Firenze, 4 gennaio 2011. L'occidentalista fallaciano Riccardo Nencini mentre manifesta praticamente da solo sotto il consolato della Repubblica Federativa del Brasile. Almeno due che gli portano le bandiere gli è riuscito di trovarli.
Nei primi giorni del 2011 lo stato che occupa la penisola italiana, ed in modo particolare il suo "governo", lamentano l'appropriata risposta loro riservata dalla Repubblica Federativa del Brasile, i cui vertici rappresentativi, politici e giudiziari hanno lasciato intendere di avere pesantissimi e giustificati dubbi circa il rispetto dei diritti umani nel sistema carcerario peninsulare.
Ai rappresentanti della Repubblica Federativa del Brasile viene in sostanza rimproverato di aver osato rammentare che le galere, con tutto quel che segue, non esistono solo a Tehran. Eppure, uno che le paragoni ad hotel di lusso nello stato che occupa la penisola italiana può ambìre ad una poltrona ministeriale, in luoghi meno sovvertiti non lo vorrebbero come lavascale nel più malfamato dei condomini.
Il giornalame peninsulare è uso da anni rispettare gli obblighi con la committenza cercando ogni volta di mettere nella peggior luce possibile realtà politicamente invise e spingendo fino al grottesco la visibilità mediatica dei sostenitori delle cause dell'esecutivo. Per il quattro di gennaio si promettevano dunque fuoco e fiamme, con manifestazioni in ogni città. Le manifestazioni ci sono state, con i protagonisti inquadrati in modo da farne risaltare il numero.
O meglio, da non farne risaltare il numero.
Per limitare i danni, gli articoli usciti sul gazzettame "occidentalista" hanno semplicemente evitato di fornire cifre, con lo spettacoloso ed agonizzante "Giornale della Toscana" che ha pensato bene di non allegare neppure un'immagine. Aveva i suoi motivi, visti i quindici manifestanti messi insieme per la circostanza dall'"occidentalismo" locale (stima di Riccardo Venturi).
Il resto del gazzettaio ha citato totali imbarazzanti.
Il danno, per gli "occidentalisti", è comunque minimo: l'elettorato se lo coltivano con la propaganda e non con le manifestazioni, e la discrepanza spettacolosa tra il tempo e lo spazio destinato a questa roba (con ovvia profusione di risorse) ed il riscontro prossimo allo zero non impensierirà nessuno.
Gli "occidentalisti" peninsulari hanno comunque centrato un obiettivo, quello di fornire l'ennesima prova della propria autoreferenzialità. I manifestanti erano per intero costituiti da scaldapoltrone di tutti i livelli, gazzettieri e figuranti maldestri.
La nostra conoscenza della questione è minima ed abbiamo avuto occasione di occuparcene solo per la sovrarappresentatività mediatica data al caso, coi toni perentori delle grandi occasioni e dei grandi spargimenti di fumo.
Qualcuno si è comunque divertito a rimettere le cose al loro posto. La cronaca romana di Militant Blog raccoglie foto prese in momenti e da angolature opportune, e commenti improntati al realismo. Vi si legge tra l'altro qualche riga tratta da un articolo de "La Stampa" che mette impietosamente in luce, oltre all'esiguità del numero ed all'autoreferenzialità, anche la bambinesca cattiveria dei presenti, riusciti ovviamente a litigare tra loro.
Qualcun altro ha fornito una disamina della vicenda dalla quale escono malconci in parecchi.
Intanto, ecco di cosa si occupava, altrove, gente un po' più seria.
Da Irib.ir
Nel 2003, in qualche caso incuranti della pioggia battente, i figuranti "occidentalisti" manifestarono, più o meno raccogliendo gli stessi numeri di marmaglia della stessa risma, a favore dell'aggressione yankee all'Iraq e di una guerra considerata vinta il primo maggio dello stesso anno.
Si esportava la democrazia, mica storie. E per la ricostruzione, poi...
Una bella lungimiranza.
Il tempo passa. L'incompetenza "occidentalista", invece, resta.
Ai rappresentanti della Repubblica Federativa del Brasile viene in sostanza rimproverato di aver osato rammentare che le galere, con tutto quel che segue, non esistono solo a Tehran. Eppure, uno che le paragoni ad hotel di lusso nello stato che occupa la penisola italiana può ambìre ad una poltrona ministeriale, in luoghi meno sovvertiti non lo vorrebbero come lavascale nel più malfamato dei condomini.
Il giornalame peninsulare è uso da anni rispettare gli obblighi con la committenza cercando ogni volta di mettere nella peggior luce possibile realtà politicamente invise e spingendo fino al grottesco la visibilità mediatica dei sostenitori delle cause dell'esecutivo. Per il quattro di gennaio si promettevano dunque fuoco e fiamme, con manifestazioni in ogni città. Le manifestazioni ci sono state, con i protagonisti inquadrati in modo da farne risaltare il numero.
O meglio, da non farne risaltare il numero.
Per limitare i danni, gli articoli usciti sul gazzettame "occidentalista" hanno semplicemente evitato di fornire cifre, con lo spettacoloso ed agonizzante "Giornale della Toscana" che ha pensato bene di non allegare neppure un'immagine. Aveva i suoi motivi, visti i quindici manifestanti messi insieme per la circostanza dall'"occidentalismo" locale (stima di Riccardo Venturi).
Il resto del gazzettaio ha citato totali imbarazzanti.
Il danno, per gli "occidentalisti", è comunque minimo: l'elettorato se lo coltivano con la propaganda e non con le manifestazioni, e la discrepanza spettacolosa tra il tempo e lo spazio destinato a questa roba (con ovvia profusione di risorse) ed il riscontro prossimo allo zero non impensierirà nessuno.
Gli "occidentalisti" peninsulari hanno comunque centrato un obiettivo, quello di fornire l'ennesima prova della propria autoreferenzialità. I manifestanti erano per intero costituiti da scaldapoltrone di tutti i livelli, gazzettieri e figuranti maldestri.
La nostra conoscenza della questione è minima ed abbiamo avuto occasione di occuparcene solo per la sovrarappresentatività mediatica data al caso, coi toni perentori delle grandi occasioni e dei grandi spargimenti di fumo.
Qualcuno si è comunque divertito a rimettere le cose al loro posto. La cronaca romana di Militant Blog raccoglie foto prese in momenti e da angolature opportune, e commenti improntati al realismo. Vi si legge tra l'altro qualche riga tratta da un articolo de "La Stampa" che mette impietosamente in luce, oltre all'esiguità del numero ed all'autoreferenzialità, anche la bambinesca cattiveria dei presenti, riusciti ovviamente a litigare tra loro.
Qualcun altro ha fornito una disamina della vicenda dalla quale escono malconci in parecchi.
Intanto, ecco di cosa si occupava, altrove, gente un po' più seria.
Da Irib.ir
Il Ministro degli Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran Ali-Akbar Salehi, durante un incontro con il Primo Ministro iracheno Nouri al-Maliki, ha affermato che l'Iraq ha un'importanza particolare per la politica estera iraniana.Il riferimento non è fuori luogo.
"Attribuiamo grande importanza al fatto che tutte le formazioni politiche irachene siano in grado di portare un contributo al nuovo governo; consideriamo la cosa come uno dei fondamenti della piena sovranità del paese", ha detto Salehi.
Salehi ha anche auspicato che l'Iraq diventi un paese più sicuro.
"Esistono molte potenzialità per l'espansione della collaborazione tra i due paesi, e l'Iran ha annunciato la propria disponibilità a partecipare ai progetti per la ricostruzione dell'Iraq".
Salehi ha affermato anche che la presenza della Repubblica Islamica dell'Iran e dell'Iraq nella cooperazione regionale è fondamentale.
Il premier iracheno, da parte sua, ha sottolineato l'importanza di una apprezzabile accelerazione nella ricostruzione del paese. Al-Maliki ha detto che i due paesi stanno lavorando ad una commissione congiunta che si occupi di facilitare l'estendersi della cooperazione.
Nel 2003, in qualche caso incuranti della pioggia battente, i figuranti "occidentalisti" manifestarono, più o meno raccogliendo gli stessi numeri di marmaglia della stessa risma, a favore dell'aggressione yankee all'Iraq e di una guerra considerata vinta il primo maggio dello stesso anno.
Si esportava la democrazia, mica storie. E per la ricostruzione, poi...
Una bella lungimiranza.
Il tempo passa. L'incompetenza "occidentalista", invece, resta.
Incompetenza sicuramente.
RispondiEliminaMa quello che gli "occidentalisti" fingono di ignorare è il progressivo crollo della loro "civiltà" e dei loro "valori".
Si sentono ancora idealmente i "buoni" del pianeta e su questo non ammettono repliche.
Non vorrei sembrare - ehm - ottimista ma l'esibizione di cialtroneria e malafede dimostrata col caso Battisti è solo il prologo a quello che verrà e visto che Lula ci ha fatto godere vedrai che presto altri capi di stato e/o autorità non-occidentaliste si divertiranno un mondo coi nostri pupazzetti che i nostri connazionali hanno messo sulle seggiole.
Basta avere pazienza.
un'osservazione teorica, più che altro.
RispondiEliminami sembra che uno dei pilastri del tuo ragionamento sia la scarsità evidente di aderenti alle manifestazioni antibrasiliane.
no? dimmi se sbaglio.
ora penso sinceramente che sostenere l'equazione siete in pochi = avete torto danneggia più le sinistre che questi occidentalisti visto che:
i lavoratori onesti sono sempre meno di quelli pronti a crumirare, i politici coerenti sono sempre meno (moltissimi meno) di quelli disposti a farsi mettere sul libro-paga del potente di turno, i manifestanti pro immigrati sono sempre meno del borghese medio che vorrebbe incendiare i campi rom, e via di seguito.
insomma se il numero è paradigma di valore temo che la vittoria spetti ancora Berluscones e occidentalisti vari.
altrimenti sarebbe il caso di entrare nel merito e spiegare perché da pochi ci si può battere per una pessima causa e in assoluta malafede, come da molti si possono fare buone battaglie e VICEVERSA.
insomma entriamo nel merito.
secondo te Battisti è colpevole o no, e perché non dovrebbe/dovrebbe essere estradato?
ciao.
tra parentesi: interessante il tuo post sulla gazzettistica toscana ma non è per deluderti che mi preme osservare che la crisi è assolutamente slegata dai contenuti.
RispondiEliminaputtanate occidentaliste o di altro colore, non sono quelle la causa della crisi dell'editoria.
Per Furio Detti
RispondiEliminaBattisti non gode di mie particolari simpatie. Non ho idea se sia colpevole o meno degli omicidi che gli vengono attribuiti.
Il punto però è che l'accusa, per tali omicidi, proviene solo da testimonianze, peraltro contraddittorie e mutevoli nel tempo, di "pentiti", cioè di persone che hanno ottenuto precisi privilegi in cambio di denunce.
Miguel Martinez
Per Furio Detti.
RispondiEliminaSi condivide in toto quanto scritto da... La Redazione. Non ci si è curati tra l'altro di documentarsi particolarmente in merito, perché non è quella la materia al centro dello scritto.
Al centro dello scritto ci sono due punti essenziali.
Il primo è che il rifiuto di Brasilia ad ottemperare a certe richieste è realista e motivato. Le condizioni del sistema penitenziario peninsulare sono arcinote a tutti meno che ai guardatori di televisione. Nulla di strano che chi di dovere abbia espresso fondate preoccupazioni: i sostenitori della scelta governativa non hanno fatto nulla per nascondere la vendicatività dei propri intenti, e ancora meno hanno fatto i cialtroni che li spalleggiano sparuti nelle piazze.
In secondo luogo, l'"occidentalismo" costruisce il proprio consenso con metodi ben più pervasivi ed ubiqui delle piazze: l'esiguità dei presenti non è tanto -o non solo- sinonimo di "avete torto". E' sinonimo dell'autoreferenzialità di chi può presentare all'attenzione dei sudditi un'istanza qualsiasi, sicuro del monolitico supporto del mainstream. Nel quale c'è comunque qualche piccolissima falla, come mostra il realistico articolo de "La Stampa".
In piazza dunque si trovano i fannulloni con la cravatta il cui reddito dipende dai suffragi conseguiti. E la loro claque, composta da gazzettieri e figuranti.
Dunque, secondo INSCO, Iraq e Iran hanno sviluppato un fruttuoso rapporto di buon vicinato?
RispondiEliminaPiù che secondo INSCO, secondo gli uffici stampa dei rispettivi governi.
RispondiEliminaAltra riflessione per Furio Detti, e per gli altri.
RispondiEliminaLa sovraesposizione mediatica del caso in oggetto, caro soltanto al politicame e a qualche sfaccendato forcaiolo da bar, ha provocato anche un altro effetto.
Ha spinto moltissime persone che non si erano mai curate della questione a documentarsi, e a trarre l'unica conclusione possibile.
E l'unica conclusione possibile sta nel ritenersi soddisfatti per l'ennesima figura da garzone di spaghettificio rimediata in sede internazionale dal "governo" dello stato che occupa la penisola italiana.
mah penso che a salvare il culo a Battisti ci sarà la sola vera ragione:
RispondiEliminapecunia.
non rovinare i rapporti economici per una questione di principio.
ripeto non trovo infame che certa politica italiana voglia la testa del presunto terrorista rosso, trovo casomai infame che rinunceranno al dià del loro abbaiare per ragioni di bottega.
anziché magari fare come fecero gli Israeliani con Eichmann. loro almeno erano coerenti: prima abbaiavano, poi però mordevano anche e portavano a segno l'attacco sbattendosene "u belin" delle carte stracce chiamate "diritto" e "accordi internazionali" o convenienze economiche varie.
comunque avete negato che il perno dell'articolo fosse il ragionamento
RispondiEliminasiete pochi = avete torto
penso che invece sia questo e resti questo il punto debole della vostra ricostruzione dei fatti.
L'ufficio stampa del governo nato dall'occupazione yankee.
RispondiEliminaMa pensa un po', cercavo "spade firenze" e guarda chi ti trovo! :-)
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