lunedì 9 dicembre 2024

Finis Syriae



Dicembre 2024. Il qui spessissimo tradotto Alastair Crooke difficilmente si esprime in modo avventato o privo di solidi argomenti. Sta di fatto che un aggregato armato e mantenuto dalla Repubblica di Turchia che una delle fonti di Crooke aveva appena definito "un calderone non molto efficace in termini di capacità militari ma molto avido" ha tolto di mezzo i vertici della Repubblica Araba di Siria.
Con una passeggiata militare o poco più, a quanto pare.
Dall'aggressione statunitense all'Iraq del 2003 -motivata dalla necessità di neutralizzare arsenali di armi chimiche mai trovati- in Medio Oriente tutti i leader laici sono stati sostituiti a seconda delle contingenze da copie mediaticamente più accettabili, da esecutivi sanguinari ma nel senso giusto, o più spesso dal caos puro e semplice che segue al fallimento di uno Stato. Ogni volta c'è qualche scena di giubilo, raccolta, diffusa e soprattutto amplificata da liberali da gazzettina che per il resto del tempo fanno i deregulator coi diritti degli altri e i liberisti coi fondi pubblici per l'editoria, e da sionisti di complemento variamente ringhiosi e variamente ben vestiti. Più o meno gli stessi che amano insegnare che nessun pasto è gratis con la briosa noncuranza di chi sa benissimo che metterà il ristorante in nota spese.
Lo stato sionista e l'Occidente in generale si concedono ogni giorno qualsiasi arbitrio in termini di iniziativa militare, come è logico attendersi da chi uccide per primo e va anche a dirlo tranquillamente in giro, salvo accusare gli avversari di fare più o meno lo stesso. Ma almeno non hanno grosse preferenze, su come si comporta chi viene lasciato a portar via le macerie: basta che il flusso del denaro non venga intollerabilmente disturbato da elementi sgraditi.
Se non altro, in Siria la situazione si è evoluta in modo talmente rapido da aver risparmiato alle persone serie mesi e mesi di ulteriori piagnistei sulle lesbiche di Damasco.
Riportiamo invece ancora una volta le assai più serie considerazioni che William Dalrymple espresse a metà anni Novanta nel suo Dalla montagna sacra.
Il periodo di incertezza per i Cristiani della Siria si concluse con il colpo di stato di Assad nel 1970. Assad era un alawita, membro di una minoranza musulmana considerata dai Sunniti ortodossi come eretica, e denominata in tono denigratorio Nusayri (o Piccoli Cristiani). Assad si è insediato al potere formando quella che in effetti era una coalizione delle molte minoranze religiose della Siria — Sciiti, Drusi, Yazidi, Cristiani e Alawiti — grazie alla quale fu in grado di controbilanciare il peso della maggioranza sunnita.[...] L’unico problema in tutto ciò, per quanto riguarda i Cristiani, è l’insinuarsi della consapevolezza che quasi sicuramente li aspetta un altro rovesciamento della sorte, forse molto più selvaggio, quando Assad morirà o quando il suo regime dovesse crollare. I Cristiani della Siria hanno osservato con preoccupazione i movimenti islamici che stanno acquistando forza in tutto il Medio Oriente, e i Cristiani più ricchi hanno investito tutto in due passaporti (o almeno così dicono le voci), giusto nel caso che la Siria diventi pericolosa in una qualche fase futura. "Il fondamentalismo si sta rafforzando tra i Musulmani" disse un uomo d’affari armeno pessimista che incontrai mentre gironzolavo nei bazar di Aleppo. "Basta guardare le ragazze: ora indossano tutte lo hijab: solo cinque anni fa erano tutte scoperte. Dopo la morte di Assad, o le sue dimissioni, nessuno sa quello che accadrà. Finché la bottiglia è chiusa con un tappo saldo, va tutto bene. Ma il tappo finirà per esplodere: e allora nessuno sa cosa ci accadrà."

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