venerdì 9 settembre 2011

Firenze: Giovanni Galli lascia il PDL



In questa sede si è stati tutt'altro che teneri con Giovanni Galli e soprattutto con la sua campagna elettorale del 2009, tacciandolo tra l'altro di palloniere amicone e di palloniere sgazzebato.
Tuttavia, in considerazione delle doti umane che gli sono riconosciute da tutti e del costruttivo agire che da quasi dieci anni caratterizza la sua fondazione, ci siamo più che altro chiesti -e molto a lungo- che cosa avesse da spartire la sua persona con il mandolinismo maccarunciellesco del PDL fiorentino, con la simpatia di quei mangiaspaghetti per Corneliu Zelea Codreanu, e con la loro profonda erudizione in materia di islamistica e di discipline orientali in genere.
Dopo oltre due anni improntati ad una resistenza che deve avergli richiesto un autentico esercizio eroico delle virtù cristiane, prime tra tutte quella cardinale della pazienza e quella teologale della carità, e dopo aver dato ampia prova di sapere utilizzare i mass media in modo assai meno spregevole di quello di cui ogni giorno hanno dato prova i suoi commensali -quelli vanno avanti da un anno all'altro mandando alle loro gazzettine le foto di qualche cestino dei rifiuti colmo e dandone la colpa al borgomastro, agli avversari politici e all'insihurezzeddegràdo dei terroristi islamonazianarcocomunisti- pare se lo sia chiesto anche lui.
E la soluzione non poteva essere che una.


Post scriptum. Nei pollai dell'"occidentalismo" cittadino la cosa non è stata presa troppo bene: perdere un capogruppo che aveva ricevuto l'incarico più o meno esplicito di fornire un volto presentabile al campionario di guitti, frenastenici, nazionalsocialisti, cialtroncelli, bambini e forcaioli puri e semplici che costituisce il grosso dell'elettorato passivo rappresenta un segnale di tracollo tanto esplicito quanto difficile da nascondere, quantunque le prime produzioni mediatiche del nuovo aggregato non abbiano nulla da invidiare, per securitarismo d'accatto e pedestraggine dei contenuti, a quelle del più grande partito "occidentalista" della penisola italiana. Lo stile mediatico "occidentalista" tuttavia è abbastanza noto e presenta un buon grado di prevedibilità.
Jacopo Bianchi, lo spassoso inventariatore di buche nell'asfalto che allo scorso giro di ruota è rimasto escluso dalla greppia per poche preferenze, ha impiegato meno di sedici ore per metabolizzare la notizia ed invocare le dimissioni di Galli su una gazzettina on line.
Nella foga, Jacopo commette però un errore gravissimo.
Affermando che "non superano le dita di una mano i temi che Giovanni Galli ha trattato come esponente e capogruppo del Pdl al di fuori del giuoco del calcio" mostra di aver dimenticato l'assoluta e sacrale intangibilità che per la committenza "occidentalista" hanno il pallone ed il pallonaio. La gigantesca fogna pallonistica continua nonostante tutto a rappresentare per la marmaglia della politica "occidentalista" un entusiasmante ottunditore di coscienze, e dunque uno instrumentum regni irrinunciabile; per i gazzettieri costituisce a volte il tema unico di intere uscite. Azzardarsi anche soltanto a sminuirne la portata significa, semplicemente, farsi strappare il microfono di mano a tempo indeterminato, con l'ovvia e pacifica fine di qualunque ambizione e di qualunque carriera politica.
Jacopo Bianchi ha comunque aperto le danze: sono materiali come le sue attestazioni a permetterci di ipotizzare che nei prossimi mesi il gazzettaio "occidentalista" dedicherà ai tansfughi le attenzioni che dedica ai nemici designati.

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