venerdì 3 maggio 2013

La situazione sul terreno nella Repubblica Araba di Siria alla fine di aprile 2013 secondo Conflicts Forum



Traduzione da Conflicts Forum.

20-26 aprile 2013

In Siria l'esercito governativo ha compiuto nelle scorse settimane significativi progressi. I governativi erano già riusciti a interrompere i preparativi dell'opposizione per un progettato attacco a Damasco grazie da una brillante serie di attacchi, che con ogni evidenza hanno tratto vantaggio da un buon lavoro di intelligence.
Negli ultimi giorni l'esercito ha intrapreso una serie di operazioni in grande stile per interrompere il traffico e le vie di rifornimento dell'opposizione siriana che dal Libano arrivavano ad esponenti dell'opposizione attibvi nella zona di Homs e di Hama, e qualcosa di simile è stato fatto anche per interrompere le linee che dalla Giordania arrivavano ai sobborghi di Damasco. A tutto questo si deve aggiungere il fatto che la riunione degli "Amici della Siria" ad Istanbul si è rivelata una squallida faccenda, chiusa dal depresso ed emotivo discorso con cui il disilluso Moaz al Khatib, che si pensa stia cercando di tornare in Siria nello sforzo di guadagnare consensi ad una soluzione negoziata del conflitto operando dall'interno del paese, rassegnava le proprie dimissioni.
Le gazzette hanno riferito dell'ottimismo che questi eventi hanno causato, e che è vidente nei circoli governativi di Damasco. I funzionari del governo siriano pensano che la più grande minaccia armata a livello strategico rivolta contro la Siria possa essere resa inoffensiva, anche se non si spingono fino al punto di sostenere che questo porterebbe alla fine degli scontri in Siria e nelle città siriane. A Damasco è cosa nota che fin quando arriveranno finanziamenti, e fino a quando i sostenitori stranieri resteranno fermi nel loro proposito, gli attacchi del tipo mordi e fuggi non cesseranno. Inoltre, nonostante i successi militari dell'esercito regolare, è chiaro che una soluzione politica al conflitto è ancora difficile da raggiungere; gli ufficiali siriani sanno che le forze di sicurezza devono ancora affrontare il difficile compito di rendere sicura Idlib, e che questo è quello che le attende dopo la conclusione della battaglia di Qusayr che è attualmente in corso.

La comunità internazionale è stata distolta da questo mutare della situazione sul terreno e dai problemi dell'opposizione in esilio dalle rinnovate affermazioni sul conto delle armi chimiche che l'esercito governativo starebbe utilizzando. In questo caso particolare è stato un ufficiale superiore dei servizi segreti militari dello stato sionista ad affermare che sarebbe stato usato del gas sarin; gli ha fatto eco il Segretario di Stato Kerry, che ha negato il fatto che esistano prove a questo riguardo. Le affermazioni di Kerry sono state a loro volta sommerse da un mucchio di cose dal nome ambiguo: "valutazioni" piene di "può essere", di "probabilmente", di "resoconti" in cui c'è scritto che in Siria "possono" esser stati usati aggressivi chimici, ma che ancora non se ne aveva la minima prova. I sionisti si sono giustificati dicendo che non stavano cercando di servire una polpetta avvelenata al Segretario di Stato Hagel in occasione di un suo viaggio nello stato sionista, e che si è trattato soltanto di una svista da parte dell'ufficiale dei servizi, che ha dato in pasto al pubblico una "valutazione" priva di riscontri, e che dunque non era ancora stata passata al Segretario alla Difesa statunitense, che non ne sarebbe stato al corrente.
Secondo altri questo incidente -e al giorno d'oggi è un caso che si ripete spesso- avrebbe più a che fare con l'Iran che non con la prospettiva di un intervento militare in Siria -una materia che nello stato sionista suscita reazioni molto contrastanti. Sembra abbastanza probabile che la faccenda sia stata messa in piedi per mettere alla prova la filosofia della "linea rossa" adottata dal Presidente Obama, e per incanalare le reazioni statunitensi in modo che Obama fissi una "linea rossa" anche per l'Iran, in particolare la sua acquisizione di armamenti nucleari. Se la linea rossa adottata da Obama per la Siria (l'utilizzo di armi chimiche) risultasse in qualche modo accomodabile, i sionisti sarebbero portati a considerare la sua linea rossa sull'Iran altrettanto inattendibile, e farebbero in modo che dall'interno degli ambienti governativi statunitensi si faccia pressione su Obama affinché adotti provvedimenti più fermi contro l'Iran, che è quello che i sionisti vogliono.
Si noti che il sarin non è un'arma chimica a tutti gli effetti: è un gas paralizzante la cui produzione non richiede tecnologie sofisticate perché può essere prodotto da qualsiasi studente di chimica delle superiori cercando le istruzioni su internet. Le componenti che non si riuscissero a trovare possono essere sostituite da dei surrogati senza che l'efficacia del preparato ne risenta seriamente.
Soprattutto, è il caso di notare che quanti osservano scientificamente le "prove" citate dal mainstream occidentale sostengono apertamente di esserne poco convinti.

E' stato pubblicato qualche articolo (si veda qui) che riferisce di crescenti tensioni politiche nel Golfo Persico in cui troviamo alti principi sauditi e attivisti politici in Kuwait. Tutti gli articoli concordano in un modo o nell'altro sulla stessa cosa. Se il montante scontento popolare non incontrerà alcuna efficace risposta da parte dell'intelligencija locale, i paesi del Golfo non saranno in grado di rispondere ad esso e non potranno fare altro che arrestare e imprigionare chiunque esprima qualche critica, senza stare a guardare se quanti si lamentano stanno facendo opposizione o se hanno l'intenzione di rovesciare lo stato.
L'insurrezione sunnita radicale che sta combattendo contro l'influenza dell'Iran e degli sciiti sta proseguendo con una serie di attacchi compiuti in Iraq da gruppi vicini ad al Nusra, che si riconoscono nello Stato Islamico in Iraq e che sono particolarmente forti vicino alla frontiera siriana, a Baghdad, e stanno cercando di espandersi anche in Libano adesso che al Nusra ha annunciato l'intenzione di intraprendere azioni armate contro Hezbollah.
Nelle zone di confine del libano vicino a Qusayr il conflitto diretto è in pratica già cominciato.

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