Uno che non sta con Oriana ha riferito per telefono di un'interessante presenza avvistata il 27 novembre 2009 nel quartiere fiorentino di Campo di Marte, imprecando al tempo stesso contro la malasorte che lo aveva fatto uscir di casa senza la fotocamera digitale d'ordinanza.
Attorno alle undici del mattino, per il quartiere si aggirava un Maggiolino Volkswagen di vecchissimo modello, con a traino un carrello portabagagli, fittamente decorato e dipinto.
La targa IDF400, Tabriz, Repubblica Islamica dell'Iran.
Ai sedili anteriori due signori barbuti e piuttosto divertiti.
Sul retro dell'automobile la scritta WORLD TUR.
Sul cofano, un enorme ritratto a tempera di Mahmoud Ahmadinejad.
Chi avesse visitato il palazzo di Reza Pahlavi a Tehran nord sa che una vista del genere non è troppo inusuale: una costruzione annessa al palazzo ospita la raccolta di oggetti curiosi e di fotografie raccolta da qualcuno che negli anni Sessanta partì da Tehran per un giro del mondo in fuoristrada. E' probabile che la tradizione continui, portata avanti da tipi avventurosi che l'Iran non smette di produrre, e con mezzi nemmeno troppo dissimili da quelli di allora.
L'episodio è sicuramente minimo, ma illustra un altro aspetto della realtà iraniana che va contro le ciarle gazzettiere e contro l'occidentalume d'accatto, smentendo tra l'altro in modo piuttosto esplicito la fama di assoluta impopolarità ascritta d'ufficio dal giornalame al dittatore iraniano.
Attorno alle undici del mattino, per il quartiere si aggirava un Maggiolino Volkswagen di vecchissimo modello, con a traino un carrello portabagagli, fittamente decorato e dipinto.
La targa IDF400, Tabriz, Repubblica Islamica dell'Iran.
Ai sedili anteriori due signori barbuti e piuttosto divertiti.
Sul retro dell'automobile la scritta WORLD TUR.
Sul cofano, un enorme ritratto a tempera di Mahmoud Ahmadinejad.
Chi avesse visitato il palazzo di Reza Pahlavi a Tehran nord sa che una vista del genere non è troppo inusuale: una costruzione annessa al palazzo ospita la raccolta di oggetti curiosi e di fotografie raccolta da qualcuno che negli anni Sessanta partì da Tehran per un giro del mondo in fuoristrada. E' probabile che la tradizione continui, portata avanti da tipi avventurosi che l'Iran non smette di produrre, e con mezzi nemmeno troppo dissimili da quelli di allora.
L'episodio è sicuramente minimo, ma illustra un altro aspetto della realtà iraniana che va contro le ciarle gazzettiere e contro l'occidentalume d'accatto, smentendo tra l'altro in modo piuttosto esplicito la fama di assoluta impopolarità ascritta d'ufficio dal giornalame al dittatore iraniano.
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