martedì 28 aprile 2009

Giovanni Galli, palloniere sgazzebàto


Firenze. La campagna elettorale del palloniere padronale, completamente priva di argomenti credibili, ha preso il previsto sentiero d'i'ddegrado e della sihurezza. A sentire il comitato elettorale di Giovanni Galli, l'uno c'è, l'altra no.
Il riferimento, in particolare, è per il gazebo spazzato via il 25 aprile durante una manifestazione studentesca; i monopolisti della comunicazione politica "occidentalista" hanno una panoplia talmente invecchiata e così poche frecce efficaci al loro arco, che su un episodio apparentemente insignificante riescono a campare per un'intera settimana. In prima fila c'è il quotidiano che cura costantemente gli interessi del padrone con assoluto sprezzo del ridicolo, e con un tale successo di diffusione che le sue locandine sono esposte nel migliore dei casi in una rivendita su quattro. "Il giornale della Toscana" dedica appunto due paginate nell'edizione del primo maggio a quella che viene presentata come una "rivendicazione" del gesto, ospitata su un blog facente apparentemente capo ad una "Rete dei collettivi".
Una rapida lettura del testo, più che ad una rivendicazione vera e propria, farebbe pensare ad una descrizione degli eventi redatta da un testimone oculare; quello che spicca è, se mai, il suo sostanziale discostarsi dalle versioni presentate dai media mainstream.
"Il Giornale della Toscana" la riporta quasi per intero -si riempie in santa pace una paginata, senza durar fatica- e la correda da un paio di corsivi.
Il primo, anche questo costituito sostanzialmente da un copia ed incolla, traccia un sommario quadro dell'attività politica intrapresa da una "Rete dei collettivi" che non ha mai fatto mistero alcuno di ritrovarsi in un'aula del carcerario liceo Michelangiolo; l'unico tratto personalizzante del trafiletto è dato dalla nota secondo la quale il preside di quel liceo sarebbe tra i candidati che fanno capo ad uno degli "avversari elettorali" del palloniere. Colpa al di là di ogni redenzione, che varrà probabilmente a farlo ritenere personalmente responsabile di ogni evento che i sottoscala redazionali decideranno di addossargli, dalla pandemia d'influenza del 1919 alla rotta di El Alamein.
Il secondo, un'invocazione di "provvedimenti" emessa dal fantasmatico Alessio Bonciani, alla quale fa da pendant la voglia di vendetta di Angelo Pollina, altra figura accessoria della politica cittadina della quale nulla sapremmo dire, se non che tre anni fa consegnò ad Oriana Fallaci una Medaglia d'oro della Regione Toscana nel corso di uno di quei viaggi pagati dai contribuenti di cui a questo giro di giostra la sua scuderia accusa incessantemente gli avversari politici. La parte interessante dell'articolo è rappresentata dall'affermazione secondo la quale "molti ragazzi del team di Giovanni Galli" (un team, sono un team, neanche dovessero disputare una corsa ciclistica o rappresentassero una di quelle nefande gang di vendita multilivello) hanno letto "increduli" la "rivendicazione" su descritta.
In altre parole, vertici e peones del Piddì con la elle non riescono ad interiorizzare il fatto che a Firenze c'è gente -e tanta- che non solo non resta indifferente davanti ai loro diluvi di menzogne, ma che prova un odio vero e deliberato nei loro confronti.
Un odio vero e deliberato che, nei pochi contesti in cui la politica è costretta ad uscire dall'autoincensamento masturbatorio dei mass media e a riappropriarsi della sede che le è propria nelle società normali, ossia delle strade, delle piazze e delle pubbliche assemblee, mette spesso con le spalle al muro i rappresentanti di una formazione politica adusa alla malafede sistematica ed alla negazione dell'evidenza.
Le attestazioni di odio, infatti, il più delle volte affondano le radici in motivi plausibili, se non propriamente validi. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo messo in evidenza come la politicanza "occidentalista" concretizzi la propria azione a Firenze in atti di servilismo, di ebefrenia menzognera, di incompetenza, di incultura cialtrona, fino a toccare uno dei suoi limiti più bassi e spregevoli nello scoperto invito alla delazione. Una realtà occultabile alle redazioni amiche, ma non certo a chi ha un minimo di memoria, che spinge la propia malafede fino al punto di accusare di ogni nefandezza chi non crede alle balle che rovescia a getto continuo sulla città intera.

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