giovedì 5 giugno 2014

Firenze. Francesco Torselli e Casaggì: proprio un altro film.


Della débacle "occidentalista" alle elezioni amministrative del 2014 si è già detto.
Casaggì è la conventicola fiorentina che, raccogliendo una grossa parte dei giovani "occidentalisti", consente innanzitutto di contarli; negli ultimi anni ha avuto sede in locali abbastanza spaziosi da ospitare l'intera collezione di verbali per affissione abusiva accumulata con impegno ai tempi delle vacche grasse. Tempi ormai trascorsi: da pied-à-terre del più importante partito "occidentalista" della penisola italiana, Casaggì si trova oggi a rappresentare poco più che se stessa. Sicché, voli pindarici e pronostici trionfanti sono rinviati sine die.
In questi tempi di concretezza, Casaggì si è fatta rappresentare alle elezioni amministrative da un "partito" marginale, che ha contribuito in misura determinante alle condizioni da incubo distopico in cui gli individui e le organizzazioni meno involute si trovano a vivere ogni giorno ma che nel prosieguo dell'edificazione e della gestione dell'immenso carcere a cielo aperto rappresentato dallo stato che occupa la penisola italiana può al massimo aspirare ad un ruolo di contorno.
Il feniano all'alchermes Francesco Torselli ha lasciato perdere Codreanu e ha statuito l'esperienza sua e di Casaggì essere un altro flim. Lo ha fatto scrivere anche sui manifesti elettorali, e finché si è trattato di Libro dei Ceffi e di altra roba del genere le cose sono anche andate bene. Così bene che Torselli è riuscito a racimolare oltre quattrocento preferenze.
Solo che il "partito" di Torselli ha raccolto voti sufficienti ad eleggere un solo rappresentante al  Florentiner Rathaus. E quell'unico rappresentante oggi come oggi è di diritto Achille Totaro -che è grasso e di Scandicci- nella cui buona grazia sono riposte le speranze di Torselli di continuare a rappresentare -tutto solo per cinque anni- il proprio areale politico a Firenze.
Fin qui le considerazioni che si possono fare davanti ad un piatto di maccheroni, con una gazzetta in mano, il Libro dei Ceffi che secerne approvazione e la porta di casa chiusa a tre mandate.
Poi si esce di casa, e ci si imbatte nel più spietato dei nemici.

Nessun nemico è spietato come il principio di realtà. Nel mondo reale il "partito" di Torselli continua ad essere connotato dalla stessa virulenta impopolarità che lo stigmatizzavano anche in tempi meno sofferti; in questo senso ci troveremmo davvero in un altro film. Un film in cui la propaganda "occidentalista" a Firenze continua a rivelarsi il boomerang che è sempre stata, ed in cui certi propositi possono contare su reazioni simpaticamente prevedibili.

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