[Solitamente molto equilibrato nelle previsioni, stavolta Alastair
Crooke è stato clamorosamente smentito dai fatti. La Repubblica Araba di
Siria è crollata in poche ore, con l'avanzata dei corpi armati da Idlib
che è stata praticamente una passeggiata militare.]
Traduzione da Strategic Culture, 7 dicembre 2024.
A volte in russo vengono detti catastrofisti i commentatori che vedono solo il il lato negativo delle cose: in epoca sovietica era un vizio assai diffuso. Marat Khairullin, stimato analista militare russo, afferma:
Oggi, una rete di blogger di guerra mercenari ha iniziato un altro giro di piagnistei stavolta centrato sulla Siria, dove a quanto pare tutto è perduto per la Russia. Molti guardano agli eventi in Siria -e qualcuno infila nel calderone anche la Georgia- come tentativi di aprire altri fronti contro il nostro Paese. Forse è vero. Ma in questo caso è più appropriato fare un parallelo diretto con lo sconsiderato attacco a Kursk, che ha lasciato le forze armate ucraine in una posizione quasi senza speranza.
Khairullin considera l'attivazione dell'insurrezione jihadista in Siria come un gesto altrettanto disperato. La coalizione formata da Siria, Russia e Iran attraverso i negoziati di Astana
aveva confinato i terroristi siriani superstiti in una enclave di seimila chilometri quadrati. Senza entrare nei dettagli, è stato un processo che ricorda gli accordi di Minsk con l'Ucraina. Entrambe le parti erano completamente esauste e quindi hanno accettato un cessate il fuoco. È importante notare che a tutti era ben chiaro che si trattava solo di una tregua temporanea; le contraddizioni erano così profonde che nessuno si aspettava la fine del conflitto.
Aleppo è caduta rapidamente nei giorni scorsi perché "una divisione dell'Esercito nazionale siriano ha disertato in blocco passando agli islamisti (leggi: statunitensi)". La defezione era una messinscena. La regione a nord era già occupata dall'Esercito Nazionale Siriano, che è completamente controllato, armato e finanziato dalla stessa Turchia che domina il nord di Aleppo.
Il primo dato essenziale secondo Khairullin è questo: il territorio è piatto e attraversato da poche strade:
...Chi controlla lo spazio aereo controlla il Paese. L'anno scorso, la Russia ha formato una nuova unità chiamata Corpo Aereo Speciale. Secondo quanto riferito è stata creata su misura per le operazioni all'estero. Si compone di quattro reggimenti, tra cui un reggimento di Su-35. Attualmente ci sono solo due Su-35 a sorvegliare l'intero territorio siriano. Immaginate l'impatto di un dispiegamento di ventiquattro velivoli di questo tipo, che la Russia è assolutamente in grado di mettere in atto.
Il secondo dato essenziale è che "Iran e Russia si sono avvicinati. All'inizio della guerra in Siria le relazioni tra i due Paesi erano decisamente tra il neutro e l'ostile. Alla fine del 2024, tuttavia, siamo in presenza di un'alleanza molto forte. Lo stato sionista e gli Stati Uniti, violando gli accordi di pace per mezzo dell'insurrezione manovrata dai turchi, hanno provocato un nuovo aumento della presenza iraniana in Siria: l'Iran ha iniziato a espandersi oltre le sue basi, dislocando ulteriori forze nel Paese. Questo dà ad Assad e ai suoi alleati un pretesto diretto per espellere i combattenti manovrati dagli USA e dalla Turchia da Aleppo e da Idlib. Non si tratta di speculazione ma di semplice aritmetica".
La Siria, tuttavia, è una componente chiave del piano statunitense e sionista per riplasmare il Medio Oriente. Dalla Siria passano le linee di rifornimento per Hezbollah, e la Siria è un centro di resistenza al "Progetto Grande Israele" dello stato sionista. Ora che lo Stato di Sicurezza anglosassone in servizio permanente appoggia senza riserve l'ambizione dello stato sionista di affermare una propria egemonia regionale, l'Occidente ha approvato l'insurrezione jihadista di Erdogan contro il presidente Assad. L'obiettivo è dividere l'Iran dai suoi alleati, indebolire Assad e preparare il prospettato sovvertimento dell'Iran. Secondo quanto riferito l'iniziativa turca è stata anticipata in fretta e furia, per adattarsi al piano di cessate il fuoco dello stato sionista.
Khairullin sostiene che questo "stratagemma" in atto in Siria sia simile allo "sconsiderato attacco a Kursk" dell'Ucraina, che ha distolto le forze d'élite ucraine da una linea di contatto assediata per poi abbandonarle in una posizione quasi senza speranza a Kursk. Invece di indebolire Mosca (come previsto), l'iniziativa di Kursk ha mandato all'aria gli originali obiettivi della NATO ed è diventata l'occasione per sradicare una parte sostanziale delle forze d'élite ucraine.
A Idlib gli islamisti (HTS) -scrive Khairullin- "hanno conquistato il predominio imponendo un rigido regime wahhabita e infiltrando l'Esercito nazionale siriano sostenuto dalla Turchia. Entrambi i gruppi sono organizzazioni frammentate, in cui varie fazioni sono in lotta per il denaro, il controllo dei passaggi di frontiera, del traffico di droga e del contrabbando. In sostanza si tratta di un calderone, non molto efficace in termini di capacità militari ma molto avido".
"Le nostre forze aerospaziali hanno distrutto tutti i centri di comando (bunker) di Tahrir al-Sham... ed è molto probabile che l'intera leadership del gruppo sia stata decapitata", osserva Khairullin.
Le forze principali dell'esercito siriano stanno avanzando verso Aleppo; nel frattempo, l'aviazione russa sta bombardando senza sosta; la Marina russa ha tenuto una grande esercitazione al largo della costa siriana il 3 dicembre con lanci di prova di missili da crociera ipersonici e Kalibr; la Wagner e le forze irachene di Hash'ad (forze della polizia militare irachena, adesso parte dell'esercito iracheno) si stanno raggruppando sul terreno a sostegno dell'esercito siriano.
I capi dei servizi segreti dello stato sionista hanno cominciato a intrasentire che questa intelligente iniziativa, che pure si inserisce esattamente nella pausa dei combattimenti in Libano e potrebber portare al taglio delle vie di rifornimento consentendo in teoria allo stato sionista di mettere mano alla seconda parte del suo tentativo di annientare Hezbollah, potrebbe portare a dei problemi.
Ma un momento... Dallo stato sionista, Channel 12 riferisce che c'è la possibilità che gli eventi in Siria stiano portando a costituire minacce contro cui "lo stato sionista sarebbe costretto a passare all'azione".
Ecco che viene da pensare a Kursk: invece che essere Hezbollah a rimetterci, tocca allo stato sionista impegnarsi ancora di più? Anche Erdogan potrebbe essersi sbagliato, ad azzardare una scommessa come questa. Ha fatto infuriare Mosca e Tehran, e in patria è stato criticato per essersi schierato con gli Stati Uniti e lo stato sionista contro i palestinesi. Inoltre, non ha ottenuto alcun sostegno da parte dei Paesi arabi, con l'eccezione del Qatar che sta tenendo un atteggiamento studiatamente ambivalente.
Certo, con Putin Erdogan ha delle carte da giocare: il controllo dell'accesso navale al Mar Nero, il turismo e l'energia. Solo che la Russia è una grande potenza in ascesa e può permettersi un po' di gioco duro quando negozia con un Erdogan indebolito. Anche l'Iran ha delle carte da giocare: "Tu, Erdogan, hai equipaggiato i jihadisti con dei droni ucraini; noi possiamo fare la stessa cosa con il Partito dei Lavoratori del Curdistan".
Sullo sfondo c'è il linguaggio bellicoso che emerge dalla squadra di governo di Trump, in cui c'è qualcuno che assume posizioni duramente aggressive e intransigenti. Si tratta di personalità orientate verso lo stato sionista e con posizioni da falco che probabilmente profferiscono spacconate più per proiettare un'immagine forte in stile trumpiano in favore della propria opinione pubblica che non per realizzare qualcosa di concreto.
Il modo di fare di Trump è noto: per cominciare tira fuori un grosso randello, e dopo averlo agitato per un po' sgattaiola sul retro per arrivare a un accordo.
Ecco cosa abbiamo sentito dire (da Trump): "Se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del 20 gennaio 2025, data in cui assumerò con orgoglio la carica di Presidente degli Stati Uniti, in Medio Oriente la pagheranno carissima".
In Medio Oriente? A chi è rivolto esattamente questo messaggio? E cosa suggerisce? Nessuna menzione delle migliaia di detenuti e prigionieri palestinesi detenuti dallo stato sionista? Sembra piuttosto che Trump abbia fatto proprio il folle punto di vista ammannitogli dallo stato sionista: "La colpa di ogni problema è dell'Iran". Ah, lo stato sionista? Un innocente alla deriva in un mare di malevolenza grande quanto l'intera regione...
I discepoli di Trump credono che egli si imporrà affinché si arrivi alla "tranquillità" in Medio Oriente e che costringerà Putin a mettere fine alla guerra in Ucraina. Sono convinti che Trump possa "arrivare ad un accordo" presentando a Putin un'offerta impossibile da rifiutare. In effetti, "gli attuali ‘padroni del mondo’ non permetteranno mai alla Cina o alla Russia di farsi un giro di danza, fondare i BRICS e conseguire l'egemonia mondiale".
Significa tornare alla vecchia formula di Zbig Brzezenski: Promettere a Putin la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti (e con l'Europa) e la completa fine delle sanzioni, riportare la Russia nella sfera occidentale e separarla da una Cina e da un Iran assediati, con i BRICS dispersi al vento dalla minaccia di sanzioni.
Tuttavia, tutto questo non tiene conto di quanto il mondo sia cambiato negli anni successivi alla prima presidenza Trump. I toni roboanti non funzionano più come una volta: l'AmeriKKKa non è più quella, né viene obbedita come un tempo.
Chissà se Trump ha capito che il mondo sta cambiando sempre più velocemente (come dice Will Schryver), e che "l'unico accordo da fare con la Russia è quello di accettare i termini che la Russia impone",
Questo è ciò che accade nel mondo reale quando si vince una guerra importante. E non fraintendetemi, in questa guerra gli ucraini sono stati massacrati, gli Stati Uniti e la NATO sono stati umiliati, e i russi ne stanno uscendo indiscutibilmente trionfanti e più potenti sulla scena mondiale di quanto non lo siano stati dall'apice della potenza sovietica decine di anni or sono.
In altre parole, l'accoppiata "grosso randello e accordo veloce" potrebbe non essere adatta al mondo di oggi.
Putin, rispondendo a una domanda ad Astana il 29 novembre, ha ripetuto un avviso già noto: "Permettetemi di sottolineare il punto fondamentale. L'essenza della nostra proposta [sull'Ucraina, presentata dal Ministero degli Esteri russo] non è quella di una tregua temporanea o di un cessate il fuoco, come potrebbe preferire l'Occidente perché permetterebbe a Kiev di riprendersi, di riarmarsi e di prepararsi per una nuova offensiva. Ripeto: non stiamo discutendo di congelare il conflitto, ma della sua risoluzione definitiva".
Quello che con molta compostezza Putin sta dicendo all'Occidente è: ancora non capite. Cercare un accordo sull'Ucraina significa trattare il sintomo e ignorare la malattia. In altre parole, l'Occidente si trova con le carte in tavola. Putin è chiaro: una soluzione definitiva consisterebbe nel definire una frontiera tra gli interessi della sicurezza atlantista e gli interessi della sicurezza del blocco continentale, per dirla con Mackinder; ossia nel definire l'architettura della sicurezza tra lo Heartland e il Rimland. Una volta fatto questo, l'Ucraina troverà naturalmente il proprio posto. Che è in fondo all'agenda, non in cima.
Un assai considerato esperto di politica estera, il professor Sergei Karaganov, spiega (l'originale è solo in russo):
Il nostro obiettivo è quello di agevolare l'imminente ritiro degli Stati Uniti dalla posizione di egemone globale (che non possono più permettersi) a quella di normale grande potenza, e di fare in modo che avvenga nel modo più pacifico possibile. Poi, di impedire all'Europa di assumere un qualsiasi ruolo di attore internazionale. Lasciarla a cuocere nel proprio brodo... La conclusione è ovvia. Dobbiamo porre fine all'attuale fase di conflitto militare diretto con l'Occidente, ma non al più ampio confronto con esso. Trump si offrirà di allentare la pressione sulla Russia (cosa che non può garantire) in cambio dell'astensione della Russia da una stretta alleanza con la Cina. L'amministrazione Trump proporrà un accordo, alternando minacce a promesse... ma gli Stati Uniti sanno già che non possono vincere. Gli Stati Uniti rimarranno un partner inaffidabile nel prossimo futuro. Una normalizzazione sostanziale delle nostre relazioni con gli Stati Uniti non dovrebbe essere prevista per il prossimo decennio. Le mani di Trump sono legate dalla russofobia che i liberali hanno fomentato per anni. L'inerzia della Guerra Fredda è ancora piuttosto forte, così come i sentimenti anti-russi tra la maggior parte dei sostenitori di Trump.
"L'obiettivo principale della guerra in corso dovrebbe essere la definitiva sconfitta in Ucraina del crescente revanscismo europeo. Questa è una guerra per scongiurare la Terza Guerra Mondiale e per impedire la restaurazione del giogo occidentale. La posizione negoziale da tenere al principio è ovvia, è stata dichiarata e non dovrebbe cambiare: il ritorno della NATO ai confini del 1997. Oltre a ciò, sono possibili diverse opzioni. Naturalmente Trump cercherà di alzare la posta. Quindi, dovremmo agire preventivamente", consiglia il professor Karaganov.
Ricordiamo anche che Trump è, in fondo, un seguace convinto del culto del primato ameriKKKano, della grandezza ameriKKKana, e "si comporterà di conseguenza... I russi detteranno i termini della resa in questa guerra [in Ucraina] perché la forza gli accorda questo privilegio, e non c'è nulla che gli Stati Uniti e i loro impotenti vassalli europei possano fare per cambiare questo dato di fatto. Detto questo, una sconfitta strategica decisiva sarà un boccone molto amaro da ingoiare per questa seconda amministrazione Trump. Speriamo che non scelgano di dare fuoco al mondo, in un impeto di quella follia che viene dall'umiliazione".
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