giovedì 30 giugno 2011

Casaggì Firenze: Marco Scatarzi, Alessandro Draghi e Francesco Torselli inventano aggressioni inesistenti?


Firenze. Giovane di Casaggì mentre difende la propria identità
e le
radici cristiane della "civiltà occidentale".


La pratica politica "occidentalista" ha la menzogna come elemento coessenziale.
E fin qui nulla di nuovo.
Altre cose risapute sono il fatto che esistono eccellenze e mediocrità in ogni campo, anche in quello cui fa riferimento la giustizia penale, e che l'esistenza di limiti all'idiozia umana è stata messa in dubbio da più di un pensatore.
Riuscendo a prendere una denuncia per "diffusione di notizie false atte a turbare l'ordine pubblico", i giovani "occidentalisti" fiorentini hanno dimostrato di riuscire ad essere dei mediocri anche nel delinquere.
Oltre che dei cialtroni nell'inventare menzogne. Sul caso specifico ci eravamo già soffermati, prendendolo per buono e purtuttavia considerando quanto sia stridente il contrasto tra la grandiosità degli intenti e la spregevole pochezza dei comportamenti quotidiani.
Fin qui il dileggio.
Poi c'è una considerazione seria.
Il fatto che gente simile faccia capo al partito "occidentalista" più numeroso della penisola e sia fittissimamente rappresentata nelle sue le liste elettorali significa che essa aspira, almeno in prospettiva, ad incarichi pubblici.
Un fatto che dovrebbe essere stimolo per ulteriori ed ancora più pesanti conclusioni.


Post scriptum. A poche ore dalla diffusione della notizia, i tre rilasciano un piccatissimo comunicato con annessa richiesta di scuse.
Allegato al comunicato c'è un referto medico visibile qui in cui si parla di trauma contusivo mandibolare accidentale. Un "codice verde" differibile: come si desume dalla diagnosi, pubblicata qui, per il dolore emimandibolare destro esistono farmaci di buona efficacia, come i collutori e gli antidolorifici.
Nella casistica di cui siamo al corrente, il caso di un'aggressione ad opera di tre individui -di sesso maschile nel fiore degli anni e della prestanza fisica, animati da volontà cosciente di fare del male- in cui l'aggredito se la cava con qualche sciacquo e una bustina di antidolorifico non è contemplato.
Il comunicato stampa però, che abbiamo messo su Freezepage per evitare sempre possibili correzioni, lo ricordiamo molto bene.
Ed infatti parlava di ben altro che di un trauma contusivo.
Tre persone lo hanno riconosciuto, forse addirittura aspettato, e poi aggredito a calci e pugni procurandogli una lesione mandibolare, un trauma cranico e l’asportazione di un dente. Il tutto in mezzo ai passanti, totalmente indifferenti.
Il referto pubblicato non cita alcuna lesione, non cita alcun trauma cranico, non cita alcuna asportazione dentaria.
Secondo le gazzette, questi signori si sentono "profondamente offesi e danneggiati" per quanto riguarda la loro attività politica, ma soprattutto per la loro serietà e la loro professionalità.
In effetti, con attivisti di questa serietà e di questa professionalità l'"occidentalismo" fiorentino può benissimo fare a meno dei nemici.
Il miglior sistema per evitare di essere considerati dei cialtroni è relativamente semplice, è sempre lo stesso ed è anche di provata efficacia: consiste sostanzialmente nel non comportarsi da cialtroni.

martedì 28 giugno 2011

Marco Scatarzi, Alessandro Draghi e Francesco Torselli non apprezzano i reality?


Firenze. Decine di manifesti dalla pessima grafica e dall'ancor più inefficace contenuto
lordano uno degli ingressi alla città.


Firenze. Nella primavera e nell'estate del 2011 l'imperversare delle formazioni politiche "occidentaliste" e della loro propaganda ha subìto, in tutta la penisola italiana, una sensibile battuta d'arresto.
Alla doppia débacle elettorale si è affiancata una brusca caduta di credibilità piuttosto sorprendente, stante il dominio incontrastato del mainstream su cui la propaganda politica "occidentalista" può contare.
Nella pratica corrente, tutto questo si è tradotto in un palpabile scollamento tra il piano mediatico e propagandistico, in cui l'"occidentalismo" continua a celebrare i propri rituali autoreferenziali come se nulla fosse, ed il piano della realtà. Sul piano della realtà le cose si sono fatte difficili al punto che il politicame "occidentalista" di qualunque livello dal simpatizzante in su può contare a Firenze sulla certezza di suscitare nei presenti reazioni comprese tra lo scostante e il disgustato se solo si azzarda ad abbandonare i pochi contesti, che è necessario guardare a vista, in cui la sua presenza viene tollerata. In altre parole, e per una volta secondo le regole di quella logica e di quella giustizia secondo le quali ognuno ha quello che si merita, l'"occidentalismo" fiorentino sopravvive lontano dal rabbioso disprezzo che ne accoglie l'operato soltanto in qualche salone per banchetti, al pallonaio ed in alcuni sottoscala.
In questa situazione, orgoglio e strategia vorrebbero che ci si trattenesse per lo meno dal dare pubblica testimonianza delle condizioni cui si è ridotti per propria esclusiva colpa, a pagare lo scotto di anni interi trascorsi ad abbracciare e propagandare meschinità, cattiverie spicciole, ripicche, bassezze, castronerie, oscenità, menzogne, lepidezze, viltà e propositi molto oltre i limiti di una scoperta e deliberata disumanità, ostentata come se fosse un ulteriore merito.
Tre giovani commensali "occidentalisti" invece hanno pensato che un comunicato stampa ad uso del gazzettaio amico non ci stesse troppo male: in fondo, l'attività politica dell'"occidentalista" consiste essenzialmente, ed in qualche caso esclusivamente, nel produrre comunicati stampa immediatamente recepiti e diffusi da chi professionalmente si incarica di caricarne ulteriormente i toni.
Stavolta qualcosa non deve avere funzionato come al solito: il comunicato è del ventisette giugno ed il giorno successivo la più amica delle gazzette, quel "Giornale della Toscana" capace di infarcire di invettive contro gli attivisti politici che occupano un'aula universitaria tutto lo spazio in cui non ciancia di pallonate e pallonieri, ha ignorato la questione.
Il che è strano perché Marco Scatarzi, Alessandro Draghi e Francesco Torselli denunciano una sequela ininterrotta di aggressioni a sfondo politico, e al "Giornale della Toscana" di solito è sufficiente una scritta su un muro che non tratti di pallone e di pallonaio per almeno una settimana di ciarle.
A sentir loro Scatarzi, Draghi e Torselli sarebbero rimasti da soli a tenere il forte, in un ambiente deliberatamente ostile in cui abbondano individui e gruppi abitualmente propensi a passare a vie di fatto nella compiacenza generale. Considerazioni che stridono non poco con il trionfalismo ostentato in altre sedi, a partire dal Libro dei Ceffi: un indizio come un altro del baratro che divide la realtà dalle costruzioni mediatiche. In altre parole, i tre giovani "occidentalisti" sono arrivati, e ci hanno messo anni, a constatare che le campagne notturne di attacchinaggio non sono affatto un sinonimo di "controllo del territorio" e che a Firenze l'attività politica delle loro organizzazioni si è tradotta, oltre che in qualche poltrona da scaldare, anche e soprattutto in una scoperta e diffusa impopolarità.
Di qui il timore di essere letteralmente con le spalle al muro.
In un clima tanto invivibile, "Il Giornale della Toscana" ignora il comunicato, o almeno questo è quello che fa in prima istanza.
Strano, ma solo apparentemente.
Il comunicato stampa riporta le considerazioni che seguono; una lettura accurata del testo permette di formulare una ipotesi.
Vogliamo denunciare il silenzio degli organi di informazione, che ci riservano le prime pagine solo quando esiste la remota possibilità di poterci dipingere come il “male assoluto”.
La realtà e le asserzioni "occidentaliste" hanno tra loro quel rapporto labile (o inesistente) in questa sede spesso illustrato: ne consegue naturalmente che i giovani "occidentalisti" fiorentini ricevono da anni ben altro trattamento da parte delle redazioni cittadine rispetto a quello di cui si lamentano. Ma andiamo avanti.
Ed infine vogliamo denunciare l'indifferenza dei politicanti che non proferiscono parola perché difenderci sarebbe demodé e quella dei tanti che ci incoraggiano, ma poi restano sul divano di casa a guardarsi l’ultimo reality nel loro megaschermo al plasma.
E qui stanno, con ogni probabilità, le ragioni per cui la questione è passata in sordina. "Guardarsi l'ultimo reality" nei megaschermi al plasma è una delle poche attività umane che le gazzette "occidentaliste" non siano solite derubricare a terrorismo, insieme al mangiare maccheroni, al frequentare prostitute e al consultare riviste pornografiche. In certe sedi si tratta anzi di uno dei modi di sperperare anche il proprio tempo considerato tra i più lodevoli: criticarlo significa toccare interessi precisi e fondamentali. Su questi interessi l'"occidentalismo" peninsulare, e segnatamente il suo partito più rappresentativo, hanno costruito per intero la loro fortuna e non è tollerabile che contro di essi e contro i comportamenti da essi incentivati si levi la minima critica.
C'è da chiedersi se Draghi, Scatarzi e Torselli abbiano idea di con che cosa hanno a che fare. Tutto porterebbe ad escluderlo, ovviamente e come sempre.


Post scriptum. In questo periodo gli "occidentalisti" fiorentini stanno adoperandosi, sempre nell'assoluto disprezzo di chi abbia un minimo di rispetto di sé, contro la "moschea di Firenze".
Di quali competenze possa avvalersi il loro "islam moderato" abbiamo già detto.
Questo Souad Sbai del PDL riceve un invito dalla polizia postale indicherà invece agli interessati come passano il tempo gli "esempi di integrazione" tanto cari ai politici "occidentalisti" da sedere per legislature intere nelle più alte assemblee rappresentative.

domenica 26 giugno 2011

Domenico Rosa e i dischi rotti di Firenze


A Firenze, come in tutto il resto del territorio controllato dallo stato che occupa la penisola italiana, gli "occidentalisti" chiamano terrorismo qualunque cosa non procuri loro un reddito.
Non c'è dunque nulla di strano nel fatto che le loro gazzette, la cui responsabilità nella carcerizzazione di tutti i settori del vivere sociale è assoluta e cristallina, siano propense a sorvolare su qualunque cosa procuri un reddito alla committenza e a scatenarsi contro tutto il resto.
Un'ondata repressiva che ha colpito la città tra il maggio ed il giugno 2011, attirando su molte decine di attivisti politici le attenzioni della gendarmeria, è stata occasione per un lungo lavorìo denigratorio.
Nonostante l'impegno "occidentalista", c'è purtroppo un piano che non è quello delle gazzette, ma quello del reale, in cui esiste ancora qualche caso in cui non tutto funziona come sarebbe desiderabile.
Il piano del reale è una cosa in cui esistono persone e gruppi sociali che considerano la politica "occidentalista" oggetto di dileggio sarcastico, che ne odiano e disprezzano sia i rappresentanti che i frequentatori di ristoranti che diffondono la loro propaganda, e che non assegnano alcuna autorevolezza ed alcuna credibilità alle "istituzioni" dello stato che occupa la penisola italiana.
La cosa che sorprende, e che sorprende piacevolmente, è l'avvenuto e completo scollamento dei due piani.
Abbiamo ricevuto una mail in cui ci veniva segnalato un articolo di gazzettina on line in merito alla questione. L'autonominatosi "Il sito di Firenze" riporta in pratica le considerazioni da mescita di un certo Domenico Rosa.
Una brevissima ricerca su internet ci fa sapere che il tempo che non trascorre a scrivere cose del genere Domenico Rosa non lo trascorre mangiando maccheroni o consultando riviste pornografiche, come ci si attenderebbe da un suddito dello stato che occupa la penisola italiana consapevole del proprio ruolo, delle proprie potenzialità e del posto nel mondo che spetta a lui e a quello che considera il suo "paese", ma presentando libelli nella sede fiorentina di Boutique Pound.

Le immagini dell'avvenimento, diffuse a cura degli stessi organizzatori, mostrano un ambiente dal comfort e dalle finiture letteralmente carcerarie. Non mancano nemmeno le sbarre alle finestre.
La letteratura reperibile sulla serietà di Boutique Pound, franchising di magliette e cappellini destinate ad un pubblico di adolescenti buoni a nulla, è letteralmente sterminata e permetterebbe di trarre sul conto di Domenico Rosa la più impietosa e perentoria delle conclusioni; tuttavia è bene non fidarsi dei rancori e delle invettive altrui, e lasciare la parola al diretto interessato. Non è difficile reperire considerazioni di livello più elevato di quelle del Nostro: una breve permanenza nella più vicina osteria ne procurerebbe senza dubbio una raccolta molto più varia. Va detto che Domenico Rosa si sarà anche trovato benissimo nel setting carcerario su descritto, ma almeno in questo caso ha la cortesia di non augurare il carcere a nessuno.
La loro condanna dovrebbe arrivare tra 20, o al massimo tra 30 anni, non più l'obbligo di dimora, ma la manifestazione obbligatoria. Tutti i giorni in piazza a ripetere come un disco rotto i vecchi slogan, tramandati dal Maggio francese e riadattati alle circostanze. Forse solo allora qualcuno si accorgerà che nella vita non è tutto politica.
"Il sito di Firenze" permette a quelli che oziano con il Libro dei Ceffi di commentare gli articoli. La cosa è comodissima perché permette di tenere il conto dei mediocri autoschedati che approvano simili attestazioni di sufficienza. A Domenico Rosa non è andata gran che bene, perché il dovere di metterci del proprio esortando la gendarmeria a "buttare via la chiave" l'ha sentito solamente una schedatura a nome Renzo Sartini, che oltre a fare la claque al gazzettame "occidentalista" ritiene fondamentale far sapere a quali conclusioni esistenziali sia giunto, dopo un percorso di vita lungo circa sessant'anni.
ci sono due settori della vita: a chi troppo a chi nulla... meglio stare nella prima parte...
rimango antipatico a diversi, perchè dico sempre quello che penso...
...scrivo per passione romanzi erotici, anzi "veramente hardcore", come protagonista femminile, per un sito web molto lussurioso... riservato ad abbonati a pagamento. Ho concorso svariate volte per l'Award, non avendo mai vinto. ...Non ditelo a nessuno...
E' indubitabile che la competenza di un "occidentalista" fatichi non poco ad affrontare terreni diversi dai maccheroni e dalla pornografia. Noi, che per l'"occidentalismo" abbiamo esattamente la stima e la considerazione che merita, ci possiamo permettere di azzardare l'ipotesi che i lettori abituali dei nostri scritti non tengano particolarmente a presentare la descrizione dei genitali femminili come uno dei loro interessi vitali.
D'altronde, ognuno ha il pubblico che merita.

Per il resto, l'articolo di Rosa ha raccolto soltanto una lunga serie di invettive e questo già testimonia dello scollamento di cui sopra e dei contesti protetti -ed in qualche caso blindati- in cui l'"occidentalismo" fiorentino è costretto ad operare, in un crescendo di autoreferenzialità arrivato oltre il parossismo. I tempi in cui i gazzettieri potevano accusare chicchessia di voler devastare gli uffizi e decapitare il David (e chi non ci crede è un terrorista) non sono lontani e neppure è cambiata la disinvoltura con cui si utilizzano certi sistemi.
Ad essere cambiato è il fatto che la presa di questi mangiaspaghetti sul mondo reale sta finalmente venendo meno. E questo porta dal piano gazzettiero al piano della realtà, in cui le cose vanno abitualmente in maniera opposta. La realtà è quella cosa in cui è possibile che un "occidentalista" di primo piano, il referente politico dei gendarmi, ossia quello che in fin dei conti decide chi deve stare in galera e chi no per aver acceso un fumogeno o sporcato di vernice una vetrina, possa essere denunciato per alto tradimento nell'indifferenza generale.
La Firenze reale è orgogliosa dei molti dischi rotti che è in grado di schierare. Lo stesso giorno in cui ci è giunto il messaggio di posta su ricordato, alcuni di essi si sono ritrovati in un contesto molto lontano dal setting carcerario cui è giustamente ridotto certo gazzettame.
Si sono ritrovati in un giardino pubblico, non in un sottoscala, ad ascoltare un cantautore che non da venti ma da oltre quarant'anni fa il disco rotto ogni sera senza che quanto va cantando o affermando abbia perso alcunché della propria attualità, e che non vuole essere considerato un residuo di epoche pregresse e dimenticate, ma un militante nel pieno della propria azione, i cui nemici sono sempre gli stessi.

sabato 25 giugno 2011

Hezbollah invia una colonna da Potenza a Roma. Obiettivo: Nello Rega!


Tricarico (o Montalbano Jonico): olio, candele, libretto di circolazione, sigarette e soprattutto liquido lavavetri: gli ultimi controlli prima della partenza per Roma.

Veniamo a sapere da Kelebeklerblog che il 23 e il 24 giugno si sarebbe svolta a Roma una due giorni sull'Islam moderato sul conto della quale non siamo riusciti a reperire altre informazioni.
Kelebeklerblog considera senza mezzi termini l'avvenimento come uno dei più divertenti dell'anno. Noi invece siamo seriamente preoccupati perché tra i relatori di cui Kelebeklerblog riporta nomi e cognomi figura anche Nello Rega. E tutti sanno quali gravissimi pericoli stia correndo.
Le gazzette di questo periodo sono occupatissime a fornire ogni dettaglio sugli orribili stupri di massa sistematicamente perpetrati in Libia dalle truppe della Grande Jamahiria Araba Popolare e Socialista, ma tacciono su un evento dalla portata molto più ampia.
Hezbollah ha ultimato l'occupazione della Basilicata. E lo stato di manipolazione e di distorsione dei mass media è arrivato ad un livello tale che per informarsi sull'andamento della guerra e sulle disperate condizioni in cui versa la popolazione sotto il giogo dell'occupazione sciita si è costretti a ricorrere a reconditi blog tenuti da transessuali di Ferrandina e di Oppido Lucano, di Melfi o di Marsico Nuovo, credibili e veridichi come qualunque lesbica di Damasco.
Non ci sentiamo davvero di escludere che proprio in questo istante, dopo aver tolto al nemico ogni base logistica ed ogni via di fuga, una colonna di pick up armati di razzi non stia dirigendosi verso Roma.
La presa di contatto con Nello Rega potrebbe essere questione di ore.

sabato 18 giugno 2011

"...Bis zum letzten Mann und bis zur letzten Patrone kämpfen..."


"...C'è un mondo di arroganza che ruba il futuro e la speranza ai giovani, un mondo di privilegi e impunità, un mondo in cui ogni cosa è trasformata in merce, in cui l'amore è mercenario e interessato, un mondo in cui apparenza e falsità sono norma e regola. Un mondo che è morto dentro e che alimenta il suo potere con la morte spirituale e sociale altrui. Un mondo che ha fatto dell'insicurezza esistenziale altrui la base delle sue certezze".

"E c'è un mondo che combatte e ama, che è giovane e ha il futuro davanti, che lotta e respira, un mondo fatto di esseri umani veri, un mondo di individui e persone, non di ruoli, un mondo che vive di emozioni reciproche. Un mondo che è l'avvenire che vorremmo, non il presente che ci strozza. Un mondo in cui la vita si manifesta nella sua pienezza, un mondo che non vive a spese della disperazione altrui".

O Αλέξης ακόμα ζει, εσείς είσαστε οι νεκροί.


Chapeau per Faustpatrone.

venerdì 17 giugno 2011

Sandro Addario: un eroe "occidentale" contro l'anarchismo fiorentino


Firenze. Gli atei devoti nel corso di una compita manifestazione identitaria
in difesa delle radici cristiane della loro civiltà.


Nel giugno 2011 l'"occidentalismo" politico sta attraversando un periodo particolarmente sfavorevole in tutto il territorio dello stato che occupa la penisola italiana.
Gli "occidentalisti" hanno affrontato una consultazione amministrativa utilizzando le strategie propagandistiche di sempre, fatte di menzogne e centrate sulla demonizzazione dell'Altro, sul controllo mediatico e sulla metodica attenzione per qualunque lato della natura umana possa essere considerato abietto, egoista, stupido, prevaricatore ed animato da una cosciente volontà di perseguire il male.
In una parola soltanto, "occidentale".
I risultati sono stati disastrosi.
Le ragioni dell'insuccesso, sostanzialmente, vanno cercate in uno scollamento degli "occidentalisti" dal reale ormai privo di ogni freno e, speriamo, anche di ogni rimedio.
Meno di un mese dopo è stata la volta di una consultazione referendaria che ha avuto pieno successo grazie ad una variegata corrente di opinione che si è impegnata per molti mesi nell'oscuramento completo dei mass media a più alta fruibilità, vincendo la propria battaglia e sconfessando alcune delle più insistite istanze politiche dell'"occidentalismo".
A questo si deve aggiungere l'abituale e non silenziabile condotta dell'elettorato passivo, che ogni giorno attesta a sudditi sempre meno disposti alla condiscendenza l'abisso che esiste tra la vita quotidiana di chi porta la cravatta e frequenta ristoranti e quella dei mustad'afin di cui si vorrebbero i suffragi.
A Firenze, gli eventi incorsi a livello peninsulare si sono tradotti puramente e semplicemente in un tracollo. Il maggior partito "occidentalista" della penisola si trova in una condizione molto giustamente caratterizzata da un oblio persistente, interrotto soltanto dalle aperte attestazioni di disprezzo che accolgono i suoi esponenti al minimo tentativo di spaziare al di là dei contesti amici e protetti di qualche hotel o di qualche piazza guardata a vista dalla gendarmeria.
In queste condizioni qualunque cosa smuova le acque dovrebbe avere i sinceri ringraziamenti di una compagine la cui prima necessità vitale è stata per anni quella di saturare il mainstream. Una necessità perseguita con un tale accanimento da rivelarsi alla fine controproducente.
Per "Il Giornale della Toscana" una vetrina rotta -o meglio, finita di rompere- ed un paio di fumogeni sono roba su cui insistere almeno per un mese a qualsiasi costo. Anche e soprattutto a spese della logica. Nelle stanze di via Cittadella il ragionamento e l'argomentazione non sono mai stati molto popolari e poco ci manca che non vengano considerati discipline terroristiche ai sensi di qualche decreto legge sulla "compartecipazione psichica" partorito da qualche elegantone strapagato.
L'edizione del 17 giugno riporta quindi l'articolo qui sotto.

Cinque semicolonne sul nulla, perché nelle società normali per un paio di fumogeni nessuno scomoda né gazzette né gendarmi, in cui spicca questa frase:
Uno studente: "Non ero alla manifestazione davanti alla prefettura il 4 maggio". Ma il 21 è stato fotografato con un fumogeno davanti alla sede del partito.
Tradotto dal gazzetto-occidentalese: "il rispetto degli impegni con la committenza passa avanti a tutto, anche e soprattutto alla realtà dei fatti che imporrebbe per lo meno di cercare un pretesto minimamente credibile". Il modus agendi della "libera informazione", quella "fuori dal coro" per autodefinizione.
Per quanto incredibile possa sembrare a braccianti agricoli, facchini, attrezzisti teatrali e magazzinieri, c'è gente che ricava un reddito dallo scrivere roba del genere su gazzette che vorrebbero anche non essere considerate delle pubblicazioni satiriche.
Nella pratica quotidiana di questi gazzettini quelli che si azzardano ad evidenziare coi fatti il livello di rabbiosa e risentita impopolarità di cui il partitame "occidentalista" gode a Firenze vengono denigrati appigliandosi a qualsiasi cosa; nel peggiore dei casi, incolpandoli di mitosi cellulare. Chissà che Al Qaeda non compartecipi ai loro equilibri di membrana, o al loro ciclo di Krebs.

Quando si firma qualcosa e lo si manda in stampa è assai probabile che si voglia che la notizia circoli, e che magari susciti commenti.
Lo scritto è firmato da un certo Sandro Addario, che avrebbe una buona esperienza come inviato embedded nell'Afghanistan e nell'Iraq aggrediti dagli "occidentali". Contrade in cui l'esercizio delle proprie ragioni contempla spesso l'utilizzo di mezzi ben diversi da un fumogeno: c'è dunque da pensare che la permanenza, lunga e reiterata finché si vuole, non debba avergli insegnato gran che.
Che Addario meriti qualche commento, è dunque fuori dubbio.
Altrettanto fuori dubbio riteniamo sia il tenore dei commenti che può aspettarsi di ricevere.

mercoledì 15 giugno 2011

Considerazioni su una pubblicità più sgradita di altre



Abbiamo ricevuto una e-mail pubblicitaria intitolata "Non sei ancora laureato?" e contenente una certa immagine.
Un'immagine che riproponiamo qui, con un lieve ritocco.

domenica 12 giugno 2011

Lesbica a Damasco? vita grama e vessazioni. Ma anche no.


Chiunque abbia trascorso un periodo anche breve nella Repubblica di Turchia, nella Repubblica Araba di Siria o nella Repubblica Islamica dell'Iran, purché premunitosi con una dose infinitesima di cognizione di causa, può aver notato come i comportamenti affettuosi e complici tra individui dello stesso sesso siano una pratica piuttosto corrente. L'impressione che se ne ricava è che nelle agghiaccianti ed insistite denunce delle organizzazioni di difesa dei diritti degli omosessuali -o forse sarebbe meglio definirle lobby di difesa di produttori e consumatori di beni e servizi rivolti ad un determinato target- ci sia una certa componente di esagerazione.
In ogni caso i comunicati stampa e le altre produzioni massmediatiche più o meno riconducibili a questi ambienti hanno facile accesso al mainstream, con schiere intere di gazzettisti cui non pare vero di far giornata con pochissima o nessuna fatica.
Ci fanno anche bella e altruistica figura, a denunciare in "Occidente" le tristi storie dell'immancabile minoranza conculcata e oppressa. Chissà che qualche bombardamento preventivo non ne faciliti la redenzione.
Nel giugno del 2011 la Repubblica Araba di Siria è scossa da manifestazioni di piazza represse con eccezionale durezza. Anche nel caso siriano, nell'impossibilità di ridurre la cosiddetta "primavera araba" ad una qualche matrice comune e facilmente metabolizzabile da sudditi che in tutti i casi del genere sono chiamati a schierarsi con il bianco o con il nero secondo l'ordinario approccio "occidentalista" a qualunque campo dello scibile, i gazzettieri si sono limitati a blande denunce del "regime".
Con ben altra serietà William Dalrymple, che non fa il gazzettiere ma lo storico, così descriveva la situazione siriana alla metà degli anni Novanta:
Il periodo di incertezza per i Cristiani della Siria si concluse con il colpo di stato di Assad nel 1970. Assad era un alawita, membro di una minoranza musulmana considerata dai Sunniti ortodossi come eretica, e denominata in tono denigratorio Nusayri (o Piccoli Cristiani). Assad si è insediato al potere formando quella che in effetti era una coalizione delle molte minoranze religiose della Siria — Sciiti, Drusi, Yazidi, Cristiani e Alawiti — grazie alla quale fu in grado di controbilanciare il peso della maggioranza sunnita.[...] L’unico problema in tutto ciò, per quanto riguarda i Cristiani, è l’insinuarsi della consapevolezza che quasi sicuramente li aspetta un altro rovesciamento della sorte, forse molto più selvaggio, quando Assad morirà o quando il suo regime dovesse crollare. I Cristiani della Siria hanno osservato con preoccupazione i movimenti islamici che stanno acquistando forza in tutto il Medio Oriente, e i Cristiani più ricchi hanno investito tutto in due passaporti (o almeno così dicono le voci), giusto nel caso che la Siria diventi pericolosa in una qualche fase futura.
"Il fondamentalismo si sta rafforzando tra i Musulmani" disse un uomo d’affari armeno pessimista che incontrai mentre gironzolavo nei bazar di Aleppo. "Basta guardare le ragazze: ora indossano tutte lo hijab: solo cinque anni fa erano tutte scoperte. Dopo la morte di Assad, o le sue dimissioni, nessuno sa quello che accadrà. Finché la bottiglia è chiusa con un tappo saldo, va tutto bene. Ma il tappo finirà per esplodere: e allora nessuno sa cosa ci accadrà."
Per chiunque pensi che la società e la geopolitica seguano regole diverse dal gioco del pallone la "primavera araba" e le sue folle riunite nelle piazze sono dunque qualche cosa su cui riflettere con una certa attenzione. Il caso del gazzettaio è ovviamente differente: l'essenziale è utilizzare ogni dato per costruire contenuti rassicuranti e familiari per i sudditi e nulla è più rassicurante e familiare per i sudditi "occidentali" dei comportamenti di consumo.
Il risultato è che qualunque approccio gazzettiero alle realtà mediorientali finisce per mostrare il rimmel e lo smalto sulle unghie come indiscutibili patenti di democrazia certificata.
Il gazzettame "occidentale" si è così trovato nella situazione di dover faticare il meno possibile per "informare" sulla situazione siriana nel rispetto di tanto costruttive linee di pensiero. L'aiuto è arrivato via internet, grazie ad uno di quei "blogger dissidenti" le cui affermazioni nessuno si cura di verificare ma che vengono invariabilmente considerati degnissimi di fede ed autentiche vittime per definizione.
"Amina Abdallah Araf al Omari", nientemeno che una "Gay Girl in Damascus". Di confessione sunnita: quella che Assad tiene sistematicamente lontana dalle torte più succose.
La felicità del gazzettiere. Donna, lesbica, damascena e di un gruppo sociale messo all'angolo dalla protervia dei potenti: quattro scarogne in un corpo solo.
Secondo certa gente, almeno.
Con in più la cittadinanza siro-americana, a garantire produzioni mediatiche facili da smerciare a sudditi che il nove casi su dieci sarebbero in seria difficoltà a rintracciare Aleppo o Latakia su una qualunque cartina.
Il blog è noto da molti mesi ed i suoi contenuti sono sempre apparsi quantomeno strani, se non davvero sospetti. Tra le molte cose che destavano serie perplessità, i toni da turista entusiasta con cui vi si descrivono alcuni aspetti della vita a Damasco, come il fashionable hijab.

Donna ed omosessuale in qualche dittaturislàmica?
Tra un arresto ed una lapidazione l'eleganza e lo stile sono un must!


Davvero strano che un individuo che asserisce di appartiene contemporaneamente a tre (anzi, quattro) minoranze che si postulano conculcate e vessate ed oppresse, e che riscuote visibilità e credito in quanto tale, trovi la maniera di sprecare tempo ed energie per osservazioni di questo tipo. Roba del genere ci si aspetterebbe di trovarla negli scritti di qualche "fashion blogger" di terza categoria cacciatasi a curiosare nel retropalco di qualche sfilata.
In tutto il blog non compare una sola parola, un solo vocabolo in arabo. I testi sono tutti in un inglese privo della minima sbavatura.
In terzo luogo, in uno dei post viene descritta un'irruzione compiuta in piena notte dalla polizia siriana, venuta a consegnare ad "Amina" un qualche cosa che potremmo definire "avviso" o roba del genere. La "Gay Girl in Damascus" trovava il modo, anche in quelle circostanze, di descrivere nel dettaglio gli abiti che aveva indossato per presentarsi alla pattuglia.
E le pattuglie, ai cui componenti "Amina" ascrive invariabilmente connotati da Oberschützen, devono essere davvero molte, se sul blog si legge che le diciassette formazioni della "polizia" sono diventate diciotto in meno di un mese.
Qualcosa non quadrava affatto.
Poi, a ventiquattro ore di distanza dalla sua asserita scomparsa avvenuta per certo grazie all'interessamento degli sgherri del regime, si vengono a sapere cose come queste, per giunta da una gazzetta che di minoranze da liberare coi B52 dal "regime" di qualche "dittatore" ne trova almeno una al mese.
"Amina"? Un qualcosa fatto di foto false.
"Amina"? Nessuno ci ha parlato.
"Amina"? Solo scambi via e-mail di cui a questo punto sarebbe interessante conoscere gli header.
Il pazzesco Guardian se ne esce con roba come questa:
The latest member of this contingent is the controversial "Gay Girl in Damascus" – a half-American half-Syrian blogger based in Damascus who was allegedly kidnapped two days ago. There are allegations that she is an agent, a hoax, her very existence doubted. Hardly an everywoman, but she has nevertheless captured attention and galvanised people. As a blogger she has garnered more support than the unpublished.
Come dire: "pubblichiamo menzogne a getto continuo e non soltanto ci guardiamo bene dal chiedere scusa, ma siccome funzionano andiamo avanti come se nulla fosse e anche se ve ne accorgete non potrebbe importarcene di meno".

Alla fine, dopo meno di una settimana dalla "sparizione" di cui sopra, si scoperchia il calderone.
Al calduccio ad Edimburgo, altro che in galera a Damasco.
I siriani quelli veri, che sulle barricate vere sfidano proiettili veri e manganellate vere, ringraziano riconoscenti e commossi.

Un caso, anzi, uno dei casi quotidiani di mendace, approssimativa, sfacciata e cialtrona autoreferenzialità gazzettiera, che nella sovversione di tutte le cose operata dall'"occidentalismo" prende il nome di "informazione libera".
Tra i frutti più sottovalutati di questo pluriennale mezzuccio di "fare informazione" c'è il crescere di una fronda come quella di chi sturma e dranga. Gente che alla continua presa in giro risponde con una continua presa in giro. Alla quale, sia pure per una sola volta, non ci sentiamo di dare del tutto torto.
...Quando e' in gioco la dignità dei popoli, quando sono in pericolo i diritti di ognuno di noi, quando viene calpestato il rispetto per la donna, quando in diritti delle minoranze sono violati, quando lo spettro della dittatura fa ombra ai più alti ideali di democrazia, ebbene, è tempo che gli uomini giusti si uniscano e si siedano sul divano, a guardare la partita...

sabato 11 giugno 2011

Sakineh Mohammadi Ashtiani. Allora, ci muoviamo o no con questa lapidazione?!


- ...Pietre, signori?
- Nàh, ce ne sono già tante per terra!
- Mica come queste, guardi qua, senta che qualità! Tutte rifinite a mano!
- ...Mi hai convinto, dammene due a punta e una grossa piatta!
- La voglio anch'io, mamma....
- Eh?!
- Ah, sì... papà!
- Sì... va bene; due a punta, due piatte e un cartoccio di ghiaia per il mio bambino!
- ...Un sacchetto di ghiaia! Grande lapidazione, oggi!
- Ah, chi è?
- Una del posto, buon divertimento!

(Monty Python, Life of Brian, 1979)
Incipit e titolo del post sono scopertamente carogneschi. La consapevolezza che generalmente si riscontra nel pubblico per casi come quello in oggetto autorizza davvero a pensare che la cognizione di causa che in "Occidente" si ha di certe questioni non differisca poi molto dalla scena cinematografica di cui qui si trascrivono i dialoghi. E che il mainstream faccia il possibile e l'impossibile, il lecito e l'illecito, il giusto e l'ingiusto perché le cose rimangano come sono.
Il miscuglio di cialtroneria e malafede con cui il mainstream, e purtroppo non soltanto esso, affronta qualunque notizia abbia a che fare non tanto con il Medio Oriente, quanto con le realtà politiche e statali che in esso sussistono e che l'"occidentalismo" statuisce essergli invise è abituale, consueto, normale, impermeabile alle critiche e alla logica.
Il trattamento mediatico che la Repubblica Islamica dell'Iran subisce in questi termini è noto, e presenta refrain quotidiani che non deviano mai da linee guida qui spesso delineate. Colpevole di esistere, la Repubblica Islamica deve essere dipinta come una pietraia riarsa in cui frotte di uomini barbuti e malvestiti fanno a gara ad impiccarsi l'un l'altro, lasciando lo spettatore a vagheggiare di festini dorati del tempo che fu, prima dell'arrivo dei Cattivi e dei Lapidatori, in cui il caviale del Caspio veniva distribuito a mestolate da catini d'argento. Se per puro caso arriva ad emergere qualche dato che contraddice un panorama come questo, compito dell'informazione "occidentale" di cui si postula la "libertà" è quello di ricondurre il tutto nei binari consueti, in un modo o nell'altro.
Dopo la "rivoluzione verde" del 2009, sulla quale l'occidentalame aveva puntato molto, iconificando una vittima degli scontri di piazza con velocità e metodo mai utilizzati per le vittime della repressione sionista (nel "paese" dove mangiano spaghetti sono molto avanti e i Roberto Sgalla statuiscono nell'assenso generale che il sangue sui muri della scuola Diaz è salsa di pomodoro) era essenziale trovare qualcosa che ottundesse una realtà scomoda.
Una realtà che facesse pericoloso capolino nel mainstream avrebbe infatti mostrato una Repubblica Islamica dell'Iran molto meno isolata di quanto non si postuli in certe sedi internazionali, con una vita diplomatica oltremodo vivace ed un'industria in espansione in una quantità di campi, in cui quello bellico dominato dal reverse engineering e dai miracoli che servono a tenere in piedi attrezzature e flotte aeree decrepite -altro che bombe nucleari- è soltanto uno dei settori e non certo il più rappresentativo.
In altre parole, un'adesione anche minima dei contenuti mediatici al principio di realtà avrebbe mostrato la Repubblica Islamica dell'Iran come se fosse un paese sovrano come tutti, con i limiti, le storture, i pregi ed i difetti di qualunque altra organizzazione statale e di qualunque altra forma di stato. Un paese in cui i tempi dei Mossadeq sconsolati che dovevano allargare le braccia davanti alla majlis ed ammettere che senza l'intervento straniero gli iraniani avrebbero avuto i loro problemi perfino a mandare avanti un cementificio paiono davvero finiti.
Un'idea insopportabile, inconcepibile, che contraddice trent'anni consecutivi in cui il fine ultimo della "libera informazione" è stato dimostrare in modo inoppugnabile che le esecuzioni capitali sono un'esclusiva di Mashad, che in carcere si muore soltanto ad Evin, che la condizione femminile è insopportabile e disperata solo nei vicoli di Yazd.
Nel corso del 2010 il gazzettaio ha cominciato a seguire la vicenda processuale di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la cui lapidazione è stata statuita imminente da comunicati stampa e flash di agenzia almeno due o tre volte. Personalità eminenti della politica iraniana, diplomatici, artisti e figure di qualunque genere purché minimamente note a livello internazionale sono state interpellate a freddo sull'argomento, spesso dando l'impressione di non essere neppure a conoscenza di una questione che a distanza di qualche mese appare per intero esser stata frutto di una intromissione "occidentale" condotta in modo pressappochista, ondivago e fumoso al solo fine di continuare a mettere la Repubblica Islamica dell'Iran nella peggior luce possibile. Qualcosa oltre i limiti del controproducente per gli stessi individui coinvolti.
L'ovvio effetto di tanta curiosità è stato quello di contrariare un apparato repressivo più che mai sensibile alle dicerie, ai rumours e ai complottismi in un paese in cui eventi della storia contemporanea come l'Operazione Ajax vengono a tutt'oggi giustamente presentati all'opinione pubblica come esempi della costante propensione "occidentale" all'intromissione colonialista.
Il mainstream ha presentato la questione senza concedere alcunché alle argomentazioni della controparte, in questo caso uno stato sovrano riconosciuto come tale da centinaia di altri: non lo ha fatto neppure quando ha vomitato per mesi fandonie sull'arsenale chimico di Saddam Hussein e non si vede perché avrebbe dovuto farlo adesso, quando in mezzo c'era soltanto un cittadino qualsiasi accusato di adulterio e di complicità in omicidio, rappresentato in tutto e per tutto da una foto di vent'anni prima.
Carne da cannone, mediaticamente parlando.
Non è qui il caso di dilungarsi sui rapporti, non lineari, non immediati e non semplici, che esistono tra mainstream, nuovi media, opinione pubblica e tutti i livelli della vita e delle organizzazioni politiche. Il bias negativo che da sempre circonda la Repubblica Islamica colpevole di esistere ha fatto sì che la vicenda servisse a manifestazioni granguignolesche messe in scena in qualche piazza d'"Occidente" e che svariate amministrazioni locali prendessero aperta posizione senza curarsi di verificare alcunché di quanto statuito dal mainstream e comportandosi come se davvero potessero influire sugli eventi. Non che potessero fare altro: sono dieci anni almeno che contraddire un gazzettiere ammanicato significa passare all'istante dalla parte dei sodomizzatori di bambine.
La credibilità percepita (che non ha nulla a che vedere con l'obiettività) del mainstream si è in questo caso ripercossa rapidamente sulle reti telematiche, in cui nulla vieta di amplificare al massimo qualsiasi contenuto privo di verifiche. Negli ultimi anni centinaia di milioni di individui si sono autoschedati ed autofotosegnalati sul Libro dei Ceffi, mettendo in piedi con entusiasmo -e con bella coerenza- un'abietta autoschedatura di massa da far impallidire la più occhiuta delle polizie politiche. Ed il Libro dei Ceffi dà anche misura di quali interessi e di quali competenze amino dare pubblica testimonianza i soggetti che si autoschedano. Nulla consente di affermare con certezza che ogni autoschedatura ed ogni ceffo fotografato corrispondano ad un individuo reale: soltanto un raffronto con dati di altra provenienza può consentire un margine decente di approssimazione.
Ecco qui la screenshot di uno di quelli che hanno pensato bene di fare qualcosa di concreto (un clic) per Sakineh Mohammadi Ashtiani, scelta attenendosi ai criteri minimi su descritti. A dare prova di tanto costruttivo atteggiamento, al momento in cui scriviamo sono oltre 180000 soltanto tra quanti comprendono la lingua più diffusa nella penisola italiana.
Centoottantamila clic.
Chissà come si inteneriscono i giudici di Tabriz.

Gran cosa davvero questo Libro dei Ceffi.
Salviamo il Difensore Civico metropolitano, La punta di cioccolato del Cornetto Algida, Fairyland, NO ALLA LAPIDAZIONE DI Sakineh Mohammadi Ashtiani, Fairy Beauty, Il ruggito del coniglio, Patatine Fritte, Quattroruote, Lancia, Fiat Freemont, obblighiamo youtube a denunciare chi filma atti di violenza su animali
Automobili inutili e costose, cibo spazzatura, preoccupazioni di bottega, roba amriki vista in televisione. Tutto a fare da contorno a tanta professione dei più alti ideali di dignità umana e di libertà.

Poi, purtroppo per tanti appassionati di nobili cause, c'è il piano del reale.
E il piano del reale, cui sarebbe bene fare per lo meno finta di mantenere qualche contatto in più, mostra dati ancor meno piacevoli per tanti appassionati delle buone cause e per gli "occidentalisti" in particolare.
Mostra dati ancor meno piacevoli perché la polarizzazione delle posizioni, dei gruppi sociali e dei valori che ha fatto seguito alle operazioni di "esportazione di democrazia" incessantemente susseguitesi negli ultimi anni ha fatto sì che la pratica della lapidazione riprendesse vigore proprio in Afghanistan ed in Iraq. I casi cui facciamo riferimento sono del 2010 e del 2007: nel frattempo nulla e nessuno è intervenuto a smentirne la realtà.
L'Afghanistan e l'Iraq sono due paesi aggrediti ed occupati da dieci anni perché bisognava esportare la "democrazia" da qualche cliente dubbioso.
In entrambi i casi nessuno ha pensato di scomodare i tribunali.
E per nessuno dei due casi in "Occidente" si è provveduto a scomodare i clic di chi mangia patatine fritte e coni di gelato spaparanzato sul sedile di qualche automobile da yankee di complemento.
Nello stesso periodo, la majlis stava facendo in modo che le disposizioni in materia vigenti nella Repubblica Islamica dell'Iran rimanessero lettera morta. Pare che la questione in Iran non abbia avuto ripercussioni mediatiche di eccessiva rilevanza, il che fa pensare che la cosa non interessi più di tanto l'opinione pubblica, oppure che la consuetudine e la giurisprudenza rendano da sole l'esecuzione di certe sentenze tanto improbabile da non giustificare prese di posizione di tipo drastico. L'opinione pubblica iraniana in ogni caso non è certo costituita da campioni di sopportazione ed è capace di approvare propositi forcaioli esattamente come quella "occidentale", nella quale, anzi, tale propensione viene ogni giorno incentivata con ogni mezzo e con ogni pretesto senza che nessuno trovi nulla da obiettare.
Resta il fatto che la notizia fu resa pubblica sul mainstream iraniano un anno prima della campagna mediatica sul caso Ashtiani.
Qualche "occidentalista" preposto alle Buone Cause© si sarà dimenticato di andare a controllare.

domenica 5 giugno 2011

Firenze contro la moschea: l'eroica sfida al ridicolo dei giovani del PDL



A dieci giorni da un rovescio elettorale di una certa rilevanza l'"occidentalismo" mediatico non mostra il minimo segno di resipiscenza. Ci sarebbe stato in ogni caso da meravigliarsi del contrario.
La nostra opinione sulla moschea di Firenze è nota a chi legge da molto tempo: la moschea non soltanto si deve costruire, ma si deve costruire con materiali di pregio, a spese completamente ed ostentatamente pubbliche distogliendo fondi a militari e gendarmi, secondo criteri architettonici che la rendano degna della città di Firenze ed in posizione il più centrale possibile. La nostra preferenza andrebbe al lato orientale di piazza Ghiberti, previa la demolizione dell'edificio che vi sorge ed in cui si svolgono quotidianamente attività tutt'altro che meritevoli.
In considerazione delle linee politiche e mediatiche che da molto tempo hanno superato i limiti dell'autolesionismo ottuso, "Il Giornale della Toscana" è fedele alle consegne,con l'ovvio risultato di produrre e pubblicare materiali ben oltre il controproducente.
In una giornata di giugno, nel contesto più che protetto della centralissima piazza Strozzi, i volenterosi della foto hanno sostato per cinque ore sotto il sole raccogliendo "centinaia di firme contro la moschea".
Ipotizziamo dunque che le firme raccolte siano state cinquecento.
Cento firme all'ora.
Poco più di mezzo minuto per accostarsi al tavolino, prendere la penna, prendere il foglio, un'occhiata ad un documento per evitare che l'imam Hussein o Greta Garbo risultino tra i firmatari, tracciare la firma.
Il tutto per cinque ore filate: un avvicendarsi di gente vorticoso, attorno al gazebo.
Il fotografo di quella gazzetta è stato tanto sfortunato da ritrarre i tre promotori dell'iniziativa nell'unico momento della giornata in cui la piazza era assolutamente deserta.

sabato 4 giugno 2011

Hezbollah setaccia la Basilicata palmo a palmo: obiettivo Nello Rega!


Secondo la fonte, l'immagine sarebbe stata scattata nel villaggio di Aitaroun il sedici agosto del 2006 e ritrarrebbe un ignoto combattente di Hezbollah mentre osserva le postazioni sioniste. Come tutti sanno, però, Hezbollah ha dichiarato guerra alla Basilicata e non vorremmo trovarci in presenza di un depistaggio ordito dal suo PWB: e se la foto fosse stata scattata nei dintorni di Pisticci, di Policoro o di Montescaglioso?

Giugno 2011. Da qualche tempo si hanno scarse notizie di Nello Rega, del Televideo di Potenza, che per un anno abbondante ha presentato in giro per la penisola il libro che a suo dire gli avrebbe inimicato l'intera organizzazione sciita libanese chiamata Hezbollah.
Sappiamo soltanto che a fine maggio avrebbe ottenuto, in qualità di caposervizio del Televidio [sic] Rai, un premio intitolato a Rosario Angelo Livatino e Antonino Saetta, conferitogli proprio per la delicatissima situazione in cui si trova.
Hezbollah dispone di un braccio armato temibile e la cosa va presa con la massima serietà: è proprio quello che abbiamo cercato di fare, dedicando alla questione una nutrita serie di scritti.
Il grave problema è che non tutti condividono la nostra sensibilità: tra le cronache locali che rendono conto di queste presentazioni ne esiste anche qualcuna che le descrive in termini non troppo trionfalistici. Veniamo così a sapere cose che stonano un po' con la gravità della situazione. Sembra che oltre ad un Leonardo Pietrafesa, anche un dottore scafatese di nome Alberto Pesce abbia avuto non poco da ridire su quanto Nello Rega sostiene nel suo libro.
Normalmente le presentazioni di opere librarie si concludono, se non con applausi scroscianti, per lo meno con il pubblico presente che condivide un contegno grosso modo attento e composto. Tanto più se l'autore della pubblicazione corre seri rischi personali denunciando pericoli concreti. Il fatto che Nello Rega sia stato più volte contestato, anche con la restituzione plateale di esemplari del volume appena acquistati, e che la cosa abbia finito per "bucare" anche i media locali solitamente inclini alla condiscendenza costituisce un segnale interessante.
Abbiamo rintracciato un articolo di Rovigo Oggi che attribuisce a Nello Rega affermazioni come questa:
Nonostante viva sotto scorta ormai da un anno, Rega è un grande promotore dell’integrazione tra culture, tra l’Occidente e l’Islam. Per questo sta portando avanti una vera e propria battaglia culturale affinché le donne islamiche prendano coscienza dei propri diritti, perché “il fatto che vengano trattate come oggetti dipende dalla legge dello Stato, il Corano”.
Nello Rega avrebbe quindi convissuto per tre anni con una donna libanese senza accorgersi che il Libano è una repubblica parlamentare di tipo semipresidenziale in cui il potere legislativo spetta ad un'assemblea di centoventotto deputati eletta ogni cinque anni mediante suffragio universale diretto.
Non è qui il caso di riassumere il complesso assetto confessionale dei meccanismi di rappresentanza del paese; se aggiungiamo che la Repubblica Libanese adotta anche una costituzione, un codice penale ed un codice civile, ce n'è più che a sufficienza per porre grossi dubbi sul fatto che "il Corano" sia "la legge dello Stato".
E ce n'è più che a sufficienza per porre dubbi ancora più grossi sulle competenze di Nello Rega.
In terzo luogo, il fatto che le presentazioni di un libro del genere siano per lo più inserite nel contesto di iniziative in cui si vorrebbe discutere di "integrazione tra culture" permette di condurre inferenze poco condiscendenti anche sul conto dei loro organizzatori.

Il premio intitolato a Rosario Angelo Livatino e ad Antonino Saetta è stato conferito a Nello Rega dalla cittadina di Riposto, di cui è nativo un signore sulle cui competenze in materia di orientalistica non abbiamo motivo di esprimere perplessità. Un ipotetico confronto Battiato - Rega sarebbe stato un qualche cosa da seguire con una certa attenzione...

giovedì 2 giugno 2011

La Padania e il Tehran Times. Un paragone tra stampa "occidentalista" e stampa normale.


Il 30 maggio 2011 nello stato che occupa la penisola italiana si è svolto il secondo turno di una consultazione elettorale amministrativa. Pare che l'elettorato attivo non si sia comportato come gli "occidentalisti" del gazzettaio e dei ristoranti di lusso con annesso dopocena avrebbero voluto, ma di questo abbiamo già reso sommario conto.
Per approfondire la cosa abbiamo cercato un po' di stampa "occidentalista", tra cui il numero del 31 maggio de "La Padania". Nelle pagine interne, su riprese in foto, c'è un articolo che deplora la sconfitta "occidentalista" nella città di Milano.
L'Italia[*] sinistra dei fratelli musulmani. Nichi Vendola si precipita a Milano e fa indossare il burqa alla bella Madunina. Abbraccia anche i rom e annuncia "Ora cambierà tutto". Ma i padani non sono pirla...
Arriva trafelato da Bari per far indossare il primo burqa d'ordinanza alla nostra bela Madunina [...] l'incubo potrebbe davvero essere iniziato ieri con il tappeto rosso steso ufficialmente dal sagrato di una cattedrale cattolica ai fratelli musulmani e rom.
L'articolo prosegue con altre invettive tratte con poca fatica e qualche copia ed incolla dalla panoplia da occidentalame ebefrenico che in questa sede è tanto nota quanto irrisa. A firmarlo una certa Paola Pellai, della quale è disponibile al momento in cui scriviamo quella che dovrebbe essere l'autoschedatura d'ordinanza sul Libro dei Ceffi.
L'autoschedatura d'ordinanza sul Libro dei Ceffi fa sapere a tutti che è possibile preoccuparsi per la bela Madunina e al tempo stesso apprezzare un qualche cosa che si chiama Winnie the Pooh o Eccezziunale veramente.
Questi sono i casi in cui è facile ironizzare sulle parole. Nomen omen. Il vocabolo pellaio ha infatti a Firenze un significato tutto particolare e nulla vieta di riferirlo anche a chi indulga a considerazioni come quelle qui riportate.
Il resto dei contenuti della gazzetta non smentisce alcunché della linea editoriale di cui si è fornito campione. Il titolo della prima pagina è "Una legnata della madonnina - Ritornare a Pontida". La madonnina per antonomasia è la statua di una figura oggetto di profonda devozione tra i cattolici, ed in particolare una che si trova sulla guglia più alta del duomo di Milano. Per gli "occidentalisti" deve trattarsi di un elemento identitario importante perché questa gazzetta indugia sullo stesso oggetto in varie pagine.
Si passa poi a "L'onda rossa della protesta arriva anche in Brianza". Prima dell'onda rossa ci sono arrivate le chiusure a grappolo di aziende e fabrichète e l'ameriKKKanizzazione integrale dei rapporti sociali, a creare un tessuto urbano tanto vivibile, umano e coeso che vi è reputato meritorio ostentare cose come il possesso di armi o la sorveglianza armata delle proprie abitazioni.
C'è arrivata anche quella barzelletta di aeroporto chiamato Malpensa. Atterrarvi provenendo da contesti più normali ed efficienti, come l'Aeroporto internazionale Imam Khomeini significa iniziare nel peggiore -e dunque nel più appropriato- dei modi la propria permanenza nella penisola italiana.
Ma questo La Padania non lo scrive.
In compenso scrive di trionfi elettorali davvero rivelatori: Salsomaggiore Terme, centro di un "concorso di bellezza" derubricabile a sentina di favori sessuali e di narcotici di tutti i tipi, contesto in cui gli "occidentalisti" di ogni genere mostrano di trovarsi perfettamente a loro agio con buona pace delle asserite "radici cristiane" della loro "civiltà".
Più le fondamentali metropoli di Montebelluna e di Cordenons.
A far sostanza un po' di pubblicità, un po' di cronaca nera e i report di iniziative "occidentaliste" tenute sotto quei gazebo che paiono fatti apposta per misurare il grado di riprovazione riscosso. A Firenze le mosse di questo tipo rischiano abitualmente di finire oggetto di intraprese molto chiare ed altrettanto perentorie.
Il numero è chiuso da una pagina dedicata ad un altro "concorso di bellezza". Il fatto che si ritenga questa mercanzia uno degli argomenti meglio metabolizzabili dal pubblico è ulteriore conferma del fatto che la marmaglia "occidentalista" fatica seriamente a concepire interesse per cose che non siano il pallone o i genitali femminili.
La paura e l'arroganza "occidentaliste" contro l'Islam sono una specie di invariante alla quale tutto ridurre e tutto condurre, presentando come parte illuminata e progredita del mondo un "Occidente" che ad occhi meno infettati dalla propaganda appare come vuoto di qualunque senso, un incubo distopico in cui gli unici comportamenti ammessi sono quelli di consumo. La stampa "occidentalista", come abbiamo visto anche in questo caso, ne è la perfetta portatrice e l'ancor più perfetta illustratrice, autorizzando a concludere che la superiorità dell'"Occidente" si compendi di pallone, di genitali femminili e di sostanze stupefacenti. Roba come questa costituisce per gli "occidentalisti" una guida comportamentale cui accordare ogni aspetto della propria esistenza.
L'intero costrutto sta in piedi soltanto grazie all'indefessa opera di diffusione della menzogna e di sovversione continua della realtà operata dagli "occidentalisti". Soltanto loro chiamano rabbia ed orgoglio la paura e l'arroganza qui schematizzate, pretendendo che persone e mass media normali si inchinino all'assunto.

Un perfetto contrasto positivo a quanto sopra è rappresentato dal Tehran Times, che abbiamo scelto appositamente perché prodotto di una realtà sociale e geopolitica profondamente aborrita dagli "occidentalisti". Il Tehran Times è edito in lingua inglese da trentadue anni, e stampato a colori con buoni apparati iconografici. Nella Repubblica Islamica dell'Iran, così come nei paesi del Caucaso e dell'Asia centrale, le lingue straniere sono oggetto di pratica e di studio anche nei casi più impensati: in contesti normali, al contrario di quanto si verifica nella penisola italiana, l'ignoranza è considerata motivo di vergogna e non viene mai accampata come giustificativo o, cosa frequente presso gli "occidentalisti", come motivo di vanto.
Le sedici pagine del T.T. affrontano argomenti di ogni genere, privilegiando com'è giusto i progressi fatti registrare dalla Repubblica Islamica dell'Iran nel campo della scienza, della tecnologia e soprattutto della diffusione e della accessibilità dei traguardi raggiunti. Abbiamo consultato il numero del due giugno, disponibile in PDF come tutti gli altri.
Gran parte della prima pagina è riservata alle rivolte ed alle sommosse popolari che da mesi stanno scuotendo il mondo arabo mettendo in radicale discussione ogni equilibrio di potere. La stampa "occidentalista" si è dedicata con enfasi a profondere menzogne ai tempi della cosiddetta "rivoluzione verde" vaticinando tanto per cambiare quel crollo imminente della Repubblica Islamica che l'occidentalame va auspicando da più di trent'anni. Le cose viste da Tehran assumono, ovviamente, una coloritura ben più documentata e realistica e la lettura del Tehran Times fa pensare ad un paese in pieno sviluppo, tutt'altro che isolato diplomaticamente e geopoliticamente, pronto a cogliere ogni opportunità che dovesse derivargli dai mutamenti in corso.
Queste ragioni, insieme a molte altre che sarebbe lungo elencare, fanno pensare che il contenuto di un numero del Tehran Times riservi poco spazio a chi volesse, specularmente agli imburqatori di madonnine, innalzare una croce in una piazza di Esfahan. Dove tra l'altro ci sono già quante croci si vogliono.
La lettura conferma questa impressione: un articolo sulla seconda Freedom Flotilla, su Ismail Haniyeh e sulla sua convinzione che all'instaurazione di uno stato palestinese indipendente si possa giungere solo attraverso la resistenza, o l'incontro di Mahmoud Ahmadinejad con la folta delegazione egiziana intervenuta ad una conferenza sulla politica estera in un paese che si vorrebbe aborrito dal consesso civile.
I legami della Repubblica Islamica dell'Iran con la Repubblica Bolivariana del Venezuela sono improntati a cordialità e collaborazione ed il Tehran Times ne tiene conto presentando come articolo centrale una protesta venezuelana contro la politica yankee: pare che Chavez si sia divertito a presentare una serie di impianti eolici in costruzione lungo le coste del paese come se fossero rampe missilistiche fornite da Tehran. Altri articoli considerati da prima pagina riguardano la situazione in Bahrein, dove la rivolta della maggioranza sciita della popolazione è stata repressa grazie all'esercito saudita intervenuto in forze nell'indifferenza "occidentale", ed una intervista ad un diplomatico africano che sta perfezionando a Tehran i propri studi in relazioni internazionali.
L'edizione on line del Tehran Times ripartisce il materiale nelle sezioni di politica internazionale, società, economia, politica interna, sport, cultura, scienza ed opinioni e non lascia spazio alcuno ai materiali "occidentali" cui il gazzettame peninsulare affida la funzione di riempitivo tra una pubblicità e l'altra: niente adolescenti poco vestite, niente filmetti inutili, niente concubine di pallonieri. Un po' di spazio è lasciato alle invettive minacciose ed alla prospettiva dell'avvicinarsi di una resa dei conti: i destinatari di strali del genere però sono sempre e comunque gli stessi, il sionismo e l'AmeriKKKa; ovvero una dottrina politica ben caratterizzata ed uno stato sovrano ben identificabile, non certo qualche "ebreo" tramante nell'ombra o qualche "cristiano" fumosamente inteso, al quale si dovrebbe magari "vietare di costruire una chiesa".
Dal paragone tra le due testate la stampa "occidentalista" esce ovviamente a pezzi. Sarebbe interessante sapere su quali basi i cantori del risotto giallo e della poenta e osei intenderebbero basare la propria superiorità socioculturale, dopo che per almeno dieci anni consecutivi hanno impunemente dato quotidiana e mediocre prova di piccineria, incompetenza, abiezione, miopia, cialtronaggine, ciarlataneria e meschinità utilizzando tutti i toni del repertorio linguistico compresi tra il volgarotto e l'irritante.

[*]Ci scusiamo, com'è nostra abitudine in questi casi, per il vocabolo. Fa parte di una citazione e non è possibile eliminarlo senza stravolgerne il senso.