martedì 28 febbraio 2023

Alastair Crooke - La incessante guerra cosmica di Biden contro il Male russo: manicheismo e ideologia da impero liberale


Traduzione da Strategic Culture, 27 febbraio 2023.

 "Le brame di un autocrate non si possono soddisfare. Si devono contrastare. Gli autocrati capiscono solo una parola: "No". "No". "No". (Applausi). "No, non prenderete il mio Paese". "No, non prenderete la mia libertà". "No, non prenderete il mio futuro... Un dittatore che voglia ricostruire un impero non sarà mai in grado di alleviare [cancellare] l'amore del popolo per la libertà. La brutalità non potrà mai distruggere la volontà dei liberi. E l'Ucraina - l'Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia. Mai".(Applausi)."State con noi. Noi staremo con voi. Andiamo avanti... con la costante dedizione al nostro essere alleati non delle tenebre, ma della luce. Non dell'oppressione, ma della liberazione. Non della prigionia, ma, sì, della libertà".

Il discorso di Biden a Varsavia -completo di effetti di luce e di un fondale impressionante che ricordava il discorso alla Liberty Hall in cui cercò di ritrarre gli oppositori interni del Make AmeriKKKa Great Again come una grave minaccia per la sicurezza del paese- ricorre ancora una volta a un manicheismo radicale per raffigurare stavolta la Russia, contrappunto esterno alla relativa minaccia del MAGA statunitense, come il fondamento dell'epica battaglia tra la luce e le forze delle tenebre. L'eterna lotta indomabile che va essere combattuta all'infinito e vinta in modo schiacciante.
Ancora una volta, come nel suo discorso alla Liberty Hall, Biden non ha presentato alcun piano concreto. Qui a Varsavia, con il tempo che fa invecchiare i suoi piani per l'Ucraina e con i realisti statunitensi e i falchi cinesi che guadagnano sempre più consensi in patria, Biden ha elevato la lotta dal piano concreto a quello metafisico.
In questo modo, sta cercando di cementare il profondo ethos missionario dell'AmeriKKKa con una incessante guerra cosmica contro il Male russo. Spera di legare la classe dirigente americana alla lotta metafisica condotta per la "luce". Se Biden dovesse continuare a rimanere in carica, spera con questo sia di "definire" se stesso, sia di fare di questa lotta globale un fattore di coesione per gli ameriKKKani per il tempo venire. In poche parole, il suo inquadramento metafisico è destinato a contrastare i realisti che chiedono un cambiamento di linea politica.
Il manicheismo non è una novità: è un culto antico con radici profonde nel cristianesimo latino (e probabilmente Biden è almeno in parte d'accordo nel vedere Putin come il Demiurgo, l'anti-Dio "oscuro").
Funzionerà, quindi? In ogni caso, la contesa in atto nel mondo politico statunitense è questa. Ai livelli più alti, le élite sono più interessate al potere e al denaro che alla metafisica; il tentativo di Biden di trascendere quest'ultima e di mettere insieme un esercito "non di tenebre, ma di luce; non di oppressione, ma di liberazione; non di prigionia, ma, sì, di libertà" sarà più probabilmente considerato come un riflesso della sindrome di derangement di Biden, del suo distacco dalla realtà, in altre parole della sua eccentricità.
Se molti degli establishment che si confondono gli uni con gli altri (lo "Uniparty"[*]) vogliono questa guerra non sarà certo per virtù, ma per far arricchire il complesso industriale militare. Se queste élite si stanno allontanando dai propositi bellicisti è perché pensano che il settore abbia bisogno di tempo per rinnovarsi -e per rifornirsi- in modo da affrontare la Cina.
"Le democrazie di tutto il mondo saranno a guardia della libertà oggi, domani e per sempre... Questo è ciò che gli ameriKKKani sono e questo è ciò che gli ameriKKKani fanno", ha detto Biden.
Ma il panorama politico non è più un monopolio della squadra di Biden. Trump ha risposto: "La terza guerra mondiale non è mai stata così vicina"; e ha dato la colpa a "tutti i guerrafondai e i globalisti dell'AmeriKKKa per ultima dello Stato profondo, del Pentagono, del Dipartimento di Stato e del complesso industriale della sicurezza nazionale". L'ex presidente ha citato in particolare Victoria Nuland che, a suo dire, era "ossessionata dall'idea di spingere l'Ucraina verso la NATO".
Anche il governatore della Florida DeSantis insiste sul fatto che l'amministrazione Biden ha "effettivamente [dato a Kiev] un assegno in bianco senza un chiaro obiettivo strategico". "Non credo che sia nel nostro interesse entrare in una guerra per procura... per questioni come i confini [ucraini] o la Crimea", ha detto DeSantis.
Il senatore repubblicano Hawley una settimana fa ha tenuto un meditabondo discorso alla Heritage Foundation: "È difficile sfidare quelli dello Uniparty: sono diventati molto bravi a raccontare la loro storia preferita. Ecco perché chiunque li metta in discussione viene definito "antiameriKKKano" o "burattino di Vladimir Putin" da centinaia di voci diverse".
"Ma oggi voglio dirvi qualcos'altro. Voglio dire la verità. E la verità è che agli ameriKKKani è stata rifilata una menzogna. La nostra attuale politica estera non funziona. Sta cadendo a pezzi, e lo Uniparty si sta dando da fare meglio che può per rattopparla, staccando assegni in bianco ad altri paesi". Detto semplicemente: "siamo impegnati al di là dei nostri mezzi, presi nella morsa di un'ideologia da impero liberale".
È sufficiente questo perché qualcuno tiri fuori i denti? O per spingere qualche esponente dello Stato profondo nell'ufficio di Biden a dire piano "Ricordate cosa è successo a Nixon?" "È ora che molliate Zelensky; (che peccato che Hunter finisca in prigione...)"?
C'è tuttavia un altro aspetto del ricorso di Biden al manicheismo metafisico che comporta conseguenze reali e tangibili. Anche in questo caso, non si tratta di una novità. Piuttosto è uno di quei casi in cui riemergono vecchi demoni. Ecco il premier estone Kaja Kallas alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, a dire che "i Paesi della NATO devono prendere il controllo di Mosca e reimpostare con la forza la mentalità dei cittadini russi: l'intera popolazione russa dovrebbe essere rieducata per eliminare ogni traccia di sogni imperialistici" sostenendo che in assenza di questa riabilitazione obbligatoria "la storia si ripeterà" e l'Europa non sarà mai al sicuro.
Il Ministro della Difesa tedesco Annalena Baerbock ha mandato un analogo avvertimento a quel 90% del mondo che non si è schierato dalla parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea: "La neutralità non è un'opzione, perché in tal caso si sta dalla parte dell'aggressore... schieratevi, dalla parte della pace, dalla parte dell'Ucraina, dalla parte del diritto umanitario internazionale. Di questi tempi questo significa anche consegnare munizioni, affinché l'Ucraina possa difendersi".
Sì, accanto a questo manicheismo europeo si può scorgere l'inclinazione verso un nuovo razzismo: un antico virgulto che ha un lungo rizoma affondato nel nazionalismo radicale ucraino e altri che si avvolgono alle strutture principali dell'Unione Europea, intanto che le élite europee discutono imperterrite se la Russia non sia stata sufficientemente "pacificata" dopo la Seconda Guerra Mondiale e se sia necessaria una riabilitazione più radicale.
L'ascesa di questa classe che si considera accreditata a decidere se la cultura russa debba essere cancellata -e "rimodulata"- rappresenta una dinamica particolarmente perniciosa nella politica mondiale. Sta guadagnando peso sia negli Stati Uniti che in Europa, man mano che la guerra culturale si diffonde nella geopolitica. Questo senso di superiorità e di impunità, di per sé, provoca un aumento delle tensioni e del rischio di guerra. A Wolfgang Streeck, direttore emerito dell'Istituto Max Planck per lo studio delle società con sede in Germania a Colonia, è stato chiesto il significato di Zeitenwende ("punto di svolta") secondo il cancelliere Scholtz. Ha risposto:
Il discorso sulla Zeitenwende è stato una risposta all'intensificarsi delle pressioni... affinché la Germania si allinei alla politica estera degli Stati Uniti e, in particolare, a quella dell'amministrazione Biden. Ciò che è chiaro è che la Zeitenwende di Scholz comporta la promessa -soprattutto agli Stati Uniti- che la Germania d'ora in poi a differenza di quanto fatto in passato agirà in linea con una visione del mondo che contempla una separazione tra l'Occidente e un Impero del Male, o meglio diversi imperi del male, dalla Russia alla Cina all'Iran...". (Nota bene: si tratta di un Leo Strauss allo stato puro, che riprende l'esplicito manicheismo tedesco di Carl Schmitt).
Streeck prosegue:
Tra [Germania e Stati Uniti] e i vari imperi del male la pace è possibile solo temporaneamente e a intermittenza, e solo finché siamo noi a godere della superiorità militare. In linea di principio, noi e loro siamo sempre gli uni contro gli altri. Una vera pace richiede una sovversione delle istituzioni che renda un impero malvagio parte del nostro impero virtuoso, come risultato della sua conversione ai nostri valori. È legittimo usare tutti i mezzi politici, economici e militari per ottenere una simile conversione.
Dopo la Zeitenwende, le guerre saranno sempre dietro l'angolo e dobbiamo essere pronti ad affrontarle. Dovrebbe essere di aiuto il fatto che la politica estera "guidata dai valori" o "femminista" (Baerbock) di un impero virtuoso combatte solo guerre giuste, poiché le guerre contro il Male non possono essere ingiuste. La sottostante visione del mondo non è di tipo social-darwinista, in cui la storia è una battaglia per la "sopravvivenza del più adatto", ma manichea: la storia è una lotta incessante tra il Bene e il Male, in cui le forze della virtù devono fare del loro meglio per prevalere su quelle del male. Prima che abbiano vinto, non ci può essere una vera pace, ma solo cessate il fuoco per motivi tattici. Per una vera pace noi, le forze della virtù, dobbiamo prepararci alla guerra.
Esiste una versione forte e una debole della retorica della Zeitenwende. La versione forte implica che il mondo sia sempre stato così: ontologicamente manicheo. Coloro che in passato hanno avuto una visione diversa sono stati o sciocchi deboli di mente, o codardi che si sono lasciati ingannare dalla propaganda nemica, o traditori. Questo coincide essenzialmente con la visione del mondo dell'ala Clinton del Partito Democratico negli Stati Uniti.
La versione debole, quella che Scholtz ovviamente preferisce, è che di recente il mondo sia cambiato: mentre in passato permetteva la coesistenza pacifica tra regimi e paesi con interessi o "identità" diverse -così che vivere in pace poteva essere preferito a vincere in guerra - ora il nemico è diventato così malvagio che non esiste alternativa morale alla sua sconfitta, costi quel che costi. Oggi il messianismo americano sembra essere migrato in Europa. Allo stesso tempo, Bob Dylan ha ragione: i tempi continuano a cambiare. Quanto a lungo il governo tedesco possa rimanere asservito agli Stati Uniti come ha promesso di fare è una questione aperta, considerando i rischi che derivano dalla vicinanza territoriale della Germania al campo di battaglia ucraino; un rischio che gli Stati Uniti non si trovano a dover condividere. Anche la Francia sta esercitando pressioni affinché la Germania diventi più europea e meno transatlantica, e questo potrebbe, col tempo, avere un suo impatto. Inoltre è probabile che gli Stati Uniti a un certo punto cerchino di "europeizzare" la guerra e di ritirarsi, come hanno cercato di "vietnamizzare" la guerra in Vietnam negli anni '70, sperando che la Germania post-Zeitenwende possa assumersi l'onere di essere il principale sostenitore della loro guerra per procura.
Per quanto riguarda l'Europa, gli Stati Uniti potrebbero non opporsi al fatto che la Germania, la Polonia e altri paesi continuino ad aiutare il governo ucraino a perseguire il suo sogno di vittoria finale sulla Russia, a proprio costo e a proprio rischio. Se consideriamo che la Germania e l'Unione Europea hanno nominato Zelensky e Biden giudici della loro linea politica e con il fatto che ogni seria discussione sugli obiettivi della guerra -ovvero i termini di un accordo- è di fatto preclusa, questa prospettiva è piuttosto spaventosa.
Se l'analisi di Streeck è corretta, l'ideologia in salsa Biden che ora attanaglia le alte sfere europee suggerisce che la conversione dell'Unione Europea alla Zeitenwende rende quasi impossibile qualsiasi relazione futura con la Russia. La convinzione di questa classe di incarnare il futuro del mondo e di essere dalla "parte giusta della storia" mentre gli "altri" (la Russia e gli "autocrati") ne rappresentano solo il lato oscuro, preclude di fatto ogni mediazione. La mediazione con il Male è una tautologia.
La realtà è che l'Unione Europea è impaniata nel tentativo di imporre una "rivoluzione culturale" nel senso che l'ampio ottemperare dei cittadini alle sue norme e alle sue "emergenze" culturali non è sufficiente. Piuttosto, sono i suoi processi di pensiero a dover essere pienamente riflessi nei modi di pensare dei cittadini, in modo che gli atti e i pensieri di ogni cittadino riflettano il "giusto pensiero" dell'Unione Europea. Lo vediamo con la ragazza manifesto del partito della guerra Annalena Baerbock che fa la predica ai paesi non allineati sul fatto che non c'è spazio per la neutralità quando si tratta dell'Ucraina: "O siete con noi o contro di noi; e se siete con noi, allora date munizioni agli Stati Uniti!".
Ebbene, la rivoluzione culturale sta già invertendo il proprio corso. Oggi gli stati che hanno sviluppato una civiltà propria (Russia, Cina, Iran, ecc. e link) pensano che il futuro sia in mano loro e considerano i globalisti stregoni e le loro strutture economiche finanziarizzate come cose che appartengono al passato. Questa inversione è sempre più evidente nella guerra popolare negli Stati Uniti, ma non in Europa.
Ma l'Unione Europea può cambiare in qualche modo, visto che tutti i ponti con cui potrebbe ricollegarsi al futuro sono stati bruciati da tempo? In sostanza, l'Unione Europea è un rullo compressore "offensivo" che si muove sempre più verso il "più Europa".
In ultima analisi, l'UE cambierà a seguito di uno scontro di interessi, di fazioni e forse di una o due implosioni politiche, ma soprattutto a causa degli eventi sul campo in Ucraina a fronte del procedere dell'offensiva russa.
La realtà è stata finora esorcizzata dalla "bolla" della classe che ha in mano le credenziali. Non è chiaro come quest'ultima reagirà al fatto di veder scoppiare il proprio palloncino. Si notano già segni di isteria incipiente. Ma il punto fondamentale è questo: Quando gli Stati Uniti inizieranno a cambiare atteggiamento sull'impegno in Ucraina e cercheranno di europeizzare la guerra, la classe politica non si farà vedere quando ci sarà da combattere sul serio. La classe politica scoprirà presto che nonostante il suo linguaggio infarcito di riferimenti alla lotta per la luce, il numero di europei disposti a morire perché Sebastopoli diventi ucraina sarà davvero esiguo. Baerbock si troverà sola, poiché il resto del mondo si è già spostato verso la Russia (vedi qui) ignorando le sue provocazioni.



[*] Termine del conservatorismo statunitense che indica un miscuglio di Stato profondo ed establishment globalizzato che controllerebbe ogni aspetto della politica e della società.

sabato 25 febbraio 2023

Pasquale Abatangelo (e Manolo Morlacchi) al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud. Dedicato alla Lega, a Federico Bussolin, a Barbara Nannucci e alla "libera informazione"

 

Pasquale Abatangelo è un ultrasettantenne che ha scontato una lunghissima detenzione perché combattente in una formazione irregolare.
Siamo venuti a sapere da uno stizzoso comunicato sul sito del Comune di Firenze (qui su Archive) che avrebbe presentato un libro al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud.
In considerazione dei toni usati dalla Lega e dai suoi esponenti Federico Bussolin e Barbara Nannucci, partecipare all'iniziativa ci è parso more solito un piacevole dovere.
Da molti anni abbiamo preso l'abitudine di partecipare alle iniziative che più urtano gli esponenti del democratismo rappresentativo cittadino, con particolare riguardo alle formazioni "occidentaliste", e non è certo il caso di annoiare i lettori illustrandone ancora una volta le ragioni. Basterà ricordare che tra le recensioni di Io non sto con Oriana figurano tutti i volumi di Barbara Balzerani più vari testi che in un modo o nell'altro hanno ferito la squisita sensibilità di certi ben vestiti.
Si tratterà invece in breve della presentazione, fornendo ai lettori i dettagli per procurarsi libri dei quali raccomandiamo lettura in ogni caso dal momento che si tratta di contrariare qualche micropolitico.
Il comunicato della Lega precisa che Pasquale Abatangelo "ha scontato venti anni di detenzione, sei anni di semilibertà, e quattro anni di libertà vigilata. Non si è mai pentito, né dissociato". A presentare il libro con lui c'era Manolo Morlacchi, curatore editoriale sul cui curriculum Bussolin e Nannucci hanno invece ritenuto poco utile ragguagliare i gazzettieri.
Paolo Persichetti fonisce in proposito anche qualche plausibile spiegazione sul perché (qui su Archive).
Di Pasquale Abatangelo abbiamo letto e apprezzato "Correvo pensando ad Anna", di cui si promette recensione, recentemente ripubblicato da PGreco Edizioni.
Le stesse PGreco Edizioni hanno pubblicato il libro presentato, L'organizzazione rivoluzionaria 17 novembre di Dimitris Koufontinas di cui Abatangelo ha curato la prefazione. Un testo che in Grecia ha venduto centomila copie a testimonianza del perdurante interesse verso un gruppo che ha agito per oltre vent'anni risultando inafferrabile per l'intero apparato militare e poliziesco di uno stato sovrano occidentale.
Prossimamente la recensione, compatibilmente con impegni di lavoro che non sono certo quelli di un ben vestito della Lega.



giovedì 23 febbraio 2023

Firenze, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci. Lettera di Annalisa Savino ai propri studenti

 


Firenze. Nel febbraio 2023 alcuni appartenenti ad Azione Studentesca sono venuti alle mani con alcuni iscritti al tetro Liceo Michelangiolo. In seguito all'accaduto una preside fiorentina ha scritto la lettera che segue che ha avuto ampia diffusione su internet e sulle gazzette.
Un certo Giuseppe Valditara, all'epoca dei fatti ministro dell'istruzione per il governo dello stato che occupa la penisola italiana e noto alle persone serie per le sue spassose tesi in materia di storia romana, ha trovato da eccepire. Per questo motivo se ne riporta integralmente e a bella posta il testo, meritorio anche per l'assenza di espressioni tipiche del "linguaggio inclusivo", corredandolo con un'immagine scelta con cura per urtare chi esprime certe considerazioni.
A Firenze esistono molte persone che non provano alcuna appartenenza verso lo stato che occupa la penisola italiana e ancor meno soggezione provano per il suo governo, molto giustamente e molto lodevolmente comportandosi come se la sua agenda politica non esistesse neppure.

 Il nome dello stato che occupa la penisola italiana figura nel testo originale. Come nostro uso ce ne scusiamo con i lettori, specie con quelli che avessero appena finito di pranzare.

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.
Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da miglinia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.
Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da se. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata cosi.

Dott.ssa Annalisa Savino
Dirigente scolastica Liceo Scientifico Statale Leonardo Da Vinci


 

martedì 21 febbraio 2023

Libero: "A Firenze sono i rossi a picchiare".

 



Adattamento da The man from Daily Mail.


Now Florence is a very funny place, sir:
it's a proud and rebel town.
Florentines are a very funny race, sir,
every girl's in CPA.
Every cat wears a red star spangled ribbon,
catching rats for his amuse;
and it wouldn't be surprising
if there'd be another rising
said the man from the Libero News.

Every bird upon my word
is singing "Yo, ho! I'm a commie!"
Every hen it's said is laying hand grenades
over there sir, I declare Sir.
And every cock in the farmyard
stock crows in triumph for the anarchists;
and it wouldn't be surprising
If there'd be another rising
said the man from the Libero News.

The other day I was walking Villamagna, sir,
I spied in a courtyard;
a bunch of busy geese there, sir
all dressed as Red Guards.
They marched to the Red Army step
as they whistled "Foggy Dew";
and it wouldn't be surprising
if there'd be another rising
said the man from the Libero News.

Every bird upon my word
is singing "Yo, ho! I'm a commie!"
Every hen it's said is laying hand grenades
over there sir, I declare Sir.
And every cock in the farmyard
stock crows in triumph for the anarchists;
and it wouldn't be surprising
If there'd be another rising
said the man from the Libero News.

Now the whole place is seething with sedition
full of commies through and through;
all the peelers they are joining local units
and the password's communism too.
Well the Florentines just sent me a warning, straight into my mail;
and I'm shaking in my shoes
as I'm typing down to you
Said the man from the Libero News.

Every bird upon my word
is singing "Yo, ho! I'm a commie!"
Every hen it's said is laying hand grenades
over there sir, I declare Sir.
And every cock in the farmyard
stock crows in triumph for the anarchists;
and it wouldn't be surprising
If there'd be another rising
said the man from the Libero News.


giovedì 16 febbraio 2023

GKN Driveline a Campi Bisenzio. La situazione a febbraio 2023

 A metà febbraio 2023 la QF di Francesco Borgomeo diffonde comunicati stampa in linea con il clima politico attuale nello stato che occupa la penisola italiana. Lo aveva già fatto lo scorso anno dopo le elezioni politiche, convinta che bastasse sporcare qualche gazzetta per intimidire le persone serie che dal nove luglio di due anni fa stanno coerentemente, seriamente e costantemente operando per il proprio lavoro e per la propria dignità tenendo la "legge" dello stato che occupa la penisola italiana nel conto che essa merita.  
Firenze è e resta una città straordinaria perché vi abbondano organizzazioni e individui che si comportano come se l'esecutivo di Roma non esistesse neppure, per tacere delle gazzette che ne diffondono la propaganda. 
In questa sede e secondo questo spirito si riproducono dunque alcuni comunicati del Collettivo di Fabbrica.

Il 10 febbraio 2023 più di cinquanta lavoratori sono andati a Cassino per conferire direttamente con Francesco Borgomeo, stanti i molti appuntamenti istituzionali disertati secondo una linea di condotta che non sarebbe né comune né tollerata in alcun contesto produttivo.
Il borgomastro su ricordato, in un'iniziativa che indica proprio un taglio netto con le istanze padronali, ha esortato il Collettivo di Fabbrica a "ritrovare un clima costruttivo di serenità".
Di qui la risposta del Collettivo di Fabbrica, diffusa sul Libro dei Ceffi e qui riportata integralmente.

Nardella, una domanda e due proposte

Rispetto alle ultime dichiarazioni del sindaco di Firenze, Dario Nardella, in cui invita i lavoratori Gkn “a ritrovare un clima costruttivo di serenità”, abbiamo da fare una domanda e due proposte.
La prima domanda è semplice: Nardella, ma di cosa stai parlando?
1. Stipendi e tredicesima non pagati da quattro mesi. Nel caso di dicembre e gennaio non solo non è stato pagato un euro, ma non sono state nemmeno consegnate le buste paga. Quei pochi lavoratori di turno di lavoro che oggi raggiungono regolarmente la fabbrica per svolgere la funzione vitale di custodia e manutenzione dello stabilimento spendono benzina senza sapere nemmeno se la giornata verrà retribuita e quando. Colleghi che si sono licenziati e ancora non hanno ricevuto il Tfr. Casi invece in cui è stata consegnata la busta paga, senza però il successivo accredito. Contributi non versati con potenziale danno a chi non aggancia la finestra pensionistica, permessi vari non pagati, con un'azione che quindi sfiora l'appropriazione indebita, ferie autorizzate e poi non pagate. Estintori scaduti. Pioggia che infiltra lo stabilimento. 96 decreti ingiuntivi ad oggi accolti da cinque giudici diversi e azioni di pignoramento in corso. L'azienda invece di pagare, ha smesso appunto di consegnare i cedolini busta paga che permettono di richiedere i soldi! 280 lavoratori che hanno firmato la messa in mora e a fortissimo rischio di danno professionale e psicologico. Questo è nei fatti un procedimento di licenziamento silenzioso.
2. Da mesi siamo ai tavoli a proporre soluzioni, mentre Borgomeo "fugge" dal confronto. Dal 20 dicembre, e dopo una consultazione popolare che ha visto la partecipazione di quasi 17.000 persone, inizia un processo di discussione tra noi e la Regione. Nel corso di questo processo, proponiamo una serie di incontri tecnici in sede di Unità di Crisi per favorire il raggiungimento di una cassa integrazione per riorganizzazione industriale. Tale calendario di incontri – in teoria accettato anche dall'azienda – vede tra le altre cose lo svolgimento di un comitato di proposta e di verifica. Forniamo, con largo anticipo, una disponibilità e una rosa di date tra cui scegliere (8, 9 e 10 febbraio). L'azienda non solo si sottrae ai tavoli, facendo saltare il processo di discussione, ma spedisce alle h 18.57 dell'8 febbraio una mail in cui spiega così la propria assenza al comitato di proposta di verifica: "a seguito di impegni precedentemente fissati, non riusciamo a partecipare nelle date indicate" (!!!). Ricordiamo che la città metropolitana fa parte di tale comitato.
3. Il 20 gennaio l'azienda apre una procedura di cassa integrazione per riorganizzazione industriale. La procedura scade il 13 febbraio. Gli incontri di cui al punto 2 erano necessari per l'accordistica che accompagnasse tale cassa. Proprio mentre siamo a Cassino – ma guarda! - l'azienda ci manda una mail dove si dichiara disponibile "all'esame congiunto relativo alla riorganizzazione industriale a partire dal 21 febbraio". Frase che in italiano non vuol dire nulla e che situa il primo confronto “A PARTIRE DAL 21 febbraio, esattamente un mese dopo l'apertura della procedura e oltre la sua scadenza naturale. Un altro mese buttato! Forse calcolando cinicamente che per noi vuol dire un altro mese senza stipendio. Sia chiaro, quindi: come in tutta questa vicenda, la cassa integrazione non viene agganciata per esclusive responsabilità aziendali.
4. Siamo alla completa inversione della causa e dell'effetto. L'attuale situazione è determinata dall'immobilismo aziendale, dalla rottura di ogni relazione sindacale e la discussione sulle soluzioni industriali e anche dall'immobilismo del quadro istituzionale. Nardella riveda quanto da lui stesso dichiarato il 15 novembre. Oggi siamo al 13 febbraio.
5. L'attività della Rsu, del Collettivo e della sua struttura associativa non si è mai fermata, anche senza stipendi: piani industriali presentati dalla Rsu, dal Collettivo e dal suo Comitato Tecnico e Scientifico, una consultazione popolare autogestita, attività associativa in sinergia con i bisogni sociali del territorio. Accusare la Rsu e il Collettivo di Fabbrica e 300 famiglie che – senza reddito! - continuano a progettare, discutere, insieme e sul territorio, del futuro della propria fabbrica denota sinceramente un certo grado di strumentalità.
6. Noi a Cassino ci siamo andati e ci riandremmo ogni qual volta fosse necessario. Non per vezzo ma perchè, l'abbiamo scritto e detto: siamo gli unici a non permettere che il nostro territorio venga oltraggiato. E andremo ovunque finché avremo la forza e la dignità di farlo. Perché nulla abbiamo da temere, perché vero è quello che diciamo, vero è quello che facciamo. Perchè fugge dai territori chi i territori calpesta. E scappa dalle soluzioni chi è parte del problema. Ogni singola parola da noi proferita è documentabile e documentata.
Tutto questo Nardella non può non saperlo. Se invece non lo sa, o se è male informato da questo o quel canale politico di riferimento, non parli della nostra condizione. Avevamo chiesto che chiunque volesse parlare di una vicenda come Gkn, si informasse a pieno e nel dettaglio, ci chiedesse, o fosse in fabbrica con noi a vivere e toccare con mano quella condizione.
E a questo punto, invitiamo noi Nardella a fare parte della nostra serenità. Che per noi fa rima con dignità, non con immobilità.
Serenità che non dobbiamo ritrovare perché non abbiamo mai perso.
Perchè la nostra dignità operaia non si lascia di certo turbare dall'ultimo Borgomeo.
Chiediamo che il sindaco di Firenze si privi degli ultimi quattro stipendi – se vuole, può donarli o prestarli alla cassa di mutuo soccorso Gkn – e continui a privarsi dello stipendio finché questa sarà la nostra condizione e finché l'immobilismo aziendale e istituzionale impedisce un reale piano industriale. Che impari insieme a noi la serenità di non pagare mutui, bollette e spese per i figlioli.
La seconda proposta, è che ci sia una dichiarazione e una presa di posizione da parte della città metropolitana, di Nardella stesso e di ogni candidato a sindaco del comune di Campi Bisenzio che non ci sarà alcun cambio di destinazione d'uso del terreno su cui sorge la fabbrica. E che naturalmente alle dichiarazioni, seguano gli atti formali preposti.
Il sospetto, totalmente legittimo ormai, è che i corpi degli operai Gkn non si siano frapposti solo tra la fabbrica e la delocalizzazione ma anche tra la fabbrica e la speculazione immobiliare. Altrimenti non si capirebbe cosa c'è di tanto scomodo in un collettivo operaio che progetta e difende un patrimonio industriale. Togliamoci ogni dubbio: blindiamo la destinazione d'uso.
Naturalmente queste non sono le nostre uniche proposte. Le nostre proposte sono molteplici (intervento pubblico, consorzio industriale, piano industriale ecc) e sono articolate nei nostri testi, ampiamente condivisi in sede istituzionale e quindi noti alla stessa città metropolitana, e e nelle nostre azioni. Ma su questo Nardella, quando vuole, si smarca: non sono sue competenze.
Ma siccome rompe il suo silenzio sulla nostra vicenda, e non per invitare a pagare gli stipendi, ma invitarci alla serenità senza stipendio, ci siamo sentiti di fare due proposte che sono in linea con le sue competenze.
Dario, stai sereno. (12 febbraio 2023)


Massima allerta solidale: Qf verso la liquidazione?

1. Quarto mese senza stipendio. Senza tredicesima. L’azienda non ci manda nemmeno le buste paga, i cedolini dello stipendio, da dicembre. Senza benzina per raggiungere i turni per svolgere l’attività vitale di custodia e manutenzione a salvaguardia della fabbrica. 98 decreti ingiuntivi approvati. Con un prototipo di Cargo Bike prodotto con le nostre mani e uno sguardo alla produzione di rinnovabili. Con un progetto di fabbrica pubblica e socialmente integrata. Senza nulla, ma pieni di orgoglio e dignità.
2. Borgomeo si prepara alla liquidazione? Voci insistenti si moltiplicano. Se così fosse, tutti lo sanno sulle nostre teste e alle nostre spalle. Se così fosse, questo sta avvenendo in barba ad ogni trasparenza sociale, contrattuale, sostanziale e formale. Sarebbe l’ennesimo schiaffo a istituzioni e tavoli tra le parti sociali. Il che dovrebbe come minimo fare indignare. L’indignazione, di solito, è un moto della dignità. E da sola, è ben poco. Ma pare che anche quel poco per le istituzioni sia troppo.
3. Ieri sono avvenuti i primi due pignoramenti mobiliari in Qf: da quel che ci è stato detto, è stato pignorato un robot motoman e un macchinario automatico per il controllo qualità denominato “Vision”. Eccellenze industriali, investimenti recenti, di industria 4.0, che giacciono inutilizzate e sprecate. L’azione legale dei lavoratori arriva a fare chiarezza dove un intero sistema istituzionale fallisce. E’ un dato di fatto.
4. Abbiamo presentato i piani industriali il 20 dicembre, dopo 10 giorni di consultazione popolare. Da lì sono partiti ulteriori incontri di approfondimento. La cassa integrazione per riorganizzazione è stata individuata come possibile strumento della messa a disposizione dello stabilimento ai piani di reindustrializzazione dei lavoratori e allo scouting pubblico della Regione. Il 20 gennaio Qf ha aperto la procedura di cassa. La procedura scadeva il 13 febbraio. Senza perdere un attimo, abbiamo dato disponibilità a incontri serrati, giorno e notte se necessario. Qf è sparita e ha dato disponibilità a discutere DAL 21 febbraio. 20 dicembre, 20 gennaio, 21 febbraio: così va avanti da mesi, sprecando mesi come fossero noccioline, di incontro in incontro. Incontri inconcludenti per dare l’impressione che qualcosa si discute, per non discutere di nulla. Borgomeo è uno sprecatore di mesi. Un cinico uso del tempo – deliberato o no, ognuno si faccia un’idea – con l’effetto di provare a indebolire e logorare la vertenza e il Collettivo di fabbrica.
5. Il diritto alla retribuzione è inviolabile. Non esistono “finestre di privazione retributiva” con un contratto a tempo indeterminato. Ed è il soggetto privato, l’impresa, che deve agganciare un eventuale ammortizzatore sociale. Se l’imprenditore privato – per incompetenza o pura negligenza o qualsiasi altro motivo – non è in grado di agganciare l’ammortizzatore sociale, paga il rischio di impresa, pagando gli stipendi. E’ un banale principio di responsabilità che vale per tutti, per noi, per voi, non per Francesco Borgomeo e per il Ministero del Lavoro, evidentemente. Con l’invenzione della cassa straordinaria retroattiva in deroga, infatti, il Ministero del Lavoro sancirebbe che si può decidere a febbraio 2023 come tu eri al lavoro e come avresti dovuto essere pagato nel 2022 (!!!).
6. Dalle visure, risulta che Pvar è diventata la controllante di Qf/Gkn Firenze al posto di Plar. Anche se il 23% del capitale sociale della Pvar è della Plar. Pvar è la seconda società creata da Borgomeo. La prima era Plar, creata nel 2021. Nel maggio del 2022, è stata creata la Pvar. La Pvar si occupa di “acquisizione di complessi, aziendali qualunque sia il loro oggetto sociale, (…) l’acquisto, la permuta, la vendita, la costruzione, la ristrutturazione di beni immobili”. L’eventuale liquidazione e questo cambio societario alludono forse ad una pura operazione immobiliare?
7. Firenze, sta succedendo di nuovo. Come alla Bekaert, come all’Electrolux. Sta succedendo ora. “Ma noi siamo ancora qua, eh già!”. Possiamo essere l’ennesimo episodio di ciò che è già avvenuto. O il precedente di quello che finalmente può cambiare. Ed è forse per questo che ci assediano: non si possono permettere un precedente. Ed è questo invece quello che ci stiamo giocando in questa vicenda. Noi ci stiamo giocando lo stipendio e il posto di lavoro. Voi tutti vi state giocando un precedente in grado di scompigliare l’intera politica di deindustrializzazione e impoverimento del paese.
8. Gli assedi a volte si rompono. Le maschere a volte cadono. La verità a volte riesce ad arrivare prima della bugia. E a volte la fabbrica riparte. Magari pubblica e socialmente integrata, mutualistica, in linea con una vera transizione ecologica. Massima allerta solidale, perché è il punto più buio della notte. Il punto più duro che però di solito precede l’alba. Massima allerta solidale, ognuno al proprio posto in questa vicenda. (15 febbraio 2023)


venerdì 10 febbraio 2023

10 febbraio, Giorno del Piagnisteo.

 

Allora. I comunisti si sono svegliati una mattina e hanno deciso che bisognava ammazzarli tutti.
La propaganda dello stato che occupa la penisola italiana si basa su questa premessa e da anni impone anche alle amministrazioni periferiche una giornata celebrativa di questo piagnisteo vittimista.
A Firenze abbondano le persone serie. E le persone serie trattano la propaganda dello stato che occupa la penisola italiana con la sufficienza intrisa di scherno con cui l'hanno sempre trattata. Anzi, l'esecutivo insediatosi da qualche mese può costituire un motivo per calcare ulteriormente la mano con la reazione logica e ovvia che si ha nei confronti dei diktat che arrivano da Marte.
Una reazione che iconograficamente prende forma nelle bandiere della Repubblica Federale di Yugoslavia esposte come ogni anno dal Centro Popolare Autogestito Firenze Sud con la tranquilla briosità di chi è sicuro delle proprie ragioni.
I ben vestiti che condividono ristoranti, prebende e compagnia femminile con il democratismo rappresentativo e con quelli delle gazzette possono sporcare ogni giorno l'agenda mediatica e il web con materiali in linea con la linea decisa dallo stato che occupa la penisola italiana.
Le persone serie invece, compatibilmente col fatto che lavorano tutto il giorno, si interessano come è ovvio che sia a materiali e letteratura di orientamento opposto.

WuMing ha pubblicato nel corso degli anni una lunga, esauriente e documentata serie di confutazioni alla propaganda "occidentalista".
Il tono a tratti irridente rende piacevole una lettura in cui si addita con puntiglio allo scherno dei lettori un certo numero di guitti, cialtroni in malafede, mezzi busti e bellimbusti specializzati in ciarle ad alta tiratura (nei casi più commoventi, neanche tanto alta).

In questa sede ci si è occupati di un po' di letteratura, di cui si forniscono i rimandi.
Davide Conti, L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della "brava gente".
Gianni Oliva, "Si ammazza troppo poco". I crimini di guerra italiani (1940-1943).
Joze Pirjevec, Foibe.
Giacomo Scotti, Dossier foibe.
Eric Gobetti, L'occupazione allegra. Gli italiani in Jugoslavia (1941-1943).
Eric Gobetti, "E allora le foibe?"
Claudia Cernigoi, Operazione foibe a Trieste.
Boris Pahor, Piazza Oberdan.