Traduzione da Strategic Culture, 2 ottobre 2025.
La seconda fase del "passaggio di consegne" da Trump agli europei nella guerra in Ucraina è stata chiaramente definita nel suo post su Truth Social del 23 settembre. Nella prima fase del passaggio di consegne Trump si è sfilato dal ruolo di principale fornitore di armamenti a Kiev e ha indicato che d'ora in poi l'Europa dovrà pagare praticamente tutto, acquistando le armi da produttori statunitensi.
Naturalmente, Trump sa che l'Europa è fiscalmente “al verde”. Non ha i soldi per finanziarsi, figuriamoci una guerra in piena regola. Inoltre ha girato il coltello nella piaga di questa crisi fiscale sfidando gli Stati della NATO a essere i primi a varare sanzioni contro tutto l'export energetico russo. Anche questo ovviamente non accadrà. Sarebbe una follia.
In questo ultimo post su Truth Social Trump porta la linea di Keith Kellogg fino ai limiti dell'assurdo. "L'Ucraina, con il sostegno della UE, può riportare il Paese [l'Ucraina stessa] ai suoi confini originari facendo sembrare la Russia una 'tigre di carta'... e chissà, forse andare anche oltre!".
Certamente; Kiev che avanza fino alle porte di Mosca. Ci provi con qualcun altro, signor Trump. Ovvio che sta meleggiando tanto Kellogg quanto gli europei.
Poi, dopo l'incontro di Trump con Zelensky, con la Francia, la Germania e il Regno Unito alle Nazioni Unite, è stata proposta una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU che faceva eco alla richiesta dell'Europa e della Coalizione dei Volenterosi, che pretendeva nientemeno che una capitolazione russa. Trump ha permesso ai funzionari statunitensi di partecipare attivamente alla discussione sulla risoluzione, ma poi, all'ultimo momento, ha fatto porre il veto degli Stati Uniti.
In questo modo contorto Trump riesce così a guardare in due direzioni contemporaneamente, come un Giano. Da un lato, sostiene senza mezze misure l'Ucraina esaltando il suo "grande spirito" e adottando la linea di Kellogg secondo cui Putin si troverebbe in grossi guai. Dall'altro, si impegna invece al tempo stesso a "non limitare la possibilità di colloqui di pace, né ad esacerbare ulteriormente le tensioni".
Putin può anche tollerare la "schizofrenia di Giano" di Trump; le forze russe avanzano su tutti i fronti più importanti. Il punto fondamentale è che la Casa Bianca ha fatto intendere di non essere interessata a una guerra con la Russia. E questo è ovvio. C'è comunque una guerra più preoccupante, che cova all'interno degli Stati Uniti.
Questa guerra è l'ottavo fronte dello stato sionista; Netanyahu ha recentemente iniziato a chiamarlo proprio così. L'ottavo fronte è in AmeriKKKa. Ed è lì proprio perché l'AmeriKKKa domina i media mondiali.
Il cosiddetto progetto di "ordine basato sulle regole" (se mai è realmente esistito, al di là della narrativa) è stato ridotto in carta straccia dallo stato sionista. Molto deliberatamente e a sangue freddo.
Tom Barrack, amico di lunga data di Trump e inviato in Medio Oriente, quando gli è stato chiesto quale fosse in definitiva l'obiettivo degli Stati Uniti nella regione, ha respinto categoricamente ogni discorso di "pace": "Quando parliamo di pace, ci illudiamo", ha detto Barrack. "Non c'è mai stata pace. [Alcuni] potrebbero dire che stanno combattendo per i confini e i limiti territoriali. [Ma non è] per questo che stanno combattendo. Un confine o un limite territoriale è [semplicemente] la moneta di scambio in una trattativa". Ha continuato: "In definitiva, qualcuno vuole il predominio, il che significa che qualcun altro deve sottomettersi. In quella parte del mondo... non esiste una parola araba per sottomissione. Non riescono a concepire il concetto di sottomissione...".
Una guerra senza limiti, senza regole, senza legge e, in particolare, senza confini etici diventa il prerequisito per conseguire la sottomissione totale di ogni opposizione.
L'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Netanyahu, Meir Ben Shabbat, scrivendo con Asher Fredman su Foreign Affairs a settembre, ha affermato che "lo stato sionista non rispetta più i limiti che i suoi vicini credevano non avrebbe mai superato. Lo stato sionista non concederà l'immunità a nessun leader di gruppi ostili, indipendentemente dalla loro caratura politica o dal dove si trovino". Quando Ben Shabbat scrive "ostile", si tratta di un eufemismo per dire "che non si sottomette".
Questa è la nuova dottrina per il predominio dello stato sionista a cui tutti gli altri devono logicamente sottomettersi, insiste Barrack. Il ministro degli Affari strategici Ron Dermer ha suggerito che un grado di sottomissione sufficiente a far sentire lo stato sionista "completamente al sicuro" potrebbe emergere solo da una coscienza arabo-musulmana segnata da una sconfitta totale e "deradicalizzante".
L'idea dell'ottavo fronte di Netanyahu deriva quindi dall'assunto che il predominio dello stato sionista (inteso come lo intende l'inviato statunitense Barrack) richiede una certa presa anche in AmeriKKKA. Lo stato sionista non può arrivare al predominio da solo: ha bisogno del sostegno incondizionato dell'AmeriKKKa a garantirgli il flusso di denaro, armamenti e supporto operativo necessari.
Fino a poco tempo fa, questo sostegno incondizionato era garantito grazie ai miliardari ebrei straricchi, che elargivano denaro a politici e influencer e acquistavano a viso aperto i media mainstream. Tuttavia, l'ascesa dei media alternativi come principale fonte di notizie per gli statunitensi ha cambiato le carte in tavola e ha diffuso un'ondata di timore nell'ambiente dei miliardari ebrei.
L'assassinio di Charlie Kirk è avvenuto in un momento in cui molteplici pressioni venivano esercitate su di lui da miliardari ebrei timorosi che l'elettorato giovanile statunitense si stesse rivoltando contro lo stato sionista, come ha sottolineato Max Blumenthal. Il conflitto con i grandi finanziatori ebrei di Kirk ha fatto emergere il più ampio tema del loro dominio sulla politica degli influencer statunitensi. La controversia che ne è seguita ha portato a un massiccio sforzo da parte dei miliardari schierati con lo stato sionista per prendere il controllo dei media alternativi statunitensi, in particolare di Tik Tok. Tutte le piattaforme social statunitensi hanno algoritmi che favoriscono lo stato sionista, Tik Tok no. I miliardari che stanno per acquistare Tik Tok insistono sul fatto che i sui algoritmi debbano essere "riprogrammati".
Quello che [i sionisti] si trovano a dover affrontare", afferma Blumenthal, "è uno tsunami politico [di riallineamento politico] negli Stati Uniti, e non hanno modo di fermarlo. Ed è per questo che, sulla scia della morte di Kirk e già nei giorni che l'hanno preceduta, alcuni di questi uomini d'affari sionisti hanno avviato una campagna di acquisizione totale dei media statunitensi. È come una pressione a tutto campo negli Stati Uniti. Netanyahu aveva intrapreso una guerra su sette fronti nella regione, e ora gli Stati Uniti sono diventati l'ottavo fronte. Essi vogliono impedire a chiunque di esprimersi, in qualsiasi parte dell'ecosistema digitale online, semplicemente comprandosi ogni cosa.
Pochi tra i miliardari che hanno sostenuto l'organizzazione di Kirk, TPU.S.A, hanno fatto più di Robert Shillman per gettare luce sulla natura dell'ottavo fronte delle ostilità: "Con questa penna e il mio libretto degli assegni, sono io che fornisco le munizioni!", ha proclamato il miliardario tra gli applausi, durante un gala dell'organizzazione sionista di destra Zionist Organization of America (ZoA) nel 2021.
Io brandisco la penna per fornire munizioni [donazioni] a quelle organizzazioni -come la ZoA- che si trovano in prima linea in questa battaglia contro i nemici dello stato sionista e del popolo ebraico, difendendoli dagli islamisti che vogliono distruggere lo stato sionista e dai radicali di sinistra che odiano gli ebrei e vogliono distruggere il popolo ebraico.
In che modo questa vicenda si traduce nelle pressioni su Trump affinché persista nel perseguire lo sforzo bellico dell'Ucraina contro la Russia? Cosa accomuna i ricchissimi donatori ebrei, i classici russofobi statunitensi e lo establishment europeo nel comune impegno a fare pressione su Trump affinché si comporti duramente con la Russia? La risposta è che i finanziatori e le élite vicine allo stato sionista, tanto statunitensi quanto europee, condividono l'interesse di vedere la Russia preoccupata (e, a loro avviso, indebolita) per la guerra in Ucraina. La loro preoccupazione particolare è la prospettiva di una guerra in Medio Oriente. Non vogliono vedere la Russia o la Cina impegnarsi direttamente a sostegno della Repubblica Islamica dell'Iran, qualora fosse attaccata militarmente. Queste élite temono per il futuro dello stato sionista, in particolare se l'Iran dovesse essere sostenuto dagli alleati dei BRICS. Preferiscono una Russia impantanata e che non torni a essere un attore in Medio Oriente, cosa che potrebbe ostacolare le ambizioni di supremazia dello stato sionista in tutta la regione.
Ricordiamo che nel 1992 l'allora sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz -autore della cosiddetta Dottrina Wolfowitz- dichiarò che con l'uscita dei sovietici dal Medio Oriente gli Stati Uniti erano diventati l'unica superpotenza incontrastata nella regione e che potevano così perseguire la loro agenda su scala mondiale. Wolfowitz sottolineò il disimpegno della Russia come fattore cruciale per il raggiungimento dell'egemonia statunitense sul Medio Oriente.
Ricordiamo anche che, sulla scia dell'invocazione del ripristino automatico delle sanzioni contro l'Iran da parte di Francia, Regno Unito e Germania avvenuto il 28 agosto, Russia e Cina hanno firmato congiuntamente delle dichiarazioni in cui denunciavano il voto procedurale dei tre Paesi come "illegale e viziato a livello di procedura". In un certo senso, l'iniziativa ha fornito alla Cina e alla Russia il destro per ignorare qualsiasi sanzione successiva imposta all'Iran in base alla clausola del ripristino automatico. È la prima volta che Russia e Cina sfidano direttamente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e indicano implicitamente che ignoreranno qualsiasi sanzione di questo tipo.
Tuttavia, da un altro punto di vista, la denuncia congiunta del ripristino delle sanzioi potrebbe aprire la porta a un ritorno nella regione da parte della Russia -e della Cina- attraverso il sostegno militare alla Repubblica Islamica dell'Iran, qualora essa venisse attaccata dallo stato sionista, dagli Stati Uniti o da entrambi.
Con la Russia attualmente impegnata in Ucraina, è meno probabile che esssa intenda sostenere direttamente l'Iran in caso di attacco; la Russia è molto attenta ai rischi di un'eccessiva espansione. Se la guerra in Ucraina dovesse finire, la Russia potrebbe avere meno scrupoli ad intervenire direttamente a sostegno dell'Iran. Lo stesso varrebbe per la Cina, nel caso il conflitto in Ucraina dovesse arrivare a un qualche esito.
L'ultima cosa che il triumvirato degli influenti sionisti ebrei, dei falchi statunitensi antirussi e delle élite europee che sostengono lo stato sionista vorrebbero è proprio il ritorno della Russia in Medio Oriente. Per loro sarebbe un incubo.
Quando all'inviato statunitense Tom Barrack è stato chiesto se lo stato sionista sentisse la necessità di un altro "attacco definitivo" contro l'Iran, ha risposto:
Sembra che si stiano avvicinando a grandi passi verso una risoluzione dell'intero problema -perché Gaza è un problema, no? Immagino che limitarsi a tenere sotto controllo Gaza, Hezbollah e gli Houthi non sia sufficiente, se non si tiene sotto controllo il regime iraniano. Non ho informazioni su ciò che intendono fare, ma non lo escluderei... Dobbiamo tagliare la testa a quei serpenti e interrompere il flusso dei fondi. È l'unico modo per fermare Hezbollah.
Quindi l'uccisione improvvisa di Charlie Kirk è avvenuta, "inaspettatamente", in un momento cruciale della corsa di Netanyahu al predominio regionale, mettendo in evidenza come il sostegno verso lo stato sionista stia venendo meno in un intera generazione di giovani statunitensi.
L'omicidio di Kirk ha inavvertitamente sbloccato anche la fase successiva della guerra culturale che covava da tempo negli Stati Uniti. L'assassinio di Kirk è già diventato significativo quanto qualsiasi altro evento analogo nella storia recente degli Stati Uniti.
Se le parole di Rober Shillman al suo uditorio ebraico con cui lo esortava ad "affrontare i nemici dello stato sionista e del popolo ebraico, difendendosi dagli islamisti che vogliono distruggere stato lo sionista e dai radicali di sinistra che odiano gli ebrei e vogliono distruggere il popolo ebraico" non fossero una dichiarazione di guerra abbastanza chiara e dettagliata, allora si legga che cosa ha detto Stephen Miller, vice capo di gabinetto della Casa Bianca, rivolgendosi alla folla presente al servizio funebre di Charlie Kirk. I centomila presenti hanno risposto con un applauso scrosciante.
La Luce sconfiggerà l'Oscurità. Prevarrà sulle forze della malvagità e del male. Loro non possono immaginare che cosa non hanno risvegliato. Non possono avere contezza di quale esercito sia sorto in tutti noi. Perché noi difendiamo ciò che è buono, ciò che è virtuoso, ciò che è nobile. E a coloro che cercano di incitare alla violenza contro di noi, a coloro che cercano di fomentare l'odio contro di noi: cosa avete? Non avete nulla. Siete malvagità, invidia, odio. Non siete nulla. Non potete produrre nulla. Noi siamo quelli che costruiscono, noi siamo quelli che creano, noi siamo quelli che innalzano l'umanità.
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