Sembra che suscitare infastidita repulsione nelle persone serie occupi una parte sempre crescente nella mission della "libera informazione".
Non che ci sia qualcosa di nuovo. La novità, forse, sta nella totale perdita di ogni freno a questa tendenza.
Il giorno dopo il rovesciamento del governo Assad il Corriere della Sera ha inviato un gazzettiere dei suoi ad assicurare una degna copertura mediatica alle prime ore di statuita libertà.
Non troppi anni fa avremmo potuto aspettarci, a celebrare la ritrovata prosperità di una nazione finalmente unita e felice, un lungo e documentato servizio su una sfilata di giovani donne poco vestite nella Moschea degli Omayyadi.
Solo che la situazione è un po' cambiata e la perdurante contrazione dei redditi, l'ascensore sociale in caduta libera e il potere d'acquisto a galline hanno influito anche sull'agenda del gazzettificio più stolido, per cui in via Solferino hanno pensato a qualcosa di diverso.
I dati ADS indicano da anni una realtà praticamente agonizzante. D'altra parte i discreti ma evidenti cambiamenti di agenda imposti da uno stato di cose cui sarebbe controproducente anche solo accennare hanno fatto sì che a prevalere siano contenuti che fanno riferimento a realtà apparentemente più abbordabili. Ai lettori superstiti delle gazzette più diffuse vengono serviti ogni giorno lunghi brani su mangioteche costose, interviste a ben vestiti che cuociono roba e la vendono a venti volte quello che vale (non sempre riuscendoci, e allora la colpa è sempre di qualcun altro a cominciare dagli sguatteri retribuiti a pacche sulle spalle per dieci ore di lavoro) e di quando in quando anche la celebrazione di comportamenti per lo meno criticabili, come l'abitudine di bere alcolici al mattino.
Tutta questa roba arriva a volte a riempire la metà degli spazi lasciati liberi dalle pubblicità.
Meglio lasciar perdere le ragazze poco vestite, e concentrarsi con la stessa serietà su qualcosa di più facile da metabolizzare per una linea editoriale del genere.
Intendiamoci, solo un problema di costo ha impedito al glamour di conquistare Damasco. Organizzare e retribuire un corpo armato che tutelasse per il tempo necessario il personale impiegato non avrebbe certo presentato problemi etici, per certi ambienti e certi individui.
Chiunque si sia recato nella sovvertita Repubblica Araba di Siria ha avuto senz'altro modo di notare come il pane correntemente disponibile fosse pressoché identico ovunque. Un gazzettiere del Corriere della Sera invece è riuscito a trovare la panetteria più buona di Damasco. Impossibile fare paragoni, ma è verosimile attendersi che nel mezzo di qualsiasi sciagura colpisse una città della penisola italiana in molte redazioni riterrebbero fondamentale gioire perché un ristorante di lusso ha incrementato la clientela.
Ad Aleppo Beit Sissi (nella foto, da Wikipedia) è probabilmente ancora un cumulo di macerie; gli è toccato quindi arrangiarsi con quello che c'era, soprattutto senza allontanarsi troppo. Se lungo la strada Andrea Nicastro avesse incontrato anche Amina -la famosa (e inesistente) lesbica di Damasco- la giornata sarebbe stata davvero eccezionale.
Tredici anni di guerra, un paese distrutto e lo stato sionista che fa quello che gli pare come e più del solito.
Ma vedere contento un gazzettiere "occidentale" è una cosa che non ha prezzo.
Non si mettono link alle fonti, stavolta. Di pubblicità, questa roba ne ha fin troppa.
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