"Il Giornale della Toscana" è una gazzettina "occidentalista" pubblicata a Firenze che alla fine del 2011 sta passando un pessimo periodo.
Dopo un'accurata visita da parte della gendarmeria è stata costretta a ridurre una foliazione già scarsa per proprio conto e soprattutto a pietire la benevolenza di chiunque avesse orecchie per sentire.
L'appello alla solidarietà non è minimamente uscito dal mondo autoreferenziale dei gazzettieri e del politicame, in prevalenza "occidentalista" anch'esso ma non soltanto. A parte qualcuno che ha reagito in modo tanto chiaro quanto poco solidale, chiunque non facesse parte della conventicola non si è neppure accorto della cosa. Oppure ha accolto il disperato "Vogliono farci chiudere" di via Cittadella con gelida indifferenza.
Il clamore e gli alti lai hanno assunto un carattere di urgenza tale che "Il Giornale della Toscana" ha addirittura smesso di edurre i sudditi sui folgoranti successi che la città di Prato, fiore all'occhiello dell'"occidentalismo" peninsulare perché strappata da qualche anno ad un'amministrazione invisa -ed ipso facto avviata ad un radioso futuro- ha mietuto nella riscoperta delle proprie radici cristiane e soprattutto nella lotta per la sihurézza e contr'i'ddegrado. Quest'ultimo fronte vede Prato passare da un trionfo all'altro, al punto da attirare valorosi crociati da altri borghi.
Dopo un primo tentativo di appellarsi alla professionalità da tutelare, "Il Giornale della Toscana" ha preferito scegliere altre frecce. Qualcuno avrebbe potuto prendersi la briga di consultare qualche vecchio numero a caso per farsi un'idea della professionalità "occidentalista", e la cosa sarebbe stata come minimo controproducente.
Meglio fare l'elenco del politicame amico, dei gazzettieri amici, dei potenti amici. Così si fanno passare un tantino in secondo piano certi capi d'opera prodotti dalla redazione, per esempio quelli in cui si tira in ballo Al Qaeda anche per le alluvioni in Lunigiana, e non si rischia nulla.
Quasi nulla.
Perché, arrivati in fondo all'articolo senza troppi drammi, si chiude l'elenco dei benemeriti con un "la benzina sta finita".
Questo nostro scritto avrà essenzialmente due piccoli meriti. Quello di esser stato redatto, come tutti gli altri e a differenza di quella gazzetta, senza contributi economici da parte di chicchessia, e quello di regalare a Google quello che ci accontenteremo di definire come un curioso apax legomenon.
Una professionalità da tutelare, sì.
Da finanziare.
Dopo un'accurata visita da parte della gendarmeria è stata costretta a ridurre una foliazione già scarsa per proprio conto e soprattutto a pietire la benevolenza di chiunque avesse orecchie per sentire.
L'appello alla solidarietà non è minimamente uscito dal mondo autoreferenziale dei gazzettieri e del politicame, in prevalenza "occidentalista" anch'esso ma non soltanto. A parte qualcuno che ha reagito in modo tanto chiaro quanto poco solidale, chiunque non facesse parte della conventicola non si è neppure accorto della cosa. Oppure ha accolto il disperato "Vogliono farci chiudere" di via Cittadella con gelida indifferenza.
Il clamore e gli alti lai hanno assunto un carattere di urgenza tale che "Il Giornale della Toscana" ha addirittura smesso di edurre i sudditi sui folgoranti successi che la città di Prato, fiore all'occhiello dell'"occidentalismo" peninsulare perché strappata da qualche anno ad un'amministrazione invisa -ed ipso facto avviata ad un radioso futuro- ha mietuto nella riscoperta delle proprie radici cristiane e soprattutto nella lotta per la sihurézza e contr'i'ddegrado. Quest'ultimo fronte vede Prato passare da un trionfo all'altro, al punto da attirare valorosi crociati da altri borghi.
Dopo un primo tentativo di appellarsi alla professionalità da tutelare, "Il Giornale della Toscana" ha preferito scegliere altre frecce. Qualcuno avrebbe potuto prendersi la briga di consultare qualche vecchio numero a caso per farsi un'idea della professionalità "occidentalista", e la cosa sarebbe stata come minimo controproducente.
Meglio fare l'elenco del politicame amico, dei gazzettieri amici, dei potenti amici. Così si fanno passare un tantino in secondo piano certi capi d'opera prodotti dalla redazione, per esempio quelli in cui si tira in ballo Al Qaeda anche per le alluvioni in Lunigiana, e non si rischia nulla.
Quasi nulla.
Perché, arrivati in fondo all'articolo senza troppi drammi, si chiude l'elenco dei benemeriti con un "la benzina sta finita".
Questo nostro scritto avrà essenzialmente due piccoli meriti. Quello di esser stato redatto, come tutti gli altri e a differenza di quella gazzetta, senza contributi economici da parte di chicchessia, e quello di regalare a Google quello che ci accontenteremo di definire come un curioso apax legomenon.
Una professionalità da tutelare, sì.
Da finanziare.
Post scriptum. Intanto che la benzina sta finita, arrivano anche notizie in merito ad un certo Igor Marini. Notizie che richiamano alla mente la professionalità de "Il Giornale", ovvero la gazzetta di cui "Il Giornale della Toscana" costituisce una sorta di inserto o di allegato. "Il Giornale" costruì per mesi interi issues a proposito di una vicenda chiamata Telekom Srbija basandosi in gran parte sulle dichiarazioni di un frequentatore di mucose femminili appartenenti ad attrici, ex attore egli stesso, ex stuntman e sedicente conte.
Come dire la professionalità "occidentalista" al suo vertice, finalmente premiata il 10 novembre 2011 con dieci anni di detenzione e richieste di risarcimento che schianterebbero chiunque soltanto a leggerle.
Come dire la professionalità "occidentalista" al suo vertice, finalmente premiata il 10 novembre 2011 con dieci anni di detenzione e richieste di risarcimento che schianterebbero chiunque soltanto a leggerle.
un vantaggio: almeno si sanno nomi e cognomi dei complici istituzionali di tanto bel "giornalismo" a 4 veli (supermotrbido? mi sa neanche quello).
RispondiEliminala speranza: spero ardentemente che a certe redazioni qualcuno apra - anche solo metaforicamente, sarebbe bello lo stesso - qualcos'altro che comincia con la lettera C. magari un bel fallimento da crisi editoriale sarebbe un ottimo inizio.
come il cuore, ma non è il cuore.
E' difficile non essere considerati dei cialtroni quando ci si è comportati per anni da cialtroni e quando si continua a comportarsi da cialtroni anche in situazioni in cui la gravità del momento consiglierebbe condotte un po' più avvedute. Eppure, è quello che stanno facendo questi signori, lasciando presagire che un certo modo di fare sia praticamente strutturale...
RispondiEliminacerto che... salvarne uno. è profondamente ingiusto accanirsi sui meno ...dotati quando tutto il giornalismo italiota manca delle più elementari norme di decenza umana e professionale. il trionfo del luogo comune, l'appiattimento dei menabò (ti sfido a trovarmi delle edizioni sostanzialmente diverse e qualcosa che assomigli anche solo lontanamente a un Le Monde Diplo... che pure non è fra i miei preferiti.
RispondiEliminaNon ho seguito molto la vicenda.
RispondiEliminaMa se ho capito bene, questi si lamentano delle leggi di mercato.
Cioè, secondo loro, qualcuno deve dare loro dei soldi, anche se:
1) nessuno compra il giornale
2) nessuno ci fa la pubblicità (perché nessuno si compra il giornale).
Comunisti!
Miguel Martinez
...Esatto, comunisti.
RispondiEliminaDetto altrimenti, le "leggi del mercato" sono quelle che vanno bene fino a quando non è a te che tolgono il pane di bocca.
Un po' come la gendarmeria e i tribunali, che vanno bene fino a quando limitano il loro interesse ai cortei studenteschi, permettendo a qualcuno dei ventotto stakhanovisti di via Cittadella di continuare a meritarsi la paga scrivendo qualche articolo contro l'insihurezza e i'ddegrado.