giovedì 26 novembre 2015

No alla NATO a Firenze


Negli ultimi mesi del 2015 il boiscàut Matteo Renzi ha sporcato la città di Firenze invitandovi il Primo Ministro dello stato sionista Benjamin Netanyahu, che non ha bisogno di alcuna presentazione, e l'emiro Mohammed bin Zayed al Nayhan, capo di stato maggiore di un'aeronautica che ha partecipato alla distruzione della Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare Socialista.
Nel novembre 2015 le forze armate degli Emirati Arabi Uniti sono impegnate (con risultati poco incoraggianti, pare) a fianco di quelle saudite nell'aggressione allo Yemen.
In occasione della visita ufficiale dell'emiro il boiscàut non perse occasione per parlare di pallone, come d'uso tra individui strapagati per deliberare in merito a questioni vitali. 
C'era da completare il tris, e Matteo Renzi ci è riuscito ospitando a Firenze un vertice della NATO, una "alleanza difensiva" che mette arsenali nucleari a disposizione di un ceto politico fatto di avidi, cialtroni, incoscienti, bugiardi, frequentatori di attrici, apprendisti stregoni, buoni a nulla e decerebrati raccattati in ventotto diversi paesi sovrani.
In tutte e tre le occasioni lo stato che occupa la penisola italiana ha militarizzato Firenze mobilitando centinaia di armati retribuiti: un'altra occasione per ricordare a chi vuole vederlo che il denaro drenato con le tasse non finisce soltanto nelle tessere telefoniche degli immigrati.
La NATO, al pari dell'antologia di ben vestiti che vi ha voce in capitolo, non è mai parte delle soluzioni. Il più delle volte è invece parte dei problemi, proprio come i due evitabili visitatori che Firenze ha ospitato nei mesi scorsi.
L'impegno della "libera informazione" è ovviamente volto a giurare il contrario, specie dopo che a metà novembre un gruppo di fucilieri e di attentatori suicidi ha fatto una strage nel pieno centro di Parigi, vale a dire in uno degli agglomerati urbani più militarizzati e sorvegliati del mondo.
Un dato eloquente sull'utilità di certe pratiche e di certe organizzazioni, ma nessuna gazzetta ospiterà mai attribuzioni causali di questo genere: in questi casi è essenziale evitare ogni asserzione razionale, e occupare issues interi da una settimana all'altra con buoni a nulla di varia carica e varia retribuzione dispostissimi ad asserire che l'islàmme odia l'"Occidente" perché è troppo libero.
L'idea diffusa dalla "libera informazione" è che l'"Occidente" possa e debba agire a piacimento in un vuoto umano e politico senza doverne rendere conto a nessuno e men che meno debba subirne qualsivoglia conseguenza. Questo assunto può essere contestato solo da frange facilmente marginalizzabili anche ricorrendo ad affermazioni ridicole: nelle ultime settimane è successo che chi osasse mettere in dubbio la liceità dei comportamenti "occidentali" venisse bollato all'incirca come "fuori moda".

Ecco un esempio di "libertà occidentale" da difendere coi missili da crociera, una delle vette correnti del pensiero, della superiorità intellettuale, del bon vivre messo a rischio da quei cialtroni in caffetano: non c'è nulla che i monsummani detestino di più.

Lesley Stahl: We have heard that half a million children have died. I mean, that is more children than died in Hiroshima. And, you know, is the price worth it? Madeleine Allbright: I think that is a very hard choice, but the price, we think, the price is worth it. (May 1996)

E non si trova più neppure un Follereau ad illustrare che null'altro sarebbe in pericolo se non il volto orrendo della barbarie.

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