domenica 21 settembre 2014

Firenze. Dario Nardella ascolti Paolo Ermini e dedichi finalmente una strada ad Oriana Fallaci.


A metà settembre 2014 le gazzette statuiscono che "Firenze ricorda Oriana Fallaci", morta nell'indifferenza generale otto anni fa. Questa foto dovrebbe essere stata scattata il 15 settembre durante un'iniziativa al cimitero. Gli "occidentalisti" di Firenze hanno una specie di predilezione per i cimiteri, cosa che troviamo oltremodo appropriata.
In serata si è tenuta anche la solita chiacchierata tra amici nel solito hotel dalla consolidata fama, perfetta ambientazione per il tema trattato e ideale sistemazione per i convenuti.
Secondo il competente ufficio di statistica a Firenze vivevano nello stesso periodo 376909 persone.
La foto ne ritrae tredici.
Questo significa che le altre 376896 hanno preferito fare qualcosa d'altro, per esempio lavorare.
Il caso Oriana Fallaci è uno dei molti esempi possibili dell'autoreferenzialità con cui i fogliettisti categorizzano ogni aspetto del reale.
Si ricorderà che fu il Corriere della Sera il principale responsabile della campagna di marketing con cui le invettive di quella "scrittrice" vennero imposte in ogni sede come pilastri di concretezza granitica. L'operazione di Ferruccio de Bortoli, che sapeva benissimo quello che stava facendo, venne accolta dalle persone serie con aperto disprezzo e manifesta derisione; il clima mediatico in cui De Bortoli riversò le secchiate di collodio di cui Oriana Fallaci si rendeva responsabile era tuttavia tale che il solo sghignazzarne comportava la certezza di essere tacciati di terrorismo ad opera di qualche pennaiolo in sovrappeso.
Il Corriere della Sera ha una filiazione fiorentina diretta da un certo Paolo Ermini. Le ultime consultazioni amministrative hanno trattato l'occidentalame fiorentino con una certa durezza, togliendo anche a molti ardimentosi cavalieri della menzogna la voglia di difendere certe posizioni. Tuttavia alcune conventicole ritengono appropriato consentire ad Oriana Fallaci di sporcare la toponomastica cittadina.
Intendiamoci: visti i precedenti, siamo sinceramente d'accordo purché si tratti di una collocazione appropriata.
La strada che conduce alla discarica di Case Passerini andrebbe più che bene.
Paolo Ermini invece deve fare dei mezzi miracoli per girare attorno all'ovvio.
L'ovvio è che di quella donna non importa niente a nessuno e che il borgomastro Nardella ha dovuto rilasciare una dichiarazione "sconcertante" per non rimandare i gazzettieri alla base con l'ambascia di doversi inventare qualcosa di più serio per tirar giornata.
Ermini ha cercato di contestare la questione con quattro punti numerati, secondo lo stile che i padroni usano nei confronti di qualche sottoposto poco efficiente.
A giustificativo delle sue istanze, Ermini asserisce innanzitutto che è "la forza del pensiero, la capacità di riflettere una intera comunità, anche di dividerla in profondità, che fa la differenza". In questo ha ragione: Oriana Fallaci ha diviso le persone serie, rappresentate dai suoi detrattori, dalle barzellette umane rappresentate dai suoi sostenitori e soprattutto dalle sue sostenitrici.
In secondo luogo, la sensazione è che all'ufficio toponomastica le persone serie pervalgano numericamente sulle barzellette umane, al contrario di quello che succede nelle redazioni. Logicamente, nessuno ha voglia di prendersi una responsabilità che lo stigmatizzerebbe per un bel pezzo.
Terzo, Oriana Fallaci ha disprezzato e calpestato ripetutamente e con patologica insistenza la cittadinanza di Firenze, colpevole di non essersi allineata alle sue "idee" con la prontezza desiderabile. Non si capiva, e tanto meno lo si capisce oggi, perché mai si sarebbero dovuti avere simili riguardi da cameriere nei confronti di un individuo del genere.
In ultimo, Ermini ribadisce il "valore profetico" delle "denunce" di Oriana Fallaci. La redazione del Corriere Fiorentino non deve mancare di copie degli "scritti" della Fallaci, presumibilmente finite a fare da fermaporte o destinate ad utilizzi anche meno riguardosi. Sarebbe interessante sapere in quali circostanze quella donna avrebbe avuto il dono della profezia.  

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