L'unica cosa sicura che è venuta fuori dai primi incontri degli Stati Uniti e dei "cinque più uno" [il gruppo di paesi che conduce le trattative sul nucleare con la Repubblica Islamica dell'Iran, N.d.T.] è che finalmente si è fatta chiarezza sulle vere posizioni delle parti in causa. E' chiaro che i sauditi -come Eraclito negli inferi- stanno diventando matti cercando di uccidere i demoni del Medio Oriente, dove con demoni deve intendersi qualsiasi cosa che sia altra da loro. A differenza di Eraclito però non hanno nessun Ermete, nessuna guida, che gli faccia capire che non possono davvero uccidere Medusa o Cerbero, il cane dalle molte teste, perché si tratta soltanto di immagini. Immagini che in ultima istanza sono scaturite dalle profondità dello stesso Eraclito. Fino ad oggi non sembra che all'interno della Casa dei Saud sia venuto fuori alcun Ermete, almeno per quanto si può notare stando all'esterno di essa. Si direbbe anzi che i suoi appartenenti sembrino oggi come oggi impossibilitati ad agire a causa di una odiosa disputa familiare in merito al futuro della corona.
A meno che non arrivi presto un deus ex machina, cosa che potrebbe anche succedere, i sauditi paiono davvero intenzionati ad inasprire la loro minacciosa intenzione di massacrare tutti i "demoni" della Siria, del Libano, dell'Iraq, dello Yemen e dell'Iran. Una missione da Eraclito in un oltretomba mediorientale che avrà di sicuro una certa influenza sulla tempistica per una Ginevra II, ma che può anche costituire il problema per le negoziazioni con l'Iran. L'intransigenza dei sauditi incoraggia sia la Francia che lo stato sionista a cercare di bloccare i negoziati. La Francia lo fa per motivazioni essenzialmente commerciali: spera di sostituire gli Stati Uniti nel ruolo di parner commerciale favorito dell'Arabia Saudita, mentre i sionisti lo fanno perché il Primo Ministro dello stato sionista non ha mai concepito un negoziato con l'Iran che fosse qualcosa di diverso da una discussione sui termini della sua resa.
Le recenti dichiarazioni di portavoce ufficiali degli Stati Uniti,
attori cooptati dai mass media del mainstream statunitense, sottolineano il mutamento degli interessi statunitensi ed anche l'abbandono del concetto secondo il quale gli Stati Uniti dovrebbero fare soltanto gli "avvocati dell'Arabia Saudita e dello stato sionista". Tutte cose che fanno pensare che l'amministrazione statunitense intenda contrastare l'asse franco-saudita e sionista. Cosa ancora più importante, quello che filtra fa pensare che la struttura di accordo temporaneo proposta a Ginevra non sia stata buttata lì al momento, ma scaturisca dai colloqui tra Stati Uniti e Repubblica Islamica dell'Iran tenutisi negli ultimi mesi in Oman; insomma, gli Stati Uniti sembrano chiaramente intenzionati a proseguire sul cammino intrapreso nei confronti dell'Iran.
L'altro elemento chiave per gli eventi interconnessi che si verificano in Medio Oriente è la Russia. Una Russia che cooperando con l'AmeriKKKa è riuscita a raggiungere un accordo sugli armamenti chimici con la Siria. Una Russia che per la prima volta dopo trent'anni ha un suo ruolo in un Egitto divenuto fragile, in un momento in cui l'influenza ameriKKKana si è offuscata.
La Russia è profondamente coinvolta nella campagna contro l'estremismo sunnita e può fondatamente affermare di aver influenzato la stesura della bozza sull'accordo temporaneo proposto a Ginevra grazie agli specifici contatti diretti con Tehran che coltiva da lunga data. Ora, la Russia è un potenziale alleato di un Iran che emerge dall'isolamento, o considera l'Iran come un concorrente suscettibile di minacciare direttamente i suoi interessi nel campo dell'energia?
"E' stata espressa l'idea", ha notato l'autorevole commentatore
Fyodor Lukyanov, "che da un'uscita dell'Iran dall'isolamento costituirebbe una perdita per la Russia perché la relazione privilegiata attualmente in essere è basata essenzialmente sul fatto che Tehran è colpita dalle sanzioni e non ha alcun altro cui rivolgersi se non la Russia. Questo vale soprattutto per i rapporti che riguardano la costruzione di centrali nucleari e la cooperazione tecnica e militare. Appena l'Iran avrà altre opportunità, si rivolgerà immediatamente verso i più influenti paesi occidentali. C'è sempre il rischio che un paese che si dimostra "amichevole" in tempo di bisogno si allontani appena la morsa dell'isolamento si allenta. E' quello che è successo, in una certa misura, con la Libia di Gheddafi e con la Serbia del dopo Milosevic".
Conflicts Forum è riconoscente verso un collega che ha comunicato dietro invito questo suo punto di vista da addentro il Medio Oriente: "I recenti disordini in Siria sono serviti ad inasprire e a rendere molto più evidente la frattura che già esisteva in Medio Oriente fra i due blocchi opposti; una divisione che nel corso dell'ultimo decennio si è ulteriormente allargata. Di sicuro sono stati molti i fattori che ci hanno portato fino a questo punto, ma un contributo significativo lo ha dato il progetto di costruire un gasdotto per portare il gas dal Qatar attraverso l'Arabia Saudita, la Giordania e la Siria fino al Mediterraneo e di qui ai mercati europei. Il governo di Assad rappresentava il primo ostacolo sulla strada di questa conduttura politicamente strategica. Solo che Assad non era l'unico ad ostacolarne la realizzazione; il progetto ha fatto sì che Russia ed Iran scoprissero di avere interessi in comune in materia di risorse energetiche che costituiscono a loro volta un buon motivo per sostenere la scelta di Assad, ed ha anche fatto in modo che i loro interessi strategici e politici finissero per coincidere. Una situazione simile si trova per il caso dell'esportazione del gas turkmeno; Iran e Russia bloccano ogni possibilità di fornitura diretta all'Europa che possa superare il percorso del gas atttraverso i gasdotti russi, iraniani o condivisi tra i due paesi.
Per i russi, proteggere gli sforzi fatti per diventare il principale fornitore energetico dell'Unione Europea e prevenire ogni concorrente in questo settore rappresenta una priorità strategica. L'Iran ha interesse ad impedire che il Qatar diventi il principale esportatore di gas dal Golfo Persico, specialmente in un momento in cui l'Iran è sottoposto a sanzioni e non gli è possibile esportare il gas che produce. Gli iraniani non guardano tanto all'Europa, ma alla possibilità di rifornire i propri vicini, Siria e Libano compresi, considerati dall'Iran come un mercato in crescita. Tutti e due i paesi, soprattutto, desidererebbero impedire che l'importanza strategica come fornitori di energia del Qatar e dell'Arabia Saudita per i paesi europei diventi ulteriormente ampia. Russia ed Iran hanno ogni interesse ad imperdire che la conduttura dal Qatar venga realizzata, ma hanno anche interesse a far sì che in futuro Siria e Libano siano economicamente stabili, cosa che un gasdotto contribuirebbe ad assicurare.
Al di là di questi punti di vista condivisi, la composizione degli interessi di Russia ed Iran è più sfumata. La Russia sta guardando con attenzione al gasdotto, progettato dagli iraniani, destinato a portare il gas dal Golfo alla Siria e che viene sviluppato in accordo con l'Iraq. L'Iran ha dichiarato che lo scopo principale della conduttura è quello di fornire gas alla Siria, all'Iraq e per quanto sarà possibile anche al Libano. Si pensa che Iraq, Siria e Libano considerati insieme avranno bisogno di circa sedici miliardi di barili equivalenti all'anno, mentre la capacità della struttura in progetto arriva a quaranta miliardi. Le preoccupazioni dei russi potrebbero riguardare l'eccedenza, che potrebbe arrivare ad altre destinazioni attraverso la progettazione di condotte alternative che vadano dal Mediterraneo orientale all'Europa e che oggi come oggi sono oggetto di viva considerazione. Gli iraniani tuttavia sono stati molto chiari nell'affermare che non è loro interesse rifornire l'Europa, ma i paesi ad est come l'India e la Cina. Il Pakistan sta scemando dall'orizzonte degli interessi iraniani a causa dell'intransigenza politica mostrata dal suo governo. Al di là di questo, l'interesse è quello di fornire gas ai paesi confinanti. Questo è quello che i portavoce iraniani affermano.
Possiamo supporre che un protrarsi della crisi siriana metterebbe i bastoni tra le ruote ai progetti iraniani, ma non toccherebbe direttamente gli interessi russi perché Gazprom non ne sarebbe impedita nell'estendere ulteriormente il North Stream della propria rete di gasdotti verso l'Europa, né nella realizzazione di un South Stream. Oltreutto, né la Siria né l'Iran vedrebbero in questo una ragione per cui i russi dovrebbero indugiare oltre per un accordo in Siria dal momento che la sconfitta dell'estremismo sunnita porrebbe fine a qualsiasi preoccupazione il governo russo possa avere in materia di competizione nel settore energetico.
Il nuovo governo e la nuova presidenza iraniani hanno chiaramente l'intenzione di cambiare una situazione in cui l'Iran il gas lo importa, per sfruttare al massimo il significativo potenziale che esso ha come esportatore. In questo contesto l'Iran sta portando avanti i negoziati con il "cinque più uno" e allo stesso tempo sta indicando che è sua intenzione aprire la propria industria energetica agli investitori stranieri. L'Iran ha bisogno di attrarre investimenti stranieri nel settore energetico per cento miliardi di dollari. Per questo, gli iraniani si sono anche resi disponibili a cambiare i contratti in essere e ad alleggerire le procedure per rendere il settore più appetibile agli investitori esteri. Naturalmente, l'Iran vorrebbe creare una vera competizione tra le più grandi compagnie petrolifere internazionali, russe, cinesi e forse anche statunitensi. Anche i russi vogliono che l'Iran apra alle compagnie russe il settore del gas naturale.
Se l'Iran diverrà un esportatore consistente, il mercato internazionale del gas ed il percorso delle forniture cambierebbero in modo significativo. La Russia sta osservando con molta attenzione tutte le mosse iraniane in questo campo, specialmente per quello che riguarda una possibile apertura nei confronti dell'Occidente in generale, allo scopo di proteggere i propri interessi nel caso essa si verifichi. I russi controlleranno ogni tentativo di portare il gas iraniano in Europa attraverso la Turchia, l'Azerbaigian o il Mediterraneo orientale scavalcando la Russia ed escludendo Gazprom dalla partita. Ci si può aspettare che i russi si muoveranno in modo concreto per sventare ogni mossa del genere, come hanno già fatto in passato. Ad esempio, Gazprom ha fatto in modo che il gasdotto iraniano-armeno, in funzione fin dal 2009, venisse ridotto al cinquanta per cento della capacità prevista e non avesse così la portata sufficiente ad esportare in Europa.
Per i russi, restare i principali fornitori di gas all'Europa -ed usare questa posizione di forza come punto di appoggio per la loro politica nei confronti dei paesi europei- è una priorità strategica. Per questo la Russia sta facendo forti pressioni per la rimozione degli ultimi ostacoli che si contrappongono alla costruzione del South Stream, per esempio in Serbia. Ma è possibile che una volta che il South Stream sarà in funzione, i russi vedranno di buon grado l'afflusso di gas iraniano in esso.
Ci sono molte ragioni che spingono Russia ed Iran a cooperare in campo energetico e ad affermare i propri interessi comuni come il controllo del trasporto a livello mondiale, delle forniture e del prezzo del gas naturale. Hanno una forte influenza nel futuro di questa industria e nel prezzo del gas sul mercato internazionale. Nel caso che non riescano a rafforzare la loro cooperazione, sono destinati ad entrare in concorrenza e la cosa sarà a detrimento di entrambi.
Una cooperazione strategica dovrebbe prevedere una divisione dei mercati per comune accordo -con la Russia che si concentra sull'Europa e l'Iran che si concentra sulla Cina, sull'India, sul Giappone e sui paesi confinanti- una serie di progetti per interconnettere i gasdotti esistenti, e la promozione della cooperazione regionale per i giacimenti nel Caspio; questa potrebbe includere anche un accordo per il controllo delle esportazioni dal Turkmenistan. Oggi come oggi sono in corso tentativi per promuovere la cooperazione a tre livelli distinti: attraverso accordi bilaterali di cooperazione nel campo del gas naturale e del petrolio, attraverso il forum dei paesi esportatori di gas naturale (GESF) che riunisce i tredici maggiori produttori, e tramite l'Organizazione per la Cooperazione di Shanghai, di cui fanno parte i più grandi produttori ed i più grandi consumatori di petrolio e di gas del continente asiatico.
Soprattutto, le relazioni bilaterali nel loro complesso e l'alleanza tra Russia ed Iran sono in ascesa. La Russia di oggi è, ed è destinata a rimanere, il principale fornitore di armamenti e di tecnologia nucleare all'Iran e rappresenta un contrappeso vitale all'Occidente, soprattutto se si tiene conto del rafforzarsi dell'influenza dei russi sulla regione e dell'impegno che la Russia ha dimostrato nel sostenere e nel proteggere i propri alleati. Iran e Russia condividono anche molti dei rispettivi interessi strategici, primo tra tutti la protezione delle risorse naturali, la prevenzione dell'espandersi dell'ideologia salafita radicale e della militanza di AlQaeda; condividono anche l'intento di tutelare i rispettivi interessi in materia di sicurezza nel Caspio, in Asia Centrale, in Medio oriente e nel Golfo. Il confluire dei massimi interessi strategici nazionali tra i due paesi non lascia loro altra scelta che quella di cooperare anche nel settore del gas e dell'energia".
Questo punto di vista ha l'appogggio di
Fyodor Lukyanov: "è tempo [per i russi] di promuovere la propria apertura verso l'Iran: il conflitto in Siria, in tutte le sue multiformi manifestazioni, ha cambiato il panorama diplomatico mediorientale. La posizione intransigente della Russia, anche se basata su considerazioni di ordine mondiale che superano quelle di ordine regionale, ha portato ad un risultato inatteso.
Gli
interessi russi ed iraniani sono strettamente imparentati, assai più di quanto non lo fossero prima, quando i due paesi stavano sostanzialmente cercando di sfruttare l'uno i punti deboli dell'altro in nome dei propri interessi particolari. L'emergere di un'alleanza che è dovuta alla situazione -e oggi come oggi anche alla logica- tra Mosca, Tehran, Baghdad, Damasco e Hezbollah ha fatto della Russia un attore regionale più influente di quanto essa potesse aspettarsi anche solo due anni or sono. Sulla piega presa dagli eventi... si basano i fondamenti per agire in Medio Oriente".