martedì 29 giugno 2010

Di Firenze, di Casa Pound, di scuole e di caserme


Il 26 giugno 2010 si è tenuto a Firenze un corteo per protestare contro la presenza in città di Casa Pound. Parteciparvi ha significato assolvere ad un piacevole dovere.
Come si ricorderà, Casa Pound è sostanzialmente una rivendita di magliette, cappellini e dischi con annessa mescita, come ce ne sono tante altre. A differenza delle altre, Casa Pound si rivolge ad un target simpatizzante di una destra che non si saprebbe bene neppure come definire, infoltito nel corso degli ultimissimi anni dalla blindatura dei pallonai in cui per decenni si è inneggiato alla violenza più ebete, inutile ed irritante. Alcuni dei clienti della boutique Casa Pound si sono presentati in alcune tornate elettorali all'interno delle liste del piddì con la elle.
L'estrema destra peninsulare non sta passando un buon momento: i partiti "occidentalisti" presenti nella camera alta e nella camera bassa, autentici fòmiti di incompetenza vociante, insultante, inutile e millantatrice, ne hanno saccheggiato le istanze senza il minimo pudore riducendone dunque la visibilità e l'appeal elettorale ai minimi termini, e al tempo stesso ne hanno prosciugato il bacino dell'elettorato attivo infarcendo le liste con qualsiasi scarto di sottoscala a disposizione.
I risultati, con i fan di Codreanu nei consigli comunali, sono sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi giorni di giugno 2010, anche la presenza territoriale toscana del maggiore partito "occidentalista", il piddì con la elle, sta letteralmente liquefacendosi. E' rimasta vittima di un repentino "rompete le righe" causato da un'istruttiva, eloquente serie di ripicche, piccinerie, veti incrociati, litigi e voci di corridoio perfetta espressione della mestruale avidità miope e cialtrona che caratterizza base elettorale, militanti, quadri, dirigenti ed eletti.
Dal punto di vista per loro fondamentale, quello dell'occupazione di più poltrone possibile, non è un grosso problema: le prossime elezioni sono lontane e basterà qualche mustad'af cui attribuire un po' di delitti efferati, un po' d'insihurézza e un altro po' d'i'ddegrado, per ristabilire intatte le posizioni. Non è certo sulla presenza fisica sul territorio -e tantomeno su qualche iniziativa utile e concreta- che gli "occidentalisti" fanno leva per i suffragi da trasformare in rendite.
Tutto questo potrebbe anche rendere i cortei contro la boutique Casa Pound sostanzialmente inutili; questa gente in fatto di autolesionismo raggiunge risultati tali che potrebbe benissimo fare a meno dei nemici. Tuttavia i cortei hanno una loro funzione perché permettono di rimettere le cose al loro posto: la forza dei numeri dimostra che una formazione sedicentemente dedita alla politica di piazza come la boutique Casa Pound gode al contrario di una visibilità mediatica molto, molto, molto superiore alla consenso concretamente riscosso. I già citati 44 (quarantaquattro) voti su 55000 (cinquantacinquemila) elettori racimolati in una pur inutile consultazione universitaria avrebbero già obbligato a cambiare carriera chiunque fosse dotato di minore faccia tosta.
La clientela della boutique Casa Pound si riconosce -e si candida- nelle formazioni "occidentaliste" responsabili della attuale carcerizzazione della vita sociale, praticando un "antagonismo filogovernativo" come solo lo stato che occupa la penisola italiana è in grado di produrre, stanti le irriferibili condizioni di una classe politica prefetta espressione dei sudditi. Il corteo del 26 giugno è passato davanti a due edifici, di cui si pubblicano le immagini. Uno è una caserma della gendarmeria, l'altro una scuola superiore. Telecamere, portoni sbarrati, bandiere, inferriate. Caserme come scuole, scuole come caserme. Indistinguibili l'una dall'altra ed indistinguibili dall'ingresso di un carcere; perfetto specchio dei tempi e del concetto "occidentalista" delle "istituzioni" sociali, cui i clienti della boutique Casa Pound dànno un contributo entusiasta.


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