“A Prato ci sono due etnie di immigrati: quelli cristiani provenienti dall’Est Europa e dal Sudamerica, che tolti i delinquenti si possono inserire nella città eppoi ci sono i cino-musulmani del tutto indisponibili ad includersi”.
Lo ha statuito un certo Emilio Paradiso, che scalda una poltrona per conto della Lega Nord al Consiglio comunale di Prato, nel corso di un "vertice di maggioranza"; gli ha fatto eco un certo Riccardo Mazzoni, arciconvinto che "a livello nazionale la concessione della cittadinanza breve agli stranieri possa portare a dei quartieri governati secondo la sharia".
La difesa usberghi addosso e stendardi al vento delle radici cristiane della città di Prato deve procedere piuttosto a rilento e dare risultati piuttosto deludenti, se in un anno ci si è ridotti da un trionfalismo fatto di "militarizzazione" del territorio e di sperticate promesse di uscite rapide da una crisi economica che ha tutte le caratteristiche dell'irreversibilità, al dover fare quel tipo di verifica politica che caratterizza gli esecutivi traballanti. La frase sopra merita comunque un po' di approfondimento. Indossate le vesti dell'etnografo, Emilio Paradiso identifica in una "cristianità" tutta da dimostrare l'elemento identitario che accomunerebbe argentini e polacchi, moldavi e salvadoregni, peruviani e rumeni, che li porrebbe in modo quasi taumaturgico al di sopra dei rischi di "non inclusione".
Ora, il significato "occidentalista" di inclusione sociale è molto preciso e coincide con quello che in contesti più normali verrebbe definito "rinunciare totalmente al sistema di credenze, alle conoscenze, alla cultura materiale sui quali si è imperniata la propria intera esistenza, per abbracciare comportamenti esenti da pecche all'occhio di autonominati arbitri che considerano senza aperto sospetto esclusivamente i più deteriori ed inferi comportamenti di consumo".
Un esempio di "inclusione riuscita", secondo il metro "occidentalista"? Eccolo:
Domenica scorsa me ne stavo con degli zingari [...] i quali si stavano integrando nei Valori Occidentali.
Vale a dire, che il ragazzino di sette anni, che di solito non apre bocca, era tutto teso davanti al computer a fare un videogioco in cui un muscoloso nero americano in maglietta picchia e ammazza un gran numero di gente.
Il resto della famiglia invece se ne stava a guardare Canale Cinque. Le trasmissioni della domenica pomeriggio, in orario per nonne, badanti, frequentatori dell'asilo e simili.
Io la televisione non ce l'ho nemmeno, e quindi se non fosse per gli zingari, manco saprei cosa fanno le reti del Presidente del Consiglio. Ma con gli zingari, succede che devi sopportare non solo di vedere un agnello sgozzato per Herdelezi, ma pure di guardare Mediaset, che è un po' peggio e per me pure un po' più esotico.
Vagamente, intuisco che ondeggia uno stuolo di meretrici, puttane, cocotte, baldracche, peripatetiche, lucciole, zoccole, pelande, sgualdrine, bagasce, escort e semplici troie appartenenti trasversalmente a tutti i generi noti alla biologia, e c'è pure Vittorio Sgarbi, con una capigliatura che somiglia ormai a quella di Babbo Natale, che mentre sputa parolacce, si è anche tolto la camicia.
Le meretrici e i meretori un po' ridono e ballano e un po' compiono varie azioni caratteristiche del loro mestiere con automobili di lusso, presumibilmente istigando i telespettatori, nonché gli zingari integrandi, al loro acquisto.
Da un breve approfondimento su Internet, scopro che ciò fa parte di qualcosa che si chiama Domenica Cinque...
Non si sa sulla base di quali evidenze, Emilio Paradiso afferma la maggior "includibilità" di sud americani ed esteuropei, dimenticando forse che non più tardi di due anni or sono la demonizzazione nella sua interezza di uno stato sovrano dell'Europa orientale ha costituito la parte fondamentale delle operazioni propagandistiche che hanno portato tanti voti alle formazioni politiche come quella cui appartiene.
Vestendo anche i panni dell'etnografo, riesce a identificare anche i cino-musulmani, posti all'altro lato del continuum e quindi insuscettibili di "inclusione" alcuna, per fortuna loro.
Il bello è che qualcosa di simile ai "cino-musulmani" esiste sul serio, ma per favore nessuno vada a raccontarglielo.
Ovviamente tra le affermazioni di individui come questo e la realtà delle cose esiste, nel migliore dei casi, un rapporto piuttosto labile. Questo non significa che le linee guida del pensiero "occidentalista" non emergano chiaramente dall'asserzione di Emilio Paradiso, dalla quale si può dedurre che esistono almeno due gruppi distinti, uno passibile di "redenzione" (o di dannazione, dal nostro punto di vista) a mezzo dell'"inclusione" di cui abbiamo indicato le modalità, ed uno cui questa possibilità è negata. In altre parole, esisterebbe una correlazione diretta tra appartenenza religiosa e/o nazionale e propensione alla "inclusione", per la quale nulla vieterebbe di ipotizzare una base genetica. E la man forte di un Mazzoni timoroso che l'instaurazione di uno "stato islamico" sia la prima preoccupazione dei nuovi sudditi -ché nel caso dello stato che occupa la penisola italiana l'epoca in cui si poteva parlare di cittadini si è chiusa da un bel pezzo- aggiunge il tocco finale ad uno scenario dalle tinte irriferibili; se la frase di Mazzoni è stata riportata con correttezza, perché questo si verifichi non occorre neppure che ad ottenere la cittadinanza siano individui provenienti da dar al'Islam; è sufficiente che siano stranieri, il che fa pensare che secondo Riccardo Mazzoni esista una correlazione anche tra la condizione di "straniero" e quella di propugnatore della Legge Sacra...
Lo ha statuito un certo Emilio Paradiso, che scalda una poltrona per conto della Lega Nord al Consiglio comunale di Prato, nel corso di un "vertice di maggioranza"; gli ha fatto eco un certo Riccardo Mazzoni, arciconvinto che "a livello nazionale la concessione della cittadinanza breve agli stranieri possa portare a dei quartieri governati secondo la sharia".
La difesa usberghi addosso e stendardi al vento delle radici cristiane della città di Prato deve procedere piuttosto a rilento e dare risultati piuttosto deludenti, se in un anno ci si è ridotti da un trionfalismo fatto di "militarizzazione" del territorio e di sperticate promesse di uscite rapide da una crisi economica che ha tutte le caratteristiche dell'irreversibilità, al dover fare quel tipo di verifica politica che caratterizza gli esecutivi traballanti. La frase sopra merita comunque un po' di approfondimento. Indossate le vesti dell'etnografo, Emilio Paradiso identifica in una "cristianità" tutta da dimostrare l'elemento identitario che accomunerebbe argentini e polacchi, moldavi e salvadoregni, peruviani e rumeni, che li porrebbe in modo quasi taumaturgico al di sopra dei rischi di "non inclusione".
Ora, il significato "occidentalista" di inclusione sociale è molto preciso e coincide con quello che in contesti più normali verrebbe definito "rinunciare totalmente al sistema di credenze, alle conoscenze, alla cultura materiale sui quali si è imperniata la propria intera esistenza, per abbracciare comportamenti esenti da pecche all'occhio di autonominati arbitri che considerano senza aperto sospetto esclusivamente i più deteriori ed inferi comportamenti di consumo".
Un esempio di "inclusione riuscita", secondo il metro "occidentalista"? Eccolo:
Domenica scorsa me ne stavo con degli zingari [...] i quali si stavano integrando nei Valori Occidentali.
Vale a dire, che il ragazzino di sette anni, che di solito non apre bocca, era tutto teso davanti al computer a fare un videogioco in cui un muscoloso nero americano in maglietta picchia e ammazza un gran numero di gente.
Il resto della famiglia invece se ne stava a guardare Canale Cinque. Le trasmissioni della domenica pomeriggio, in orario per nonne, badanti, frequentatori dell'asilo e simili.
Io la televisione non ce l'ho nemmeno, e quindi se non fosse per gli zingari, manco saprei cosa fanno le reti del Presidente del Consiglio. Ma con gli zingari, succede che devi sopportare non solo di vedere un agnello sgozzato per Herdelezi, ma pure di guardare Mediaset, che è un po' peggio e per me pure un po' più esotico.
Vagamente, intuisco che ondeggia uno stuolo di meretrici, puttane, cocotte, baldracche, peripatetiche, lucciole, zoccole, pelande, sgualdrine, bagasce, escort e semplici troie appartenenti trasversalmente a tutti i generi noti alla biologia, e c'è pure Vittorio Sgarbi, con una capigliatura che somiglia ormai a quella di Babbo Natale, che mentre sputa parolacce, si è anche tolto la camicia.
Le meretrici e i meretori un po' ridono e ballano e un po' compiono varie azioni caratteristiche del loro mestiere con automobili di lusso, presumibilmente istigando i telespettatori, nonché gli zingari integrandi, al loro acquisto.
Da un breve approfondimento su Internet, scopro che ciò fa parte di qualcosa che si chiama Domenica Cinque...
Non si sa sulla base di quali evidenze, Emilio Paradiso afferma la maggior "includibilità" di sud americani ed esteuropei, dimenticando forse che non più tardi di due anni or sono la demonizzazione nella sua interezza di uno stato sovrano dell'Europa orientale ha costituito la parte fondamentale delle operazioni propagandistiche che hanno portato tanti voti alle formazioni politiche come quella cui appartiene.
Vestendo anche i panni dell'etnografo, riesce a identificare anche i cino-musulmani, posti all'altro lato del continuum e quindi insuscettibili di "inclusione" alcuna, per fortuna loro.
Il bello è che qualcosa di simile ai "cino-musulmani" esiste sul serio, ma per favore nessuno vada a raccontarglielo.
Ovviamente tra le affermazioni di individui come questo e la realtà delle cose esiste, nel migliore dei casi, un rapporto piuttosto labile. Questo non significa che le linee guida del pensiero "occidentalista" non emergano chiaramente dall'asserzione di Emilio Paradiso, dalla quale si può dedurre che esistono almeno due gruppi distinti, uno passibile di "redenzione" (o di dannazione, dal nostro punto di vista) a mezzo dell'"inclusione" di cui abbiamo indicato le modalità, ed uno cui questa possibilità è negata. In altre parole, esisterebbe una correlazione diretta tra appartenenza religiosa e/o nazionale e propensione alla "inclusione", per la quale nulla vieterebbe di ipotizzare una base genetica. E la man forte di un Mazzoni timoroso che l'instaurazione di uno "stato islamico" sia la prima preoccupazione dei nuovi sudditi -ché nel caso dello stato che occupa la penisola italiana l'epoca in cui si poteva parlare di cittadini si è chiusa da un bel pezzo- aggiunge il tocco finale ad uno scenario dalle tinte irriferibili; se la frase di Mazzoni è stata riportata con correttezza, perché questo si verifichi non occorre neppure che ad ottenere la cittadinanza siano individui provenienti da dar al'Islam; è sufficiente che siano stranieri, il che fa pensare che secondo Riccardo Mazzoni esista una correlazione anche tra la condizione di "straniero" e quella di propugnatore della Legge Sacra...
“A Prato ci sono due etnie di immigrati: quelli cristiani provenienti dall’Est Europa e dal Sudamerica, che tolti i delinquenti si possono inserire nella città eppoi ci sono i cino-musulmani del tutto indisponibili ad includersi”.
RispondiEliminaMagari Prato sarà particolare, ma noto che mancano gli africani neri.
Presumibilmente perché i senegalesi, nessuno pensa che sono musulmani, e sono anche un po' simpatici; mentre i nigeriani sono visti come delinquenti, e nessuno pensa che quelli che stanno in Italia sono cristiani.
Miguel Martinez
E' anche possibile che la definizione di "uomo" tenuta presente dall'oratore non contempli nessuno dei due casi...
RispondiEliminaScissione nella Lega sulla toscopadanità dei cinesi?
RispondiEliminaTosoni (segretario provinciale LNT Prato): “L’ambasciatore cinese Ding Wei deve iniziare a collaborare. Se ai cinesi non piacciono le nostre regole, che se ne tornino da dove sono venuti”
Ufficio Stampa | 26 giugno 2010
PRATO – “Ci sono pochi giorni durante l’anno nei quali mi va il ’sangue al cervello’ (anche se devo dire che da quando siamo al Governo cittadino a Prato mi aumentano giorno dopo giorno). Oggi è uno di quelli!
Bene ha fatto il Prefetto Maria Guja Federico a raffreddare subito i caldi bollori estivi dell’Ambasciatore cinese Ding Wei in visita a Prato ieri, venerdì 25 giugno.
Vorrei rassicurare il diplomatico con gli occhi a mandorla del fatto che i controlli, i blitz e tutto ciò che stiamo facendo da un anno a questa parte, dopo la vittoria del centrodestra a Prato, continueranno per i prossimi 4 anni di mandato. Il tutto in maniera sempre crescente e sempre più intensa. Controlli che andranno a colpire chi non rispetta la legalità, e non è certo colpa mia né tanto meno del partito che rappresento se il 90% di questo non rispetto della legalità sia proprio imputabile alla comunità cinese. Mi spiace per la banda della mannaia, il pistolero solitario e compagnia bella, ma se a loro non piace il nostro Paese e le nostre regole, nessuno li obbliga a restare. Se ne tornassero da dove sono venuti…
Se il nostro carissimo ambasciatore cominciasse a portar pena, potrebbe tutelare la sicurezza per la sua comunità cinese chiedendo a Roma il rimpatrio immediato non solo per i soggetti pericolosi, ma anche per tutti i clandestini (decine di migliaia) presenti all’interno della nostra Provincia.
Invito inoltre il nostro Sindaco Roberto Cenni, visto il tono con il quale si è posto l’ambasciatore cinese, a riceverlo la prossima volta non in Palazzo Comunale, bensì in uno dei tanti capannoni dove sono stipati centinaia di irregolari facenti parte della sua comunità”.
FEDERICO TOSONI (Segretario Provinciale Lega Nord Prato)
m.gargini@iltoscano.org
A scanso di equivoci, postato qui da Miguel Martinez
Una delle molte cose di cui questo indossatore di cravatte verdi pare non rendersi conto è che "il diplomatico con gli occhi a mandorla" è il rappresentante ufficiale della prima potenza economica del mondo.
RispondiEliminaUn'altra delle molte cose di cui questo indossatore di cravatte verdi pare non rendersi conto è che se "se ne tornassero da dove sono venuti" quello che resta dell'economia pratese collasserebbe all'istante.