domenica 26 settembre 2010

Noam Chomsky: le dieci strategie della manipolazione mediatica



Come può constatare chiunque abbia preso la (molto discutibile) decisione di sprecare denaro e spazio per mettersi in casa un apparecchio televisivo, il mainstream mediatico più accessibile nello stato che occupa la penisola italiana è caratterizzato da cialtroneria, pochezza, incompetenza, scelte editoriali insultanti, viltà, corruttela, malafede, beceraggine e scoperta propensione alla pornografia e al servilismo. Curiosamente -ma i motivi ci sono, e vanno fatti risalire in blocco alla necessità di servire la committenza e al tempo stesso di salvaguardare autoreferenzialmente i propri interessi- non esiste nessuna di queste organizzazioni dedite alla diffusione di materiali mediatici che non tenga a definirsi "libera". Un concetto di "libertà" quantomeno particolare non meno che vastamente diffuso.
Noam Chomsky è un'autorità indiscussa della psicolinguistica, da sempre impegnato in politica su posizioni riferibili all'anarchismo e al socialismo libertario. Dal sito messicano Visiones Alternativas proviene questo scritto in cui si identificano le dieci strategie della manipolazione mediatica; il "lavoro" di gazzettiere e di bellimbusto televisivo, nel "paese" dove si mangiano maccheroni, si frequentano prostitute e si ciarla di pallone richiede competenza comprovata esclusivamente nel loro utilizzo. In altre parole non esiste produzione mediatica destinata all'"informazione" in cui non sia facilmente identificabile la messa in atto di una o più delle strategie qui descritte.
Il testo è stato tradotto e pubblicato in Voci dalla Strada.


1-La strategia della distrazione.
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso una tecnica che consiste nel fargli piovere addosso continui elementi distraenti ed informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Tenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Prima creare problemi, poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e politiche restrittive della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la regressione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi ed una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicina alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse dodici anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, essa tenderà con certa probabilità ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico, come quella di una persona di 12 anni o meno" (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttare l'emozione è una tecnica classica per mandare in corto circuito le analisi razionali e, in conclusione, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette di spalancare l'accesso all’inconscio per impiantarvi o iniettarvi idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che il gap di conoscenze pianificato tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare ad opera delle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.

9- Rafforzare l’autocolpevolizzazione.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si autosvaluta e si incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.
Negli ultimi cinquant'anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.

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