Traduzione da Strategic Culture, 23 dicembre 2024.
James Jeffrey, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq e in Turchia, in una intervista del marzo 2021 col canale televisivo pubblico statunitense Frontline, ha descritto con molta chiarezza le linee di quanto è successo in Siria in questo dicembre 2024.
La Siria, date le sue dimensioni, la sua posizione strategica, la sua importanza storica, è fondamentale per capire se [può esistere] nella regione un sistema di sicurezza gestito dagli statunitensi... E quindi esiste questa ampia alleanza, legata con noi a doppio filo. Ma. .. in Siria i motivi di tensione hanno ripercussioni di vastissima portata.
Jeffrey ha spiegato -in questa intervista del 2021- perché gli Stati Uniti si sono messi a sostenere Jolani e lo Hayat Tahrir al-Sham (HTS):
Abbiamo ottenuto da Mike Pompeo una deroga che ci consentisse di fornire aiuti allo HTS; io stesso ho ricevuto e inviato messaggi allo HTS. I messaggi con cui lo HTS rispondeva erano del tipo "Noi [HTS] vogliamo essere vostri amici. Non siamo terroristi. Stiamo solo combattendo contro Assad".
L' intervistatore di Frontline chiede: Gli Stati Uniti stavano "sostenendo indirettamente l'opposizione armata"? Al che Jeffrey risponde:
Per noi era importante che lo HTS non si disgregasse... la nostra politica era... di lasciarlo in pace... E in effetti non lo abbiamo mai preso di mira e non abbiamo mai alzato la voce con i turchi riguardo alle loro brighe con lo HTS. In effetti, ho proprio citato questo esempio l'ultima volta che ho parlato con personalità turche di alto livello quando hanno iniziato a lamentarsi dei rapporti che noi [gli Stati Uniti] abbiamo con le SDF [in Siria orientale].Ho detto loro: "Sentite, la Turchia ha sempre sostenuto che volete che restiamo nel nord-est della Siria, e ancora lo sostiene. Ma voi non capite. Non possiamo essere nel nord-est della Siria senza una base sicura, perché lì i nostri soldati sono solo poche centinaia... è come per voi a Idlib," ho detto. "Noi vogliamo che rimaniate a Idlib, ma non potete restarci senza una base sicura. E questa base sicura è in gran parte costituita dallo HTS. Ora, a differenza delle SDF, lo HTS è un'organizzazione terroristica ufficialmente definita come tale dalle Nazioni Unite. Ci siamo mai lamentati con voi, io o qualche altro funzionario statunitense, di quello che state facendo con lo HTS? Non mi pare...".
David Miller, un accademico britannico, ha notato che nel 2015 l'eminente studioso musulmano sunnita siriano Shaykh al-Yaqoubi (che è contro Assad), non si fidava degli sforzi di Jolani per ribattezzare AlQaeda come Jabhat an Nusra. Jolani, nell'intervista rilasciata ad Al Jazeera nel 2013, aveva ribadito per due volte la sua fedeltà ad AlQaeda affermando di aver ricevuto ordini dal suo capo, il dottor Ayman [al-Zawahiri]... ordini che imponevano di non prendere di mira l'Occidente. Confermò il suo atteggiamento, che era improntato a una inflessibile intolleranza nei confronti di coloro che praticano un Islam "eretico".
Miller commenta:
Mentre lo Stato Islamico in Iraq e nel Levante si mette il vestito buono, permette che la Siria venga fatta a pezzi dagli Stati Uniti, predica la pace con lo stato sionista, vuole il libero mercato e fa accordi sul gas con i suoi protettori regionali, i suoi "veri credenti"... nella diaspora identitaria sunnita non si sono ancora accorti di essere stati venduti come era nei piani.Quando non li vede nessuno, quelli che nei paesi della NATO hanno messo in piedi questa guerra si prendono gioco di questa giovane carne da cannone salafita che da tutto il mondo si va a cacciare nel tritacarne. Gli stipendi da duemila dollari sono bruscolini rispetto alle ricchezze in termini di opere edilizie e di gas che dovrebbero tornare nelle casse di Turchia, Qatar, stato sionista e Stati Uniti. Hanno ucciso la Palestina per questo, e passeranno i prossimi trent'anni a giustificarsi sulla base di qualsiasi linea di condotta che le costosissime società di pubbliche relazioni ingaggiate dalla NATO e dagli Stati del Golfo gli propineranno... L'operazione di rovesciamento del governo in Siria è stata il colpo gobbo del secolo.
Naturalmente, James Jeffrey non ha raccontato propriamente qualche cosa di inedito. Tra il 1979 e il 1992 la CIA ha speso miliardi di dollari per finanziare, armare e addestrare le milizie dei mujahiddin afghani -come Osama bin Laden- nel tentativo di dissanguare l'URSS trascinandola in un pantano. Ed è dai ranghi dei mujahiddin che è emersa AlQaeda.
"Eppure negli anni 2010 gli Stati Uniti, nonostante fossero a quanto pareva in guerra con AlQaeda in Iraq e in Afghanistan, stavano segretamente collaborando con essa in Siria per rovesciare Assad. La CIA spendeva circa un miliardo di dollari all'anno per addestrare e armare un'ampia rete di gruppi ribelli a questo scopo. Come scriveva Jake Sullivan al Segretario di Stato Hillary Clinton in una email il cui contenuto è stato rivelato nel 2012, “AQ [al-Qaeda] in Siria è dalla nostra parte", osserva Alan Macleod su Consortium News.
I resoconti della stampa turca confermano ampiamente che lo scenario ritratto da Jeffrey corrisponde al piano messo in atto oggi: Ömer Önhon, una lunga carriera come ambasciatore e vice-segretario responsabile per il Medio Oriente e l'Asia presso il Ministero degli Affari Esteri turco, scrive che
l'operazione per rovesciare il governo di Assad in Siria è stata meticolosamente pianificata per oltre un anno, con il coinvolgimento coordinato di Turchia, Stati Uniti e diversi altri Paesi. Attraverso varie dichiarazioni è emerso chiaramente che la cacciata di Assad è stata il risultato di un'intricata rete di accordi tra quasi tutte le parti interessate. Sebbene lo HTS stia lavorando attivamente per rendersi presentabile, che sia diventato presentabile sul serio è una cosa ancora tutta da dimostrare.
La vicenda dello HTS ha un precedente. Nell'estate successiva alla guerra (persa) dello stato sionista contro Hezbollah nel 2006, Dick Cheney si sedette nel suo ufficio lamentando ad alta voce il fatto che Hezbollah fosse ancora forte e, cosa ancora peggiore, che gli sembrava che l'Iran fosse stato il principale beneficiario della guerra in Iraq condotta dagli Stati Uniti del 2003.
L'ospite di Cheney -l'allora capo dei servizi sauditi principe Bandar- concordò vigorosamente (come riferito da John Hannah, che era presente all'incontro) e, nella sorpresa generale, affermò che l'Iran poteva ancora essere ridimensionato: la Siria era l'anello debole, e si poteva romperlo ricorrendo a un'insurrezione islamista. Lo scetticismo iniziale di Cheney si trasformò in euforia quando Bandar disse che il coinvolgimento degli Stati Uniti avrebbe potuto rivelarsi non necessario. Lui -Bandar- avrebbe messo in piedi e diretto l'operazione: "Lasciate fare a me", disse. Bandar disse poi a tu per tu con John Hannah: "Il Re sa che -a parte il crollo della Repubblica Islamica stessa- nulla indebolirebbe l'Iran più della perdita della Siria".
Bene... quel primo sforzo non ha avuto successo. Ha portato a una sanguinosa guerra civile, ma alla fine il governo del presidente Assad aveva retto.
Insomma, Jeffrey nel 2024 non ha fatto altro che riprendere il seguito del piano: il "colpo di mano" wahabita ordito in Siria da parte dei Paesi del Golfo doveva semplicemente essere sostituito in un analogo colpo perpetrato dallo HTS, ad opera di un aggregato dotato di un nuovo nome ma formato da varie milizie, per lo più costituite da ex combattenti (molti non siriani) di AlQaeda/an Nusra e dello Stato Islamico, in questo secondo tentativo diretti dai servizi turchi e finanziati dal Qatar.
La Siria è stata così disintegrata e messa a sacco col pretesto di "liberare" i siriani dalla minaccia dello stesso Stato Islamico che Washington prima ha creato e poi ha usato per giustificare l'occupazione del nord-est della Siria da parte delle forze statunitensi. Allo stesso modo, la parte del piano che passa sotto silenzio è quella che consiste nel trasformare la Siria da laica -il suo sistema giuridico è ispirato a quello francese- a islamica ("...implementeremo la legge islamica..."), per giustificare gli attacchi dello stato sionista e l'occupazione di ulteriori territori, iniziative presentate come "misure difensive contro gli jihadisti".
Naturalmente, è fondato ritenere che da tutto questo qualcuno trarrà anche profitto. Non si sono mai raggiunte prove certe, ma le prospezioni sismiche effettuate nel 2011 prima dell'inizio della prima guerra in Siria sembravano indicare la possibile presenza di giacimenti di petrolio o di gas nel sottosuolo, al di là dei relativamente piccoli giacimenti del nord-est. E sì, la ricostruzione sarà una manna dal cielo per lo stagnante settore edilizio turco.
L'esercito siriano allo sbando non rappresentava di per sé una minaccia militare diretta per lo stato sionista. Ci si può quindi chiedere perché lo stato sionista ne stia facendo piazza pulita. "L'obiettivo dello stato sionista è sostanzialmente quello di distruggere la Siria", sostiene il professor Mearsheimer. "Lo stato sionista oltretutto c'entra fino a un certo punto. Credo che nella distruzione della Siria gli statunitensi e i turchi abbiano avuto un ruolo molto più importante dello stato sionista". "Il Paese è distrutto e non conosco nessuno che pensi che i ribelli che ora controllano Damasco saranno in grado di ristabilirvi l'ordine... Dal punto di vista dello stato sionista, meglio di così non potrebbe andare", aggiunge Mearsheimer.
I falchi antirussi negli USA speravano anche che la Russia abboccasse all'esca di una Siria in pezzi e che si facesse coinvolgere in un pantano mediorientale sempre più vasto.
Tutto ciò ci riporta direttamente alla dichiarazione di Jeffrey: "La Siria, date le sue dimensioni, la sua posizione strategica, la sua importanza storica, è fondamentale per capire se [può esistere] nella regione un sistema di sicurezza gestito dagli statunitensi".
La Siria è stata fin dall'inizio, fin dal 1949, il contrappeso regionale dello stato sionista. Adesso questo contrappeso non esiste più ed è rimasto solo l'Iran a bilanciare la pulsione dello stato sionista verso una "Grande Israele". Non sorprende quindi che lo stato sionista stia chiedendo agli USA di prendere parte insieme a un'altra orgia di distruzione, questa volta a spese dell'Iran.
La Russia era a conoscenza di ciò che stava accadendo a Idlib e del fatto che si stava mettendo in piedi il sovvertimento del potere? Certamente! I servizi russi, molto efficienti, dovevano saperlo, dato che è dalla metà degli anni Settanta che esistevano piani del genere per la Siria (tramite lo Hudson Institute e il senatore Scoop Jackson).
Negli ultimi quattro anni Assad ha disperatamente brigato con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto per passare a una posizione più filosionista e più filooccidentale, nella speranza di normalizzare i rapporti con Washington e ottenere così una riduzione delle sanzioni.
Lo stratagemma di Assad è fallito e in Siria probabilmente si avrà l'equivalente di una tragedia greca, di quelle in cui il punto di svolta è rappresentato dal momento in cui gli attori mettono in scena la propria natura. È probabile che si riaccendano tensioni etniche e settarie sopite e che la situazione deflagri. Il vaso di Pandora è stato aperto. Ma la Russia non avrebbe mai abboccato all'esca tuffandocisi dentro.
USA e stato sionista volevano la Siria da tempo. E ora l'hanno ottenuta. Il conseguente caos è colpa loro. E sì, gli Stati Uniti -in teoria- possono congratularsi con se stessi per aver costruito un "un sistema di sicurezza [e di controllo dei flussi dell'energia] gestito dagli statunitensi".
Solo che le classi dirigenti negli USA non avrebbero mai permesso all'Europa di essere indipendente dal punto di vista energetico. Gli Stati Uniti hanno bisogno delle risorse energetiche dell'Asia occidentale per se stessi, per garantire il debito di cui sono sovraccarichi. Gli Stati europei rimangono a piedi proprio mentre la crisi fiscale morde e la crescita in Europa si allontana.
Qualcun altro potrebbe considerare un effetto collaterale, quello di un Medio Oriente in conflitto e probabilmente di nuovo caratterizzato da un orientamento radicale, pronto a infliggere ulteriori grattacapi a un'Europa dove le tensioni sociali sono già accesissime.
Lo stato sionista comunque si gode la sua vittoria. E cosa ha vinto? L'ex capo di Stato maggiore delle forze armate sioniste e ministro della Difesa "Bogie" Ya'alon la mette così:
L'orientamento dell'attuale governo dello stato sionista è quello di conquistare, annettere, fare pulizia etnica... e fondare insediamenti ebraici. I sondaggi mostrano che circa il 70% dei cittadini dello stato sionista, e in qualche caso anche qualche cosa di più, sostiene tanto questa politica quanto l'idea che lo stato sionista sia una democrazia liberale. Questa [contraddittoria] linea ci porterà alla distruzione",
conclude.
Quale altro può essere l'esito definitivo di questo progetto sionista? Ci sono più di sette milioni di palestinesi "tra il fiume e il mare". Dovranno scomparire tutti dalla carta geografica?
Nessun commento:
Posta un commento