Traduzione da Strategic Culture, 11 novembre 2024.
Le elezioni ci sono state. Trump entrerà in carica a gennaio. Molti degli attuali membri della nomenklatura di partito saranno sostituiti. E sarà annunciata una linea politica diversa. Prendere effettivamente il potere sarà più difficile che non insediarsi alla Casa Bianca: gli Stati Uniti si sono trasformati in una quantità di disparati feudi -quasi dei principati- dalla CIA al Dipartimento di Giustizia. E le "agenzie" di regolamentazione sono state create per preservare il controllo della nomenklatura sulla linfa vitale del sistema.
Non sarà propriamente facile convincere questi avversari ideologici ad adottare una nuova mentalità.
Tuttavia, le elezioni statunitensi sono state anche un referendum sul mainstream intellettuale che prevale in Occidente. E questo avrà probabilmente ripercussioni più determinanti di quante ne avrà sul piano interno il voto degli Stati Uniti, per quanto importante. Gli Stati Uniti si sono allontanati strategicamente dalla tecno-oligarchia manageriale che ha preso piede negli anni Settanta; un cambiamento che si riscontra in tutti gli Stati Uniti.
Nel 1970, Zbig Brzezinski (che sarebbe diventato consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter) scrisse un libro che prevedeva la nuova era. Quella che allora chiamò l'era tecnologica
"comportava la graduale comparsa di una società sottoposta a un maggiore controllo. Una tale società... dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali... [e che praticava] una sorveglianza continua su ogni cittadino... [insieme alla] manipolazione del comportamento e del funzionamento intellettuale di tutte le persone... [sarebbe diventata la nuova norma]".
In un altro scritto Brzezinski sosteneva che "lo Stato nazionale... ha cessato di essere la principale forza creativa: Le banche internazionali e le multinazionali agiscono e pianificano in termini molto più avanzati di quanto faccia il piano politico dello Stato nazionale".
Brzezinski si sbagliava di grosso sui vantaggi di una governance tecnologica cosmopolita. E si sbagliava decisamente, e in modo disastroso, nelle indicazioni politiche che traeva dall'implosione dell'Unione Sovietica nel 1991 per cui nessun Paese o gruppo di Paesi avrebbe mai osato opporsi al potere degli Stati Uniti. In La grande scacchiera Brzezinski sosteneva che la Russia non avrebbe avuto altra scelta che cedere all'espansione della NATO e ai dettami geopolitici degli Stati Uniti.
Invece la Russia non ha ceduto. E l'euforia da "fine della storia" delle élite del 1991 ha portato l'Occidente a scatenare la guerra in Ucraina per dimostrare che nessun singolo Paese poteva sperare di opporsi al peso combinato di tutta la NATO. Lo dicevano perché ne erano convinti. Credevano nel Destino Manifesto dell'Occidente. Non hanno capito che la Russia aveva altre carte da giocare.
Oggi, la guerra in Ucraina è persa. Centinaia di migliaia di persone sono morte inutilmente per colpa di una condotta presuntuosa. E l'"altra guerra" in Medio Oriente non è diversa. La guerra dello stato sionista e degli USA contro l'Iran finirà con una sconfitta e decine di migliaia di palestinesi e libanesi saranno morti inutilmente.
Anche le "guerre per sempre" previste dal Comandante Supremo della NATO all'indomani dell'11 settembre per abbattere una serie di Stati sovrani -prima l'Iraq, poi la Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e l'Iran- non solo non hanno portato al consolidamento dell'egemonia statunitense, ma hanno invece portato a Kazan e ai BRICS, con la loro lunga lista di aspiranti membri pronti ad opporsi al colonialismo straniero.
Il vertice di Kazan si è svolto all'insegna della cautela e non ha prospettato soluzioni a pioggia. Alcuni Paesi hanno esitato; la settimana successiva si sarebbero tenute le elezioni presidenziali statunitensi. I commenti di Putin nei loro confronti sono stati attentamente ponderati: guardate cosa possono fare a voi gli Stati Uniti se doveste cadere in fallo, in qualsiasi momento. Pensate a proteggetevi.
Tutto ciò che il Presidente dei BRICS (Putin) ha potuto dire, in questo frangente, è stato: Ecco i problemi che [dobbiamo risolvere]. È prematuro in questo momento creare una struttura alternativa a Bretton Woods. Ma possiamo creare i fondamenti di un'alternativa prudente per lavorare nell'ambito del dollaro: il sistema di regolamento e compensazione BRICS Clear; un'unità di conto di riferimento; una struttura di riassicurazione e la BRICS Card, un sistema di carte di pagamento al dettaglio simile ad AliPay.
Forse una valuta di riserva e proprio tutto quanto l'armamentario di Bretton Woods non saranno necessari. La tecnologia finanziaria si sta evolvendo rapidamente e, a condizione che il sistema di compensazione dei BRICS funzioni davvero, alla fine potrebbe nascere una moltitudine di canali commerciali distinti per una finanza legata all'evoluzione tecnologica.
Solo che "una settimana in politica è un periodo lungo". E di lì a una settimana il paradigma intellettuale occidentale è stato sconvolto. I fischi per fiaschi degli ultimi cinquant'anni sono stati rifiutati in modo trasversale dagli elettori statunitensi. L'ideologia del rinnegamento del passato culturale, l'accantonamento delle lezioni della storia (per prospettive, si sostiene, "sbagliate") e il rifiuto dei sistemi etici riflessi nei miti e nelle storie di una comunità sono stati rifiutati a loro volta.
L'idea di essere un paese civile tra i tanti è tornata praticabile. Il dubbio radicale e il cinismo della sfera anglosassone si riducono a una prospettiva tra le tante. E non possono più essere la narrazione universale.
Ebbene, dopo le elezioni statunitensi la consapevolezza dei BRICS deve aver messo il turbo. Idee che una settimana prima sarebbero state praticamente inconcepibili sono diventate possibili e praticabili. Quando guarderanno a questo periodo gli storici potranno anche osservare che la futura architettura della moderna finanza globale e della moderna economia globale possono aver attraversato a Kazan un parto laborioso, ma sono comunque un neonato sano.
Tutto questo avverrà senza intoppi? Ovviamente no. Le differenze tra gli Stati membri e "partner" dei BRICS rimarranno, ma questa settimana si è aperta una finestra, è entrata aria fresca e molti respireranno più facilmente. Se c'è una cosa che dovrebbe essere chiara è che è improbabile che una seconda amministrazione Trump sentirà il bisogno di lanciare una "guerra al mondo" per mantenere la propria egemonia globale, come la Strategia per la Difesa Nazionale del 2022 affermava con insistenza.
Gli Stati Uniti infatti si trovano oggi a dover affrontare le proprie contraddizioni strutturali interne, alle quali Trump ha fatto regolarmente allusione ogni volta che ha parlato dell'evaporazione dell'economia reale statunitense a causa della delocalizzazione della base manifatturiera. Un recente rapporto della RAND Organization afferma chiaramente che la base industriale della difesa statunitense non è in grado di soddisfare le esigenze di equipaggiamento, tecnologia e munizioni degli Stati Uniti, dei loro alleati e dei loro partner. Un conflitto prolungato, specialmente in più teatri contemporaneamente, richiederebbe una capacità molto maggiore [e un bilancio della difesa sostanziosamente più ricco].
Il piano di rilancio industriale di Trump tuttavia prevede tariffe dolorosamente elevate per le industrie manifatturiere statunitensi; la fine del lassismo a livello federale e l'abbassamento delle tasse suggeriscono tuttavia un'inversione di rotta verso il rigore fiscale dopo decenni di indulgenza e di prestiti incontrollati, non grandi spese militari. La spesa per la difesa, tra l'altro, durante la Guerra Fredda si basava su aliquote marginali massime d'imposta sul reddito superiori al 70% e su aliquote d'imposta sulle società in media del 50%, il che non sembra corrispondere a quello che Trump ha in mente.
In una recente intervista il professor Richard Wolff ha affermato che l'Occidente nel suo complesso si trova in gravi difficoltà finanziarie, proprio a causa delle scriteriate spese degli esecutivi:
Per la prima volta, un paio di anni fa, gli obbligazionisti non sono stati disposti a continuare a finanziare il deficit della Gran Bretagna, e [il governo britannico è stato cacciato]. Il signor Macron sta andando incontro allo stesso destino. Gli obbligazionisti hanno detto ai francesi che non hanno intenzione di continuare a finanziare il loro debito nazionale. Ecco come funziona. Gli obbligazionisti dicono ai francesi "Dovete ridurre le spese"... Gli obbligazionisti dicono "Dovete smettere di fare deficit". Come ogni laureato sa, un modo per ridurre il deficit potrebbe essere quello di tagliare le spese. Esiste anche un'alternativa: si chiama tassare. E si chiama tassare le società e i ricchi, perché gli altri non hanno più nulla da farsi spremere; avete fatto tutto quello che potevate [fare, con le tasse che potevate imporre ai cittadini francesi comuni]. Tassare le società e i ricchi... in un certo senso non solo non è una cosa praticabile, ma non è nemmeno in discussione. Non può essere nemmeno presa in considerazione: nulla. Oppure, qualcosa di talmente inconsistente che non riuscirà mai a risolvere il problema del deficit. Adesso abbiamo troppo debito. E si scopre che il governo, come quello statunitense, nei prossimi anni dovrà spendere per ripianare il debito tanto quanto per la difesa. E questo non lascia molto agli altri capitoli di spesa. E ecco che tutti gli altri dicono no, no, no, no, no, no, no. E adesso coloro che hanno sottoscritto obbligazioni statali si preoccupano, perché un modo per risolvere la questione sarebbe smettere di pagare gli obbligazionisti e questo, ovviamente, non deve mai accadere. Quindi ci sono due assurdità. Non si può smettere di pagare gli obbligazionisti -o meglio, ovviamente si può, ma con conseguenze disastrose- e non si possono tassare le società e i ricchi. Anche se ovviamente si può. Penso che stiamo raggiungendo un punto in cui queste contraddizioni sono arrivate a fare massa critica. Non è necessario essere uno hegeliano o un marxista per capire che queste contraddizioni che si accumulano sono molto profonde, molto gravi e di fondamentale importanza.
Ci dicono che da un lato il mondo non accetta che la visione occidentale possa essere applicata a livello universale, e che dall'altro l'Occidente non ha oggi le risorse finanziarie per perseguire il primato globale, se mai le ha avute: Zugzwang.
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