Oriana Fallaci è morta.
Morta.
Morta.
Morta.
Morta.
E morta.
Da cinque anni.
Lo spettacolo offerto dal gazzettaio fiorentino in occasione di un "anniversario" di cui non è strafregato nulla a nessuno -così come non strafregò nulla a nessuno della telecronaca obitoriale di cinque anni fa- è stato più miserabile del consueto, perché ai foglietti "occidentalisti" si sono aggregati anche quelli sempre più teoricamente antitetici ad essi. In questa sede ci si accanirà con piacere proprio contro uno di questi ultimi, essendo le produzioni mediatiche "occidentaliste" abbastanza prevedibili ed in fondo perfino noiose, intonate più o meno tutte a lamentare il mancato sostegno del pubblico alla lercia autoreferenzialità delle loro ciarle.
Oriana Fallaci è morta in quell'indifferenza scostante che in vita ha fatto l'impossibile per meritarsi, insieme agli obesi con la cravatta che ne hanno accolto a braccia aperte ed in piena consapevolezza le più incompetenti produzioni "letterarie" pretendendo di imporle ai sudditi come verità empiriche. Una verità empirica incontestabile, se non da parte di qualche mente retrograda o da qualche pazzo pericoloso meritevole soltanto di un isolamento e di una stigmatizzazione ottenuti con il nobile strumento del linciaggio a mezzo stampa.
Sulla parabola discendente di Oriana Fallaci e sull'aneddotica deteriore che ne ha accompagnato l'esistenza abbiamo raccolto nel corso del tempo una breve ma eloquente antologia.
L'operazione mediatica condotta da Ferruccio de Bortoli, improntata a toni perentori e ad un'islamofobia d'accatto in cui hanno fatto la parte del leone incompetenza cialtrona e vocabolario degno della peggior marmaglia da pallonaio, allagò a suo tempo il mainstream, nel cui vocabolario introdusse neologismi ridicoli, geopolitiche da barzelletta e castronerie da femmine viziate erette a dogmi intoccabili.
Gli "scritti" di quella donna sono stati usati per giustificare l'imperialismo yankee e l'avvio di una nuova ondata di "sperimentazioni" neoliberiste tutt'ora in corso, l'ultimo esempio delle quali è rappresentato al momento in cui scriviamo dalla vergognosa aggressione alla Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, da parte di una ciurma di gazzettieri che non hanno mai sentito l'odore di una ferita agli intestini, senza che questo impedisse loro di pretendere un tifo da feccia palloniera -e chi non è d'accordo è un terrorista- per alcune tra le peggiori e più deliberate nefandezze che uno stato sovrano abbia mai commesso.
L'autoreferenzialità di certe celebrazioni è il risultato logico, e fin troppo benevolo, che questi mandolinisti della geopolitica hanno il diritto di aspettarsi.
Il "Giornale della Toscana" merita un accenno per il senso di alienazione che riesce a suscitare fin dalla prima pagina in tutte le persone perbene.
C'è da aspettarsi che qualcuno di costoro prima o poi spezzi una lancia a favore di altri "grandi fiorentini" come Pietro Pacciani. Se si pensa alla frequenza con cui l'espressione "compagno di merende" viene utilizzata dall'occidentalame fiorentino per denigrare gli avversari politici, la considerazione è meno campata in aria di quanto possa sembrare di primo acchito.
Come già precisato, il battage "occidentalista" e la risposta giustamente e logicamente nulla da parte del pubblico erano qualcosa di prevedibile e di previsto. Una gazzetta con altre e malriposte ambizioni ha invece pubblicato roba paragonabile, il che significa che l'autoreferenzialità gazzettiera è qualcosa che per sua natura supera qualunque (presunto) steccato ideologico. L'articolo di Mario Neri, pubblicato su "Repubblica", viene qui completato -o confutato- riga per riga.
Controversa, limpida, feroce, coraggiosa. Distacco e ammirazione accompagnano da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero, ricordata (sommessamente) a sinistra come esempio cristallino di un giornalismo irripetibile per quell’occhio inflessibile e quella scrittura così chiara e passionale che hanno attraversato il Novecento.
Involuta, prepotente, feroce senza dubbio alcuno, coraggiosa quanto lo si può essere quando non si rischia nulla e si ha a disposizione una macchina mediatica mai vista ed estremamente compiacente, che concede carta bianca occupandosi anche di linciare gli avversari. Fuori dal giro politicante e gazzettiero l'indifferenza più gelida accompagna da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero -cosa sufficiente ad elevare un cordone sanitario fatto di decenza e di responsabilità tra i suoi "libri" e chiunque abbia un minimo di rispetto di sé- ricordata (sommessamente) a sinistra per meriti presunti, pregressi e soprattutto dimenticati.
A cinque anni dalla sua morte, avvenuta nella sua Firenze, in una camera della clinica Santa Chiara a causa di quello che ha sempre chiamato «l’Alieno», l’immaginario collettivo su Oriana Fallaci non sembra essersi depurato delle incrostazioni ideologiche ispirate all’ultima fase della sua vita. Firenze la ricorda forse ancora in sordina o strepitando troppo. A renderle omaggio è andata una delegazione della Lega Nord. I rappresentanti del Carroccio hanno deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio. «Oriana - dice il presidente del consiglio in Palazzo Vecchio, Eugenio Giani - è stata una grande personalità alla quale i fiorentini sono legati fortemente, ha assunto spesso posizioni di rottura ma il suo livello e valore va oltre le posizioni di parte. E' stata una delle più grandi scrittrici della storia del '900».
A cinque anni dalla sua solitaria morte, avvenuta in una Firenze su cui non si era peritata di spandere disprezzo a piene mani e che l'ha trattata con molta più signorilità di quanta ne avrebbe meritata, l'"immaginario collettivo su Oriana Fallaci" esiste soltanto per quanti devono trarre visibilità, suffragi o -perché no- redditi dal suo caso mediatico. Firenze la ricorda certamente con l'indifferenza assoluta, da cui esulano soltanto pochi appartenenti alle categorie di cui sopra. A renderle omaggio, intanto che i fiorentini perbene erano a lavorare, è andata una delegazione della Lega Nord.I rappresentanti del Carroccio, si presume per certo da soli, hanno dunque deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri, il che imporrebbe ai sudditi di credere che esistano "rappresentanti del Carroccio" in grado di leggere. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio, che ci auguriamo interrotto da qualche coro da pallonaio proveniente dall'antistante piazza a ricreare il clima di rissa vergognosa in cui soggetti del genere hanno dato ad intendere di trovarsi tanto bene, e passi per la dichiarazioncina da "bignami del politicante cortese" che questo Eugenio Giani ha pensato bene di rilasciare.
A Montecatini, gli organizzatori di Miss Italia[*] stasera presenteranno un omaggio alla scrittrice e alle 19 verrà presentato il libro fotografico «Oriana Fallaci in New York - una storia d'orgoglio» di Gianni Minischetti, edito da Sperling & Kupfer. Al Grand Hotel Mediterraneo, infine, l’associazione «Una via per Oriana» ha organizzato un convegno su La rabbia e l’orgoglio. Un modo per sottolieneare alla sua città un’amnesia, quella di non averle ancora intitolato una strada, ma forse anche un appuntamento per un’ennesima riflessione a corta gittata.
In una cittadina famosa da almeno un secolo per i commerci che vi si svolgono, gli organizzatori di una cosa con molte ragazze poco vestite fanno entrare nel mucchio anche la presentazione dell'ennesimo libercolo fatto per sfruttare al massimo il materiale disponibile. La cosa è interessante perché inquadra Oriana Fallaci in un contesto, quello delle mucose femminili in vario modo fruibili, che è caro agli "occidentalisti" almeno quanto quello del pallone. In uno dei pochi luoghi a Firenze in cui gli "occidentalisti" possano riunirsi senza rischiare forte anche in fatto di incolumità personale invece non si è riusciti neppure a procurarsi qualche titolo nuovo, per cui ci si limiterà alla solita chiacchierata tra amici, possibilmente seguita da una scodella di maccheroni.
Sembra che nessuno riesca a riconoscere una Fallaci oltre lo spartiacque delle torri gemelle. I grandi e luminosi reportage di guerra, i romanzi, le interviste a Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping, Kinssinger, Andreotti sembrano svaniti, risucchiati dalle polemiche che hanno segnato il suo ultimo tratto di vita e pure la sua morte. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda Oriana Fallaci.
C'è da chiedersi che cosa ci sia da riconoscere in una Fallaci, a prescindere dall'operazione chirurgica ed urbanistica intrapresa con un certo successo sul suolo ameriKKKano l'11 settembre 2001. Alla luce delle "produzioni letterarie" di cui si forniscono ampi stralci, c'è anche da chiedersi, con ancora maggiore serietà, che cosa abbia mai avuto da insegnare un elemento del genere su Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping e Kinssinger. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda, solitamente non gratis, Oriana Fallaci. A chi non rientra nel bel numero non potrebbe invece importare di meno.
[*] Il vocabolo è presente in un testo citato. Come sempre ce ne scusiamo con la sensibilità dei nostri lettori.
Morta.
Morta.
Morta.
Morta.
E morta.
Da cinque anni.
Lo spettacolo offerto dal gazzettaio fiorentino in occasione di un "anniversario" di cui non è strafregato nulla a nessuno -così come non strafregò nulla a nessuno della telecronaca obitoriale di cinque anni fa- è stato più miserabile del consueto, perché ai foglietti "occidentalisti" si sono aggregati anche quelli sempre più teoricamente antitetici ad essi. In questa sede ci si accanirà con piacere proprio contro uno di questi ultimi, essendo le produzioni mediatiche "occidentaliste" abbastanza prevedibili ed in fondo perfino noiose, intonate più o meno tutte a lamentare il mancato sostegno del pubblico alla lercia autoreferenzialità delle loro ciarle.
Oriana Fallaci è morta in quell'indifferenza scostante che in vita ha fatto l'impossibile per meritarsi, insieme agli obesi con la cravatta che ne hanno accolto a braccia aperte ed in piena consapevolezza le più incompetenti produzioni "letterarie" pretendendo di imporle ai sudditi come verità empiriche. Una verità empirica incontestabile, se non da parte di qualche mente retrograda o da qualche pazzo pericoloso meritevole soltanto di un isolamento e di una stigmatizzazione ottenuti con il nobile strumento del linciaggio a mezzo stampa.
Sulla parabola discendente di Oriana Fallaci e sull'aneddotica deteriore che ne ha accompagnato l'esistenza abbiamo raccolto nel corso del tempo una breve ma eloquente antologia.
L'operazione mediatica condotta da Ferruccio de Bortoli, improntata a toni perentori e ad un'islamofobia d'accatto in cui hanno fatto la parte del leone incompetenza cialtrona e vocabolario degno della peggior marmaglia da pallonaio, allagò a suo tempo il mainstream, nel cui vocabolario introdusse neologismi ridicoli, geopolitiche da barzelletta e castronerie da femmine viziate erette a dogmi intoccabili.
Gli "scritti" di quella donna sono stati usati per giustificare l'imperialismo yankee e l'avvio di una nuova ondata di "sperimentazioni" neoliberiste tutt'ora in corso, l'ultimo esempio delle quali è rappresentato al momento in cui scriviamo dalla vergognosa aggressione alla Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, da parte di una ciurma di gazzettieri che non hanno mai sentito l'odore di una ferita agli intestini, senza che questo impedisse loro di pretendere un tifo da feccia palloniera -e chi non è d'accordo è un terrorista- per alcune tra le peggiori e più deliberate nefandezze che uno stato sovrano abbia mai commesso.
L'autoreferenzialità di certe celebrazioni è il risultato logico, e fin troppo benevolo, che questi mandolinisti della geopolitica hanno il diritto di aspettarsi.
Il "Giornale della Toscana" merita un accenno per il senso di alienazione che riesce a suscitare fin dalla prima pagina in tutte le persone perbene.
Oriana Fallaci, per Firenze è stato un giorno qualunqueChe cosa hanno ricordato gli "occidentalisti" fiorentini? Un individuo che ad un passo dalla fine riuscì a farsi ricordare per le immortali, trascendenti considerazioni che seguono, cui aggiungemmo con sarcasmo le nostre. Una gazzetta di pallone assicurò ad esse la pubblicazione immediata in prima pagina.
Un mazzo di rose del sindaco non basta a cancellare l’indifferenza
A cinque anni dalla morte di Oriana Fallaci, la sua opera è ricordata dai cittadini e dal centrodestra. Ma Palazzo Vecchio e la sinistra preferiscono ancora ignorare la giornalista e scrittrice fiorentina. «Il Pdl ricorda Oriana Fallaci, la sinistra no. La politica è fare delle scelte, noi le abbiamo fatte e ne andiamo fieri», accusa il deputato e coordinatore fiorentino Gabriele Toccafondi.
Lo sdegno e il cazzottoNella fierezza di Gabriele Toccafondi c'è molta coerenza: gli "occidentalisti" non vanno oltre la pornografia, i maccheroni e il pallonaio, ed è giusto che si sentano fieri di qualcosa che attiene ad uno dei tre campi, lasciando agli individui consapevoli, per i quali "occidentalismo" ed "infezione venerea" sono pressoché sinonimi, la responsabilità ed il piacere di apprezzare il resto dell'esistente.
di Oriana Fallaci
Caro Totti,
capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno.
Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio, guardavo ed ho visto tutto. Con sdegno.
Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove.
Stia bene, dunque, non si rimproveri ed abbia le più vive congratulazioni di Oriana Fallaci.
"La Gazzetta dello Sport", sabato 19 giugno 2004.
C'è da aspettarsi che qualcuno di costoro prima o poi spezzi una lancia a favore di altri "grandi fiorentini" come Pietro Pacciani. Se si pensa alla frequenza con cui l'espressione "compagno di merende" viene utilizzata dall'occidentalame fiorentino per denigrare gli avversari politici, la considerazione è meno campata in aria di quanto possa sembrare di primo acchito.
Come già precisato, il battage "occidentalista" e la risposta giustamente e logicamente nulla da parte del pubblico erano qualcosa di prevedibile e di previsto. Una gazzetta con altre e malriposte ambizioni ha invece pubblicato roba paragonabile, il che significa che l'autoreferenzialità gazzettiera è qualcosa che per sua natura supera qualunque (presunto) steccato ideologico. L'articolo di Mario Neri, pubblicato su "Repubblica", viene qui completato -o confutato- riga per riga.
Controversa, limpida, feroce, coraggiosa. Distacco e ammirazione accompagnano da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero, ricordata (sommessamente) a sinistra come esempio cristallino di un giornalismo irripetibile per quell’occhio inflessibile e quella scrittura così chiara e passionale che hanno attraversato il Novecento.
Involuta, prepotente, feroce senza dubbio alcuno, coraggiosa quanto lo si può essere quando non si rischia nulla e si ha a disposizione una macchina mediatica mai vista ed estremamente compiacente, che concede carta bianca occupandosi anche di linciare gli avversari. Fuori dal giro politicante e gazzettiero l'indifferenza più gelida accompagna da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero -cosa sufficiente ad elevare un cordone sanitario fatto di decenza e di responsabilità tra i suoi "libri" e chiunque abbia un minimo di rispetto di sé- ricordata (sommessamente) a sinistra per meriti presunti, pregressi e soprattutto dimenticati.
A cinque anni dalla sua morte, avvenuta nella sua Firenze, in una camera della clinica Santa Chiara a causa di quello che ha sempre chiamato «l’Alieno», l’immaginario collettivo su Oriana Fallaci non sembra essersi depurato delle incrostazioni ideologiche ispirate all’ultima fase della sua vita. Firenze la ricorda forse ancora in sordina o strepitando troppo. A renderle omaggio è andata una delegazione della Lega Nord. I rappresentanti del Carroccio hanno deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio. «Oriana - dice il presidente del consiglio in Palazzo Vecchio, Eugenio Giani - è stata una grande personalità alla quale i fiorentini sono legati fortemente, ha assunto spesso posizioni di rottura ma il suo livello e valore va oltre le posizioni di parte. E' stata una delle più grandi scrittrici della storia del '900».
A cinque anni dalla sua solitaria morte, avvenuta in una Firenze su cui non si era peritata di spandere disprezzo a piene mani e che l'ha trattata con molta più signorilità di quanta ne avrebbe meritata, l'"immaginario collettivo su Oriana Fallaci" esiste soltanto per quanti devono trarre visibilità, suffragi o -perché no- redditi dal suo caso mediatico. Firenze la ricorda certamente con l'indifferenza assoluta, da cui esulano soltanto pochi appartenenti alle categorie di cui sopra. A renderle omaggio, intanto che i fiorentini perbene erano a lavorare, è andata una delegazione della Lega Nord.I rappresentanti del Carroccio, si presume per certo da soli, hanno dunque deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri, il che imporrebbe ai sudditi di credere che esistano "rappresentanti del Carroccio" in grado di leggere. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio, che ci auguriamo interrotto da qualche coro da pallonaio proveniente dall'antistante piazza a ricreare il clima di rissa vergognosa in cui soggetti del genere hanno dato ad intendere di trovarsi tanto bene, e passi per la dichiarazioncina da "bignami del politicante cortese" che questo Eugenio Giani ha pensato bene di rilasciare.
A Montecatini, gli organizzatori di Miss Italia[*] stasera presenteranno un omaggio alla scrittrice e alle 19 verrà presentato il libro fotografico «Oriana Fallaci in New York - una storia d'orgoglio» di Gianni Minischetti, edito da Sperling & Kupfer. Al Grand Hotel Mediterraneo, infine, l’associazione «Una via per Oriana» ha organizzato un convegno su La rabbia e l’orgoglio. Un modo per sottolieneare alla sua città un’amnesia, quella di non averle ancora intitolato una strada, ma forse anche un appuntamento per un’ennesima riflessione a corta gittata.
In una cittadina famosa da almeno un secolo per i commerci che vi si svolgono, gli organizzatori di una cosa con molte ragazze poco vestite fanno entrare nel mucchio anche la presentazione dell'ennesimo libercolo fatto per sfruttare al massimo il materiale disponibile. La cosa è interessante perché inquadra Oriana Fallaci in un contesto, quello delle mucose femminili in vario modo fruibili, che è caro agli "occidentalisti" almeno quanto quello del pallone. In uno dei pochi luoghi a Firenze in cui gli "occidentalisti" possano riunirsi senza rischiare forte anche in fatto di incolumità personale invece non si è riusciti neppure a procurarsi qualche titolo nuovo, per cui ci si limiterà alla solita chiacchierata tra amici, possibilmente seguita da una scodella di maccheroni.
Sembra che nessuno riesca a riconoscere una Fallaci oltre lo spartiacque delle torri gemelle. I grandi e luminosi reportage di guerra, i romanzi, le interviste a Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping, Kinssinger, Andreotti sembrano svaniti, risucchiati dalle polemiche che hanno segnato il suo ultimo tratto di vita e pure la sua morte. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda Oriana Fallaci.
C'è da chiedersi che cosa ci sia da riconoscere in una Fallaci, a prescindere dall'operazione chirurgica ed urbanistica intrapresa con un certo successo sul suolo ameriKKKano l'11 settembre 2001. Alla luce delle "produzioni letterarie" di cui si forniscono ampi stralci, c'è anche da chiedersi, con ancora maggiore serietà, che cosa abbia mai avuto da insegnare un elemento del genere su Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping e Kinssinger. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda, solitamente non gratis, Oriana Fallaci. A chi non rientra nel bel numero non potrebbe invece importare di meno.
[*] Il vocabolo è presente in un testo citato. Come sempre ce ne scusiamo con la sensibilità dei nostri lettori.
Senza rischiare nulla, dici? Lo sai cos'è una fatwa? Nei collettivi proletari te l'hanno insegnato?
RispondiEliminaDalle pagine traboccanti bile di quella scribacchina da due soldi agli spot in romanesco del calciatore-testimonial non passa poi nemmeno troppa strada, quindi non mi stupisce l'affinità fra i due che mostra quella lettera.
RispondiEliminaOserei definire imperdibile il cameo commemorativo sulla di lei figura a Miss Italia: difesa dei valori cristian-occidentali, cosce nude e Fabrizio Frizzi, tutto in un cocktail esaltante che non voglio proprio perdermi.
Ho ancora il cofanetto della Trilogia nel ripiano in alto della mia libreria.
RispondiEliminaPoi è arrivato Beppe Grillo.
Poi Maurizio Blondet.
Poi Massimo Fini.
Poi IoNonStoConOriana.
E poi Alain de Benoist.
Sono guarito.
Dall'Occidentalismo si può guarire.
Più della "fatwa" mi preoccupano i vari Madoff, DSK, Trichet, Bernanke e North Atlantic Terrorism Organization.
Antares, con te più che di una fatwa si dovrebbe parlare di una fawa, di quelle davvero da far impallidire i baccelloni dell' "Invasione degli Ultracorpi". A proposito di "Azione Cattolica", bisognerebbe magari ricordarti che bella azione molto cattolica è stata operata su innumerevoli terga di ragazzini e ragazzine, a base di colli di papero di preti, pretonzoli e sant'uomini vari; il bello è che ci vieni a parlare di "gay messi a morte", tu che dici di riconoscerti in una delle entità più omofobe che esistano sulla faccia della terra. Sul resto non intendo pronunciarmi, non interessandomi di pallonari, missitalie e presentatori bolliti. Di nuovo saluti.
RispondiElimina...In effetti, certe considerazioni si sono espresse proprio perché si è letto qualche libro. Non troppi anni fa se ne sono letti quanti basterebbero per impartire a molti Antares diverse lezioni su alcuni campi, più o meno fondamentali, di quelle scienze del comportamento il cui linguaggio essi usano con tanta disinvoltura.
RispondiEliminaMolte letture ci si è ostinati ad accompagnarle con qualche sorso di vino di Shiraz, pensando ad un buio che notte non è, e ad una voce che voce non è.
Negli ultimi tempi, sia detto per coloro cui è dato di intendere, anche invocando un viso ed una voce, ed un ricordo che non si riesce a cancellare.
Siamo generosi, comunque; concediamo al sedicente cattolico Antares la possibilità di cogliere i facili riferimenti cantautorali presenti in questo commento.
Per Antares
RispondiEliminaNoi abbiamo un giro un po' elitario di fatwa, riservato ai migliore neocon.
Se ti interessa una su misura, con svolazzanti lettere arabe, è tua, nella versione per studenti, ovviamente.
La fatwa è incorniciata sotto un vetro speciale che non dà riflessi quando viene sottoposta alle luci delle telecamere, per cui si può esibire anche in televisione.
Pratichiamo prezzi veramente interessanti.
Miguel Martinez
Ridicole le affermazioni sulla Chiesa Cattolica. Fare di tutte le erbe un fascio è tipico delle persone imbottite di ideologia che non hanno argomenti seri per dibattere. "Un prete è un pedofilo = tutti i preti sono pedofili = chiunque abbia a che fare con la Chiesa è un pedofilo). Forse se Gesù lo fosse stato avreste potuto avere un ridicolo argomento, ma così non è stato. Maometto, invece, violò una dodicenne mentre era già in tarda età, ma non si può dire, perché significherebbe essere razzisti (e presto morti). Provate a denunciare qualsivoglia atrocità dell'Islam, e poi scoprirete cos'è davvero una fatwa. Forse sono omofobo (che per me significa semplicemente credere che i gay non siano persone normali), ma non volere che i gay adottino bambini non significa volerli morti: questo, al contrario, è il volere del buon vecchio Ahmadinejad e della sua amichevole cricca.
RispondiEliminaPer Antares
RispondiElimina"Provate a denunciare qualsivoglia atrocità dell'Islam, e poi scoprirete cos'è davvero una fatwa."
Dunque,
1) tu sei uno che denuncia le atrocità dell'Islam, se ho ben capito.
2) quindi hai ricevuto una fatwa.
Ce la faresti leggere? Essendomi laureato in lingue orientali, non avrei particolari difficoltà. Mi diverto a tradurre dall'arabo, in particolare quello molto "classico".
Miguel Martinez
Io non denuncio le atrocità dell'Islam. Io ne parlo solo in questa sede, perché ammetto in tutta onestà di avere paura. Chi l'ha fatto dicendolo al mondo, come Theo van Gogh (assassinato da un musulmano), Daniela Santanché, Ayaan Hirsi Alì, Oriana Fallaci, Geert Wilders e Magdi Allam è stato colpito da una fatwa. Il fatto che tu non capisca (o non voglia capire) la differenza tra quello che faccio io e quello che hanno fatto le persone che ho elencato mi fa dubitare della tua sanità mentale (non che avessi molti dubbi).
RispondiEliminaPer Antares
RispondiElimina"Io ne parlo solo in questa sede, perché ammetto in tutta onestà di avere paura"
Perché, in rete siamo invisibili?
Certo che gli esempi che citi sono un po' particolari, perché a parte ovviamente Theo van Gogh, gli altri ci hanno solo guadagnato, e anche parecchio, ad attaccare l'Islam.
Comunque:
1) Theo van Gogh è finito male per mano di un singolo, ma non sono al corrente di alcuna fatwa contro di lui
2) Ayaan Hirsi Ali non so
3) Nessuna autorità ha mai emesso la più remota fatwa contro Santanchè, Fallaci, Wilders o Magdi Allam. Altrimenti penso che conosceremmo il testo, l'autorità che l'ha emessa, le fonti citate nel testo e tutto il resto, no?
Prontissimo a correggermi, se mi presenti gli estremi e se possibile il testo della fatwa in questione.
Miguel Martinez
@Miguel:evidentemente non conosci il concetto di fatwa. E'analogo al bacio della morte dei mafiosi. E sicuramente i giornali non pubblicano ogni minaccia o condanna a morte che arriva alle persone che combattono per la libertà. Ci hanno guadagnato dici? Forse, ma hanno vissuto, e vivono tutt'ora, con la minaccia costante della morte. Non so se conosci la storia di Ayaan Hirsi Alì, ma è stata la sua stessa famiglia a rinnegarla e a condannarla implicitamente a morte. Esempi particolari in che senso, spiega.. Certo che qui non siamo invisibili in rete, ma non credo che questo blog e tantomeno il mio abbiano una visibilità tale da richiamare l'attenzione dei fondamentalisti islamici. Non sei al corrente della fatwa su van Gogh? Dopo che gli hanno sparato gli hanno tagliato la gola e gli hanno conficcato nel petto un coltello con un foglio dove si leggeva la sua condanna. Magari prima di parlare informati. Le fonti del testo?? Forse dovresti ripassarti il concetto di fatwa: non è una denuncia civile corredata da prove, è la condanna di un branco di criminali invasati.
RispondiEliminaPer Antares,
RispondiEliminaevidentemente non hai fatto quattro anni di lingue orientali all'università, non hai dato vari esami di islamistica, non sai leggere l'arabo e non sei vissuto in un paese islamico. Io sì.
Non mi permetto di darti dell'ignorante sulle materie tue, gradirei di essere trattato allo stesso modo da te.
Se conosci l'inglese, ti invito a leggere un articolo molto breve e chiaro sul concetto di mufti, o autorità che può rilasciare appunto una fatwa, che si trova sull'Encyclopaedia Britannica:
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/396091/mufti?anchor=ref290219
La fatwa deve essere:
1) in risposta a una domanda specifica di un fedele, riguardante in genere questioni di diritto privato o rituali
2) la fatwa - cioè un parere autorevole ma non vincolante - la dà un'autorità riconosciuta, appunto un mufti
3) la fatwa ha una struttura altamente stilizzata, con citazione della domanda; di diversi brani rilevanti del Corano; delle interpretazioni dei principali "saggi"; un'analisi di eventuali contraddizioni tra tali pareri, e una sintesi finale.
4) La fatwa, ovviamente, deve essere scritta, visto che è stracarica di citazioni di fonti e a sua volta costituisce un elemento utile per citazioni in future fatwa.
Nessun'altra cosa è una "fatwa", punto e basta.
Qui c'è il testo che l'omicida di Van Gogh ha lasciato sulla scena, da una fonte indiscutibilmente antislamica:
RispondiEliminahttp://www.militantislammonitor.org/article/id/312
Non è assolutamente una fatwa. E' un biglietto personale di deliri dell'omicida.
Vedo poi che confermi che non c'era alcuna fatwa contro Hirsan Ali, l'unica persona di quelle citate di cui sapevo troppo poco per poter rispondere con sicurezza.
Miguel Martinez
Oltre tutto, il testo contro Van Gogh è scritto in olandese, evidentemente l'unica lingua che l'omicida conoscesse bene.
RispondiEliminaUna fatwa dovrebbe essere scritta in arabo classico.
Non pretendo certo di darti lezioni su una materia che vedo conosci molto meglio di me. A questo punto diciamo che non era una fatwa. E' comunque indiscutibile che innumerevoli autorità dell'islamismo fondamentalista abbiano invitato i fedeli a chiudere la bocca per sempre a certe persone. Magari non sono fatwe nell'accezione corretta del termine, ma sono condanne a morte. L'imam di turno dichiara che ad Allah farebbe piacere che una certa persona morisse, poiché lo insulta (se parlare delle atrocità commesse in suo nome significa insultarlo). Tutti i tuoi studi non convincerebbero neanche un bambino che siano casi isolati quelle minacce. Purtroppo il Corano invita a perseguitare gli infedeli. Su questo non credo di sbagliarmi. E non credo che serva per forza aver vissuto in un Paese musulmano o aver dato qualche esame per sapere quanto questa religione sia pericolosa.
RispondiEliminaper Antares
RispondiEliminaTi ringrazio della precisazione, prendo atto che non insisti quando ti rendi conto di aver sbagliato, e questa è una cosa che rispetto.
Sulle altre questioni che presenti, si potrebbe parlare a lungo, quando vuoi vieni pure a discuterne sul mio blog: http://www.kelebeklerblog.com
Miguel Martinez
Perché no? Magari faccio un salto..
RispondiElimina"Perché no? Magari faccio un salto"
RispondiEliminaHmmmmmm, il divertimento continuerà in altra sede!