La locandina de "Il Giornale della Toscana" è gialla.
Nel corso dei secoli il colore giallo è stato più volte usato come stigma ed ha finito anche per essere esposto da navi che avevano appestati a bordo. C'è dunque da pensare che la scelta del colore sia perfettamente rappresentativa dell'orientamento della pubblicazione e dei suoi contenuti.
Un titolo tanto curioso però merita un approfondimento. Cosa sarà mai successo?
Dopo una lettura accurata dell'articolo scritto da Fabio Scaffardi, si può concludere che non è successo assolutamente niente.
Tanto per cominciare il sindaco di Firenze (un Matteo Renzi di cui "Il Giornale della Toscana" ha frequente cura di pubblicare i primi piani meno riusciti) non si è occupato minimamente della questione. "La decisione ufficiale non è stata ancora presa dall'amministrazione", si legge, e si legge anche di "tre colori su quattro indisponibili a giocare".
Per chi non lo sapesse, la tradizione inventata del calcio storico (o del pallone travestito, come lo chiamano certi suoi denigratori) prevede la partecipazione di quattro masnade; i Rossi, i Verdi, i Bianchi e gli Azzurri. Nulla di nuovo: l'inventore della tradizione fu Alessandro Pavolini e con ogni probabilità si limitò a ricalcare i colori delle fazioni romane e bizantine che si aggregavano attorno alle corse dei carri. Quello che l'articolo si guarda bene dallo spiegare sono le motivazioni di tanta "indisponibilità".
Il pallone travestito è connotato da una rissosità proverbiale e demente che pervade per intero ed in permanenza l'ambiente e gli individui che vi gravitano attorno, spesso accomunati dall'utilizzo ordinario della violenza fisica e dal ricorso alla prevaricazione come quotidiano strumento di affermazione della propria personalità o di tutela dei propri interessi più o meno leciti. Secondo una certa gazzetta, gli scambi di quotidiane cortesie tra pallonieri travestiti sono arrivati alla mozzatura delle orecchie durante gli incontri veri e propri, ed ai colpi di pistola durante la guerra civile a bassa intensità che costituisce la loro realtà quotidiana.
Davanti allo spettacolo di bassa macelleria costituito nel corso degli anni da "partite" sempre più simili a regolamenti di conti, un'amministrazione comunale che questa roba la finanzia anche ha messo alcuni limiti precisati nel dodicesimo articolo del regolamento, che per partecipare a tutto il baraccone come "calciante" o come figurante storico impone tra l'altro le condizioni che seguono:
d)[...] Non aver riportato condanne anche non definitive, negli ultimi cinque anni, per i seguenti reati:
· associazione per delinquere, associazione al fine di commettere delitti contro la personalità dello Stato di cui al Titolo I, Capo I del libro II c.p;
· delitti contro l’incolumità pubblica di cui al Libro II, Titolo VI, Capo I e II del c.p.;
· delitti contro la moralità pubblica e il buon costume di cui al Libro II, Titolo IX del c.p.;
· omicidio volontario e preterintenzionale, rissa, lesioni personali dolose, omissione di soccorso;
· delitti contro la libertà personale e contro la libertà morale di cui agli artt. 605 e ss. del c.p.;
· delitti di rapina, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento, truffa, usura e ricettazione;
· delitti e contravvenzioni per la detenzione abusiva di armi;
· produzione, detenzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope;
e) non avere fra i carichi pendenti più di una sentenza di rinvio a giudizio per i reati di cui sopra.
Ciascuna "squadra" deve schierare ventisette individui tra i diciotto e i quarant'anni corrispondenti, tra l'altro, ai requisiti di cui sopra. E' molto significativo il fatto che la "indisponibilità" a "giocare" sia emersa soltanto negli ultimi anni, dopo l'entrata in vigore di un regolamento che la dice assai lunga in merito all'ambiente del pallone travestito e dei suoi fautori.
Come tutti sanno non esiste a Firenze nessuna realtà irritante, pericolosa, crudele, umiliante o semplicemente schifosa di cui gli "occidentalisti" non prendano all'istante le difese. In questo caso gli "occidentalisti" Francesco Torselli ed Emanuele Roselli hanno perso una splendida ed ennesima occasione per tacere. A loro detta il regolamento in vigore, sostanzialmente teso ad impedire ai pallonieri travestiti di sgozzarsi a vicenda o di presentarsi in piazza in condizioni corrispondenti ai criteri diagnostici che il DSM IV classifica ad F14.00 come caratterizzanti l'intossicazione da cocaina, "non gode dell'approvazione dei colori".
Chissà come mai.
Secondo Torselli e Roselli, mezzo mondo invidierebbe la "tradizione" fiorentina del pallone travestito, della quale quest'anno ricorrerebbe nientemeno che l'ottantesimo anniversario. Ora, di motivi per affermare che la tradizione del pallone travestito è frutto di pura e modernissima invenzione ce ne sono quanti se ne vogliono. Il vocabolo "tradizione" ha, proprio in Hobsbawm, una connotazione negativa che non ha, invece, il vocabolo "consuetudine".
Secondo quanto riportato da René Guénon nel suo Considerazioni sulla via iniziatica, ogni vera tradizione implicherebbe la trasmissione di un patrimonio intatto ed immutabile attraverso una serie di passaggi che deve perdersi nel tempo; dei percorsi iniziatici davvero tali deve essere ignoto il fondatore.
E' evidente che il pallone travestito risponde a criteri esattamente opposti, risultando tutt'altro che di remota antichità e tutt'altro che privo di un fondatore noto.
Una breve ricerca in rete conferma che il pallone travestito fu letteralmente inventato dall'Alessandro Pavolini suddetto, un individuo cui un'indubbia erudizione e gli elevati ineressi culturali non impedirono prima di trasformarsi in uno dei peggiori figuri del fascismo ferito a morte, e poi di finire fucilato come un cane.
L'essenza della tradizione come la intendeva Guénon si trova espressa in un testo cristiano chiamato "Prima lettera ai Corinzi", in cui compare la frase "Tradidi quod et accepi". La stessa che compare sulla tomba del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Sarebbe interessante sapere in che modo un Emanuele Roselli che in campagna elettorale ha fatto tanto il cattolico trova il pallone travestito, con il bell'indotto e il magnifico ambientino che gli fanno da corollario, compatibile con la traditio come dovrebbe essere intesa dai cristiani e con le virtù di prudenza, giustizia, fortezza e soprattutto temperanza.
O se anche il pallone travestito, insieme a Corneliu Zelea Codreanu ed ai suoi estimatori, fa parte di quel patrimonio di "radici cristiane" di cui gli "occidentalisti" si sono, ovviamente a parole, autonominati difensori.
Nel corso dei secoli il colore giallo è stato più volte usato come stigma ed ha finito anche per essere esposto da navi che avevano appestati a bordo. C'è dunque da pensare che la scelta del colore sia perfettamente rappresentativa dell'orientamento della pubblicazione e dei suoi contenuti.
Un titolo tanto curioso però merita un approfondimento. Cosa sarà mai successo?
Dopo una lettura accurata dell'articolo scritto da Fabio Scaffardi, si può concludere che non è successo assolutamente niente.
Tanto per cominciare il sindaco di Firenze (un Matteo Renzi di cui "Il Giornale della Toscana" ha frequente cura di pubblicare i primi piani meno riusciti) non si è occupato minimamente della questione. "La decisione ufficiale non è stata ancora presa dall'amministrazione", si legge, e si legge anche di "tre colori su quattro indisponibili a giocare".
Per chi non lo sapesse, la tradizione inventata del calcio storico (o del pallone travestito, come lo chiamano certi suoi denigratori) prevede la partecipazione di quattro masnade; i Rossi, i Verdi, i Bianchi e gli Azzurri. Nulla di nuovo: l'inventore della tradizione fu Alessandro Pavolini e con ogni probabilità si limitò a ricalcare i colori delle fazioni romane e bizantine che si aggregavano attorno alle corse dei carri. Quello che l'articolo si guarda bene dallo spiegare sono le motivazioni di tanta "indisponibilità".
Il pallone travestito è connotato da una rissosità proverbiale e demente che pervade per intero ed in permanenza l'ambiente e gli individui che vi gravitano attorno, spesso accomunati dall'utilizzo ordinario della violenza fisica e dal ricorso alla prevaricazione come quotidiano strumento di affermazione della propria personalità o di tutela dei propri interessi più o meno leciti. Secondo una certa gazzetta, gli scambi di quotidiane cortesie tra pallonieri travestiti sono arrivati alla mozzatura delle orecchie durante gli incontri veri e propri, ed ai colpi di pistola durante la guerra civile a bassa intensità che costituisce la loro realtà quotidiana.
Davanti allo spettacolo di bassa macelleria costituito nel corso degli anni da "partite" sempre più simili a regolamenti di conti, un'amministrazione comunale che questa roba la finanzia anche ha messo alcuni limiti precisati nel dodicesimo articolo del regolamento, che per partecipare a tutto il baraccone come "calciante" o come figurante storico impone tra l'altro le condizioni che seguono:
d)[...] Non aver riportato condanne anche non definitive, negli ultimi cinque anni, per i seguenti reati:
· associazione per delinquere, associazione al fine di commettere delitti contro la personalità dello Stato di cui al Titolo I, Capo I del libro II c.p;
· delitti contro l’incolumità pubblica di cui al Libro II, Titolo VI, Capo I e II del c.p.;
· delitti contro la moralità pubblica e il buon costume di cui al Libro II, Titolo IX del c.p.;
· omicidio volontario e preterintenzionale, rissa, lesioni personali dolose, omissione di soccorso;
· delitti contro la libertà personale e contro la libertà morale di cui agli artt. 605 e ss. del c.p.;
· delitti di rapina, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento, truffa, usura e ricettazione;
· delitti e contravvenzioni per la detenzione abusiva di armi;
· produzione, detenzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope;
e) non avere fra i carichi pendenti più di una sentenza di rinvio a giudizio per i reati di cui sopra.
Ciascuna "squadra" deve schierare ventisette individui tra i diciotto e i quarant'anni corrispondenti, tra l'altro, ai requisiti di cui sopra. E' molto significativo il fatto che la "indisponibilità" a "giocare" sia emersa soltanto negli ultimi anni, dopo l'entrata in vigore di un regolamento che la dice assai lunga in merito all'ambiente del pallone travestito e dei suoi fautori.
Come tutti sanno non esiste a Firenze nessuna realtà irritante, pericolosa, crudele, umiliante o semplicemente schifosa di cui gli "occidentalisti" non prendano all'istante le difese. In questo caso gli "occidentalisti" Francesco Torselli ed Emanuele Roselli hanno perso una splendida ed ennesima occasione per tacere. A loro detta il regolamento in vigore, sostanzialmente teso ad impedire ai pallonieri travestiti di sgozzarsi a vicenda o di presentarsi in piazza in condizioni corrispondenti ai criteri diagnostici che il DSM IV classifica ad F14.00 come caratterizzanti l'intossicazione da cocaina, "non gode dell'approvazione dei colori".
Chissà come mai.
Secondo Torselli e Roselli, mezzo mondo invidierebbe la "tradizione" fiorentina del pallone travestito, della quale quest'anno ricorrerebbe nientemeno che l'ottantesimo anniversario. Ora, di motivi per affermare che la tradizione del pallone travestito è frutto di pura e modernissima invenzione ce ne sono quanti se ne vogliono. Il vocabolo "tradizione" ha, proprio in Hobsbawm, una connotazione negativa che non ha, invece, il vocabolo "consuetudine".
Secondo quanto riportato da René Guénon nel suo Considerazioni sulla via iniziatica, ogni vera tradizione implicherebbe la trasmissione di un patrimonio intatto ed immutabile attraverso una serie di passaggi che deve perdersi nel tempo; dei percorsi iniziatici davvero tali deve essere ignoto il fondatore.
E' evidente che il pallone travestito risponde a criteri esattamente opposti, risultando tutt'altro che di remota antichità e tutt'altro che privo di un fondatore noto.
Una breve ricerca in rete conferma che il pallone travestito fu letteralmente inventato dall'Alessandro Pavolini suddetto, un individuo cui un'indubbia erudizione e gli elevati ineressi culturali non impedirono prima di trasformarsi in uno dei peggiori figuri del fascismo ferito a morte, e poi di finire fucilato come un cane.
L'essenza della tradizione come la intendeva Guénon si trova espressa in un testo cristiano chiamato "Prima lettera ai Corinzi", in cui compare la frase "Tradidi quod et accepi". La stessa che compare sulla tomba del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Sarebbe interessante sapere in che modo un Emanuele Roselli che in campagna elettorale ha fatto tanto il cattolico trova il pallone travestito, con il bell'indotto e il magnifico ambientino che gli fanno da corollario, compatibile con la traditio come dovrebbe essere intesa dai cristiani e con le virtù di prudenza, giustizia, fortezza e soprattutto temperanza.
O se anche il pallone travestito, insieme a Corneliu Zelea Codreanu ed ai suoi estimatori, fa parte di quel patrimonio di "radici cristiane" di cui gli "occidentalisti" si sono, ovviamente a parole, autonominati difensori.
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