28 novembre 2025

Sapere e volere lavorare. L'esempio di Matteo Salvini



"Non c'è bisogno di salario minimo o reddito di cittadinanza, c'è bisogno di gente che sa e vuole lavorare".
Nel 2025 Matteo Salvini avrebbe dovuto fare il ministro dei trasporti per il governo dello stato che occupa la penisola italiana.
L'impressione invece è che trascorresse gran parte del tempo riempiendo internet di propaganda.
Una cosa che permette anche a chi non fosse ampiamente prevenuto nei confronti della sua persona, del suo "partito" e del governo di cui fa parte di trarre considerazioni piuttosto sprezzanti sul suo, di sapere e volere lavorare.
Oltre a questo esistono altri stimolanti dati di fatto che non favoriscono un'opinione positiva sul suo conto. Sovrappeso, divorziato, quindici anni di università senza concludere niente e con un curriculum che gli varrebbe una risatina di compatimento in una interinale specializzata in operatori per autospurgo con contratto a chiamata, Matteo Salvini racchiude almeno quattro fallimenti in un corpo solo.
La frasettina perentoria, ditino alzato e cravatta al collo -chi porta la cravatta è parte dei problemi nel migliore dei casi, negli altri opera attivamente e consapevolmente per crearne in prima persona- è un caposaldo della propaganda conservatrice da sempre, e il più delle volte omette alcune cose fondamentali che si vanno qui a indicare ricordando un caso identico.
Al congresso del Partito Conservatore britannico del 1981, Norman Tebbit raccontò di come il padre, rimasto disoccupato negli anni Trenta, invece di partecipare a cortei o manifestazioni "prese la bicicletta, andò a cercare lavoro, e non smise di cercare finché non lo ebbe trovato". In quel 1981 l'industria britannica era in pieno smantellamento e ovviamente non c'era nulla da trovare. Ma questo "prendere la bicicletta" sarebbe diventato una risposta fissa a qualsiasi lecito dubbio e a qualsiasi fondata obiezione intanto che si varavano le leggi antisindacali più stringenti che si fossero mai viste. Non che il ben vestito Tebbit disprezzasse i sindacati: pro domo sua andavano benissimo. E l'intero esecutivo si entusiasmava per l'attività sindacale, bastava che si svolgesse in Polonia.
L'invito ad arrangiarsi rappresentò l'essenza stessa del thatcherismo: allora nel Regno Unito come oggi nella penisola italiana, i sudditi avrebbero dovuto risolvere, ognuno per proprio conto, i problemi che il governo stesso gli aveva deliberatamente procurato.

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