Il 9 marzo 2013 si sono tenute a Firenze due manifestazioni di piazza: l'annuale passeggiata tra amici indetta da Casaggì Firenze e un corteo di segno opposto, organizzato da mustad'afin privi di rappresentanze elettorali, poco inclini a qualsiasi genere di delega ed altrettanto poco inclini a tollerare bandiere governative, molto giustamente e molto lodevolmente fatte allontanare dal corteo.
Vale la pena riferire della giornata soltanto per un particolare, riportato in modo identico da svariate gazzettine.
Era prevista anche la presenza dell'on. Giorgia Meloni, che pero' non e' potuta venire per altri impegni.
I nostri lettori conoscono Giorgia Meloni per la profonda stima che essa riscuote presso i massimi livelli dell'"occidentalismo" peninsulare e la sua presenza, considerata chissà perché qualificante come poche altre, era prevista da mesi e doveva costituire il nerbo dell'iniziativa: la quarantina di mangiaspaghetti messa insieme dragando tre o quattro province affinché agitasse drappi verdi, bianchi e rossi (pare sia la bandiera dello stato che occupa la penisola italiana) è rimasta con un palmo di naso.
Le ragioni della defezione sono comprensibili e condivisibili: nessuno ambisce di trascorrere un sabato pomeriggio piovoso percorrendo cento metri lungo una strada guardata a vista dalla gendarmeria, per deporre un mazzo di crisantemi davanti ad un cartello stradale lordato dalle vernici spray.
Facile, in queste condizioni, che sopraggiunga qualche impegno.
L'accaduto permette anche di tirare le consuete conclusioni -nel caso ce ne fosse ancora bisogno- sulla considerazione che i politici "occidentalisti" riservano alla propria servitù fiorentina.
Post scriptum. La "libera informazione", mentre il corteo era ancora per le strade, è intervenuta soccorrevole a dare moltissimo risalto alla versione dei fatti fornita dalla decina di alfieri governativi cacciati dal corteo.
Il blogger fiorentino Riccardo Venturi ha pubblicato sull'argomento uno scritto dai toni giustamente duri. Per prima cosa, in 'a Bbidonara, er Piddirindiddì e l'Antifascismo l'autore ricorda che un certo modo di comportarsi denotante riconoscenza e compartecipazione dev'essere più la norma che altro, presso l'elettorato passivo "occidentalista".
Il blogger fiorentino Riccardo Venturi ha pubblicato sull'argomento uno scritto dai toni giustamente duri. Per prima cosa, in 'a Bbidonara, er Piddirindiddì e l'Antifascismo l'autore ricorda che un certo modo di comportarsi denotante riconoscenza e compartecipazione dev'essere più la norma che altro, presso l'elettorato passivo "occidentalista".
In secondo luogo, il blogger di Ekblòggethi descrive alcune circostanze oggettive alla base della scoraggiante accoglienza ricevuta dai governativi. E lo fa spiegando alcune cose che la "libera informazione", con particolare riguardo all'edizione fiorentina del foglio "La Repubblica", si è dimenticata di spiegare.Anche per quest'anno, in pompa magna e su tutte le migliaia di manifesti per il "Corteo delle foibe", era stata preannunciata la presenza di Giorgia Meloni; dico "anche per quest'anno", dato che l'anno scorso la suddetta aveva pensato bene di dare forfait all'ultimo momento, preferendosene evidentemente restare al calduccio (nel 2012 la "giornata della memoria" si era svolta regolarmente in febbraio, e il corteo si era svolto in un pomeriggio in cui a Firenze c'erano sette gradi sottozero).Quest'anno, invece, nonostante la pioggia la temperatura era alquanto gradevole (faceva quasi caldo...); però, appunto, pioveva parecchio. Et revoilà: all'ultimo momento, la Meloni ha fatto sapere di avere improcrastinabili impegni ed ha lasciato di nuovo i suoi (scarsi) cameratucci a "ricordare" e, soprattutto, a inzupparsi d'acqua. Oh, mica scema!
Una foto di gazzetta sulla passeggiatina tra amici organizzata da Casaggì Firenze. Con la defezione dell'ospite d'onore, la prima fila è passata agli spaghettifresser comprimari, qui ritratti a fauci spalancate nell'intento di cantare chissà cosa. Spicca tra di essi Achille Totaro, che è grasso (e di Scandicci) per una volta ritratto senza il noto corteggio di cultrici della storiografia contemporanea.
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