mercoledì 29 agosto 2012

Avaaz: la democrazia e i diritti umani sono la prima cosa.


Gli attivisti di Avaaz sarebbero milioni; eccone uno vestito da promotore della democrazia, che sarebbe qualcosa come promotore finanziario però ancora meno retribuito.
Si noti il cartello con il logo aziendale. 

Questi qui sopra invece sono Sepāh-e Pāsdārān-e Enqelāb-e Eslāmi, genericamente considerati una clientela difficile da tanti promotori di democrazia come quello ritratto sopra.
Si noti la minore rilevanza dei loghi aziendali, e la maggiore rilevanza di argomenti un po' più persuasivi.


Si legge su Kelebeklerblog che il suo curatore Miguel Martinez ha scoperto di essere un very important petitioner di questo qualcosa che si fa chiamare Avaaz.
Avaaz dovrebbe essere una delle tante organizzazioni che forniscono al gazzettaio materiali pubblicabili (foto e filmati di giovani donne con pochi vestiti) e che al tempo stesso si adoperano per la democratizzazione del democratizzabile (attraverso la diffusione di foto e filmati di giovani donne con pochi vestiti).
Il signor Martinez Ha colto l'occasione al volo ed ha presentato ad Avaaz questa richiesta:
“Quale cambiamento vuoi?”
Un mondo a tanti colori in cui le persone possano muoversi liberamente
“Chi può fare in modo che ciò succeda?”
Il parlamento della Repubblica Italiana [l'espressione è nell'originale, ce ne scusiamo come sempre con i lettori. N.d.A.]
“Perché è importante questa petizione?”
Perché la libertà di decidere quando, come e dove andare è il diritto di ogni essere umano, a prescindere dalle preferenze cromatiche
“Qual’è il testo della petizione?”
Noi, cittadine e cittadini di un mondo multicolore, chiediamo di abrogare il DL 30 Aprile 1992, n. 285 (Codice della Strada), limitatamente all’art. 41 comma secondo, limitatamente alle parole “rosso, con significato di arresto” e comma quinto limitatamente al punto a) recante le parole “rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata”; comma sesto limitatamente alla parola “rosso”; comma settimo limitatamente alle parole “rossa a forma di x con significato di divieto di percorrere la corsia o di impegnare il varco sottostante la luce”; comma undicesimo recante le parole “Durante il periodo di accensione della luce rossa, i veicoli non devono superare la striscia di arresto; in mancanza di tale striscia i veicoli non devono impegnare l’area di intersezione, né l’attraversamento pedonale, né oltrepassare il segnale, in modo da poterne osservare le indicazioni.
Occorre precisare che quello riportato in corsivo qui sopra è il testo di un quesito referendario proposto in tutta serietà nel 1995 da una pubblicazione satirica, il cui scopo era quello di prendere in giro l'ebbrezza referendaria che in quegli anni caratterizzava, nello stato che occupa la penisola italiana,  il Partito Radicale.
Lo stesso Partito Radicale che di lì a poco avrebbe sostenuto l'aggressione alla Yugoslavia e quella all'Iraq ostentando bandiere con il simbolo della pace.
In altre parole, Miguel Martinez ha proposto ad Avaaz di intraprendere una battaglia civile per l'abolizione della luce rossa dei semafori.
Trovando subito ascolto. Avaaz, per tramite dei suoi risponditori automatici (una garanzia di ferro), avrebbe assicurato che la cosa sarà tenuta nella massima considerazione.

Post scriptum. Una lettura interessante su Avaaz è questa: Avaaz: salvare gli oceani, impegnarsi per i rinoceronti, bombardare la Siria.

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