domenica 31 ottobre 2010

"Il Giornale della Toscana" tra cialtroneria e diversivi



A Firenze le gazzette "occidentaliste" non mancano davvero, a cominciare da quel "La Nazione" che da più di un secolo e mezzo agisce imperterrita per il deterioramento del tessuto sociale della città in cui ha sede. Negli ultimi dieci anni l'involuzione del mainstream ha permesso exploit di tutti i tipi nei settori del securitarismo, dei linciaggi mediatici e della propaganda politica presentata come "informazione", e questo ha anche inflazionato il numero delle gazzette: spingere i sudditi a riconoscere il peggio di se stessi nella stampa quotidiana, evidentemente ha garantito e garantisce entrate considerevoli.
"Il Giornale della Toscana" è proprio una di queste gazzettine, la cui locandina giallastra non è peraltro presente neppure in tutte le edicole.
Quella del 31 ottobre 2010 urlava che secondo un certo Bonaiuti "infrastrutture e cultura" sono "priorità" secondo il maggior partito "occidentalista" al governo nello stato che occupa la penisola italiana.
Questo Bonaiuti dovrebbe avere una carica in esso governo. Ma non divaghiamo.
Infrastrutture. Ai tempi della campagna elettorale con il palloniere inviato perentoriamente a Firenze per "cambiarle colore", il piddì con la elle cercò di riempire il vuoto assoluto di proposte che non fossero galera, galera e galera, gendarmi, gendarmi e gendarmi con una serie di proposte una più demenziale dell'altra. Ad un certo punto saltò fuori, durante un convegno al Palazzo dei Congressi in cui il partito maggioritario della penisola raccolse tanta gente quanta un centro sociale qualunque ne raccoglie in una serata qualsiasi, di... interrare i viali di circonvallazione. "Il Giornale della Toscana" riportò tutto fedelmente, arciconvinto di essere preso sul serio: d'altronde, chi non prende sul serio questa roba non può che essere un terrorista. Nella realtà dei fatti non c'è minimo intoppo alla viabilità stradale che non sia oggetto di lamentele in consiglio comunale e alla stampa. Figuriamoci cosa non succederebbe se davvero si decidesse di procedere anche solo a qualche saggio sul suolo per verificare la fattibilità di una simile idiozia.
L'allargamento a tre corsie della autostrada A1 attorno a Firenze è in corso d'opera da otto anni, tutti dominati da governi "occidentalisti" con l'eccezione del periodo 2006-2008. I pannelli luminosi con le cifre che andando al contrario segnalavano il giorno previsto per la fine dei lavori sono stati tolti in silenzio e fatti sparire con discrezione.
Pensano alle infrastrutture, pensano.
Cultura. La pochezza "occidentalista" in questo settore supera il descrivibile, e lo supera di svariate misure. Alla cultura, al pari di ogni altro elemento del reale, gli "occidentalisti" dedicano interesse proporzionale alla possibilità che produca un reddito quantificabile in denaro o una rendita di posizione quantificabile in suffragi. Nel caso di Firenze l'impegno diretto dei partiti "occidentalisti" in questo senso si riduce da tempo immemorabile all'incensamento di qualche figura dai meriti pregressi e dimenticati o capace di fornire avallo con la propria presunta statura intellettuale a qualunque bassezza venga voglia di perpetrare a questa gente.
Il secondo titolo rimette in pari la bilancia tornando al consueto refrain pallonistico. Il palloniere citato ha riempito il gazzettaio per settimane e non certo per le sue gesta "sportive", trovando avallo, giustificativi e comprensione laddove su uno zidar qualsiasi che si fosse reso protagonista di qualcosa di simile sarebbe stata scagliata la solita panoplia gazzettiera di degradensihurézze, sentenze esemplari, certezza della pena e via ciarlando.
Pensano alla cultura, pensano.
Nelle stesse ore in cui in via Cittadella si mandava in macchina questa roba, il fondatore del "partito" del Bonaiuti su ricordato tornava in testa ai titoli di tutti i mass media del pianeta e contribuiva all'ulteriore rafforzamento della corretta immagine che in contesti meno involuti, dal deserto siriano agli altopiani kirghisi, le persone hanno della penisola italiana. E l'immagine che in contesti meno involuti le persone hanno della penisola italiana è quella dell'equivalente geopolitico di una spaghetteria di provincia in cui si smercino anche videocassette pornografiche ed immagini di Padre Pio, intanto che sul retro si affittano camere ad ore a marmaglia in canottiera.
Il fondatore del "partito" di Bonaiuti ricopre attualmente la carica di primo ministro nello stato che occupa la penisola italiana. Uno strano giro di telefonate alla gendarmeria milanese fatto a maggio scorso indica che costui era sollecito della sorte di una minorenne di origine marocchina accusata di furto, in merito alla quale il materiale reperibile sul web consentirebbe di farsi un'idea piuttosto precisa. Ed altrettanto precisa è l'idea che ci si può fare del tipo di rapporti che lega un elemento del genere all'ambiente frequentato da uno dei massimi responsabili di uno stato cui sono sottoposti più di sessanta milioni di sudditi. Il resto lo fanno le vergognose imputazioni contestate a razzumaglia dello stesso giro.
Sono evidenti almeno un paio di cose: la prima è che l'islàmme sarà anche il male personificato, ma evidentemente gli "occidentalisti" non temono di venirne contagiati per via venerea. La seconda è che alla diciassettenne accusata di furto il gazzettaio usa riguardi che gli equivalenti che provenissero da qualche campo rom e finissero in mano alla gendarmeria con un'accusa identica non riceverebbero di certo.
Tranne in caso di pregressa e risaputa frequentazione di certi ambienti.
Altro dettaglio non secondario: nonostante la ragazza sia di origine marocchina, le telefonate la qualificano nipote del presidente egiziano.
I casi sono sostanzialmente due.
1)Il primo ministro dello stato che occupa la penisola italiana non ricorda il nome del presidente marocchino (si noti che il Marocco è un regno) e lo confonde con quello di un paese che sta dall'altra parte del continente, con tutte le conclusioni che da questo è possibile trarre.
2) Il primo ministro dello stato che occupa la penisola italiana non ha la minima idea delle sue stesse frequentazioni, con tutte le conclusioni che da questo è possibile trarre.
Le infrastrutture.
La cultura.

sabato 30 ottobre 2010

Sette anni di carcere per aver manifestato contro la guerra


La "libera informazione" che sporca quotidianamente l'esistenza di chi vive nel cosiddetto "occidente" non perde occasione per dilungarsi sugli orrori del sistema giudiziario e dell'apparato repressivo della Repubblica Islamica dell'Iran. E se di orrori veri e propri non ne saltano fuori a sufficienza si può sempre inventarne qualcuno.
Abbiamo non il sospetto, ma la certezza che uno dei fini di una simile organizzazione di palinsesti e di agenda settings sia il legittimare a contrario apparati repressivi e sistemi giudiziari "occidentali" capacissimi di altrettanto. Politici e mass media stanno da decenni assecondando con ogni mezzo l'involuzione scimmiesca di un'opinione pubblica tanto esperta in pornografia quanto totalmente priva di senso critico, di competenza e ordinariamente anche di conoscenza dei problemi: la situazione è giunta al punto che si dànno numerosi casi in cui perfino carcerieri e gendarmi esibiscono comportamenti e pareri meno forcaioli del rimanente dei sudditi.
Nella primavera del 2009 l'"onda verde" compiva la sua disastrosa parabola e a Firenze si ristabiliva l'ordine contro qualche decina di ragazzini delle scuole secondarie. Le immagini risalgono a quel periodo.

Vi si vedono due episodi identici. Una è stata scattata nella Repubblica Islamica dell'Iran, l'altra nello stato che occupa la penisola italiana. La differenza sta nel fatto che nello stato che occupa la penisola italiana detta legge una torma di sfaticati con la cravatta capaci di pretendere che la patente di "democrazia" venisse elargita a loro discrezione, previo esame di certificazione a mezzo di bombardamento "chirurgico" o "intelligente" o da "drone", a seconda della moda gazzettiera del giorno.
Detto ancora più chiaramente, per politici e gazzettieri le manifestazioni di contestazione al potere sono lodevoli e degne di appoggio solo quando si svolgono a Tehran.
Nel 2002 un tizio, presentato come "ministro della giustizia" dello stato che occupa la penisola italiana paragonò testualmente le carceri ad "hotel a cinque stelle". Nulla di grave: solo l'ennesima prova di come in quello stato sia ordinaria amministrazione affidare responsabilità fondamentali ad individui cui in contesti meno sovvertiti non si affiderebbe nemmeno la gestione di una latrina. Ad ogni modo la formula fece fortuna sul gazzettaio "occidentalista" che ha a tutt'oggi la spudoratezza di utilizzarla in modo abituale.
A ricordare che di carceri non esiste solo Evin sono le decine di suicidi (o presentati come tali) che si verificano ogni anno negli hotel di lusso della penisola italiana.


Nel 2001 a Genova un graduato della gendarmeria politica, validamente sostenuto da un gruppo di appoggio data la pericolosità della missione, ridusse in questo modo un quindicenne. Lo stato che occupa la penisola italiana ha fatto carte false per lanciarsi nel truogolo del democracy export: affidarne la responsabilità a gente simile fa per lo meno pensare che si stia tentando l'esportazione di merce avariata. Le scene fecero il giro del mondo e ricordiamo benissimo che furono accolte dal giubilo di marmaglia in canottiera incitante l'aggressore a fare del suo peggio, dimostrando che anche sull'utenza di tanta democracy, oltre che sui suoi exporters, ci sarebbe non poco da obiettare. In ogni caso appartenere alla gendarmeria ed esibirsi in mondovisione in comportamenti tanto eroici frutta alla fin fine un anno di detenzione.

Il non appartenere alla gendarmeria ed essere presi a manganellate davanti al consolato amriki di Firenze, invece, di anni di detenzione ne frutta sette.

Altracittà - Giornale della periferia è un quotidiano on line fiorentino immune dalla lebbra a sfondo pornografico e securitario che colpisce l'intero mainstream. Ha pubblicato un appello sulla vicenda che riportiamo per intero, e che invitiamo a sottoscrivere.

Il 5 novembre 2010 comincerà il processo di appello per i fatti avvenuti oltre dieci anni fa, il 13 maggio 1999, nei pressi del consolato statunitense di Firenze. Quel giorno migliaia di persone parteciparono a una manifestazione contro la guerra in Jugoslavia, che si concluse appunto sotto il consolato. Vi fu un breve concitato contatto fra le forze dell'ordine e i manifestanti, per fortuna senza conseguenze troppo gravi, se non alcuni manifestanti contusi, fra cui una ragazza che dovette essere operata ad un occhio.
Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce. Si è arrivati così alle condanne di primo grado, molto pesanti per i 13 imputati: ben sette anni, per le accuse di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Nel dibattimento si sono confrontate le tesi - molto divergenti – delle forze dell'ordine e dei manifestanti.
Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti.
Non vi furono, il 13 maggio 1999, reali pericoli per l'ordine pubblico o per l’incolumità delle persone, e non è giusto - in nessun caso – infliggere pene pesanti, in grado di condizionare e stravolgere l'esistenza di una persona, per episodi minimi: perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d'appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi "esemplari" a chicchessia.
Seguiremo il processo e invitiamo la cittadinanza a fare altrettanto, perché questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità.

venerdì 29 ottobre 2010

Firenze. Roselli, Villa, Bagnai, Badò: "Prosegue l''Operazione menzogna' in difesa del governo"


Nel corso degli anni abbiamo avuto più occasioni -in realtà andrebbero contate a dozzine ogni giorno- per additare al disprezzo di chi legge la malafede piccina, l'assoluta pochezza, la pedestraggine, la cattiveria spicciola, l'incompetenza e la sostanziale demenzialità allucinata degli esponenti politici "occidentalisti". Contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere non pare esistere una correlazione tra l'importanza e la responsabilità implicite nella carica ricoperta ed evidenza di simili caratteristiche; si ha al contrario l'impresssione che malafede piccina, assoluta pochezza, pedestraggine, cattiveria spicciola, incompetenza e sostanziale demenzialità allucinata rappresentino delle variabili indipendenti, e che tutto il resto venga di conseguenza. Nel comunicato stampa in link, quattro esponenti "occidentalisti" di terza o quarta fila tentano di spiegare come e perché dovranno sfidare in piazza l'indifferenza dell'elettorato con qualcuno di quei gazebi di cui avemmo a riferire a suo tempo, montato davanti a qualcuno di quei centri commerciali che degli "occidentalisti" rappresentano i più autentici luoghi di culto in una giornata autunnale che auspichiamo eccezionalmente inclemente.
I quattro quinti del “lavoro” del micropolitico "occidentalista" consistono nell’allagare di comunicati gli uffici stampa. E questi comunicati, quando non ciarlano d’i'ddegrado e della ‘nsihurézza si occupano in modo pressoché esclusivo di pallone, pallonai, palloneria e pallonieri. Le scarse "uscite pubbliche" come quella qui citata servono in modo pressoché esclusivo alla raccolta dei perenni piagnistei di una claque praticamente convocata apposta: con questi materiali si confezionano poi tonnellate di cartacce destinate a mantenere il clima emergenziale di sospetto reciproco e di lodata e condivisa bassezza che questa gente ha contribuito a diffondere in tutto il territorio controllato dallo stato che occupa la penisola italiana.
Il comunicato, profondamente adulatorio nei confronti di un individuo che farebbe addirittura il primo ministro per lo stato che occupa la penisola italiana, statuisce che il governo "sta lavorando bene e dopo due anni di lavoro e di successi anche internazionali, è giusto diffondere il messaggio di uno Stato che funziona e che viene guidato con coraggio, affrontando importanti riforme anche andando incotro [sic] ad inevitabili e strumentali contestazioni politicizzate".
Tra i "successi anche internazionali" è appena il caso di acennare alle passerelle deliranti, alle sconfitte militari e al conseguente e giustissimo crollo verticale del prestigio statale. Perfino le pallonate, uno dei pochi settori in cui gli "occidentalisti" dimostrano un minimo di impegno e di interesse, hanno fatto registrare una brutta battuta d'arresto con quella che si presenta come la squadra "nazionale" dei pallonieri peninsulari cacciata ignominiosamente, nella Repubblica Sudafricana, dal pallonaio per formazioni consimili che si tiene ogni quattro anni.
La realtà dei fatti è opposta. Dal momento che stiamo scrivendo di "occidentalisti", potremmo anche scrivere ovviamente, naturalmente opposta.
L'"occidentalismo" politico ha raschiato caporali, servi, manutengoli e zerbini dalla peggior marmaglia che la penisola potesse produrre e ne ha infarcito ogni ambiente, al punto che chiunque abbia un minimo di rispetto per se stesso evita anche soltanto di nominare quella che viene definita "politica istituzionale". L'assoluto campo libero e l'assenza di un'opposizione perennemente e continuamente criminalizzata e denigrata tramite un uso dei mass media che è perfetto riflesso dell'abiezione e della bassezza dei committenti hanno permesso agli "occidentalisti" la costruzione di un apparato statale finalizzato all'ingiustizia sociale, alla repressione, all'omologazione ed alla costruzione di una società di modello amriki, di "élites"[1] ostentanti sprechi vomitevoli circondate da un volgo aggressivo e lacero.


La foto qua sopra viene da uno dei luoghi fiorentini dove شيطان بزرگ viene combattuto ogni giorno. Il centro sociale in cui è stata scattata viene frequentato e tenuto in piedi da centinaia di lavoratori ed è ovviamente il bersaglio principe delle invettive "occidentaliste", la cui efficacia non dev'essere gran cosa visto che lo stabile è occupato da vent'anni e che i ritorni elettorali di tante menzogne sono stati peggio che trascurabili. In cambio, i frequentatori di quel posto possono aprire una gazzetta e vedersi dipinti ora come avvelenatori di acquedotti, ora come incendiari di automobili, ora come vandalizzatori della proprietà pubblica e privata. Armato di gazzettame denigratorio l'"occidentalismo" di quartiere ha in organizzazioni come questa un capro espiatorio teoricamente prono ad angherie di ogni genere. Teoricamente, perché qualunque intrapresa "occidentalista" travalichi il piano delle ciarle gazzettiere riceve nel quartiere dove sorge questo stabile un'accoglienza calorosa ed inequivocabile, mostrando ad obesi buoni a nulla, ad indossatori di cravatta, a sionisti di complemento e ad altri nullafacenti dello stesso genere che la misura è vieppiù colma e che le gazzettine sono una cosa, la realtà un'altra.
Una delle ultime incarnazioni "occidentaliste" ha preso il nome di "promotori della libertà". L'iniziativa riesce ad essere irritante perfino nel nome: ai tempi delle "bolle finanziarie" ci fu una breve stagione in cui molti "occidentalisti" pensarono che il futuro sarebbe stato, per una durata indefinita, l'alzarsi tardi dopo una notte passata dedicandosi a cattive abitudini, l'accendere un computer e il controllare i guadagni in borsa del giorno precedente. In questo contesto tentò di diventare popolare la figura del "promotore finanziario". I promotori finanziari che abbiamo conosciuto passavano la giornata facendo anticamera come clientes o come questuanti, incamerando poche entrate e molte umiliazioni. E da questo punto di vista non avremmo nulla da obiettare in un "occidentalista" che si riconoscesse in una figura del genere. Purtroppo la figura del "promotore finanziario" divenne "popolare" per ben altri motivi, primo tra tutti quello di rappresentare per le imprese una forza lavoro dai costi prossimi allo zero. Un modello di "imprenditori di se stessi" che ha dilagato, contribuendo fattivamente all'instaurazione del clima sociale dominante. L'autoreferenzialità "occidentalista" è nota e per individui di questo genere identificarsi nel "promotore di successo", col corollario di consumi e di femmine più o meno disponibili che questo prevede nel ristretto immaginario di chi fa propri i "valori dell'Occidente", deve risultare facile. Facile intuire cosa ne pensino, invece, i mustad'afin del precariato.
Il sito dei "promotori della libertà" fiorentini alterna immagini di propaganda di gente in cravatta, proponimenti inqualificabili di importazione amriki in materia di "tagli alla spesa pubblica", elogi della guerra d'aggressione ed altra roba del genere.
Pare che l'"operazione menzogna", nel quartiere in cui ha sede il centro sociale su descritto, si sia tenuta il 23 ottobre 2010, neppure preannunciata alla stampa.
Probabile che non se ne sia accorto nessuno.
Un dettaglio tra i molti è rivelatore della pochezza di questi spaghettifresser. Per volantinaggi e sempiterni gazebi, hanno pensato bene di ricorrere agli spazi dominati da una certa catena di supermercati, nei confronti della quale gli "occidentalisti" non hanno mai nascosto il proprio disprezzo. Quando c'è da spargere menzogne, dettagli del genere debbono parere loro marginali, un minimo di coerenza un genere di puro lusso, sicuramente l'unico lusso che questa gente proprio non intende concedersi.
Il firmatario del resoconto sull'iniziativa è un certo Paolo Poli, che si qualifica come "Capogruppo PdL Q.3", qualsiasi cosa significhi.
In mezzo al nulla delle buche nell'asfalto e ad una mancanza di argomenti tale che il vocabolo degrado fa la sua comparsa una sola volta in tutto lo scritto, non gli è rimasto che buttarsi sulla questione sicurezza, sperando di poterne trarre di che dare la colpa a qualcuno e di che giustificare l'inconcludente funzione ricoperta. Poli cita una serie di episodi tanto violenti quanto isolati: cita un caso di "aggressione e percosse" al presidente di un'organizzazione cristiana del quartiere ed uno di "Aggressione, con un uomo con la gola tagliata e gravemente ferito [una congiunzione di troppo fa pensare che, almeno in qualche caso, si possa avere la gola tagliata senza essere gravemente feriti...]" avvenuto nel centro sociale di cui stiamo parlando.
Ricordiamo bene entrambi gli episodi e soprattutto ricordiamo il fatto che l'aggredito e ferito grave del centro sociale non soltanto non ebbe la solidarietà di nessuno, al contrario dell'anziano attivista cristiano, ma fu pretesto per questi quattro ben vestiti per ottenere un minimo di visibilità. Nulla di strano: non esiste alcuna circostanza in cui un "occidentalista" non riesca a dare prova di sostanziale viltà e di sistematica spregevolezza di intenti.
Paolo Poli statuisce di trovarsi nientemeno che in "un vero e proprio Bronx [...] grazie alla politica perbenista ed accomodante della giunta di sinistra", battendo il grugno contro un muro di granito costituito dalla logica e da volumi in folio di statistiche che attestano da decenni l'esatto contrario: probabile che un soggiorno sia pur breve a Ramallah o a Gaza, coi sionisti a frugargli a mitra spianato sotto i letti un giorno sì e l'altro pure, lo aiuterebbe a valutare la situazione in modo più oggettivo.
Purtroppo per Paolo Poli abbiamo anche un'altra e ben più sostanziale ragione per avanzare pesanti e sprezzanti dubbi su quanto da lui affermato. Una ragione che con ogni probabilità ci fornisce lui stesso, se è a lui che fa capo l'autoschedatura che abbiamo trovato sul Libro dei Ceffi tanto di moda da qualche anno. Pare impossibile ma l'intero mondo politico "occidentalista" trova più che naturale trascorrere le giornate mettendo in piazza ogni affare proprio e altrui: la passione che costoro nutrono per la delazione, evidentemente, raggiunge e supera la soglia dell'autolesionismo.


Dunque: nella biografia, Poli afferma "..a MILANO x lavoro perchè un ARCHITETTO di DESTRA a FIRENZE ... non "QUADRA" (sic!)". Accenti sbagliati e sostituzione della preposizione "per" con una "x" non fanno sperare gran che. Comunque, Milano non è dietro l'angolo e c'è da chiedersi fino a che punto conosca, si riconosca, frequenti, tenga ed apprezzi un quartiere di Firenze un individuo che con ogni probabilità trascorre la maggior parte del proprio tempo altrove.
C'è anche da chiedersi quanto gliene importi. Ma sorvoliamo pure; l'ultima cosa che si deve pensare, della politica "occidentalista", è che abbia qualche fine diverso dall'assecondamento degli interessi, della venalità e delle ambizioni di chi vi si dedica.
Le righe sulla sinistra promettono anche meglio: "TRANQUILLI !!! Il PDL Fiorentino NON sta implodendo; sta solo tagliando i RAMI SECCHI rappresentati da quei soggetti politici STERILI di idee e pieni di ARRIVISMO, NARCISISMO e mero OPPORTUNISMO...di "POLTRONE"".
Meglio tacere, e sentirsi in fondo soddisfatti. Con rappresentanti di questa risma, il "PDL Fiorentino" (qualunque cosa sia) può benissimo fare a meno di procurarsi dei nemici.
In merito al centro sociale del quartiere, il Nostro statuisce che "Non sono certamente contenti gli abitanti di Via Villamagna e delle strade limitrofe, per dover subire quotidianamente l’arroganza e gli atti di microcriminalità da parte del CPA, che è completamente fuori controllo, grazie al giustificazionismo sociale e a quei “bravi ragazzi” assecondati dal Presidente Ceccarelli e dal centro sinistra".
Chissà di quali atti di arroganza e di microcriminalità si è macchiato il tale che abbiamo fotografato.

Abbiamo iniziato confermando, come spesso succede, la natura essenzialmente menzognera della comunicazione politica "occidentalista". Paolo Poli ha infatti trascurato almeno un paio di episodi. Secondo una certa gazzettina, proprio il giorno prima dell'oziosa presenza "occidentalista" in giro per il quartiere un gendarme privato ha sparato due colpi di pistola per fermare due ladri di vestiti costosi. Uno dei due sarebbe stato preso proprio in via Villamagna: Paolo Poli ha perso l'occasione per addossare agli avvelenatori di acquedotti, agli incendiari di automobili e ai distruttori di beni pubblici e privati anche la propensione al furto con scasso. Il fondatore del suo "partito", uno che deve buona parte della sua fortuna alla comunicazione efficace, non sarebbe certo soddisfatto di un emulatore così disattento.
Neanche dieci giorni prima, invece, un orafo rapinato ha pensato bene di difendersi sparando sette colpi di pistola. Tutti a vuoto per mero caso, visto che pare non lo avesse mai fatto prima.
In dieci giorni sono stati sparati dieci proiettili sui quali questo "occidentalista" tace.
E tace perché l'uso individuale delle armi ed una liberalizzazione in questo senso sono considerati passi importanti verso una visione "occidentalista" della società e dei rapporti umani. Con una certa coerenza, il libercolo Io sparo che me la cavo illustra bene cosa covi dietro certe apparenti dimenticanze.


[1] Sul concetto di élite, si consulti René Guénon, La crisi del mondo moderno, e poi si traggano le debite conclusioni.

martedì 26 ottobre 2010

Hanno picchiato Daniele Capezzone


...No, non l'hanno ridotto così. Questo, secondo un articolo dell'edizione inglese di Hrvatsko Isdanje è un ragazzino iracheno di dodici anni, rimasto ferito chissà quando nel corso dei sette anni passati dall'aggressione amriki.

Vale la pena per una volta occuparsi di un episodio di cronaca lusco e brusco, senza rispettare il consueto esaurirsi della recency.
La sera del 26 ottobre 2010 qualcuno ha aspettato fuori da un palazzo romano un certo Daniele Capezzone, e lo ha colpito con un pugno.
Uno.
Più una carezza che altro, perché questo Capezzone stando alle gazzette più amiche non si sarebbe neanche fatto tanto male.
Problema: Daniele Capezzone fa il "portavoce" di un partito politico "occidentalista". Non ce ne vogliano i manovali a nero, i potatori di alberi d'alto fusto, gli installatori di servizi igienici, i manutentori di canne fumarie e gli infermieri professionali arrivati dal Ghana, dalla Moldavia, dalla Palestina o dall'Ucraina, ma nello stato che occupa la penisola italiana c'è gente, e neanche poca, che ottiene prebende spaventosamente superiori a quelle di chi lavora sul serio limitandosi a prender nota dell'ordine d'importanza in cui devono stare le ciarle della giornata e nel riferirle in detto ordine alle gazzette.
Nelle stesse ore a Firenze un assai più oscuro e incommensurabilmente meno stipendiato cameriere ha fatto le spese di un approccio molto, molto, molto più distruttivo messo in atto da un palloniere strapagato.
I pallonieri strapagati, per gli "occidentalisti", sono intoccabili per concetto: sono ingranaggi del pornobaraccone di circenses senza il quale a troppa gente potrebbe venire in mente di andare a chiedere conto ai sostenitori di un qualcosa che si autodefinisce "governo in carica nello stato che occupa la penisola italiana" delle troppe promesse non mantenute e delle troppe bestialità raccontate.
Mentre a costui il trattamento ricevuto non ha fruttato neppure le scuse dell'aggressore, a Capezzone questa faccenda frutterà una caterva di attestati di solidarietà ed una serie di attribuzioni causali demenziali e spassose, ovviamente improntate ad un vittimismo che sarebbe riduttivo definire irritante. A meno di un'ora dalla notizia gli "occidentalisti" del cosiddetto "governo nazionale" cianciavano a ruota libera di "squadrismo di sinistra" alla stessa maniera in cui a suo tempo, con le stesse prove e per gli stessi motivi, avrebbero cianciato a ruota libera di "internazionale ebraica".

Per chi vive di propaganda, internet è un'arma a doppio taglio. E le produzioni gazzettiere che ci sono finite, a distanza di nemmeno troppi anni, permettono a chiunque di trarre le debite conclusioni circa il trattamento cui rischiano di andare incontro individui come questo appena si allenta di qualche spanna il cordone di protezione dato dall'autoreferenzialità palatina tutelata dalle armi.
Nel 2004 l'Iraq era stato aggredito da un anno e George Diabolus Bush stava avviandosi al secondo mandato presidenziale. Solo quattro anni prima l'AmeriKKKa era il paese trionfatore incontrastato della guerra fredda, il cui unico problema pareva essere la mancanza di veri nemici. Sotto la guida di un "occidentalista" paradigmatico e delle lobbies elettorali, fedeli espressioni di un elettorato di buoni a nulla minati dagli stravizi, dall'obesità e da una miopia eogista a demenzialità premeditata esattamente come lo saranno i "tea parties" di cui il gazzettame riferisce in questo tardo duemila e dieci, dopo quattro anni da quei giorni l'AmeriKKKa forniva di se stessa un ritratto sul quale non occorre dilungarsi.
Non occorre dilungarsi neppure sul ritratto che Daniele Capezzone fa di se stesso nelle righe che seguono, che ebbe la malaugurata idea di fornire ad una gazzetta torinese proprio nel marzo del 2004. Il brano va considerato una sorta di campione non esaustivo, perché di produzioni mediatiche di questo genere Capezzone nel corso degli anni ne ha sfornate a centinaia, sempre nel solco dell'"occidentalismo" più ligio.
Gli hanno dato un pugno soltanto.
Un pugno soltanto, a lui e al "25 aprile" di Baghdad.
Certo, tutto è relativo e per uno che non ha mai sentito che odore ha una ferita agli intestini anche un pugno in pieno viso ha la sua importanza.


Lettera ai pacifisti
Capezzone: «Vogliamo solo stare tranquilli o donare un "25 aprile" ai popoli oppressi?»

Cari amici di Parigi, di Copenaghen, di Atene, di Londra, di New York, di Oslo, di Vancouver, di Roma, io, ieri, non ero fra di voi; non ho marciato sotto le bandiere che avete scelto; non ho gridato il vostro “No a la guerra y al terror".
Vedete, tra poco più di un mese, in Italia, ci saranno altre marce: quelle del 25 aprile, del giorno -cioè- in cui si ricorda e si festeggia la Liberazione, l’uscita dalla dittatura fascista e l’avvio del cammino verso la (sperata) conquista di uno stato repubblicano e democratico.
Bene, se l’antifascismo (e, beninteso, l’anticomunismo, l’antitotalitarismo: altrimenti, vale la profezia di Orwell sulle sinistre europee “antifasciste ma non antitotalitarie”) deve rappresentare una guida politica per l’oggi, un modo concreto di essere antifascisti anche adesso è quello di lottare perché altri 25 aprile siano possibili: un 25 aprile per i cubani, per i siriani, per gli iraniani, per i vietnamiti, per i nord-coreani, per i cinesi, per i ceceni...
Voi continuate, come in un esorcismo collettivo, a gridare “pace, pace, pace”.
Ma che cos’è la pace? “Pace” non è, non può essere solo “assenza di guerra”; “pace” può esservi solo in presenza di diritti, di libertà, di democrazia.
E allora, l’atto di pace e di antifascismo da organizzare e da compiere è quello di aiutare i popoli oppressi a liberarsi; è quello di aiutare una parte ancora troppo grande degli abitanti del pianeta a scoprire e a costruire per sé ciò che, finora, le è stato ferocemente negato.
Io milito in un movimento politico che, con Marco Pannella ed Emma Bonino, si è battuto in modo concreto e ragionevole per costruire un’alternativa all’intervento militare in Iraq, attraverso una soluzione sciaguratamente lasciata cadere da tanti, da troppi. Ed era, invece, ipotesi praticabile, praticabilissima: come l’esilio del dittatore liberiano (perseguito e praticato con successo) si è incaricato di dimostrare solo poche settimane più tardi.
Ma vogliamo ammetterlo o no che in Irak (pur con tutti gli immensi problemi che tuttora esistono; pur con i gravi errori anche commessi dalla Coalizione angloamericana -colpevolmente lasciata sola da quasi tutti, in questi mesi-), l’anno scorso si è realizzato un 25 aprile?
Da radicali, lavoriamo per una Organizzazione Mondiale della Democrazia che riporti l’Onu allo spirito e alla lettera della sua carta fondativa. Non si tratta di “esportare” qualcosa. Si tratta, piuttosto, di rimuovere in tutto il mondo gli ostacoli che si frappongono alla possibilità, per ogni donna e per ogni uomo, di vedere effettivamente realizzato il proprio diritto individuale alla libertà e alla democrazia. Nessuna esportazione, dunque, ma -questo sì- la creazione delle condizioni per cui ogni popolo ed ogni individuo possa scegliere quel che, finora senza eccezioni, è stato sempre scelto dai popoli e dagli individui che hanno potuto decidere liberamente: i valori universali dell’umanità e dell’umanesimo liberale.
Ma non si possono lasciare soli, in questa sfida, gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito: non si può pensare che questa impresa si realizzi con il sangue -e i soldi- degli americani e degli inglesi, e che il mondo intero sia “abbonato”, per qualche misteriosa ragione, a vedersi “donato”, di volta in volta, il proprio nuovo 25 aprile. In particolare, l’Europa non può continuare, dinanzi a crisi che non sa, non può o non vuole affrontare, a cavarsela facendo degli americani il capro espiatorio della propria impotenza: così, se gli Usa
intervengono, sono “imperialisti” o “cacciatori di petrolio”; se invece non lo fanno, sono “isolazionisti” o, magari, disinteressati solo “perché non c’è petrolio da conquistare”.
Allora, qual è la verità, amici pacifisti? Vogliamo la pace o vogliamo solo stare in pace, tranquilli, senza che nessuno disturbi il nostro quieto vivere?
Basta saperlo, ma occorre -anche- tenere presente che il confine tra il quieto vivere e un tremendo morire va facendosi sempre più labile.

Daniele Capezzone
Segretario Radicali italiani

venerdì 22 ottobre 2010

Primerano's list: la legge e l'ordine al Liceo Carcere Michelangiolo di Firenze



La gazzettina in screenshot mostra, tra pubblicità pazzesche ed il consueto solidarismo forcaiolo degli editorialisti, una scritta comparsa nell'ottobre 2010 sul muro del Liceo Carcere Michelangiolo, via della Colonna, a Firenze. Primerano è ad oggi il "dirigente scolastico" di esso Liceo. Il destinatario non dovrebbe comunque offendersi troppo: con tre quarti della popolazione scolastica autoschedata sulla stessa "rete sociale" di cui è appassionato utente, il compito ascrittogli non dovrebbe risultargli nemmeno troppo faticoso. Anni fa, un suo predecessore assai più schivo fu trattato molto peggio. Ebbe a leggere sul muro dirimpetto una scritta assai più grossa, in cui si affermava la sua abitudine di abbandonarsi nel chiuso della presidenza ad abitudini solitarie sulle quali si è soliti sorvolare.

Antefatto: l'ondata di occupazioni scolastiche dell'ottobre 2010 avrebbe raggiunto a Firenze un clou particolarmente distruttivo negli ambienti del Liceo Carcere Michelangiolo, una sedicente fucina di presunte élites. Qualche serratura scassinata, qualche catena a rendere difficoltosi gli accessi mattutini, qualche scritta e qualche mobile nel mezzo.
A ridosso della verifica degli eventi il "dirigente scolastico" Massimo Primerano -tra una visitina a Facebook e l'altra- aveva promesso una pioggia di denunce. In capo a ventiquattro ore si è prima preso di bugiardo e di buffone e poi si è ritrovato le pareti ripulite e i cinquantaquattro euro restituiti, ché se invece di quell'elemosina gli portavano via qualcuna di quelle felpe ancora invendute (chi mai vorrà girare col nome di quella galera addosso?) magari gli facevano anche un piacere.
E' probabile che anche la sostanziale ed infastidita indifferenza con cui sono stati giustamente accolti i suoi propositi abbia avuto la sua parte: fatto sta che secondo la gazzetta in screenshot di tutto l'apparato accusatorio prospettato non è rimasto in piedi praticamente nulla.
C'è da pensare che questo signore abbia sbagliato mestiere: come gendarme o come pubblica accusa avrebbe conosciuto un'esistenza più appagante.
Invece gli è toccato ridursi a compilare una listarella di venti studenti, cui slegare dietro una di quelle denunce da barzelletta che vanno ad ingolfare i tribunali dello stato che occupa la penisola italiana, per finire in niente tra chissà quanti anni. Certo, la consapevolezza che tribunali e tempo vadano poco d'accordo non ha mai spaventato gli appassionati della materia, tanto più in un contesto sociale in via di abbrutimento definitivo nel quale la sedicente élite ha da molti anni iniziato a dare l'esempio, mettendo le querele al posto delle argomentazioni. Ultimamente, in casi accuratamente selezionati in modo da far apparire politicamente vantaggioso il gesto, pare che la moda sia quella di infilarsi negli affari altrui "costituendosi parte civile". Ovvero pretendendo caterve di soldi da gente solitamente insolvibile, ma alla quale ci si impegna deliberatamente per rovinare la vita. Le "radici cristiane" dell'"Occidente" al loro meglio.
Il denaro come unica misura dell'esistente: uno dei sottesi dell'ideologia "occidentalista" più facilmente rintracciabili e lodati.
Non per nulla le uniche attestazioni di stima Massimo Primerano le ha ricevute da tre o quattro tra i meno influenti nomignoli del mondo politico "occidentalista" fiorentino (un ambiente dove abbondano gli individui incapaci di laurearsi perfino in quindici anni, come i nostri lettori sanno bene) e da un tale che asserisce di esprimersi a nome di un "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e delle responsabilità" che al momento in cui scriviamo risulta esistere come tale solo per la gazzetta in link. Una ricerca più accurata mostra che qualcosa di simile è stato fondato un paio di anni fa ad opera di un gruppetto eterogeneo di "occidentalisti" specializzato in comunicati stampa, in ripicche, in luoghi comuni, in delazioni ed in quel tipo di vendette da due spiccioli che stiamo qui indicando al disprezzo di chi legge. Un minimo di eco il "gruppo di Firenze" dovrebbe averlo avuto solo su una gazzettina on line chiamata "L'Occidentale", tribuna degli assertori del bombardamento preventivo, della guerra giusta, del sionismo di complemento, del neoconservatorismo amriki e di quelli che dopo aver gozzovigliato per decenni in qualche ufficio pubblico si accorgono d'un tratto che i'ppaése e' l'hanno rovinah'e'sindahàhi, di solito appena arrivati all'età della pensione e dei memoriali. In AmeriKKKa, probabilmente, il "gruppo di Firenze" avrebbe anche potuto proporsi come portavoce di istanze di tipo lobbystico; obiettivo primario di gente simile pare proprio l'edificazione di una società come quella amriki, dove ad una sedicente élite tutto è consentito e dove il resto della popolazione viene tenuto a bada da un sistema concentrazionario tanto pervasivo quanto poco noto e da fitti eserciti privati, "libero" in buona sostanza di consumare cibi ipercalorici, pornografia e stupefacenti da marciapiede fin quando qualcuno non gli trova posto in galera.
شيطان بزرگ .
Di esso "gruppo di Firenze" si noti questo gustoso episodio: la delazione come metodo corrente e la spassosa convinzione di potere -se non di avere proprio il diritto- di controllare il web a colpi di telefonate alla gendarmeria. Puntualissime, conventicole di questo genere compaiono alla vigilia delle tornate elettorali e nel corso dei periodi di protesta, per poi scomparire nel nulla: in queste occasioni i comunicati stampa, le interviste compiacenti e le presenze mediatiche di elementi del genere si fanno abbastanza pervasive e sono monocordemente incentrate sulle stesse parole d'ordine.
Di quanto arriva e ne permane nel corpo sociale possiamo testimoniare direttamente, essendo stati apostrofati da due distinti "occidentalisti" da rotocalco, buoni esempi di una weltanschauung di questo genere e soprattutto degli individui che produce, in occasione di una manifestazione antisionista in un fine settimana qualunque. Il primo, un uomo sui settantacinque che si intendeva di apostrofarci con un "andate a lavorare", ne ebbe in risposta un "ieri sera ho staccato alle nove e mezza passate dopo quasi dodici ore di seccature, e poi mi sono sciroppato anche una mezz'ora d'autostrada per andare a dormire; vuoi che lavori dell'altro...?" che riassumeva in breve la nostra abituale timetable; il secondo, nel pieno dell'età per essere un prodotto di quell'"Inglese, Internet, Impresa" su cui non si infierirà mai a sufficienza, alla vista di bandiere e simboli di cui ignorava ogni significato ritenne opportuno far presente ad alta voce che lui "la pensava diversamente". Gli toccò un "Ma certo, fa' pure: esistono i diversamente abili, non si vede perché mai non possano esistere anche i diversamente pensanti". Abbiamo motivo di credere che a distanza di tanto tempo dai fatti, stia ancora tentando di capire il significato della risposta.
In conclusione, la questione ha fatto scomodare conventicole intrise di "occidentalismo" e di autoreferenzialità, accompagnate dalla malafede cristallina di chi sputa nel piatto dove ha mangiato più che abbondantemente, magari pretendendo anche di averne l'esclusiva.
Lasciamo dunque Massimo Primerano aggrappato alle sue rivalse, e lasciamogli pure la compagnia di solidali di questo genere: è evidente che l'approvazione "occidentalista" lo interessa assai più che non la celerità del sistema giudiziario, anche di quella miserabile briciola di esso che fa parte delle sue incombenze quotidiane. Due anni or sono due studentesse a lui sottoposte furono sospese a mesi di distanza dai fatti loro contestati: quelli che ad un "occidentalista" o ad uno di quei gazzettieri che tirano la volata a quella marmaglia obesa appaiono come atti di "certezza del diritto", a chiunque altro appaiono come vendette spicciole e sostanzialmente irritanti. In questo, effettivamente, schola magistra vitae: di episodi come questi la società "occidentale" è piena e sia pure indirettamente, e magari non nel senso che desiderava, Massimo Primerano sta effettivamente impartendo ai suoi sottoposti una vera e propria lezione sul funzionamento del potere giudiziario nello stato che occupa la penisola italiana. Saranno gli stessi studenti a trarre le loro conclusioni, sia su esso stato sia su chi tiene tanto al rispetto della propria autorità.
Intanto che gioca al contadino con gli "amici" di Facebook.

mercoledì 20 ottobre 2010

Massimo Primerano, il Liceo Carcere Michelangiolo e le nefandezze di Facebook


Il Liceo Classico Michelangiolo di Firenze tiene molto a presentarsi come una scuola che si ispira a "principi di uguaglianza, vuole educare alla civile convivenza democratica e alla tolleranza, offre pari opportunità per tutti senza discriminanti di qualunque natura, si adopera per il superamento di situazioni di difficoltà e di disagio[...]".
Nell'esperienza pratica che ne abbiamo avuto, il Liceo Carcere Michelangiolo si è rivelato più concretamente un falansterio in cui si producono conformisti e si slatentizzano patologie psichiatriche. Una questione su cui ci esprimemmo a suo tempo, e sulla quale ritorniamo dopo aver scorso un querulo articolone sulla gazzetta "occidentalista" chiamata "Giornale della Toscana". Questo "Giornale della Toscana" è un foglietto che fa il megafono ai partiti "occidentalisti", e segnatamente al piddì con la elle, nel contesto di una città in cui essi partiti riescono a schierare un elettorato passivo che non prenderemmo in considerazione neanche per ricoprire le mansioni di garzone in un maccheronificio di second'ordine ed un elettorato attivo che si vergogna, peraltro assai appropriatamente, perfino di manifestare la propria appartenenza.
A metà ottobre 2010 la penisola italiana è attraversata da una modesta ondata di insofferenza diffusa verso la compagine di ingordi che fa finta di presiederne le sorti. Incapace di influire positivamente su eventi anche minimi, il "governo" dello stato che occupa la penisola italiana ha trascorso nella pianificata carcerizzazione della vita quotidiana dei sudditi e nella lotta a coltello per il mantenimento di privilegi osceni tutto il tempo che non ha dedicato alle operazioni propagandistiche costruite con il sistematico ricorso alla menzogna ed alla delazione, due pratiche politiche che paiono costituire l'essenza stessa della quotidianità "occidentalista". Nel caso delle scuole superiori il malcontento ha preso le forme, in larghissima parte ritualizzate, dell'occupazione scolastica. L'occupazione scolastica sui gazzettini "occidentalisti" è designata con intento di dileggio okkupazione, da fogliettisti che trattano questioni del genere tenendosi a distanza di sicurezza dai luoghi in cui accadono dal momento che per quanto riguarda le loro persone, nel caso finissero a portata di gente denigrata con sistematicità e senza possibilità di replica da un anno all'altro, si potrebbe parlare non tanto di rischio per l'incolumità personale quanto di certezza per la medesima.
Il "Capo d'istituto" del Liceo Carcere Michelangiolo è un "dirigente scolastico" che si chiama Massimo Primerano, voce ascoltatissima dal gazzettaio locale, che non manca di concedergli una certa dose di visibilità mediatica: se la merita.
Nel Liceo Carcere Michelangiolo esiste un regolamento di disciplina, come in ogni galera ed in ogni caserma degne di questo nome. La prima mancanza elencata nel documento[1] è la mancanza di rispetto verso il "Capo d'istituto": praticamente un crimen laesae maiestatis che viene addirittura prima dell'infrazione ad una qualsiasi delle pletoriche norme che dovrebbero regolare la vita dei sudditi dello stato che occupa la penisola italiana. Massimo Primerano mostra dunque una propensione alla legge, all'ordine e a tutto quanto contribuisce all'edificio della menzogna securitaria che il gazzettame è in blocco dedito ad allestire ogni giorno, che fanno considerare ben spesi tempo e spazio a lui destinati. Il target del gazzettame "occidentalista", rappresentato da morti già da vivi che riescono a "ragionare" da novantenni anche in piena adolescenza, non potrà che riconoscervisi con conseguenti benefici per le tirature e per gli accessi ai siti.
Ovviamente le gazzette sono una cosa, la realtà un'altra. Ed è qui che cominciano i problemi.
La contestazione studentesca avviene da anni nel sostanziale disinteresse delle forze politiche tradizionali, aderire alle quali è considerato in genere anche dai giovani un comportamento degno di scoperto biasimo. Fanno eccezione poche ed interessate conventicole, solitamente di stampo "occidentalista", in questi anni costrette a difendere l'operato del "governo" in un ambiente che le tratta da appestate. Il grosso delle azioni di protesta sono dunque autorganizzate, con tutta la spontaneità ed i limiti del caso: la preparazione militare sotto lo zero ed una mancanza di prudenza ai limiti dell'autolesionismo -con i cortei non autorizzati annunciati sul Libro dei Ceffi, tanto valeva telefonare direttamente alla polizia politica- rivelano tra l'altro la natura (tanto per cambiare) menzognera delle ciarle sparse ai quattro venti dalla marmaglia "occidentalista" in materia di "cattivi maestri" ed altre simili mestrualità. Lo scorso anno così descrivemmo il clima dominante: "...La completa "occidentalizzazione" dei giovani sta avviandosi ad avere successo, producendo una massa afasica ed omologata cui sono autorizzati esclusivamente l'acquiescenza ed i comportamenti di consumo reputati desiderabili. Senza guide, senza prospettive, senz'altro orizzonte che un futuro alla giornata, la generazione che bussa alla porta è capace, e neppure sempre, soltanto di ribellioni da banlieue in cui predominano gli atti di distruzione fini a se stessi".
In questo contesto, maggiore è l'adesione all'omologazione, al securitarismo ebete ed al controllo sociale che informano di sé il clima organizzativo di un ambiente, maggiore è la possibilità di trovarsi davanti ad episodi di pura distruttività. Cosa che nel tetro istituto di via della Colonna si è verificata anche questa volta.
Facciamo un passo indietro.
Lo scorso anno, davanti a danni per decine di migliaia di euro, il "preside dal polso quasi fermo" Massimo Primerano (così lo definimmo in questa sede) non trovò di meglio da fare che esortare i colpevoli all'autodenuncia. I risultati non devono esser stati gran che, se a giugno del 2010 furono gli stessi insegnanti a rifare l'imbiancatura di un certo cortile. Spesso succede che chi ricopre mansioni dirigenziali non riesca ad interiorizzare di poter essere ipso facto bersaglio del risentimento, se non dell'odio, dei propri sottoposti. A dodici mesi di distanza a Primerano è toccato un ridimensionamento delle sue convinzioni di base addirittura più marcato del primo.
Da una "comunicazione" del 19 ottobre 2010 si viene a sapere che qualcuno la notte avrebbe elevato barricate in sede e succursale, bloccato gli accessi, messo a soqquadro le aule. Insomma, sfracelli. Da un ambiente scassinato sarebbe sparito del denaro, proveniente anche "dalla vendita di magliette dell'Associazione Liceo Michelangiolo".


Il sito di questa associazione non viene aggiornato da oltre due anni e l'ultima iniziativa realizzata risale al dieci aprile di due anni fa. Magliette e felpe sono in vendita dal gennaio dello stesso anno. Questo stando ad Internet, il che non costituisce affatto una garanzia circa la reale vitalità di questa organizzazione. Il fatto che parte del denaro arrivasse da questa rivendita fa però pensare che in quasi tre anni non si è presa neppure l'abitudine di versare altrove il contante raccolto.
Per una volta anteponendo le leggi dello stato che occupa la penisola italiana al cult of personality sancito dal "regolamento di disciplina", Primerano ha fatto fuoco e fiamme: "Lo scrivente provvederà al più presto a denunciare gli occupanti identificati [identificati da chi ed in che modo non è dato saperlo, n.d.r.] per interruzione di pubblico servizio, danneggiamenti e furto con scasso".
La risposta arriva a strettissimo giro di posta. La notte seguente, si viene a sapere da un ulteriore motuproprio pel bon governo pubblicato il 20 ottobre ed intitolato situazione occupazione, qualcuno ha ripassato nuovamente il falansterio abbondando con lucchetti e barricate, e rincarato la dose accanendosi con insulti irripetibili contro Primerano e contro la gendarmeria, vergati ad ulteriore ludibrio proprio sulla parete rimessa a posto pochi mesi fa. Rimesse a posto le cose, Primerano ha minacciato ulteriori sfracelli a base di denunce "...per interruzione di pubblico servizio, danneggiamenti e furto con scasso. Uno studente in modo arrogante mi ha chiesto il perché del furto con scasso: ho riferito del furto delle chiavi e dei soldi in Segreteria e lo studente si è permesso di dirmi testualmente che sono un buffone ed un bugiardo. Richiesto di identificarsi si è rifiutato di comunicarmi le generalità e la classe: è ovvio che l’identificazione è solo rimandata di qualche giorno".
Buffone e bugiardo. Chissà perché proprio questi epiteti e non altri ben più lesivi. Sul bugiardo, è ipotizzabile che la foga del momento abbia fatto addossare un episodio preciso a qualcuno che non ne sapeva nulla: sul buffone avremmo da supporre qualche cosa di più.
I lettori neanche troppo assidui si saranno accorti della profonda disistima che abbiamo per la repellente autoschedatura di massa rappresentata da Facebook, citata anche in questo scritto e non certo per dirne bene.

Una delle schede presenti in quell'arnese è intestata ad un "Massimo Primerano" di Firenze. Dovremmo evitare di dare per scontata la corrispondenza tra schedatura e soggetto reale, ma la foto che ritrae un individuo identico a quello che le gazzette indicano come "dirigente scolastico" ed il fatto che la scheda sia presente da diverso tempo ci fanno supporre che l'account cui fa capo sia controllato da Primerano in persona, e non da qualcuno che ha realizzato una scheda per motivi tutti suoi.
Ora, il mestiere di "dirigente scolastico", come quello di micropolitico "occidentalista", dev'essere di quelli non particolarmente rapaci in termini di tempo e di condizioni di lavoro: al momento in cui scriviamo la scheda riporta la bellezza di 957 (novecentocinquantasette) "amici", coltivare le relazioni coi quali deve essere tutt'altro che una sinecura.
La stessa scheda presenta quella che viene definita "bacheca", una specie di log delle "attività" svolte sul sito con l'account cui la scheda fa capo. L'account con la foto di Massimo Primerano mostra una passione smodata per un gioco che dovrebbe consistere nel far finta di fare i contadini. Un altro segno dei tempi: la semplice proposta di "giocare al contadino", fatta in qualsiasi ambiente ed in qualsiasi forma appena qualche decennio fa, avrebbe suscitato reazioni tra l'offeso ed il manesco.
Il perché del buffone? Difficile rimanere seri quando si coniuga materiale come questo alla tetra quotidianità dei "regolamenti di disciplina" come quello che abbiamo sfiorato. E l'esempio non è neppure dei peggiori, con metà dei sudditi in tutto l'"Occidente"(2) a mettere in piazza roba del genere come se nulla fosse. Pensare che questo divertissement pressoché costante e pressoché quotidiano sfuggisse ai rancorosi su citati peccava gravemente di poco realismo. Chissà che colui o coloro che nella notte del diciotto ottobre avrebbero danneggiato il rack con gli switch della rete scolastica non avessero presente proprioa questo. Un po' come se avessero pensato "Eccoti messo a posto. O vacci ora, a giocare con Facebook".
Proprio contro un muro di realismo rancoroso, nelle ore successive ai fatti, è andato a sbattere il Primerano dei regolamenti e degli orari precisi al minuto e delle giustificazioni e delle schedature. "...Sono assolutamente meravigliato della quasi totale indifferenza delle famiglie degli occupanti che evidentemente concordano non solo con la prova di forza ma anche con le conseguenze che essa comporta. Vedremo se concordano anche sulle denuncie che riceveranno i loro figli".
Il "dirigente scolastico" deve trovare di difficile interiorizzazione anche il fatto che c'è in giro gente cui una denuncia non fa né caldo né freddo. Suona ironico ricordare che proprio le tessere di un partito "occidentalista" tra i primi responsabili dello stato di cose presenti portavano qualche anno fa una citazione attribuita -se a torto o a ragione non sapremmo dire- ad Ezra Pound: "Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui".
Gli "occidentalisti" che conosciamo non se ne sono mai mostrati degni.
I loro avversari, di questa dignità danno prova ogni giorno.


Post Scriptum. "Il Giornale della Toscana" del 22 ottobre inneggia alla "vittoria del preside", che ha tra l'altro riavuto indietro 54 (cinquantaquattro) euro proventi delle felpe di cui sopra. Si lascino da parte le considerazioni sulla miserabili soddisfazioni cui è ridotto il target di quella gazzetta, e si rifletta sulla cifra.
Cinquantaquattro euro.
Cinquantaquattro euro in due anni e passa? Il Liceo Carcere Michelangiolo non deve poi suscitare tutte queste nostalgie.
E il tizio che gli ha dato di bugiardo e di buffone? Sarà saltato fuori? O Primerano deve andare a cercarlo su Facebook, anche lui?


[1] Molti dei materiali presenti sul sito della scuola sono in formati proprietari, con tanti saluti all'open source.

[2] Gli scontri di piazza che fecero seguito alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad furono una specie di test di marketing per un qualcosa che fa impallidire gli schedari del passato ma che viene gabellata per espressione di "libertà". E l'utilizzo scriteriato di un altro arnese simile, detto "cinguettatore" o roba del genere, si rivelò a dir poco controproducente per i manifestanti. In "Occidente" si è arrivati al punto di non trovare alcunché di paradossale tra la presentazione commerciale di questi traffici di informazioni e la loro realtà di controllori globali: il motivo che a tratti l'accesso a Facebook dalla Repubblica Islamica dell'Iran risulti difficoltoso viene considerato sufficiente per statuirne... la "mancanza di libertà"!

sabato 16 ottobre 2010

La visita di stato in Libano di Mahmoud Ahmadinejad


Sulla visita di stato del presidente della Repubblica Islamica dell'Iran in Libano sono state ovviamente scritte e pubblicate le più irritanti idiozie.
Per una volta, si fornisce qui traduzione integrale dei comunicati stampa ospitati sul sito della presidenza della Repubblica Islamica dell'Iran, president.ir, accompagnandoli alle rispettive immagini. In questo modo chiunque sia interessato all'argomento potrà trarre le conclusioni che gli paiono più appropriate.
I comunicati hanno il tono tra l'ampolloso ed il trionfalistico che è tipico degli scritti di questo genere, ma men che meno contengono qualcosa di insultante o di minaccioso per chicchessia, fermo restando che il concetto di "libertà di stampa" adottato in "Occidente" presenta una curiosa asimmetria, per cui è lecito e lodevole cianciare del dittatore iraniano e del suo inesistente arsenale nucleare, mentre la minima critica allo stato sionista, alla sua classe politica ed al fatto che i sionisti le armi nucleari le possiedono sul serio comporta di regola per chi la esprime l'automatica accusa di coltivare nostalgie inconfessabili.
Per il resto, un confronto tra la sobrietà costruttiva presentata da questi resoconti e la comunicazione politica "occidentalista" ormai il più delle volte indistinguibile da quelli che una volta erano definiti "giornali per serve" va a totale detrimento della seconda.
Si pensi di quale diplomazia dànno abitualmente prova i rappresentanti politici dell'obeso e indementito popolo amriki, tra un garantire ad un alleato perplesso "vi riduciamo all'età della pietra" e il vantarsi di essere "pitbull con il rossetto". Si tenga vieppiù presente che il linciaggio mediatico della Repubblica Islamica dell'Iran e dei suoi rappresentanti parte esattamente da soggetti come questi, che i mass media più fruibili nello stato che occupa la penisola italiana presentano quotidianamente in tutta la loro abiezione senza il minimo cenno di critica.
La distanza tra l'atteggiamento positivo e pratico che la comunicazione politica ufficiale della Repubblica Islamica dell'Iran tiene ad evidenziare nelle uscite pubbliche di Ahmadinejad ed il perenne cicaleccio incattivito e stupido che informa di sé la comunicazione politica degli "occidentali" non potrebbe essere più evidente. Mentre Mahmoud Ahmadinejad assiste alla stipula di accordi bilaterali e colloquia con i protagonisti della resistenza libanese agendo costruttivamente per l'interesse della Repubblica Islamica e (non) facendo per questo notizia, il suo ben più potente omologo della Repubblica Francese trova il modo di far parlare di sè solo per le mucose femminili che frequenta. Se consideriamo che un suddito dello stato che occupa la penisola italiana è con ogni probabilità morto per i maltrattamenti inflittigli in un carcere della Repubblica Francese, l'intromissione di quel suo presidente e della sua terza moglie negli affari interni della Repubblica Islamica dell'Iran, che ha raggiunto il suo apice proprio negli stessi giorni, appare ancora più irritante.
E ancora più rivelatrice.

Gli interessi della Repubblica Islamica dell'Iran nella Repubblica Libanese valgono quanto quelli di qualsiasi altro stato sovrano per chiunque conservi un barlume di oggettività: in "Occidente", dal momento che l'oggettività è una delle molte virtù completamente sparite dalla circolazione, hanno avuto risalto solo i flash di agenzia sionisti che ne asserivano minacciosa la presenza al confine.
Gli interessi della Repubblica Islamica dell'Iran nella Repubblica Libanese dimostrano anche che nella geopolitica sembrano valere alcune invarianti completamente insensibili al mutare degli equilibri strategici ed allo stesso tempo che passa. Il Libano è il "paese dei cedri" dell'epopea di Gilgamesh ed avere rapporti proficui con il paese dei cedri è dall'alba dei tempi un intendimento costante dei sovrani mesopotamici e di coloro che ne hanno il retaggio; la Repubblica Islamica dell'Iran rappresenta da questo punto di vista l'anello più recente di una catena le cui origini vanno ricercate all'alba della storia.



Alla vigilia della partenza per il Libano
Libano, centro della resistenza contro le potenze espansioniste


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha detto che fino ad oggi il Libano ha rappresentato il centro della resistenza e del confronto con le potenze intente alla prevaricazione.
Il Presidente ha espresso queste osservazioni durante una conversazione con i giornalisti prima di lasciare il paese alla volta del Libano per una visita ufficiale di due giorni.
Ha detto che l'obiettivo più importante del suo viaggio in Libano è quello di rafforzare i legami tra le nazioni iraniana e libanese e promuovere i fraterni rapporti che ci sono tra di loro.
Spiegando che la presenza dell'Iran in ogni scenario implica particolari condizioni e conduce a situazioni peculiari, ha notato che era più che naturale che i nemici facessero opposizione ad una tale presenza. Tuttavia, ha sottolineato, l'Iran non si cura dei suoi nemici.
Il dottor Ahmadinejad ha fatto riferimento al fatto che il rafforzamento delle relazioni scientifiche, culturali, economiche e politiche e dei flussi turistici tra i due paesi sono tra i più importanti obiettivi della sua visita e ha detto che nel corso della sua permanenza funzionari iraniani e libanesi avrebbero discusso questioni regionali e internazionali.
Ha detto che la sua visita ricambiava quella compiuta dal suo omologo libanese in Iran.
Sottolineando il fatto che il legame tra l'Iran e il Libano è sempre stato forte e di lunga data, il Presidente ha affermato che le relazioni tra i due paesi si sono ulteriormente rafforzate dopo la vittoria della rivoluzione islamica in Iran.
Il Presidente Ahmadinejad ha lasciato Tehran questa mattina alla volta di Beirut, per una visita ufficiale su invito del Presidente libanese Michel Suleiman ai fini di sviluppare le relazioni politiche e di approfondire la cooperazione economica, culturale e politica tra i due paesi.


Il Presidente è arrivato in Libano


Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad è appena arrivato nella capitale libanese, Beirut, per i due giorni della visita ufficiale.
Vari eminenti funzionari libanesi lo hanno accolto con calore all'aeroporto internazionale di Beirut mercoledì mattina.
Lungo la strada verso il palazzo presidenziale una grande folla ha applaudito il presidente Ahmadinejad sventolando bandiere iraniane.
Il presidente Ahmadinejad si trova in Libano su invito ufficiale dal suo omologo libanese Michel Suleiman.


Un benvenuto eccezionale in Libano per il Presidente


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha ricevuto mercoledì un'accoglienza entusiastica al suo arrivo a Beirut.
Una grande folla si è riversata per le strade di Beirut per accoglierlo.
Le strade che conducono all'aeroporto di Beirut sono state colmate fin dalla prima mattina da migliaia di persone, per lo più sostenitori di Hezbollah, molte delle quali portavano o sventolavano bandiere iraniane.


Il benvenuto ufficiale delle autorità libanesi al Presidente Ahmadinejad


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha ricevuto ufficialmente il benvenuto da parte del suo omologo libanese Michel Suleiman mercoledì a Beirut.
Durante la cerimonia di benvenuto sono stati eseguiti gli inni nazionali dei due paesi e i due presidenti hanno passato in rassegna la guardia d'onore.


Il Presidente libanese e quello iraniano hanno sottolineato la necessità di mantenere la coesione e di vigilare contro i tentativi di divisione messi in atto dai nemici


Nel primo incontro formale di negoziati, il presidente iraniano e quello libanese hanno sottolineato la necessità di espandere e sviluppare le relazioni bilaterali in tutti i campi, soprattutto nel settore economico.
Il Dr.Ahmadinejad e Michel Suleiman hanno inoltre sottolineato la necessità di mantenere l'unità, la consapevolezza e la volontà di resistenza contro il regime sionista ed i tentativi di divisione perpetrati dai nemici.
Iran e Libano presentano aspetti culturali comuni, ha dichiarato il presidente Ahmadinejad che ha sottolineato che la nazione iraniana e quella libanese sono sempre state amiche e che la loro amicizia è oggi ancor più stretta che in passato.
Riferendosi al fatto che il Libano si trova in prima linea nella resistenza e nel confronto diretto con i nemici, il Presidente fatto queste osservazioni: "I nemici imperialisti stanno cercando di colpire il Libano, ma il sostegno dei governi e dei paesi della regione al popolo ed alla resistenza libanese condurranno alla sconfitta dei piani di dominio del nemico".
Il Presidente Ahmadinejad, facendo riferimento alla necessità di cooperazione e coordinamento tra i paesi della regione, ha detto che l'espansione delle relazioni bilaterali tra due paesi porterà al consolidamento della stabilità e della tranquillità nella regione ed in particolare in Libano.
Il presidente si è detto felice per il fatto di essere in visita nell'amichevole paese del Libano.
Allo stesso tempo il presidente Suleiman ha ricambiato affermando che la calda accoglienza che il presidente Ahmadinejad ha avuto dal popolo del Libano al suo arrivo a Beirut indica la gratitudine della nazione libanese per l'aiuto dell'Iran e per il sostegno al Libano contro l'aggressione del regime sionista.
La popolazione del Libano non dimenticherà mai il generoso aiuto dell'Iran e l'assistenza nella ricostruzione delle zone colpite dalla guerra in Libano, ha sottolineato il presidente Suleiman.


Iran e Libano siglano diciassette accordi di cooperazione


Personalità iraniane e libanesi hanno sottoscritto diciassette accordi di cooperazione durante la visita in Libano del presidente, il Dottor Mahmoud Ahmadinejad.
La firma degli accordi è avvenuta in una cerimonia cui hanno assistito il presidente iraniano e quello libanese, nel palazzo presidenziale di Beirut.
I diciassette accordi riguardano la cooperazione nei settori del petrolio e del gas naturale, della produzione di energia, del commercio e degli affari, del settore edile, delle telecomunicazioni e delle tecnologie informatiche, dell'istruzione superiore, degli alloggi, degli investimenti congiunti e del settore scientifico e tecnologico.
Gli accordi sono stati firmati dai ministri degli esteri, delle politiche abitative, della cultura e dell'energia di entrambi i paesi.



Il Libano: terra di cultura, di lettere e amicizia


Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad ha descritto il Libano come il paese della cultura, della letteratura, dello studio e dell'amicizia.
Ga detto che la nazione libanese ha lavorato per invertire il corso contrario delle macchinazioni ordite dai nemici in qualcosa da cui hanno tratto beneficio tutti i paesi della regione.
Sottolineando questo durante la conferenza stampa congiunta con il presidente libanese Michel Suleiman, ha espresso gratitudine al presidente stesso, al primo ministro, al portavoce del parlamento e a tutto il paese che hanno approfittato dell'occasione costituita dalla sua visita per fare sfoggio di unità, fraternità, potenza e carisma.
Ha detto che la lodevole resistenza della nazione e dell'esercito libanesi davanti al regime sionista è motivo di orgoglio per tutti gli abitanti della regione che sono assetati di giustizia ed amanti della libertà.
Riferendosi alle storiche relazioni esistenti tra Iran e Lbano, il presidente ha ulteriorimente sottolineato che troppi sono i legami tra le due nazioni perché si possa ignorarne l'esistenza, dato che entrambi sono amiche, caratterizzate dal monoteismo e dalla ricerca di giustizia e che hanno in molti casi avuto gli identici nemici e gli identici amici.
Il dottor Ahmadinejad ha apprezzato i colloqui avuti col presidente Suleiman, affermando che entrambi i paesi non vedono problemi nell'estendere i rapporti che li legano e che entrambi intendono promuovere le proprie relazioni in tutti i campi.



Il Presidente rende omaggio ai martiri libanesi


Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad, durante il primo giorno della visita ufficiale in Libano, si è recato nella Piazza dei Martiri a Beirut per rendere omaggio ai martiri della nazione.
Durante la cerimonia il Presidente ha collocato una corona di fiori sulle tombe dei martiri che hanno dato la loro vita per la causa dell'indipendenza libanese.
Il ministro della difesa del Libano, insieme a molte personalità, ha presenziato alla cerimonia insieme al Presidente Ahmadinejad.
Il Presidente ha risposto a gesti ai segni di saluto della gente, che gli ha tributato un'accoglienza entusiastica per le strade di Beirut.


Il Libano: una scuola di resistenza contro l'oppressione mondiale


Mercoledì sera il Presidente Mahmoud Ahmadinejad ha affermato che "il Libano è una scuola dove si impara a resistere coraggiosamente al fronte dell'oppressione mondiale".
Parlando allo stadio Al Rayah di Beirut, il Presidente Ahmadinejad ha ripetuto che "Iran e Libano hanno condiviso ideali ed obiettivi, e si trovano entrambi sullo stesso fronte, quello della resistenza".
Il presidente ha detto che "La grandezza e la prosperità del Libano sono la grandezza e la prosperità dell'Iran; tutti noi vi saremo vicini nel tempo della gioia come in quello della tristezza, e rimarremo a vostro fianco".
Ha poi aggiunto: "Sono orgoglioso di constatare che la nazione libanese abbia una compiuta esperienza del monoteismo e ne abbia apprezzato la sua essenza nel vero senso della parola; questa è una nazione che ha tolto coraggio ai demoni".
"L'amata nazione libanese", ha detto il dottor Ahmadinejad, "vive in una terra che è la culla di tutti i popoli evoluti e monoteisti del mondo, ma i demoni non possono tollerarne la coesione e la solidarietà".
Il dottor Ahmadinejad ha fatto riferimento alle continue sconfitte del regime sionista nei suoi scontri con la resistenza in questa regione, affermando che "il regime sionista si trova su una ripida e scivolosa china, e nessuno potrà salvarlo dal crollo cui è destinato".
Il Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran ha aggiunto: "Oggi, il fronte della resistenza ha radici salde tra le nazioni della regione, dalla Turchia al Libano fino alla Siria, all'Iraq, e all'Iran; il fronte della resistenza tra queste nazioni unite sta diventando più forte".


L'incontro con il Primo Ministro ed il Presidente del parlamento libanese


In due incontri distinti e separati il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha incontrato il Primo Ministro e il Presidente del parlamento libanese, discutendo con loro le principali questioni di reciproco interesse.
Durante la visita di Mahmoud Ahmadinejad in Libano il Primo Ministro Saad Hariri ed il Presidente del parlamento Berry hanno tenuto incontri separati con il nostro presidenti, nel corso dei quali sono state discusse le principali questioni circa i rapporti tra i due paesi e la situazione della regione.




A pranzo con il Presidente libanese
Il Presidente sottolinea lo status del Libano

Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha messo in evidenza l'importanza dello status speciale di cui il Libano gode in Medio Oriente nel ripristinare la pace e la sicurezza regionale.
"Il ruolo del Libano nel superamento delle disuguaglianze e nel garantire la pace e la stabilità nella regione è di fondamentale importanza e non si può negare al Libano di rivestirer il proprio ruolo", ha detto il Dottor Ahmadinejad al pranzo organizzato mercoledì dal presidente libanese Michel Suleiman.
Il presidente ha detto che un Libano sviluppato, prospero e potente porterebbe benefici alla regione e a tutto il mondo, aggiungendo che "il governo iraniano ed il popolo continueranno a sostenere il governo ed il popolo libanese".
Il presidente Ahmadinejad ha detto che gli accordi raggiunti tra i due paesi potrebbero spianare la strada a un'ulteriore cooperazione più stretta tra le due nazioni.



Alla cena ufficiale tenuta dal Presidente del parlamento libanese
Il segreto della vittoria libanese è la determinazione a resistere

Il Presidente Dottor Mahmoud Ahmadinejad ha detto: "Il segreto dietro la vittoria libanese è costituito dall'unità e dal mantenimento dello spirito di solidarietà, resistenza e determinazione".
Durante la cena ufficiale tenuto mercoledì notte a cura del Presidente del parlamento libanese Nabih Berri, alla quale hanno partecipato il presidente libanese, il primo ministro, alti funzionari e dirigenti di gruppi politici e religiosi libanesi, il presidente Ahmadinejad ha detto che il ruolo influente e la stessa esistenza del Libano nella regione si basano sull'interazione e sull'empatia dei diversi gruppi ed etnie libanesi, e viene realizzato tenendo in vera considerazione gli interessi della nazione nel suo insieme.
In ulteriori osservazioni, il Presidente Ahmadinejad ha sottolineato: "I paesi ed i popoli della regione devono svolgere compiti importanti perché la pace e la giustizia si realizzino in tutto il mondo. Trasformare questi ideali di primaria importanza in una realtà concreta è obiettivo comune e fonte di unità; nessun fattore può ostacolarne la realizzazione.
Nabih Berri, il Presidente del parlamento libanese, ha fatto da parte sua riferimento ai punti di vista comuni tra Iran e Libano in materia di temi regionali ed internazionali di rilievo ed ha sottolieato come la relazione esistente tra i due paesi possa costituire un esempio per il mantenimento di relazioni fraterne per tutti i paesi del mondo.
Berri ha posto particolare attenzione alla questione del disarmo nucleare del regime sionista ed ha notato che un disarmo nucleare mondiale non sarà possibile fin quando il mai controllato arsenale nucleare del regime sionista non passerà sotto la supervisione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA).
Il Presidente del parlamento libanese ha poi proseguito proclamando il sostegno del Libano ai piani dell'Iran in materia di nucleare pacifico.


L'incontro con gli ulema e con gli studenti di materie religiose in Libano
Il Presidente esorta gli ulema ad adoperarsi per risolvere i problemi fondamentali della società umana

Il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, nel corso della sua visita, ha esortato Ulema e studenti di materie religiose ad adoperarsi per risolvere i problemi di base che la società umana si trova ad affrontare.
Il presidente ha fatto queste osservazioni giovedì, nel corso del secondo giorno della sua visita di Stato in Libano in un incontro con un gruppo di cristiani e di Ulema sunniti e sciiti, durante la quale ha anche invitato gli studiosi religiosi a cercare di elaborare soluzioni definitive ai problemi dell'umanità.
Notando che tutti gli studenti di materie religiose e tutti gli Ulema erano insoddisfatti della situazione attuale della società umana in tutto il mondo, ha detto che "adoperarsi per la soluzione ai problemi ed alle questioni della società dovrebbe essere tra gli impegni quotidiani degli Ulema".
Il Presidente Ahmadinejad ha indicato nella devozione, nella bontà e nella giustizia i principi condivisi da tutte le religioni monoteiste, l'ignoranza dei quali è la causa principale di tutti i problemi della società umana.
Ha anche descritto il Libano come una grande nazione coraggiosa, forte e sincera, che resta saldamente in piedi davanti agli occupanti e al crudele e corrotto regime sionista.
Il presidente Ahmadinejad ha detto che una tale paese dovrebbe essere considerato un esempio di coesione dal mondo intero.


Colazione di lavoro con le personalità politiche regionali del Libano
I nemici non hanno alcuna speranza di sconfiggere l'Iran

Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha detto che i nemici non hanno alcuna speranza di sconfiggere l'Iran.
Il presidente ha fatto questa osservazione nel corso di un incontro con i leader di un certo numero di partiti e di organizzazioni politiche libanesi nella giornata di giovedì, seconda della sua visita nel paese.
Il presidente Ahmadinejad ha detto che nonostante i nemici dei paesi della regione abbiano tentato per tutti gli ultimi cento anni di dominare il Medio Oriente, regione delicata e strategica, non hanno alcuna speranza di ottenere una vittoria sull'Iran.
Ha detto che i nemici si erano illusi che il Libano fosse il paese più debole nella regione del Medio Oriente, mentre la ferma resistenza della nazione libanese, del governo e delle organizzazioni politiche ha dimostrato loro quanto fossero in errore.
Sottolineando che le potenze egemoniche sono sull'orlo del collasso, il dottor Ahmadinejad ha detto che hanno attaccato l'Afghanistan per salvarsi da esso, ma hanno perso la possibilità di vincere ed è per questo che avevano messo gli occhi anche sul Libano.
Tuttavia, ha osservato, la resistenza della nazione libanese ha frustrato i nemici.
Egli ha inoltre osservato che la nazione iraniana ha sempre sostenuto la nazione libanese, sottolineando che l'Iran è stato pronto ad accorrere per aiutare il paese ogni volta che esso lo ha richiesto.
Il presidente inoltre ha detto di ritenere che dignitari libanesi siano perfettamente in grado di gestire i propri affari senza l'interferenza degli stranieri.
Sostenendo che i nemici coglgono ogni occasione per seminare discordia tra gli Stati della regione, il presidente Ahmadinejad ha dichiarato che i leader di questi paesi hanno il dovere di resistere ad essi e di sventare le loro trame.


Incontro con una rappresentativa dell'Università libanese
Il Presidente: la vera conoscenza è quella che indica il sentiero della perfezione e dell'umanità


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha detto giovedì che la vera conoscenza è quella che indica alle persone il sentiero della perfezione e dell'umanità.
Il presidente Ahmadinejad ha espresso questo commento in un incontro con un gruppo di rettori e di studenti libanesi nel sud di Beirut.
L'"Occidente sta cercando di privare le nazioni come l'Iran della possibilità di accedere ad attività nucleari pacifiche," ha detto.
Il presidente Ahmadinejad ha anche descritto l'attacco USA in Iraq ed in Afghanistan ed il massacro di persone innocenti come esempi di un utilizzo scorretto della scienza.
Ha anche detto che la politica deve essere al servizio della giustizia e dell'amicizia, non delle guerre o della volontà di dominare le altre nazioni.
Il presidente Ahmadinejad ha stigmatizzato le politiche militari statunitensi nella regione e ha detto che Washington sta uccidendo i civili in Afghanistan in nome della lotta contro i terroristi.
Inoltre ha espresso la volontà dell'Iran di cooperare con le università libanesi in tutti i settori: "Siamo orgogliosi di collaborare con il Libano", ha aggiunto.
Nel frattempo, il presidente Ahmadinejad ha ricevuto un dottorato honoris causa da un'università libanese di primaria importanza.
L'università statale ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche al presidente Ahmadinejad nel corso di una cerimonia tenutasi nella mattinata di giovedì.


Il Presidente Ahmadinejad a pranzo con Hariri


Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad ha partecipato a Beirut ad un pranzo organizzato dal Primo Ministro Saad Hariri.
Ad esso hanno presenziato anche il Presidente libanese Michel Suleiman, il Presidente del parlamento Nabih Berri e vari altri esponenti politici di primo piano.


Nel magnifico bagno di folla nel Libano del sud
Il Presidente: "La resistenza è la chiave per conseguire la vittoria"


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha detto al popolo libanese che "la resistenza è la chiave per la vittoria del Libano e di tutti i paesi della regione".
Rivolgendosi a una folla di redidenti, il dottor Ahmadinejad ha definito la città di Bint Jbeil "la capitale della resistenza e della vittoria".
Il presidente Ahmadinejad ha detto: La nazione libanese è un modello per tutte le nazioni della regione.
"Avete resistito saldi contro di loro ed avete preservato l'integrità territoriale del Libano", ha affermato, aggiungendo che la gente di Bint Jbeil è "custode delle umane virtù, della dignità e dell'indipendenza".
Il presidente Ahmadinejad ha sottolineato che la nazione libanese ha dimostrato che la sua forza è più affilata della spada dei sionisti e che nessuna potenza sarebbe in grado di spezzare la resistenza libanese all'occupazione.
Durante il suo intervento nella città del Libano meridionale, il Presidente si è anche scagliato contro le politiche americane nella regione.


L'incontro del Presidente con il segretario generale dello Hizbollah libanese


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha incontrato il capo del Movimento di resistenza di Hezbollah Seyyed Hassan Nassrallah prima di chiudere la sua visita di Stato in Libano.
Nel corso della riunione che ha avuto luogo presso la sede dell'ambasciata iraniana a Beirut, i due hanno discusso i risultati della storica visita e gli sviluppi della situazione in Libano e nella regione.
Nel corso della riunione, Nassrallah ha donato come souvenir al presidente iraniano una pistola, tolta ai militari israeliani da parte dei combattenti di Hezbollah ed ha rinnovato l'apprezzamento per la lealtà iraniana nei confronti della resistenza islamica in Libano.


Il popolo libanese a Qana
Qana, simbolo vivente dell'aggressività e della crudeltà del regime sionista


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha detto giovedì che Qana costituisce una prova vivente dell'occupazione del regime sionista, e delle sue atrocità.
Davanti ad un gruppo di persone libanesi di Qana, nel sud del Libano, il presidente Ahmadinejad ha sottolineato: "Qana è una prova vivente della resistenza, della capacità di sopportazione e della fede del popolo libanese".
Il presidente Ahmadinejad ha detto: 'Voi rappresentate la verità che trionfa e i vostri nemici sono sconfitti e sull'orlo del crollo".
"Sono qui per ringraziarvi per il vostro orgoglio, per la vostra resistenza e per la vostra perseveranza", ha detto il presidente Ahmadinejad, aggiungendo che "la nazione iraniana ed il suo govenro sosterranno fino all'ultimo il popolo di Qana e tutto il Libano".



La scorta ufficiale del presidente Suleyman


Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha concluso la sua storica visita in Libano con un tour nel sud del paese e con il riferito incontro con il leader di Hezbollah.
Il presidente ha anche incontrato nuovamente il presidente libanese Michel Sleiman al palazzo presidenziale, prima di partire per l'aeroporto di Beirut alla volta di Tehran.
Durante la visita ufficiale su invito del Presidente Suleiman, il Presidente ha incontrato alti funzionari libanesi, leader politici, accademici e studenti universitari ed affrontato grandi folle a Beirut e nel Libano meridionale.