lunedì 30 novembre 2009

Minareti elvetici e marmaglia peninsulare


Abbiamo più volte insistito sul fatto che la galassia "occidentalista", nella politica e nei media, è rappresentata da un aggregato di bambini, guitti, sciacquette, maneggioni, corpivendole, casi umani, ignorantelli, pregiudicati, minus habentes, irresponsabili, bulli di periferia, tossicodipendenti, scarti di anticamera, puttanieri, yes men, incompetenti, buoni a nulla e zerbini dominato da individui la cui unica guida sono l'interesse privato e l'impunità. Lo stesso vale per un numero molto alto di formazioni politiche, sì che classificare l'una o l'altra come "peggiore" in base alle asserzioni ed ai comunicati stampa di questo o quel protagonista è impresa sì difficile, ma tutto sommato anche inutile.
Alla fine del novembre 2009 la Confederazione Elvetica tiene un referendum il cui risultato inibirebbe "la costruzione di nuovi minareti" oltre i quattro già presenti in tutto il paese. Eveline Widmer-Schlump, ministro per la Giustizia, specifica che il risultato "non significa il rifiuto della comunità dei musulmani, della loro religione e della loro cultura", di cui il governo federale si farebbe, al contrario, garante. Il mondo è cambiato anche per la Confederazione, in piena trasformazione dalla condizione di inviolabile cassaforte del mondo a quella di paese come un altro, cui una serie impressionante di rovesci economici e finanziari hanno attirato sospetti, malevolenze ed inchieste giudiziarie internazionali; i partiti populisti mietono milioni di voti tra scontenti ed impauriti che non riconoscono più il paese cui erano abituati e favoriscono, per ovvie ragioni di tornaconto, quella che in Ticino viene definita "una mentalità da Ridotto Nazionale".
Il punto interessante della questione è che, nello stato che occupa la penisola italiana, gli scaldapoltrone in forza alla Lega Nord hanno invece fatto di tutto per calcare i toni e per trarre il massimo utile da una vittoria non loro. Alcuni politicanti hanno avuto la spudoratezza di proporre in tutta serietà di inserire una croce all'interno di una certa bandiera verde, bianca e rossa a bande verticali di uguali dimensioni.
L'intento è spregevole da svariati punti di vista.
Disgustoso -e dunque profondamente gradito ad un parco sudditi che del fare schifo ha fatto ormai da anni un motivo d'orgoglio- è l'attaccamento ai simboli religiosi cristiani da parte di una formazione politica che riceve praticamente ogni giorno pesantissime critiche dalla gerarchia cattolica a causa della deliberata disumanità delle proprie concezioni di fondo; questo, anche in un periodo in cui essa gerarchia non appare certo orientata al progressismo.
E' bene ricordare, poi, che fino allo stabile (e ben remunerato) insediamento in quelle sedi istituzionali in cui i suoi esponenti sventolavano corde da impiccagione e che fanno capo ad uno stato che la Lega aveva millantato di voler distruggere, la bandiera in questione era qualcosa da appendere nel cesso, secondo il consiglio che Umberto Bossi in persona diede nel 1997 a Venezia, più che da modificare. Stante la forma mentis dei promotori dell'iniziativa, è probabile che il tipo di croce che meglio li rappresenta sia rappresentato da quella uncinata, appropriatamente definita da Achille Ratti come "croce nemica di quella di Cristo".
Il quadro è completo se ricordiamo come tutto questo avvenga all'interno di una società profondamente e rapidamente decristianizzata, acquistando vieppiù di assurdo perima ed ancora che di irritante e di ridicolo.
Niente di grave, comunque; per un "occidentalista" sono tutte questioni di dettaglio. Pelo sullo stomaco e necessità assoluta di un Nemico cui contrapporsi permettono di superare impasse anche più ardue e di mietere voti a valanga, stante la pari -se non peggiore- incompetenza e cattiveria stupida accuratamente coltivate nei sudditi. E' fondamentale distogliere con tutti i mezzi, leciti o meno non è il caso di sottilizzare, l'attenzione dei sudditi da un paese sempre più povero, stupido e cattivo in cui si vive più schifosamente ogni giorno che passa: ben venga qualunque diversivo!
A suo tempo ci pronunciammo in modo estremamente chiaro circa il ruolo e la dignità che moschea e minareti -non meno di quattro- dovrebbero avere nella città di Firenze: è l'occasione buona per ribadire gli stessi concetti.

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