giovedì 2 giugno 2011

La Padania e il Tehran Times. Un paragone tra stampa "occidentalista" e stampa normale.


Il 30 maggio 2011 nello stato che occupa la penisola italiana si è svolto il secondo turno di una consultazione elettorale amministrativa. Pare che l'elettorato attivo non si sia comportato come gli "occidentalisti" del gazzettaio e dei ristoranti di lusso con annesso dopocena avrebbero voluto, ma di questo abbiamo già reso sommario conto.
Per approfondire la cosa abbiamo cercato un po' di stampa "occidentalista", tra cui il numero del 31 maggio de "La Padania". Nelle pagine interne, su riprese in foto, c'è un articolo che deplora la sconfitta "occidentalista" nella città di Milano.
L'Italia[*] sinistra dei fratelli musulmani. Nichi Vendola si precipita a Milano e fa indossare il burqa alla bella Madunina. Abbraccia anche i rom e annuncia "Ora cambierà tutto". Ma i padani non sono pirla...
Arriva trafelato da Bari per far indossare il primo burqa d'ordinanza alla nostra bela Madunina [...] l'incubo potrebbe davvero essere iniziato ieri con il tappeto rosso steso ufficialmente dal sagrato di una cattedrale cattolica ai fratelli musulmani e rom.
L'articolo prosegue con altre invettive tratte con poca fatica e qualche copia ed incolla dalla panoplia da occidentalame ebefrenico che in questa sede è tanto nota quanto irrisa. A firmarlo una certa Paola Pellai, della quale è disponibile al momento in cui scriviamo quella che dovrebbe essere l'autoschedatura d'ordinanza sul Libro dei Ceffi.
L'autoschedatura d'ordinanza sul Libro dei Ceffi fa sapere a tutti che è possibile preoccuparsi per la bela Madunina e al tempo stesso apprezzare un qualche cosa che si chiama Winnie the Pooh o Eccezziunale veramente.
Questi sono i casi in cui è facile ironizzare sulle parole. Nomen omen. Il vocabolo pellaio ha infatti a Firenze un significato tutto particolare e nulla vieta di riferirlo anche a chi indulga a considerazioni come quelle qui riportate.
Il resto dei contenuti della gazzetta non smentisce alcunché della linea editoriale di cui si è fornito campione. Il titolo della prima pagina è "Una legnata della madonnina - Ritornare a Pontida". La madonnina per antonomasia è la statua di una figura oggetto di profonda devozione tra i cattolici, ed in particolare una che si trova sulla guglia più alta del duomo di Milano. Per gli "occidentalisti" deve trattarsi di un elemento identitario importante perché questa gazzetta indugia sullo stesso oggetto in varie pagine.
Si passa poi a "L'onda rossa della protesta arriva anche in Brianza". Prima dell'onda rossa ci sono arrivate le chiusure a grappolo di aziende e fabrichète e l'ameriKKKanizzazione integrale dei rapporti sociali, a creare un tessuto urbano tanto vivibile, umano e coeso che vi è reputato meritorio ostentare cose come il possesso di armi o la sorveglianza armata delle proprie abitazioni.
C'è arrivata anche quella barzelletta di aeroporto chiamato Malpensa. Atterrarvi provenendo da contesti più normali ed efficienti, come l'Aeroporto internazionale Imam Khomeini significa iniziare nel peggiore -e dunque nel più appropriato- dei modi la propria permanenza nella penisola italiana.
Ma questo La Padania non lo scrive.
In compenso scrive di trionfi elettorali davvero rivelatori: Salsomaggiore Terme, centro di un "concorso di bellezza" derubricabile a sentina di favori sessuali e di narcotici di tutti i tipi, contesto in cui gli "occidentalisti" di ogni genere mostrano di trovarsi perfettamente a loro agio con buona pace delle asserite "radici cristiane" della loro "civiltà".
Più le fondamentali metropoli di Montebelluna e di Cordenons.
A far sostanza un po' di pubblicità, un po' di cronaca nera e i report di iniziative "occidentaliste" tenute sotto quei gazebo che paiono fatti apposta per misurare il grado di riprovazione riscosso. A Firenze le mosse di questo tipo rischiano abitualmente di finire oggetto di intraprese molto chiare ed altrettanto perentorie.
Il numero è chiuso da una pagina dedicata ad un altro "concorso di bellezza". Il fatto che si ritenga questa mercanzia uno degli argomenti meglio metabolizzabili dal pubblico è ulteriore conferma del fatto che la marmaglia "occidentalista" fatica seriamente a concepire interesse per cose che non siano il pallone o i genitali femminili.
La paura e l'arroganza "occidentaliste" contro l'Islam sono una specie di invariante alla quale tutto ridurre e tutto condurre, presentando come parte illuminata e progredita del mondo un "Occidente" che ad occhi meno infettati dalla propaganda appare come vuoto di qualunque senso, un incubo distopico in cui gli unici comportamenti ammessi sono quelli di consumo. La stampa "occidentalista", come abbiamo visto anche in questo caso, ne è la perfetta portatrice e l'ancor più perfetta illustratrice, autorizzando a concludere che la superiorità dell'"Occidente" si compendi di pallone, di genitali femminili e di sostanze stupefacenti. Roba come questa costituisce per gli "occidentalisti" una guida comportamentale cui accordare ogni aspetto della propria esistenza.
L'intero costrutto sta in piedi soltanto grazie all'indefessa opera di diffusione della menzogna e di sovversione continua della realtà operata dagli "occidentalisti". Soltanto loro chiamano rabbia ed orgoglio la paura e l'arroganza qui schematizzate, pretendendo che persone e mass media normali si inchinino all'assunto.

Un perfetto contrasto positivo a quanto sopra è rappresentato dal Tehran Times, che abbiamo scelto appositamente perché prodotto di una realtà sociale e geopolitica profondamente aborrita dagli "occidentalisti". Il Tehran Times è edito in lingua inglese da trentadue anni, e stampato a colori con buoni apparati iconografici. Nella Repubblica Islamica dell'Iran, così come nei paesi del Caucaso e dell'Asia centrale, le lingue straniere sono oggetto di pratica e di studio anche nei casi più impensati: in contesti normali, al contrario di quanto si verifica nella penisola italiana, l'ignoranza è considerata motivo di vergogna e non viene mai accampata come giustificativo o, cosa frequente presso gli "occidentalisti", come motivo di vanto.
Le sedici pagine del T.T. affrontano argomenti di ogni genere, privilegiando com'è giusto i progressi fatti registrare dalla Repubblica Islamica dell'Iran nel campo della scienza, della tecnologia e soprattutto della diffusione e della accessibilità dei traguardi raggiunti. Abbiamo consultato il numero del due giugno, disponibile in PDF come tutti gli altri.
Gran parte della prima pagina è riservata alle rivolte ed alle sommosse popolari che da mesi stanno scuotendo il mondo arabo mettendo in radicale discussione ogni equilibrio di potere. La stampa "occidentalista" si è dedicata con enfasi a profondere menzogne ai tempi della cosiddetta "rivoluzione verde" vaticinando tanto per cambiare quel crollo imminente della Repubblica Islamica che l'occidentalame va auspicando da più di trent'anni. Le cose viste da Tehran assumono, ovviamente, una coloritura ben più documentata e realistica e la lettura del Tehran Times fa pensare ad un paese in pieno sviluppo, tutt'altro che isolato diplomaticamente e geopoliticamente, pronto a cogliere ogni opportunità che dovesse derivargli dai mutamenti in corso.
Queste ragioni, insieme a molte altre che sarebbe lungo elencare, fanno pensare che il contenuto di un numero del Tehran Times riservi poco spazio a chi volesse, specularmente agli imburqatori di madonnine, innalzare una croce in una piazza di Esfahan. Dove tra l'altro ci sono già quante croci si vogliono.
La lettura conferma questa impressione: un articolo sulla seconda Freedom Flotilla, su Ismail Haniyeh e sulla sua convinzione che all'instaurazione di uno stato palestinese indipendente si possa giungere solo attraverso la resistenza, o l'incontro di Mahmoud Ahmadinejad con la folta delegazione egiziana intervenuta ad una conferenza sulla politica estera in un paese che si vorrebbe aborrito dal consesso civile.
I legami della Repubblica Islamica dell'Iran con la Repubblica Bolivariana del Venezuela sono improntati a cordialità e collaborazione ed il Tehran Times ne tiene conto presentando come articolo centrale una protesta venezuelana contro la politica yankee: pare che Chavez si sia divertito a presentare una serie di impianti eolici in costruzione lungo le coste del paese come se fossero rampe missilistiche fornite da Tehran. Altri articoli considerati da prima pagina riguardano la situazione in Bahrein, dove la rivolta della maggioranza sciita della popolazione è stata repressa grazie all'esercito saudita intervenuto in forze nell'indifferenza "occidentale", ed una intervista ad un diplomatico africano che sta perfezionando a Tehran i propri studi in relazioni internazionali.
L'edizione on line del Tehran Times ripartisce il materiale nelle sezioni di politica internazionale, società, economia, politica interna, sport, cultura, scienza ed opinioni e non lascia spazio alcuno ai materiali "occidentali" cui il gazzettame peninsulare affida la funzione di riempitivo tra una pubblicità e l'altra: niente adolescenti poco vestite, niente filmetti inutili, niente concubine di pallonieri. Un po' di spazio è lasciato alle invettive minacciose ed alla prospettiva dell'avvicinarsi di una resa dei conti: i destinatari di strali del genere però sono sempre e comunque gli stessi, il sionismo e l'AmeriKKKa; ovvero una dottrina politica ben caratterizzata ed uno stato sovrano ben identificabile, non certo qualche "ebreo" tramante nell'ombra o qualche "cristiano" fumosamente inteso, al quale si dovrebbe magari "vietare di costruire una chiesa".
Dal paragone tra le due testate la stampa "occidentalista" esce ovviamente a pezzi. Sarebbe interessante sapere su quali basi i cantori del risotto giallo e della poenta e osei intenderebbero basare la propria superiorità socioculturale, dopo che per almeno dieci anni consecutivi hanno impunemente dato quotidiana e mediocre prova di piccineria, incompetenza, abiezione, miopia, cialtronaggine, ciarlataneria e meschinità utilizzando tutti i toni del repertorio linguistico compresi tra il volgarotto e l'irritante.

[*]Ci scusiamo, com'è nostra abitudine in questi casi, per il vocabolo. Fa parte di una citazione e non è possibile eliminarlo senza stravolgerne il senso.

1 commento:

  1. I mangia polenta e osei (ma in generale i mangiaspaghetti tutti della repubblica delle banane) hanno ragione a paventare il burqa sulla Madunina: bisogna difendere la supremazia culturale dei bananas
    http://www.youtube.com/watch?v=XTu2hKD3Y2I

    contrapposta allo stato brado e all'incultura dei maruchein
    http://italian.irib.ir/radioculture/notizie/notizie/item/81634-le-conquiste-scientifiche-dell’iran-islamico

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