Nella penisola italiana sono diffusi due rotocalchi, "Panorama" e "L'Espresso", che ci dicono appartenere a sponde politiche teoricamente opposte. Ci sono sempre apparsi identici, nella loro specializzazione in pubblicità di roba inutile ed in ostentazione di genitali femminili, per cui non ci siamo mai curati di approfondire la cosa.
Dal sito di uno di questi cosi arriva la screeenshot qui sopra, che ci permette di infierire ancora un po' sulla micropolitica "occidentalista" Clarissa Lombardi, di Prato.
Il mainstream si è occupato di questa donna nel dicembre 2010, secondo modalità e motivi che abbiamo già esposto. Per qualche ora Clarissa Lombardi è stata al centro della scena e non certo per i propri meriti. Tuttavia dobbiamo spezzare una lancia in suo favore, ed auspicare che la questione non le porti eccessivo detrimento, per i motivi che andremo adesso ad illustrare.
Sia chiaro: Clarissa Lombardi è e rimane un "occidentalista" di quarta fila. Uno di quelli, per intenderci, capaci di sommergere di comunicati stampa lo stesso mainstream che in questo caso gli si è rivoltato contro. Uno di quelli grazie al cui sordido e continuo lavorìo ci troviamo a vivere in un clima sociale in cui è sufficiente disprezzare i centri commerciali e la loro paccottiglia per essere sistematicamente additati come terroristi.
I nostri lettori sanno quale considerazione abbiamo dello stato che occupa la penisola italiana, da noi inteso come l'equivalente geopolitico di una spaghetteria di provincia in cui si smercino anche videocassette pornografiche ed immagini di Padre Pio, intanto che sul retro si affittano camere ad ore a marmaglia in canottiera. In questa situazione una Clarissa Lombardi non rappresenta un'eccezione o un elemento deviante, ma una perfetta rappresentante dei sudditi e dei "valori occidentali" da essi condivisi. Non sarebbe quindi né giusto né proporzionato che spettasse a lei fare le spese di una situazione per giungere alla quale milioni di individui si sono adoperati in piena consapevolezza ed in piena coscienza.
Tentando di rimediare alla mala parata, Clarissa Lombardi ha annaspato, finendo ovviamente col peggiorare le cose. Il Libro dei Ceffi non è un "contesto privato", essendo basato proprio sulla condivisione, ed i suoi profili non hanno alcuna corrispondenza obbligata con individui reali. Da quando autoschedarsi è diventato una specie di obbligo sociale, il numero di persone incappato in disavventure anche peggiori di questa non ha fatto che crescere, e non da oggi c'è chi deve ringraziare il Libro dei Ceffi per avergli permesso di finire nientemeno che in galera, e non esattamente per aver tentato di sovvertire l'ordine costituito.
O meglio, per aver tentato di rimettere le cose al loro posto, essendo l'"Occidente" dominato proprio dalla sovversione.
Le asserzioni della Lombardi non hanno affatto riguardato "un contesto privato" e meno che mai vanno considerati prodotto di un'"onda emotiva". L'esperienza emotiva, come sanno tutti gli studenti di psicologia arrivati al secondo semestre, ha una durata limitata nel tempo. Le asserzioni che insistano negli stessi contenuti da un mese all'altro chiamano in causa qualcosa di ben più stabile e longitudinalmente verificabile, per esempio un atteggiamento. Un atteggiamento che può sperare di contare sul sostegno sociale che deriva da "valori" condivisi.
Ad un certo punto, la Lombardi chiama anche in causa il proprio marito. A nostro parere questo signore avrebbe agito costruttivamente se avesse usato della sua autorevolezza, oltre che per sventare tentativi di furto, anche per impedire alla cofirmataria del suo contratto di matrimonio di utilizzare strumenti telematici in modo tanto autolesionistico.
Su "valori occidentali" come quelli espressi da Clarissa Lombardi la sua formazione politica ha basato per decenni la propria propaganda, che unita alla sistematica criminalizzazione del dissenso ha consentito ad essa di raccogliere un'impressionante quantità di suffragi. Non è dunque giusto che una donna che tanto bene rappresenta sia l'elettorato attivo che quello passivo debba finire vittima delle mutate convenienze politiche dei suoi padroni.
Adesso esaminiamo meglio di quali "valori" si tratti, ammesso e non concesso che i gazzettieri de "L'Espresso" non abbiano aggiunto del proprio agli scritti di questa donna.
"Sono degli stronzi." "Zingari bastardi, ladri e da mandare a casa". "Figli di puttana". "Maledetti ROM del cazzo!". Incipit della faccenda coscienziosamente basato sul sistematico turpiloquio, il registro abituale della comunicazione "occidentalista" in tutti i settori che vanno dall'istituzionale all'interpersonale.
Il tutto, detto da una che sta addentando il gambo di una rosa gialla. Non dimentichiamolo.
"Maledetti Rom e Talebani del cazzo!". Una frasetta rivelatrice, su cui ci si concederà il piacere di tornare.
"Andrea, guarda, ancora non mi sono ripresa e piango come una scema dalla rabbia e dalla puara, e per il danno. che faccio vado a chiedere il rimborso al Carlesi? ma vadano tutti al diavolo, bastardi". Chissà cos'è la puara che fa piangere. Il resto dell'asserzione fa concludere che questo Carlesi sia diretto responsabile delle azioni altrui, secondo il vezzo "occidentalista" di fare degli avversari politici l'oggetto delle attribuzioni causali più disparate. E che questa responsabilità sia ovviamente ed immediatamente quantificabile in denaro, l'unico metro con cui gli "occidentalisti" misurano il reale.
Si tenga presente che tutta la questione verte attorno alla sottrazione di beni materiali. Un individuo consapevole che oltretutto ha superato i quarant'anni dovrebbe aver maturato da essi quel tanto di distacco dal non dover neppure avvertire la necessità di esibirsi in comportamenti come questi, che qualunque verduraia uzbeka troverebbe molto al di là dell'appropriato.
Un distacco che, per gente che ogni giorno ha la sfrontatezza di rifarsi alle "radici cristiane" dell'"Occidente", dovrebbe addirittura costituire l'obiettivo primario dell'esistenza terrena.
"A quei brutti figli di puttana che si sono ciulati la mia borsa e poi hanno tentato di entrarmi in casa... attenti, che ne prendete tante, ma tante e poi tante che vi passa la voglia, ROM DEL CAZZO!". L'ultima cosa che una "occidentalista" può permettersi di fare è avanzare ipotesi denigratorie in merito ai comportamenti sessuali altrui. La frase attribuisce ai medesimi individui il furto di uno dei molti oggetti inutili su cui le donne "occidentali" -e purtroppo non solo loro- basano la costruzione della propria identità, ed un tentativo di effrazione.
Sicuramente probabile, ma tutt'altro che certo.
La formazione "occidentalista" cui la Lombardi appartiene dice di tenere in modo particolare alla "legalità". Peccato che la "legalità", allo stato attuale della legislazione e della giurisprudenza nello stato che occupa la penisola italiana, non consenta il taglione e sanzioni esplicitamente gli eccessi di difesa. Un'altra delle tante circostanze che suffragano la nostra ipotesi secondo la quale il vocabolo "legalità", nella comunicazione politica "occidentalista", indica invece la pura e semplice repressione del dissenso.
Lo slogan in maiuscolo che chiude il periodo riporta questa "occidentalista" ai contesti familiari: il pallonaio, la rissa televisiva, il turpiloquio abituale.
"Voglio vivere alle terme, almeno qui gli zingari non ci sono!". Consumi di lusso, in un contesto di "comunità escludente". L'"occidentalismo" quotidiano in una delle sue espressioni consuete.
"...Sono settimane che dico che i Rom fanno vomitare e non cosnosco il consigliere padovano...". Qualcuno deve aver fatto notare alla Lombardi il costruttivo operato di uno della sua risma, arrivato al mainstream prima di lei. Clarissa Lombardi non lo cosnosce, ma il modo per rivendicare la primogenitura nel campo dell'insulto riesce comunque a trovarlo.
"Maledetti Rom e Talebani del cazzo!"; un'espressione che merita un'analisi approfondita, ad ulteriore danno e dileggio di Clarissa Lombardi.
Accomunare "Rom" e "Talebani" è un'operazione che a nessun titolo può essere estesa al di là del campo dell'insulto. E' tuttavia interessante che il vocabolo "Talebani" sia inteso, dagli "occidentalisti", come fortemente negativo e denigratorio.
Secondo una ricostruzione etimologica data per buona da Wikipedia, il vocabolo apparterebbe alla lingua Dari, طالبان ṭālibān, col significato di "studenti"; sarebbe il plurale di ṭālib, a sua volta un prestito dall'arabo طالب ṭālib , su cui si innesta la desinenza plurale indoiranica -an ان. Il significato del vocabolo arabo è a sua volta quello di "cercatore".
La parola richiama dunque i concetti di ricerca, di studio e sostanzialmente di competenza. In contesti meno dominati dalla sovversione, come l'altopiano del Pamir o le montagne del Tien Shan, si tratta di concetti unanimemente considerati come positivi. Un'altra realtà sistematicamente al centro delle denigrazioni "occidentaliste", come la Repubblica Islamica dell'Iran, fin dalla propria carta costituzionale fa delle competenze e della irreprensibilità del comportamento individuale le condizioni indispensabili per poter accedere all'elettorato passivo: l'esatto opposto di quanto avviene nella sovvertita realtà "occidentale".
Gli "occidentalisti" non nascondono mai il proprio disprezzo per qualunque forma di erudizione o semplicemente di curiosità intellettuale non possa essere immediatamente convertita in un reddito: la visione del mondo "occidentalista" ha elevato i più lerci slogan da feccia palloniera a indiscutibili chiavi per l'interpretazione del reale, e non può permettersi di tollerare nessuno che della complessità dell'esistente abbia anche un barlume di consapevolezza. L'utilizzo denigratorio di un vocabolo che richiama proprio competenze del genere è dunque loro assolutamente coerente.
Ovviamente c'è anche dell'altro: qualunque "occidentalista" da gazzetta indica abitualmente col vocabolo talebani chiunque sia sufficientemente consapevole dei propri mezzi da considerare con l'aperto disprezzo che merita la weltanschauung "occidentalista", specie la sua variante da esportazione a mezzo di aggressione bellica.
Da dieci anni la gente antica e povera degli altipiani afghani sta tenendo testa al più potente e più costoso esercito che sia mai esistito.
E non ha rose gialle tra i denti.
Dal sito di uno di questi cosi arriva la screeenshot qui sopra, che ci permette di infierire ancora un po' sulla micropolitica "occidentalista" Clarissa Lombardi, di Prato.
Il mainstream si è occupato di questa donna nel dicembre 2010, secondo modalità e motivi che abbiamo già esposto. Per qualche ora Clarissa Lombardi è stata al centro della scena e non certo per i propri meriti. Tuttavia dobbiamo spezzare una lancia in suo favore, ed auspicare che la questione non le porti eccessivo detrimento, per i motivi che andremo adesso ad illustrare.
Sia chiaro: Clarissa Lombardi è e rimane un "occidentalista" di quarta fila. Uno di quelli, per intenderci, capaci di sommergere di comunicati stampa lo stesso mainstream che in questo caso gli si è rivoltato contro. Uno di quelli grazie al cui sordido e continuo lavorìo ci troviamo a vivere in un clima sociale in cui è sufficiente disprezzare i centri commerciali e la loro paccottiglia per essere sistematicamente additati come terroristi.
I nostri lettori sanno quale considerazione abbiamo dello stato che occupa la penisola italiana, da noi inteso come l'equivalente geopolitico di una spaghetteria di provincia in cui si smercino anche videocassette pornografiche ed immagini di Padre Pio, intanto che sul retro si affittano camere ad ore a marmaglia in canottiera. In questa situazione una Clarissa Lombardi non rappresenta un'eccezione o un elemento deviante, ma una perfetta rappresentante dei sudditi e dei "valori occidentali" da essi condivisi. Non sarebbe quindi né giusto né proporzionato che spettasse a lei fare le spese di una situazione per giungere alla quale milioni di individui si sono adoperati in piena consapevolezza ed in piena coscienza.
Tentando di rimediare alla mala parata, Clarissa Lombardi ha annaspato, finendo ovviamente col peggiorare le cose. Il Libro dei Ceffi non è un "contesto privato", essendo basato proprio sulla condivisione, ed i suoi profili non hanno alcuna corrispondenza obbligata con individui reali. Da quando autoschedarsi è diventato una specie di obbligo sociale, il numero di persone incappato in disavventure anche peggiori di questa non ha fatto che crescere, e non da oggi c'è chi deve ringraziare il Libro dei Ceffi per avergli permesso di finire nientemeno che in galera, e non esattamente per aver tentato di sovvertire l'ordine costituito.
O meglio, per aver tentato di rimettere le cose al loro posto, essendo l'"Occidente" dominato proprio dalla sovversione.
Le asserzioni della Lombardi non hanno affatto riguardato "un contesto privato" e meno che mai vanno considerati prodotto di un'"onda emotiva". L'esperienza emotiva, come sanno tutti gli studenti di psicologia arrivati al secondo semestre, ha una durata limitata nel tempo. Le asserzioni che insistano negli stessi contenuti da un mese all'altro chiamano in causa qualcosa di ben più stabile e longitudinalmente verificabile, per esempio un atteggiamento. Un atteggiamento che può sperare di contare sul sostegno sociale che deriva da "valori" condivisi.
Ad un certo punto, la Lombardi chiama anche in causa il proprio marito. A nostro parere questo signore avrebbe agito costruttivamente se avesse usato della sua autorevolezza, oltre che per sventare tentativi di furto, anche per impedire alla cofirmataria del suo contratto di matrimonio di utilizzare strumenti telematici in modo tanto autolesionistico.
Su "valori occidentali" come quelli espressi da Clarissa Lombardi la sua formazione politica ha basato per decenni la propria propaganda, che unita alla sistematica criminalizzazione del dissenso ha consentito ad essa di raccogliere un'impressionante quantità di suffragi. Non è dunque giusto che una donna che tanto bene rappresenta sia l'elettorato attivo che quello passivo debba finire vittima delle mutate convenienze politiche dei suoi padroni.
Adesso esaminiamo meglio di quali "valori" si tratti, ammesso e non concesso che i gazzettieri de "L'Espresso" non abbiano aggiunto del proprio agli scritti di questa donna.
"Sono degli stronzi." "Zingari bastardi, ladri e da mandare a casa". "Figli di puttana". "Maledetti ROM del cazzo!". Incipit della faccenda coscienziosamente basato sul sistematico turpiloquio, il registro abituale della comunicazione "occidentalista" in tutti i settori che vanno dall'istituzionale all'interpersonale.
Il tutto, detto da una che sta addentando il gambo di una rosa gialla. Non dimentichiamolo.
"Maledetti Rom e Talebani del cazzo!". Una frasetta rivelatrice, su cui ci si concederà il piacere di tornare.
"Andrea, guarda, ancora non mi sono ripresa e piango come una scema dalla rabbia e dalla puara, e per il danno. che faccio vado a chiedere il rimborso al Carlesi? ma vadano tutti al diavolo, bastardi". Chissà cos'è la puara che fa piangere. Il resto dell'asserzione fa concludere che questo Carlesi sia diretto responsabile delle azioni altrui, secondo il vezzo "occidentalista" di fare degli avversari politici l'oggetto delle attribuzioni causali più disparate. E che questa responsabilità sia ovviamente ed immediatamente quantificabile in denaro, l'unico metro con cui gli "occidentalisti" misurano il reale.
Si tenga presente che tutta la questione verte attorno alla sottrazione di beni materiali. Un individuo consapevole che oltretutto ha superato i quarant'anni dovrebbe aver maturato da essi quel tanto di distacco dal non dover neppure avvertire la necessità di esibirsi in comportamenti come questi, che qualunque verduraia uzbeka troverebbe molto al di là dell'appropriato.
Un distacco che, per gente che ogni giorno ha la sfrontatezza di rifarsi alle "radici cristiane" dell'"Occidente", dovrebbe addirittura costituire l'obiettivo primario dell'esistenza terrena.
"A quei brutti figli di puttana che si sono ciulati la mia borsa e poi hanno tentato di entrarmi in casa... attenti, che ne prendete tante, ma tante e poi tante che vi passa la voglia, ROM DEL CAZZO!". L'ultima cosa che una "occidentalista" può permettersi di fare è avanzare ipotesi denigratorie in merito ai comportamenti sessuali altrui. La frase attribuisce ai medesimi individui il furto di uno dei molti oggetti inutili su cui le donne "occidentali" -e purtroppo non solo loro- basano la costruzione della propria identità, ed un tentativo di effrazione.
Sicuramente probabile, ma tutt'altro che certo.
La formazione "occidentalista" cui la Lombardi appartiene dice di tenere in modo particolare alla "legalità". Peccato che la "legalità", allo stato attuale della legislazione e della giurisprudenza nello stato che occupa la penisola italiana, non consenta il taglione e sanzioni esplicitamente gli eccessi di difesa. Un'altra delle tante circostanze che suffragano la nostra ipotesi secondo la quale il vocabolo "legalità", nella comunicazione politica "occidentalista", indica invece la pura e semplice repressione del dissenso.
Lo slogan in maiuscolo che chiude il periodo riporta questa "occidentalista" ai contesti familiari: il pallonaio, la rissa televisiva, il turpiloquio abituale.
"Voglio vivere alle terme, almeno qui gli zingari non ci sono!". Consumi di lusso, in un contesto di "comunità escludente". L'"occidentalismo" quotidiano in una delle sue espressioni consuete.
"...Sono settimane che dico che i Rom fanno vomitare e non cosnosco il consigliere padovano...". Qualcuno deve aver fatto notare alla Lombardi il costruttivo operato di uno della sua risma, arrivato al mainstream prima di lei. Clarissa Lombardi non lo cosnosce, ma il modo per rivendicare la primogenitura nel campo dell'insulto riesce comunque a trovarlo.
"Maledetti Rom e Talebani del cazzo!"; un'espressione che merita un'analisi approfondita, ad ulteriore danno e dileggio di Clarissa Lombardi.
Accomunare "Rom" e "Talebani" è un'operazione che a nessun titolo può essere estesa al di là del campo dell'insulto. E' tuttavia interessante che il vocabolo "Talebani" sia inteso, dagli "occidentalisti", come fortemente negativo e denigratorio.
Secondo una ricostruzione etimologica data per buona da Wikipedia, il vocabolo apparterebbe alla lingua Dari, طالبان ṭālibān, col significato di "studenti"; sarebbe il plurale di ṭālib, a sua volta un prestito dall'arabo طالب ṭālib , su cui si innesta la desinenza plurale indoiranica -an ان. Il significato del vocabolo arabo è a sua volta quello di "cercatore".
La parola richiama dunque i concetti di ricerca, di studio e sostanzialmente di competenza. In contesti meno dominati dalla sovversione, come l'altopiano del Pamir o le montagne del Tien Shan, si tratta di concetti unanimemente considerati come positivi. Un'altra realtà sistematicamente al centro delle denigrazioni "occidentaliste", come la Repubblica Islamica dell'Iran, fin dalla propria carta costituzionale fa delle competenze e della irreprensibilità del comportamento individuale le condizioni indispensabili per poter accedere all'elettorato passivo: l'esatto opposto di quanto avviene nella sovvertita realtà "occidentale".
Gli "occidentalisti" non nascondono mai il proprio disprezzo per qualunque forma di erudizione o semplicemente di curiosità intellettuale non possa essere immediatamente convertita in un reddito: la visione del mondo "occidentalista" ha elevato i più lerci slogan da feccia palloniera a indiscutibili chiavi per l'interpretazione del reale, e non può permettersi di tollerare nessuno che della complessità dell'esistente abbia anche un barlume di consapevolezza. L'utilizzo denigratorio di un vocabolo che richiama proprio competenze del genere è dunque loro assolutamente coerente.
Ovviamente c'è anche dell'altro: qualunque "occidentalista" da gazzetta indica abitualmente col vocabolo talebani chiunque sia sufficientemente consapevole dei propri mezzi da considerare con l'aperto disprezzo che merita la weltanschauung "occidentalista", specie la sua variante da esportazione a mezzo di aggressione bellica.
Da dieci anni la gente antica e povera degli altipiani afghani sta tenendo testa al più potente e più costoso esercito che sia mai esistito.
E non ha rose gialle tra i denti.
Beh, pensa che se invece di rubarle dieci euro dalla borsa, qualcuno le avesse fatto pagare mille euro di tasse.
RispondiEliminaMa per questo esiste il Tea Party.
Miguel Martinez
La redazione di Pontilex.org ha pubblicato un articolo con link a questa pagina. Per vostra informazione.
RispondiEliminahttp://pontilex.org/2010/12/un-link-interessante/
Blog interessante, al pari di quello di Miguel Martinez. Complimenti! :-)
Mah, con tanta gente che ha scritto/scrive cose durissime e bellissimo contro un certo "mito dell'occidente, tu vai a scegliere proprio Alain De Benoist ... mmm, c'è qualcosa che non torna - ma scommetto che lo sai anche tu
RispondiEliminaLa frase di Alain de Benoist, alla quale non c'è nulla da togliere e nulla da aggiungere, è lì perché nel 2001 circolava un discorso detestabile che consisteva nel far credere che coloro che contestavano il modello occidentale non potevano che avere menti retrograde o essere dei pazzi pericolosi di cui il fanatico Bin Laden, arrivato al punto giusto per offrire una dimostrazione al ragionamento, sarebbe stato in un certo senso la figura archetipica. Questo discorso si serviva del terrorismo islamista come di un comodo spauracchio, allo scopo di rilegittimare agli occhi dell'opinione pubblica un sistema che genera diseguaglianze, frustrazioni e disperazione. Il nemico principale era allora più che mai rappresentato dallo scatenamento planetario della logica del capitale e dalla mercantilizzazione integrale dei rapporti sociali.
RispondiEliminaSono passati dieci anni, e la frase di Alain de Benoist, alla quale non c'è nulla da togliere e nulla da aggiungere, è lì perché a tutt'oggi circola un discorso detestabile che consiste nel far credere che coloro che contestano il modello occidentale non possano che avere menti retrograde o essere dei pazzi pericolosi di cui il fanatico Bin Laden, arrivato al punto giusto per offrire una dimostrazione al ragionamento, sarebbe in un certo senso la figura archetipica. Questo discorso si serve del terrorismo islamista come di un comodo spauracchio, allo scopo di rilegittimare agli occhi dell'opinione pubblica un sistema che genera diseguaglianze, frustrazioni e disperazione. Il nemico principale è oggi più che mai rappresentato dallo scatenamento planetario della logica del capitale e dalla mercantilizzazione integrale dei rapporti sociali.
Chi scrive non si è mai curato di purezze con otto zeri -che non è in grado di assicurare in alcun campo- e non esibisce ma neppure nasconde quelle che alcune conventicole definiscono "ambiguità" e che in questa sede vengono definite "dati acquisiti a soddisfazione di curiosità intellettuale".
L'essenza di un certo non tornare è esattamente questa e chi scrive non ha la minima intenzione di operare per correggerla.
Gli autonominati custodi di questa o quella ortodossia vadano pure a cercare altrove.