martedì 5 novembre 2024

Alastair Crooke - La strategia di Netanyahu e la narrativa di guerra immaginaria: "Se funziona, bene; se non funziona, niente di grave. Proveremo qualcos'altro"


Traduzione da Strategic Culture, 4 novembre 2024.

Sabato 26 ottobre 2024 circa cento aerei dello stato sionista hanno attaccato l'Iran a distanza, mantenendosi sull'Iraq a circa settanta chilometri dal confine iraniano.
Un autore del Wall Street Journal, Walter Russell Meade, Distinguished Fellow dello Hudson Institute, ha scritto: "Gli aerei da guerra dello stato sionista non si sono limitati a paralizzare i sistemi di difesa aerea dell'Iran e a infliggere colpi dolorosi ai suoi impianti di produzione di missili. Hanno anche inviato un messaggio: lo stato sionista sa dove sono i punti deboli strategici di Tehran e può colpirli quando vuole".
Russell Mead trae da questa lettura questo dato sostanziale: "Le forze militari che hanno accesso alla tecnologia militare e alle capacità di raccolta dati statunitensi possono spazzare via le forze armate che si affidano a Mosca... La tecnologia statunitense è il non plus ultra nel mondo della difesa; a maggior ragione per un Paese come lo stato sionista, che ha notevoli capacità tecnologiche e di intelligence".
La guerra occidentale, dalle realtà immaginate e create, si estende quindi oltre l'Ucraina per arrivare fino in Iran.
La narrativa -con la postulata invincibilità della tecnologia e dei servizi statunitensi- deve rimanere in piedi. Al diavolo i fatti. La posta in gioco è troppo alta per pensare a passi indietro a favore della veridicità. Un osservatore più sobrio ed esperto nota tuttavia, dopo aver riflettuto per quattro giorni, che
gli attacchi dell'aeronautica militare dello stato sionista sembrano aver prodotto risultati minimi; sembra tuttavia che agenti infiltrati in Iran siano riusciti a mandare a segno diversi droni [con danni insignificanti]. Gli aerei dello stato sionista hanno lanciato molti missili [circa 56], tutti dalla massima distanza possibile. L'Iran ha messo in campo MOLTI missili di difesa aerea. Non ci sono notizie certe, né prove video (finora) di attacchi di vaste proporzioni a mezzo missili balistici su obiettivi iraniani significativi. Gli iraniani dicono di aver intercettato la maggior parte dei missili attaccanti, ma ammettono che alcuni sono riusciti a passare.
Come al solito, la narrazione bellica immaginaria che viene trasmessa è completamente distaccata da ciò che può essere osservato dalle immagini a terra. Russell Meade stava a tutti gli effetti avanzando la pretesa che non ci accorgessimo che l'attacco dello stato sionista è fallito, che non ha paralizzato le difese aeree e che non ha devastato alcun obiettivo significativo.
Eppure, come scrive il professor Brian Klaas, "il mondo non funziona come noi facciamo finta [o immaginiamo] che funzioni. Troppo spesso siamo portati a credere che sia un sistema strutturato e ordinato, definito da regole e schemi chiari. Questo è il meme alla base della narrazione che intende le leggi come prescrittive. L'economia, a quanto pare, si basa quindi su curve di domanda e offerta. La politica è una scienza. Persino le convinzioni umane possono essere tracciate, definite e rappresentate con un grafico; utilizzando la giusta regressione e un numero sufficiente di dati, è possibile comprendere anche gli elementi più sconcertanti della condizione umana". Si tratta di una versione riduttiva della realtà, una versione da libro di favole.
Sebbene nel XIX secolo alcuni studiosi credessero nell'esistenza di leggi che regolavano il comportamento umano, la scienza sociale è stata rapidamente costretta ad abbandonare l'idea che delle leggi fisiche ferree fossero direttamente alla base di una "fisica" sociale.
L'approccio più comune oggi, che riflette un ritorno alla modellazione guidata dai dati nella "scienza" politica in ambito occidentale, è quello di utilizzare i dati empirici del passato per individuare modelli ordinati che indichino relazioni stabili tra cause ed effetti.
In genere, la filosofia del materialismo dialettico è vista in alcune capitali come l'apice di un approccio scientifico oggettivo alla politica e alla sociologia umana e i suoi adepti riscuotono stima in quanto "scienziati". Appianando la complessità quasi infinita, le sintesi lineari fanno apparire il nostro mondo non lineare come se il suo andamento seguisse la confortante progressione di un'unica linea ordinata. È un gioco di prestigio. E per portarlo a termine con successo, gli "scienziati" devono eliminare tutto ciò che vi appare come inaspettato o come inspiegabile.
La pretesa oggettività di questa metodologia, tuttavia, risiede essenzialmente in un attributo culturale derivato dalla comprensione lineare e teleologica presente nelle tradizioni giudaico-cristiane.
È questa convinzione di una comprensione "scientifica" e lineare della storia ciclica che conferisce un forte senso finalistico all'analisi politica. Il professor Dingxin Zhao osserva come, a differenza di altre strutture metafisiche, essa consenta ai credenti di creare uno Zeitgeist più impegnato, costringendo gli individui all'interno della comunità ad agire in linea con l'esito teleologico previsto.
Non è difficile vedere in questa premessa teleologica il fondamento dell'ossessione odierna per la creazione di immaginarie narrazioni vittoriose. Il professor Dingxin Zhao avverte che coloro che fanno previsioni lineari sull'andamento degli eventi umani secondo la "scienza" materiale meccanicistica, possono facilmente convincersi di essere gli unici a possedere le convinzioni corrette e ad essere allineati con il giusto percorso di analisi. E che gli altri si trovino semplicemente dalla parte del torto, proprio come gli Stati che sono arrivati a fare "erroneamente" affidamento sulla tecnologia militare russa piuttosto che sul non plus ultra statunitense.
In una scienza sociale che segue un paradigma dominante e arrogante, il nostro mondo viene trattato come un qualcosa che può essere compreso, controllato e piegato ai nostri capricci. Le cose non stanno così.
Nel suo bestseller Chaos: Making a New Science (1987), James Gleick "osserva che la scienza del XX secolo sarà ricordata per tre cose: la relatività, la meccanica quantistica (MQ) e il caos. Queste teorie si distinguono perché spostano la nostra comprensione della fisica classica verso un mondo più complesso, misterioso e imprevedibile", scrive Erik van Aken.
La teoria del caos è emersa negli anni '60 e nei decenni successivi i fisici matematici ne hanno riconosciute le intuizioni per la comprensione dei sistemi dinamici del mondo reale.
Questi cambiamenti fondamentali però hanno avuto scarso impatto sul paradigma del pensiero occidentale, che è ancora visto dalla maggior parte degli occidentali come una macchina in cui ogni azione, come la caduta di una tessera del domino, innesca inevitabilmente un effetto prevedibile.
"Anche se ci troviamo in un mondo imprevedibile in cui quasi tutto influenza tutto il resto, la parola "causa" inizia a perdere di significato. Per quanto certi eventi sembrino non correlati o remoti, tutti hanno qualche convergenza e contribuiscono a una complessa rete o matrice di causalità".
Bertrand Russell, nel suo On the Notion of Cause (1912-13), arrivò a due conclusioni significative. In primo luogo, che la corrente nozione convenzionale di causalità non è fondata sulla fisica. In secondo luogo, se nozioni come "causa" devono essere riducibili alla fisica, dovremmo eliminare del tutto l'uso semplicistico del vocabolo causa.
Come possiamo quindi dare un senso ai cambiamenti sociali quando i cambiamenti conseguenti spesso nascono dal caos? Intanto che cerchiamo ordine e modelli, forse passiamo meno tempo a concentrarci su una verità ovvia ma consequenziale: gli eventi inaspettati e inspiegabili sono importanti. In altre parole, hanno una qualità e un significato.
Uno di questi eventi si è apparentemente verificato sabato 26 ottobre, quando sembra che l'attacco dello stato sionista contro l'Iran si sia imbattuto in un inatteso e considerevole ostacolo nelle prime fasi dell'operazione contro le difese aeree nemiche che puntava a sopprimere e distruggere le difese aeree dell'Iran. A quanto pare, la prima ondata di attacchi era intesa come un primo passo diretto a rendere praticabile lo spazio aereo iraniano, per spianare la strada ai successivi attacchi condotti da F-35 armati di bombe convenzionali.
L'evento inatteso? "I media dello stato sionista hanno riferito che un sistema di difesa aerea sconosciuto è stato utilizzato per abbattere obiettivi sopra la provincia di Tehran". Secondo quanto riferito, l'operazione dello stato sionista sarebbe stata cancellata subito dopo, mentre ai quattro venti à stata proclamata la narrativa vittoriosa poi ripresa tra i molti altri anche dal WSJ.
La narrativa vittoriosa era troppo preziosa perché si potesse rinunciarvi, ovviamente. Solo che gli eventi inspiegabili hanno la loro importanza.
Se gli aerei dello stato sionista (o quelli statunitensi) non riescono a penetrare lo spazio aereo iraniano protetto, in tutto o in parte -e il 26 ottobre nessun aereo dello stato sionista è entrato nello spazio aereo iraniano- l'intero paradigma per un attacco militare statunitense o dello stato sionista viene meno perché l'Iran dispone di un arsenale missilistico convenzionale di portata schiacciante e custodito molto in profondità con cui reagire.
Allo stesso modo crolla anche il paradigma della "Grande Vittoria" di Netanyahu, come scrive Ronen Bergman, autorevole commentatore dell'intelligence sionista:
Un alto funzionario della sicurezza dello stato sionista l'ha definita così: "Successo attraverso il fallimento". Lo stato sionista è entrato in guerra a Gaza per raggiungere due obiettivi, il rilascio degli ostaggi e lo smantellamento delle capacità militari di Hamas. Per non parlare della sua distruzione in una vittoria assoluta con il crisma del divino. Dopo aver fallito nel raggiungere anche soltanto uno di questi obiettivi, ne è stato aggiunto un altro sul fronte settentrionale: riportare i residenti in sicurezza nelle loro case. E anche a questo non è chiaro come ci arriveremo. Alcuni credono che il fronte meridionale possa essere chiuso con una vittoria sul fronte settentrionale. Adesso poi siamo sicuri che se solo assestiamo un colpo vittorioso all'Iran, ne sarà conseguenza la chiusura del fronte settentrionale; questo chiuderà anche il fronte meridionale.
L'Iran dice che intende infliggere allo stato sionista un colpo doloroso per l'attacco del 26 ottobre. E lo stato sionista dice che proverà di nuovo a colpire l'Iran.
Come fa lo stato sionista ad andare avanti così? Beh, nota l'alto funzionario della sicurezza: "forse la risposta è 'perché tutto è diventato normale'. Ciò che ci sembra impossibile -una cosa che non c'è modo che accada- improvvisamente accade... E tutti si abituano a questo, [e si abituano] alla mancanza di strategia. La mancanza di strategia, da accidentale che è, diventa una caratteristica stabile... Quindi nulla di grave, proveremo qualcos'altro".

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