Una notte di maggio qualcuno ha distrutto due vecchie carcasse in uso ad un'organizzazione di volontariato fiorentina chiamata "Misericordia di Rifredi", e su un paio di altri automezzi ha scritto quello che pensava dei campi di concentramento e di chi collabora a farli funzionare.
Il tutto è avvenuto nell'indifferenza generale; un corsivo del Corriere Fiorentino è arrivato a lamentarsene in prima pagina senza punto interrogarsi su quali possano mai essere i motivi di una simile disaffezione verso organizzazioni di cui si postula, secondo l'autoreferenzialità ebete che pervade la comunicazione "occidentale", l'assoluta bontà di intenti.
Tra gli addetti al piagnisteo mediatico che hanno dovuto scomodarsi oltre le due righe di circostanza ed oltre i tolleranzizzèro e i sanzionesemplari (due hit irrinunciabili, insieme al girodivite: la marmaglia che vegeta nelle redazioni ha almeno il pregio di essere assolutamente prevedibile) si trova solo una pattuglia sparuta di scaldapoltrone "occidentalisti", primi tra tutti gli al'kafirun della Lega Nord.
Il processo di erosione del sostegno elettorale al piddì con la elle toscano è in pieno corso da mesi; questo spiega e al tempo stesso accompagna l'aumentato volume del vocìo leghista. Le due principali formazioni "occidentaliste" della penisola hanno comunque basato l'ultima campagna elettorale sulla sistematica denigrazione del sistema sanitario toscano -autentica battaglia contro i mulini a vento- e sulla improcrastinabilità della costruzione di un campo di concentramento. Proprio quello che ci vuole davanti ad una crisi che è sociale prima ed ancora che economica, a redditi ridicoli, ai suicidi che si contano a decine, ad un piattume generale mortifero e dilagante, all'omologazione demente di tutto e di tutti.
L'autore -o gli autori- del gesto hanno da parte loro motivato la loro azione in modo inequivocabile e non hanno agito in odio al volontariato cattolico nella sua interezza, come invariabilmente farebbero pensare i comunicati stampa monocordemente intonati ad una indignazione da quindicenne con le mestruazioni che non hanno riempito i giornali.
Il fatto è che anche in Toscana esistono individui cui i campi di concentramento non piacciono.
Individui che nel corso degli ultimi dieci anni inettitudine, pavidità ed inconsistenza dei potenziali rappresentanti, accompagnata e in buona parte dovuta al canaio demonizzante messo in piedi ogni santo giorno dalla feccia giornalaia, hanno privato di ogni rappresentanza politica, spingendoli al totale rifiuto della delega e all'azione diretta. Più che di potenziali e/o sedicenti "rivoluzionari", dovremmo ritenere di trovarci davanti a dei ribelli, secondo la definizione che Ernst Jünger riporta nel suo Trattato.
Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il ribelle attinge alle fonti della moralità non ancora disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice.
Le righe che seguono vengono dal blog di Riccardo Venturi, ed in particolare da un post intitolato "Misericordie" e CIE in cui viene commentato lo stesso episodio. Vi si trova una potenziale spiegazione dell'accaduto scritta non da un gazzettiere ad uso e consumo dei politicanti di riferimento, ma da un signor nessuno che da decenni frequenta quotidianamente gli ambienti del volontariato.
Le considerazioni poco edificanti sul conto di certe organizzazioni che vi vengono espresse sono di quel tipo che trova un'amplissima condivisione nella società civile e tra gli stessi addetti ai lavori, ma che sparisce invariabilmente davanti all'agiografia servile dei refrain gazzettieri.
...Ci sono, invece, delle "Misericordie" che ci tengono molto al business. Che si possono permettere decine di dipendenti, cimiteri, centri analisi, ambulatori. E che, al momento dell'installazione dei CIE, hanno senza alcun problema dichiarato la loro disponibilità alla cogestione di quei lager; perché di lager si tratta. Le cose vanno chiamate con il loro nome. Un paio di giorni fa alcuni militanti antagonisti, che svolgono un'intensa campagna contro i CIE (campagna che mi vede totalmente d'accordo) si sono introdotti nella sede di una di quelle grosse Misericordie cimiterate, di quelle col giornalino intitolato al santo patrono, di quelle coi conti in banca ben pasciuti, di quelle con decine e decine di mezzi. E hanno fatto presente alcune cose, scrivendole anche su alcuni automezzi. Apriti cielo. Tutti a gridare allo scandalo, a cominciare dal neogovernatore di sinistra della Regione Toscana; lo scandalo, insomma, è che alcuni combattano -anche con gesti clamorosi come questo- contro dei campi di concentramento espressione della più schifosa intolleranza e del più assurdo razzismo di oggi, e non che delle "Misericordie", delle associazioni di "carità" (così si definiscono!) collaborino fattivamente alla loro gestione e trasformandosi in kapò. Dice il presidente regionale delle Misericordie: "E' l'ennesimo episodio di un'intolleranza che sta dilagando nel nostro Paese e anche nella nostra regione, e che in nome di un'ideologia cieca e astratta colpisce in modo violento chi invece si impegna ogni giorno, concretamente, per aiutare chi ha bisogno. Con il brillante risultato di distruggere due mezzi che vengono utilizzati dai volontari delle Misericordie per il trasporto di anziani, malati gravi e disabili". Ideologia "cieca e astratta"? No, proprio no. E', anzi, un'ideologia che mette perfettamente a nudo l'ipocrisia totale di questi signorini che parlano di "intolleranza" e che poi agiscono fattivamente per dei lager, nascondendo tutto sotto la maschera della "carità" (come del resto fa, a livello planetario, la Croce Rossa). Gli automezzi ricomprateveli coi vostri bei soldoni, con i lasciti, coi numerosi introiti che avete. E, soprattutto, se cianciate tanto di "carità", fatela sul serio rifiutandovi di collaborare a un'iniziativa nazista.
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