Si riporta dal blog 0nlyon un post intitolato "La pioggia sulla primavera araba".
Si tratta di una testimonianza sulla situazione nella Repubblica Araba di Siria che abbiamo buoni motivi per condividere. Uno dei suoi molti meriti è quello di descrivere con una certa esattezza il genius loci del paese.
Nel testo originale ricorre il nome dello stato che occupa la penisola italiana; come sempre ce ne scusiamo con i lettori, in modo particolare con quanti avessero appena finito di pranzare.
Un conoscente, Franco B., mi scrive una mail dopo un mese di lavoro in Siria dandomi la sua testimonianza diretta di quello che sta accadendo. La riporto tutta in questo blog perché mi sembra molto interessante il parere di un italiano che ha potuto vedere la situazione da vicino.
Dopo due mesi autunnali di un caldo quasi estivo, è da ieri che piove ininterrottamente. Il paesaggio ha cambiato colore. Il poco verde, ripulito dalla patina di polvere che usualmente copre tutto, sembra diventato brillante mentre quello che normalmente è color oro, oggi è di un ocra intenso.
Qui la pioggia è benedetta come un “dono di Allah” ed è quasi impossibile vedere persone che portano l’ombrello. Damasco viene quasi colta di sorpresa dalla pioggia e, non esistendo alcun sistema di raccolta delle acque reflue, si trasforma in unico grande sistema idrico a cielo aperto, ove le strade diventano dei fiumi e le pozzanghere grandi quanto laghi.
Nonostante ciò, anche ieri ci sono state proteste e un numero di morti compreso fra 7 e 15 di ambo le parti. È però estremamente difficile capire quali sono le “parti” in conflitto fra loro e, inoltre, adesso sono iniziate le vendette familiari, le faide, che contribuiscono a creare un quadro ancor più confuso.
La gente è divisa nelle opinioni: i cristiani ed i musulmani parlano del loro presidente come uno “stinco di santo”, altri come un sanguinario prepotente. C’è chi vede in lui un simbolo da prendere come riferimento, chi lo vorrebbe morto. C’è chi dice che la situazione si sta ristabilizzando, chi invece è certo che il paese sia sull’orlo del collasso.
Nota comune a tutti è la pessima informazione offerta anche da quei pochi giornalisti occidentali che hanno avuto l’opportunità di visitare il paese riportando quadri contrastanti fra loro.
Il governo insiste sulla tesi del complotto internazionale che sta armando dei gruppi armati al fine di far prevalere gli interessi occidentali in Medioriente e proteggere fino all’impossibile lo stato di Israele. Questo complotto è iniziato l’11 settembre del 2001 e poi è proseguito in Iraq, Ucraina, Afganistan, Tunisia, Egitto, Libia ed ora in Siria. Ovviamente gli attori di questo complotto sono gli Usa, la Francia e gli Uk, con gli altri stati Eu e Nato che sono costretti a “seguirli” per convenienza, non tanto per convinzione politica.
Vicino Damasco, esiste un paese che, dopo Gerusalemme è la più importante meta dei pellegrini cristiani del medio-oriente: si chiama Seydnaya e in tale città, oltre che un famosissimo Santuario, esiste uno dei più noti ristoranti di tutta la Siria, chiamato “Il Paradiso”. Un amico mi racconta che tutti i mesi il Presidente si ferma a pranzare dopo essere andato a pregare nella chiesa di santa Maria (ndr: lui è Alawita!!) e, cosa che ha dell’incredibile in questo paese, arriva da solo, in compagnia del suo autista e senza le guardie del corpo. Si siede come un qualsiasi commensale e si ferma a rispondere alla domande, si fa fotografare, ecc.. ecc… Ho visto le fotografie della sua ultima visita in occasione della sua partecipazione al funerale della badessa del monastero di Seydnaya.
In un paese in cui la vita di ognuno è sotto controllo 24 ore su 24, e che la residenza damascena del presidente è blindata più della White House, questo sembra apparire inverosimile. Ed invece non lo è per un paese come la Siria ove, cosa che è successa a me solo qualche settimana fa è possibile occasionalmente incontrare il Patriarca ortodosso Igratius Zakka I°, in un ristorante mentre sorseggia un caffè! Zakka I° rappresenta la guida spirituale degli ortodossi di tutto il medio oriente, una specie di Papa. Insomma, potremmo mai immaginarci in Italia di incontrare Benedetto XVI seduto a prendere un caffè in un bar di Piazza Navona e, come se non bastasse, essere invitato a prendere un caffè con lui e, inoltre, a partecipare ad una cerimonia di investitura di 3 nuovi vescovi e poi di rimanere a pranzo con lui insieme a tutta la famiglia? Ecco… anche questa è la Siria, dove la generosità, l’ospitalità, l’altruismo e la semplicità sono elementi caratteriali comuni alla stragrande maggioranza della popolazione.
Nonostante le sanzioni internazionali, ancora non c’è lo spettro della crisi economica. In un momento in cui l’Italia, parole di Napolitano, sta vivendo il momento di crisi più difficile dalla fine del secondo conflitto mondiale, senza esserci alcuna ragione se non quelle della speculazione finanziaria ed economica, rimane sorprendente che la Siria riesca ad avere un tasso di crescita del 0.6% nonostante il difficilissimo periodo che sta vivendo, prossimo alla guerra civile. Cinque anni fa, questo paese ha avuto una crescita del 6% e tutti gli investitori mondiali erano stimolati a portare il proprio danaro qua. Sono nate come funghi banche private francesi, tedesche, l’Italia è diventato il primo partner commerciale e……. nessuno ricordava che circa 10 anni prima Afez, il padre di Hassad, avesse compiuto un massacro nella città di Hama, sedando una rivolta nel sangue con oltre 20.000 morti in 3 giorni. Oggi, tutto è stravolto e la Siria è entrata nel mirino della stragrande maggioranza delle nazioni occidentali, con un cambiamento di rotta direi sorprendente. Ma questa illogicità delle relazioni diplomatiche è storicamente stato alla base delle diplomazie occidentali in medio oriente. In Iraq, Saddam Hussein è stato prima sostenuto dagli occidentali quando era comodo sostenerlo nel conflitto anti-Iran, poi è diventato un acerrimo nemico tanto da fargli due guerre ed impiccarlo. In Libia, Gheddafi è stato considerato prima un terrorista, poi un leader moderato tale da poter intrecciare con lui importanti relazioni economiche (…. basti pensare alle sue proprietà finanziarie in Italia…), poi un tiranno sanguinario ed un criminale condannato a morte. Stesso dicasi per l’egiziano Mubarak, “burattino” nelle mani degli USA quando era comodo, ossia dopo la guerra del 1973, avere uno stato “sotto controllo” ai confini d’Israele e vicino all’Arabia Saudita, serbatoio mondiale del petrolio. Arabia Saudita che, nonostante le leggi estremamente antifemmiste e l’impossibilità a professare una religione diversa da quella islamica, non viene tacciata di essere antidemocratica. Stesso discorso per Bahrein ed Emirati Arabi.
Insomma: ci sarebbe molto da dire e da riflettere.
Nel frattempo, ha smesso di piovere. Fra le nuvole fa capolino un caldo e sorridente sole. È giunto il momento di andare in città. Già stasera iniziano i festeggiamenti per la festa islamica dell’Aid, e le strade si affollano di gente, luci, colori, profumi, suoni che dimostrano come la gente comune desideri solo una cosa: vivere in pace. Ed in questo non c’è alcuna differenza tra Damasco, Roma, Tokyo e New York.
Si tratta di una testimonianza sulla situazione nella Repubblica Araba di Siria che abbiamo buoni motivi per condividere. Uno dei suoi molti meriti è quello di descrivere con una certa esattezza il genius loci del paese.
Nel testo originale ricorre il nome dello stato che occupa la penisola italiana; come sempre ce ne scusiamo con i lettori, in modo particolare con quanti avessero appena finito di pranzare.
Un conoscente, Franco B., mi scrive una mail dopo un mese di lavoro in Siria dandomi la sua testimonianza diretta di quello che sta accadendo. La riporto tutta in questo blog perché mi sembra molto interessante il parere di un italiano che ha potuto vedere la situazione da vicino.
Dopo due mesi autunnali di un caldo quasi estivo, è da ieri che piove ininterrottamente. Il paesaggio ha cambiato colore. Il poco verde, ripulito dalla patina di polvere che usualmente copre tutto, sembra diventato brillante mentre quello che normalmente è color oro, oggi è di un ocra intenso.
Qui la pioggia è benedetta come un “dono di Allah” ed è quasi impossibile vedere persone che portano l’ombrello. Damasco viene quasi colta di sorpresa dalla pioggia e, non esistendo alcun sistema di raccolta delle acque reflue, si trasforma in unico grande sistema idrico a cielo aperto, ove le strade diventano dei fiumi e le pozzanghere grandi quanto laghi.
Nonostante ciò, anche ieri ci sono state proteste e un numero di morti compreso fra 7 e 15 di ambo le parti. È però estremamente difficile capire quali sono le “parti” in conflitto fra loro e, inoltre, adesso sono iniziate le vendette familiari, le faide, che contribuiscono a creare un quadro ancor più confuso.
La gente è divisa nelle opinioni: i cristiani ed i musulmani parlano del loro presidente come uno “stinco di santo”, altri come un sanguinario prepotente. C’è chi vede in lui un simbolo da prendere come riferimento, chi lo vorrebbe morto. C’è chi dice che la situazione si sta ristabilizzando, chi invece è certo che il paese sia sull’orlo del collasso.
Nota comune a tutti è la pessima informazione offerta anche da quei pochi giornalisti occidentali che hanno avuto l’opportunità di visitare il paese riportando quadri contrastanti fra loro.
Il governo insiste sulla tesi del complotto internazionale che sta armando dei gruppi armati al fine di far prevalere gli interessi occidentali in Medioriente e proteggere fino all’impossibile lo stato di Israele. Questo complotto è iniziato l’11 settembre del 2001 e poi è proseguito in Iraq, Ucraina, Afganistan, Tunisia, Egitto, Libia ed ora in Siria. Ovviamente gli attori di questo complotto sono gli Usa, la Francia e gli Uk, con gli altri stati Eu e Nato che sono costretti a “seguirli” per convenienza, non tanto per convinzione politica.
Vicino Damasco, esiste un paese che, dopo Gerusalemme è la più importante meta dei pellegrini cristiani del medio-oriente: si chiama Seydnaya e in tale città, oltre che un famosissimo Santuario, esiste uno dei più noti ristoranti di tutta la Siria, chiamato “Il Paradiso”. Un amico mi racconta che tutti i mesi il Presidente si ferma a pranzare dopo essere andato a pregare nella chiesa di santa Maria (ndr: lui è Alawita!!) e, cosa che ha dell’incredibile in questo paese, arriva da solo, in compagnia del suo autista e senza le guardie del corpo. Si siede come un qualsiasi commensale e si ferma a rispondere alla domande, si fa fotografare, ecc.. ecc… Ho visto le fotografie della sua ultima visita in occasione della sua partecipazione al funerale della badessa del monastero di Seydnaya.
In un paese in cui la vita di ognuno è sotto controllo 24 ore su 24, e che la residenza damascena del presidente è blindata più della White House, questo sembra apparire inverosimile. Ed invece non lo è per un paese come la Siria ove, cosa che è successa a me solo qualche settimana fa è possibile occasionalmente incontrare il Patriarca ortodosso Igratius Zakka I°, in un ristorante mentre sorseggia un caffè! Zakka I° rappresenta la guida spirituale degli ortodossi di tutto il medio oriente, una specie di Papa. Insomma, potremmo mai immaginarci in Italia di incontrare Benedetto XVI seduto a prendere un caffè in un bar di Piazza Navona e, come se non bastasse, essere invitato a prendere un caffè con lui e, inoltre, a partecipare ad una cerimonia di investitura di 3 nuovi vescovi e poi di rimanere a pranzo con lui insieme a tutta la famiglia? Ecco… anche questa è la Siria, dove la generosità, l’ospitalità, l’altruismo e la semplicità sono elementi caratteriali comuni alla stragrande maggioranza della popolazione.
Nonostante le sanzioni internazionali, ancora non c’è lo spettro della crisi economica. In un momento in cui l’Italia, parole di Napolitano, sta vivendo il momento di crisi più difficile dalla fine del secondo conflitto mondiale, senza esserci alcuna ragione se non quelle della speculazione finanziaria ed economica, rimane sorprendente che la Siria riesca ad avere un tasso di crescita del 0.6% nonostante il difficilissimo periodo che sta vivendo, prossimo alla guerra civile. Cinque anni fa, questo paese ha avuto una crescita del 6% e tutti gli investitori mondiali erano stimolati a portare il proprio danaro qua. Sono nate come funghi banche private francesi, tedesche, l’Italia è diventato il primo partner commerciale e……. nessuno ricordava che circa 10 anni prima Afez, il padre di Hassad, avesse compiuto un massacro nella città di Hama, sedando una rivolta nel sangue con oltre 20.000 morti in 3 giorni. Oggi, tutto è stravolto e la Siria è entrata nel mirino della stragrande maggioranza delle nazioni occidentali, con un cambiamento di rotta direi sorprendente. Ma questa illogicità delle relazioni diplomatiche è storicamente stato alla base delle diplomazie occidentali in medio oriente. In Iraq, Saddam Hussein è stato prima sostenuto dagli occidentali quando era comodo sostenerlo nel conflitto anti-Iran, poi è diventato un acerrimo nemico tanto da fargli due guerre ed impiccarlo. In Libia, Gheddafi è stato considerato prima un terrorista, poi un leader moderato tale da poter intrecciare con lui importanti relazioni economiche (…. basti pensare alle sue proprietà finanziarie in Italia…), poi un tiranno sanguinario ed un criminale condannato a morte. Stesso dicasi per l’egiziano Mubarak, “burattino” nelle mani degli USA quando era comodo, ossia dopo la guerra del 1973, avere uno stato “sotto controllo” ai confini d’Israele e vicino all’Arabia Saudita, serbatoio mondiale del petrolio. Arabia Saudita che, nonostante le leggi estremamente antifemmiste e l’impossibilità a professare una religione diversa da quella islamica, non viene tacciata di essere antidemocratica. Stesso discorso per Bahrein ed Emirati Arabi.
Insomma: ci sarebbe molto da dire e da riflettere.
Nel frattempo, ha smesso di piovere. Fra le nuvole fa capolino un caldo e sorridente sole. È giunto il momento di andare in città. Già stasera iniziano i festeggiamenti per la festa islamica dell’Aid, e le strade si affollano di gente, luci, colori, profumi, suoni che dimostrano come la gente comune desideri solo una cosa: vivere in pace. Ed in questo non c’è alcuna differenza tra Damasco, Roma, Tokyo e New York.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3232
RispondiEliminaCiao, blog interessante, con calma leggerò tutti gli articoli :)
RispondiEliminaTi lascio il link ad un set di foto in Siria. Le foto non sono mie, non è pubblicità indiretta, non a me per lo meno :)
http://www.flickr.com/photos/onewhiteduck/sets/72157622427717570/