L'esercito regolare della Repubblica Araba di Siria, per metà composto da tartassatori di lesbiche e per l'altra metà da carristi schiacciabambini.
Parola di gazzettiere.
Traduzione da Asia Times.
Nel caso servisse dare qualche altra mazzata alla favoletta della rivoluzione in corso per la costruzione di una Siria democratica, le grosse novità degli ultimi sette giorni possono servire a dissipare i residui dubbi.
Undici, tredici o quattordici formazioni "ribelli" (il numero esatto dipende dalla fonte delle notizie) hanno piantato il "moderato" Consiglio Nazionale Siriano sostenuto dagli Stati Uniti, e il (non tanto) Libero Esercito Siriano. I capi della scissione sono forsennati jihadisti di Jabhat al Nusra ma ne fanno parte anche altri simpaticoni come le brigate Tawhid e le Tajammu Fastaqim Kama Ummirat di Aleppo, alcune delle quali facevano parte fino a poco tempo fa del "Libero" Esercito Siriano ormai al collasso.
In pratica, i jihadisti hanno ordinato alla galassia "moderata" di sottostare ai loro ordini, di "unificarsi in una formazione di chiaro orientamento islamico" e di giurare fedeltà ad una Siria nel cui futuro la legge sacra sarà "unica fonte del diritto".
Ayman al Zawahiri deve aver segnato un punto da qualche confortevole rifugio a prova di drone, chissà dove nel Waziristan. Non soltanto perché la sua esortazione per uno jihad multinazionale come quello in Afghanistan negli anni Ottanta sta funzionando, ma anche perché il Consiglio Nazionale Siriano sostenuto dagli USA si è rivelato per quel roditore senza denti che è in realtà.
I fatti sul terreno continuano ad esserne conferma. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante sostenuto da Al Qaeda si è impadronito di una cittadina vicina al valico con la frontiera turca di Bab al Salam; l'abitato era prima controllato dal "Libero" Esercito Siriano, accusato di combattere per la "democrazia" e di avere legami stretti con l'Occidente. Questo non è esatto: il "Libero" Esercito Siriano vuole effettivamente legami con l'Occidente, ma sotto il controllo di una forma di governo in cui siano i Fratelli Musulmani a predominare. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante di cui Jabhat al Nusra è la principale componente siriana vuole invece realizzare un Siriastan talebanizzato.
Lo zoccolo duro delle bande jihadiste in Siria può contare circa diecimila combattenti, che però si addossano il novanta per cento degli scontri pesanti perché sono gli unici ad avere esperienza di combattimento; tra loro ci sono anche iracheni che hanno combattuto contro gli ameriKKKani e ceceni che hanno combattuto contro i russi.
Nello stesso tempo e non certo per caso, da quando il principe Bandar bin Sultan detto Bandar Bush è stato incaricato dal re saudita Abdullah di guidare lo jihad in Siria e di non fare prigionieri, il Consiglio Nazionale Siriano in cui dominano i Fratelli Musulmani e che è controllato dal Qatar è stato man mano messo ai margini.
Tagliate quelle teste pacifiste!
Intanto che tutto va a rotoli, nulla sta a pari con la scusa che l'amministrazione Obama ha tirato fuori per giustificare la propria "strategia", basata sull'armare e addestrare la componente più debole -fatta di bande del "Libero" Esercito Siriano infiltrate dalla CIA- e sul "vietare" che le armi finiscano in mano agli jihadisti. Come se la CIA potesse contare su qualcosa di affidabile, in mezzo alla miriade di finanziatori degli jihadisti con base nel Golfo e tra le loro fonti logistiche...
Il Consiglio Nazionale Siriano, il "Libero" Esercito Siriano e il cosiddetto "Supremo Comando Militare" in esilio, capeggiato dal fanfarone Salim Idriss ormai non sono altro che una burla. E tutto è successo intanto che il capo del Consiglio Nazionale, al Jerba, era all'assemblea generale dell'ONU a New York per incontrare il Segretario di Stato John Kerry, alias "Assad è come Hitler". Kerry non ha parlato di armi, ma di ulteriori "aiuti" e di futuri negoziati, e ha rinviato sine die la conferenza Ginevra II. Al Jerba è andato su tutte le furie. Come ciliegina sulla torta, qualcuno dei gruppi del suo "Libero" Esercito Siriano si è unito ad al Qaeda.
Per quale motivo? Basta seguire il corso del denaro perché in sostanza le cose vanno in questo modo. Almeno la metà degli effettivi del "Libero" Esercito Siriano è composta da mercenari che vengono finanziati dall'estero e che combattono dove i padroni che li armano e li pagano dicono loro di combattere. Il "Supremo Comando Militare" nel migliore dei casi controlla forse il venti per cento degli effettivi. E questa gente neanche ci vive, in Siria; sono tutti di base sul lato turco o giordano della frontiera.
I mercenari jihadisti invece sono sempre sul campo, sono quelli che combattono davvero; vengono pagati con regolarità e le loro famiglie ricevono la migliore assistenza.
Da ogni punto di vista pratico, la guerra adesso in corso è tra l'Esercito Arabo Siriano e un mucchio di jihadisti. Naturalmente, il mainstream si guarderà bene di andarlo a raccontare all'opinione pubblica occidentale.
Ora immaginatevi pure questi fan della legge sacra, mangiafegati e tagliateste, che vanno alla conferenza di Ginevra II a parlare di cessate il fuoco col governo siriano, e di possibili accordi di pace con l'asse della NATO e della Casa dei Saud. Naturalmente non succederà: l'ha già mandato a dire per telegrafo al presidente russo Vladimir Putin il signor Bandar Bush in persona.
Dal punto di vista statunitense la cosa peggiore è data dal fatto che non c'è modo di spiegare perché mai non possano svolgersi negoziati anche minimamente significativi. Persino i perplessi infedeli decerebrati che si occupano di questioni presentate come vitali dal governo sono capaci di fare due più due e di mettere insieme le orde di "ribelli" siriani che confluiscono in al Qaeda subito dopo gli attacchi degli Shebab al centro commerciale Westgate di Nairobi.
Non c'è bisogno di dire che a Baghdad stanno uscendo di testa, grazie agli sviluppi. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante si sta facendo strada a colpi di autobombe e di attacchi suicidi anche in Iraq perché il governo sciita, "apostata" e guidato da al Maliki costituisce un bersaglio altrettanto valido del laico Bashar al Assad. Difficile credere che solo cinque mesi fa io stesso mi fossi messo a scrivere dell'instaurazione dell'Emirato Islamico del Siriastan. Adesso vediamo anche come hanno fatto l'invisibile al Zawahiri e l'astuto Bandar Bush a mettere il cappello sulla "strategia" di Washington per raggiungere i loro scopi.
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