mercoledì 9 giugno 2010

Islam ippico: le mani dei munsurmani sul palio di Siena!


Ci segnalano che un Marco Gargini ha scribacchiato un articoletto sul numero del nove giugno 2010 di una gazzetta chiamata "La Padania".
Non gli va che Ali Hassoun dipinga il palio per la carriera del due luglio, perché nei paesislàmici decapitanoquelliconlacroceaiccollo e sesseicristianotiperséguitano e noncifannocostruirelechièse e io 'un ce l'ho mica co' munsurmàni, ce l'ho con chi ce li fa venire.
E chi se ne frega, avremmo risposto noi.
Invece Ali Hassoun, che ha vissuto in Toscana un mucchio di anni, ha dato un po' di corda ai gazzettieri esponendo loro un breve rendiconto dei fatti propri -come se avesse da giustificare chissà cosa- ed asserendo che a Montaperti, nel 1260, combatterono anche cavalieri musulmani mandati da Manfredi di Svevia. Cosa che, come insegna perfino la storiografia più abbordabile da Franco Cardini in là, non era affatto inusuale.
Ma vallo a spiegare a Marco Gargini, che per togliersi dalla pania di vicende che richiedono competenze molto al di là di un quotidiano sproloquiare d'i'ddegrado e della 'nsihurézza che ènno corpa dell'islàmme, è costretto a statuire la presenza musulmana a Montaperti come "atto più unico che raro" e a tirare in ballo, non si capisce bene perché, il saccheggio della città di Prato verificatosi nel 1512.
La Prato del 1512, distante sei secoli e tre rivoluzioni industriali, si trova da Gargini definita come "la città laniera"; come si fa di solito nelle cronache palloniere, dove ai triestini tocca la definizione di alabardati, agli anconetani quella di dorici, e via discorrendo. Forse sarebbe il caso che Marco Gargini limitasse la sfera delle proprie trattazioni al pallone, al pallonaio e alle pallonate, ma questo non è neppure il passo più infelice dell'articoletto.
Atteggiandosi da indignato custode della tradizione davanti ad un munsurmano pittore del Palio, Gargini pensa bene di rammentare che se a Maria è dedicata la diciannovesima sura del Libro, alle altre donne non rimarrebbero che il velo e "la sottomissione al genere maschile".
Insomma, ci sarebbe da credere che gli "occidentalisti" ed i custodi delle tradizioni, in Toscana, siano mossi da un filofemminismo e da un senso di giustizia sociale a tutta prova. Peccato solamente che nel caso di un'altra pretesa tradizione, quella del "calcio storico fiorentino", gli stessi custodi siano alle prese con giustificativi per lo meno imbarazzanti, vista la disinvoltura con cui individui notissimi nell'ambiente della manifestazione hanno trattato le donne in cui si sono imbattuti negli ultimi mesi, in un caso particolare prese a calci fino ad avere le gambe fracassate. "Ti schiaccio perché sei piccola": è da queste basi che si intende partire per la difesa di "tradizioni" peraltro largamente inventate? O si intende muovere da esse per statuire, come al solito, una "superiorità occidentale" più barzellettistica del consueto?
A questo proposito abbiamo anche documentato, avvalendoci di testimonianze fotografiche e letterarie, di quale considerazione godano le virtù teologali e cardinali, il rispetto dei comandamenti, la povertà, la castità e l'obbedienza proprio presso gli abitanti della città di Prato, assurta negli ultimi anni a passerella mediatica "occidentalista" e a serbatoio di voti degno della massima considerazione...

Nessun commento:

Posta un commento