che ha il dovere di rappresentare.</div><div style="text-align: justify;">Solo che a Firenze lo stato sionista non è molto popolare neppure <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Comunit%C3%A0_ebraica_di_Firenze">in via Farini</a>, e vi abbondano per giunta le persone serie che non si fanno alcun problema a ricordare (gratis) al ben vestito Carrai l'impopolarità delle istanze che sostiene.</div><div style="text-align: justify;">Si riporta qui senza correzioni un <a href="https://www.iononstoconoriana.com/images/palestina_marco_carrai_dicembre_2023.pdf">volantino</a> diffuso in città, che ha contrariato non poco il ricco Marco Carrai.
Fra i pregi che presenta c'è anche quello di non ricorrere al linguaggio inclusivo.<br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"></div><blockquote><div style="text-align: center;"><b>Fondazione Meyer: il diritto alle cure vale anche per i bambini palestinesi?</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una strage senza tregua di cui è difficile ancora calcolare le dimensioni sta travolgendo la Palestina.</div><div style="text-align: justify;">Dopo 2 mesi si contano più di 10.000 bambini uccisi a Gaza, oltre alle migliaia che hanno subito - e stanno subendo - mutilazioni e ferite.</div><div style="text-align: justify;">Gli ospedali sono saturi e alcuni ormai fuori servizio; è stata tagliata l’elettricità e i generatori hanno finito il carburante.</div><div style="text-align: justify;">Manca l’acqua e non si può sterilizzare; mancano farmaci e antidolorifici.</div><div style="text-align: justify;">I pazienti subiscono amputazioni e interventi senza anestesia sul pavimento delle corsie: gli ospedali sono incapaci di contenere il massacro in atto. Gli operatori della sanità mettono a repentaglio la propria vita per assistere i feriti in circostanze apocalittiche. Nel frattempo gli attacchi dell’esercito israeliano contro strutture ospedaliere e ambulanze sono sistematici: è in atto una aggressione pianificata contro chi pratica la professione medica. Si contano 364 attacchi a strutture sanitarie. 250 operatori uccisi. 190 ambulanze bombardate. Non solo: gli ordini di evacuazione dati da Israele condannano a morte malati e feriti, donne partorienti, bambini che per sopravvivere devono stare nelle incubatrici.</div><div style="text-align: justify;">In mezzo all’angoscia che questo genocidio ci crea siamo allarmati da un altro avvenimento di questo nefasto ottobre: la nomina del nuovo presidente della Fondazione Meyer, Marco Carrai, Console onorario di Israele.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Chi è Marco Carrai?</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Uno dei tanti uomini di potere italiani, conosciuto come “l’uomo ombra” di Renzi, con le mani in pasta un po’ ovunque ma che non ha nulla a che vedere con la medicina e la sua etica.</div><div style="text-align: justify;">Presidente di Toscana Aeroporti dal 2015, Carrai è sostenitore per tornaconto personale del nuovo aeroporto di Peretola - di cui anche la recente alluvione ha mostrato tutte le possibili criticità. È inoltre membro dei consigli di amministrazione di varie aziende (recentemente anche delle acciaierie di Piombino, dove sono in ballo enormi interessi economici).</div><div style="text-align: justify;">È membro del CdA della Fondazione Ente cassa di risparmio di Firenze (altri interessi!) ed è indagato per l’ipotesi di reato di “finanziamento illecito ai partiti” nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open. Dal 2019 ricopre anche il ruolo di console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia. Come è possibile che una fondazione che si occupa di sviluppare le migliori cure per i bambini sia presieduta dal console di un paese che sta bombardando ospedali e attuando un genocidio di massa? Crediamo che queste ipocrisie non siano tollerabili e che un tale incarico, finalizzato all’accesso alle migliori cure per tutti i bambini, non possa essere ricoperto da persone che si occupano solo di business e di alleanze con chi rappresenta maggior potere e ricchezza. Se si danno incarichi istituzionali a loschi individui come Carrai significa che ci sono complicità in alto! Chiediamo a gran voce l’esonero immediato di Marco Carrai dalla fondazione Meyer: nessun sostegno a chi si rende complice del genocidio del popolo palestinese.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Basta col massacro di civili e bambini!</div><div style="text-align: justify;">Boicottiamo Israele e la sua economia di guerra!</div><div style="text-align: justify;">Vi invitiamo a partecipare:</div><div style="text-align: justify;">- Venerdì 22 dicembre, ore 10-12: volantinaggio al N.I.C. di Careggi</div><div style="text-align: justify;">- Sabato 23 dic. ore 15.30: flash mob di fronte all’ospedale pediatrico Meyer</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Operatori sanitari per la Palestina</i></div><div style="text-align: justify;"><i>CUB Firenze</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Comitato “Io non ci sto”, FI</i></div><div style="text-align: justify;"><i>CPA-FI Sud</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Firenze per la Palestina</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Casa dei diritti dei popoli</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Comunità palestinese</i></div></blockquote><p><br />[*] Neanche console. Console onorario. "Neanche cuoco: <i>sotto</i>cuoco...!" (cit.) </p><div style="text-align: justify;"></div>
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-80354009424269650342023-12-19T12:38:00.002+01:002023-12-19T12:38:30.794+01:00Alastair Crooke - Gaza. L'Asse della Resistenza può mettersi tranquillamente ad aspettare e lasciare che sia Netanyahu a muoversi... e a commettere errori<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7xYCyRfj0itraLAoXmBduaSETZr9LAj-xmsdo_c6NODG89P4plZkenJWOcpKeh-OEfIhE0fhcrTqgXfUVc3zmEuGmbQRsYS0tPcamexZGl32pEl7ee6QNFdy_OYOB48xgZVCEvj4UUfoSbKjUKqgpOi411sqo47nVK5yznMozGjtEXVO3swaCdD6i1hI/s930/netanyahu_december_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7xYCyRfj0itraLAoXmBduaSETZr9LAj-xmsdo_c6NODG89P4plZkenJWOcpKeh-OEfIhE0fhcrTqgXfUVc3zmEuGmbQRsYS0tPcamexZGl32pEl7ee6QNFdy_OYOB48xgZVCEvj4UUfoSbKjUKqgpOi411sqo47nVK5yznMozGjtEXVO3swaCdD6i1hI/w640-h358/netanyahu_december_2023.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Gaza. Nella piccola stanza poco illuminata la prima cosa che si notava era quella sedia a rotelle da museo. Solo dopo si distingueva la figura accartocciata e coperta del paraplegico che la occupava.</div><div style="text-align: justify;">All'improvviso, dalla sedia a rotelle sembrò venire uno stridio acuto; l'apparecchio acustico del suo occupante era impazzito e avrebbe continuato a strepitare a intervalli regolari durante tutto il tempo della mia <a href="https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-palestine-war-truce-long-term-truce-offing-could">visita</a>. Mi chiesi quanto potesse sentire l'occupante della sedia, con un apparecchio acustico così mal regolato.</div><div style="text-align: justify;">Durante la conversazione mi resi conto che, disabile o meno, la sua mente era più acuta di un coltello. Era duro come il ferro, animato da un sobrio umorismo e dagli occhi sempre vivaci. Era chiaro che si stava divertendo, tranne quando lottava con i fischi e gli strepiti del suo apparecchio acustico. Come era possibile che da una figura tanto esile promanasse un tale carisma?</div><div style="text-align: justify;">Quest'uomo sulla sedia a rotelle e con l'auricolare sgangherato -lo sceicco <b>Ahmad Yassin</b>- era il fondatore di Hamas.</div><div style="text-align: justify;">Alla fine, quello che mi disse quella mattina è quello che ha stravolto il mondo islamico di oggi.</div><div style="text-align: justify;">Mi disse: "<b>Hamas <i>non</i> è un movimento islamico. È un movimento di liberazione</b> e chiunque, sia egli cristiano o buddista" -persino io, quindi- "potrebbe unirsi a esso. Siamo tutti benvenuti".</div><div style="text-align: justify;">Perché questa semplice espressione si sarebbe rivelata tanto significativa e collegata agli eventi di oggi?</div><div style="text-align: justify;">Beh, il clima di Gaza a quel tempo (2000-2002) era prevalentemente quello dell'islamismo ideologico. I Fratelli Musulmani egiziani vi erano profondamente radicati. Non si trattava di un movimento di resistenza in sé; era capace di ricorrere alla violenza, ma il suo obiettivo principale erano le opere sociali e una pratica governativa scevra dalla corruzione. Voleva dimostrare fino a che punto arrivassero le sue competenze in materia di governo.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il commento di Yassin era rivoluzionario perché il concetto di <i>liberazione</i> era prevalente rispetto ai dogmi e alle varie "scuole" dell'Islam politico.</b> Alla fin fine lo "Hamas di Gaza" avrebbe preso questa forma, in contrasto con quelli che per convenzione si intendono come i vertici del movimento che se ne stanno a Doha. Sinwar e Dief sono "figli di Yassin".</div><div style="text-align: justify;">Per farla breve poco tempo dopo Yassin, mentre attraversava la strada con la sedia a rotelle per recarsi alla moschea adiacente durante la preghiera del venerdì,<b> è stato fatto a pezzi da un missile dello stato sionista </b>appena uscito da casa.</div><div style="text-align: justify;">L'ala dei Fratelli Musulmani di Hamas ha avuto la possibilità di dimostrare quanto fosse competente a governare: ha vinto con ampio suffragio le elezioni del 2006 dell'Autorità Palestinese a Gaza e ha conquistato la maggioranza dei seggi, alcuni anche in Cisgiordania.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il presidente Bush e Condoleeza Rice restarono inorriditi. Avevano appoggiato l'iniziativa di tenere le elezioni... e guarda cosa va a succedere.</b> Così il premier Blair e il presidente Bush misero a punto un piano segreto per reagire, senza metterne al corrente l'Unione Europea: i leader di Hamas e le ONG del movimento che facevano attività sociale dovevano essere eliminati. Inoltre, l'Autorità Palestinese avrebbe dovuto reprimere tutte le attività di Hamas, in stretta collaborazione con lo stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Secondo questo piano<b> la Cisgiordania sarebbe stata destinataria di ingenti aiuti finanziari per costruire un prospero stato di tipo occidentale all'insegna dei consumi e della sicurezza, mentre Gaza sarebbe stata ridotta di proposito alla fame.</b> Sarebbe stata costretta a cuocere nel suo brodo, stretta d'assedio per sedici anni. Avrebbe stagnato nella povertà.</div><div style="text-align: justify;"><b>Dallo stato sionista hanno fornito una base empirica al piano di Blair, calcolando esattamente quante calorie a testa, quanto carburante e gas sarebbero potuti entrare a Gaza in modo da mantenervi un livello di vita di pura sussistenza.</b> Dopo questa iniziativa di Blair e Bush,<b> i palestinesi sono rimasti irrimediabilmente divisi</b>, e un progetto politico non è nemmeno lontanamente possibile.
Come <a href="https://foreignpolicy.com/2023/11/22/hamas-gaza-israel-netanyahu-palestine-apartheid-containment-resistance/">scrive</a> Tareq Baconi su Foreign Policy:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Hamas si trovava bloccato... in una situazione in cui l'equilibrio era determinato dalla violenza, in cui la forza militare si affermava come mezzo per negoziare concessioni tra Hamas e stato sionista. [Hamas ha usato] missili e altre tattiche per costringere lo stato sionista ad alleviare le restrizioni sul blocco, mentre [lo stato sionista] ha risposto con forza schiacciante per imporre la propria deterrenza e garantire la "calma" nelle aree intorno alla Striscia di Gaza. Il ricorso alla violenza ha permesso ad entrambe le entità di operare im un quadro in cui Hamas ha potuto mantenere il suo ruolo di autorità di governo a Gaza anche se sottoposto a un blocco che è di fatto una violenza strutturale quotidiana contro i palestinesi".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">È questo paradigma della Gaza sotto assedio che <a href="https://foreignpolicy.com/2023/11/22/hamas-gaza-israel-netanyahu-palestine-apartheid-containment-resistance/">si è infranto</a> il 7 ottobre:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Il mutamento di strategia ha comportato il passaggio da un limitato ricorso al lancio di razzi per negoziare con lo stato sionista a un'offensiva militare a tutto campo volta a spezzare in modo particolare il suo accerchiamento e a disconfermare la convinzione sionista di poter<b> imporre impunemente un sistema di apartheid</b>".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Hamas ha cambiato fisionomia. Adesso è il "movimento di liberazione", la liberazione di tutti coloro che vivono sotto l'occupazione, che lo sceicco Yassin aveva vaticinato. Ancora una volta, alla maniera di Yassin, si focalizza su un Islam non ideologico simboleggiato dall'icona civile della moschea di Al-Aqsa, che non è né palestinese, né sciita, né sunnita, né wahhabita, né dei Fratelli Musulmani, né salafita.
Ed è proprio questo, il posizionarsi di Hamas tra i movimenti di liberazione, che si accorda direttamente con la nuova "spinta indipendentista" globale a cui stiamo assistendo oggi e che forse spiega gli enormi cortei a sostegno di Gaza in tutto il Sud del mondo, così come in Europa e negli Stati Uniti. La rappresaglia inflitta ai civili di Gaza ha quell'immancabile tocco di colonialismo vecchia maniera che viene accolto con compartecipata rabbia su un vastissimo spazio.</div><div style="text-align: justify;">Il calcolo di Hamas è che la sua resilienza militare unita alla forte pressione internazionale derivante dai massacri a Gaza potrebbero alla fine costringere lo stato sionista a negoziare, e a raggiungere in conclusione un (costoso, del tipo "tutto in cambio di tutti") accordo sugli ostaggi con il movimento palestinese, e imporre anche un mutamento di paradigma nel contesto politico degli infiniti "colloqui di pace" con lo stato sionista. In breve, la scommessa di Hamas è che la sua resilienza militare durerà probabilmente quanto basta perché si manifesti l'impazienza della Casa Bianca di porre rapidamente fine all'episodio della guerra a Gaza.
Questo approccio sottolinea come<b> Hamas e i suoi alleati nell'Asse della Resistenza dispongano di una strategia in cui i passi successivi della escalation sono coordinati e procedono secondo consenso, evitando reazioni impulsive agli eventi che potrebbero far precipitare la regione in una guerra totale; un esito distruttivo cui nessuno dei protagonisti dell'Asse desidera arrivare.</b></div><div style="text-align: justify;">In definitiva l'attento calcolo dell'Asse si basa sull'assunto che lo stato sionista commetta errori prevedibili che consentano una graduale ascesa a livello regionale nel logoramento delle sue capacità militari.
La reazione forsennata del governo dello stato sionista agli avvenimenti del 7 ottobre rientrava nel calcolo; ci si aspettava che lo stato sionista avrebbe fallito nello sconfiggere Hamas a Gaza, così come erano esiti attesi l'escalation dei coloni in Cisgiordania e il passaggio all'azione dello stato sionista per cercare di cambiare lo status quo rispetto a Hezbollah. Anche questo era stato messo in conto, gli abitanti del nord dello stato sionista non accetteranno di tornare alle loro case senza un cambiamento dello status quo nel sud del Libano.</div><div style="text-align: justify;">Tutte queste ipotizzate escalation da parte dello stato sionista potrebbero tradursi in realtà come forma di "distrazione rispetto ai fatti di Gaza" concertata da Netanyahu, in quanto l'opinione pubblica dello stato sionista comincia a dubitare che Hamas sia vicino alla sconfitta, e anche a dubitare che bombardare i civili palestinesi rappresenti un modo per fare pressione su Hamas affinché compia altri rilasci, come sostiene il governo, o piuttosto non possa mettere a rischio la vita di altri ostaggi.</div><div style="text-align: justify;">Anche se le forze dell'IDF dovessero continuare a operare a Gaza ancora per qualche settimana, <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-12-13/ty-article/.premium/israels-military-edge-over-hamas-is-blunted-in-crowded-areas-of-northern-gaza/0000018c-5fe4-dbd5-a39c-fff7003f0000">scrive</a> l'editorialista di questioni militari di Haaretz Amos Harel,</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"rischierebbero di non soddisfare le aspettative dell'opinione pubblica, dal momento che la leadership politica ha promesso di eliminare Hamas, liberare tutti gli ostaggi, ricostruire tutte le comunità di confine devastate e rimuovere la minaccia alla sicurezza. Si tratta di obiettivi ambiziosi, ed è già chiaro che alcuni di essi non saranno raggiunti...".</blockquote></div><div style="text-align: justify;"><b>I leader di Hamas </b>al contrario <b>sono consapevoli che i membri dell'attuale esecutivo (Levin, Smotrich e Ben Gvir) sono andati dicendo per anni che avrebbe potuto essere necessaria una crisi vera e propria -o una guerra- per attuare il piano di pulizia della Cisgiordania</b> dalla popolazione palestinese che vogliono realizzare per instaurare lo stato sionista sulla biblica "Terra di Israele".</div><div style="text-align: justify;">È quindi inverosimile che l'Asse della Resistenza fondi il suo piano sugli errori strategici dello stato sionista? Forse non è così inverosimile come alcuni potrebbero pensare.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu deve continuare con la guerra -ne va della sua stessa sopravvivenza- perché la fine degli scontri potrebbe essere un disastro per lui e per la sua famiglia. Netanyahu è quindi nel bel mezzo di una <i>campagna</i>. Non è una campagna elettorale, perché non ha alcuna possibilità di sopravvivere a delle elezioni. Al contrario, si tratta di una "campagna per la sopravvivenza" con due obiettivi: rimanere aggrappato al suo seggio per altri due anni (cosa fattibile, dato che la possibilità di defezioni dal governo è tutt'altro che assicurata), e in secondo luogo preservare, o addirittura rafforzare, la servile <a href="https://www.haaretz.com/opinion/2023-12-04/ty-article-opinion/.premium/the-war-for-netanyahus-voters/0000018c-3662-d5f2-a5cc-7676d68d0000">ammirazione</a> tributatagli dalla sua base.</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Solo io, Netanyahu, posso impedire la nascita di uno Stato palestinese a Gaza, in Giudea o in Samaria": "Non lo permetterò". "Non ci sarà mai" uno Stato palestinese. Solo io posso gestire le relazioni con Biden. Solo io so come manipolare la psiche statunitense".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">"Io sto facendo tutto questo"... non solo per la storia ebraica, ma anche per la civiltà occidentale.</div><div style="text-align: justify;">"Ma a cosa serve una lunga guerra", <a href="https://www.haaretz.com/opinion/2023-12-11/ty-article-opinion/.premium/the-gaza-war-is-yet-another-self-made-inescapable-israeli-imbroglio/0000018c-5a10-d7d7-abce-7fd6e0ba0000">si chiede</a> il corrispondente e commentatore di Haaretz B. Michael,</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">"se alla fine, o anche mentre è ancora in corso, la 'base' se ne annoia, diventa indifferente e si mostra delusa? Non è una base di questo genere quella che si precipiterà nella cabina elettorale con la scheda giusta tra i denti. Quella base vuole azione. Quella base vuole sangue. Quella base vuole odiare, provare rabbia, sentirsi offesa, vendicarsi. Scaricare sull'<i>altro</i> tutto ciò che la fa arrabbiare".</div><div style="text-align: justify;">"Questo è l'unico modo per capire l'ostinazione con cui [Netanyahu] evade da qualsiasi seria discussione su una politica di uscita dalla guerra. Solo così si possono comprendere le promesse infondate su un controllo permanente di Gaza". <b>La base è estasiata, le sue speranze si stanno avverando: "Stiamo davvero attaccando gli arabi e buttandoli in mare. Ed è tutto merito di Bibi".</b></div><div style="text-align: justify;">"Non c'è una goccia di logica nel bombardare a tappeto Gaza. Né una goccia di vantaggio verrà dall'uccisione di altri palestinesi... l'iniziativa è una palese follia e un imbarazzante condiscendere alla base, che dal suo leader non vuole delusioni neanche minime. Che ne sarà degli ostaggi? Ah, è più importante la base".</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">Israele ha già <a href="https://www.haaretz.com/opinion/2023-12-11/ty-article-opinion/.premium/the-gaza-war-is-yet-another-self-made-inescapable-israeli-imbroglio/0000018c-5a10-d7d7-abce-7fd6e0ba0000">visto</a> qualcosa di simile in passato, in particolare con la <i>Nakba</i> del 1948. La pretesa arrogante che quella volta si sarebbe davvero chiuso: i palestinesi espulsi, le loro proprietà saccheggiate ed espropriate. "Fine della storia", si credeva, e "problema risolto".</div><div style="text-align: justify;">No, il problema non è <i>mai </i>stato risolto. Da qui il 7 ottobre.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il Primo Ministro e il suo esecutivo sono in "campagna elettorale" per sfruttare e amplificare il trauma che la base ha sofferto il 7 ottobre e per plasmarlo in base alle loro esigenze elettorali.</b></div><div style="text-align: justify;">Netanyahu ha ripetuto un unico messaggio: "Non smetteremo di combattere". Dal suo punto di vista, la guerra deve <a href="https://www.haaretz.com/opinion/2023-12-04/ty-article-opinion/.premium/the-war-for-netanyahus-voters/0000018c-3662-d5f2-a5cc-7676d68d0000">continuare per sempre</a>:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"La visione di Ben-Gvir di Bezalel Smotrich e compagnia sta prendendo forma. E l'arrivo del messia deve essere dietro l'angolo. Ed è tutto merito di Bibi. Urrà per Bibi!".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">La Resistenza vede e comprende tutto questo: come fa lo stato sionista a uscire da questa situazione? Rovesciando Bibi? Non basterà. È troppo tardi. Il tappo è stato tolto; i geni e i demoni sono usciti.
Se il fronte della Resistenza mantiene la coordinazione, procede di concerto ed evita qualsiasi reazione pavloviana agli eventi che potrebbe far precipitare la regione in una guerra totale, allora i suoi protagonisti "possono mettersi tranquillamente ad aspettare e lasciare che sia (Netanyahu) a muoversi" ...e a commettere errori (Sun Tzu).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-45196955442568268562023-12-12T12:57:00.004+01:002023-12-12T13:30:36.544+01:00Alastair Crooke - Considerazioni strategiche da Mosca<p style="text-align: center;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhClHU33eTJH_cGM4eQBzNt7A0UxgL7Aa4SP2rrn778SjLD_rWwuB5LLpsxoR9q0Uri30T2aTsiriMWYO2-Re2BPhmUQG1EOGJ_piEtE2tvAZFwp3TbRea0dkoRCBnLAa4NTLmQ-DvDuWeILHCXpRI6dVcj4-Grd0XzhwCLDvbE90J6yxElpQrfo5m2F4o/s930/crooke_11_dicembre_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhClHU33eTJH_cGM4eQBzNt7A0UxgL7Aa4SP2rrn778SjLD_rWwuB5LLpsxoR9q0Uri30T2aTsiriMWYO2-Re2BPhmUQG1EOGJ_piEtE2tvAZFwp3TbRea0dkoRCBnLAa4NTLmQ-DvDuWeILHCXpRI6dVcj4-Grd0XzhwCLDvbE90J6yxElpQrfo5m2F4o/w640-h358/crooke_11_dicembre_2023.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><div style="text-align: justify;"><i>Traduzione da</i> <a href="https://www.strategic-culture.su">Strategic Culture</a>, <i>11 dicembre 2023.</i><br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><br /></div><div><b>Le relazioni tra Stati Uniti e Russia sono ai minimi storici e la situazione è peggiore di quanto si possa immaginare.</b> Gli Stati Uniti si relazionano con gli alti funzionari russi trattandoli con ogni evidenza come dei nemici. Tanto per dare un'idea, se uno di questi chiedesse "Cosa volete da me?" potrebbe sentirsi rispondere "Vorrei che tu crepassi".</div><div>I toni tesi e la mancanza di uno scambio autentico sono peggiori rispetto ai tempi della Guerra Fredda, quando i canali di comunicazione rimanevano aperti. Questa lacuna è aggravata dalla diffusa assenza di senso politico tra i leader europei, con cui non è stato possibile intavolare una discussione su temi concreti.</div><div>I funzionari russi capiscono che si tratta di una situazione rischiosa, ma non sanno come mettervi rimedio. Anche i toni del discorso sono scaduti dall'ostilità pura e semplice alla meschinità; gli Stati Uniti ad esempio potrebbero impedire l'accesso agli operai che entrano nella missione russa all'ONU per riparare le finestre rotte. Mosca, a malincuore, si ritrova con poche alternative se non quella di rispondere in modo altrettanto meschino; in questo modo si innesca una spirale discendente. Riconosce che la "guerra dell'informazione" -apertamente snobbata- è interamente dominata dai media occidentali, il che inasprisce ulteriormente l'atmosfera. Anche se gli sporadici media alternativi occidentali esistono e stanno guadagnando portata ed importanza, non sono facilmente coinvolgibili dal momento che tendono a essere tanto vari quanto a correre per conto proprio. Essere etichettato come "complice di Putin" comporta uno stigma per qualsiasi fornitore autonomo di notizie e può distruggerne la credibilità in un colpo solo.</div><div>In Russia si ritiene che l'Occidente si trovi attualmente in condizioni di "falsa normalità"; un interludio -in vista del 2024- nella guerra culturale che sta conducendo. I russi, tuttavia, vi percepiscono alcuni evidenti parallelismi rispetto alla loro esperienza di radicale polarizzazione civile dei tempi in cui la Nomenklatura sovietica esigeva la conformità alla "linea" del Partito sotto pena di sanzioni.</div><div>Mosca è aperta al dialogo con l'Occidente, ma gli interlocutori finora hanno rappresentato solo se stessi e non avevano nessun mandato. Questa esperienza ha portato i russi a concludere che non ha molto senso sbattere la testa contro il muro di mattoni rappresentato da una leadership occidentale guidata dall'ideologia;<b> i difensori dell'ideologia occidentale reagiscono ai valori russi come un toro reagisce a un drappo rosso</b>. Tuttavia non è chiaro se, quando sarà il momento, a Washington si potrà trovare qualche interlocutore dotato del potere -e della possibilità di impegnarsi- al punto di alzare il telefono.</div><div>L'inimicizia che l'Occidente proietta contro la Russia vi viene percepita come un aspetto positivo oltre che come un grave rischio data l'assenza di trattati sull'uso e sul dispiegamento degli armamenti. In Russia gli interlocutori sottolineano come il disprezzo occidentale nei confronti dei russi -un disprezzo che va oltre l'inimicizia esplicita- abbia finalmente permesso alla Russia di superare l'europeizzazione iniziata da Pietro il Grande. Essa viene oggi considerata come una deviazione dal vero destino della Russia, anche se deve essere inquadrata nel contesto dell'ascesa e dell'affermazione dello Stato nazionale europeo a seguito degli accordi di Westfalia.</div><div><b>L'ostilità mostrata dagli europei nei confronti del popolo russo, e non solo del governo, ha spinto la Russia a tornare ad <i>essere se stessa</i>, con suo grande beneficio.</b></div><div>Tuttavia questo cambiamento genera una certa tensione: È evidente che i "falchi" occidentali tengono sempre d'occhio lo scenario russo, per individuare qualche ospite all'interno del corpo politico da usare come incubatore per le spore di quel loro Nuovo Ordine Morale di cui hanno fatto l'arma con cui fessurare e frammentare la società russa. È inevitabile quindi che un esplicito attaccamento alla cultura occidentale susciti una certa cautela nella "corrente patriottica" mainstream. I russi che -soprattutto a Mosca e a San Pietroburgo- si orientano verso la cultura europea avvertono una certa tensione. Non sono né carne né pesce, <b>la Russia si sta muovendo verso una nuova identità e un nuovo "modo di essere", e lascia indietro gli europeisti a contemplare i loro punti di riferimento che si allontanano</b>. In generale questo cambiamento viene considerato inevitabile e ha portato a un vero e proprio rinascimento russo e a un diffuso senso di fiducia. La rinascita della religione, ci è stato riferito, è un fenomeno che si è innescato spontaneamente con la riapertura delle chiese dopo la fine del comunismo. Ne sono state costruite molte di nuove, e circa il 75% dei russi oggi si dichiara ortodosso. In un certo senso questa rinascita del cristianesimo ortodosso possiede un che di escatologico, in parte dovuto al suo porsi come antagonista all'"ordine basato sul dominio", per dirla con un nostro interlocutore. In particolare, pochi tra quanti abbiamo interpellato hanno mostrato nostaglia per i "liberali russi" laici, che la Russia l'hanno lasciata: "una liberazione", dicono, anche se alcuni di essi stanno tornando.</div><div>Esiste una sorta di processo di ripulitura della società dalla "occidentalizzazione" dei secoli precedenti, in cui sono inevitabili le contraddizioni: <b>la cultura europea, almeno in termini di filosofia e di arte, è stata ed è una componente integrante della vita intellettuale russa e non è destinata a scomparire.</b></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>L'ambito politico</i></div><div><br /></div><div>Non è facile far capire in che modo il concetto di una vittoria "assoluta" della Russia in Ucraina si è fuso con quello di questa rinascita, dando origine al nuovo senso di sé della Russia. La vittoria in Ucraina è stata in qualche modo assimilata a un destino metafisico, come a un qualcosa di sicuro il cui adempimento è in corso. I vertici militari russi sono -comprensibilmente- muti riguardo ai probabili esiti strutturali e istituzionali. I discorsi che si fanno nei talk show televisivi vertono più sulle faide e sugli scismi che dilaniano Kiev piuttosto che sui dettagli delle operazioni sul campo di battaglia come in passato. </div><div><b>Vige la convinzione che la NATO sia stata completamente sconfitta in Ucraina</b>. La portata e la vastità del fallimento della NATO sono stati forse una sorpresa in Russia, ma vengono considerate come una riprova della capacità di adattamento e dell'innovazione tecnologica russa nell'integrazione e nella comunicazione tra le varie armi. <b>Una traduzione del concetto di "vittoria assoluta" può essere quello per cui "in nessun modo" Mosca permetterà che l'Ucraina diventi di nuovo una minaccia per la sicurezza russa.</b></div><div>I funzionari russi pensano che sia la guerra in Ucraina che quelle che interessano lo stato sionista in Medio Oriente contribuiscano a dividere l'Occidente in aree separate e conflittuali e a farlo dirigere verso la frammentazione e una probabile condizione di instabilità. Gli Stati Uniti si stanno ritrovando ad affrontare battute d'arresto e sfide che metteranno ulteriormente allo scoperto la loro perdita di deterrenza, esacerbandone ulteriormente l'apprensione per la propria sicurezza.</div><div>Mosca è consapevole di quanto sia cambiato il clima politico nello stato sionista con il governo radicale insediatosi dopo le ultime elezioni, e anche delle limitazioni che questo comporta per le iniziative politiche degli stati occidentali. Osserva con attenzione i piani dello stato sionista per quanto riguarda il Libano meridionale. La Russia si sta coordinando con altri stati per evitare che la situazioni degeneri in un conflitto di vasta portata. La visita del Presidente Raisi a Mosca la scorsa settimana sarebbe stata incentrata sull'accordo strategico globale in fase di negoziazione e (secondo quanto riferito) avrebbe incluso la firma di un documento per contrastare le sanzioni occidentali imposte a entrambi gli stati.</div><div>In termini di ordine globale emergente, Mosca assumerà la presidenza dei BRICS nel gennaio 2024. Si tratta di un'enorme opportunità per affermare il mondo multipolare dei BRICS in un momento di ampio consenso geopolitico nel Sud globale, ma anche di una sfida. Mosca si rende conto che questa presidenza offre una serie di occasioni, ma è ben consapevole che gli stati dei BRICS sono tutt'altro che omogenei. Per quanto riguarda le guerre dello stato sionista, la Russia dispone di un'influente lobby ebraica e di una diaspora russa nello stato sionista in grado di imporre al Presidente il rispetto di alcuni doveri costituzionali. Probabilmente la Russia si muoverà con cautela in merito al conflitto tra stato sionista e palestinesi, per mantenere la coesione dei BRICS.</div><div>Nel corso della presidenza russa dei BRICS si affermeranno alcune importanti innovazioni in campo economico e finanziario.</div><div>Per quanto riguarda il "problema UE" della Russia, in contrapposizione al cosiddetto "problema Russia" dell'Europa, l'UE e la NATO (dopo Maidan) hanno edificato l'esercito ucraino fino a farlo diventare uno degli eserciti più grandi e meglio dotati di equipaggiamento NATO in Europa. Dopo che la proposta di un accordo tra Ucraina e Russia è stata bloccata da Boris Johnson e da Blinken nel marzo 2022 e mentre diventava sicuro che non si sarebbe potuto evitare un conflitto lungo e intenso, la Russia si è mobilitata e ha approntato le proprie catene logistiche.</div><div>I leader dell'UE adesso stanno "chiudendo il cerchio" agitando questa espansione militare russa -essa stessa una reazione all'intensificarsi della presenza della NATO in Ucraina- come prova dell'esistenza di un piano russo per invadere l'Europa continentale.<b> In quello che sembra uno sforzo coordinato, i media mainstream occidentali stanno cercando qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente assomigliare a una prova di presunti piani della Russia contro l'Europa.</b></div><div>Lo spettro dell'imperialismo russo viene evocato per incutere timore alla popolazione europea e per sostenere che l'Europa deve dirottare risorse alla preparazione logistica per una guerra con la Russia considerata prossima. Questo rappresenta un altro colpo di scena di quella viziosa spirale bellicista al ribasso, che si preannuncia negativa per l'Europa. <b>Per l'Europa non esisteva alcun problema russo, prima che i neoconservatori non approfittassero della crepa del Maidan per indebolire la Russia.</b></div><div><b><br /></b></div><div><b><br /></b></div></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-30668008985990486532023-11-28T16:00:00.003+01:002023-11-28T16:00:45.139+01:00Alastair Crooke - Gaza. Il cappello a cilindro del mago e i pannicelli caldi delle illusioni<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxoU-NPBiWnE-EMfsC-TBD_EjOXy2vn6fUOSTYX3Et9aKpWvJ-hmH7iR1ibChf3hdoU-fJRCcQ3mXkDf-7HZ_xKv3t1p-9zHRgD9Q0he2v-8y6w7i-qx3HIOm2iEldGBObSLet7_JVt6nT9NH9G_clzcL_O1yf6Nld78I8LGO4DRN-k8Sn4R2qZo5uhjI/s930/gaza_war_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxoU-NPBiWnE-EMfsC-TBD_EjOXy2vn6fUOSTYX3Et9aKpWvJ-hmH7iR1ibChf3hdoU-fJRCcQ3mXkDf-7HZ_xKv3t1p-9zHRgD9Q0he2v-8y6w7i-qx3HIOm2iEldGBObSLet7_JVt6nT9NH9G_clzcL_O1yf6Nld78I8LGO4DRN-k8Sn4R2qZo5uhjI/w640-h358/gaza_war_2023.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><div><i>Traduzione da</i> <a href="https://strategic-culture.su/news/2023/11/27/the-magician-hat-and-great-simulacrum-palliative-balm/" target="_blank">Strategic Culture</a>, <i>27 novembre 2023.</i><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;">Il mago entra in scena avvolto dal suo mantello nero. Arrivato in mezzo al palco mostra a tutti il suo cappello: è vuoto. Lo picchietta leggermente per dimostrarne la solidità. Il mago prende alcuni oggetti e li mette nel cappello. Ci mette il sequestro da parte di AnsarAllah di una nave di proprietà sionista (la situazione è "monitorata"); ci mette gli attacchi iracheni alle basi statunitensi (il mainstream ci ha fatto a malapena caso); ci mette anche i <b>mille missili</b> lanciati da Hezbollah nel nord dello stato sionista; ci mette la guerra in Cisgiordania. Il mago si rivolge di nuovo al pubblico: il cappello è sempre vuoto. Il pubblico sa che quegli oggetti possiedono una realtà fisica, ma in qualche modo sono stati magicamente offuscati.</div><div style="text-align: justify;">È in questo modo che il mainstream occidentale mantiene la deterrenza, minimizzando il fatto che c'è una guerra in corso tramite quello che Malcom Kyeyune chiama "<a href="https://compactmag.com/article/a-regional-war-is-taking-place">un simulacro di pace</a>", in cui si sminuisce senza chiasso un conflitto e si ricorre in silenzio -parafrasando Kyeyune- a una "domanda molto postmoderna": <i>qual è esattamente il significato di "non combattente" civile?</i></div><div style="text-align: justify;">Un aspetto di questo presentare il conflitto in modo attutito è lo scambio di ostaggi che è stato concordato. Una cosa reale, che allo stesso tempo puntella l'infondata convinzione per cui una volta annientato Hamas e liberati gli ostaggi si possa far entrare il problema di due milioni e trecentomila palestinesi nel cappello del mago, facendolo scomparire dalla vista. Alcuni sperano sinceramente e senza secondi fini che una volta cessati i combattimenti essi non riprendano, e che la fine dei bombardamenti a Gaza possa aprire uno spiraglio a una qualche "soluzione" politica, sempre che questa tregua possa essere prorogata <i>sine die</i>. <i>Soluzione</i> in questo caso non è altro che una parola educata per definire il tentativo di corruzione della UE nei confronti di Egitto e Giordania.</div><div style="text-align: justify;">Secondo quanto <a href="https://www.raialyoum.com/what-next-for-gaza/">riferito</a> il Presidente della UE <b>Ursula von der Leyen ha visitato Egitto e stato sionista offrendo denaro (dieci miliardi di dollari per l'Egitto e cinque miliardi di dollari per la Giordania) in cambio della diaspora degli abitanti della Striscia di Gaza in altre regioni</b>; di fatto, per facilitare l'evacuazione della popolazione palestinese dalla Striscia in linea con <a href="https://www.al-monitor.com/originals/2023/11/inside-israels-three-day-after-options-gaza-amid-government-split">l'obiettivo</a> dello stato sionista, che a Gaza è quello di fare <a href="https://mondoweiss.net/2023/11/influential-israeli-national-security-leader-makes-the-case-for-genocide-in-gaza/">pulizia etnica</a>.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia il tweet dell'ex ministro <b>Ayalet Shaked </b><br /><blockquote><i>"Dopo aver trasformato Khan Yunis in un campo di calcio, dobbiamo dire a ciascun paese di prendersene una parte: due milioni, e abbiamo bisogno che se ne vadano tutti. Ecco la soluzione a Gaza" </i></blockquote>non è che una delle considerazioni con cui gli alti gradi della politica e della sicurezza sioniste esaltano quella che lo stato sionista è sempre più propenso a considerare come la "soluzione" per Gaza.
Comportandosi in modo così esplicito, la Shaked ha probabilmente affondato l'iniziativa della Von der Leyen: nessuno stato arabo vuole essere complice di una nuova <i>Nakba</i>.</div><div style="text-align: justify;">Una <i>hudna</i>, una tregua, ha inevitabilmente un carattere molto precario. Nei combattimenti del 2014 quando le forze armate dello stato sionista hanno iniziato a rastrellare Gaza dopo l'inizio del cessate il fuoco, il risultato fu una ripresa degli scontri e la fine della tregua. I combattimenti proseguirono per un mese.</div><div style="text-align: justify;">Due lezioni fondamentali che ho imparato cercando di concordare tregue per conto della UE durante la Seconda Intifada sono state che una tregua è solo una tregua -entrambe le parti la usano per riposizionarsi per i successivi scontri- e che la fine degli scontri in una località circoscritta non diffonde la de-escalation in un'altra località geograficamente distinta; al contrario invece un'esplosione di violenza eclatante è contagiosa come un virus e si diffonde immediatamente.</div><div style="text-align: justify;"><b>L'attuale scambio di ostaggi è incentrato su Gaza. Ma lo stato sionista ha tre fronti di conflitto aperti: Gaza, il confine settentrionale con il Libano e la Cisgiordania</b>. Un incidente su uno qualsiasi dei tre fronti potrebbe essere sufficiente a far crollare la fiducia nelle intese per Gaza e a scatenare nuovamente l'aggressione sionista contro la Striscia.</div><div style="text-align: justify;">Alla vigilia della tregua ad esempio le forze israeliane hanno bombardato pesantemente sia la Siria che il Libano. Sette combattenti di Hezbollah sono rimasti uccisi.</div><div style="text-align: justify;">Il punto, detto chiaramente, è che i precedenti storici in cui una <i>hudna</i> si è tradotta in progressi sul piano politico non sono poi così numerosi. Il rilascio di un ostaggio, di per sé, non risolve nulla. Il problema della crisi attuale è molto più profondo. Quando <i>in illo tempore </i>la Gran Bretagna promise agli ebrei una patria, le potenze occidentali promisero anche ai palestinesi un loro Stato, nel 1947. Ma non hanno mai tradotto le loro promesse in realtà. Una lacuna che sta raggiungendo il culmine con uno scontro frontale.</div><div style="text-align: justify;"><b>L'ambizione del governo sionista di creare uno stato ebraico nelle terre bibliche di Israele mira semplicemente a bloccare la nascita di un qualsiasi stato palestinese, sia in una parte di Gerusalemme sia altrove nella Palestina storica.</b> In questo contesto, le azioni di Hamas avevano proprio lo scopo di rompere questa impasse e l'infinito trascinarsi di "negoziati" infruttuosi.</div><div style="text-align: justify;">Non sorprende che il Ministro della Difesa sionista abbia già annunciato l'intenzione di riprendere i combattimenti subito dopo la fine del cessate il fuoco. I funzionari israeliani hanno detto alle loro controparti statunitensi che prevedono ancora diverse settimane di operazioni nel nord della Striscia, prima di spostare l'attenzione verso il sud.</div><div style="text-align: justify;">Finora, l'esercito sionista ha operato in aree vicine alla costa di Gaza e in luoghi, come il wadi a sud di Gaza City, dove il sottosuolo non facilita la costruzione di tunnel. In queste zone Hamas non dispone quindi di significative capacità di difesa. Se l'azione militare dovesse riprendere, è probabile che l'esercito sionista si allontani dalla costa settentrionale per dirigersi verso il centro di Gaza City, permettendo a Hamas di <a href="https://new.thecradle.co/articles/gaza-truce-wont-halt-the-regional-war">manovrare più facilmente</a> e di infliggere maggiori perdite all'esercito sionista e ai suoi mezzi corazzati. In questo senso -con tanti saluti alle illusioni- la guerra è appena iniziata.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il Primo Ministro Netanyahu è stato descritto sia nello stato sionista che dal mainstream occidentale come un cadavere politico.</b> Comunque sia, Netanyahu ha la sua strategia: ha sfidato apertamente l'amministrazione Biden su ogni questione legata alla guerra, tranne che sull'eliminazione di Hamas.
Durante la conferenza stampa di domenica 26 novembre, Netanyahu ha parlato di una "Iron Dome diplomatica", affermando che non avrebbe ceduto alle "pressioni sempre più pesanti... esercitate contro di noi nelle ultime settimane... Respingo queste pressioni e dico al mondo: Continueremo a combattere fino alla vittoria, fino a quando non avremo distrutto Hamas e riportato a casa i nostri ostaggi".</div><div style="text-align: justify;">Yonatan Freeman, della Hebrew University, percepisce l'azzardo insito nelle vaghe dichiarazioni di Netanyahu: sfida l'amministrazione Biden, ma si preoccupa di lasciare un sufficiente "margine di manovra" in modo da poter sempre incolpare Biden, ogni volta che viene "costretto" dagli USA a fare marcia indietro.</div><div style="text-align: justify;">La strategia dell'esecutivo sionista quindi si basa sulla impegnativa scommessa per cui l'opinione pubblica israeliana reggerà, nonostante l'alta disapprovazione per la persona di Netayahu, a causa dello schiacciante sostegno pubblico esistente verso i due obiettivi dichiarati dal governo di guerra: distruggere il "regime di Hamas" e le sue capacità, e liberare tutti gli ostaggi sionisti.</div><div style="text-align: justify;">Alla base della scommessa c'è la convinzione che il sentimento dell'opinione pubblica, incanalato dall'esecutivo sionista col ricorso a termini assolutamente manichei (luce contro oscurità; civiltà contro barbarie; a Gaza <a href="https://mondoweiss.net/2023/11/influential-israeli-national-security-leader-makes-the-case-for-genocide-in-gaza/">sono tutti complici</a> del Male Hamas), finirà per suscitare un'ondata di consensi per l'ulteriore mossa che prevede di <b>togliere <i>una volta per tutte</i> di mezzo questa buffonata dello stato palestinese</b>. Si sta preparando il terreno per una lunga guerra contro il Male cosmico.</div><div style="text-align: justify;">La "soluzione", come sottolineano il ministro della Sicurezza nazionale Smotrich e i suoi alleati, consiste nell'offrire ai palestinesi una scelta: "rinunciare alle loro aspirazioni nazionali e continuare a vivere sulla loro terra in condizioni di minorità", oppure emigrare all'estero. In parole povere, la "soluzione" è la cacciata dalle terre della Grande Israele di tutti i palestinesi che non facciano atto di sottomissione.
Passiamo ora alle prospettive dei contendenti.</div><div style="text-align: justify;">L'<i>Asse unito</i> che sostiene i palestinesi <a href="https://new.thecradle.co/articles/gaza-truce-wont-halt-the-regional-war">osserva</a> che lo stato sionista continua ad attenersi all'iniziale proposito di distruggere Gaza fino al punto di <a href="https://www.jadaliyya.com/Details/45538/Israel%E2%80%99s-War-Making-Palestine-Unlivable-for-Palestinians">non lasciare niente</a>, nessuna infrastruttura civile che permetterebbe ai cittadini di Gaza di vivere, se anche solo tentassero di tornare alle loro case distrutte.</div><div style="text-align: justify;">Biden ha pienamente sostenuto questo obiettivo, dato che il suo portavoce ha dichiarato:</div><div style="text-align: justify;">"Riteniamo che abbiano il diritto di [intraprendere ulteriori operazioni di combattimento a Gaza]; ma [tali azioni]... dovrebbero includere maggiori e più efficaci protezioni per la vita dei civili".</div><div style="text-align: justify;">Hasan Illaik, esperto osservatore della sicurezza regionale, <a href="https://new.thecradle.co/articles/gaza-truce-wont-halt-the-regional-war">asserisce</a>:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>I funzionari dell'Asse ritengono inoltre che le dichiarazioni concilianti degli Stati Uniti, che a volte fanno pensare che sia imminente una fase di deescalation, non siano altro che uno sforzo per consolidare un'immagine pubblica pesantemente danneggiata dal sostegno incondizionato che essi hanno fornito all'incessante massacro di palestinesi a Gaza da parte dello stato sionista.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Insomma, lo stato sionista può contare sull'amministrazione Biden e su alcuni leader della UE: sta vincendo?
Tom Friedman conosce bene l'esecutivo Biden, e ha scritto sul New York Times del <a href="https://www.nytimes.com/2023/11/09/opinion/israel-hamas-war.html">9 novembre</a> dopo aver visto lo stato sionista e la Cisgiordania: "Ora capisco perché sono cambiate tante cose. Mi è chiarissimo che lo stato sionista è davvero in pericolo, più che in qualsiasi altro momento dalla sua guerra d'indipendenza nel 1948".
Inverosimile? Forse no.</div><div style="text-align: justify;">Nel 2012, lo scrittore statunitense Michael Greer <a href="https://www.resilience.org/stories/2012-11-21/in-the-twilight-of-empires/">ha scritto</a> che lo stato sionista è stato fondato in un momento particolarmente propizio, nonostante fosse circondato da vicini ostili:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">Varie tra le principali potenze occidentali sostennero il nuovo stato con significativi aiuti finanziari e militari; di importanza almeno pari furono gli appartenenti alla comunità religiosa responsabile della creazione del nuovo stato rimasti in quelle stesse nazioni occidentali, che si impegnarono in vigorosi sforzi per raccogliere fondi destinati a sostenere il nuovo stato e in altrettanto vigorosi sforzi politici per garantire il perdurare o l'aumento del sostegno governativo esistente.</div><div style="text-align: justify;">Le risorse così ottenute dal nuovo stato gli conferirono un sostanziale vantaggio militare nei confronti dei suoi vicini ostili, e la sua esistenza divenne un fatto abbastanza compiuto da indurre alcuni dei suoi vicini a rinunciare a un atteggiamento esclusivamente conflittuale.
Tuttavia <b>la sopravvivenza dello stato dipendeva da tre cose</b>. La prima, e di gran lunga la più cruciale, era il continuo flusso di aiuti da parte delle potenze occidentali per mantenere un apparato militare molto più grande di quanto le risorse economiche e naturali del territorio in questione avrebbero permesso. La seconda erano la continua frammentazione e la debolezza relativa degli stati circostanti. La terza era il mantenimento della pace sul fronte interno, con il consenso collettivo attorno ad una ben precisa scala delle priorità, in modo da poter rispondere con tutta la forza alle minacce provenienti dall'esterno invece di sperperare risorse limitate in schermaglie al proprio interno o in progetti magari popolari, ma che non contribuivano in alcun modo alla sua sopravvivenza.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">"Nel lungo periodo, nessuna di queste tre condizioni potrà essere soddisfatta a tempo indeterminato... Quando questi consolidati modelli di sostegno si romperanno, lo stato sionista potrebbe trovarsi con le spalle al muro".
La settimana scorsa, un importante commentatore sionista <a href="https://www.haaretz.com/us-news/2023-11-19/ty-article/.premium/young-americans-dont-support-israel-netanyahus-affair-with-evangelicals-isnt-helping/0000018b-e7c1-d05f-a5eb-e7e15af30000">ha osservato</a> che:</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">Si potrebbe pensare che una visita presidenziale, un discorso presidenziale, tre visite del Segretario di Stato, due visite del Segretario alla Difesa, l'invio di due gruppi di portaerei, di un sottomarino nucleare e di un'unità del corpo dei Marines, oltre all'impegno di 14,3 miliardi di dollari in aiuti militari d'emergenza, siano la testimonianza del sostegno incrollabile che gli Stati Uniti stanno portando allo stato sionista.
Ripensateci.</div><div style="text-align: justify;">Sotto il pieno e solido sostegno dell'amministrazione Biden, ci sono correnti pericolose e insidiose che stanno intaccando e inquinando il consenso che l'opinione pubblica degli Stati Uniti mostra nei confronti dello stato sionista. I sondaggi pubblicati la scorsa settimana contengono dati fra i più allarmanti e significativi: il sostegno pubblico allo stato sionista sta crollando, soprattutto nella fascia d'età compresa tra i 18 e i 34 anni. Un altro sondaggio mostra che il 36% dei cittadini statunitensi si dichiara contrario a ulteriori finanziamenti per l'Ucraina e per lo stato sionista: ad approvare il finanziamento per lo stato sionista è stato solo il 14%.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">Ciò che è davvero notevole è che a guidare la nuova narrazione sono i giovani delle generazioni Z, Y e Alpha. Sfruttando i social media e parlando direttamente ai rispettivi gruppi di pari, hanno fatto conoscere al mondo la tragedia dei palestinesi. Molti avevano una conoscenza limitata della questione, ma il loro senso di giustizia senza filtri ha alimentato la loro rabbia collettiva contro la pulizia etnica della Palestina da parte dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Anche la seconda e la terza condizione sottolineate da Greer come essenziali per la sopravvivenza dello stato sionista stanno incancrenendo, mentre le placche tettoniche globali si muovono: Le potenze non occidentali non si stanno schierando con lo stato sionista. Si stanno coalizzando per opporsi all'intento dell'esecutivo sionista di farla finita una volta per tutte anche con l'idea di uno stato palestinese. Oggi lo stato sionista è aspramente diviso su quale debba essere il suo futuro, su cosa sia che costituisce esattamente "Israele" e persino sulla questione postmoderna di "cosa significhi essere ebrei".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br />Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-65949850772792422962023-11-24T11:48:00.002+01:002023-11-24T11:51:31.418+01:00Giù nella Valle. Elogio e difesa di Paolo Cognetti<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhGY9IFQyWknlMfJA4hhoNF90i6y_T__Z4X__n-B7qBPlwa7uqhv3kQnuhW2T_0Q9GnstAVBK0P7f1MaYpy2F3IBZE9vZJhqVdvdfmo4VAppfDm2zKv8aQhD7RnOx9QMQhpopf0TswO4xv_emVkdvCxtmeUi0LQOLVajmxAwXSflUgO2o0W1LIfeFCPI/s1280/paolo_cognetti_valle_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlhGY9IFQyWknlMfJA4hhoNF90i6y_T__Z4X__n-B7qBPlwa7uqhv3kQnuhW2T_0Q9GnstAVBK0P7f1MaYpy2F3IBZE9vZJhqVdvdfmo4VAppfDm2zKv8aQhD7RnOx9QMQhpopf0TswO4xv_emVkdvCxtmeUi0LQOLVajmxAwXSflUgO2o0W1LIfeFCPI/s320/paolo_cognetti_valle_2023.jpg" width="240" /></a></div><p></p><p></p><div style="text-align: justify;"><b>Paolo Cognetti</b> ha ambientato in Valsesia una sua <a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/giu-nella-valle-paolo-cognetti-9788858443743/" target="_blank">personale versione letteraria</a> di <i>Nebraska</i> di Bruce Springsteen.</div><div style="text-align: justify;">Stando alla "libera informazione", alla Lega e agli "occidentalisti" valsesiani questo <i>Giù nella valle</i> non è piaciuto: guai a chi ritrae i territori da loro amministrati in toni meno che oleografici.</div><b><div style="text-align: justify;"><b>Alcolismo, bracconaggio, emigrazione, risse, solitudini abissali, liti tra vicini o anche fra parenti per un maso, per una recinzione, per un metro di bosco?</b> Tutte realtà familiari a chi conosca la vita nei borghi di montagna e tutti con puntuali riscontri nel reale.</div></b><div style="text-align: justify;">Ma pretendono che si vada a cercarli altrove, preferibilmente lontano, magari dall'altra parte del mondo.</div><div style="text-align: justify;">Ecco: l'ideale sarebbe qualche pietraia afghana, di quelle da redimere con la democrazia da esportazione.</div><div style="text-align: justify;">Ovunque, ma non lì.</div><div style="text-align: justify;">E quel Cognetti pensi bene a limitarsi a elogiare gli impianti sciistici all'avanguardia, la mocetta e la polenta concia, che ci basta un messaggio a certi nostri collaboratori <a href="https://web.archive.org/web/20231124105009/https://www.giornalettismo.com/caso-mesiano-giudice-calzini/">specializzati in calzini</a> e da domattina si ritrova <b>islamonazianarcocomunista eterogay </b>su tutte le gazzette della penisola.</div><div style="text-align: justify;">Un motivo sufficiente per raccomandare la lettura del libro, cui chi scrive si è dedicato col brio primaverile con cui esamina, elogia e divulga le cose suscettibili di infastidire un certo <i>milieu</i> di ben vestiti.</div><p></p>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-65249049294887708272023-11-21T14:15:00.001+01:002023-11-21T14:15:20.435+01:00Alastair Crooke - Lo scorpione Netanyahu pungerà la rana statunitense?<br><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFtP_TSPFN8Qegw6jSjiT2jopJKtt0scpWH_ZPwkJiV0WAlNCToXvAhJWEX32Qe5jio7KiH5EIKQe4vfXm4gZdvDAHaTQpnbU7hkYwqNu0NejbVvpZP_LQ9QsuJx3oUZtEgqeoGu4n5c-LIGTeDOIZFxaNLQKzElm83cPk9PEEiBXYWmJXeP-Cg40XMaU/s930/netanyahu_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFtP_TSPFN8Qegw6jSjiT2jopJKtt0scpWH_ZPwkJiV0WAlNCToXvAhJWEX32Qe5jio7KiH5EIKQe4vfXm4gZdvDAHaTQpnbU7hkYwqNu0NejbVvpZP_LQ9QsuJx3oUZtEgqeoGu4n5c-LIGTeDOIZFxaNLQKzElm83cPk9PEEiBXYWmJXeP-Cg40XMaU/w640-h358/netanyahu_2023.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><i>Traduzione da</i> </span><a href="https://strategic-culture.su/news/2023/11/20/will-scorpion-sting-us-frog" style="text-align: left;">Strategic Culture</a><span style="text-align: left;">, <i>20 novembre 2023.</i></span></p><br /><div style="text-align: justify;">Dunque, c'è uno scorpione che ha bisogno che una rana gli dia un passaggio sulla schiena per attraversare un fiume gonfio d'acqua. La rana non si fida dello scorpione, ma sia pure di malavoglia acconsente. Mentre attraversano lo scorpione fatalmente la punge, e finiscono col morire tutti e due.</div><div style="text-align: justify;">Questo antico racconto serve a mostrare quale sia l'essenza di una tragedia. Nella tragedia greca la crisi che è al cuore di ogni narrazione tragica non nasce dal puro caso. Nella letteratura greca l'idea è che in una tragedia qualcosa succede perché deve succedere, perché è nella natura dei protagonisti, perché sono gli attori coinvolti a farlo succedere. E non hanno altra scelta, perché quella è la loro natura.</div><div style="text-align: justify;">La storia è stata <a href=" https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-13/ty-article/.premium/netanyahu-sets-israel-on-collision-course-with-biden-over-gaza-war/0000018b-c800-df10-adeb-deb6f5aa0000">raccontata</a> da un ex diplomatico sionista di alto livello, molto esperto di politica statunitense.</div><div style="text-align: justify;">Nella sua versione della favoletta della rana ci sono i leader sionisti che stanno cercando di respingere disperatamente la responsabilità per la disfatta del 7 ottobre: l'esecutivo sta cercando alacremente di presentare la crisi non come un disastro con dei colpevoli, ma come un'opportunità dalla portata epica, e come tale di presentarla al pubblico.</div><div style="text-align: justify;">La chimerica eventualità che si vuole presentare rimanda all'ideologia sionista dei primi tempi. Lo stato sionista può far diventare il disastro di Gaza, secondo quanto <a href="https://hashiloach.org.il/israels-decisive-plan/">detto</a> dal ministro delle finanze Smotrich, l'occasione per risolvere definitivamente e unilateralmente la contraddizione intrinseca alle aspirazioni ebraiche e a quelle palestinesi, <i>mettendo fine all'illusione che siano possibili un compromesso, una riconciliazione o una spartizione di un qualche genere</i>.</div><div style="text-align: justify;">E questo può rappresentare la puntura dello scorpione<b>. L'esecutivo sionista scommette tutto su una strategia irta di rischi, su una nuova Nakba che potrebbe trascinare lo stato sionista in un conflitto di vaste proporizioni, ma al tempo stesso butta anche a mare quanto resta del prestigio dell'Occidente.</b></div><div style="text-align: justify;">Ovviamente, come rimarca l'ex diplomatico sionista, questo piano riflette essenzialmente le ambizioni personali di un Netanyahu che sta manovrando per mettere a tacere le critiche e per restare al potere il più a lungo possibile. Soprattutto, egli spera che questo gli permetterà di diluire il biasimo, allontanando dalla sua persona ogni responsabilità e ogni colpevolezza. Meglio ancora, "questo può collocare Gaza in un contesto epico e storico, può farne un evento che potrebbe trasformare lui Primo Ministro nel condottiero di una guerra di fondazione all'insegna della grandezza e della gloria".</div><div style="text-align: justify;">Una cosa inverosimile? Non è detto.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu starà anche <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-10/ty-article/.premium/as-netanyahu-battles-for-survival-protest-groups-pivot-to-ensuring-his-post-war-ouster/0000018b-b5cd-dedf-adab-f5dd5b460000">dibattendosi</a> per sopravvivere politicamente, ma è capace di crederci davvero.</div><div style="text-align: justify;"><b>Nel suo libro <i>Going to the Wars</i>, lo storico Max Hastings scrive che negli anni '70 Netanyahu gli disse: "Nella prossima guerra, se saremo bravi, avremo la possibilità di estromettere tutti gli arabi... Potremo liberare la Cisgiordania, sistemare Gerusalemme".</b></div><div style="text-align: justify;">A cosa pensa il governo sionista quando pensa alla "prossima guerra"? Pensa a Hezbollah. Come ha detto di recente un ministro, "dopo Hamas, ci occuperemo di Hezbollah".</div><div style="text-align: justify;">Secondo l'ex diplomatico sionista è proprio questa concomitanza di una lunga guerra a Gaza (secondo le linee stabilite nel 2006) e di una leadership che sembra proprio intenzionata a <a href="https://www.axios.com/2023/11/12/israel-lebanon-lloyd-austin-yoav-gallant-military">provocare</a> Hezbollah perché si verifichi una escalation a far suonare l'allarme alla Casa Bianca.</div><div style="text-align: justify;">Nella guerra del 2006 con Hezbollah, l'intero sobborgo urbano di Beirut chiamato Dahiya venne raso al suolo. Il generale Eizenkot (che ha comandato le forze dello stato sionista durante quella guerra ed è ora membro del "gabinetto di guerra" di Netanyahu) <a href="https://new.thecradle.co/articles/israel-then-and-now-kill-kill-them-all">ha dichiarato</a> nel 2008: <b>"Quello che è successo nel quartiere Dahiya di Beirut nel 2006 accadrà in ogni villaggio da cui si spara contro lo stato sionista... Dal nostro punto di vista, questi non sono villaggi civili, sono basi militari... Questa non è una raccomandazione. È un piano. Ed è stato approvato".
Ecco il perché di quanto sta accadendo a Gaza.</b></div><div style="text-align: justify;">Non è probabile che il gabinetto di guerra voglia provocare un'invasione su larga scala dello stato sionista da parte di Hezbollah, cosa che rappresenterebbe una minaccia esistenziale; ma Netanyahu e il gabinetto potrebbero desiderare che lo scambio di colpi in essere al confine settentrionale si intensifichi fino al punto in cui gli Stati Uniti si sentano costretti a far piovere qualche colpo di avvertimento sulle infrastrutture militari di Hezbollah.</div><div style="text-align: justify;">Le forze armate sioniste già colpiscono i civili quaranta chilometri oltre la frontiera libanese: la scorsa settimana un missile sionista ha incenerito l'auto su cui viaggiavano nonna e tre nipoti. Le preoccupazioni degli USA in merito a una escalation sono fondate.</div><div style="text-align: justify;">È questo che preoccupa la Casa Bianca, <a href="
https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-13/ty-article/.premium/netanyahu-sets-israel-on-collision-course-with-biden-over-gaza-war/0000018b-c800-df10-adeb-deb6f5aa0000">dice</a> il diplomatico. L'Iran conferma di aver ricevuto non meno di tre messaggi statunitensi in un giorno solo, in cui si faceva sapere a Tehran che gli Stati Uniti non vogliono una guerra con l'Iran. E un inviato statunitense, Amos Hochstein, ha girato tutta Beirut ripetendo che Hezbollah non deve alzare il livello dello scontro in risposta agli attacchi oltre frontiera da parte dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">La riluttanza di Netanyahu a esprimere una qualsiasi idea sul futuro di Gaza e i rilevanti e minacciosi sviluppi verso una escalation in Libano stanno creando una spaccatura tra la politica statunitense e quella dello stato sionista, al punto che alcune personalità dell'amministrazione Biden e nel Congresso stanno iniziando a pensare che Netanyahu stia cercando di trascinare gli USA in una guerra con l'Iran".</div><div style="text-align: justify;">"Netanyahu non è interessato a un secondo fronte a nord con Hezbollah", ha dichiarato l'ex funzionario, aggiungendo però che "[Alla Casa Bianca] credono che un attacco statunitense successivo alle provocazioni dell'Iran potrebbe trasformare l'abissale débacle di Netanyahu in una sorta di trionfo strategico".</div><div style="text-align: justify;">"Questa è la stessa logica contorta che lo ha guidato quando ha incoraggiato la sua anima gemella, l'allora presidente Donald Trump, a ritirarsi unilateralmente dall'accordo sul nucleare iraniano nel maggio 2018. La stessa logica era alla base della sua audizione al Congresso nel 2002, in cui incoraggiò gli USA a invadere l'Iraq, perché questo avrebbe 'stabilizzato la regione' e 'prodotto ripercussioni' sull'Iran.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">I timori degli USA vanno all'essenza della tragedia, al fatto che essa "deve accadere": la rana ha accettato con molta riluttanza di portare lo scorpione oltre il passaggio del fiume, ma vuole essere rassicurata sul fatto che lo scorpione, data la sua natura, non punga il proprio benefattore.</div><div style="text-align: justify;">Proprio allo stesso modo<b> l'esecutivo di Biden non si fida di Netanyahu. Non vuole <i>essere punto</i>, cioè non vuole essere trascinato nel pantano di una guerra con l'Iran</b>.</div><div style="text-align: justify;">Il colpo di pungiglione ha tutti i crismi dell concretezza: Il governo Netanyahu sta gradualmente e deliberatamente preparando il terreno per intrappolare l'amministrazione Biden, manovrando in modo che Washington abbia poca altra scelta se non quella di unirsi allo stato sionista, se la guerra dovesse allargarsi.</div><div style="text-align: justify;">Come in tutte le tragedie classiche, l'epilogo si verifica perché sono gli attori coinvolti a farlo succedere; non hanno altra scelta che farlo accadere, perché questa è la loro natura. "Non solo il premier dello stato sionista respinge qualsiasi idea o richiesta proveniente da Washington; Netanyahu vuole esplicitamente che la guerra di Gaza vada avanti all'infinito senza alcun corollario politico", racconta l'ex funzionario.
<br />Si consideri anche il fatto che Jake Sullivan ha definito esplicitamente le indicazioni degli Stati Uniti: nessuna rioccupazione di Gaza, nessun trasferimento della popolazione, nessuna riduzione del suo territorio, nessuna disconnessione politica con le autorità della Cisgiordania, nessun processo decisionale alternativo se non quello palestinese e nessun ritorno allo status quo ante.</div><div style="text-align: justify;">Netanyahu ha rifiutato in blocco tutte queste indicazioni con una sola frase: lo stato sionista -ha detto- avrebbe supervisionato e mantenuto "la responsabilità generale della sicurezza" a Gaza per un periodo di tempo indefinito. In un colpo solo ha buttato all'aria la conclusione suggerita dagli Stati Uniti, lasciandola penzolare al freddo di un sentimento globale e di una opinione pubblica interna sempre più indifferente, mentre la sabbia nella clessidra sta finendo.</div><div style="text-align: justify;">È evidente quale sia l'esito finale cui punta Smotrich: <b>Netanyahu sta costruendo sostegno popolare sul piano interno verso un nuovo silenzioso ultimatum per Gaza: "emigrazione o annientamento". Questo è anatema per il governo Biden: decenni di diplomazia statunitense in Medio Oriente finiti giù per il tubo di scarico.</b></div><div style="text-align: justify;">Washington osserva con crescente disagio l'"escalation militare orizzontale" nella regione e si chiede se lo stato sionista sopravviverà a questo cappio sempre più stretto. Tuttavia il tempo e i mezzi su cui gli Stati Uniti possono contare per mettere un freno allo stato sionista sono limitati.</div><div style="text-align: justify;">L'immediato sostegno che Biden ha concesso allo stato sionista sta creando scompiglio in patria e comporta un prezzo politico che, a un anno dalle elezioni, ha delle conseguenze. Forse era <i>nella natura</i> di Biden credere di poter abbracciare lo stato sionista perché rispettasse gli interessi degli Stati Uniti. Tuttavia la cosa non sta funzionando, e Biden si ritrova bloccato con uno scorpione sulla schiena.</div><div style="text-align: justify;">Qualcuno pensa che ci sia una soluzione semplice: basta minacciare di interrompere <a href="https://www.calcalistech.com/ctechnews/article/syxvhwge6#:~:text=Bloomberg%20reported%20that%20Israel%20has,Hummers%20in%20the%20US%20military.">il flusso di munizioni e di fondi</a> diretto verso lo stato sionista. Sembra una cosa facile e rappresenterebbe una minaccia convincente, ma per arrivare a questo Biden dovrebbe mettersi a tu per tu con una lobby onnipotente e con gli appoggi su cui conta nel Congresso. Un confronto da cui non è probabile che uscirebbe vincitore perché il Congresso è solidamente schierato con lo stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Qualcun altro pensa che una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU potrebbe imporre "un freno all'incubo di Gaza". Solo che nello stato sionista vige una lunga tradizione nell'ignorare risoluzioni del genere; fra il 1967 e il 1989 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato 131 <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_United_Nations_resolutions_concerning_Palestine">risoluzioni</a> direttamente rivolte al conflitto tra stato sionista e paesi arabi, la maggior parte delle quali ha avuto poca o nessuna efficacia. Il 15 novembre 2023 ne è stata approvata una che è <i>un invito</i> a stabilire tregue umanitarie. Gli USA si sono astenuti ed è più che probabile che la risoluzione verrà ignorata.</div><div style="text-align: justify;">Un appello a livello mondiale per una soluzione basata su due Stati potrebbe forse avere un esito migliore? Finora non è stato così. Sì, in teoria il Consiglio di Sicurezza dell'ONU può imporre una risoluzione, ma il Congresso degli Stati Uniti <i>darebbe di matto</i> se lo facesse, e minaccerebbe di usare la forza contro chiunque tentasse di attuarla.</div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, a ben vedere, la retorica dei due Stati non coglie il punto: non è solo il mondo islamico a vedere la popolazione virare verso la rabbia, ma anche lo stato sionista. <b>I cittadini dello stato sionista sono coinvolti e furibondi e a stragrande maggioranza approvano l'annientamento di Gaza.</b></div><div style="text-align: justify;">La contestualizzazione in termini assolutamente manichei che Netanyahu fa della guerra di Gaza -luce contro oscurità, civiltà contro barbarie, Gaza come sede del Male, tutti gli abitanti complici del Male Hamas, palestinesi come non umani- tutto questo nello stato sionista riaccende gli spiriti e i ricordi di una ideologia da 1948.</div><div style="text-align: justify;">E questo fenomeno non è limitato alla destra: il sentimento popolare nello stato sionista sta cambiando orientamento, passando da liberale e laico a biblico ed escatologico.</div><div style="text-align: justify;">Il presidente del comitato esecutivo di B'Tselem Orly Noy ha scritto <a href="https://www.972mag.com/smotrich-decisive-plan-israeli-public/
">un articolo</a> -Il pubblico dello stato sionista ha abbracciato la dottrina Smotrich- che sottolinea come l'interiorizzazione del "Piano decisivo" di Smotrich si manifesti nel sostegno popolare a una politica che per la popolazione di Gaza prevede<b> l'emigrazione o l'annientamento</b>.</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Sei anni fa Bezalel Smotrich, allora giovane deputato alla Knesset al suo primo mandato, pubblicò quello che pensava su come porre termine al conflitto tra stato sionista e Palestina... Invece di andare avanti con l'illusione che sia possibile arrivare a un accordo politico, la questione deve essere risolta unilateralmente e in maniera definitiva.
[La soluzione proposta da Smotrich era quella di offrire] "ai tre milioni di residenti palestinesi una scelta: <b><i>rinunciare alle loro aspirazioni nazionali e continuare a vivere sulla loro terra in condizioni di inferiorità, oppure emigrare all'estero</i></b>. Se invece sceglieranno di imbracciare le armi contro lo stato sionista, saranno considerati terroristi e l'esercito si metterà a "uccidere coloro che devono essere uccisi". Quando gli è stato chiesto, durante un incontro in cui presentava il suo piano a personalità del sionismo religioso, se intendeva uccidere anche le famiglie, le donne e i bambini, Smotrich <a href="https://www.haaretz.co.il/opinions/2017-05-14/ty-article-opinion/.premium/0000017f-e3fc-d75c-a7ff-fffde5720000">ha risposto</a>: "In guerra come alla guerra".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Orly Noy sostiene che questo modo di pensare non sia limitato all'esecutivo dominato dalla destra; pensa che sia diventato quello dominante. <b>I media e il discorso politico nello stato sionista mostrano che quando si tratta dell'attacco a Gaza oggi in corso, ampi settori del pubblico hanno completamente interiorizzato la logica del pensiero di Smotrich</b>.</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Di fatto l'opinione pubblica nello stato sionista, per quanto riguarda una Gaza in cui le idee di Smotrich vengono messe in pratica con una crudeltà che forse nemmeno lui aveva previsto, si trova ora a essere ancora più estrema di quanto previsto nel suo piano. Questo perché in pratica lo stato sionista sta eliminando dall'agenda la prima possibilità, quella di un'esistenza de-palestinizzata e in condizioni di inferiorità, che fino al 7 ottobre era l'opzione scelta dalla maggior parte del pubblico.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Come conseguenza dell'adozione del pensiero di Smotrich da parte dell'opinione pubblica,<b> lo stato sionista nel suo complesso sta sviluppando una allergia radicale all'esistenza di una qualsiasi forma di stato palestinese</b>. Secondo Orly Noy l'opinione pubblica è arrivata al punto di considerare il rifiuto dei palestinesi di sottomettersi alla potenza militare sionista come una minaccia esistenziale di per sé e come una ragione sufficiente per cacciarli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-27365076143361181712023-11-20T12:47:00.000+01:002023-11-20T12:47:01.741+01:00Oriana Fallaci all'Esselunga con le ossa dei Caprotti<br><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCJ82LXX7eTkNRr7PNEEwBi0LRs2sysQZDgBho4vWgcx6Wf0zESge6400sRlNgzBkgHU5vL0HXp8BRpkW5l5MkBXktdkEwh_5OjwgAgzwniS7wIKP5hcA2u9Wp1DCfDF3t7psvGh0uxmJkTypp8HyQfIR_0TSa-jzlr4p5yjWrfLmTx87iQMm-s16q0bI/s2725/giuseppe_caprotti_-_le_ossa_dei_caprotti0.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2725" data-original-width="1785" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCJ82LXX7eTkNRr7PNEEwBi0LRs2sysQZDgBho4vWgcx6Wf0zESge6400sRlNgzBkgHU5vL0HXp8BRpkW5l5MkBXktdkEwh_5OjwgAgzwniS7wIKP5hcA2u9Wp1DCfDF3t7psvGh0uxmJkTypp8HyQfIR_0TSa-jzlr4p5yjWrfLmTx87iQMm-s16q0bI/w263-h400/giuseppe_caprotti_-_le_ossa_dei_caprotti0.jpg" width="263" /></a></div><br /><p></p><div style="text-align: justify;">Chi dedica un po' di tempo a confutare gli scritti di <b>Oriana Fallaci,</b> a deriderne gli estimatori e ad asserire briosamente l'esatto contrario di quanto in essi affermato non avrebbe all'apparenza molti motivi per interessarsi a un libro scritto da un ricco e che parla di una famiglia di ricchi lombardi diventati ancora più ricchi grazie ai loro <a href="https://web.archive.org/web/20231120111650/http://www.bibliolab.it/boom_web/consumi_libri4.htm">bottegoni</a>.
<br />I motivi invece ci sono. <br /> Il ricco <b>Bernardo Caprotti</b> figurò nel 2007 come autore di un <i>Falce e carrello</i> in cui descriveva gli incommensurabili danni arrecati alla sua attività dai nemici <b>bottegoni della Coop</b>, considerati diretta filiazione del gulag secondo una narrazione che nella penisola italiana viene ripresa dalla propaganda politica ad ogni campagna elettorale con buona pace di qualsiasi realismo. <br /><i> Falce e carrello</i> fu oggetto in Toscana di una diffusione meticolosa e succede ancora oggi di trovarlo a prendere polvere a casa di chi non ha alcuna dimestichezza con la lettura, proprio come i "libri" di Oriana Fallaci, diffusi più o meno negli stessi anni, più o meno ad opera degli stessi soggetti, più o meno con gli stessi obiettivi e più o meno con gli stessi sottintesi. <br />Nel caso specifico il sottinteso era che nessuno poteva azzardarsi a dissentire da quel ricco, a meno che non volesse vedersi moralmente chiamato in correità coi <b>fuclatori di Katyn</b> da parte di qualche ben vestito con libero accesso alle gazzette.
<br />Di qui l'interesse per un libro in cui del ricco di cui sopra si parla in termini p<b>er nulla agiografici</b>, e la relativa <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1745-giuseppe-caprotti-le-ossa-dei-caprotti-una-storia-italiana.html">recensione</a>.</div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-7544310021072209672023-11-18T19:31:00.000+01:002023-11-18T19:31:13.600+01:00Alastair Crooke - L'elefante nella stanza. Le intenzioni di Netanyahu a Gaza<p style="text-align: center;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfQ5Pm_D-MXrd6Gra0Kdwp4LnT3Svb8ZvR4M3qHVEHchEzG1wq7xuWh2BO950zIf8mwNO6tWvJzrkNAGKEDN5tk0SDWzRi0LaEPxqZgPwLcaUtoWJhybd2iw5l63xNo7LfIP4I0alo0bxFa5LS_8yFLp6gD6YsnajlW1DNA2yzk7gvp-KHoid9kM3e99k/s930/gaza_2023.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="930" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfQ5Pm_D-MXrd6Gra0Kdwp4LnT3Svb8ZvR4M3qHVEHchEzG1wq7xuWh2BO950zIf8mwNO6tWvJzrkNAGKEDN5tk0SDWzRi0LaEPxqZgPwLcaUtoWJhybd2iw5l63xNo7LfIP4I0alo0bxFa5LS_8yFLp6gD6YsnajlW1DNA2yzk7gvp-KHoid9kM3e99k/w640-h358/gaza_2023.jpeg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Traduzione da</i> <a href="https://strategic-culture.su/news/2023/11/13/the-unspoken-elephant-in-the-room-of-netanyahus-intent-in-gaza/">Strategic Culture</a>, <i>13 novembre 2023.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella crisi di Gaza il dato essenziale è che tutti concordano nel mettere la testa sotto la sabbia e nell'ignorare l'elefante nella stanza, ed è abbastanza facile farlo. Si capisce compiutamente la portata di una grave crisi solo quando qualcuno si accorge dell'elefante e dice: "Attenzione, qui c'è un elefante in giro". La situazione oggi è questa, e l'Occidente sta lentamente cominciando a prenderne atto. Una cosa che affascina il resto del mondo e che gli fa cambiare atteggiamento.</div><div style="text-align: justify;">Quale sarebbe l'elefante -o gli elefanti- nella stanza? Sarebbe il fatto che<b> le ultime mosse diplomatiche di Blinken in Medio Oriente sono state un fallimento</b>. Nessuno dei leader regionali da lui incontrati, oltre a chiedere fermamente che non avvenisse "alcun trasferimento di popolazione palestinese in Egitto", la "fine di questa follia" -il bombardamento a tappeto di Gaza- e un immediato cessate il fuoco ha voluto dire altro su Gaza.
E gli appelli di Biden per una "pausa" - all'inizio calmi, adesso più insistenti- sono stati senza mezzi termini ignorati dal governo sionista. Lo spettro dell'impotenza del Presidente Carter ai tempi della crisi degli ostaggi in Iran incombe sempre più concretamente sullo sfondo.</div><div style="text-align: justify;">In sostanza la Casa Bianca <a href="https://www.washingtonpost.com/politics/2023/11/05/white-house-resigned-israel-onslaught-gaza/">non può costringere</a> lo stato sionista ad obbedire; la lobby sionista ha più presa sul Congresso di quanta ne abbia un qualsiasi esecutivo della Casa Bianca, di conseguenza <a href="https://www.timesofisrael.com/us-admits-israel-likely-to-keep-initial-security-force-in-gaza-post-war/">non si intravede alcuna via di uscita</a> dalla crisi. Biden ha voluto l'esecutivo Netanyahu, ora deve sopportarne le conseguenze.</div><div style="text-align: justify;">Il Partito Democratico si frammenta dunque nell'impotenza, al di là della semplicistica divisione fra centristi e progressisti. La polarizzazione innescata dalla "posizione di non cessate il fuoco" sta avendo forti effetti destabilizzanti sulla politica sia negli Stati Uniti che in Europa.</div><div style="text-align: justify;">Impotenza, quindi, mentre il Medio Oriente si consolida in un forte antagonismo nei confronti di quello che viene percepita come la condiscendenza occidentale verso un massacro di massa di donne, bambini e civili palestinesi. Le cose potrebbero essersi spinte anche troppo avanti perché il riassetto tettonico già in corso possa rallentare. <b>A livello mondiale, i due pesi e le due misure in uso in Occidente sono ormai fin troppo evidenti.</b></div><div style="text-align: justify;">L'elefante grosso è questo: lo stato sionista ha <a href="https://euromedmonitor.org/en/article/5908/Israel-hit-Gaza-Strip-with-the-equivalent-of-two-nuclear-bombs">sganciato</a> più di venticinquemila tonnellate di esplosivo dal 7 ottobre (la bomba di Hiroshima del 1945 era equivalente a quindicimila tonnellate). Qual è esattamente l'obiettivo di Netanyahu e del suo gabinetto di guerra? In apparenza, la precedente operazione militare nel campo di Jabalia aveva come obiettivo un leader di Hamas sospettato di nascondersi sotto il campo, ma perché usare sei bombe da duemila libbre per un "obiettivo" di Hamas in un campo profughi affollato? E perché attaccare anche le cisterne per l'acqua, i pannelli fotovoltaici e gli ingressi degli ospedali, le strade, le scuole e i panifici?
<br />Il pane a Gaza è quasi sparito. Le Nazioni Unite affermano che tutti i panettieri nel nord di Gaza sono stati chiusi in seguito al bombardamento dei forni rimasti. L'acqua pulita è disperatamente scarsa e migliaia di corpi si stanno lentamente decomponendo sotto le macerie. Stanno facendo la loro comparsa malattie ed epidemie, mentre le forniture umanitarie vengono concesse col contagocce, strumento di contrattazione per il rilascio di ulteriori ostaggi...</div><div style="text-align: justify;">Il redattore di Haaretz Aluf Benn <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-09/ty-article/.premium/israels-tiebreaking-move-in-gaza-driving-its-residents-south/0000018b-b05c-df42-a78f-bd5fe5e40000">descrive</a> con molta chiarezza la strategia dello stato sionista:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote><b>A Gaza l'espulsione dei residenti palestinesi, la trasformazione delle loro case in cumuli di calcinacci e la limitazione all'ingresso di rifornimenti e carburante sono la 'mossa decisiva' cui si fa ricorso nell'attuale conflitto</b>, a differenza di tutte le precedenti occasioni in cui si è combattuto nella Striscia.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Di cosa stiamo parlando? Chiaramente non si tratta di evitare vittime collaterali tra i civili, quando l'esercito sionista combatte contro Hamas. Non ci sono stati scontri nelle strade di Jabalia, né all'interno e intorno agli ospedali. Come ha <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-05/ty-article-magazine/.premium/we-barely-see-terrorists-theyre-underground-in-gaza-with-israeli-soldiers/0000018b-9ecf-d8a6-a38b-dedf23810000">detto</a> un soldato, "Tutto quello che abbiamo fatto è stato andare in giro con i nostri veicoli blindati. Gli interventi sul campo verranno più tardi". Quello della "evacuazione umanitaria" è dunque <a href="https://www.nytimes.com/2023/11/05/world/middleeast/israel-egypt-gaza.html">un falso pretesto</a>.</div><div style="text-align: justify;"><b>Il grosso delle forze di Hamas è rimasto sottoterra, in attesa del momento giusto per attaccare l'esercito sionista quando si inoltrerà a piedi tra le macerie</b>. Per ora i militari sionisti restano nei loro carri armati. Ma prima o poi dovranno affrontare Hamas sul terreno. Quindi, la lotta con Hamas è appena iniziata.</div><div style="text-align: justify;">I soldati sionisti lamentano di riuscire "<a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-05/ty-article-magazine/.premium/we-barely-see-terrorists-theyre-underground-in-gaza-with-israeli-soldiers/0000018b-9ecf-d8a6-a38b-dedf23810000">a malapena a intravedere</a>" i combattenti di Hamas. Ebbene, questo è dovuto al fatto che per le strade non si fanno trovare, se non in numero di uno o due uomini che escono dai tunnel sotterranei per attaccare un ordigno esplosivo a un carro armato o per sparargli contro un razzo. I combattenti di Hamas tornano poi rapidamente nel tunnel da cui sono usciti. Alcuni tunnel sono costruiti solo per questo scopo, come strutture "usa e getta". <b>Non appena il soldato incursore ritorna, il tunnel viene fatto crollare in modo che le forze sioniste non possano entrarvi o seguirlo</b>. E nuovi tunnel dello stesso tipo vengono scavati in continuazione.</div><div style="text-align: justify;">Non si troveranno combattenti di Hamas nemmeno negli ospedali civili di Gaza; il loro ospedale si trova nelle loro basi principali, collocate in profondità nel sottosuolo insieme a dormitori, magazzini contenenti rifornimenti per diversi mesi, armerie e attrezzature per scavare nuovi tunnel. E i quadri di Hamas non sono nel sottosuolo dei principali ospedali di Gaza.</div><div style="text-align: justify;">Il corrispondente di Haaretz per le questioni di difesa Amos Harel <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-08/ty-article/.premium/as-hamas-digs-in-israel-sees-the-true-scope-and-sophistication-of-the-gaza-tunnels/0000018b-aba3-d5aa-a19f-affb2f3f0000">scrive</a> che<b> lo stato sionista sta comprendendo solo adesso quanto siano sofisticate ed estese le strutture sotterranee di Hamas</b>. Ammette anche che i vertici delle forze armate, a differenza degli ambienti governativi, "non stanno parlando di sradicare il seme di Amalek" [un riferimento biblico allo sterminio del popolo di Amalek], cioè di un genocidio. Poi osserva che anche i vertici delle forze armate non hanno certezze in merito a quale sia il loro obiettivo finale.</div><div style="text-align: justify;">L'elefante nella stanza per gli abitanti del Medio Oriente -che assistono alla distruzione delle infrastrutture civili in superficie- è dunque: qual è con esattezza lo scopo di questa strage? Hamas è trincerato sotto terra. E<b> l'esercito sionista rivendica molti successi, ma dove sono i corpi dei caduti? Noi non li vediamo.</b> Le bombe quindi devono servire a costringere i civili ad andarsene, a una <a href="https://edition.cnn.com/videos/world/2023/11/08/palestinians-flee-south-gaza-city-evacuation-corridor-salma-abdelaziz-dnt-lead-vpx.cnn">seconda Nakba</a>.</div><div style="text-align: justify;">Quale intento si cela dietro questa cacciata? Secondo Benn, è quello di <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-09/ty-article/.premium/israels-tiebreaking-move-in-gaza-driving-its-residents-south/0000018b-b05c-df42-a78f-bd5fe5e40000">diffondere</a> la convinzione che non torneranno mai più a casa:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Anche se presto verrà dichiarato un cessate il fuoco su pressione statunitense, lo stato sionista non avrà fretta di ritirarsi e di permettere alla popolazione di tornare nel nord della Striscia. E se dovesse tornare, in cosa tornerebbe? Non vi troverà case, strade, scuole negozi... nulla che si possa considerare un elemento costitutivo di una città dei giorni d'oggi.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Si tratta di una punizione contro la popolazione civile di Gaza, frutto del desiderio di vendetta? O è lo sfogo di una rabbia e di una determinazione escatologiche? Nessuno può dirlo.</div><div style="text-align: justify;">L'elefante nella stanza è questo. E dal rendersene conto dipende la questione se anche gli Stati Uniti <a href="https://dawnmena.org/us-congress-reject-bill-to-support-forced-israeli-displacement-of-palestinians-to-third-countries/">resteranno macchiati da un crimine</a>. Da questa presa di coscienza dipende la possibilità o meno di trovare un accomodamento diplomatico duraturo, se lo stato sionista sta davvero tornando a giustificare la propria esistenza ricorrendo alle radici bibliche ed escatologiche.</div><div style="text-align: justify;">È questo il problema che in futuro toccherà Biden come persona e l'Occidente nel suo complesso. Qualunque sia la tempistica che Biden aveva in mente, in mezzo alla crescente indignazione internazionale <b>il tempo sta venendo meno con rapidità perché il conflitto tra stato sionista e Gaza è ora centrato principalmente sulla crisi umanitaria a Gaza e non più sull'attacco del 7 ottobre</b>.</div><div style="text-align: justify;">Può sembrare inverosimile eppure Gaza -con una superficie di soli trecentosessanta chilometri quadrati- sta determinando la geopolitica globale per tutti. Gaza è un lembo di terra da cui dipende in una certa misura anche il futuro.</div><div style="text-align: justify;">"Non ci fermeremo", ha detto Netanyahu; "non ci sarà un cessate il fuoco". Mentre alla Casa Bianca una voce interna all'amministrazione <a href="https://www.washingtonpost.com/politics/2023/11/05/white-house-resigned-israel-onslaught-gaza/?utm_campaign=wp_for_you&utm_medium=email&utm_source=newsletter&wpisrc=nl_personalizedforyou&utm_content=readinghistory__position3">ammette</a> che</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>Stanno assistendo a un deragliamento e non possono farci nulla. Il disastro ferroviario è a Gaza, ma ad esplodere è il Medio Oriente. Sanno di non poter fermare i sionisti in quello che stanno facendo.</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Il tempo sta per scadere. E questo è il rovescio della medaglia del paradosso dell'elefante. Ma quanto tempo c'è prima che il tempo finisca? Questa è una domanda irrilevante.</div><div style="text-align: justify;">Questo rovescio della medaglia sembra aver causato confusione in Occidente e anche <a href="https://www.al-monitor.com/originals/2023/11/after-nasrallahs-speech-israeli-military-sees-diminished-hezbollah-threat">nello stato sionista</a>. Il discorso di domenica 11 novembre di <b>Seyyed Nasrallah</b> ha smorzato il rischio di un allargamento della guerra al di là dello stato sionista, e quindi ha comportato il fatto che ci potrebbe essere più tempo per i tentativi della Casa Bianca di gettare acqua sul fuoco? Oppure ha inviato un messaggio diverso?</div><div style="text-align: justify;">Per lo meno ha dato una risposta alla domanda se la terza guerra mondiale stesse per scoppiare. Nasrallah <a href="https://new.thecradle.co/articles/after-nasrallahs-speech-us-and-israel-escalate-gaza-war">è stato chiaro</a>: <b>nessun membro del Fronte di resistenza unito vuole una guerra regionale totale</b>. Tuttavia, Nasrallah ha sottolineato che "tutte le opzioni rimangono sul tavolo", <a href="https://new.thecradle.co/articles/after-nasrallahs-speech-us-and-israel-escalate-gaza-war">a seconda</a> di quali saranno le future mosse degli Stati Uniti e dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Per una piena comprensione di quanto detto da Nasrallah occorre fare caso al contesto specifico. In questa occasione -caso unico- il suo discorso è riflesso di quella che deve essere stata un'ampia consultazione tra tutti i "fronti" dell'asse della resistenza. La forma finale del suo discorso, in altre parole, è stata il risultato di molteplici consultazioni e contributi. Esso non rifletteva quindi la mera posizione di Hezbollah. Per questo motivo è possibile concludere che esiste consenso su una posizione contraria allo scatenare una guerra regionale totale.</div><div style="text-align: justify;">Il discorso -basato su contributi eterogenei- era molto ricco di sfumature, il che potrebbe spiegare il perché ne siano state date interpretazioni errate. Come al solito i media erano interessati soltanto all'affermazione fondamentale. Così, <b>"Hezbollah non ha dichiarato guerra" è diventata la pappa pronta facile e veloce da servire.</b></div><div style="text-align: justify;">Il primo <a href="https://mideastwire.com/page/articleFree.php?id=82028">punto</a> essenziale del discorso di Seyyed Nasrallah, tuttavia, è che egli ha effettivamente reso Hezbollah il "garante" della sopravvivenza di Hamas, nello specifico identificando Hamas per nome piuttosto che riferendosi alla "resistenza" come entità generica.</div><div style="text-align: justify;">Hezbollah si limita quindi per il momento a operazioni (non meglio definite) di limitata portata nelle regioni di confine in Libano, fino a quando la sopravvivenza di Hamas non sarà a rischio. Il Partito ha promesso tuttavia che interverrà direttamente in qualche modo se la sopravvivenza di Hamas dovesse essere minacciata.</div><div style="text-align: justify;">Il imite invalicabile che preoccupa la Casa Bianca è questo. Chiaramente l'obiettivo di Netanyahu di estirpare Hamas è in esplicito contrasto con esso, e rischia di portare alla diretta entrata in guerra di Hezbollah.
Tuttavia il mutamento strategico sotteso da questa dichiarazione politica fondamentale, emessa a nome dell'intero Asse della resistenza, è il fatto che a diventare l'elemento essenziale di tutti i mali del Medio Oriente è la politica estera statunitense.</div><div style="text-align: justify;"><b>Lo stato sionista non viene additato come responsabile della crisi in atto; anzi, esso viene declassato da Nasrallah da attore indipendente a nulla più che un protettorato militare statunitense come altri.</b>
In parole povere, Seyyed Nasrallah ha sfidato direttamente non solo l'occupazione della Palestina, ma anche gli Stati Uniti, considerati i principali colpevoli di quanto ha afflitto la regione: dal Libano alla Siria, dall'Iraq alla Palestina. Per certi versi in questo senso Nasrallah ha riecheggiato l'avvertimento del Presidente Putin a Monaco nel 2007, rivolto a un Occidente che stava per ammassare forze della NATO ai confini della Russia. <b>La risposta di Putin all'epoca fu: "Sfida accettata".</b></div><div style="text-align: justify;">Allo stesso modo gli Stati Uniti hanno inviato ingenti forze navali in tutta la regione per "dissuadere Hezbollah e l'Iran", ma quest'ultimo ha rifiutato di essere dissuaso.<b> Riferendosi alle navi da guerra statunitensi, Nasrallah ha detto: "Abbiamo preparato qualcosa per loro". E nel corso della settimana successiva il Partito ha svelato di possedere missili antinave.</b></div><div style="text-align: justify;">Il punto fondamentale è che uno schieramento coeso di stati e di organizzazioni armate segnala che è in atto una sfida di più ampia portata all'egemonia statunitense. In effetti,<b> anch'esso sta dicendo: "Sfida accettata"</b>.
La richiesta è chiara: fermare le stragi di civili, fermare i bombardamenti e arrivare a un cessate il fuoco. Niente espulsioni, niente nuova Nakba. In termini specifici, gli Stati Uniti sono stati avvertiti che devono "aspettarsi qualcosa di doloroso" se l'attacco a Gaza non verrà fermato rapidamente. Quanto tempo rimane per arrivare a fermare le armi, sempre che sia possibile? Sulla tempistica non esistono dettagli.</div><div style="text-align: justify;">E cosa si intende per "qualcosa di doloroso"? Non è chiaro. Ma guardiamoci intorno: gli Houthi inviano ondate di missili da crociera diretti contro lo stato sionista; alcuni non riescono a raggiungerlo e vengono abbattuti, ma quanti siano non si sa. Le basi statunitensi in Iraq sono regolarmente -in pratica ogni giorno- sotto attacco; <a href="https://www.nbcnews.com/politics/national-security/40-us-service-members-may-brain-injuries-iran-linked-attacks-rcna123591">molti soldati statunitensi</a> sono stati feriti. E Hezbollah e lo stato sionista si stanno confrontando in ostilità per ora limitate, ai due lati del confine libanese.</div><div style="text-align: justify;">Non si tratta di una guerra totale, ma se gli attacchi dello stato sionista contro Gaza continueranno nelle prossime settimane dovremo aspettarci una escalation controllata su diversi fronti. Una escalation che ovviamente a questo controllo rischia di sfuggire.</div><br />
Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-57152712530970010082023-11-15T08:31:00.001+01:002023-11-15T08:31:35.175+01:00Fuori lo stato sionista dall'Università di Firenze! (Marco Carrai e Susanna Ceccardi: essere avveduti, oggi)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnNtz_ldVCaOl9KMHvI7RXePc0ejSLKBYmeMwoLvqNloxIszoy0LqU4mHLGLuE00C20pMJZVw1F6rBhmn_jQNq2tfoRmqXuC269stn3RFUS0AHVZXHC0HP6DvvcmGG7tTAJmUowxd16qU54vXuipPSQy371duPTafnhAm0-4MVAmvHSwK3BiQCDSjoMgk/s800/fuori_lo_stato_sionista.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnNtz_ldVCaOl9KMHvI7RXePc0ejSLKBYmeMwoLvqNloxIszoy0LqU4mHLGLuE00C20pMJZVw1F6rBhmn_jQNq2tfoRmqXuC269stn3RFUS0AHVZXHC0HP6DvvcmGG7tTAJmUowxd16qU54vXuipPSQy371duPTafnhAm0-4MVAmvHSwK3BiQCDSjoMgk/w640-h360/fuori_lo_stato_sionista.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
Nel novembre 2023 lo stato sionista è impegnato in una violentissima campagna militare nella striscia di Gaza. <br /><div style="text-align: justify;">Il mese precedente qualcuno aveva <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1740-ronen-bergman-uccidi-per-primo-la-storia-segreta-degli-omicidi-mirati-di-israele.html" target="_blank">ucciso per primo</a>, pestandogli i calli e mettendone in lieve crisi l'onnipotenza. Una cosa cui reagire con ogni mezzo a disposizione, dal cacciabombardiere alla<i> hasbarà</i> di terz'ordine.
<br />Alle <i>hasbarot</i> di terz'ordine è deputato a Firenze il ben vestito <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/1735-firenze-marco-carrai-ben-vestito-ricco-e-sionista-di-complemento.html" target="_blank">Marco Carrai</a>, console <i>onorario</i> dello stato sionista. I rimasugli -le briciole delle <i>mazzot,</i> potremmo dire- toccano a <b>Susanna Ceccardi</b>, madre non sposata.</div><div style="text-align: justify;">Insomma, qualcuno a Firenze scrive su un muro del polo universitario di San Donato che<i> lo stato sionista non gli piace</i>.</div><div style="text-align: justify;">Il console <i>onorario</i> riempie le gazzette di starnazzi indignati.</div><div style="text-align: justify;">La madre non sposata, dietro.<br /></div><div style="text-align: justify;">Al momento in cui scriviamo il <a href="https://web.archive.org/web/20231115070843/https://www.corpoconsolarefirenze.it/">corpo consolare di Firenze</a> conta decine di rappresentanze, da quella statunitense a quella estone passando per posti come Grenada. Nessuna di queste è rumorosa o gazzettieramente intromissioria come quella (onoraria) dello stato sionista.</div><div style="text-align: justify;">Forse perché nessuno degli altri paesi si comporta in modo da levare reazioni disgustate di questa portata.</div><div style="text-align: justify;">Internet ha miliardi di utenti.</div><div style="text-align: justify;">Imporre alle gazzette la pubblicazione di deplorazioni e prese di distanza non sempre ha l'effetto desiderato, specie se si difendono cause di stabile impopolarità.</div><div style="text-align: justify;">Se il ben vestito Carrai e la ciarliera Ceccardi (madre non sposata) non si fossero mossi, la scritta sarebbe stata letta da qualche decina di persone.</div><div style="text-align: justify;">Adesso ha un pubblico potenziale molte volte più vasto.</div><div><br /></div><div><br /></div></div>Io Non Sto con Orianahttp://www.blogger.com/profile/09419663298925331029noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8094685273193656977.post-72339716688006888502023-11-14T12:07:00.004+01:002023-11-15T10:28:42.279+01:00Quest'anno le foibe arrivano in anticipo<p style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIXjEXwekykb02VpP9h0z7FuB6ShHMxbUG5WzoVLQfv-z-CYSkFNStKacCWFo6WabsP2Zt9XkKNePbs3ykYXjBY56PSXKclehhnrMTWiHFGbK7F5YcSsxrcZbbDGITZ6UuDhfnoONHNLSzfp3ktQND773w9KLU4f75eQK0w-1DcQmqm2s6eMTInQGBFsA/s4000/jugo_flagge_2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="4000" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIXjEXwekykb02VpP9h0z7FuB6ShHMxbUG5WzoVLQfv-z-CYSkFNStKacCWFo6WabsP2Zt9XkKNePbs3ykYXjBY56PSXKclehhnrMTWiHFGbK7F5YcSsxrcZbbDGITZ6UuDhfnoONHNLSzfp3ktQND773w9KLU4f75eQK0w-1DcQmqm2s6eMTInQGBFsA/w640-h480/jugo_flagge_2023.jpg" width="640" /></a></p><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Secondo le gazzette, a metà ottobre 2023 l'esecutivo di Roma avrebbe inviato ai suoi rappresentanti locali una <b>circolare</b> affinché le scuole dedichino particolare attenzione ai temi cui è dedicato il <a href="https://www.iononstoconoriana.com/khodja-nassreddin-il-diario/1680-10-febbraio-giorno-del-piagnisteo.html">Giorno del Piagnisteo</a>.</div><div style="text-align: justify;">Quest'anno <b>le foibe arrivano in anticipo</b>.</div><div style="text-align: justify;"><b>Addirittura prima di Babbo Natale</b>.</div><div style="text-align: justify;">Il Giorno del Piagnisteo ricorre il dieci febbraio. E a Firenze trascorre nell'indifferenza generale. La sua imposizione per legge è servita soltanto a divulgare con dovizia di dettagli uno dei tanti sistemi con cui prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale qualcuno si è liberato degli avversari politici e delle presenze sgradite in generale.</div><div style="text-align: justify;">L'intento dell'esecutivo è quello di diffondere -se non di imporre- una versione vittimistica degli avvenimenti: <b><i>i comunisti si sono alzati una mattina e hanno fatto un genocidio</i></b>.</div><div style="text-align: justify;">A toni del genere verrebbe voglia di rispondere che<i> <b>il problema è che non ci sono riusciti</b>, e che a Roma dovrebbero se mai ringraziare i corpi armati dello </i>Antifašističko vijeće narodnog oslobođenja Jugoslavije<i> di essersi fermati prima di Videm invece di prendere tutti quanti a calci almeno fino al Garigliano, maccheroni tarantelle e tutto il resto.</i></div><div style="text-align: justify;">Ma questo andrebbe bene per le "reti sociali", sconfortanti autoschedature per buoni a nulla sul cui livello è caritatevole non infierire.</div><div style="text-align: justify;">In questa sede si è convinti del fatto che le istanze "occidentaliste" in generale, con particolare riferimento a quelle governative, non ammettano altra risposta che l'immediata adozione di comportamenti ed atteggiamenti opposti a quelli auspicati.</div><div style="text-align: justify;">Alla professione di cialtroneria in malafede si risponde quindi gelidamente, rifornendo innanzitutto la propria biblioteca con una iniziativa <i>di approfondimento e di studio</i> che non dovrebbe certo dispiacere a chi ha imposto questa ricorrenza a chi non ne sentiva alcuna necessità.</div><div style="text-align: justify;">Ecco dunque un riepilogo aggiornato, con tutti i limiti del caso. Oltre a scritti sul tema specifico ce ne sono alcuni utili a controbattere alle velleità identitarie che sono alla base dell'intera iniziativa, e alle moltissime produzioni divulgative curate secondo criteri per lo meno opinabili.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Giuseppe Aragno, Alexander Hoebel, Alessandra Kersevan, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1707-giuseppe-aragno-alexander-hoebel-alessandra-kersevan-fascismo-e-foibe-cultura-e-pratica-della-violenza-nei-balcani.html">Fascismo e foibe</a>. Cultura e prtica della violenza nei Balcani.</div><div style="text-align: justify;">Nicoletta Bourbaki, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1714-nicoletta-bourbaki-la-morte-la-fanciulla-e-l-orco-rosso-il-caso-ghersi-come-si-inventa-una-leggenda-antipartigiana.html">La morte, la fanciulla e l'orco rosso</a>. Il caso Ghersi: come si inventa una leggenda antipartigiana.</div><div style="text-align: justify;">Claudia Cernigoi, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1098-claudia-cernigoi-operazione-foibe-a-trieste.html">Operazione foibe a Trieste</a>.</div><div style="text-align: justify;">Davide Conti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1297-davide-conti-loccupazione-italiana-dei-balcani-crimini-di-guerra-e-mito-della-qbrava-genteq-1940-1943.html">L'occupazione italiana dei Balcani</a>. Crimini di guerra e mito della "brava gente".</div><div style="text-align: justify;">Francesco Filippi, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1733-francesco-filippi-guida-semiseria-per-aspiranti-storici-social.html">Guida semiseria per aspiranti storici social</a>.</div><div style="text-align: justify;">Francesco Filippi, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1736-francesco-filippi-prima-gli-italiani-si-ma-quali.html">"Prima gli italiani!"</a> (sì, ma quali?).</div><div style="text-align: justify;">Eric Gobetti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1052-eric-gobetti-loccupazione-allegra-gli-italiani-in-jugoslavia-1941-1943.html">L'occupazione allegra</a>. Gli italiani in Jugoslavia (1941-1943).</div><div style="text-align: justify;">Eric Gobetti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1684-eric-gobetti-alleati-del-nemico-l-occupazione-italiana-in-jugoslavia-1941-1943.html">Alleati del nemico</a>. L'occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943).</div><div style="text-align: justify;">Eric Gobetti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1110-eric-gobetti-e-allora-le-foibe.html">"E allora le foibe?</a>".</div><div style="text-align: justify;">Eric Gobetti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1713-eric-gobetti-i-carnefici-del-duce.html">I carnefici del Duce</a>.</div><div style="text-align: justify;">Alessandra Kersevan, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1704-alessandra-kersevan-lager-italiani-pulizia-etnica-e-campi-di-concentramento-fascisti-per-civili-jugoslavi-1941-1943.html">Lager italiani</a>. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi (1941-1943).</div><div style="text-align: justify;">Gianni Oliva, " <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1262-gianni-oliva-qsi-ammazza-troppo-pocoq-i-crimini-di-guerra-italiani-1940-1943.html">Si ammazza troppo poco</a>". I crimini di guerra italiani (1940-1943).</div><div style="text-align: justify;">Boris Pahor, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1061-boris-pahor-piazza-oberdan.html">Piazza Oberdan</a>.</div><div style="text-align: justify;">Jože Pirjevec, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1260-joze-pirjevec-foibe.html">Foibe</a>.</div><div style="text-align: justify;">Christian Raimo, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/1029-christian-raimo-contro-l-identita-italiana.html">Contro l'identità italiana</a>.</div><div style="text-align: justify;">Giacomo Scotti, <a href="https://www.iononstoconoriana.com/libri/695-giacomo-scotti-dossier-foibe.html">Dossier foibe</a>.</div>
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