Traduzione da Conflicts Forum.
I paesi occidentali e gli Stati Uniti sperano che l'accordo sul programma nucleare iraniano e l'imminente alleggerimento delle sanzioni finiranno con l'indebolire le ottime relazioni che esistono tra Iran e Russia e che a lungo termine questo porterà il paese a cambiare orientamento in senso filooccidentale.
In un editoriale del Financial Times del 20 novembre intitolato “West Looks for Splits in Russia’s alliance with Iran over Syria”, che è perfettamente rappresentativo di questa narrativa, gli autori statuiscono che in Siria Russia ed Iran hanno interessi comuni nel breve termine, ma alla lunga incompatibili. Al loro modo di vedere il principale punto di disaccordo è rappresentato dalla contesa sul futuro delle Forze di Difesa Nazionale, un corpo paramilitare che i russi vorrebbero venisse sciolto o integrato nelle forze armate siriane, mentre l'Iran lo considera come il proprio miglior alleato e garanzia per i suoi interessi in Siria. Alcuni funzionari occidentali rimasti anonimi pare abbiano affermato che le loro più grandi speranze di dividere Mosca da Tehran derivano dalla divergenza che i due hanno sul destino e sul ruolo del presidente Assad.
In effetti in passato ci sono stati dei punti di divergenza su Assad tra Iran e Russia. Ali Aqbar Velayati, ex ministro degli esteri iraniano ed attuale consigliere della guida suprema Sayyed Ali Khamenei, ha ammesso che all'inizio della crisi "Nessuno sosteneva il presidente Bashar al Assad come la Repubblica islamica dell'Iran. Neppure la Russia gli offriva il sostegno di cui aveva bisogno. Con l'aiuto di Hezbollah e dell'Iraq abbiamo fornito noi al presidente Bashar al Assad gli aiuti necessari e abbiamo fatto fallire i piani degli ameriKKKani in Siria in Libano e in Iraq. Noi non abbandoneremo mai Assad...". In ogni caso Russia e Iran hanno raggiunto un punto d'accordo su questo argomento e le dichiarazioni ufficiali emesse da Mosca e da Teheran sono diventate sostanzialmente identiche. Anche il fatto che la Russia si sia impegnata perché l'Iran fosse ammesso ai colloqui di Vienna e sia riuscita nell'intento indica l'esistenza di un approccio univoco e coordinato.
I rapporti tra Russia ed Iran devono comunque essere considerati in un contesto più ampio e che va al di là della crisi siriana. Russia ed Iran condividono molti interessi in campo strategico, primi tra tutti la protezione delle proprie risorse naturali, la lotta alla diffusione dell'ideologia salafita radicale e della militanza per lo Stato Islamico -cosa indispensabile alla sicurezza dei loro interessi nel bacino del Mar Caspio, in Asia centrale, in Afghanistan, in Medio Oriente e nel Golfo Persico- ed in ultima analisi la prevenzione delle cosiddette rivoluzioni colorate e del rovesciamento di governi attuato con la pressione e con l'influenza degli Stati Uniti e dell'Occidente. Il fatto che in campo strategico gli interessi nazionali dei due paesi convergano impone loro la scelta di una oculata cooperazione in molti campi, ivi compresa la questione siriana, e di comporre eventuali divergenze.
La crescente propensione a cooperare è visibile su molti fronti; la Russia è e resterà il principale fornitore di armi e di tecnologia nucleare per l'Iran. Sembra che gli ultimi ostacoli alla fornitura dei sistemi di difesa aerea S300 siano stati superati; inoltre imprese russe hanno stipulato contratti per costruire in Iran altri otto reattori nucleari. Per l'Iran la Russia costituisce un contrappeso all'Occidente di importanza vitale, specialmente se si tiene conto del fatto che l'influenza regionale e globale della potenza russa sta aumentando e del fatto che i russi hanno dimostrato concretamente che intendono proteggere e sostenere i loro alleati. La Russia sta compiendo anche passi concreti per integrare ulteriormente l'Iran nelle proprie strutture economiche e di sicurezza come l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Nel corso dell'ultimo incontro di questa organizzazione è stato deciso di considerarne l'Iran membro a pieno titolo dopo l'alleviamento delle sanzioni da parte delle Nazioni Unite. Questo faciliterà la cooperazione tra i due paesi e la Cina nel contrasto all'espansione dello Stato Islamico e di al Qaeda in Afghanistan, in Asia centrale e nel Caucaso settentrionale.
Il campo in cui l'Occidente ripone le maggiori speranze di generare una rottura tra Russia ed Iran è quello delle risorse petrolifere. Ci si chiede infatti se Russia e Iran resteranno partner, o se inizieranno a competere in futuro, quando si tratterà di sfruttare e trasportare petrolio e gas naturale verso i mercati mondiali. La questione diventerà importante appena cadranno le sanzioni contro l'Iran e il paese tornerà membro a pieno titolo del mercato mondiale dell'energia.
Per la Russia rimanere il principale fornitore di gas del mercato europeo è una priorità strategica, così come lo è il poter continuare ad avvalersi di questa posizione di forza per fare politicamente leva nei confronti dell'Europa. L'Iran può essere visto come un pericoloso concorrente in considerazione delle amplissime riserve di gas naturale che possiede, e della posizione geografica che lo mette in condizione di rifornire sia l'Europa che l'Asia. Tuttavia esistono molte ragioni per collaborare, anche in questo campo. Russia ed Iran sono molto importanti per il futuro dell'industria dell'energia ed hanno molta influenza sul prezzo del gas sui mercati internazionali; faranno valere i loro interessi comuni, come il controllo delle linee di trasporto, delle forniture e del prezzo del gas naturale. Mettersi a competere invece che a collaborare sarebbe una scelta che danneggerebbe entrambi.
Un rapporto di collaborazione strategica comporterebbe un accordo sulla divisione del mercato mondiale, progetti comuni per l'interconnessione dei gasdotti, la promozione della cooperazione regionale sullo sfruttamento dei giacimenti nel bacino del Mar Caspio, ed anche un accordo sul controllo dell'esportazione di gas dal Turkmenistan. Al momento questa collaborazione strategica viene portata avanti su tre diversi livelli: tramite un accordo bilaterale sulla cooperazione nel campo del petrolio e del gas naturale, con il forum dei paesi esportatori di gas cui fanno capo i 13 più importanti produttori di gas naturale, e tramite l'Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, di cui fanno parte i più grandi produttori e consumatori asiatici di petrolio e gas. Recentemente è stato siglato un accordo in base al quale la Russia farà arrivare petrolio alla frontiera settentrionale dell'Iran e l'Iran provvederà a trasportarlo fino a petroliere russe nei porti del Golfo; i rapporti di collaborazione vanno in questa direzione.
In effetti il problema non è se l'alleanza tra Russia ed Iran entrerà in crisi sulla questione siriana, come farebbe pensare la narrativa occidentale, ma se questa alleanza è già diventata strategica o ha ancora alla base considerazione pratiche di ordine corrente.
Dimitry Rogozin, vice primo ministro russo molto vicino al presidente Putin avrebbe detto in una intervista televisiva: "non si può dire proprio che tutte le forze politiche in Iran condividano la concezione che la Russia dovrebbe diventare un partner strategico. Su questo punto dobbiamo ancora lavorare con un certo impegno". Ali Aqbar Velayati, consigliere della guida suprema Sayyed Ali Khamenei ha detto di recente che "i nostri rapporti di collaborazione con la Russia stanno crescendo e stanno ampliandosi, comunque li si voglia chiamare. Personalmente credo che la nostra relazione con la Russia si stia trasformando in una relazione di tipo strategico, e lo stesso vale per la Cina...".
L'incontro fra il presidente Putin e la guida suprema Khamenei tenutosi a Teheran a fine novembre contribuirà a chiarire le idee sulla portata di questo rapporto di collaborazione. Esistono in ogni caso segnali sufficienti a far pensare che una relazione di tipo strategico tra Russia ed Iran sia già in costruzione.
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