martedì 19 marzo 2013

A Socialismo Rivoluzionario non piacciono le aggressioni alle donne del PD


Il Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran tra gli alti quadri del sepah-e pasdaran-e enghelab-e eslami.
La Repubblica Islamica dell'Iran costituisce una realtà tra le più invise alla ininfluente organizzazione settaria di cui si tratta in questo scritto; un motivo in più per diffonderne la propaganda.

La città di Firenze è ancora molto ricca di organizzazioni ed individui che traducono nella politica di piazza una weltanschauung centrata sulla civiltà anziché sul progresso, che della civiltà rappresenta nel migliore dei casi un caricaturale opposto.
Accanto ad organizzazioni ed individui che fanno politica di piazza, si trovano anche organizzazioni ed individui che ne hanno fatta.
Una di queste è Socialismo Rivoluzionario, che su un proprio sito web (lacomuneonline.it) ha pubblicato una divertente serie di considerazioni sulle manifestazioni del 9 marzo 2013, ovvero la passeggiatina "occidentalista" di Casaggì Firenze ed il suo rancoroso e assai più partecipato contraltare.
Socialismo Rivoluzionario è un gruppo settario a carattere endogamico che alcuni anni fa reagì in modo piuttosto scomposto alle critiche che un certo Stefano Santarelli muoveva in un suo libro, con tanto di nomi, cognomi, fatti, date e documenti. Si tratta di un libretto che recensimmo con piacere, frutto com'era del coinvolgimento di un collega di malefatte telematiche come Miguel Martinez. Ad esso rimandiamo affinché le considerazioni che seguono possano essere intese nella giusta ottica.
Anzi, nella giusta prospettiva.

Jacopo Andreoni | 17 Marzo 2013
Firenze: al corteo antifascista aggredite donne del PD
La violenza degli estremisti
Sabato 9 marzo scorso, a Firenze, settori legati alle destre parlamentari avevano indetto una manifestazione in occasione della giornata nazionale di commemorazione delle vittime delle Foibe. Come avviene da alcuni anni, per contraltare da parte di un cartello di realtà dell’estremismo e antagonismo fiorentino, è stata convocata una contro-manifestazione antifascista.
Delle decine di persone che hanno animato la prima ci interessa ben poco, salvo la necessaria denuncia di questi tristi figuri, fascistoidi, che ancora oggi, in nome dell’arrivismo, dell’egoismo sociale e del razzismo, si riconoscono in personaggi di assoluto e pericoloso squallore come il Cavaliere ed il suo entourage.
Ma anche dalle poche centinaia che hanno dato vita al corteo antifascista abbiamo avuto una riprova di quanto ormai la politica e l’azione delle sinistre, in particolar modo di quelle estremiste sempre più qualunquiste e violente, sia espressione di una decadenza senza fine. Infatti alcuni settori dei centri sociali e della rete dei collettivi studenteschi, forse frustrati dal non aver potuto fare la loro triste e rituale schermaglia con polizia o avversari, hanno pensato bene di riversare la loro rabbia reazionaria contro le uniche due donne, figlie di partigiani, che avevano osato sfilare portando una bandiera del PD. Aggredite a male parole, spintonate fuori dal corteo, sono state costrette a lasciarlo, insieme ai militanti di SEL che le hanno difese e che se ne sono andati per protesta, costringendo l’ANPI, che aveva co-promosso la manifestazione, a sfilare separata ed il suo presidente provinciale (Silvano Sarti, partigiano di 88 anni) a camminare da solo, tra gli insulti, ai lati del corteo.
Alle due donne e a tutti coloro che hanno subito gli attacchi da parte di quegli “ultras della democrazia” ridotti al lumicino, va la nostra solidarietà. Noi, che a quella manifestazione abbiamo scelto di non partecipare, conoscendo bene il clima che vi si respirava e non condividendone né la piattaforma né la motivazione (non scendiamo in piazza a rivendicare i massacratori titoisti), stiamo impegnandoci quotidianamente per costruire solidarietà e accoglienza, per cercare di dare vita ad aggregazioni umane sempre più basate su valori etici positivi e condivisi. Loro, i qualunquisti estremisti violenti, respingono e aggrediscono chi non la pensa esattamente come loro. Anche per questo la politica, anche quella delle sinistre istituzionali o estremiste che siano, è destinata a finire, o, più evidentemente, è già finita.

Si tratta di un testo piuttosto lungo ed articolato; forse troppo, se si pensa che l'organizzazione che lo ha curato e pubblicato non era neppure interessata agli avvenimenti.
E' appena il caso di segnalare il registro linguistico e l'inventio queruli e frignoni, degni della miglior tradizione gazzettiera dell’”occidentalismo” fiorentino, quello che all'indomani dei cortei intitolava piagnucoloso di “centri sociali contro il crocifisso” prima che i conti in rosso e la giustizia penale rimettessero al loro posto molti dei buoni a nulla che percepivano persino un reddito per scrivere roba del genere.
Ma andiamo avanti.
Socialismo Rivoluzionario omette con gran cura di spiegare che per anni ed anni ha praticato ovunque (non solo a Firenze) assidui tentativi di “entrismo” in quelle sinistre estremiste sempre più qualunquiste e violente che adesso disprezza tanto. In termini operazionali, Socialismo Rivoluzionario inviava una delle proprie iscritte in tutti gli ambienti della sinistra più o meno extraparlamentare in cui si tenessero assemblee e cercava di imporre, con metodi ben descritti da Santarelli, le proprie priorità e la propria direzione. I risultati non sono mai stati gran cosa perché ad una linea politica obiettivamente spassosa che Socialismo Rivoluzionario avanzava (ed avanza) nell’affrontare ogni campo della vita associata si accompagnavano metodi filistei improntati ad un utilizzo abituale della delazione che in poco tempo attiravano sui propagandisti -e soprattutto sulle propagandiste- di SR lo scherno, la diffidenza ed il disprezzo variamente espresso di tutta la compagine presa di mira.
Socialismo Rivoluzionario nascondeva i propri caratteri endogamici (le cui nefandezze sono anch’esse oggetto di esposizione da parte di Santarelli) dietro un fastidioso linguaggio politicamente correttissimo, che diventò anch’esso oggetto di aperta derisione (“…leslashi lavoratricislashtori…”; “…Leslashi compagneslashi…”) e che soprattutto faceva letteralmente a pugni con una realtà dei fatti e con una pratica politica improntate a metodi esattamente opposti ed il cui scopo ultimo altro non era che il mantenimento e l'espansione della struttura organizzativa, secondo dinamiche proprie dei gruppi settari.
Una lettura particolarmente crudele del testo di Santarelli farebbe concludere che gli ideatori di Socialismo Rivoluzionario abbiano messo in piedi tutta la faccenda per assicurarsi una compagnia femminile fidelizzata ed entusiasta.
In un contesto del genere, si potrà immaginare quale trattamento Socialismo Rivoluzionario abbia sempre riservato al dissenso, specie se documentato; quanti difettino di immaginazione possono ricorrere a Santarelli per trovare esempi concreti che colpiscono per la somma e cristallina abiezione manifestata dagli attori coinvolti.
In capo a qualche anno Socialismo Rivoluzionario si è ovviamente trovata all’angolo, poco aiutata ad uscirne da mosse politiche pazzesche dettate da null'altro che da una ferrea autoreferenzialità, e da una visione di grossi temi geopolitici che si potrebbe eufemisticamente definire “coraggiosa”.
Di qui,la decisione -sicuramente presa dai vertici e fatta metabolizzare a tutto il resto dell'apparato senza tante discussioni- di cambiare atteggiamento e di ritirarsi letteralmente in campagna, in un casolare in cui ogni estate si insegna l'amore reciproco. Una decisione che non dev'essere costata gran che, se teniamo presente che l'azione efficace sul piano politico è sempre stata nei fatti l'ultima delle preoccupazioni di questo gruppo.
Le aggressioni sono una cosa serissima e dolorosa, al pari della violenza estremista; richiede un coinvolgimento fisico in prima persona del quale il nove marzo non abbiamo avuto sentore.
Questo significa che il 9 marzo nessuno ha aggredito donne del PD.
Su cosa sarebbe potuto succedere a uomini di SR non ci sentiamo invece in grado di fare previsioni.

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