domenica 30 dicembre 2012

Firenze: ecco chi vuole il parcheggio interrato in Piazza del Carmine ("...Fate largo che parcheggiamo noi...")


Firenze Parcheggi è una società cui partecipano sostanzialmente enti pubblici e banche, che per statuto realizza, amplia, ristruttura, organizza e gestisce strutture immobiliari da adibire a "centri intermodali" (qualunque cosa siano), autosili e parcheggi un po' di tutti i generi.
L'amministratore delegato di Firenze Parcheggi si chiama Marco Carrai.
Tra le altre cose, Marco Carrai figura insieme a Magdi Condannato Allam, a Daniele Capezzone e a qualche altra decina di elegantissimi mangiaspaghetti, nella lista di sionisti di complemento che solidarizzarono con l'aggressore sionista di Gaza nel 2009.
Nel corso dell'ultimo periodo Marco Carrai si è non poco adoperato nel disinteressato ruolo di sponsor politico di Matteo Renzi. Per quanti non lo sapessero, Matteo Renzi è il boiscàut di Rignano sull'Arno che a Firenze è tornato a ricoprire la carica di borgomastro dopo un convintissimo ma sfortunato tentativo di spiccare il volo per ben altri lidi. L'esplicita approvazione per un'aggressione contro la Repubblica Islamica dell'Iran espressa durante la campagna elettorale avrà senza dubbio soddisfatto i suoi sponsor, ma non gli ha portato i suffragi necessari.
In questo contesto, nell'estate del 2012 Firenze Parcheggi ha presentato un progetto per sventrare la storica Piazza del Carmine e ricavarne un parcheggio interrato a due piani.
Il "ragionamento" ufficiale funziona più o meno in questo modo: i residenti della zona lavorano tutto il giorno in qualche ufficio o in qualche capannone dove i Carrai e i Renzi non mettono mai piede, tornano a casa stravolti e parcheggiano in piazza. Siccome quelle macchine non rendono un centesimo a nessuno, bisogna farle sparire inventando qualcosa di molto costoso: i residenti si arrangeranno e i non residenti, che frequentano il quartiere per tutt'altri e sperabilmente redditizi motivi, pagheranno un tanto all'ora alla società di cui sopra. Intanto, si comincino a passare le necessarie incombenze ai gazzettieri, che istruiscano i sudditi su come e qualmente le utilitarie di chi lavora tutto il giorno costituiscano un insopportabile elemento deturpante, roba che i'ddegrado e che l'insihurézza.
La proposta ha provocato un'ampia rivolta nel quartiere e la nascita di un comitato che in poche settimane avrebbe raccolto più di 1400 firme contrarie sulla spinta di considerazioni ispirate ad un purissimo e semplicissimo buonsenso. Lo stesso buonsenso di chi odia il progresso ed ama la civiltà; la civiltà è una cosa che fa allegramente a meno di consumi costosi e di giovani donne poco vestite, ed ipso facto manda in bestia gli "occidentalisti" comunque si presentino.
Firme vere, non "oh yeah" sul Libro dei Ceffi.
In tutto questo periodo nessuna organizzazione avrebbe esposto in pubblico confutazioni argomentate ai ragionamenti di chi ha dato segno di non apprezzare particolarmente la molesta intraprendenza del boiscàut rignanese e del suo sodale.
E ci sono voluti mesi prima che venisse fuori qualcuno che si fa chiamare "Noi per Firenze", e che si schierasse apertamente a favore del parcheggio interrato.
Di questa "Noi per Firenze" esiste un blog che non indica recapiti e che al momento in cui scriviamo conta due post in tutto, uno dei quali costituito per intero da un articolo de "La Nazione", l'autorevolissima gazzettina "occidentalista" che i nostri lettori conoscono bene.
"Noi per Firenze" sarebbe nata per "iniziare insieme un cammino che riporti Firenze al modello di vita e cultura che tutto il mondo ci ha sempre invidiato": per tornare oggetto dell'invidia del mondo, nulla di meglio che iniziare appoggiando iniziative in grado di assimilare la zona di piazza del Carmine al resto del centro storico, da molti anni definito con sobria appropriatezza come "una Disneyland del Rinascimento".
Quelli di "Noi per Firenze" diventano loquaci sul Libro dei Ceffi, dove spiegano chiaramente che per fare più soldi ci vuole più traffico. 
In un momento drammatico, in cui il turismo di massa del periodo estivo non fornisce ormai sufficiente ossigeno per i mesi invernali, chiediamo all’amministrazione di accettare le nostre proposte per aiutare i cittadini a vivere il loro centro storico senza “se” e senza “ma”, per usare una espressione di moda oggi nel linguaggio politichese altrimenti tutta l'economia del centro storico ed il conseguente degrado subiranno un' inarrestabile discesa.
Sicché
L' attuale zona a traffico limitato va rottamata, parola cara al nostro Sindaco, in quanto vecchia e inadeguata alle esigenze di noi cittadini, la democrazia dovrebbe dare la possibilità di scelta ed ognuno di noi dovrebbe poter scegliere se recarsi in centro con la bicicletta, a piedi, in macchina o in autobus nel rispetto reciproco l' uno dell' altro e in maniera dignitosa.
Insomma, nei vicoli costruiti ai tempi dei carretti e dei cavalli, bisogna dare a tutti il diritto di scegliere se andarci con la Porsche o la Ferrari. Oppure, perché no, con lo yacht o l'elicottero.
Per farci stare tutte le auto del mondo, "Noi per Firenze" propone in un documento intitolato "Proposte adeguamento mobilità centro storico" di costruire non un parcheggio interrato in Oltrarno, ma addirittura una serie intera:
Chiediamo la creazione di parcheggi pertinenziali con l'utilizzo di aree già esistenti come per esempio il parcheggio di p.zza del Cestello, p.zza del Carmine, etc." [1]
I nostri lettori avranno riconosciuto i buoni propositi ed i toni, urbanamente adulatori. Sono quelli lacrimevoli e frignoni di chi ravvisa i'ddegrado e l'insihurézza in tutti i comportamenti che non gli procurano un reddito, e che per irritanti motivi di opportunità non può dare sincero sfogo a propositi fatti di Zyklon B e di vagoni piombati nei confronti di chiunque osi mettere in discussione le sue istanze e soprattutto i suoi interessi.
Del blog della associazione, pressoché afasico, si è già detto.
Nella pagina sul Libro dei Ceffi, invece, al momento in cui scriviamo si mescolavano ricette per i cantuccini, ciarle su Babbo Natale in Lapponia, le ovvie disquisizioni su pallonaio, pallonieri, palloneggi e palloni, spiccioli di aneddotica storica e moltissimi copia ed incolla pubblicitari per le imminenti festicciole di fine anno, alcune delle quali previste in quelle mescite per "occidentalisti" di cui abbiamo spesso avuto modo di trattare, e non certo per esprimere la nostra stima a chi le frequenta.
Non contenta di presentare le proprie istanze in mezzo a questo cicaleccio demente, "Noi per Firenze" fa capire che è possibile fare della città un oggetto di invidia per il mondo intero esprimendo considerazioni come queste: 
"Marchionne: "Renzi si crede Obama ma è il sindaco di una povera città"! SCIACQUATI LA BOCCA FALLITO!SI SONO SEMPRE INCHINATI TUTTI DAVANTI ALLA BELLEZZA E LA RICCHEZZA INTERIORE CHE HA FIRENZE! QUESTA CITTA' DI NOME FIRENZE HA PIU' ARTE DELLA TUA CAZZO DI FIAT!"
Il presidente di Noi per Firenze sarebbe un certo Michele Turini, curiosamente omonimo del presidente del Garage delle Terme, che è un parcheggio privato ricavato in un palazzo del centro dietro Via Tornabuoni.
Secondo l'articolo di gazzetta riportato dal blog, in relazione a Noi per Firenze ed alla miserabile schedatura con questo nome che esiste sul Libro dei Ceffi vanno messi anche altri nomi.
Uno di questi è quello di Gabriella Nanni. Ad una Gabriella Nanni di via Lambertesca è intestato questo sito, da cui apprendiamo che "non c'è trend perché noi andiamo oltre il trend".
Sulla schedatura pubblicata dal Libro dei Ceffi ricorre il nome di un certo Eugenio Provaroni. La schedatura librocèffica a nome Eugenio Provaroni, raggiungibile saltabeccando da link a link, racconta di Canti e tamburi indiani: veniamo edotti su "Cerimonie di allineamento con l'energia del Creato, per guarire se stessi, gli altri e Nonna Terra. La Via della Bellezza per divenire Guerrieri di Luce del terzo millennio."
Un Eugenio Provaroni compare anche in Infinity Firenze: sarebbe interessante sapere in che cosa consistano esattamente gli ipotizzabili legami tra l'allineamento con l'energia del Creato, il parcheggio a lisca di pesce e la concia di pelli di vacca.
Comunque, la persona più in vista della compagine di Noi per Firenze è certamente Donatella Rocco di Torrepadula, che possiede la boutique "Valditevere".
La boutique "Valditevere" dice di proporre "abiti di alta moda per una clientela che ricerca il lusso, la qualità e il pregio dei tessuti" ed è comodamente situata in via delle Terme, cioè accanto al garage di Michele Turini.
Ed ecco come la signora Donatella Rocco di Torrepadula ha lanciato l'associazione "Noi per Firenze".
"Domani, martedì 27 e mercoledì 28 novembre dalle ore 18 presso la prestigiosa Boutique di Alta Moda Valditevere, in via delle Terme 11 nel capoluogo toscano, sarà servito un cocktail a sostegno dell'associazione Noi Per Firenze, il cui fine ultimo è combattere il degrado e riqualificare il centro storico.
Noi Per Firenze è una nuova associazione composta esclusivamente da "persone che amano Firenze" e che è stata presentata ufficialmente lo scorso 14 novembre in Palagio di Parte Guelfa, alla presenza di personalità del mondo istituzionale, quali l'assessore Massimo Mattei ed i consiglieri comunali Eros Cruccolini e Marco Stella; i membri sono commercianti e residenti "stanchi" e spazientiti di un centro storico lasciato alla deriva. Nel mirino dell'iniziativa organizzata martedì e mercoledì prossimi da Donatella Rocco di Torrepadula, uno dei soci fondatori, c'è la situazione malconcia del perimetro racchiuso tra Lungarno Acciaiuoli e Borgo Santissimo Apostoli, con strade ormai inaccessibili da oltre otto mesi. Presso la Boutique Valditevere, nell'occasione, saranno presenti i fratelli Tasselli, che, oltre a sostenere Noi Per Firenze, presenteranno la loro nuova collezione di abiti realizzati con la preziosa lana di cachemire."


Nota:
[1] Lo stesso documento precisa che "i parcheggi pertinenziali sono parcheggi privati, realizzati sotto il suolo pubblico, che la Città concede in diritto di superficie, previo bando pubblico, a consorzi o cooperative di residenti."
Non è chiaro cosa c'entrino questi "consorzi di residenti" con il parcheggio per tutti quelli che se lo possono permettere proposto dalla Firenze Parcheggi, né come mai la costruzione di parcheggi sottoterra per residenti dovrebbe salvare l'economia fiorentina.

sabato 29 dicembre 2012

Pepe Escobar - Siria, per chi suona la campana


Repubblica Araba di Siria. Uno scorcio del mercato di Aleppo (gennaio 2007).

Traduzione da Asia Times.

La più grande tragedia geopolitica del 2012 rimarrà in cima alle classifiche anche nel 2013 ed è lo stupro della Siria.

Allo stesso modo in cui ogni tanto cito qualcuno dei passi di Hemingway che preferisco, negli ultimi tempi ho ritirato fuori alcuni dei filmati che feci anni fa nel mercato di Aleppo: il più straordinario dei mercati mediorientali. La sensazione è quella di tornare di colpo indietro nel passato: mi piacevano così tanto le architetture, la gente e i commercianti del mercato.
Alcune settimane fa la maggior parte di esso, il cuore pulsante di Aleppo da secoli a questa parte, è stata data alle fiamme e distrutta dai "ribelli" del cosiddetto Libero Esercito Siriano.
Non c'è nessuno Hemingway giovane ed eroico nella tragedia siriana, nessun Robert Jordan delle Brigate Internazionali che combattevano a fianco dei guerriglieri repubblicani contro i fascisti, ai tempi della guerra civile spagnola. Nella guerra civile siriana, le brigate internzionali sono fatte di mercenari, di jihadisti salafiti, gente che decapita e che mette le autobombe. E i (pochi) giovani americani che si trovano sul posto sono per lo più burattini tecnologici mossi dall'avido club NATOGCC (L'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico e i suoi fantocci arabi del Consiglio per la Cooperazione del Golfo).
La tragedia continua. Lo stato siriano, il suo apparato di sicurezza politico e militare, continuerà a fare i suoi piccoli blitzkrieg senza curarsi più che tanto dei "danni collaterali". Dall'altra parte, i comandanti dei "ribelli" continueranno a contare su un Consiglio Supremo Militare che i sauditi ed il Qatar continueranno a sostenere.
I salafiti e gli jihadisti salafiti del Fronte di al Nusrah -fanatici rimasti al settimo secolo, entusiasti sostenitori delle decapitazioni e attivisti dell'autobomba che fanno il grosso dei combattimenti- non sono stati invitati: il Fronte di al Nusrah è stato bollato come "organizzazione terrorista" da Washington.
Come ha reagito il capoccia dei Fratelli Musulmani Mohammed Farouk Tayfour, sovrintendente generale nato a Hama, ha asserito che la decisione è stata "troppo precipitosa". Il nuovo capo dell'opposizione siriana, Ahmed Moaz al Khatib, nel corso di un incontro degli "Amici della Siria" in Marocco, ha detto che la decisione andrebbe "riconsiderata". Praticamente tutte le pubbliche dichiarazioni dei "ribelli" hanno attestato il loro imperituro amore per lo zoccolo duro di al Nusrah.
Intanto che i fanatici di al Nusrah nasconderanno con ogni probabilità le loro barbe islamicamente corrette sotto qualche prosaica felpa col cappuccio, c'è da aspettarsi qualche altra avanzata in grande stile dei "ribelli" su Damasco, nonostante le due grosse sconfitte (una a luglio e l'altra questo mese) subite per gentile concessione del governo siriano passato alla controffensiva. Dopo tutto, il generoso addestramento elargito dalle forze speciali statunitensi, britanniche e giordane ha portato a qualche risultato, per non parlare delle carrettate di armi ultraletali fornite da quei monumenti di democrazia che si trovano nel Golfo persico. A proposito, il Fronte al Nusrah controlla alcuni quartieri della Aleppo devastata.

L'odio settario al potere

Poi esiste un orwelliano Consiglio nazionale Siriano Rivoluzionario e delle Forze di Opposizione nuovo di zecca, una cooproduzione Washington-Doha. Ecco il nuovo capo, che è uguale al vecchio (e schifoso) Consiglio Nazionale Siriano. Sono solo parole: l'unica cosa che conta per la "Coalizione Nazionale" è ottenere ancora più armi letali. E a loro al Nusrah piace, anche se a Washington non sono della stessa opinione.
Il Qatar ha mollato tonnellate di armi "come se fossero caramelle" (definizione di un mercante di armi statunitense) nella Libia "liberata". Solo dopo l'attacco a Bengasi il Pentagono e il Dipartimento di Stato si sono dati una svegliata e hanno pensato che armare di tutto punto i ribelli siriani potrebbe essere, come dire, la maniera migliore per incorrere in altri episodi dello stesso genere. Detto in altri termini: il Qatar rovescerà in Siria mucchi di armamenti. Gli Stati Uniti continueranno a fare da guida da dietro le quinte.
C'è da attendersi altri orrendi massacri di tipo settario, come quello di Aqrab. Qui c'è la versione dei fatti maggiormente degna di fede di quello che può esservi accaduto. Ancora una volta, ci sono le prove che la guerra che i "ribelli" sostenuti dalla NATO e dal Consiglio per la Cooperazione nel Golfo stanno vincendo sul serio è la guerra su Youtube. Ci si possono aspettare massicce ed incessanti ondate di galvanizzazione e di propaganda, con il mainstream mediatico occidentale che fa un tifo tale per i "combattenti per la libertà" siriani da far apparire poca cosa la jihad degli anni Ottanta in Afghanistan.
Possiamo attenderci distorsioni del contesto più macroscopiche, come quando il viceministro degli esteri russo ha detto che "i combattimenti si intensificheranno ancora di più, e [la Siria] perderà decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di civili... se un simile prezzo per far cadere il presidente vi sembra accettabile, noi che possiamo farci? Dal canto nostro, lo troviamo inaccettabile, assolutamente".
La Russia sta facendo di tutto per impedire che questo avvenga. E se i "ribelli" della NATO e del Consiglio di Cooperazione del Golfo metteranno in pratica le loro minacce di attaccare le ambasciate di Russia e di Ucraina a Damasco, faranno meglio a scorciarsi le barbe e a cercare rifugio dalla Spetznatz, le forse speciali russe che sanno quello che fanno.
C'è da attendersi che l'odio settario continui ad approfondirsi; lo sceicco sunnita -e star di Al Jazeera- Yusuf al Qadrawi ha per sapiente caso emesso una fatwa che legittima l'assassinio di milioni di siriani, non importa che siano militari o civili, perché sono alawiti o sciiti.
Sarà l'odio settario a governare, capeggiato dal Qatar e seguito dai sauditi, che hanno un'agenda molto fitta e un mucchio di islamisti duri a disposizione. Ecco la lista delle cose da fare: guerra contro gli sciiti, contro gli alawiti, contro i laici, e anche contro i moderati non soltanto in Siria, ma in tutto il Medio Oriente.


Missili Patriot contro missili Iskander

La nuova strategia dell'esercito siriano si basa su un massiccio ritiro dalle campagne e dalle basi isolate, e sul concentramento delle forze nelle città e nei centri urbani.
C'è da attendersi che la strategia complessiva del club della NATO e del Consiglio di Cooperazione resti più o meno la stessa; prendere il sopravvento sull'esercito regolare in ogni luogo sia possibile farlo, fiaccarne il morale, e continuare a tenere pronto il terreno per un possibile intervento della NATO (la minaccia delle armi chimiche e il continuo paventare una "catastrofe umanitaria" sono parte di un corposo pacchetto per la guerra psicologica).
L'esercito regolare può anche contare sulle armi pesanti, ma quando si tratta di affrontare un turbine di mercenari e di jihadisti  salafiti ben addestrati ed armati dal club della NATO e del Consiglio di Cooperazione, la cosa può richiedere anni, in una guerra civile di tipo libanese. E questo ci porta alla successiva possibilità nell'ordine, che di fatto è una conseguenza di questo stato di cose: la morte dello stato siriano tramite la pena dei mille tagli. Diciamo mille, ma diciamo pure un milione.
Quello che è certo è che la "coalizione dei volenterosi" contro la Siria non avrà alcun problema a mostrare il suo vero volto una volta che il gioco sarà finito. Washington conta su un governo del dopo Assad controllato dai Fratelli Musulmani. Non c'è da meravigliarsi che Re Playstation di Giordania stia cominciando a dare di matto: sa che i Fratelli Musulmani prenderanno il potere anche nel suo paese e lo spediranno a fare shopping da Harrod's in via definitiva.
Questi monumenti di democrazia -le petromonarchie medievali del Golfo Persico- stanno anch'essi iniziando a dare di matto: hanno paura del fascino che i Fratelli Musulmani esercitano sulle masse come di una peste. Il Kurdistan siriano, ormai sulla strada della completa autonomia e in fin dei conti dell'indipendenza, sta già facendo preoccupare Ankara. Per non parlare della prospettiva futura di un turbine di jihadisti salafiti rimasti senza nulla da fare, che vanno qua e là sul confine turco - siriano pronti ad andare in bestia da un momento all'altro.
Ci sono anche i rapporti, complicati, tra Iran e Turchia. Tehran ha già avvertito Ankara, senza tanti giri di parole, su quello che pensa del sistema di difesa missilistico della NATO in corso di dislocamento.
E c'è quello che dovrebbe diventare il punto più importante dei gazzettini di fine 2012. Il portavoce del Pentagono George Little ha detto con adamantina chiarezza che "gli Stati uniti sostengono la Turchia nell'intento di difendersi... [contro la Siria]".
Di qui il dislocamento di quattrocento militari statunitensi in Turchia per far funzionare due batterie di missili Patriot, per "difendere" la Turchia da "potenziali minacce che provengano dalla Siria".
Traduzione: tutto questo non ha nulla a che vedere con la Turchia e tutto a che vedere con la presenza militare russa in Siria. Mosca ha fornito a Damasco non soltanto i missili terra-terra Iskander, molto efficaci e dalla velocità supersonica (sono praticamente immuni ai sistemi di difesa missilistica) ma anche i sistemi di difesa terra-aria a bersaglio multiplo Pechora 2M, che nel caso una no-fly zone venisse imposta sulla Siria diventerebbero la bestia nera del Pentagono.
Eccoci dunque al faccia a faccia tra Patriot ed Iskander. E diritto sulla linea di tiro c'è il Primo Ministro turko Recep Tayyip Erdogan, un ipertrofico dell'ego fuori misura affetto da un profondo complesso di inferiorità rispetto agli europei, che è rimasto senza posto al sole nel piano complessivo della NATO.
Il tallone d'Achille della Turchia, curdi a parte, è costituito dal ruolo cui si è autonominata, quello di fare da crocevia dell'energia tra est ed ovest. Il problema è che la Turchia dipende energeticamente dall'Iran e dalla Russia; si è messa con avventatezza in contrasto con entrambi nello stesso momento, con la politica confusa che ha condotto nei confronti della Siria. 
Si vedono solo tenebre e rovina.
Come venire a capo di questa tragedia? Al vicepresidente siriano Farouk al Sharaa nessuno ha prestato attenzione. In questa intervista con il canale libanese al Akhbar, sottolinea "la minaccia della campagna attualmente in corso per distruggere la Siria, la sua storia, la sua civiltà e la sua gente... Ogni giorno che passa la soluzione si allontana, sia dal punto di vista militare che dal punto di vista politico. Dobbiamo trovarci nella posizione adatta a difendere l'esistenza stessa della Siria".
Al Sharaa non ha "una risposta chiara su quale possa essere la soluzione", ma suggerisce comunque un percorso da seguire.
Ogni piattaforma, sia che origini da colloqui o da accordi tra capitali arabe, regionali o straniere, non può esistere senza un concreto fondamento in Siria. La soluzione deve essere siriana e deve arrivare da una piattaforma storica, che deve comprendere i principali paesi della regione e gli appartenenti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La piattaforma deve contemplare la fine di ogni forma di violenza e l'instaurazione di un governo di unità nazionale con ampi poteri. A questo si dovrebbe aggiungere anche la soluzione di questioni sensibili che hanno a che fare con la vita quotidiana della gente e con le sue legittime aspettative.
Non è certo quello che vuole l'ammucchiata NATO e Consiglio, visto che gli Stati Uniti, il Regno unito, la Francia, la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita sono tutti impegnati a perseguire interessi divergenti. Eppure il suo unico obiettivo, un obiettivo in verità molto simile a quello dell'Iraq del 2003, la guerra della NATO e del Consiglio lo ha già raggiunto: è riuscita a ridurre completamente in frantumi il fragile edificio sociale siriano.
Ecco il capitalismo da disastro in azione, nella sua prima fase: il terreno è già pronto per una profittevole "ricostruzione" della Siria, una volta che vi si sarà fatto insediare un governo condiscendente, e favorevole al turbocapitalismo occidentale.
Eppure, e parallelamente, si verificano contraccolpi che si manifestano in maniere misteriose; milioni di siriani che all'inizio hanno appoggiato l'idea di un movimento favorevole alla democrazia -dagli uomini d'affari di Damasco ai commercianti di Aleppo- adesso sono andati ad ingrossare la base che sostiene il governo per ritorsione contro l'orribile pulizia etnica e religiosa mandata avanti dai "ribelli" stile al Nusrah.
Con la NATO e il Consiglio di Cooperazione da una parte e Russia ed Iran dall'altra, i cittadini comuni rimasti in mezzo al fuoco incrociato non hanno nessun posto dove andare. La NATO ed il Consiglio non si fermeranno davanti a nulla intanto che scavano -nel sangue- una qualche indefinita entità statale che andrà dall'emirato filostatunitense alla "democrazia" filostatunitense guidata dai Fratelli Musulmani. Non è difficile capire per chi, in Siria, suoni la campana: non suona per te, come in John Donne, ma per le tenebre, la rovina, la morte e la distruzione.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo lavoro più recente è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). La sua mail è pepeasia@yahoo.com

mercoledì 26 dicembre 2012

Repubblica Araba di Siria: ecco come la "libera informazione" ha "documentato" la "strage del pane a Natale".


Da Sibialiria.org uno scritto di Marinella Correggia che testimonia l'intraprendenza, l'obiettività e la professionalità della "libera informazione".
Nello stato che occupa la penisola italiana sono comportamenti che portano diritti all'erogazione di finanziamenti pubblici anziché alla stigmatizzazione ed al disprezzo, il che conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, il grado di sovversione cui è giunta in esso ogni manifestazione della vita sociale ed economica.
Il vocabolo che nel linguaggio corrente indica lo stato che occupa la penisola italiana è presente nell'originale. Ce ne scusiamo come d'uso con i lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.   

 E’ troppo chiedere ai media di analizzare le denunce e i materiali video che ricevono, facendosi le classiche domande: chi, come, se, perché, cui prodest eccetera? Non lo hanno fatto, né in Italia né all’estero, di fronte alla cosiddetta “strage del pane” ad Halfaya, Siria, 23 dicembre: “Mig di Assad uccidono trecento persone mentre in mille facevano la fila per il pane”.
Gli oppositori dell’Osservatorio siriano per i diritti umani basato a Londra e dei Comitati di coordinamento locali hanno diffuso video che proverebbero un bombardamento dell'aviazione siriana (Mig russi) contro mille civili in coda per il pane ad Halfaya. Perché? Per ritorsione contro l’avanzata dell’opposizione armata, sostengono i media.
Mandare un aereo a massacrare per ritorsione persone inermi affamate e per di più intorno a Natale, sarebbe non solo un atto diabolico ma anche suicida. Quel che ci vuole per tirarsi addosso l’ira armata del mondo, alienandosi anche chi continua a sostenere il negoziato anziché interventi militari.
Tanto più che in Siria e dunque nel mondo infuria quel che l'emittente Russia Today  ha definito guerra chimica delle parole (con governo e gruppi armati a reciprocamente accusarsi dell’uso di armi vietate; ma solo le accuse dei gruppi armati sono tenute per buone). E tanto più che nello stesso giorno arrivava a Damasco l’inviato dell’Onu Lakdar Brahimi per parlare con il presidente Assad.
Eppure le notizie e i video sul 23 dicembre sono ripresi da tutti i media internazionali – e italiani – esattamente nella versione proposta dall’opposizione, senza avanzare dubbi di natura giornalistica sulle “prove video” le quali mostrano molte contraddizioni e nulla rivelano sui colpevoli, né sulla dinamica.
L’unica cosa certa, come per tantissime immagini e notizie su questa orrenda guerra fomentata, è che ci sono morti.


La guerra mediatica non si chiede "chi cosa come perché"

Madrina della “notizia” è stata la tivù satellitare saudita al Arabiya, con la cifra di 300 uccisi che ha rotto ogni argine nella diffusione della notizia. La tivù saudita non è nuova agli exploit: nel febbraio 2001 un suo twitter lanciò la enorme e tragica bufala dei “diecimila morti in Libia”, una strada senza ritorno. Nel poco tempo in cui l' Ansa ha dato per certo il numero di 300 morti la notizia – poi ridimensionata, questa è stata posta in testa alla home page del sito, dopo il ridimensionamento è tornata in una posizione meno visibile. Poche ore dopo, l’emittente qatariana al Jazeera metteva in evidenza la denuncia di “attivisti” di Homs per i quali sette persone sarebbero morte per aver inalato un gas sconosciuto.
In questi giorni (è una coincidenza?) i paesi del Golfo si sono incontrati e hanno parlato anche di Siria. Inoltre, nei giorni festivi o prefestivi ci sono meno notizie, addirittura mancano i quotidiani (a ferragosto e natale), le agenzie staccano almeno per qualche ora completamente. Quindi le notizie hanno una "persistenza" molto maggiore. Insomma una notizia in un giorno del tipo ferragosto, Natale, capodanno, può avere un impatto molto superiore a una notizia analoga uscita in un giorno feriale qualsiasi.
Oltre a ciò i media, non solo italiani, prendono per buone le denunce dell’opposizione senza cercarne le prove.
Per il Tg3: “Novanta morti secondo fonti ufficiali, oltre 300 secondo il canale satellitare al Arabiya”. Per il Tg3, dunque, “ufficiale” è la fonte dell’Osservatorio siriano di Londra.
Surreale anche il Fatto quotidiano (versione stampata) del giorno 24 dicembre: “Nessuno si aspettava che lo spietato regime siriano avrebbe fermato i suoi jet carichi di bombe e il lancio di scud, per concedere ai cittadini siriani di fede cristiana di prepararsi al Natale” (eppure, come tutti sanno, i cristiani in Siria sono nel mirino non dei Mig e degli Scud ma dei gruppi armati dell’opposizione islamista). Il Fatto online cita l’emittente saudita, con le sue fonti: testimoni oculari e attivisti anti-regime dei comitati locali (Lcc) e dall'Osservatorio per i diritti umani.
Qualche richiamo internazionale. Dall’agenzia Reuters: “Decine di persone uccise e molte altre ferite in un attacco aereo governativo contro una panetteria, domenica, secondo gli attivisti” (…); “se confermato, l’attacco ad Halfaya, presa dai ribelli la settimana scorsa, sarebbe no egli attacchi aerei più mortali nella guerra civile in Siria”. Come prova si citano i video e un “attivista” locale: “Quando sono arrivato sul posto c’erano pile di corpi a terra, e fra questi donne e bambini” (NB. L’attivista non parla di aerei) (…) “I residenti di Halfaya parlano di 90 morti, l’Osservatorio di Londra di 60”.
Cifre in libertà anche sulla Cnn (che almeno fin dal titolo precisa che è una denuncia dell’opposizione): secondo i Comitati di coordinamento locale – che riforniscono di notizie l’Osservatorio a Londra – “sono state uccise oltre 100 persone ma il numero è destinato a salire; un attivista ha visto la sepoltura di almeno 109 persone”. (…) L’attivista locale – sono sempre chiamati attivisti anche gli armati – spiega che “gli addetti dell’ospedale hanno dichiarato che l’area del panificio non era raggiungibile” (NB. Come mai se Halfaya è nelle mani dei gruppi armati?). Subito dopo lo stesso attivista sostiene che “gli ospedali non riescono a curare tutti i feriti”.
Ma le contraddizioni sarebbero state molto maggiori se i media si fossero dati la briga di analizzare per bene i video portati come prova…


Le smentite ignorate

Naturalmente quasi nessuno riporta la smentita del governo di Damasco, veicolata dalla agenzia Sana. Eccola, per un po’ di par condicio: “Gruppi terroristi hanno attaccato la cittadina di Hilfaya e commesso crimini contro la popolazione (…) per poi girare video in modo da accusare l’esercito siriano di questi crimini. Residenti di Hilfaya hanno accusato i gruppi armati di aver attaccato il dispensario e la municipalità” (NB. Un video mostra armati trionfanti sui tetti di questi edifici). “Gli abitanti hanno detto di aver chiamato l’esercito il quale ha affrontato i terroristi eliminandone un gran numero”. La Syrian Tv ha analizzato i video sottolineando le incongruità nelle denunce verbali che accompagnavano le immagini e le non corrispondenze fra lo stato e il numero dei corpi (e l’essere questi tutti uomini) e la denuncia di un massacro per via aerea su una folla enorme di donne e bambini.


Analisi dei video. Cos'è successo davvero ad Halfaya, e non solo?

Gruppi di persone sparse in diversi paesi (Siria inclusa) si sono permesse il lusso di ignorare entrambe le versioni (essendo esse di parte) e di studiare i video. Tutte le loro versioni – e il buon senso – concordano nel dire che a) i video non sono credibili perché sono contraddittori, b) i video non portano alcuna prova sul colpevole e sulle circostanze. 
Rileviamo quanto segue.
- Non c’è traccia di passaggio di aerei e nessun segno che possa indicare chi ha sparato e in quale circostanza e contro chi.
- Non ci sono donne e bambini fra gli uccisi, i quali ultimi sembrano meno numerosi di quanto denunciato.
- Nessun indizio per capire che si tratti di un panificio, anzi… un particolare mostrerebbe la messinscena: nel video un uomo depone per terra un pane tondo tradizionale, sul sangue. Per mostrare al mondo che si trattava di una panetteria? Poco dopo un’altra mano raccoglie il pane. Ma come ha tradotto il Tg1 della Rai sul suo sito? "Uno scatto fra gli altri testimonia la strage, quello di un ribelle che raccoglie una tradizionale pita, il pane siriano, da una pozza di sangue". A conclusioni simili sono arrivati anche gli attivisti europei di Mediawerkgroep Syrië
Ed ecco l’analisi del sito siriano Syriatruth che non è governativo né sostiene l’opposizione armata: “Anche volendo trascurare la solita "coincidenza" tra la strage e l'arrivo di Brahimi a Damasco, da una prima analisi dei filmati emergono alcune incongruenze rispetto alle notizie poi diffuse:
- non si vedono donne o bambini, eccetto una donna e un ragazzo, forse solo dei passanti; e tutte le vittime sono uomini adulti.
- Il numero massimo delle vittime dovrebbe essere tra i 20 e i 30 (cifra ben distante dai 90 di cui si parla, figuriamoci dai 300!).
Se i primi due elementi possono ridimensionare la tragedia, ma non diminuirne la gravità, il terzo sembra più significativo:
- dalle immagini non risultano macerie tali da far pensare a un bombardamento aereo, non ci sono tracce dell'impatto della bomba o missile lanciato dal presunto Mig, ma solo un foro sull'edificio e rovine di piccola entità, più facilmente riconducibili a un ordigno di modesta portata. Questo particolare genera un altro quesito: da dove arrivano le macerie visibili sotto l'edificio? Non certo dall'unico foro che sembra visibile.
- Ulteriore interrogativo: se, come si racconta, sono state colpite delle persone in fila per il pane, perché si vedono solo corpi al di fuori della struttura e l'interno non è quasi inquadrato? E come mai è ancora quasi perfettamente integro?
- Un altro particolare riguarda la data: in un video più volte si ribadisce che è sabato 21 dicembre; mentre in un altro si parla del 23 dicembre.
- Il luogo, poi, è pieno di gruppi armati, alcuni in uniforme, altri in abiti civili, ma comunque armati (in una scena è chiaramente visibile che uno di loro toglie un Kalashnikov dalle mani di un cadavere)”.
Non si sa dunque cosa sia successo. Le ipotesi sono diverse e nessuna per ora verificabile, ma la più assurda è proprio che un Mig bombardi sotto gli occhi del mondo mille persone in fila per il pane. Le vittime potrebbero essere come in altri casi (ad esempio il “massacro di Tremsheh”), membri di gruppi armati utilizzati per creare un altro possibile casus belli contro il governo siriano. Il sito potrebbe in effetti essere stato bombardato dall’esercito, negli scontri che avvengono quotidianamente con l’opposizione armata, in ambito anche urbano, là dove la guerra è stata portata. Poiché non ci sono prove che fosse un centro per la distribuzione del pane al momento della tragedia, potrebbe essere stato uno spazio preso dai gruppi armati pe r fabbricare esplosivi ed essere esploso. C’è poi chi (come la radio Irib) sostiene che potrebbe essersi trattato di un colpo portato da una delle fazioni dell’opposizione all’altra, piazzando un ordigno in piena città.
Non si sa. Quel che è certo è che a causa della guerra, delle sanzioni, dei furti il pane scarseggia.
Abbondano invece le “notizie” di bombardamenti aerei su file per il pane e panifici: il Consiglio nazionale siriano, un po’ detronizzato dalla neonata Coalizione di Doha, denuncia alla tivù satellitare saudita un attacco a Homs con dieci bambini morti; e i Comitati di coordinamento di Homs parlano di un bombardamento aereo a Talbise, anche lì colpito un panificio (e un ospedale da campo)  con vari morti fra cui bambini e donne. Anche lì, sul “chi, come, se, perché” non ci sono prove.
La disinformazione legittima l’ingerenza anche militare e quest’ultima aumenta la guerra e i morti, in un perfetto circolo vizioso.


Casi precedenti: gli aerei di Gheddafi e il mercato di Sarajevo

Ricordiamo en passant che la guerra Nato in Libia dovette molto, nella fase di preparazione anche mediatica, alle denunce senza prove circa i Mig governativi che massacravano  manifestanti pacifici. Tutto falso, si è scoperto. Ben presto, ma troppo tardi.
Ricordiamo anche alcuni episodi a Sarajevo negli anni 1990. Citando Michel Collon, giornalista belga da tempo attivo sulle “menzogne di guerra”:
“Il 27 maggio 1992 una bomba uccide almeno sedici persone che facevano la coda davanti a una panetteria a Sarajevo; un centinaio i feriti. Subito vengono accusati gli assedianti serbi. Il Consiglio di Sicurezza Onu decreta sanzioni economiche contro  quel che rimane della Jugoslavia, ovvero Serbia e Montenegro, accusata di appoggiare i serbi di Bosnia. Un’inchiesta sui responsabili, effettuata in seguito all’Onu, non verrà mai pubblicata. Il giornale britannico The Independent spiegò in seguito: ‘I responsabili delle Nazioni Unite e alti funzionari occidentali ritengono che alcuni dei peggiori massacri a Sarajevo, e anche la strage del pane, siano stati compiuti dai musulmani, difensori della città, e non dagli assedianti, per forzare un intervento militare occidentale’.  (…) I due attentati che colpirono il mercato di Sarajevo nel febbraio 1994 e nell’agosto 1995 si possono far risalire alla stessa strategia. Il primo arrivò giusto per far fallire il piano di pace proposto dagli europei di fronte all’intransigenza degli Usa e del leader musulmano della Bosnia, Izetbegovic (la percentuale degli statunitensi favorevoli a un attacco armato contro i serbi passò d’un colpo da un terzo a oltre la metà). Il secondo legittimò i massicci attacchi contro le postazioni serbe intorno a Sarajevo”. Aggiungiamo che mesi dopo la prima strage di Markale, 5 febbraio 1994, Jasushi Akashi, delegato speciale ONU per la Bosnia, dichiarò  alla Deutsche Presse Agentur che un rapporto segreto Onu aveva attribuito da subito ai musulmani la paternità della strage, ma che il Segretario Generale Butrous Ghali non ne aveva parlato per ragioni di opportunità politica. Poco tempo dopo Akashi venne rimosso dall'incarico.

sabato 22 dicembre 2012

Alitalia fa rotta verso Fanculo - Terza parte



Nel 2008 il cosiddetto salvataggio della cosiddetta "compagnia aerea di bandiera" dello stato che occupa la penisola italiana fu uno dei temi più propagandati dal governo "occidentalista": privatizzazione e corollari annessi, più in là non ci andavano e non ci vanno. In questo caso però la propaganda insisté molto sul fatto che l'operazione era stata condotta tramite una "cordata nazionale".
Scrivemmo che "Roma non fu distrutta in un giorno" per cui ci voleva del tempo anche per distruggere una compagnia aerea. Ci premurammo anche di descrivere e motivare la nostra preferenza per realtà più normali, come quella della Türk Hava Yollari o dell'Iran Air.
A quattro anni di distanza, i risultati sarebbero questi: un'organizzazione che perde più di seicentomila euro al giorno e che ha perso qualcosa come i tre quarti del capitale.
Il loro orgoglio nazionale.
L'immagine in alto viene dal sito personale di un'insegnante amriki; secondo la didascalia il piccolo Brycen avrebbe provato quanti maccheroni riesce a portare un aereo di carta da lui ideato.
Sembra che non c'entri, e invece c'entra.
C'entra perché secondo AirlineMeals, tariffe nonostante, Alitalia non sarebbe in grado di offrire ai propri clienti neppure una porzione di maccheroni c'a'pummarola, continuando come se nulla fosse ad ostentare ridicole pretese da jet setter.
Su un A321 diretto al Cairo, il 15 giugno 2005, un passeggero si vedeva servire "qualcosa che sembra salmone affumicato, pollo con moussaka e patate, macedonia di frutta". Da bere, "vino rosso e tè. Non c'è stato verso di avere dell'acqua: ho chiamato l'assistente di volo, ma non si è mai fatta vedere!"
Questa la recensione. 
Nella foto sembra buono, ma era orrendo. Il salmone sembrava roastbeef. Capire quale fosse la carne è stato abbastanza difficile e quando l'ho assaggiata mi è sembrata una qualche roba coriacea col sapore di pollo. Le patate sembrano cotte, ma erano crude. In un volo di tre ore e trentacinque minuti in business class questo pasto è una vera burla. Alitalia al suo peggio. Non voglio neanche pensare a cosa possano aver servito in classe economica. Il servizio era assolutamente pessimo: personale, velivolo e cabina logori.




venerdì 21 dicembre 2012

Qualcuno contesta Matteo Renzi, e Casaggì Firenze tenta di uscire dall'angolo


Neri vestimenti e cibo "identitario", un giovane "occidentalista" fiorentino
difende a piè fermo la Patria Tradizione sul più congeniale dei campi di battaglia.


In questa sede abbiamo illustrato innumerevoli volte a chi legge come la propaganda politica "occidentalista", a qualsiasi livello eserciti la propria azione, non abbia alcun punto di contatto con la realtà. Farsene portatori richiede una completa malafede o una completa follia, condizioni accomunate dal fatto di essere completamente impermeabili a qualsiasi tentativo di confutazione argomentata.
Altrettante volte abbiamo illustrato anche come la realtà, che di solito ha caratteristiche opposte a quelle gradite agli "occidentalisti", traspaia dalla propaganda, soprattutto quando essa viene maldestramente utilizzata da certo occidentalame di terza fila. In questo genere di confutazioni ci siamo avvalsi di esempi legati per lo più al democracy export e alla realtà peninsulare, con particolare riguardo al contesto fiorentino.
Quella che segue è un'altra illustrazione di un caso del genere.
Il 20 dicembre 2012 i fogliettisti fiorentini hanno rispettato le consegne facendo giornata con un minuscolo caso di cronaca. Il borgomastro Matteo Renzi, un boiscàut di Rignano sull'Arno che qualche settimana fa rispondeva compassionevole al "grido delle donne di Tehran" auspicando un'aggressione armata contro la Repubblica Islamica dell'Iran, è stato fatto oggetto di una blandissima contestazione studentesca, della quale avrebbe fatto parte anche il lancio di un fumogeno all'interno di una delle rappresentazioni della nascita di Gesù Cristo preparate a Firenze per celebrare la ricorrenza cristiana del Natale. I foglietti scrivono anche di un cartello dal contenuto sprezzante ed inequivocabile che avrebbe accompagnato il fumogeno.
Si tratta di non-notizie di rara irrilevanza. Con il fecciòdromo fogliettistico "occidentalista" piacevolmente decimato nessuno scagna più di "centri sociali contro il crocifisso" e a mantenere in città il clima mediatico che tanto giova ai suffragi dell'occidentalame politico è rimasto stavolta Paolo Ermini, che sullo stesso gazzettino che ospitò l'abiezione di Oriana Fallaci e le ciarle di Magdi Condannato Allam ha riempito un po' di posto con qualche frase a caso.
A cercare di guadagnare visibilità con l'episodio sono rimasti alcuni "occidentalisti" politici come quella Casaggì che sappiamo essere molto rispettata a Firenze per la correttezza, la professionalità e la popolarità della sua azione politica. Nel corso degli ultimi tempi la gioventù "occidentalista" ha ridotto di molto la propria visibilità, che si basava su un utilizzo estremamente disinvolto della colla da parati. E' probabile che, sia pure nel clima di colliquazione litigiosa in cui il PDL fiorentino sta finalmente agonizzando, una corposissima mazzetta di verbali d'infrazione per affissioni abusive abbia finito per atterrare su qualche scrivania e che ai giovani maestri della pennellessa sia stato fatto rudemente intendere che dell'utilizzo del denaro i quadri dell'"occidentalismo" fiorentino hanno tutt'altro concetto.
Si sarà a questo punto compreso che la realtà non è troppo amica dei giovani "occidentalisti", e questioni di mera sopravvivenza politica vorrebbero che si cercasse almeno di limitare i danni.
Invece.
Con buona pace di Cinguettatori e Libri dei Ceffi, di sitarelli e comparsate, di proclami secondo i quali il "paese" dove mangiano maccheroni crolla e gli studenti no, è proprio Casaggì a raccontare nero su bianco che le condizioni dell'"occidentalismo" giovanile fiorentino sono da sempre le medesime.
”Chissà se oggi anche la sinistra istituzionale che governa la città si è resa conto di ciò che le nostre realtà militanti presenti sul territorio subiscono ogni giorno nelle scuole, nelle facoltà e nei quartieri, dove esprimere liberamente il proprio pensiero è ancora un’operazione difficile, spesso minacciata dal pericolo dello scontro fisico”.
Una traduzione in linguaggio normale di quanto lamentato dai giovani mangiaspaghetti potrebbe essere questa:
"Siamo alle prese con avversari politici al di là della nostra portata, che si parli di piazze o che si parli di rappresentanze istituzionali. Non ci resta altro che allargare le braccia, e constatare che a Firenze la propaganda che abbiamo diffuso non ha fatto altro che ritorcersi contro di noi. E lo ha fatto in una maniera tale che non siamo neppure padroni di uscire di casa senza che qualcuno ci chieda conto del nostro operato".
A Firenze, certe cose sono logiche, normali ed ovvie come erano logiche, normali ed ovvie anche quando la propaganda "occidentalista" credeva di poter contare su un terreno fertile.

mercoledì 19 dicembre 2012

Avaaz, una pazzesca e bellissima comunità


Avaaz è un'organizzazione lobbystica che sta dando un contributo abbastanza rilevante alla realizzazione di quelle promozioni commerciali travestite da attivismo politico che servono alle gazzettine per riempire quei fastidiosi spazi bianchi che rimangono tra una pubblicità e l'altra, sia sulla carta che sui monitor. Per assolvere a questo compito così costruttivo ed utile, Avaaz promuove "petizioni on line" e cura qualche minima comparsata non virtuale in cui la mancanza di giovani donne con pochi abiti addosso viene colmata da qualche "attivista" travestito da coniglio gigante. 
I nostri lettori ricorderanno che ad agosto del 2012 abbiamo aiutato il successo di una petizione sottoposta ad Avaaz, nella quale si proponeva nientemeno che l'abolizione della luce rossa dei semafori. Tra le ragioni per caldeggiare un mondo a tanti colori in cui le persone possano muoversi liberamente, adducemmo la volontà di "spazzare via tutti i lacci e lacciuoli burocratici che hanno finora bloccato gli investimenti in campo stradale". In pochi giorni la petizione superò le cinquecento adesioni; a quel punto i serissimi ed influenti responsabili di Avaaz decisero di bloccarla non per l'assurdità dei suoi propositi, ma perché tra i firmatari risultavano Hermann Goering ed i nani di Biancaneve al completo.
Il promotore della petizione Miguel Martinez colse l'occasione per rispondere all'Oliver MacColl che gli aveva scritto (apparentemente ad personam) per segnalare la cosa, non mancando di fargli notare aspetti delle petizioni promosse da Avaaz che vanno dal farsesco al sospetto, per tacere dell'autorevolezza e dell'attendibilità dell'organizzazione nella sua interezza.
A dicembre 2012 Miguel Martinez, già nominato d'ufficio "membro influente" della "comunità" Avaaz da qualcuno -o presumibilmente da qualcosa- che non aveva neppure i dati minimi per potersi pronunciare sulla sua reale esistenza, riceve un'altra mail da Avaaz.
Sembra una di quelle circolari che il direttore commerciale di una fabbrica di lucido da scarpe potrebbe inviare ai propri commessi viaggiatori insieme con gli omaggi alimentari in uso a fine anno. La pubblichiamo per intero, compreso il commento conclusivo del destinatario.

Delivered-To: muqawama@gmail.com
Date: Wed, 19 Dec 2012 00:51:02 -0500
X-Campaign-ID: avaazDecember1723FullGlobal201212170431452082
X-Version-ID: 20246
From: "Ricken Patel - Avaaz.org"
Subject: Guarda questa cosa pazzesca e bellissima che abbiamo creato assieme
List-Unsubscribe: < mailto:fbl-gmail@avaaz.org>
X-BINDING: avaaz3
To: "muqawama@gmail.com"

Cari fantastici membri di Avaaz,

Ora che il 2012 è quasi alle nostre spalle, vorrei fermarmi un momento a riflettere su questa pazza e meravigliosa comunità di speranza che abbiamo creato insieme. I numeri sono impressionanti:

Siamo in 17,2 milioni a ricevere oggi quest'email e il numero continua a salire vertiginosamente (è quasi raddoppiato negli ultimi mesi!).
Proveniamo da tutte le 194 nazioni, 1,7 milioni dal Brasile, 1,6 milioni dalla Francia, 773.000 dall'India. Ecco la mappa.
Abbiamo intrapreso più di 100 milioni di azioni, online e offline, e comunicato a più di 250 milioni di amici le nostre campagne.
Le nostre voci hanno portato l'attenzione su temi cruciali, con una copertura mediatica di almeno 15.000 notizie solo quest'anno.
Abbiamo fatto donazioni in 400.000: attraverso Avaaz sono stati donati quasi 7 milioni di dollari ad altre associazioni umanitarie e di promozione dei diritti umani e di democrazia.
In 20.000 abbiamo già lanciato e cominciato a vincere campagne usando la nostra nuova piattaforma per le petizioni della comunità.


Il Presidente pachistano firma la nostra petizione
che ha permesso a 3 milioni di bambini di andare finalmente a scuola

La nostra imponente azione per la Palestina proprio fuori dalla commissione UE
durante l'incontro dei ministri degli esteri

Ma oltre ai numeri c'è molto altro: migliaia di storie di persone che si sono unite sulla base di una speranza così forte da essere in grado di vincere il cinismo e ottenere il cambiamento. Non solo nelle piccole cose, ma anche nelle questioni molto, molto importanti.
Vi ricordate di Malala, quella bambina incredibilmente coraggiosa cui i Talebani avevano sparato alla testa per aver condotto una campagna a favore dell'educazione delle bambine? In una sola settimana, il team di Avaaz ha lavorato insieme a organizzazioni pachistani per mettere a punto una strategia ambiziosa e permettere così a tutti i bambini di andare finalmente a scuola. Dopo essere stata firmata da 886.000 nostri membri, questa petizione è stata consegnata da Gordon Brown, inviato speciale delle Nazioni Unite per l'educazione globale, direttamente nelle mani del presidente Zardari, che l'ha personalmente sottoscritta! La notizia che Zardari aveva approvato lo stanziamento di un fondo per permettere a Malala e altri 3 milioni di bambini di andare a scuola, comunicatale in ospedale, l'ha lasciata senza parole! Brown ha definito la nostra mobilitazione "cruciale". Tutto questo avveniva poco prima che 1,8 milioni di noi giocassero un ruolo fondamentale nel riconoscimento dello stato palestinese. Quando Israele e gli Stati Uniti hanno cominciato a intimare i paesi di votare contro la risoluzione, noi abbiamo pubblicato sondaggi in 4 paesi, effettuato migliaia di telefonate, abbiamo fatto pressione sui leader e srotolato striscioni alti 4 piani di un palazzo fuori dagli incontri ufficiali. Durante la votazione finale solo 9 paesi su 193 hanno votato contro! L'ambasciatore palestinese all'UE ha dichiarato: "Avaaz ha giocato un ruolo fondamentale nel persuadere i governi a sostenere la richiesta del popolo palestinese...la solidarietà  e il sostegno dimostrati non saranno dimenticati in Palestina". Nel corso di questo stesso anno poi, un numero sensazionale pari a 2,8 milioni di persone ha preso parte alla storica campagna per fermare il trattato ACTA: una vittoria fondamentale contro il tentativo da parte di grandi multinazionali di censurare internet. L'Europa ha sotterrato il trattato, e il presidente del Parlamento europeo ha affermato di essere rimasto "molto colpito dall'imponente petizione di Avaaz che è stata presa in seria considerazione dal Parlamento Europeo". Altri membri influenti del Parlamento ci hanno pubblicamente citato come fattore fondamentale che li ha indotti a valutare attentamente e poi a opporsi ad ACTA.
Queste sono 3 delle centinaia di storie solo di quest'anno che potremmo raccontarvi! (Date un'occhiata alla pagina In Evidenza per altre informazioni) Non vedo l'ora di vedere cosa sarà in grado di fare la nostra comunità  nel 2013: dalla salvaguardia delle foreste pluviali e della fauna selvatica all'appoggio al popolo siriano e alla Primavera Araba, fino allo smantellamento del corrotto impero mediatico di Rupert Murdoch e molto altro ancora.
Insieme abbiamo costruito qualcosa di straordinario, uno strumento di speranza e di cambiamento per il mondo; e ciascuno di noi ha contribuito a renderlo una realtà. La prossima volta che andate a cena fuori con gli amici o a una festa, provate a chiedere se anche qualcun altro è membro di Avaaz: ci sono buone possibilità che ne troviate qualcuno e forse, parlandoci, la vostra speranza verrà  rafforzata. Perché possiamo ottenere molto da soli, ma se ci uniamo e rimaniamo insieme, qualsiasi cosa è possibile.

Con enorme riconoscenza per ogni singola splendida persona coinvolta in questa eccezionale comunità,

Ricken e tutto il team di Avaaz


Uno per farsi buttare fuori da Avaaz, per uscire da questa pazzesca e bellissima comunità, cos'altro deve fare esattamente, oltre a sputtanarli pubblicamente e falsificare cinquecento firme?

Miguel


martedì 18 dicembre 2012

Emad Abdullah Ayasrah - Crisi siriana: l'atteggiamento turco corrisponde a schemi consolidati



Traduzione da Asia Times.

In Turchia non tutte le opinioni su quello che sta succedendo in Siria riflettono la posizione ideologica del partito dominante. Mentre il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) sostiene i piani occidentali per arrivare ad una soluzione della crisi, l'opposizione si comporta in modo opposto. In questo i due partiti riproducono quella che chi scrive chiamerebbe "polarizzazione di ruoli rovesciati". L'orientamento islamico dell'AKP farebbe pensare che esso osteggi le politiche occidentali. Il Partito Repubblicano del Popolo, orientato a sinistra (era il partito di Mustafa Kemal Ataturk), l'esercito e le altre forze laiche in Turchia stanno venendo meno al loro ruolo di alleati storici dell'Occidente.
Il quadro ci porta indietro fino agli eventi di circa dieci anni or sono, alla guerra del 2003 contro l'Iraq, quando lo AKP appena salito al potere sostenne Washington, con la grande ironia rappresentata dal fatto che l'esercito turco e le forze laiche si opposero invece alla guerra.
Nel 2003 l'AKP aveva appena ottenuto la maggioranza, non voleva combattere contro l'Iraq, ma al tempo stesso si espresse per un appoggio esterno che fosse in grado di rafforzare la sua posizione e di indebolire quella degli oppositori interni. Finì dunque per sostenere scopertamente la politica statunitense contro l'Iraq, rovesciando il proprio orientamento consueto, che non sosteneva gli interessi statunitensi.
Gli oppositori al partito di maggioranza e l'esercito turco, che è laico, non si schierarono come ci si aspettava che si schierassero: avevano sempre approvato i piani statunitensi in Medio Oriente ma stavolta si opposero al coinvolgimento della Turchia nella guerra; in questo modo poterono rafforzare il proprio ruolo di opposizione, ed esercitare maggiori pressioni sul partito di maggioranza.
Questo ha condotto ad una polarizzazione dei ruoli che si ripete nelle circostanze di oggi. Entrambi gli schieramenti nel 2003 assunsero ruoli che contrastavano con la loro ideologia abituale: all'epoca a trarre vantaggio dalla situazione fu l'AKP, dopo che il partito ebbe riassunto la propria posizione contraria alla guerra influenzando il parlamento al momento di votare sullo schieramento di truppe straniere e sull'invio dei soldati turchi all'estero. L'AKP riuscì in questo modo ad evitare la guerra e al tempo stesso a fare fronte al momento favorevole all'opposizione. Più tardi emerse che questo era esattamente ciò che il partito islamico voleva fin dall'inizio: il suo sostegno agli Stati Uniti riuscì a sedare lo scontro politico con i militari e con le forze politiche laiche.
Tutto questo finì per creare un clima positivo per i vari partiti e per la popolazione: la decisione di non entrare in guerra sembrò derivare da un accordo trasversale a tutte le forze politiche.
L'AKP non fece che mettere in atto sul piano pratico, e con successo, la "teoria dei ruoli rovesciati" che è utile ed efficace davanti alla prospettiva di una nuova situazione o di decisioni determinanti, come l'entrata in guerra o la presa di difficili decisioni economiche, e soprattutto in quei casi in cui il governo si aspetta di dover fronteggiare un'opposizione consistente.
La strategia delle due posizioni serve per tenere testa al momento favorevole all'opposizione. In altre parole, se un governo o un gruppo politico al potere assume su un dato argomento una posizione che va contro il suo punto di vista o la sua ideologia, agli oppositori restano solo due possibilità: sostenere questa ecisione, come ci si potrebbe attendere, o assumere un atteggiamento ad essa contrario, conservando il proprio ruolo di opposizione. In casi come questo entrambi gli schieramenti assumono un ruolo rovesciato: ciascuno di essi assume una posizione compatibile con l'ideologia dell'avversario.
In seguito, se il governo intende cambiare atteggiamento un'altra volta, sia apertamente sia per vie traverse, rendendolo maggiormente compatibile con la propria ideologia, è possibile che i contendenti politici di sempre facciano opposizione con meno entusiasmo di quanto sarebbe da attendersi. Questo conferirà maggiore autorevolezza alla decisione, influenzando positivamente il consenso per l'esecutivo; il governo di solito è in condizione di trarre beneficio sia dall'atteggiamento assunto all'inizio, sia da quello assunto in conclusione.
La Turchia di oggi si trova in una situazione delicata a causa della crisi siriana. Ma ci si deve aspettare che nel caso si prospetti un intervento armato in Siria, l'AKP ricorrerà per evitare la guerra in Siria alla stessa strategia che gli ha permesso di evitare quella in Iraq.


Emad Abdullah Ayasrah è un accademico ed un analista politico.

sabato 15 dicembre 2012

Firenze: la legge, l'ordine e i piagnistei di Marco Semplici


I "giovani fiorentini" difesi dagli "occidentalisti".
Pare che per qualche giorno almeno queste ragazze poco vestite con una predilezione per i consumi costosi
vedranno restringere la scelta dei propri palchi oscenici.

Nel corso degli ultimi decenni la politica "occidentalista" a Firenze come altrove ha lucrato suffragi -in verità non molti, anche ai tempi in cui la macchina propagandistica dell'occidentalame girava senza intoppi- prospettando la fine d'i'ddegrado e della 'nsihurézza, identificati in qualunque circostanza ed in qualunque individuo non avessero in regola le carte per le quali erano gli "occidentalisti" a decidere le regole. L'argomento nella sua generalità è talmente noto ai nostri lettori che non è necessario infliggere loro alcun riassunto sulla pratica politica degli "occidentalisti", il cui scopo ultimo coincide essenzialmente con l'instaurazione della legge del più forte e con l'adozione di una morale da campo di concentramento in tutti i contesti della vita sociale.
Nel dicembre 2012 alcuni luoghi dove si vendono alcolici vengono chiusi dalla gendarmeria. Le ragioni per farlo sono tutte contemplate in quelle leggi e in quei regolamenti in cui gli "occidentalisti" ripongono fiducia senza limiti, a patto che valgano soltanto per gli avversari politici e per i mustad'afin contro cui ci si può accanire senza timore di eccessive conseguenze.
Di alcune di queste mescite avemmo occasione di occuparci tre anni or sono perché la gendarmeria le ripulì da una trentina di elegantoni privando l'occidentalame fiorentino di alcune delle sedi più abituali delle proprie festicciole e facendo pensare, come avemmo a scrivere, che il vastissimo successo di queste mescite non fosse per intero dovuto all'eccellenza del loro succo d'arancia. Ne scrisse, tempo dopo, anche una antica gatta nera, in un testo intitolato Que viva la movida.
Dal momento che si tratta di mescite costose e non di vecchi fondi commerciali in cui qualche mustad'af cerca di sbarcare il lunario rispondendo alla domanda delle studentesse amriki venute a Firenze per apprendere i segreti dell'arte e del restauro, e soprattutto in considerazione del fatto che non ci sono campagne elettorali in corso e che nessuno può quindi azzardare accostamenti imbarazzanti, i residui dell'"occidentalismo" fiorentino nella persona di Marco Semplici hanno pensato bene di fornire una sovrannumeraria testimonianza del concetto di "legge" ed "ordine" che li contraddistingue da sempre. Non si tratta di alcunché di originale. E' la consueta invocazione a far sì che contro l'insihurezzeddegràdo si interpretino per gli amici i rigori che ai nemici vanno puramente e semplicemente applicati senza sconti.
Il testo del comunicato stampa è quello che segue e viene riprodotto per intero al preciso scopo di additare Marco Semplici e la sua parte politica all'aperto disprezzo di chi legge. Di primario rilievo l'inqualificabile deplorazione di quella "logica degli sceriffi" che ha caratterizzato tutte le campagne elettorali degli ultimi dieci anni almeno, e grazie alla quale lo stato che occupa la penisola italiana, come praticamente tutte le "democrazie occidentali", è diventato un luogo in cui è sufficiente alzare troppo la voce al pallonaio per vedersela con la polizia politica.
“Un altro locale viene fatto chiudere dall’amministrazione comunale per sovraffollamento. Dopo l’Otel e il Colle Bereto è toccato allo Yab. Innanzitutto vorrei far giungere la mia solidarietà ai proprietari dei locali chiusi, e anche svolgere un piccolo ragionamento. Il nostro sindaco, sempre così attento alle vicende delle industrie multinazionali presenti sul territorio fiorentino, non sembra affatto interessato al destino di imprese locali che pure anch’esse danno lavoro a tante persone. Le regole vanno fatte rispettare, e su questo non ci piove, ma possibile che uno dopo l’altro locali frequentati principalmente da giovani fiorentini vengano fatti chiudere senza che nessuno alzi un dito per fare qualcosa? Non sarebbe forse utile avviare una riflessione sulla vita notturna a Firenze? O si vuole andare avanti con la logica degli ‘sceriffi’?”

venerdì 14 dicembre 2012

Il ben vestito Matteo Renzi e gli sparuti residenti dell'Oltrarno fiorentino


Nel dicembre 2012 l'alcalde di Firenze Matteo Renzi viene messo davanti ad una spiacevole evidenza.
Detto molto in sintesi, il suo elettorato di riferimento i boiscàut dal sionismo facile li apprezza fino ad un certo punto, e anche caldeggiare un'aggressione contro la Repubblica Islamica dell'Iran si è rivelato abbastanza controproducente.
Ci dispiace per le donne oppresse di Tehran [cit.], ma a fare il tifo per i bombardieri intercontinentali ci andrà qualcun altro.
Renzi è tornato ad occuparsi degli affari cittadini, atteso praticamente al varco dai fogliettisti. L'opposizione "occidentalista", stante la non deplorata chiusura dei quattro quinti delle gazzette di riferimento, è passata dall'evanescente all'inesistente nello spazio di qualche mese. Hanno perfino smesso di allagare di ciarle l'ufficio stampa apposito, dove nessuno andava più a leggerle.
“Fronte Oltrarno, un quartiere inquieto. Tirerete dritto sul parcheggio interrato di piazza del Carmine?"
«Appena possibile voglio organizzare un’assemblea pubblica per vedere in faccia chi dice no e perché. Questo sparuto gruppo di residenti, evidentemente, non sa che con i 250 posti di oggi in superficie una delle piazze più belle di Firenze continuerà ad essere rovinata da un tappeto di automobili. In questo modo il tempo di sosta delle auto è decisamente più lungo rispetto ad un parcheggio sotterraneo a pagamento, mentre i residenti potranno godere di tariffe scontate. Mi prude la lingua: il Comune fa una cosa dopo 40 anni di discorsi e sento solo proteste».
Così l'intervista di Claudio Bozza a Matteo Renzi sul foglio "occidentalista" Corriere Fiorentino, issue del 13 dicembre 2012.
Questa è la nostra traduzione, in un linguaggio tanto meno libroceffesco e cinguettesco quanto più chiaro su certe intenzioni e su certi obiettivi.
"Appena possibile voglio demolire davanti ai gazzettieri chi osa contrastare il progresso. C'è qualcuno che si ostina a sfuggire a gazzettisti, Libri dei Ceffi e Cinguettatori e che sa benissimo che il progresso consiste nel togliergli di tasca sempre più soldi in cambio di sempre meno servizi. In una città "occidentale" contemporanea, dove su ogni metro quadrato deve mangiare una mezza risma di parassiti con la cravatta, non è ammissibile usare le strade come strade e le piazze come piazze. In questo modo chiunque potrebbe pensare di potersi permettere un'utilitaria per andare a lavorare sul serio e di lasciarla parcheggiata vicino a casa per le ore che passa a dormire dopo una giornata passata in qualche ufficio o in qualche capannone in periferia. Mi prude la lingua: il Comune perpetra un modo efficacissimo per far trionfare il progresso, e c'è chi se ne accorge subito".
Anche coloro che vivono lontano da Firenze avranno capito, e probabilmente non da oggi, che Matteo Renzi in poco o niente differisce da coloro che le gazzette presentano come suoi avversari politici. Nella fattispecie l'intenzione è né più né meno che quella di liberare il centro storico fiorentino dalle bocche inutili, secondo un piano che in altre zone della città procede serrato e sul quale ha riflettuto anche il blogger Ekbloggethi.
Le considerazioni che seguono vengono invece dal blog di Miguel Martinez, sparuto residente.

Il sindaco di Firenze fino a pochi giorni fa non poteva avere certo il tempo per informarsi su ciò che stava succedendo nella città che lo aveva eletto, e quindi evidentemente non sa di cosa sta parlando.
Lo sparuto gruppo di residenti cui si riferisce sono – tra l’altro – le 1.400 persone che hanno (finora) firmato una petizione popolare che inizia con queste inequivocabili parole:

NO SENZA SE E SENZA MA
AL PROGETTO DI PARCHEGGIO SOTTERRANEO
Gli abitanti, residenti,commercianti, artigiani d’Oltrarno rifiutano e rigettano nella sua totalità il progetto di parcheggio interrato in p. del Carmine, intervento invasivo e devastante.

Non sono 1.400 clic su Internet, che a far quelli sono bravi tutti[*].
Si tratta di 1.400 firme fatte a mano, di cittadini che hanno messo nome, cognome e indirizzo.
Ora, al 31 dicembre del 2007, nella zona interessata al parcheggio interrato (tra Porta San Frediano e Via Romana), abitavano 3.167 persone, bambini compresi.[1]
Lasciamo semplicemente perdere la questione del “tappeto di automobili” – Matteo Renzi, che all’epoca era da qualche parte tra Trapani e Pordenone, non poteva certo sapere che il Comitato Oltrarnofuturo ha fatto presentare ben tre proposte diverse per sgomberare la piazza da tale “tappeto”, senza però scavare una buca che arrivasse fin nella falda acquifera.
Ma soprattutto, anche noi abbiamo voglia di vedere in faccia chi dice sì e perché.
Vedete, sono tre mesi che ci battiamo contro il parcheggio interrato.
Abbiamo preso parte ad assemblee affollate, abbiamo discusso con tutti i gruppi politici del quartiere e del Comune, abbiamo parlato con innumerevoli persone per strada, e non abbiamo mai sentito una voce che fosse una, a sostegno del progetto di parcheggio interrato.
Certo, abbiamo sentito persone che “non vogliono le macchine in piazza”, ma questo con la Grande Buca non c’entra niente.
Abbiamo sentito persone che volevano un parcheggio interrato gratuito per i residenti, una proposta che dubitiamo incontrerà l’approvazione dei contabili della Firenze Parcheggi.
Ma non ci è mai capitato di incontrare, in tutta Firenze, una persona che sostenesse apertamente il progetto presentato dalla società Firenze Parcheggi e dalla Trevi S.p.A., nel maggio del 2012, per la costruzione di un parcheggio interrato in Piazza del Carmine.[2] Che è su quello che discutiamo, mica sulle auto in piazza.
E’ un po’ frustrante, avere sempre ragione noi.
Matteo Renzi è il primo in assoluto a dirsi disposto a sostenere in pubblico le ragioni di quella proposta, e non vediamo l’ora di incontrarlo.
Non si preoccupi, saremo sparuti.


Nota:
[*] I nostri lettori ricorderanno come tre mesi fa riuscimmo a raccogliere in meno di tre giorni centinaia di "firme" favorevoli... all'abolizione della luce rossa dei semafori.
[1] Dalla tesi di laurea della dott.ssa Ilaria Casillo, “Dinamiche paziali e pratiche sociali della gentrification in Italia. Il caso di San Frediano a Firenze“, Università di Napoli “L’Orientale”, 2008.
[2] Esatto, la Firenze Parcheggi è quella di Marco Carrai.

mercoledì 12 dicembre 2012

Manufacturing the dissent. Le responsabilità della "libera informazione" nel bagno di sangue in Siria



La morte di Rami Allouch.
C'era Rami in quel video. Chiaro che era lui, ed evidenti sul suo corpo erano i segni del fatto che era stato picchiato ed impiccato. Si tratta di qualche cosa che va al di là di ogni dubbio, si tratta di prove che non possono essere smentite se non con altre che vadano contro l'evidenza. Esiste forse qualcosa di più probante che non il cadavere stesso di qualcuno?
Rami Allouch, nato a Hama, è studente di medicina in Russia. Ha sentito ad un notiziario che stavano parlando di lui come se fosse morto, e di come assieme a lui fossero morti altri; si è trovato davanti al suo stesso cadavere e ha sentito raccontare di essere stato ucciso dall'esercito regolare. Allora si è fatto delle foto con i documenti in mano, e ha fatto anche un video con la data. "Oggi è il diciotto dicembre 2011, vengo da Hama e sto studiando in Russia. Ho visto un video su Al Jazeera, sul Libro dei Ceffi e sul Cinguettatore in cui si sostiene che sono stato ucciso dall'esercito regolare siriano. Grazie a Dio sono vivo. Non so come abbiano avuto quel video".

Il video qui presentato elenca numerosi casi simili e sostiene che la "libera informazione" abbia responsabilità gravi e documentabili nella guerra in corso nella Repubblica Araba di Siria.
La copertura degli eventi offerta dal gazzettaio "occidentale" è stata a tal punto connotata da obiettività e correttezza da risultare inutilizzabile per costruire un quadro minimamente realistico degli eventi. Tanto per essere chiari, la "libera informazione" -che nello stato che occupa la penisola italiana gode anche di sostanziose sovvenzioni pubbliche- è stata capace di "documentare" l'abbattimento di un elicottero voltando una telecamera di novanta gradi o di riferire di un "massacro" utilizzando foto scattate in iraq dieci anni fa.
Si traduce qui la presentazione del video diffusa dai suoi autori.

"L'impegno statunitense nel campo della guerra non convenzionale ha il fine di sfruttare le vulnerabilità politiche, militari, economiche e psicologiche di una potenza ostile sviluppando e sostenendo le forze dell'opposizione intente a perseguire gli obiettivi strategici degli Stati Uniti. Per quanto prevedibile in futuro, le forze statunitensi saranno prevalentemente impegnate in operazioni di guerra non convenzionale".
Manufacturing the dissent è un documentario dedicato in modo postumo all'attore siriano-palestinese Mohammed Rafea, rapito, torturato ed infine brutalmente assassinato domenica 4 novembre 2012 da uno dei gruppi terroristici che hanno avuto campo libero nel paese da quando, all'inizio del 2011, gli Stati Uniti, il Regno Unito e i loro alleati in Occidente e nel Golfo Persico hanno scatenato in siria una guerra intestina presentata ai mass media come una "rivoluzione".
Rafea è stato ucciso per quello che ha detto in questo video, e per il coraggio di cui ha dato prova in esso. Manufacturing the dissent illustra la guerra psicologica che i mass media ed il mondo politico occidentali e degli alleati dell'Occidente hanno intrapreso per facilitare l'intento statunitense, europeo e sionista di liberarsi del governo siriano attualmente in carica.
Esso mostra in che modo i mass media hanno contribuito in prima persona al bagno di sangue in Siria.
Manufacturing the dissent mostra le prove dei falsi reportage diffusi o pubblicati da fonti come la CNN, la BBC, Al Jazeera ed altre, insieme ad interviste con una selezione trasversale della popolazione siriana che comprende un attore, un artigiano, un giornalista, un abitante di Homs ed un attivista politico, tutti in qualche modo colpiti dalla crisi.
Produzione dei gionalisti Lizzie Phelan e Mustafa Afzalzadeh.
Montaggio di Lizzie Phelan.
Sito web del documentario: http://www.manufacturing-dissent.com. Design di Shahinaz Alsibahie.
Si ringrazia il Syrian Social Club per aver contribuito al finanziamento del documentario.
Trascrizione del parlato e delle didascalie in inglese e francese: http://www.lizzie-phelan.blogspot.it/2012/08/documentary-manufacturing-dissent.html

domenica 9 dicembre 2012

Dicembre 2012: la Lega Nord Toscana difende ancora i valori "occidentali" nel munito borgo di Càsole d'Elsa


Negli anni 2009 e 2010 il gazzettaio auspicava il "superamento dell'Appennino" per i suffragi raccolti dalla formazione politica "occidentalista" della Lega Nord.
A distanza di un anno esatto dalla precedente occasione siamo tornati a Càsole d'Elsa, il borgo collinare non molto lontano da Siena e da Firenze di cui ci occupammo a suo tempo perché ci fornì l'occasione per descrivere la sostanziale differenza che passa tra resoconti gazzettieri, Libri dei Ceffi e Cinguettatori da una parte e concreta azione politica sul territorio dall'altra. Fu la vista della sede locale della Lega Nord ad ispirarci tra le altre le considerazioni che seguono.
La sede del "partito" che ha asserito per anni essere il suo scopo la distruzione della "unità nazionale" della penisola italiana, che ha raccolto i voti di milioni di sudditi dalla consapevolezza e dalle competenze più scimmiesche, che ha contribuito fattivamente a legittimare l'espressione ed il conseguimento degli arbitrii più disumani e vergognosi, nonché schierato nell'elettorato passivo un'impressionante congerie di casi umani che è perfetta rappresentanza dell'epoca contemporanea, è una stanzetta chiusa.
Dal pennone pende una bandiera stracciata ed annerita.
La scena non è delle più invitanti, e può dare l'idea di qualsiasi cosa meno che di un luogo dove fervano le attività.
A completamento appropriato, parcheggiata davanti una delle autovetture più scialbe ed anonime che siano mai comparse sul mercato. In questa sede non si è affatto soliti commentare, specialmente in modo sfavorevole, i beni di consumo in generale; in questo facciamo un'eccezione perché ci sarebbe da ridire persino sul colore.
Tutto contribuisce a dare un senso di spossatezza e di sconfitta.
Detto in termini ancora più chiari, il contesto, la situazione, il setting, l'impressione complessiva fanno letteralmente pena.
Abbiamo constatato con piacere che a distanza di un anno le cose sono semplicemente peggiorate.
Via la bandiera, e via le commemorazioni dei loro ragazzi morti a Nassiria [sic]: la moda del momento vorrebbe che si invitasse a solidarizzare con gli eroi prigionieri nella Repubblica dell'India con l'accusa di aver utilizzato con troppa disinvoltura le armi in dotazione ma Natale Guarino, il libroceffesco segretario locale, questa volta non ha ritenuto doveroso destinare loro nemmeno uno scarabocchio a pennarello.
Non c'era più neppure l'inqualificabile utilitaria spagnola da noi immortalata un anno fa. A Bratislava, nel frattempo, hanno messo in produzione un inutile sostituto dalla bruttezza ancora più scostante.

All'incuria della bacheca, la Lega Nord di Càsole d'Elsa affida da chissà quanto un poster sul nord sfruttato e sull'indipendenza della Padania, come se nulla fosse di una situazione di fatto incommentabile in cui i "politici" della Lega Nord non si sono fatti mancare nulla, dalle lauree di princisbecco alle risse quotidiane tra obesi in cravatta, per finire con la colliquazione delle rappresentanze, ovviamente avvenuta nell'assoluto disinteresse dell'elettorato attivo e da annoverare tra le meno distruttive novità degli ultimi anni insieme ad un radicale e piacevole diradarsi del gazzettame "occidentalista" accolto in linea generale con ancor maggiore indifferenza.