martedì 10 settembre 2013

La primavera araba che diventa inverno gelido. Riccardo Venturi sulle "rivoluzioni" da gazzetta


Le "primavere arabe" di un paio di anni fa sono finite come finisce ogni invenzione gazzettiera e ci sarebbe stato da meravigliarsi del contrario. Uno scritto di un certo Adam Shatz spiega come, a detta di una funzionaria del Bahrein all'ONU,
i manifestanti in Piazza delle Perle [...] non lottavano per la democrazia o per delle riforme costituzionali: erano agenti dell'Iran e di Hezbollah. Quando invocavano la repubblica, intendevano una repubblica islamica di tipo iraniano, dove gli alcolici sarebbero stati proibiti e le donne moderne come lei sarebbero state costrette a portare il velo.
Per fortuna le sono venuti in aiuto i soldati di un paese [l'Arabia Saudita, n.d.t.] dove gli alcolici sono già proibiti e le donne emancipate come lei sono già costrette a portare il velo...
Nei primi anni della guerra civile nella Repubblica Araba di Siria gli "insorti" hanno avuto un appoggio completo ed immediato da parte delle gazzette, e questo è un tema che i nostri lettori conoscono piuttosto bene. 
Hanno avuto anche un appoggio quasi incondizionato da parte di moltissimi attivisti politici. La nulla conoscenza del terreno e l'idea universalmente condivisa che qualche femmina poco vestita sia arma necessaria e sufficiente a fermare gli AK47 branditi da qualsiasi drappello di soldati governativi sono costate ai meno impermeabili alla logica ripensamenti piuttosto impegnativi.
Gli altri -la maggior parte- hanno tirato diritto come se niente fosse cercando di forzare gli eventi per renderli compatibili con una panoplia interpretativa sempre più povera ed inadeguata.
Riccardo Venturi cura antiwarsongs.org su cui compare lo scritto riportato sotto. Prende spunto dalla disavventura di un fogliettista che dopo aver fatto per vari mesi esperienza personale dell'idealismo e dell'urbanità della "rivoluzione", è tornato nella penisola italiana animato da uno spirito piuttosto differente.
"Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa rivoluzione mi abbia tradito. Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un'altra cosa, molto pericolosa e complessa", ha detto all'arrivo scambiando alcune parole con i giornalisti presenti. Poi ha continuato: "È come se fossi vissuto cinque mesi su Marte, ho scoperto che i miei marziani sono malvagi e cattivi. Ho saputo solo oggi chi è il presidente della Repubblica del mio paese".
Direi che sono parole sulle quali, quantomeno, meditare. Magari anche proprio da parte della “Stampa” e di tutta la stampa (con la minuscola) allineata nella sua totale cecità. Le meditino anche i non pochi dementi in salsa “rivoluzionaria”, quelli che vedevano gli “anarchici” in Siria con tanto di “Brigate Internazionali”. Le quali sembra che ci siano davvero, ma di fanatici che vanno a combattere con gli integralisti.
Ho in mente questi qua che si sciacquavano la bocca, e le loro tastiere, con il termine “rossobruni” che va tanto di moda. Con le accuse di “sostenere Assad” e il “dittatore di turno”. Va da sé che mi sono, anche ai tempi della Libia, goduto i tanti “interventismi occidentali” da parte di questi tromboni, conditi persino coi paragoni con la Guerra di Spagna; questi qua vedono “Durruti” ovunque. Il bello è che, poi, sono quelli che s'inalberano tanto quando vedono qualcosa che indulge non dico all'islamismo, ma anche alla stessa comprensione del problema; da una parte s'incazzano per le teocrazie islamiche, dall'altra sostengono “interventi” che porterebbero al potere il peggiore e più feroce oscurantismo religioso. Eppure l'Afghanistan avrebbe dovuto insegnare loro qualcosina.
Pregiandomi di non essere certamente a favore di nessun tipo di teocrazia e di integralismo “religioso” (e neppure di alcun tipo di “moderatismo”, basta considerare quanto spinga il turco [M]Erdogan per l'intervento armato in Siria; e pùppati anche le mancate Olimpiadi, stronzo!), cerco esclusivamente di essere realista. Il realismo impone che l'illusione delle “rivolte laiche” in quei paesi, come constatato amaramente dal giornalista Quirico, è appunto, una tragica illusione.
Non solo di “rossobruni”; ci tocca beccarci pure di “complottisti”. Eppure quel che è successo dalla Tunisia fino all'Egitto, dalla Libia fino alla Siria, non sono “complotti”, sono cose ben reali. O forse agli “anarchici” de noantri piace tanto la bella Libia di adesso, dove sicuramente sventola la bandiera della rivoluzione libertaria; o l'Egitto di Fratelli Musulmani da una parte e militari dall'altra; o la Tunisia dove si assassinano uno dopo l'altro i leader di sinistra che si oppongono al partito religioso di merda; o la Siria dove scorrazzano i jihadisti o come cazzo li si vuole chiamare). La quantità di cazzate che hanno sparato e continuano a sparare questi qui è pari soltanto a quella dei pennaioli di regime, che si sono scoperti tutti “ribellisti” tranne poi venire sbugiardati alla grande, ad esempio, proprio dal loro inviato poco cerimoniosamente prelevato e trattato come un cane. Con la fortuna di essere stato rispedito a casa, buon per lui.
Se non fosse stato rapito, però, magari ora ci ritroveremmo il Quirico bello uniformato sulle “armi chimiche di Assad”, tipo Gad Lerner l'altro giorno su “Re-Pubica”. E questo non è “sostenere il dittatore”; è semplicemente dover rivedere, una buona volta, alcuni concetti che ci siamo incancreniti nelle nostre teste vuote.
Ci piace tanto la “laicità”, a condizione che in certi paesi non sia affidata a un Saddam Hussein (laicissimo) o a un Assad. Ci garba da morire la “condizione della donna”, però facciamo le coalizioni e gli interventi che favoriscono regolarmente i barboni che alle donne mettono il burqa (chi li sosteneva i Talebani al tempo dell'intervento sovietico?). Dovremmo concluderne che ci piacciono soltanto le “rivoluzioni” che sono di nostro gusto, e che fabbrichiamo con ridicole costruzioni teoriche campate in aria. Quando ci si accorge che gli eventi vanno in tutt'altra direzione, è troppo tardi; allora entrano in campo i “diritti dell'uomo”, gli ispettori ONU (Organizzazione dei Nani Ubbidienti), le immancabili “armi chimiche”, tutto il consueto armamentario che però, stavolta, in Siria sembra non avere incantato molto. E, naturalmente, gli interventi armati fatti ad hoc per creare il vero scopo: la frammentazione e la confusione. La riduzione di paesi e popoli interi a riserve di guerra infinita, quindi facilmente controllabili e che non rappresentano più buchi neri nelle aree strategiche. Per fare questo, gli integralismi religiosi sono perfetti: permettono di mantenere il mondo intero in uno stato di “guerra al terrorismo”, permettono di vendere armi su armi, permettono -una volta eliminati i “dittatori”- di iniziare la trafila di baggianate delle “conferenze di pace e riconciliazione”, e intanto arrivano affaristi a frotte tra le macerie dei paesi non solo distrutti, ma che non sono più ricostruibili né fisicamente, né nelle coscienze. “Divide et impera”. Permettono l'installazione di fantocci alla Karzai, permettono le “missioni di pace” che aumentano a dismisura le spese militari. Permettono tutta una serie di cose che bisogna non essere miopi, ma addirittura ciechi per non vedere; ma è del tutto inutile.
Resta il problema dei dittatori, è vero. Una volta o l'altra bisognerà vedere se sia più “dittatore” Assad o il primo ministro turco neoliberista sfrenato. Se sia stato più “dittatore” Gheddafi o il suo amichetto traditore Berlusconi. A rega', questi le “rivoluzioni” come garbano a voantri nun le fanno; e allora continuate, e buon integralismo ben finanziato (ad esempio dall'Arabia Saudita, noto baluardo della democrazia occidentale). Parafrasando Nanni Moretti: Vi meritate Gad Lerner. Vi meritate che alle persone cui è rimasto un po' di sale in zucca caschino le palle nel dover constatare che è meglio il Papa di voi. Vi meritate il vostro “libertarismo” e la vostra “democrazia” da mentecatti, che poi si rivelano essere immancabilmente il loro esatto contrario. Vi meritate Sarkozy e Hollande. Vi meritate il “Premio Nobel per la Pace”.
E noialtri ci meritiamo di essere, nostro malgrado, costretti a dirvele sul viso queste cosine.

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