lunedì 1 giugno 2020

Claudio Morganti: dalla Lega Nord per l'Indipendenza della Padania al fai da te nella tutela del credito



Claudio Morganti è il signore della foto in alto, per una legislatura parlamentare europeo della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania.
Una foto dei tempi d'oro in cui appare ben vestito e ancor meglio nutrito, come si confa' ai ben retribuiti.
Lo abbiamo varie volte additato allo scherno delle persone serie; l'ultima occasione, quella in cui si è fatto fotografare in gabbia vestito da militare di quello stesso "stato" che la Lega Nord per l'Indipendenza della Padania ha detto per decenni di voler smembrare.
Di lì a poco il signor Morganti è stato espulso dalla Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, per motivi che, visti oggi, sembrano e sono più lunari che mai.
All'epoca quel "partito" diceva (diceva, si ripete) di perseguire scopi per i quali in qualsiasi contesto minimamente serio si viene prelevati da casa all'alba, portati in una località fuori mano e spediti fra i più dopo un quarto d'ora di processo sommario.
Probabile però che il "partito" avesse già identificato il proprio futuro in una soltanto delle proprie costituenti, rappresentata da un target elettorale di studenti alla scuola della vita, laureati all'università della strada e imprenditori di se stessi passati dal liberismo coi diritti che pensavano altrui al sovranismo con le pezze al culo. L'impoverimento generale dei sudditi, per nulla rallentato dal liberismo imposto come un dogma anche dai governi di cui la Lega Nord per l'Indipendenza della Padania era stata un elemento insostituibile, faceva dell'abbandono di ogni istanza separatista (per quanto ciarliera al pari di tutto il resto) una questione di sopravvivenza.
Il nuovo volto del "partito", pensato a misura di falliti in ogni campo, lasciava poco posto all'ostentata e vincente eleganza dei morganti.
Di qui, probabilmente, la decisione di anteporgli individui meglio spendibili.
Col senno di poi va riconosciuto che si è trattato di un inutile spreco: il democratismo rappresentativo alberga talmente tanti personaggi estrosi che il signor Morganti avrebbe tranquillamente potuto adattarsi alle nuove esigenze del "partito", specie se cosideriamo il gramo futuro di cui daremo conto tra qualche riga, e sventolare quel coso a bande verticali verde, bianca e rossa di uguali dimensioni che per trent'anni la Lega aveva detto di voler destinare a ben altri usi.

In questa sede non riconosciamo alcun diritto all'oblio.
E torniamo a trattare di questo signore proprio per dare un altro giro al coltello.
Sparito dalla scena per un po' (senza ovviamente che nessuno se ne accorgesse) Claudio Morganti vi è ricomparso suo malgrado alla fine del maggio 2020 assai meno ben retribuito di un tempo.
Non si sa neppure se sia tornato ai morigerati fasti di promotore finanziario dichiarati nel 2012, ma c'è da credere di no se qualche gazzetta scrive che si sarebbe ridotto a fare il fattorino.
Per colpa del "difficile momento economico" che starebbe attraversando e di una sua iniziativa all'insegna del diritto di ritenzione condotta un po' maldestramente, Morganti si è trovato nei pasticci con gendarmi e giudici di quello "stato" che diceva di voler abbattere. E non per imputazioni almeno dignitose, come quella di attentato all'unità "nazionale", ma per impicci e pasticci di cui si vergognerebbe un ladro di galline.