Un presidio d'urgenza convocato dagli attivisti vicini al Consiglio di Fabbrica della GKN ha avvertito dell'utilità di presenziare sotto la sede del Consiglio della Toscana, una sera di dicembre che era una sera di dicembre, di quelle che il cambiamento climatico non sarebbe dispiaciuto si fosse fatto sentire con un pizzico di decisione in più.
A che punto fossero la sostituzione etnica, le scie chimiche, i vaccini col grafene (o era la grafite?) e il resto della rumenta del noncelodicono non si sa.
Il Consiglio aveva in programma la discussione di una legge sui consorzi industriali alla cui proposta aveva partecipato proprio il Consiglio di Fabbrica e la cui approvazione era indispensabile perché la reindustrializzazione potesse prendere concretamente il via.
A tardissima notte la legge è stata approvata nonostante le centinaia di emendamenti presentati dalla Lega.
Il 20 dicembre è stata una giornata non da poco, per quel "partito".
A Palermo è arrivato a sentenza un processo in cui il segretario "nazionale" Matteo Salvini era accusato di sequestro di persona.
Matteo Salvini è sovrappeso, divorziato, pubblico peccatore e non è stato buono di prendere uno straccio di triennale. Ma almeno non è un sequestratore, stando al potere giudiziario dello stato che occupa la penisola italiana.
A Firenze invece la Lega era chiamata a salvaguardare posti di lavoro e tessuto produttivo. Roba, forse, minimamente un po' più seria.
E lo ha fatto mettendo i bastoni tra le ruote con impegno perfettamente degno della causa a gente che chiede sostanzialmente di tornare a lavorare.
A Firenze invece la Lega era chiamata a salvaguardare posti di lavoro e tessuto produttivo. Roba, forse, minimamente un po' più seria.
E lo ha fatto mettendo i bastoni tra le ruote con impegno perfettamente degno della causa a gente che chiede sostanzialmente di tornare a lavorare.
La nottata all'addiaccio -con eventuali infreddature vin rosso nonostante- pare si debba per intero o quasi alla signora o signorina Elena Meini, in quota Lega nell'organo governativo di cui sopra.
Le conclusioni sul conto di chicchessia cui si può arrivare avendo a disposizione Google, un computer da due spiccioli e un po' di dente avvelenato sono spesso piuttosto stimolanti.
Nel caso di Elena Meini, che non è propriamente una ragazzina, abbiamo un curriculum che ne attesta il vivere di democratismo rappresentativo dal 2016 e un "laurea non conseguita" che ha senz'altro il pregio della sincerità.
Il pezzo migliore è comunque elenameini.it, in cui non si è degnata nemmeno di togliere i testi campione presenti sul template di WordPress.
L'interessata non si scomponga troppo per rimediare: archive.org difficilmente perdona.
Una personalità titanica, anche questa.
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